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domenica 30 marzo 2008

CAMPAGNA ELETTORALE, TIBET E UN APPELLO

Come sovente accade, riprendo alcuni testi da

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 410 del 30 marzo 2008
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo,
tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Sommario di questo numero:
1. Il pagliaccio e l'assassino
2. La Fondazione Alexander Langer sostiene l'appello degli intellettualicinesi "Dodici idee sulla situazione in Tibet"
3. L'appello degli intellettuali cinesi: "Dodici idee sulla situazione inTibet"
4. Adriana Cavarero: Per una fenomenologia e un'ermeneutica dell'orrorismo
5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di più1.

EDITORIALE. IL PAGLIACCIO E L'ASSASSINO
Mentre la guerra infuria e stronca vite, una campagna elettorale frivola e ridanciana, smorfiosa e grottesca, narcotica e demente. Mentre la guerra infuria e stronca vite.
*I nudi fatti.
1. La Costituzione della Repubblica Italiana ripudia la guerra.
2. L'Italia sta partecipando a una guerra terrorista e stragista per responsabilità dapprima del governo Berlusconi, poi del governo Prodi, e con il voto favorevole di tutti i partiti politici dell'arco incostituzionale che va dalla destra neonazista alla ex-sinistra arlecchina.
3. Gli stessi partiti corresponsabili della morte in Afghanistan di afgani e italiani e persone di altri paesi, gli stessi partiti che hanno violato e violato e violato la legalità costituzionale e il diritto internazionale, stanno conducendo ora una campagna elettorale in cui si tace di ciò che più conta: l'illegalità, la barbarie, la criminalità assoluta dellaguerra; l'orrore delle stragi di innocenti; la violazione della legalità costituzionale. Peggio ancora: non é mancato chi (il leader dalla ex-sinistra arlecchina) ha dichiarato la politica estera del governo Prodi essere stata la parte migliore della legislatura (complimenti vivissimi per l'esibizione di cinismo; a quando l'elogio dell'omicidio come una delle belle arti?).
I nudi fatti.
Ma quasi nessuno vuole vederli. Quasi nessuno vuole parlarne. E così vince la menzogna, l'irresponsabilità, il crimine, l'orrore.*Poche liste vi sono a sinistra del superpartito della guerra. Liste che ben difficilmente potranno ottenere dei seggi in parlamento. Ma solo per esse é possibile votare senza sporcarsi le mani di sangue. Solo per esse votare é necessario.
*Chi oggi non difende la legalità costituzionale abdica alla propria dignità di cittadino, favoreggia l'illegalitarismo dei potenti, si fa complice della violenza dei potenti, spalleggia l'eversione dall'alto, avalla l'abbattimento dello stato di diritto e della repubblica democratica. Chi oggi non si oppone alla guerra e alle stragi rinuncia alla sua propriaumanità, contribuisce all'uccisione di altri esseri umani.
*Per opporsi alla guerra, alle stragi, al razzismo, alla violazione del diritto internazionale e della legalità costituzionale, occorre votare.Votare per una delle liste a sinistra della ex-sinistra che al superpartito della guerra e del golpe si oppongono. Votare per una delle liste a sinistra della ex-sinistra che si impegnino in difesa della Costituzione, dellaciviltà giuridica e della democrazia politica, del diritto alla vita di ogni essere umano.Votare occorre, poiché non votare equivale ad esprimere un passivo consenso per il superpartito della guerra e del razzismo, per il superpartito del golpe e delle stragi; non votare equivale a votare per il superpartitodell'illegalità al potere, il superpartito degli assassini, il superpartito della barbarie.*Non era il maggiordomo l'assassino, ma il pagliaccio.

