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sabato 30 maggio 2009

IN UN'ITALIA SEMPRE PIU' POVERA, AEREI DA GUERRA...

MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO GLI F-35
MARTEDI 02 GIUGNO A NOVARA

Per vedere le adesioni, l'appello: visita il sito www.nof35.org

Inoltre puoi vedere tutte le info per i parcheggi dei pullman/auto, il percorso della manifestazione, e se arrivi prima guarda le info, clicca su indicazioni

MANCANO 3 GIORNI DALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO GLI F-35 SE NON HAI ANCORA DECISO DI VENIRE A MANIFESTARE IL 02 GIUGNO A NOVARA CONTRO GLI F-35 E TUTTE LE FABBRICHE DELLA MORTE PUOI ADERIRE ORA CON UN EMAIL DI CONFERMA A.:
adesione@nof35.org


Per informazioni:
info@nof35.org Cell: 3400619104

Per vedere l'appello integrale vai al sito:
www.nof35.org

Tutti a Novara, quindi, il 02 giugno 2009 alle ore 15.00, davanti alla stazione ferroviaria in piazza Garibaldi. Da lì partiremo per percorrere le strade della città e per gridare forte la nostra opposizione all'ennesima impresa di morte.

Contro la militarizzazione dei territori, contro le fabbriche della morte, contro tutte le guerre, per la riconversione dei siti militari ad uso civile, per un diverso modello economico.

GUARDA ANCHE LO SPOT DELLA
MANIFESTAZIONE CONTRO GLI
F-35 a questo link:

http://www.youtube.com/watch?v=QKc6lIJTVd0


DIFFONDERLO SU TUTTE LE LISTE GRAZIE

ASSEMBLEA PERMANENTE NO F-35



Da una mail del gruppo
semprecontrolaguerra@googlegroups.com

mercoledì 27 maggio 2009

PIU' REALISMO E MENO IPOCRISIA, UN APPELLO...

"Più realismo e meno ipocrisia"

INVITO ALLA DIFFUSIONE

Amiche e Amici,

mi permetto di inviarvi l'Appello/Memorandum che il Coordinamento Europeo per il Diritto degli Stranieri a Vivere in Famiglia, assieme ad altre due organizzazioni europee, sta rivolgendo ai Candidati delle prossime elezioni al PE.

Non si tratta di una campagna di opinione, ma di un approccio ai futuri membri del PE e ai loro partiti, con l'intenzione di individuare tra loro alcuni interlocutori privilegiati per continuare la riflessione dopo le elezioni e tradurla in scelte politiche.

La vostra adesione personale- ma anche quella della vostra organizzazione - può rinforzare la nostra iniziativa presso i partiti e i loro candidati, poiché siete conosciuti per la competenza e l'impegno sui temi che affrontiamo.

Se condividete il nostro modo di affrontare le questioni dell'integrazione dei migranti nel contesto di una politica organica di immigrazione e asilo, dateci il vostro appoggio, inviandoci la vostra adesione. Per fare questo è sufficiente rispondere a questa e-mail,compilando i dati qui di seguto richiesti.

Colgo l'occasione per dirvi la mia stima e inviarvi un cordiale saluto

Germano Garatto

Presidente del Coordinamento

Per aderire ed esprimere la vostra opinione potete

1. utilizzare i formulari accessibili via internet all'indirizzo qui sotto indicato (6 lingue):
http://www.coordeurop.org/europeanelection/index.php?page=home,

oppure

2. inserire qui di seguito i vostri dati, rispedendoci la mail:
Adesione Personale:
Nome e Cognome
professione
località di residenza
mail personale (non verrà divulgata)

Associazione:
Nome dell'Associazione
Acronimo
natura giuridica
località
persona di riferimento
mail
sito web

Contatto: coordeurop@coordeurop.org

L'Appello "Più realismo e meno ipocrisia" è promosso da un gruppo di organizzazioni europee e nazionali di diverse ispirazioni ideali, appartenenti ai movimenti delle organizzazioni delle famiglie, della difesa dei diritti umani e della solidarietà sociale.

Coordination Européenne pour le Droit des Etrangers à Vivre en Famille - DVF, Bruxelles

Association Européenne pour la Défense des Droits de l'Homme - AEDH, Bruxelles

European Conference of Binational/Bicultural Relationships - ECB, Frankfurt a/M

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LEGA NORD E PSICHIATRIA

Cari amici,

un progetto di legge della Lega Nord, dietro le "belle parole", da amplissimo potere discrezionale agli psichiatri, alla faccia del rispetto della dignità e dei diritti della persona umana. . Vedi sotto, "in copia e incolla". C'è il rischio malcelato di patologizzare il dissenso, le idee diverse dal conformismo generale, così come è avvenuto ed avviene in tutti i regimi totalitari, comunisti, nazifascisti, etc.


prof. Giovanni Falcetta


MenteInPace Martedì 26 Maggio 2009 ore 12:39


MenteInPace: la prescrizione psichiatrica obbligatoria


Prescrizione psichiatrica obbligatoria, strutture di accertamento psichiatrico all’interno dei pronto soccorso, centri ospedalieri dedicati per la cura dei malati di depressione, trattamenti psichiatrici effettuabili anche presso strutture private accreditate rappresentano le principali novità del Disegno di Legge n. 1423 presentato dai senatori Fabio Rizzi e Rossana Boldi (Lega Nord). Ridare alla psichiatria italiana il suo ruolo di scienza medica positiva e non solamente di semplice tutela sociale del disagio psichico, attraverso la creazione di strutture di accertamento e osservazione psichiatrica prolungata all’interno dei pronto soccorso, l’introduzione della nuova figura giuridica della prescrizione psichiatrica obbligatoria con la quale si notificano al paziente i trattamenti cui si deve sottoporre, la possibilità di effettuare i trattamenti psichiatrici all’interno di strutture private accreditate, un finanziamento differenziato per le diverse strutture dipartimentali per fare sì che categorie diverse di pazienti psichiatrici non vengano messe in competizione per l’accesso alle risorse, l’istituzione di un Comitato tecnico permanente sulla salute mentale per dare vita ad un sistema efficace di controllo della spesa sanitaria, sull’efficienza e sulla qualità delle prestazioni erogate e infine la possibilità di curare efficacemente gli oltre cinque milioni di malati di depressione e di attacchi di panico in centri dedicati Sono queste le principali novità contenute nel Disegno di legge: “Disposizioni in materia di tutela della salute mentale”, presentata dai senatori Fabio Rizzi e Rossana Boldi della Lega Nord che si propone di aggiornare e razionalizzare i principali punti critici della Legge 180, poi 833, del 1978.
Lo scopo del provvedimento è innanzitutto quello di incrementare l’accesso ai servizi psichiatrici pubblici evitando che la malattia psichica ricada esclusivamente sulle spalle delle famiglie dal momento che attualmente, in base ai dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Italia vi sono almeno 500.000 pazienti cronici da curare nei servizi psichiatrici e circa 2 milioni di persone con disturbi dell’umore gravi. Di questi solamente un malato grave su quattro e una persona con disturbi dell’umore su dieci vengono effettivamente presi in carico dai servizi pubblici.
Per il senatore Fabio Rizzi ciò è dovuto al fatto che i cittadini non si rivolgono ai servizi pubblici dal momento che l’adesione al servizio psichiatrico deve essere volontaria e i malati che non cercano attivamente una cura non vengono trattati. In questo senso la prescrizione psichiatrica obbligatoria ha lo scopo di incrementare l’accesso dei pazienti alle strutture di cura.
Secondo la senatrice Rossana Boldi molti malati non hanno una chiara consapevolezza del loro stato e quindi non vengono curati semplicemente per mancanza di diagnosi: si verifica quindi la situazione paradossale in base alla quale vengono trattati con successo solamente i malati più collaborativi e meno gravi mentre gli incurabili sono spesso lasciati in carico alle famiglie e solo pochissimi sono ospitati in strutture che offrono accoglienza a lungo termine.
Con la Prescrizione Psichiatrica Obbligatoria (PPO) al paziente viene prescritto il trattamento a cui deve sottoporsi per migliorare la sua condizione di vita. Se ciò non avviene scatta il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) che gli impone il ricovero in ospedale, secondo la procedura attuale che rimane invariata.
La PPO rappresenta quindi uno strumento di prevenzione attraverso il quale si mira a responsabilizzare il paziente portandolo a percepire il raggiungimento degli obiettivi terapeutici come un suo successo personale.
Il DDL incentiva inoltre la terapia domiciliare dei pazienti psichiatrici e considera strategicamente ottimale l’apporto ed il pieno coinvolgimento dei familiari nel piano terapeutico, anche se il servizio pubblico è responsabile di garantire in toto l’attuazione dei trattamenti prescritti.
Le nuove strutture interdipartimentali di accertamento psichiatrico previste dal DDL Boldi-Rizzi sono concepite per svolgere un servizio continuativo di supporto al pronto soccorso degli ospedali all’interno dei quali sono integrate, per formulare la diagnosi delle malattie mentali e per svolgere una specifica attività di informazione, prevenzione e prescrizione dei trattamenti. Tali strutture dovranno inoltre disporre di locali idonei all’interno dei pronto soccorso per realizzare un’osservazione prolungata e collaboreranno alla gestione degli stati di intossicazione acuta da sostanze con l’eventuale ausilio delle forze di polizia.
Un ulteriore punto di forza del DDL è rappresentato dall’attenzione alla comunicazione delle malattie mentali che dovrà essere effettuata con strumenti di comunicazione sociale idonei per tutti i settori della società in modo da poter garantire un’informazione comprensibile e aggiornata sulle malattie e sugli strumenti di controllo della salute mentale personale. Il concetto da trasmettere è che la malattia mentale è un evento non dipendente dalla volontà o dalla colpa morale e che solamente una diagnosi e una terapia appropriate possono iniziare a risolvere i disagi sopportati dai malati e dalle loro famiglie.
“La vera rivoluzione culturale operata da questo provvedimento consiste in una grande attenzione alla persona e ai principi etici che regolano il rapporto tra lo Stato ed il malato di mente, non solo agli aspetti pratici e procedurali, che la legge attuale definisce. Ciò nonostante, le procedure non sono stravolte ma ciò che c’è di buono e utilizzabile rimane invariato. In più viene accostata per la prima volta la psichiatria al concetto di medicina palliativa (protettiva), perché il modello culturale di attenzione a tutte le necessità del paziente, quando questo è affetto da una malattia che non guarisce, sia quello adottato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità già dal 2002 che si fa carico della “qualità della vita dei pazienti cronici e della sua famiglia, attraverso la prevenzione e il sollievo dalla sofferenza, per mezzo dell’identificazione precoce, della approfondita valutazione e del trattamento del dolore e di altri problemi, fisici, psicosociali e spirituali”. Ritengo infatti che i servizi pubblici abbiano il dovere di fornire una risposta efficace e continuativa anche alle famiglie in cui vi sono malati che non possono guarire, o non possono essere inseriti in programmi di riabilitazione”, ha spiegato lo psichiatra Antonio Picano, Presidente di Strade 360 e consulente tecnico per la formulazione del DDL.
I firmatari hanno inoltre fatto presente che il provvedimento, una volta entrato in vigore, potrà garantire una effettiva riduzione del danno sociale causato dalle malattie mentali, una diminuzione dell’isolamento sofferto dalle persone ammalate e soprattutto il loro recupero all’interno della società e del sistema produttivo, oltre ad una importante riduzione dei costi sociali indotti dalla malattia mentale.

Da http://www.forumsalutementale.it/

Chi fosse interessato al Disegno di Legge Rizzi-Boldi può scrivere a paco@multiwire.net o a conforti.g@ospedale.cuneo.it .

