Questa fatica d'uscire
e di salire da terra
come la pianta e la bestia
ha oggi una sua tregua dorata.
Aperta letizia di un giorno assolato e sereno
dove la vita fiorisce
dentro il respiro di Dio.
Stamane uomini e cose
abitano l'aria
e tutti offriamo camminando
la grazia di una nudità innocente
a specchio del cielo.
Guardare attraverso le chiare forme
che vengono e vanno
è pensare.
Scegliere un'ombra più azzurra e somigliante alla nostra
è innamorarsi.
Trovarsi a ogni svolto di strada
in amicizia col sole, col vento, con le parole degli altri, è godere: e non sentire più la pietra
né il corpo, né il tempo,
è finalmente arrivare
dove il miracolo appare
come una semplice cosa
di ieri,
d'oggi,
di sempre.
Dura, non dura...Che importa?
Adesso l'azzurro è dentro e di fuori
colore vivo e di grazia;
la carne stessa è sostanza
di sogno e di infinito
e quando si è giunti
a questo punto d'incrocio
tra l'uomo che arriva
e Dio che l'aspetta,
si può tornare sicuri
alla fatica di uscire ogni giorno
e di salire da terra,
perchè rimane nei sensi e nell'anima
una certezza,
un colore,
un desiderio d'eternità.
Luciano Folgore, Liriche, 1930.
Tratto da Ruggero Jacobi (ed.), Poesia futurista italiana, Parma, Guanda Editore, 1968
Nasce a e muore a Roma (1888-1966)
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