2. SOLIDARIETÀ. LA FONDAZIONE ALEXANDER LANGER SOSTIENE L'APPELLO DEGLIINTELLETTUALI CINESI "DODICI IDEE SULLA SITUAZIONE IN TIBET"
[Da Edi Rabini (per contatti: edorabin@fastwebnet.it) riceviamo e volentieri diffondiamo il seguente comunicato della Fondazione Alexander Langer dal titolo completo "Lettera aperta in 12 punti al governo cinese sullasituazione in Tibet. Tra i promotori i premi Langer 1999 Ding Zilin e Jiang Peikun. Il sostegno della Fondazione".Edi Rabini, che é stato grande amico e stretto collaboratore di Alex Langer, é impegnato nella Fondazione Alexander Langer (per contatti: e-mail: info@alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org), di cui éinfaticabile e generosissimo animatore.Alexander Langer é nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si è tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una sommaria descrizione della vita così intensa e delle scelte cosi generose di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che é stata pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986 (poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992 esaurito). Dopo la sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo,Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996; Più lenti, più dolci, più profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma 1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters andFrontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Città, Bolzano-Forlì 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005; Alexander Langer, Was gut war Ein Alexander-Langer-ABC; inoltre la Fondazione Langer ha terminato la catalogazione di una prima raccolta degli scritti e degli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi é assai variamente dispersa), i materiali raccolti e ordinati sono consultabili su appuntamento presso la Fondazione. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La Meridiana, Molfetta 2000; AA. VV. Una vita più semplice, Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo - Altreconomia, Milano 2005; Fabio Levi, In viaggio con Alex, la vita e gli incontri di Alexander Langer (1946-1996), Feltrinelli, Milano 2007. Sivedano inoltre almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione della Fondazione Alexander Langer Stiftung, 2000, 2004; il volume monografico di"Testimonianze" n. 442 dedicato al decennale della morte di Alex. Inoltre la Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer (esaurito). Videografia su Alexander Langer: Alexander Langer: 1947-1995:"Macht weiter was gut war", Rai Sender Bozen, 1997; Alexander Langer. Impronte di un viaggiatore, Rai Regionale Bolzano, 2000; Dietmar Hoess, Uno di noi, Blue Star Film, 2007. Un indirizzo utile: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Latemar 3, 9100 Bolzano-Bozen, tel. e fax: 0471977691;e-mail: info@alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.orgSu Ding Zilin e Jiang Peikun cfr. i testi loro dedicati nel sito www.alexanderlanger.org, apparsi anche su "Nonviolenza. Femminile plurale" nn. 18 e 19]
La Fondazione Alexander Langer segnala e sostiene con convinzione la lettera aperta firmata da intellettuali, giornalisti, scrittori ed artisti cinesi, che chiedono al loro governo di sospendere immediatamente la repressione inTibet, di aprire un dialogo con il Dalai Lama e consentire alla stampa cinese e internazionale di recarsi in Tibet per verificare la situazione e il rispetto dei diritti umani.Tra i coraggiosi promotori dell'appello sono anche i professori Ding Zilin e Jiang Peikun, destinatari del premio internazionale Alexander Langer 1999, che si battono dal 4 giugno 1989 perché vengano restituiti verità eonore alle vittime del massacro di Tienanmen, dove rimase ucciso anche il loro unico figlio Jang Jelian.