MENTEINPACE
Forum per il ben-essere psichico
Via Busca 6, 12100 Cuneo
Tel. 0171.66303
menteinpace@libero.it

lunedì 25 maggio 2009

DIFENDIAMO LA PACE SENZA ARMI

Comunicato Stampa
Difendiamo la pace senza armi
Il 29 maggio si celebra la giornata internazionale dei Peacekeepers delle Nazioni Unite.
Il termine “peacekeeping”, in realtà, non compare nello Statuto delle Nazioni Unite e sfugge a una semplice definizione, in quanto include metodi tradizionali di risoluzione pacifica delle controversie, quali negoziato e mediazione, ma anche azioni che implicano l’uso della forza armata, che invece vanno ricondotte a operazioni di polizia internazionale e differenziate dal peacekeeping.

In questa giornata non vogliamo dimenticare migliaia di attivisti e volontari, non armati e non protetti dai mandati politici internazionali, che prestano il loro lavoro a servizio di pace nelle zone di guerra e di tensione nel mondo.
Il 29 maggio vogliamo festeggiare la volontà e l’audacia di donne e uomini che sfidano la violenza, protetti solo dal loro senso di giustizia e coraggio. Vogliamo ricordare coloro che hanno perso la vita per avere scelto la nonviolenza.

Siamo fermamente convinti che solo attraverso l’impegno dei mediatori civili e disarmati sia possibile promuovere una pace giusta e duratura.

Chiediamo alle Nazioni Unite di riconoscere, in questa giornata, l’importanza di tutti gli interventi degli operatori civili professionali e volontari, che contribuiscono a trasformare i conflitti con modalità nonviolente.

Chiediamo che venga riconosciuto valore al termine Peacekeeper, separandolo da operazioni militari di polizia internazionale e che vengano costituiti gruppi di Civili disarmati con il compito di Peacekeeping e di PeaceBuilding.

Chiediamo che all'interno della Commissione Onu di PeaceBuilding siano previste e sostenute azioni della società civile con il compito di peacekeeping and PeaceBuilding non armate e nonviolente.

Tavolo degli Interventi Civili di Pace


Appuntamenti nelle città Italiane il 29 maggio 2009
Difendiamo la pace senza armi
Padova, Piazza dei signori, ore 18:00
Gorizia, Sala del Consiglio provinciale, ore 19:30
Reggio Calabria, Centro Sociale Organizzato Autogestito "A. Cartella", ore 19:30
Firenze, Centro Sociale “IL POZZO” Via Lombardia, 1/p Quartiere “Le Piagge”, ore 17:30
Torino, Piazza Castello - Angolo Via Garibaldi, ore 17:30
Roma, Città dell'Altra Economia (ex-Mattatoio di Testaccio, largo Dino Frisullo) , ore 20:30
Napoli, Provincia di Napoli (da definire)
Info: www.interventicivilidipace.org

Il 29 maggio, gli esponenti del Tavolo degli Interventi Civili di Pace consegneranno l’appello, in allegato, alla Rappresentanza Permanente d'Italia presso le Organizzazioni delle Nazioni Unite - Roma

mercoledì 20 maggio 2009

ALBENGA: INTERVISTA AL SINDACO SU IMMIGRAZIONE E SICUREZZA

dal sito www.ilponente.com, 'prelevo' questa intervista al Sindaco di Albenga (SV), città dove lavoro, su immigrazione e sicurezza. premetto che considero Antonello Tabbò, il Sindaco PD, una persona amica...ma agli amici si possono rivolgere critiche...

Intervista al sindaco di Albenga su immigrazione e sicurezza
Interviste — di Valeria on maggio 19, 2009 at 20:08

di MARY CARIDI - Sono ormai più tenui le voci sui drammatici fatti di Albenga e la città pare riavvolta dalla sua solita vita quotidiana. La cura dei rinforzi e dei controlli pare abbiano ottenuto almeno l’effetto psicologico di riportare la calma. Il centro destra è assorbito da questioni elettorali e ha allentato la morsa della polemica per pensare anche ad altro. Ne parliamo con Antonello Tabbò, sindaco di Albenga.

D: Che Albenga trova di notte quando è di pattuglia con i vigili?
R: Ho sempre girato con i vigili anche prima, in ogni caso trovo un’Albenga assolutamente vivibile, dove indubbiamente ci sono dei luoghi in cui per motivi di naturale aggregazione c’è una presenza più forte di extracomunitari, peraltro la presenza delle forze dell’Ordine e anche questa iniziativa per far sentire più vicini la presenza degli amministratori da parte della polizia municipale, che sta lavorando molto in questo senso, in questo periodo sta dando i suoi frutti.

D: Dopo le ordinanze per la prostituzione come va la situazione di notte?
R: La situazione è monitorata, non che non esista più qualche lucciola, ma non esistono problemi particolari e il fenomeno è sotto controllo. C’è questo problema di aggregazione che a volte può creare qualche problema, ma ci stiamo avvicinando alla fine della stagione dei fiori, presumo che una parte di persone andranno a lavorare in altri posti e altri torneranno nel luogo di origine. Questa ulteriore nuova richiesta di aumento della presenza di Forze dell’Ordine e interventi mirati sta dando i suoi frutti.

D: Se venissero approvate le nuove norme sulla clandestinità cosa accadrebbe, per esempio alle badanti dei nostri anziani?
R:Se sarà operativo voglio leggere bene il provvedimento per capire perché potrebbero nascere dei problemi davvero grossi. Sulle ronde ho già detto cosa penso; uno dei motivi della nostra presenza a fianco della polizia municipale sul territorio è anche per evitare la strumentalizzazione o l’uso che potrebbe essere pericoloso di questo strumento che non riesco a capire. Dobbiamo stare molti attenti perché in altri comuni è capitato che si debbano fare le ronde per controllare le ronde. Come strumento non mi convince.

D: Cosa pensa dell’esclusione del pdl dalle provinciali?
R:Non ne ho voluto parlare prima e non mi va di parlarne neppure adesso. Una competizione democratica è una competizione democratica, poi se ci sono delle regole vanno rispettate. La questione è delicata e si può prestare il fianco a strumentalizzazioni e voglio restare su questo taglio.

D: La regione Toscana ha approvato norme sull’integrazione rimproverando alla sinistra di rincorrere la destra sulla sicurezza diluendo così la sua identità.
R: La problematica della sicurezza riguarda tutti i cittadini, ogni amministratore in primis cerca di fare il meglio a tutela della serenità dei propri cittadini.Questo a volte sembra che possa andare a collidere sovrapponendosi ad altre idee. Non direi però che nella fattispecie mi riguardi perché io non ho cambiato idea. Ribadisco, prendendo spunto dalle norme messe in campo dalla regione Toscana, che un’ immigrazione epocale come questa non si può affrontare con battute da bar, va affrontata con accoglienza e sicurezza che sono facce della stessa medaglia, nulla di nuovo ma finalmente qualcuno inizia ad accorgersene.

D: La funzione che ha la Chiesa con gli oratori, con strutture che accolgono i ragazzi, è una cosa che i mussulmani non hanno.
R: La Chiesa può fare molto, il Papa ha detto cose ben precise, molta parte del clero lo ha detto, mi aspetto che tutta la chiesa faccia sentire il proprio peso in questo senso. Indubbiamente loro non hanno questo tipo di possibilità di aggregazione e quindi starà a tutti cercare di trovarla. Una sinergia tra i giovani, tra i bambini, potrà far molto e molto bene per una successiva vita di una società che checché ne dica qualcuno è già di per sé multietnica da tempo. Questa è storia; va sicuramente regolamentata, vissuta nel rispetto delle regole, ma la società italiana è già multietnica.

D: Mentre sono nette e decise le funzioni e i ruoli nella chiesa cattolica, nella religione mussulmana a volte la figura politica e la funzione religiosa coincidono. Come fate a rapportarvi?
R: Si è vero, ma io ho avuto un colloquio molto cortese con il Console del Marocco, che verrà ad Albenga. Anche con la comunità mussulmana ho avuto un dialogo. Il console del Marocco ha ringraziato la città per le sue prese di posizioni, è cosciente che servono solo il dialogo, il parlarsi, il crescere insieme.Certo è vero però che non c’è la stessa chiarezza di ruoli come nella religione cattolica.

venerdì 15 maggio 2009

oggi sul sito del redattore sociale

Oggi su www.redattoresociale.it - DiRE n. 369
(Sintesi notizie principali del 15 maggio 2009)

IMMIGRAZIONE - "Nel Cie di Roma condizioni disumane"
Così un gruppo di consiglieri regionali del Lazio ha descritto le condizioni di vita all'interno del Cie di Ponte Galeria a Roma al termine di una visita istituzionale svolta questa mattina. "Casi di tubercolosi, condizioni igienico-sanitarie pessime, un recente tentato suicidio, carenza di organico, presenza di tossicodipendenti e infestazione di zanzare. Il tutto in un quadro alienante dove vivono 250 persone". Le richieste: "Accesso della stampa e del personale medico della Asl RmD, che nei giorni scorsi ci ha detto di essere stato bloccato all'ingresso". vai>>

SICUREZZA - Camere penali: "Ddl scarsamente efficace"
Il pacchetto sicurezza sarà una legge "scarsamente efficace sul piano della sicurezza". Oreste Dominioni, presidente dell'Unione camere penali, boccia il ddl votato varato ieri dalla Camera: "per tutelare la sicurezza non si deve ricorrere, se non in casi estremi, alla legge penale aumentando le pene o formulando nuovi reati. Sono strumenti spuntati, la sicurezza si garantisce intervenendo tecnicamente sul territorio". vai>>

TERZO SETTORE - Milano, "le politiche del comune spaccano le associazioni"
Martedì 19 iniziativa di protesta del Cnca. Motta: ''Nelle ordinanze su alcol, droga e prostituzione c'è una visione unilaterale dei fenomeni e agli enti viene chiesta la condivisione delle metodologie''. ''Educatori ridotti al ruolo di ruota di scorta: più difficile il rapporto di fiducia con i ragazzi se si è accompagnati da un agente in divisa". Critiche al comune sulle politiche adottate anche dalla Caritas Ambrosiana. vai>>

ADOZIONI - Una benedizione speciale per i genitori adottivi
"Tu sei mio figlio, io ti ho generato!" è questa la formula liturgica che verrà utilizzata nel Rito della benedizione delle adozioni che l'associazione Ai.bi (Amici dei bambini) presenterà domani a Milano. Fogliazza: "Abbiamo raccolto il desiderio di quelle famiglie adottive che vivono l'esperienza adottiva in una prospettiva di fede". vai>>

ECONOMIA - Turismo responsabile: italiani informati e interessati
Gli italiani sanno cos'è il turismo responsabile e sono interessati a sperimentarlo. Lo dice il sondaggio condotto dall’Istituto nazionale ricerca turistica e Centro internazionale di studi sull’economia turistica. Più dell’80% mostra interesse: più attento chi ha tra 25 e 44 anni o sopra i 65, donne e single. vai>>

MINORI - Un'équipe d'emergenza per i minori a rischio
Progetto sperimentale della provincia di Parma: garantirà l’intervento anche di notte e nei weekend, fornendo accoglienza, sostegno e prima collocazione per i minori segnalati da ospedali e forze dell’ordine. Nel 2008 crescono i casi di abuso e maltrattamento (16 in più): il 93% avviene fra le mura domestiche. vai>>

TERRA FUTURA - Sesta edizione: responsabilità, solidarietà, equità
Ritorna a Firenze dal 29 al 31 maggio la mostra convegno internazionale sulle buone pratiche di sostenibilità ambientale, economica e sociale, che chiama a raccolta la società civile per invertire la rotta sugli stili di vita. Legambiente: "Appello alla giustizia climatica". Olivero (Acli): "Tanti soggetti e governi ci dicono che la crisi è passata e non dobbiamo cambiare consumi. Noi contestiamo questa visione". vai>>

