Articolo tratto da: NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 311 del 22 dicembre 2007
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricercaper la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo,
tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
La pace non e' una tregua delle armi, ne' l'immobilita' senza conflitti, mala capacita', nelle persone e nei sistemi, di trasformare i conflitti da distruttivi in costruttivi. Questa e' la nonviolenza positiva e attiva, gandhiana: tutt'altro da quell'atteggiamento che il linguaggio bellico chiama in-erme e im-belle. E' invece una forma di lotta, non per sopraffare l'altro, ma per la verita' comune, percio' e' dialogo, ed e' resistenza al violento non con le armi ma con le forze umane. Non ha la garanzia della vittoria, ma neppure le armi ce l'hanno. Pero' ha la garanzia della maggiore dignita', e la certezza di ridurre sofferenze e distruzioni.
"La pace e'nonviolenza": cosi' il Centro Studi Sereno Regis (via Garibaldi 13, 10122Torino, tel. 011532824; e-mail: info@cssr-pas.org, sito: www.cssr-pas.org) ha intitolato un convegno nell'occasione dei venticinque anni di attivita'.
Giuliano Martignetti ha esaminato "una storia di offese e di attese": le offese delle grandi violenze del Novecento e delle nuove guerre post-guerra fredda, e le attese che vengono dal movimento eco-pacifista e nonviolento internazionale, che nasce dal basso, ma non ha il sostegno di una classes ociale: la classe operaia e' corresponsabile, col capitalismo, del consumismo antiecologico e non si dissocia dall'industria bellica. L'obiezione di coscienza personale - oggetto del dialogo tra RodolfoVenditti e Pietro Polito - che rifiutava la leva militare obbligatoria e'stata oscurata dall'esercito volontario mercenario, ma resta nelle varie forme di obiezione del cittadino alle politiche di costosi armamenti non difensivi e di spedizioni militari, da cui nemmeno il centrosinistra sa uscire.
Il convegno si e' avvalso della presenza di Johan Galtung, da mezzo secolo promotore degli studi di peace research in Europa, e mediatore in numerosi grandi conflitti. Egli ha analizzato la figura di Gandhi (il 30 gennaio sara' il LX anniversario dell'uccisione) non solo come resistente eroico con la forza del sacrificio, ma soprattutto come genio della trasformazione dei conflitti, quelli interni all'India non meno di quello con l'impero inglese. Chi non ammette di avere seri problemi interni - cosi' oggi gli Usa (ma anche il movimento pacifista deve esaminarsi) - e' affetto da egotismo, e scarica fuori la forza che ha, aggravando la violenza dei conflitti. Per ridurla - suggerisce Galtung - cio' che conta e' l'immaginazione creativa, che sfugge all'imitazione ripetitiva della facile e pigra violenza, inventando soluzioni che attraversano gli schemi. Per esempio, per Palestina e Israele egli sostiene con argomenti che e' possibile una soluzione nella formula Unione Europea, una federazione dei sei stati del Medio Oriente, a confini aperti e mercato comune. Il direttore dell'Ufficio nazionale del Servizio Civile, Diego Cipriani, ha riferito su questa forma crescente di difesa sociale, alternativa al militare, che puo' sviluppare un'arte pacifica di gestire i conflitti, anche internazionali. L'auto-educazione alla gestione nonviolenta dei conflitti, privati opubblici, nella consapevolezza che i comportamenti delle due parti sono sempre interdipendenti, e dunque ciascuno puo' davvero incidere positivamente sul processo conflittuale, e' stata trattata da Angela Dogliotti. Capire l'altro e' l'unica via per smontarne la violenza: Etty Hillesum avrebbe detto all'SS che la colpiva: "Ragazzo, che cosa ti e'successo di cosi' terribile per comportarti cosi'?". Nanni Salio e Alberto L'Abate, tra i maggiori promotori della ricerca e della sperimentazione del metodo nonviolento nel vivo dei conflitti (anche Iraq e Kosovo), hanno indicato modelli alternativi di sviluppo e prospettato i Corpi Civili di Pace per la prevenzione, mediazione e riconciliazione dei conflitti, che gli interventi armati toccano in ritardo e peggiorandoli.
Enrico Peyretti
Chi è Enrico Peyretti
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno dipace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (ItalianPeace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste.
Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni,Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e'disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu'volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org,www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti. Un'ampia bibliografia degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n.68
L'articolo riportato, dal titolo "A Torino un centro studi. La pace è nonviolenza nel conflitto" è stato scritto per il quindicinale piemontese "Nuovasocieta'" sul convegno tenuto in occasione del XXV anniversario del Centro Studi "Sereno Regis" di Torino.
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