3. APPELLI. L'APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CINESI: "DODICI IDEE SULLASITUAZIONE IN TIBET"[Da Edi Rabini (per contatti: edorabin@fastwebnet.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. La traduzione, purtroppo, é inadeguata]Al momento, la propaganda che i media ufficiali cinesi stanno diffondendo, senza lasciare spazio a niente altro, sta facendo divampare sempre più le fiamme dell'odio interetnico ed aggravando la drammaticità di una situazione già molto tesa. Questo ha effetti estremamente deleteri per la salvaguardia a lungo termine dell'unità nazionale, e noi sottoscritti lanciamo un appello affinché questo tipo di propaganda cessi.*Appoggiamo l'appello alla pace del Dalai Lama, e speriamo che il conflitto interetnico possa essere affrontato seguendo i principi della pace e della nonviolenza. Condanniamo ogni tipo di azione violenta contro cittadiniinnocenti, e chiediamo con urgenza al governo cinese di sospendere la violenta repressione in Tibet e lanciamo un appello anche al popolo tibetano di non lasciarsi andare ad azioni violente.*Il governo cinese ha affermato che "vi sono chiare prove che quest'incidente é stato organizzato, complottato e meticolosamente portato avanti dalla cricca del Dalai Lama". Speriamo che il governo possa mostrare prove diquesta affermazione, e, per poter modificare l'atteggiamento di sfiducia e la visione negativa degli attuali incidenti che vi é nella comunità internazionale, suggeriamo al governo cinese di invitare in Tibet la Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite, affinché possa portare avanti un'inchiesta indipendente sulle prove menzionate dal governo, sul modo in cui gli incidenti si sono svolti, sul numero dei morti e feriti, eccetera.*Nella nostra opinione, il linguaggio da Rivoluzione Culturale del tipo "il Dalai Lama é un lupo travestito da monaco buddista, e uno spirito maligno con volto umano e cuore di bestia", utilizzato dalle autorità del Partito Comunista Cinese nella Regione Autonoma del Tibet non é di nessun aiuto nel risolvere la situazione, e non é nemmeno d'aiuto all'immagine del governo cinese. Dal momento che il governo cinese é intenzionato ad integrarsinella comunità internazionale, siamo dell'opinione che dovrebbe dunque cercare di mostrare uno stile di governo che si conformi agli standard della civiltà moderna.*Notiamo che il giorno stesso in cui le violenze sono scoppiate a Lhasa (il 14 marzo), le autorità della Regione Autonoma del Tibet hanno dichiarato che "ci sono chiare prove che mostrano che quest'incidente é statoorganizzato, complottato e meticolosamente portato avanti dalla cricca del Dalai Lama". Questo mostrerebbe che le autorità del Tibet sapevano con anticipo che ci sarebbero stati disordini violenti, e non hanno fatto nullaper prevenirlo. Se vi sono state inadempienze da parte delle autorità, è necessario portare avanti una severa inchiesta, in modo che i responsabili possano essere puniti di conseguenza.*Ma se non può essere provato che questi incidenti siano stati "organizzati, premeditati e meticolosamente portati avanti", ma si trattasse invece di una rivolta popolare causata dall'evolversi degli eventi, le autorità dovrebbero promuovere un'inchiesta per determinare chi sia responsabile nell'aver incitato la popolazione alla rivolta e per aver diffuso informazioni false volte a ingannare il Governo Centrale ed il popolo, e dovrebbero anche riflettere con attenzione su che cosa si possa imparare da questo evento in modo da non intraprendere nel futuro lo stesso tipo di azioni.*Chiediamo con la massima forza al governo cinese di non sottomettere ora ogni tibetano all'inquisizione e alla vendetta politica. I processi delle persone che sono state arrestate devono essere portati avanti seguendoprocedure giudiziarie aperte, giuste e trasparenti, in modo da assicurarsi un risultato giusto ed imparziale.*Richiediamo che il governo cinese autorizzi i media nazionali e internazionali a recarsi liberamente in Tibet in modo da poter portare avanti in modo indipendente interviste e inchieste per poter informare ilpubblico. Siamo dell'opinione che l'attuale blocco dell'informazione non può servire a far acquistare credibilità sia nei confronti della popolazione cinese, sia con la comunità internazionale, e che sia quindi dannoso per la credibilità del governo cinese. Se il governo ha davvero una buona comprensione della situazione, non può aver timore della presenza dei giornalisti. Solo adottando un atteggiamento di apertura possiamo sperare dimodificare la mancanza di fiducia della comunità internazionale nei confronti del nostro governo.*Lanciamo un accorato appello al popolo cinese e al popolo cinese all'estero affinché si mantenga calmo e tollerante, e perché sappia riflettere con profondità su quanto sta avvenendo. Adottare atteggiamenti di aggressivonazionalismo non può fare altro che suscitare l'antipatia della comunità internazionale, e danneggiare l'immagine internazionale della Cina.*Negli anni Ottanta, gli incidenti in Tibet si erano limitati alla città di Lhasa, mentre in questa occasione notiamo che si estendono a molte aree tibetane. Questo deteriorarsi delle cose mostra che sono stati fatti gravi errori rispetto al Tibet. I dipartimenti governativi responsabili devono rifletter coscienziosamente su questa questione, esaminare il loro fallimento, e modificare in modo radicale le politiche nei confronti delle minoranze etniche nazionali.*Per impedire che simili incidenti possano aver luogo nuovamente in futuro, il governo deve rispettare i principi di libertà religiosa e di libertà di parola esplicitamente garantiti dalla Costituzione cinese, garantendo ai tibetani la piena libertà di esprimere le loro speranze e la loro insoddisfazione, e permettendo ai cittadini di tutte le etnie di esporre critiche ed esprimere liberamente le loro idee rispetto alle politiche nazionali nei confronti delle minoranze etniche.*Siamo dell'opinione che si debba eliminare l'animosità e lavorare per la riconciliazione nazionale, non continuare a rendere più profonda la divisione fra diversi gruppi etnici. Per questo, lanciamo un accorato appello ai leader del nostro paese affinché aprano un dialogo con il Dalai Lama. Ci auguriamo che cinesi e tibetani possano eliminare le incomprensioni che li separano, e sviluppare un tipo di interazione positiva che aiuti a creare maggiore unità. I vari dipartimenti governativi, così come le organizzazioni popolari e i leader religiosi, dovrebbero impegnare tutte le loro forze verso questo obiettivo.