ECONOMIA - Parte la campagna contro i cacciabombardieri F-35
Più di 70 associazioni italiane del non profit, laiche e cattoliche, chiedono lo stop alla produzione degli F-35 e la destinazione dei 15 miliardi, stanziati per il loro acquisto, per affrontare la crisi economica e contribuire alla ricostruzione dell'Abruzzo. Martedì 19 la presentazione. vai>>

PSICHIATRIA - Crescono le radio contro i pregiudizi sul disagio mentale
Cresce la “famiglia” delle radio che informano sul disagio psichico. L’ultima nata è Radio Tab di Reggio Emilia, nuova emittente web. Protagonisti e conduttori dei programmi saranno in gran parte persone con disagio mentale e operatori. L’idea, nata sulla scia di altre esperienze come Radio 180 a Mantova, Psicoradio a Bologna e Radio la Colifata di Buenos Aires, è di usare la radio per raccontarsi, esprimersi liberamente, interagire attraverso una modalità accessibile per tutti. vai>>

AFRICA - I pomodori non si vendono più, gli agricoltori si suicidano
Ghana: con la vendita a minor prezzo oltre confine (in Burkina Faso), il debito che aumenta e la mancanza di compratori, alcuni coltivatori di pomodoro della regione nordorientale del paese finiscono per suicidarsi, dice la General Agriculture Workers Union. In esclusiva da News from Africa. vai>>

DISABILITA' - Capodarco in Albania, contro disagio e ritardi storici
Esce il libro fotografico "Lule", sull’attività del centro socio-educativo Primavera della Comunità di Capodarco a Tirana; mentre un coordinamento opera per cambiare gli atteggiamenti di società e istituzioni locali. E da giugno partono i viaggi alla scoperta dell’Albania. vai>>

DISABILITA' - Candidati sindaco "disabili per un giorno"
Cesena: sette candidati sindaco alle prossime amministrative hanno fatto un giro in centro su una sedia a rotelle per capire il problema delle barriere architettoniche. Sconfortante il risultato. vai>>

TITOLI
- Pil, caduta continua: - 5,9% nei primi 3 mesi del 2009.
- ''Bicincittà'', 50 mila italiani domenica prenderanno la bicicletta.
- Napoli, scuole e associazioni fanno rinascere i luoghi abbandonati.
- Terremoto, dai Sinti del Trentino Alto Adige spettacolo di solidarietà per l’Abruzzo.
- Il viaggio di Hassan: dall’Afghanistan all’Italia nascosto sotto un camion.
- ''Diamoci e ridiamoci una mossa'': la Uisp contro l'obesità infantile.
- A Pistoia il 6° Forum dell'Informazione per la salvaguardia del creato.

UNA PRECISAZIONE PER DIEGO E GLI ALTRI

Cominciamo dall'inizio: qualche tempo fa, ho pubblicato un post dal titolo "C'è del marcio in Danimarca" nel quale, invece di parlare di Shakespeare, parlavo di Brecht. Ora, Diego, una persona di destra, ma colta (si vede che ne esitono anche da quella parte, oltre uno dei miei storici preferiti, Franco Cardini), mi scrive il seguente post a commento di un precedente post della stessa forza, che riporto integralmente:

Diego ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "C'E' DEL MARCIO IN DANIMARCA (E MI SCUSINO I DANESI":
Anonimo, hai ragione ad indignarti che ci siano in giro personaggi come Giuliano (e Marino)che si atteggiano a padroni della verità, e intanto confondono Brecht (....) con Shakespeare; precisamente chi pronuncia la frase è Marcello,l'ufficiale che, in Amleto, insieme a Bernardo ha invitato Orazio per farlo assistere all'apparizione dello spettro da loro visto sugli spalti le notti precedenti. Ma cosa pretendi da gente che così, allegramente, insulta l'80% del popolo italiano? qualcuno è fuori posto tra noi (tanti) e loro (pochi e sempre più rancorosi). E se i numeri contano qualcosa, non siamo noi.

Postato da Diego in NESSUNO ESCLUSO alle 14 maggio 2009 16.10


Ora, mi sembrava di essermi già spiegato ma si vede che Diego e il coraggioso anonimo, oltre ad essere di destra, sono pure un po'...come dire...duri di compèrendonio o forse molto ignoranti. Lo so benissimo che la frase è di Shakespeare, ma Brecht la usava perchè, non potendo citare direttamente la Germania (dove allora comandava Hitler, non so se mi spiego!), parlava della Danimarca...forse è un ragionamento troppo sofisticato per i due destri...o forse è tale la loro voglia di aggredire il 'nemico' che non leggono tutto quello che uno scrive (o, se lo leggono, peggio ancora, non lo capiscono)...

Mi perdonino i lettori di queste trasgressioni: il prossimo post tratterà argomenti un po' più pregnanti...
Spero che i destri abbiano gradito il tricolore...
Giuliano

lunedì 11 maggio 2009

DICHIARAZIONE DI ASSISI CONTRO IL RESPINGIMENTO DEI MIGRANTI E NON SOLO...

Cari lettori,
è sempre più difficile per me scrivere qualcosa senza incorrere in qualche reato. Come si fa, ad esempio, a commentare l'esultazione di Maroni che sbandiera a tutti l'alto numero dei 'clandestini' (parola odiosa e fascista) rispediti al mittente, senza ingiuriarlo? E' difficile essere civili e nonviolenti...
per non inoccrrere in nessun reato, pubblico questa mail della Tavola della Pace, sul 'respingimento' dei migranti:


Ai Presidenti e responsabili
delle associazioni e organizzazioni
in indirizzo
A tutti gli amici e le amiche in indirizzo

Oggetto: "Dichiarazione di Assisi" contro i respingimenti e non solo

Cari amici, care amiche,
di fronte ai respingimenti illegali e inumani che sta effettuando il governo italiano, i partecipanti al Meeting nazionale "per un'Europa di Pace", che si è svolto nella città di San Francesco d'Assisi dall'8 al 10 maggio 2009 per iniziativa della Tavola della pace e dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, hanno approvato la dichiarazione che vi alleghiamo.
Vi invitiamo a sottoscriverla e a inviarla subito a tutti gli organi d'informazione, a tutti i candidati alle prossime elezioni amministrative ed europee e alle persone con cui siete in contatto.
E' tempo che la coscienza di pace del nostro paese torni a farsi sentire. Troppa violenza, troppe ingiustizie, troppe guerre continuano, fuori e dentro il nostro paese, nell'indifferenza e nella complicità di molti.
Fateci sapere quali iniziative intendete assumere...
A presto
Perugia, 11 maggio 2009
Flavio Lotti
Coordinatore nazionale Tavola della pace
Tavola della pace
via della viola, 1
06122 Perugia
Tel. +39 075 5736890
Fax +39 075 5739337
segreteria@perlapace.it
www.perlapace.it

Di fronte ai respingimenti illegali e inumani che sta effettuando il governo italiano, i partecipanti al Meeting nazionale "per un'Europa di Pace", che si è svolto nella città di San Francesco d'Assisi dall'8 al 10 maggio 2009 per iniziativa della Tavola della pace e dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
Un governo senza umanità minaccia di toglierci la nostra umanità.
Questi fatti ci offendono e ci feriscono!
Chi non riconosce i diritti degli altri non riconosce neanche i nostri
"La decisione del governo italiano di respingere i disperati che fuggono dalla guerra, dalle torture, dalla fame e dalla miseria ci fa male, ci offende e ci ferisce. Non parliamo di immigrati ma di persone, donne, uomini e bambini. Hanno paura, freddo e fame. Ci chiedono asilo e protezione e li respingiamo senza pietà.
Come italiani, proviamo vergogna. Nessun governo si può permettere di venire meno ai doveri di solidarietà, di accoglienza e di difesa dei diritti umani che sono iscritti nella nostra carta Costituzionale e nel diritto internazionale dei diritti umani. Nessun governo può togliere a nessuno il diritto al cibo, alla salute, all'istruzione, ad un lavoro dignitoso.
Questi fatti ci offendono e ci feriscono. Così come ci sentiamo offesi e feriti da tutte quelle leggi, quei provvedimenti, quelle dichiarazioni, quelle parole velenose che stanno alimentando nel nostro paese un clima di violenza, discriminazioni, intolleranza, insofferenza, razzismo, divisione e insicurezza.
Un governo senza umanità minaccia di toglierci la nostra umanità. Non possiamo accettarlo. Senza umanità saremo tutti più poveri, insicuri e indifesi. Solo riconoscendo agli altri i diritti che vogliamo siano riconosciuti a noi, riusciremo a vivere meglio.
Per questo, mentre alcuni costruiscono muri e scavano fossati tra di noi e il resto del mondo, noi ci impegniamo ad aprire le nostre città e comunità locali, a renderle sempre più accoglienti e ospitali per tutti, per chi ci è nato e per chi è arrivato da poco. Le città in cui vogliamo vivere sono le città dei diritti umani. Città belle, accoglienti, dove si vive bene perché ci si aiuta l'un l'altro."
I partecipanti al Meeting nazionale "per un'Europa di Pace" promosso dalla Tavola della pace e dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani
Assisi, 10 maggio 2009
Di fronte ai respingimenti illegali e inumani che sta effettuando il governo italiano, i partecipanti al Meeting nazionale “per un’Europa di Pace”, che si è svolto nella città di San Francesco d’Assisi dall’8 al 10 maggio 2009 per iniziativa della Tavola della pace e dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
Un governo senza umanità minaccia di toglierci la nostra umanità. Questi fatti ci offendono
e ci feriscono!
Chi non riconosce i diritti degli altri non riconosce neanche i nostri
“La decisione del governo italiano di respingere i disperati che fuggono dalla guerra, dalle torture, dalla fame e dalla miseria ci fa male, ci offende e ci ferisce. Non parliamo di immigrati ma di persone, donne, uomini e bambini. Hanno paura, freddo e fame. Ci chiedono asilo e protezione e li respingiamo senza pietà.
Come italiani, proviamo vergogna. Nessun governo si può permettere di venire meno ai doveri di solidarietà, di accoglienza e di difesa dei diritti umani che sono iscritti nella nostra carta Costituzionale e nel diritto internazionale dei diritti umani. Nessun governo può togliere a nessuno il diritto al cibo, alla salute, all’istruzione, ad un lavoro dignitoso.
Questi fatti ci offendono e ci feriscono. Così come ci sentiamo offesi e feriti da tutte quelle leggi, quei provvedimenti, quelle dichiarazioni, quelle parole velenose che stanno alimentando nel nostro paese un clima di violenza, discriminazioni, intolleranza, insofferenza, razzismo, divisione e insicurezza.
Un governo senza umanità minaccia di toglierci la nostra umanità. Non possiamo accettarlo. Senza umanità saremo tutti più poveri, insicuri e indifesi. Solo riconoscendo agli altri i diritti che vogliamo siano riconosciuti a noi, riusciremo a vivere meglio.
Per questo, mentre alcuni costruiscono muri e scavano fossati tra di noi e il resto del mondo, noi ci impegniamo ad aprire le nostre città e comunità locali, a renderle sempre più accoglienti e ospitali per tutti, per chi ci è nato e per chi è arrivato da poco. Le città in cui vogliamo vivere sono le città dei diritti umani. Città belle, accoglienti, dove si vive bene perché ci si aiuta l’un l’altro.”
I partecipanti al Meeting nazionale “per un’Europa di Pace” promosso dalla Tavola della pace e dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani
Assisi, 10 maggio 2009

mercoledì 6 maggio 2009

SULLA CONDANNATA A MORTE DI DELARA, GIOVANE PITTRICE IRANIANA

Tratto dal sito http://www.sbngs.it/italia/arte--dal-portale--interviste--intervistepittura


Intervista di Luca Ferrari a Giovanna Lacedra
La condanna a morte di una giovane pittrice in Iran. La denuncia di Amnesty International. La delicata riflessione di una sua collega italiana.