*Wang Lixiong (Beijing, scrittore)Liu Xiaobo (Beijing, scrittore indipendente)Zhang Zuhua (Beijing, studioso costituzionalista)Sha Yexin (Shanghai, scrittore, appartenente al gruppo etnico Hui,musulmano)Yu Haocheng (Beijing, giurista)Ding Zilin (Beijing, professoressa)Jiang Peikun (Beijing, professore)Yu Jie (Beijing, scrittore)Sun Wenguang (Shangdong, professore)Ran Yunfei (Sichuan, editore, etnia Tujia)Pu Zhiqiang (Beijing, avvocato)Teng Biao (Beijing, avvocato e studioso)Liao Yiwu (Sichuan, scrittore)Wang Qisheng (Beijing, studioso)Zhang Xianling (Beijing, ingegnere)Xu Jue (Beijing, ricercatore)Li Jun (Gansu, fotografo)Gao Yu (Beijing, giornalista)Wang Debang (Beijing, scrittore freelance)Zhao Dagong (Shenzhen, scrittore freelance)Jiang Danwen (Shanghai, scrittore)Liu Yi (Gansu, pittore)Xu Hui (Beijing, scrittore)Wang Tiancheng (Beijing, studioso)Wen Kejian (Hangzhou, freelance)Li Hai (Beijing, scrittore freelance)Tian Yongde (Mongolia Interna, attivista dei diritti umani delle minoranze)Zan Aizong (Hangzhou, giornalista)Liu Yiming (Hubei, scrittore freelance)

venerdì 28 marzo 2008

PORTAEREI E ELEZIONI /PACE E COSTITUZIONE

Dal numero di marzo 2008 di Mosaico di Pace di Pax Christi (http://www.mosaicodipace.it/), riprendo l’editoriale Mare nostrum di Tonio Dell'Olio


Pare ormai imminente la consegna definitiva della portaerei Cavour alle autorità della Marina Militare che orgogliosamente potranno cominciare a utilizzare la più grande nave da guerra italiana di ogni tempo. Dotata con i più recenti ritrovati della tecnologia militare d'assalto è in grado di ospitare i velivoli a decollo orizzontale, i nuovissimi Joint Strike Fighters e un sottosistema missilistico Saam-It Aster 15. Parola di Capo di Stato Maggiore: questo nuovo gioiello della nostra famiglia militare, a differenza dei suoi predecessori può raggiungere ogni costa del Mediterraneo a tempo di record. Per esempio l'unità potrà raggiungere senza scalo il Golfo Persico (distante da Taranto circa 3300 miglia) utilizzando il 50% del combustibile imbarcato. Questa nave pertanto si presenta come una grave minaccia alla pace del Mediterraneo concepito ancora una volta come Mare Nostrum. In questo scenario la Puglia ha il solo ruolo strategico di minaccia contro le altre coste del Sud a difesa degli interessi del Nord. Tutt'altro dal sogno di don Tonino Bello che nella vocazione storica e geografica di quella regione vedeva un'Arca di pace e non un arco di guerra! Arca di pace è stato scelto come titolo per la tredicesima Giornata della Memoria e dell'Impegno organizzata da Libera a Bari il 15 marzo. La Portaerei Cavour rappresenta il totem più efficace di quella tristissima affinità tra mafie e guerra. Quella nave, prima ancora di essere un'offesa scandalosa alla pace, rappresenta la negazione totale della volontà della nostra Costituzione. La maniera migliore di celebrarla non è solo leggerla ma piuttosto di metterla in pratica! Se l'unica guerra prevista dalla nostra Carta fondativa è quella della difesa dei nostri confini, un'arma aggressiva che esporta il conflitto sulle coste altrui è una grave violazione della legge. Se le uniche armi contemplate sono quelle per la difesa delle popolazioni e dei territori, una guerra prevalentemente aerea ne è l'esatta negazione. Se la priorità dell'azione politica è tesa alla promozione di ogni cittadino affinché nessuno si trovi nello stato di bisogno, la spesa vergognosa che ha superato le previsioni di 1,4 miliardi di euro rappresenta la peggiore delle umiliazioni inflitte ai precari, ai sottoccupati, ai morti sul lavoro e, ancor più alla folla sterminata degli affamati di pane e di giustizia che abita il pianeta. Quella portaerei pertanto come la mafia è una violazione del diritto nazionale e internazionale e come la mafia è sostenuta coi soldi sottratti alla povera gente. La Cavour è il pizzo che ogni cittadina e cittadino italiano hanno dovuto pagare alla cultura perversa della guerra. Come la mafia quella nave si afferma con la logica e gli strumenti dello strapotere e l'arroganza del più forte. Minaccia, intimidisce, uccide esattamente come la mafia. È per questo che solo un'arca di pace può essere in grado di sconfiggere le mafie perché usa un dizionario differente e ne rifiuta qualsiasi parentela, contiguità, somiglianza. Un'arca di pace salpa per vivere la prossimità e non per soffocare ogni alito di umanità. Un'arca di pace crea un clima di fiducia e di amicizia che è il sale di ogni azione preventiva di conflitto. Solo l'arca di pace autenticamente nonviolenta e rispettosa della legge, quella in cui si educa alla legalità e al diritto che garantisce i deboli può costituire una risposta alle mafie e alla guerra. Per queste ragioni nel cantiere dell'arca si incontrano in sintonia coerente gli operai dell'impegno per il disarmo e per l'economia di giustizia con coloro che chiedono rispetto e dignità per gli stranieri in casa nostra, i progettisti del nuovo ordine mondiale basato sul riconoscimento della dignità di ogni persona insieme a chi da anni vuole liberare il nostro Paese dall'oppressione della malavita organizzata. E come vorremmo riconoscere che tra i comandanti e i mozzi di quell'arca almeno alcuni tra i candidati a governare l'Italia, i pastori e i credenti delle fedi che si vivono in Italia, coloro che sono chiamati a tutelare il rispetto delle leggi ispirate alla Costituzione.

PER I TIBETANI...E TUTTI GLI ALTRI

Tutti sanno, almeno lo spero, cosa sta accadendo in questi giorni, in Tibet…molti si indignano per le violenze e l’occupazione cinese e propongono il boicottaggio dei giochi olimpici di Pechino.
Ovviamente sono indignato anch’io. E anch’io ho sottoscritto l’appello all’Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese a Roma.

Quello che mi turba è l’ingenuità (o forse dovrei scrivere l'ignoranza o, peggio ancora, la malafede) dei molti che non ricordano Piazza Tien An Men; che non sanno o fingono di non sapere che la violazione dei diritti umani, e non solo in Tibet, era stata denunciata dalle varie associazioni già da anni.
Quello che mi spaventa che anche un settore attento alle tematiche della sofferenza, dei diritti umani, della tortura, ecc. ecc., sia attraversato da mode, per dimenticare l’oggetto delle proprie attenzioni alla successiva emergenza. Chi parla più dei terremotati dell’Iran di qualche anno fa, delle vittime dello tsunami, del Darfur, della Birmania, delle violazioni dei diritti umani che avvengono praticamente in tutto il mondo (senza escludere il nostro beneamato paese, basti pensare non solo a quanto è accaduto a Bolzaneto in occasione del G8, ma all’ondata revisionista sulla Resistenza, sul nucleare, sul ritorno a pratiche come l’elettroshoch o all’istituzionalizzazione strisciante dei bambini con disabilità, o alla complicità del nostro (?) esercito nelle varie stragi di civili in Iraq e Afganistan) e via dicendo?