Prigionieri d’opinione…il cielo appeso a una corda non ha la stessa luce di una candela sopravvissuta al filo spinato…La strada ripulita da flussi umani assetati ha fatto sì che le suole di ciascuno s’incollassero alle mani usate come bandiere di asili mutilati…I profughi nelle celle senza nome sono l’anacronismo del sangue che abbiamo fatto versare con la nostra omertà giustificata…Delara Darabi, condannata a morte per l’omicidio di un parente nel 2003, quando aveva 17 anni (si era inizialmente addossata la responsabilità, con l’intento di salvare dall’impiccagione il suo fidanzato maggiorenne, per poi ritrattare la confessione) è stata impiccata lo scorso 1 maggio nella prigione di Rasht. L’impiccagione è avvenuta senza che l’avvocato di Delara Darabi ne fosse stato messo a conoscenza, nonostante la legge preveda che i legali dei condannati a morte debbano essere informati 48 ore prima dell’esecuzione. Secondo l’organizzazione per i diritti umani, si è trattato di una mossa cinica delle autorità iraniane per aggirare le pressioni nazionali e internazionali che avrebbero potuto salvare la vita dell’artista. Amnesty International scende in campo. La sezione Italiana dell’ONG umanitaria (Premio Nobel per la pace nel 1977, e Premio delle Nazioni Unite per i diritti umani nel 1978), ha organizzato oggi una manifestazione di fronte all’Ambasciata iraniana a Roma, per protestare contro l’esecuzione di Delara.L’iniziativa si svolgerà in contemporanea in diverse capitali. A Roma, il corteo marcerà dalle h. 16 alle 19 di fronte all’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran, in via Nomentana 361. La Sezione Italiana di Amnesty International invita tutti i partecipanti, senza simboli, bandiere o striscioni, a portare un fiore bianco. Quella di Delara Darabi è stata almeno la 140esima esecuzione in Iran dall’inizio dell’anno, la seconda nei confronti di una donna e la seconda nei confronti di un minorenne al momento del reato. Dal 1980, l’Iran ha messo a morte almeno 42 minorenni al momento del reato, in totale disprezzo degli obblighi internazionali che stabiliscono il divieto assoluto di applicare la pena capitale per reati commessi da minori di 18 anni.Giovanna Lacedra, laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, nonché specializzatasi come docente di sostegno per alunni disabili presso l'Università Cattolica di Milano, insegna disegno e storia dell'arte in una scuola media statale del capoluogo lombardo. In parallelo all’attività didattica, Giovanna, originaria di Venosa (), porta anche avanti la carriera di artista. Nel solo 2008 ha esposto, fra le varie, a Caserta, Genova, Firenze e Lido di Jesolo (VE), dove ha vinto del primo premio per la sezione “pittura figurativa” Mostra-Concorso Internazionale “18x24”.Giovanna Lacedra, che cosa significa per lei, che è pittrice, un simile gesto (l’impiccagione della pittrice Delara Delari)? - Questa donna, questa pittrice, all'età di 17 anni aveva ucciso un'altra donna. Nessuno ha il potere di togliere la vita a qualcuno, dunque nessuno deve farlo. Ma se anche lei ha commesso un omicidio, questo non giustifica la sua uccisione. La giustizia non deve essere crudeltà. Mai. Un artista è una persona che ha trovato in sé una luce, uno strumento rifulgente, per dire qualcosa agli altri uomini, per gridare la vita: la creatività. Immagino che questa donna non abbia smesso neppure per un istante, di creare, mentre era prigioniera. Ogni segno era un grido. La sua vita chiedeva di restare. La sua vita invece è stata troncata. Una corda. Un cappio al collo. Il respiro reciso. L’addio improvviso e doloroso ad un mondo che lei non avrebbe voluto lasciare-. Crede che l’arte, in certi regimi, possa essere una minaccia per la destabilizzazione dello status quo? - Credo che l'arte, in certi regimi, diventi una minaccia se già non esiste una libertà di pensiero. Perché l'arte, prima di essere qualcosa di tangibile, fruibile, apprezzabile, prima di essere l'opera stessa prodotta dall'artista, è null'altro che un pensiero. Pensiero di qualcosa. Di intimo o collettivo, idea che nasce dalla sensibilità dell'artista ma che può appartenere a tutti e che quindi potrebbe essere condivisa da ogni spettatore (in caso di arti visive). E allora la libertà di creare è in primis libertà di pensare, dunque di essere-. Come le è nata la voglia di dipingere? - La mia non è voglia di dipingere. La mia è urgenza di comunicare. Il mio strumento luminoso è da subito stata la pittura. Ad ogni modo questo "talento", se così lo si può chiamare, questa risorsa inaspettata e mai scelta, non è affatto dipesa da me. Me la sono trovata dentro, ed è venuta fuori immediatamente. Semplicemente credo sia venuta al mondo con me. I primi ricordi che mi riguardano mi vedono all'opera, con pastelli pennarelli e fogli da riempire. Ero una bambina timidissima e timorosissima. Non parlavo, disegnavo-.Che miscuglio di sensazioni riversa quando la mano esegue i sentieri della mente? - Le sensazioni sono frecce. Qualcosa di violento. Che sferro. Ma che lentamente rallenta e fluisce. Le emozioni sono mie e non più mie mentre creo, perché sguinzagliandole, partorendole, sento che piano si scollano dalla mia anima e diventano poi immediatamente condivisibili dall'intera umanità. Semplicemente io trovo un canale per lasciarle uscire e riesco a dar loro una forma leggibile, decodificabile. Particolare. A me interessa indagare la solitudine dell'uomo. Nel tentativo di dipingerla, tento di rivelarne le questioni più propriamente intrinseche. Basterebbe osservare di più i volti delle persone. I volti che incontro e che osservo, quelli che poi entrano nei mie quadri, sono la mia materia di lavoro. C'è tutto, nell'espressione di un volto umano. Ci sono tutte le distanze e le mancanze che potrebbero abitare in me. Quando creo io dono, ascolto e condivido -.Se le chiedessi d’istinto, di rappresentare la fine di Delara Delari, in che modo la rappresenterebbe? - Un taglio profondo nella carne di un ventre materno. Turgido perché gravido. Un taglio di un rosso talmente acceso, da sembrar pieno di lava. Una ferita in alcun modo rimarginabile -.non le hanno lasciato il tempo di dipingere il suo ultimo pensiero…che cosa resta da immaginare adesso? Come potrei mai sostituire l’anima variopinta di una giovane donna?…Delara Derabi….ti stavano per uccidere, e poi l’hanno fatto... le tolsero i colori, e lei continuò con il carbone nascosto fra le sue speranze…lei continuerà con la forza della sua immortalità in tutti noi…

Pubblicato il: 6-5-2009 (Luca Ferrari)

lunedì 4 maggio 2009

VERGOGNA! VERGOGNA! VERGOGNA! / 2

COSA SI PUO' DIRE DI QUELLA RAGAZZINA DODICENNE UCCISA, PER INCIDENTE S'INTENDE, DA UN NOSTRO (?) MILITE IN AFGHANISTAN?

è vero che certe cose succedono in guerra. si sa! però, la nostra Costituzione non ci proibisce di partecipare a eventi bellici?

Quante sono le vittimi civili del conflitto? Quante quelle cadute sotto il cosiddetto 'fuoco amico'?

VERGOGNA! VERGOGNA! VERGOGNA! L'ITALIA SI PONE FUORI DAL CONSESSO DELLE NAZIONI CIVILI...

Il presidente della Camera scrive al ministro dell'Interno
"Ci sono probelmi di costituzionalità. In Europa non c'è nulla di simile"
Sicurezza, Fini contro Maroni"Chiarimenti sui presidi-spia"
http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/politica/ddl-sicurezza-5/presidi-fini/presidi-fini.html
ROMA - Nuova polemica sul ddl sicurezza. Dopo le ronde e i centri per i clandestini, adesso tocca alla scuola. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini sarebbe "negativa" l"eventualità" che nel disegno di legge all'esame dell'Aula di Montecitorio rimanga la norma che consentirebbe di negare l'iscrizione alle scuole dell'obbligo dei minori stranieri privi di permesso di soggiorno. In una lettera al ministro dell'Interno Roberto Maroni, Fini Fini osserva che dalla norma, ribattezzata dall'opposizione come sui 'presidi-spia', sorgerebbero "problemi di costituzionalità".
L'articolo in questione è quello che introduce il concetto secondo il quale lo straniero, per avere diritto a qualsiasi tipo di prestazione pubblica, compresa l'iscrizione a scuola, dovrà presentare il permesso di soggiorno. In caso contrario, scatta l'obbligo di denuncia perchè la clandestinità, con questo ddl, diventa reato. E, secondo il codice penale vigente, se non si denuncia un reato lo si commette a propria volta.
"Ti faccio presente - scrive Fini a Maroni - che la disposizione, se da un lato consente agli stranieri, anche se privi del permesso di soggiorno, di accedere alle prestazioni sanitarie pone a questi ultimi dei limiti in ordine all"accesso a pubblici servizì, anche nel caso in cui i medesimi servizi rivestano carattere essenziale. La disposizione, infatti, subordinando la fruizione di pubblici servizi alla presentazione di 'documenti inerenti al soggiorno' presso gli uffici della nostra amministrazione , impedisce che di questi servizi possano godere gli stranieri privi dei predetti documenti". Da questo sorge un problema di compatibilità con altre norme. "Un solo esempio delle conseguenze - spiega Fini - che ne deriverebbero: ai minori stranieri verrebbe negata l'iscrizione alla scuola dell'obbligo ed il conseguente diritto all'istruzione che è attualmente tutelato, indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani".
Ed è a questo punto che Fini esprime la sua contrarietà, unita ai problemi di costituzionalità: "In Europa non c'è alcuna normativa che discrimina l'esercizio del diritto allo studio da parte dei minori stranieri".
"Ci fa piacere che ci sia ancora nella maggioranza chi, come Fini, riesce ad aprire gli occhi su quanto di sbagliato e anticostituzionale e' stato concepito e messo nero su bianco dalla sua stessa coalizione" commenta Antonio Borghesi, vice capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera.
(4 maggio 2009)


con questa norma ci poniamo al di fuori di qualunque logica di civiltà...grazie ai razzisti della lega e i loro amici al governo
Giuliano

sabato 2 maggio 2009

HO SCOPERTO L'O.R.O. IN PALESTINA!

Dall'amico padre Daniele Moschetti ricevo la seguente mail e la pubblico immediatamente...


Gerusalemme, 1 Maggio 2009

“Quando incontro qualcuno non gli chiedo da dove viene. Non mi interessa. Gli chiedo dove va. Gli chiedo se posso fare un pezzo di strada insieme a lui.”

Papa Giovanni XXIII°


Carissima/o amica/o ! Jambo!
Come stai? Spero di trovarti bene con questo mio scritto che vuole condividere con te un po’ le ultime “mie scoperte” ma anche i sentimenti e i sogni miei ma anche di tanta gente che incontro ogni giorno qui in questa terra così affascinante e misteriosa ma anche piena di sofferenza e di grandi divisioni. Ti avevo scritto prima di Natale, la festa dell’Incarnazione di Gesù, facendoti gli auguri di Pace e con il sogno e la speranza di vivere un anno dove la parola PACE fosse stata più forte, da gridare e gioire insieme ai tanti popoli della terra.
E invece ti scrissi di nuovo neanche due settimane dopo…..proprio due giorni dopo Natale scoppiò la guerra di Gaza. Quella lunga riflessione che mandai voleva essere anche il mio grido di dolore e di impotenza unito a quello di tanta gente qui in Palestina. Quel duro conflitto che durò tre settimane provocò la morte di 1400 persone (400 bambini e più di 200 donne ) e migliaia di persone hanno perso tutto. E’ stato un crimine di guerra che nessuno punirà mai. Hanno usato armi di tutti i tipi in questa guerra assurda e a senso unico. Non esistono giustificazioni che tengano quando si massacrano innocenti con un piano diabolico, che siano uomini o donne, soprattutto bambini. Nemmeno i razzi di Hamas sono una giustificazione per le atrocità, l’immane violenza e lo strapotere militare israeliano che abbiamo visto nelle immagini, foto, nei vari reports preparati da varie organizzazioni internazionali e dall’ONU. Soprattutto per la tanta violenza e sofferenza dei giovani e bambini feriti e morte che è rimasta sul terreno oggi, anche in assenza di guerra. Quanta distruzione di case, palazzi pubblici, strade, scuole, moschee e luoghi di culto, agricoltura e negozi. Questa violenza vive ancora ed è celata nei cuori, negli occhi e nelle menti di tanti bambini, giovani e adulti palestinesi. E sappiamo benissimo cosa voglia dire per il futuro, un uomo ferito nel suo cuore e nella sua dignità e identità.
E COSI’ HO SCOPERTO L’O.R.O. DI….PALESTINA!
Se ancora ce ne era bisogno!! In questo tempo dedicato allo studio della Bibbia e al suo stupendo e variegato e duro territorio ho scoperto davvero l’O.R.O.! Sì hai capito bene, l’oro e l’O.R.O.! Studiare la Bibbia qui, significa conoscere i luoghi, geografia e i siti archeologici dove la storia biblica si è sviluppata nelle migliaia di anni nei quali si è sviluppata. Preparata e preceduta da tante dominazioni e oppressioni di popoli vicini e lontani. Ed è per me davvero oro per la possibilità di conoscere più a fondo la nostra storia, le nostre radici. Quella degli ebrei ma anche quella dei musulmani. Tutti figli di un unico padre, Dio. Ma anche di un padre terreno: Abramo. Un uomo venuto da lontano con un lungo cammino. Sembra che sia partito dalle regioni dell’attuale Iraq. Ironia della sorte e della storia!! Popoli che nascono dallo stesso “padre” ma che oggi sono nemici nella fede, nell’ideologia, nella cultura. E’ quindi ciò che sto vivendo vale più di tanto oro. E me ne rendo conto! Un ricevere questo oro per poterlo ridonare. Pietro diceva allo storpio che gli chiedeva l’elemosina fuori del tempio: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno cammina!” (At 3,1-10) Quello che ha donato al paralitico era la sua fede. Poi lo Spirito del Signore ha compiuto il resto. Credo che è questo il grande oro che sento di ricevere in questo tempo. Per poterlo ridonare ai miei fratelli e sorelle perché Lui compia il resto.
Ma oro qui significa anche altro. L’O.R.O. qui rappresenta una triste triade: Occupazione, Resistenza, Oppressione! O.R.O. appunto!
E’ di questi giorni la notizia della Banca Mondiale che denuncia lo Stato di Israele di lasciare ai palestinesi solo un quarto delle risorse idriche del paese. E infatti è una strategia di controllo e di oppressione per continuare la politica degli insediamenti. Dove arrivano i coloni israeliani la prima cosa da organizzare è avere risorse d’acqua per le famiglie per un nuovo insediamento. Quindi tutte le risorse e sorgenti nel territorio vengono confiscate dallo Stato per favorire l’insediamento di israeliani nella zona.
La Banca Mondiale denuncia come gli accordi di Oslo del 1995, ancora in vigore siano sistematicamente violati rispetto all'accesso alle risorse idriche che, in una situazione di occupazione come quella che i Territori palestinesi conoscono dal 1967, deve essere garantito da Israele. Tutti e tre i settori interessati dagli accordi, l'approvvigionamento, l'uso e il trattamento dell'acqua, sono in crisi per i palestinesi. ''Dal 2000, le restrizioni al movimento e all'accesso dei palestinesi imposte da Israele, hanno reso impossibile l'accesso alle risorse idriche, lo sviluppo delle infrastrutture e le operazioni di manutenzione della rete idrica'', recita il rapporto. La situazione finisce per avere gravi ricadute sulla qualità della vita, sullo sviluppo e sulle condizioni socio - sanitarie della popolazione palestinese. In fondo basterebbe riconoscere ai palestinesi il diritto all'acqua, con la fine di un'occupazione che si trasforma in un furto di risorse.
E ancora. Il primo ministro israeliano Netanyahu ha affermato in questi giorni che “la pace è un interesse israeliano non meno che europeo” ma che non è opportuno “collegare le relazioni con l’Europa alla soluzione del conflitto con i palestinesi”. La comunità europea aveva riferito i timori sull’espansione delle colonie israeliane in Cisgiordania e nel rispondere Netanyahu ha detto che la regione palestinese è un territorio “conteso” e che se agli israeliani non fosse concesso costruirci case, “lo stesso divieto dovrà essere imposto ai palestinesi”. Il capo di governo ha precisato inoltre che non intendeva fermare l’espansione delle colonie già esistenti. Ma anche il suo neo-ministro degli esteri Avigdor Liebermann, ebreo moldavo-russo, personaggio molto contradditorio e anche sotto inchiesta dalla Polizia di Israele, ha detto che la comunità internazionale deve “smettere di parlare per slogan” se veramente vuole contribuire alla pace in Medioriente. Egli affermava che nelle ultime settimane aveva parlato con molti suoi colleghi di tutto il mondo e riferiva che parlavano come fossimo in una campagna: occupazione, insediamenti, coloni. A suo giudizio, “slogan come questi o come terra in cambio di pace o soluzione dei due stati” sono “semplicistici” e prescindono dalle “cause reali” del conflitto.
E allora la verità da che parte sta? Una cosa è certa ed evidente visitando e viaggiando in questo paese a nord e a sud. Purtroppo anche all’interno della Cisgiordania che in teoria dovrebbe essere sotto l’autonomia dell’Autorità Palestinese. Ci sono insediamenti israeliani che crescono come funghi in pochissimi mesi e anni in barba a tanti richiami delle Nazioni Unite, USA o Europa per migliorare il processo di pace.
Mentre la guerra e i carri armati avanzavano a Gaza, Israele continuava la sua espansione di insediamenti illegali nella Cisgiordania che dal 1967 ha visto cambiare il volto del suo territorio. Ci sono stati tanti avvertimenti a Israele di fermarsi con gli insediamenti proprio per definire i confini e i due stati. Sono già passati accordi firmati nei decenni: Madrid, Oslo, la Road Map, Annapolis e poi?? Ad oggi ci sono più di 200 insediamenti ebrei con 450.000 israeliani che occupano territori dell’Autonomia Palestinese: circa 250.000 coloni vivono in Cisgiordania e 200.000 a Gerusalemme est. Dall’anno scorso ad oggi in questi territori sono stati costruite più di 8.000 case israeliane. E’ logico che ci siano resistenza e scontri a volte anche violenti. Questi insediamenti illegali e città nella Cisgiordania, costruite sulle cime delle colline come anelli circolari di case e strade creano una presenza dominante e opprimente sui villaggi palestinesi sottostanti. E’ logico che una delle prime cose che si fa nel costruire queste case è avere sorgenti di acqua, elettricità e strade per poter facilitare la vita della nuova comunità che si insedierà. E questo avviene molto spesso sequestrando sorgenti e corsi d’acqua che la comunità palestinese usufruisce da secoli per il loro sostentamento. Poi si costruiscono strade e si confiscano i campi e territori che servono per migliorare la presenza della nuova colonia. In ultimo o meglio dire sin dall’inizio di questa strategia d’insediamento civile/militare arrivano i soldati che protegerranno i nuovi coloni che arriveranno ad insediarsi in questi territori e campi di olivi sequestrati a famiglie palestinesi che non vivono certamente in comodità e agio.
Quindi la strategia evidente è che se i palestinesi non possono essere trasferiti, devono essere resi invisibili o totalmente controllati in tutti i movimenti della loro vita, in qualsiasi zona siano: A, B, C o anche fuori dai confini. C’è tutto un apparato messo in piedi per sostenere questi controlli e appropriazioni di territori: speciale carta d’identità, permesso speciale per entrare o uscire dalle loro città, i check points che ad oggi sono 622 sullo spezzettato territorio palestinese e di confine. Sono piccoli o grandi posti di blocco dove ogni persona si deve fermare e farsi riconoscere e lasciati passare o rispediti a casa molto spesso dipendente dall’umore dei giovanissimi militari che sono di guardia. Tutto questo mi fa riflettere come l’apatheid sudafricano fosse forse meno crudele e sadico. E questo si nota anche nella costruzione delle strutture architettoniche che utilizzano per controllare il popolo palestinese.
Un esempio di architettura al servizio dell’apparato militare è il famoso muro che divide questi territori per oltre 460 km che sono già stati costruiti e altri 260 km ancora da costruire per arrivare ai programmati 736 km totali. Nemmeno il sistema d’apartheid sudafricano al picco della sua barbarie era arrivato a costruire un muro. Ma sembra che la moda del muro per “dividere” sembra prendere piede anche in altre parti del mondo. Come ad esempio a Rio de Janeiro dove vogliono costruire un muro che divide la città ricca e verde di foresta dalle favelas che in questi ultimi anni sono cresciute a vista d’occhio. Oppure in India al confine con il Pakistan giustificato per motivi di sicurezza. Nessun muro al mondo ha impedito a popoli di incontrarsi e nell’ organizzare la resistenza. Il muro di Berlino ne è stato un esempio eloquente. Ma l’uomo non impara dalla storia. Siamo molto corti di memoria!!!
Indubbiamente un muro alto 9 metri è l’annullamento della propria identità, spazio e tempo. La gente vive in Gaza e in Cisgiordania come in prigione. Sono chiusi a se stessi e al loro mondo. È la concretizzazione della cultura di guerra e occupazione. Quotidiano simbolo di violenza e di oppressione psicologica, fisica e morale. Filo spinato, cancelli, armi e carri armati e camionette militari.
E allora la gente e i giovani specialmente, resistono. E lo fanno con tanta creatività. A volte con tanta violenza. Sul lungo muro hanno disegnato pitture, caricature, slogans, graffiti, messaggi nonviolenti e anche molto forti. Artisti e attivisti politici e tantissimi giovani hanno utilizzato varie immagini per immaginare un mondo diverso da quello in cui vivono tutti i giorni. Molti disegni riproducono messaggi come la bandiera palestinese, la Kaffiyeh palestinese cioè la sciarpa tipica, slogan come “to exist is to resist”, “esistere è resistere”. O anche scale dipinte fino in cima al muro che vogliono scavalcarlo. Oppure una porta di uscita dipinta sul muro per simboleggiare la libertà. Uno dei luoghi dove sono dipinti murales e graffiti più interessanti è il muro che circonda Betlemme, la città della nascita di Gesù, nostro Liberatore. Ci sono una marea di colori e disegni, slogans dipinti da tantissime persone: palestinesi e tanta gente da tante parti del mondo che sono venuti qui in solidarietà in tutti questi anni. Hanno voluto lasciare il loro segno di condivisione, nonviolenza e di sogno per un mondo migliore. E’uno dei tanti modi di resistere nonviolentemente ad una oppressione fisica, militare. Un’occupazione che ha un strategia continua di lento soffocamento territoriale. Non è facile vivere in queste condizioni da sessanta anni.Ii
AL-NAKBA, LA CATASTROFE!
Ogni anno il popolo ebreo celebra il giorno dell’indipendenza il 14 Maggio ricordando, lo storico giorno della costituzione di Israele a Stato. Ogni anno il popolo palestinese commemora al-Nakba, la catastrofe! Esattamente il giorno dopo! Al Nakba è l’appellativo che i Palestinesi danno al 15 maggio 1948! 61 anni fa! Data in cui lo stato d'Israele si è impossessato delle terre, delle case e delle vite del popolo palestinese. Al Nakba è stato il giorno in cui il popolo palestinese si è trasformato in una nazione di rifugiati interni e all’estero. 750.000 Palestinesi sono stati espulsi dalle loro case e sono stati costretti a vivere nei campi profughi. Molti di quelli che non sono riusciti a scappare sono stati uccisi. Mi hanno aiutato molto a capire la realtà palestinese letture e incontri vari ma anche la lettura di un paio di libri di un vescovo della Chiesa cattolica-melchita, Elias Chacour che allora era un ragazzino ma che nei suoi due libri scritti: Fratelli di sangue e We belong to the Land – Noi apparteniamo alla terra, racconta la sofferenza e quella della sua famiglia e quello del suo popolo palestinese. Lui stesso fu profugo nel suo stesso paese e ancora oggi continua a lottare per la costruzione di un dialogo con gli ebrei e per una soluzione pacifica ma nella giustizia di questa questione così complessa ma che evidenzia forte oppressione e supruso. Come lui, molti altri hanno tentato e cercato di creare le premesse per un saggio cammino comune tra questi due popoli che sono fratelli. Come non ricordare che tutte e due i popoli si riferiscono ad Abramo, padre nella fede? E anche che per molti decenni e secoli hanno vissuto fianco a fianco in accettazione e cammino comune sulla stessa terra?Nel 1948 più del 60% della popolazione palestinese è stato espulso. Più di 530 villaggi palestinesi sono stati evacuati e distrutti completamente. Finora Israele ha impedito il ritorno di circa sei milioni di rifugiati palestinesi e continua ancora oggi a cercare di espellere i palestinesi dalla loro terra. Queste operazioni assumono di volta in volta forme e nomi diversi, attualmente vengono chiamati “trasferimenti”.
Come non rendersi conto di tutto questo in questa terra così preziosa per tutte e due i popoli? E come potrei godere dell’oro scoperto nella mia presenza qui in luoghi così cari chi di storia, senza ascoltare il grido di dolore di un popolo oppresso? Anche a rischio di essere tacciato di anti-semitismo. Ma è chiedere giustizia senza condannare un altro popolo, quello ebreo che ha già scontato il suo inferno nella sua storia recente e passata.Anche i rifugiati palestinesi nella loro storia sono fuggiti in diversi posti, in diaspora; alcuni sono fuggiti nei paesi limitrofi intorno alla Palestina: Egitto, Siria, Libano, Giordania. Altri sono fuggiti all'interno della Palestina ed hanno vissuto nei campi profughi, costruiti appositamente per loro dalle agenzie ONU, e centinaia di migliaia si sono dispersi in vari paesi del mondo. Tutti questi rifugiati hanno un sogno in comune: ritornare nelle loro case di origine, e questo sogno è rinnovato ogni anno attraverso la commemorazione della Nakba.
Il caso dei profughi palestinesi è oggi il più considerevole come numero di persone coinvolte ed anche quello che si protrae da più tempo, rispetto agli altri casi di rifugiati nel mondo.Più di 6 milioni di persone, che rappresentano i tre quarti del popolo palestinese e quasi un terzo della popolazione mondiale dei rifugiati, rimangono senza una soluzione definitiva della loro condizione. Più della metà dei profughi palestinesi non godono dei diritti di base, quali sicurezza fisica, libertà di movimento ed accesso all’impiego. La maggior parte dei rifugiati palestinesi vive ospite negli stati arabi confinanti, soprattutto in campi di profughi nella Cisgiordania oppure nei paesi ospitanti. I profughi palestinesi in Libano hanno un trattamento diverso e più discriminatorio rispetto a quelli che vivono negli altri paesi arabi. Non hanno diritti civili e sociali. Non c’è diritto al lavoro, alla proprietà, alla residenza, alla salute, all’istruzione e all’assistenza, alla sicurezza, e neanche diritto di associazione e di libero movimento.
Prima del 1948 i Palestinesi possedevano più del 90% della terra in Palestina, oggi ne possiedono o hanno accesso solo al 20%. Secondo il diritto internazionale (risoluzione ONU n.194 dell'11 dicembre 1948) i rifugiati hanno il diritto di ritornare nelle loro case di origine, avere la restituzione della proprietà e la compensazione per le perdite e i danni subiti. Ma invano!
I profughi palestinesi registrati dall'UNRWA (agenzia ONU per i rifugiati) nel 2007 sono 4.504.169 distribuiti fra i 59 campi profughi in Giordania (10 campi), Libano (12 campi), Siria (10 campi), Cisgiordania (19 campi) e Gaza (8 campi).Territorio Nr. campi ufficiali Prof. registrati Prof. reg. nei campi
Giordania 10 1.880.740 330.468Libano 12 411.005 217.441Siria 10 446.925 120.383Cisgiordania 19 734.861 187.916Gaza 8 1.030.638 481.180Totale 59 4.504.169 1.337.388(Dati aggiornati al 2007)E’ anche interessante leggere libri e saggi di cittadini israeliani che rileggono la storia del loro paese e del loro popolo in maniera critica e obiettiva. È il caso di giornalisti come Gideon Levy ma anche di Ilan Pappe, professore di storia che ha anche ricevuto minacce di morte per ciò che scrive sulla storia di Israele. Da poco ha pubblicato un libro dal titolo “Storia della Palestina moderna” edito dalla Einaudi. Questo è uno dei suoi tanti scritti:“…………Tra febbraio e dicembre del 1948 l’esercito israeliano ha occupato sistematicamente i villaggi e le città palestinesi, facendo fuggire con la forza la popolazione e nella maggior parte dei casi anche distruggendo le case, devastando le proprietà e portando via loro averi e i loro ricordi. Una vera e propria pulizia etnica. Durante questa pulizia etnica ogni volta che vi è stata resistenza da parte della popolazione questa è stata sempre massacrata……….La comunità internazionale era al corrente di questa pulizia ernica, ma decise, soprattutto in occidente, di non scontrarsi con la comunità ebraica in Palestina dopo l’olocausto…….Le operazioni di pulizia etnica non consistono solo nell’annientare una popolazione e cacciarla dalla terra. Perché la pulizia etnica sia efficace è necessario cancellare quel popolo dalla storia, dalla memoria.Gli Israeliani sono molto bravi a fare ciò e lo realizzano in due modi. Sulle rovine dei villaggi palestinesi costruiscono insediamenti per i coloni chiamandoli con nomi che richiamano quello precedente. Un monito ai palestinesi: ora il territorio è nelle nostre mani e non c’è possibilità di far tornare indietro l’orologio.Oppure costruiscono spazi ricreativi che sono l’opposto della commemorazione: vivere la vita, goderla nel divertimento e nel piacere.E’ un strumento formidabile per un atto di “memoricidio”……..”
MA ANCHE GLI EBREI TEMONO LA “CATASTROFE” ..….
Gli ebrei israeliani però temono anche loro la catastrofe. Una catastrofe di tipo nuovo, come la definisce Zeev Bielski parlamentare neo-eletto nelle liste di Kadima dopo essere stato dal 2005 presidente dell’Agenzia ebraica e dell’Organizzazione sionista mondiale. E’ una notizia che ho letto nella rivista Terra Santa periodico della Custodia Francescana. Una sciagura che consiste nello scollamento e nella disaffezione degli ebrei della diaspora rispetto allo Stato di Israele. Bielski ha scritto un articolo recentemente su un quotidiano locale con accenti preoccupati.
Per documentare che i legami tra Israele e le nuove generazioni degli ebrei diasporici vanno allentandosi, Bielski offriva alcuni dati. Anzitutto diminuisce il tasso di natalità e aumentano in modo consistente i matrimoni con non-ebrei, visti con preoccupazione perché affievoliscono il senso di appartenenza all’ebraismo: si arriva al 50% nel Nord America, all’80% in Russia, al 40% in Francia e Inghilterra, al 45% in Brasile e Argentina. Tra i giovani ebrei nordamericani sotto i 35 anni solo il 24% aderisce ad associazioni ebraiche, e solo uno su due nutre un senso di appartenenza al suo popolo. Uno su quattro si considera sionista; oltre il 60% non ha mai messo piede in Israele. Proprio per questo, sottolineava il deputato è nell’interesse e obbligo dello Stato Ebraico fare tutto il possibile perché tra gli ebrei della diaspora ritorni forte il senso di appartenenza e si recuperi interesse per la lingua, la religione e la cultura giudaica. Ne va del futuro stesso di Israele in quanto questa giovane nazione conta moltissimo sugli ebrei della diaspora sia finanziariamente ma soprattutto anche per le giovani coppie che vengono invitate a rientrare in Israele e stanziarsi negli insediamenti di coloni sparsi nel paese. Un calo di migrazione ebrea e natalità che nel paese è molto bassa diventeranno sicuramente una delle priorità di questo governo ma anche dei prossimi.
Se poi ci mettiamo anche l’immigrazione di stranieri e profughi che vengono spesso dai paesi in guerra, dalla violenza o piegati dalla carestia dell’Africa nera, passando spesso per l’Egitto, sfidando la morte. E molti ci restano nel deserto o uccisi dai militari. Secondo l’Authority sull’immigrazione israeliana, si tratta di un flusso compreso tra i 400 e i 600 immigrati al mese. Una marea di profughi che ha ormai raggiunto le 20.000 unità. È un numero enorme se pensiamo che appunto i coloni ebrei che sono ritornati in Israele nel 2007 per insediarsi definitivamente sono stati poco più di 18 mila e in diminuzione rispetto agli scorsi anni.
Dal Corno d’Africa non si fugge solo via terra, verso Israele. Nel 2008, si sono susseguiti sbarchi di somali, etiopi ed eritrei sulle coste del vicino Yemen. Anche qui come nel Mediterraneo molti africani con barconi trovano la morte nel mare oppure sulle spiagge yemenite. Chi ce la fa tenta in tutti i modi di passare i deserti che da queste parti sono davvero trappole di morte.
Come vedi ci sarebbero mille ragioni perché a tutti gioverebbe un dialogo sincero di pace basato sulla giustizia, mutuo rispetto e fraterna accoglienza al di là della storia, ideologie e religioni diverse. Il continuo conflitto porterà soltanto ad una guerra fratricida e all’annientamento dei due popoli.
E ORA IL VIAGGIO DI PAPA BENEDETTO XVI°.…..
E proprio in questo complicato e teso contesto politico, sociale e interreligioso che il Papa verrà in visita alla Terra Santa. Ci sono tante aspettative. Da parte degli ebrei, dei musulmani e dei cristiani. Ognuno vorrà avere un posto al sole in un modo o nell’altro in questo viaggio difficile . Queste che riporto sono alcune delle dichiarazioni di alcune persone che stanno preparando a nome di tanti questa visita. Sono tratte dalla rivista Bocche Scucite dell’amico don Nandino Capovilla, coordinatore in Italia per Pax Christi della campagna per il popolo palestinese “Ponti non muri!”
"Sarà un evento storico. Gli abitanti del campo profughi di Aida attendono con gioia il Papa e gli diranno tutta la loro sofferenza direttamente.Questa visita dimostra che il Papa riconosce i diritti del popolo palestinese, in particolare il diritto dei rifugiati al ritorno. Il Papa passerà attraverso il campo di Aida, ossia proprio sotto il muro di separazione. Sua Santità, che è tedesco, è ben consapevole delle sofferenze dei palestinesi e sa cosa sia un muro di separazione. La sua visita darà ai profughi di Aida la speranza che le tenebre in cui sono immersi un giorno finiranno, la speranza che il muro crollerà quando finalmente la pace regnerà in questa terra grazie ai negoziati per tutelare i diritti dei palestinesi"
Padre Majdi Syriani, sacerdote del Patriarcato Latino, nominato dal Vaticano e dalla Chiesa locale per la Commissione della Visita del Santo Padre
"Questa visita coincide quasi esattamente con il 61° anniversario della Nakba (catastrofe). Anche se i media internazionali sembrano accordarsi sul presentare unicamente il punto di vista israeliano sul conflitto ignorando le sofferenze del popolo palestinese, musulmani e cristiani che qui vivono insieme da sempre, sono certi che il Papa quando vedrà le condizioni di oppressione in cui vivono i palestinesi potrà misurare l'impatto del muro, torri e zone militari. La sua visita darà al mondo l'immagine del dolore e della disperazione del popolo palestinese, che languisce anelando alla libertà, all'indipendenza e alla fine dell' occupazione."
Dott. Issa Qaraqe ', membro del Parlamento palestinese e della Commissione per la Visita del Santo Padre
29 aprile 2009. L'esercito israeliano è entrato a Betlemme per bloccare i lavori di allestimento del palco installato dall'autorità palestinese a ridosso del muro che circonda Aida Camp. Il Papa e le telecamere di tutto il mondo non devono vedere un tratto degli oltre 700 chilometri di muro! L'esercito ha dichiarato che "il muro è un' area militare e che i palestinesi non hanno ottenuto il permesso per costruire a pochi metri dalla barriera il palco" sul quale il papa leggerà un discorso e assisterà ad un spettacolo di danze popolari. Il palco insomma, va spostato. E il muro?
In un intervista rilasciata da padre David Neuhaus, ebreo e gesuita, docente al Pontificio Istituto Biblico di Gerusalemme ma anche segretario del vicariato per i cattolici di lingua ebraica in Israele ha affermato in maniera molto chiara:
“Prima di tutto e soprattutto i cristiani attendono la visita del loro pastore. Si aspettano che egli venga come testimone di Cristo risorto. Si attendono una parola di consolazione e di speranza nella difficile situazione in cui vivono. Forse c’è maggior bisogno che parli ai nostri giovani. Sono alla ricerca di quanto la loro fede può significare in questa situazione di costante guerra e crisi, in cui i cristiani si trovano a vivere come un piccolissimo gregge. Qual’è il senso della loro testimonianza non solo per essi stessi ma per la Chiesa universale? Quali sono le ragioni per cui dovrebbero continuare a restare qui in Terra Santa piuttosto che emigrare in paesi in cui la vita potebbe essere più facile? Nell’aspetto delle relazioni con l’ebraismo, i progressi compiuti nel dialogo ebraico-cristiano in Occidente (soprattutto in Europa e negli Stati Uniti) non si applicano pienamente in questa terra a causa della cruda realtà politica che fa sì che gli ebrei israeliani e i palestinesi e gli altri arabi cristiani si ritrovino spesso sul versante opposto degli schieramenti politici. Non bisogna dimenticare che oltrettutto i cristiani qui in Terra Santa sono una minoranza piccola, inerme e vulnerabile mentre gli ebrei sono una maggioranza schiacciante e forte. Qui c’è bisogno di relazioni ebrei/cristiani molto particolari rispetto ad altri contesti mondiali dove l’ebraismo è minoranza. Gli aspetti politici del viaggio saranno senz’altro i più delicati. Gli ebrei mirano al riconoscomento dello Stato di Israele e della rivendicazione ebraica sulla terra che ha sì una valenza politica, ma anche teologica e spirituale. I cristiani invece, che sono prevalentemente palestinesi, chiedono giustizia, democrazia e uguaglianza. In effetti anche all’interno della Chiesa c’è tensione tra queste due linee di tendenza: una che, spesso unilateralmente, promuove la riconciliazione storica con il popolo giudaico e l’altra che invoca a gran voce giustizia e pace per i palestinesi. Due posizioni che non dovrebbero stare l’una contrapposta all’altra, ma spesso lo sono per via del conflitto tra ebrei israeliani e palestinesi. Ogni parola e ogni azione del Papa verranno meticolosamente analizzate per attribuirle all’una o all’altra di queste due posizioni. Il che renderà ogni parola pronunciata e ogni atto compiuto estremamente delicati.”
Purtroppo per il Papa ci sono già stati altri precedenti anche recenti di dichiarazioni e disappori mediatici che hanno causato “tensioni e incomprensioni” sia con il mondo islamico che ebreo e dei media. E qui abbiamo tutta la triade delle più grandi religioni presenti in una città, Gerusalemme, che ha sempre dimostrato di essere “esplosiva” storicamente. Tutti gli occhi del mondo saranno puntati su questo piccolo paese mediorientale proprio per vedere come si comporterà Benedetto XVI, purtroppo anche dopo le vicissitudini dopo il suo primo viaggio in Africa. Le valenze però qui sono molto forti e delicate. Recentemente gli è stata anche consegnata una lettera intitolata: “Non dimentichi…!” E’ stata firmata da oltre 3000 persone che amano la Palestina e i popoli che ci vivono. Chiedono al Papa di non dimenticare la storia e l’oppressione che c’è stata ma anche che esiste ancora oggi. E Gaza è soltanto l’anello ultimo di una lunga catena….. Mi auguro anch’io che il Papa abbia il coraggio di parlare con verità e coraggio, senza paura e troppa diplomazia che non aiuterebbe a fare dei passi verso un vero processo di pace. Ma anche io non dimentico che chi ha invitato il Papa a venire in Terra Santa è stato proprio il governo di Israele per festeggiare la chiusura proprio in questi giorni del suo 60° annivesario della sua costituzione come Stato. Infatti in onore di questo 60° sono passati tutti i capi di stato che riconosco Israele come Stato sovarno. E che il governo stesso abbia investito circa 8 milioni di euro per migliorie in preparazione della sua visita guardando al futuro: immagine, affermazione politica, turismo, investimenti e in cerca di un “alleato fedele” per sostenerlo nelle crisi che costantemente emergono con il popolo Palestinese.
E LA MIA GERUSALEMME……
E io continuo il mio cammino di preghiera, aggiornamento e approfondimento nella fede e nella vita quotidiana incontrando gente. Persone di tante nazionalità, culture, religioni e costumi. Qui è proprio l’ombelico del mondo come dice il talmud ma anche tante leggende e tradizioni islamiche e cristiane. Sono felice di esserci e di aver vissuto fino ad ora momenti e incontri molto arricchenti e umanamente e spiritualmente toccanti. È logico che non si può essere inermi e neutri al vedere soprusi e oppressioni quotidiane in questa terra che ha dato alla luce un uomo-Dio, Gesù, che ha cambiato i parametri e i valori di un mondo confuso e violento già nel suo tempo. E ancor più oggi dove abbiamo grande bisogno di saggezza biblica per vivere meglio come uomini e donne del nostro tempo. Il valore più grande di cui abbiamo bisogno nell’epoca attuale è il “discernimento” che è fondamento per la vita cristiana. Cioè il saper scegliere, saper separare con la mente e con il cuore, con la preghiera ciò che è bene per la vita umana e ciò che invece è male, che ci fa sentire inadeguati, tristi, non pienamente vivi.
Lo studio della Bibbia, della sua storia e della sua geografia mi sta aiutando molto ad entrare sempre di più nel mistero di una incarnazione di Dio che comprendo sempre di più. Perché Gesù è nato qui, in questa terra martoriata e dilaniata dai conflitti da oltre 3.000 anni? Quante dominazioni e oppressione, sangue, divisioni e suprusi. Eppure Dio-Gesù ha voluto nascere qui per darci ancora una volta una lezione di grande Amore proprio un’area di questo mondo sempre in conflitto, fino ad ora!! Quindi era ed è proprio necessario nascere in un contesto di grande separazione umana per dirci e darci una lezione di Vita, Pace e Solidarietà con l’uomo, con gli uomini di tutte le razze che in effetti sono passati da qui nel corso della sua storia. Oggi leggere la Bibbia o i Vangeli ha un valore più grande per me dopo aver visto, letto, incontrato, toccato e soprattutto cercato di entrar dentro questo Mistero di fede in un territorio e in un contesto preciso. Dio continua a parlarci oggi e lo fa attraverso i tanti profeti e comunità che credono profodamente nella pace qui in Palestina, come in Congo, Kenya, Somalia, Iraq, Sri Lanka, Afganistan, Sudan e tante altre realtà a rischio. Ne sono pienamente grato a Dio per avermi aiutato a osare di più in questo mio cammino di vita.
UN VIAGGIO NON PREVISTO….
Prima di iniziare la settimana santa, durante la quaresima sono tornato in Italia per una settimana per celebrare un grande evento. Questo viaggio non previsto è stato voluto fortemente da Giovanni e Luisa, amici e padrini spirituali che mi hanno seguito in tutta la mia formazione comboniana: dal noviziato ad oggi. E’ una bellissima coppia di Teglio, in Valtellina. Loro hanno ora circa 85 anni e a marzo celebravano il loro 60° anno di matrimonio. Davvero una semplice e bella festa vissuta in famiglia dove si celebravano i valori fondamentali della vita nella loro storia: amore, pazienza, gioia, rispetto reciproco, sacrificio, sofferenza, fedeltà, croce, perseveranza e umorismo. E ad aumentare la mia stima e affetto per questa speciale coppia è il fatto che non hanno mai avuto figli. Eppure sono insieme da sempre….sin dalla loro giovinezza con tanto amore reciproco come ai vecchi tempi. Credo che sia il segno chiaro e lampante che quando tra un uomo e una donna si pone Dio come fondamento, nulla è impossibile a Lui insieme a noi. E così in tante vocazioni e missione. Grazie di cuore Giovanni e Luisa!! Siete Luce e Lampada ai nostri passi! Cento di questi anni!!
LA SETTIMANA SANTA A GERUSALEMME
La domenica delle Palme è iniziata con una grande processione che per tradizione evangelica inizia proprio a Betfage. Un piccolo villaggio sulle pendici del Monte degli Ulivi. Non molto lontano dalla città di Gerusalemme ma anche vicinissimo a Betania, alla casa delle suore comboniane dove vivo. In questa zona del Monte degli Ulivi, Gesù era solito venire spesso a riposarsi, a dormire quando veniva a Gerusalemme. Oppure a visitare gli amici Lazzaro, Marta e Maria proprio a Betania 3 km dalla città. Da una piccola cappella francescana è partita una immensa processione umana, composta di volti e di storie disparate e provenienti da tutte le parti del mondo. Una grande presenza di arabi palestinesi cristiani della parrocchia locale con i loro sacerdoti che con canti e preghiere hanno aiutato tutti ad entrare in questo momento di festa: l’entrata di Gesù, nostro salvatore e re a Gerusalemme. Tante bande musicali di giovani cristiani palestinesi ci accompagnavano con la loro musica cadenzata, rulli di tamburi e creando un’atmosfera di convivialità di culture e provenienze diverse della gente che era accorsa per questa tradizionale processione annuale. Ma questo evento racchiude anche un grande mistero che Gesù consapevole della sua morte portava in sé quel giorno preciso. Una convivialità delle differenze ma che un uomo-Dio ha saputo mettere insieme, in comunione, per Amore.
La settimana si è sviluppata sulla preparazione al triduo pasquale in maniera profonda, nelle diverse chiese soprattutto al Santo Sepolcro. Ho avuto proprio in quei giorni la grazia di riincontrare proprio nella casa delle comboniane un grande amico padre missionario della congregazione dello Spirito Santo: padre Patrick O’Toole, irlandese. Con lui abbiamo fatto un pezzo di strada insieme durante la nostra permanenza di qualche anno a Nairobi con le nostre comunità di Korogocho e Mukuru Kwa Njenga. Senza volerlo e programmarlo ci siamo ritrovati insieme a celebrare tutta questa settimana santa. E’ stato un grande dono del Signore per me, per noi perché ci ha permesso di scambiarci molto fraternamente e onestamente le difficoltà, le sfide ma anche le gioie della vita missionaria che abbiamo condiviso nelle rispettive baraccopoli. Certamente il pensiero, il condividere, la preghiera e l’affetto che ci legano alla gente del Kenya è grande e non potevamo non esprimerlo profondamente tra noi e soprattutto con il Signore in questo tempo speciale. Specialmente in questo tempo nel quale la situazione politica ed economica del paese stesso non sta andando per niente bene. Dobbiamo pregare e renderci partecipi di questa situazione perché non degeneri come l’anno scorso in un bagno di sangue e di grandi divisioni che ancora oggi emergono ancora più forti.
A lui si è aggiunta anche la presenza nella nostra comunità di una sorella del Sacro Cuore, Suor Toya, spagnola. Molto simpatica e ricettiva, semplice e amante della vita vera. Si è unita a noi ed è entrata in forte sintonia con noi due che stavamo vivendo forse inconsapevolmente una grande Grazia del Signore. Padre Pat al termine della settimana santa è ritornato definitivamente in Irlanda per continuare la sua missione là. Dice che vuole prepararsi a vivere gli ultimi anni della sua vita umilmente e al servizio ancora della gente del suo paese.
I giorni sono passati veloci ma intensi. E così ci siamo preparati anche noi al triduo pasquale in modo particolare. Siamo andati a fare una giornata di deserto nel vicino Deserto di Giuda che vediamo dalle finestre della casa comboniana. Sul fondo, oltre alle dune di sabbia rossastra, si intravede il Mar Morto e le montagne della Giordania, altri stupendi luoghi di vita cenobitica dei primi secoli del cristianesimo. Nel deserto abbiamo camminato, pregato, ascoltato il silenzio e ammirato la natura e la sua bellezza e durezza del paesaggio solitario. Ma sempre con grande fascino. Il deserto di S.Giovanni Battista e di tanti monaci che hanno scelto di vivere in solitudine per ascoltare profondamente il messaggio di Dio. Abbiamo così visitato il monastero di S.Giorgio nel Wadi Kelt, un torrente nel deserto che nasce da una sorgente sotterranea e che va direttamente nel Mar Morto. La natura rifiorisce a nuova vita, accanto all’acqua che diventa oro passando tra la sabbia e le rocce. Nel monastero i monaci Greco-Ortodossi ci hanno accolto con grande calore e offrendoci bevande per dissetarci dalla calura del giorno. Dopo qualche conversazione fraterna con loro e visita al monastero, giù di nuovo a piedi verso Gerico che stava nella valle sottostante. Il giorno successivo ci siamo immersi nel dolore e sofferenza dello Yad Vashem di Gerusalemme, il museo dell’olocausto ebreo durante la seconda guerra mondiale. 6 milioni di ebrei innocenti eliminati dalla follia umana. Un grande silenzio avvolgeva le numerose sale frequentate da migliaia e migliaia di pellegrini e di turisti o di ebrei che venivano da tante parti del mondo. Il dolore e morte di innocenti soffocati dall’assurdità e dall’accecamento umano per il potere, l’ideologia e interessi personali e di un popolo. Abbiamo ricordato i tanti genocidi avvenuti nel corso della storia umana: armenia, russia, rwanda, gaza e palestina, iraq e tanti altri. Il sangue innocente di Gesù continua ad essere versato in tante parti del mondo e in tutti i periodi della storia. È proprio vero che l’uomo fa grande fatica ad imparare dalla propria storia. E la recente guerra di Gaza ne è la prova!! Un crimine di guerra commesso da un popolo un tempo oppresso che diventa oggi oppressore!
Questa settimana coincideva come sempre anche con la preparazione alla Pasqua ebraica. Una delle sensazioni che si vivono qui a Gerusalemme è che quasi ogni settimana siamo in festa o per una religione o per l’altra. È un fatto molto bello che ti dà il senso della diversità e della ricerca di Dio. Ma allo stesso tempo crea tensioni in città per ragioni di sicurezza ed eventuali dimonstrazioni o altro. Durante l’anno, ogni settimana da venerdi a domenica abbiamo tutte e tre le grandi religioni che celebrano la loro festa in giorno diverso: venerdi, sabato e domenica. E’ interessante vedere ebrei, musulmani e cristiani vivere questi momenti di festa in questi giorni diversi. E tutti che fanno riferimento alla città vecchia dove ci sono i più importanti luoghi di culto delle tre religioni. E poi c’è tutto il calendario liturgico proprio. E di feste ce ne sono parecchie. Quindi una città “quasi sempre in festa”!!!
Il triduo è trascorso veloce rievocando i momenti più importanti di Gesù con i suoi discepoli ma anche la passione e morte del Signore. I luoghi storici che richiamavano questi momenti forti erano immersi da folle oceaniche che era a volte difficile vivere nel dovuto rispetto e silenzio. Ma per noi era importante esserci….per portare nomi e storie di tante persone che portiamo nel cuore proprio qui nel cuore della Cristianità e del mondo. La via crucis sulla via Dolorosa del venerdi santo è stata una confusione grandissima perché la gente era tantissima e non si riusciva a camminare. Mi chiedevo spesso durante il tempo del cammino e della preghiera strettamente in latino cosa attirasse davvero tutta questa gente che camminava stretti stretti l’un l’altro attraverso le piccolissime viuzze (i suk) della città vecchia. Davvero l’amore per Cristo oppure folklore? Del così fan tutti….? Una speranza grande che con la stessa intensità e pazienza del camminare la via crucis sia per tutti noi un cammino paziente nella storia dell’uomo, davvero seguendo il Maestro che sta avanti. Camminavamo in mezzo a tanti negozi di vario tipo. E i musulmani che ci guardavano meravigliati per la tanta gente che seguiva la funzione ma altri anche un po’ scocciati da una presenza invadente. Giungere al Golgota, al Santo Sepolcro alla tomba di Gesù è stato un momento forte. Lì abbiamo depositato tutte le pene e sofferenze di popoli, persone precise e volti della nostra gente. Una grande speranza che Lui ci aiuti ad entrare sempre più nel suo mistero di amore.
La vigilia di Pasqua l’abbiamo voluta vivere vegliando! E così siamo rimasti tutta la notte al Santo Sepolcro….aspettando le donne che venivano a cercarlo! Quella notte abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a liturgie diverse perché nel Santo Sepolcro vi sono diverse Chiese Ortodosse. Per noi era la vigilia di Pasqua ma per gli Armeni, Etiopi, Greco-Ortodossi e Copti iniziava la settimana santa. Era la domenica delle Palme. Una settimana dopo di noi per ragioni legate al calendario liturgico che quest’anno non combaciava con il nostro. E’ una delle tante contraddizioni del nostro cristianesimo che cerca la comunione e l’unità ma che nella storia durante i secoli han visto divisioni e lotte anche con sangue tra le stesse chiese cristiane. E ancora oggi c’è una suddivisione all’interno del Santo Sepolcro regolato da un decreto dello Status Quo del 1800 sottoscritto e imposto a tutti dall’imperatore Ottomano a Gerusalemme di quel tempo. Come vedete abbiamo ancora da camminare per l’unità anche del Cristianesimo e delle nostre Chiese, non solo del mondo.
Le liturgie si sono susseguite ininterrottamente per tutta la notte al sepolcro di Cristo. I sacerdoti e persone delle varie chiese pregavano insieme e lasciavano poi il posto a quelli successivi dopo qualche ora. E così è passata la notte. Abbiamo cercato di essere in comunione di preghiera con tutti. Anche nelle loro liturgie che possono anche essere strane o lontane dalle nostre ma che esprimono la dimensione profonda della ricerca spirituale dell’uomo e della sua sensibilità in varie parti del mondo. La ricerca dell’unità nella diversità! E non dobbiamo scordare che Cristo è morto per tutti e sicuramente non gioisce nel realizzare come il mondo è ancora tanto diviso.
La domenica di Pasqua, durante la messa mattutina era difficilissimo seguire la liturgia perché in quel momento anche gli altri celebravano le loro liturgie e nel Santo Sepolcro non si possono usare altoparlanti. Quindi vi lascio immaginare la confusione e le grida di una moltitudine in festa. Ma anche tanti turisti che veniva solo per curiosare e partecipare agli eventi. Ma ciò che contava era che Gesù era Risorto! Di nuovo mi e ci ha donato nuova vita e passione per il nuovo!! La vita è risorta dalla morte! Così come nella nostra esperienza personale!
Il lundì dell’Angelo, molto presto insieme a una cinquantina di persone provenienti da tutti i continenti del mondo abbiamo camminato verso Emmaus (Nicopolis). Ci siamo trovati al Cenacolo dove Gesù celebrò l’ultima cena e dove i discepoli erano nascosti nel tempo della passione e morte di Gesù. Da lì abbiamo camminato per circa 32 km in mezzo agli stupendi colori e fiori delle campagne e pinete delle montagne circostanti. Abbiamo letto il Vangelo dei due discepoli di Emmaus che volevamo umilmente e indegnamente rappresentare in questa giornata particolare. Anche noi con le nostre tristezze e dolori ma sicuri che Gesù inaspettatamente si sarebbe messo in cammino con noi. E lo fa tutti i giorni della nostra vita, su tutte le strade che portano all’Emmaus degli uomini. “E lo riconobbero allo spezzare del pane….” Abbiamo anche noi celebrato l’eucaristia nel pomeriggio dopo un lungo cammino, stanchi ma contenti. Con la bellezza di aver spezzato le nostre storie e vite nel raccontarcele durante il percorso. Cristo è veramente Risorto!
ED ORA?
Ieri ho concluso gli studi allo Studio Biblico Francescano che ho frequentato in questi mesi. Ho salutato gli amici studenti. Sabato inizierò il mio mese ignaziano/comboniano dai padri Bianchi qui a Gerusalemme, in via Dolorosa presso la piscina probatica del Vangelo dove ci raccontano la guarigione di un paralitico. Rimarrò immerso nel silenzio e nella preghiera per fare sintesi di ciò che ho vissuto in questi ultimi 7 mesi qui in questa terra preziosa ma soprattutto della vita e missione che Lui mi ha affidato fino ad ora. Sono certo un tempo di Grazia da condividere con voi nello Spirito. Al termine di questo tempo forte partirò per la Turchia per 15 giorni, con gli studenti professori, padri, suore e laici con i quali studio. Sulle orme di S.Paolo visitando i luoghi delle prime comunità cristiane fondate dall’Apostolo delle Genti e anche dagli altri Apostoli. Un’occasione più unica che rara che non capita tutti i giorni. E’ un altro grande dono che sento il Signore mi concede. L’oro della fede!
Tornato dalla Turchia, la mia ultima tappa sarà un pellegrinaggio a piedi da Nazaret, villaggio di Gesù, Maria e Giuseppe, passando dal lago di Galilea fino a Gerusalemme. Più o meno circa 200 km sulle orme di Gesù e dei discepoli nei luoghi ancora oggi suggestivi e importanti per la cristianità e le Scritture. A metà luglio tornerò in Italia dove sicuramente ci potremo vedere prima o poi, prima di ripartire per l’Africa of course!!! Ti porterò anche in questo pellegrinaggio a piedi che voglio offrire per la pace in Palestina, in Africa, per noi comboniani che ci prepariamo al capitolo generale nel mese di settembre 09 e per il Sinodo Africano nel mese di ottobre 09. Che sia davvero tempo di Grazia per tutti noi!!! Prega per me! Io lo farò per te!
Un mondo di Pace e Bene!!! Mungu akubariki
p. Daniele Moschetti
Missionario Comboniano