Occorre invertire la rotta. Semplicemente: occorre porre l’attenzione alla persona e al mondo in cui viviamo al centro della politica. Abbandonare il consumismo, il capitalismo (ma anche il comunismo industrialista). Creare un’alternativa. O almeno provarci…

Le prossime elezioni probabilmente cambieranno poco: sia che vinca la destra di Veltroni o quella di Berlusconi: due facce della stessa medaglia.

Io voterò per la lista per il bene comune. Se non altro ci sono brave persone che si ispirano al pensiero di Aldo Capitini…
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Riporto il sommario e l’editoriale del Notiziario telematico La nonviolenza è in cammino

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 408 del 28 marzo 2008
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E,
01100Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Sommario di questo numero:
1. Mentre proseguono le stragi
2. Enrico Piovesana: La truffa degli aiuti mentre le stragi proseguono
3. Michael Moore: La guerra di Bush
4. Il 28 marzo a Roma
5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
6. Luca Cangemi presenta "Il mondo nel mirino" di Rey Chow
7. Alessandro Corio presenta "Il mondo nel mirino" di Rey Chow
8. "Le Monde Diplomatique" presenta "Il mondo nel mirino" di Rey Chow
9. Chiara Marchetti presenta "Giovani musulmani d'Italia" di AnnalisaFrisina
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di più

1. EDITORIALE. MENTRE PROSEGUONO LE STRAGI
Mentre proseguono le stragi in Afghanistan, i corresponsabili italiani di esse chiedono ai cittadini italiani un voto per poter continuare a provocare la morte di tanti innocenti. Evidentemente per i signori che dalla destra nazista giungono alla ex-sinistra arlecchina l'Italia e' una repubblica fondata sull'assassinio. Non un voto ai partiti della guerra e del razzismo. Non un voto ai partiti della partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista, alla guerra imperialista e razzista, alla guerra nemica dell'umanità, violatrice del diritto internazionale e della legalità costituzionale. Non un voto al superpartito degli assassini che raccoglie il mucchio selvaggio che va dalla destra nazista alla ex-sinistra arlecchina. Votare occorre per quelle liste che si oppongono alla guerra e al razzismo. Votare occorre per quelle liste che difendono i diritti umani, il diritto internazionale, la legalità costituzionale, la civiltà giuridica e la democrazia. Votare occorre. Contro la guerra. Contro il razzismo.Votare occorre. Per salvare le vite.

giovedì 27 marzo 2008

APPELLO PER IL TIBET

Ricevo questa mail da diverse liste. L'originale è la seguente:

Da: Associazione Italia Tibet [mailto:info@italiatibet.org]
Inviato: mercoledì 26 marzo 2008 18.58A

Oggetto: PETIZIONE ALL'AMBASCIATORE CINESE IN ITALIA

Care amiche e amici
VI CHIEDIAMO DI DIFFONDERE QUANTO PIU POSSIBILE QUESTA PETIZIONE,CHE POTETE INOLTRARE VIA MAIL ALL'AMBASCIATORE CINESE IN ITALIAALL'INDIRIZZO SOTTOINDICATO.
FAREMO COSI' SENTIRE LA NOSTRA VOCE AFFINCHE' LA FEROCE E
SANGUINARIA REPRESSIONE DEI MONACI E DELLA POPOLAZIONE TIBETANACESSI IN FAVORE DEL DIALOGO E DEL CONFRONTO: INOLTRATE QUESTA MAIL AL SITO:
chinaemb_it@mfa.gov.cn

testo della petizione

sig. Ambasciatore Dong Jinyi Ambasciata Cinese Via Bruxelles, 56 00198 Roma Italia Mail: chinaemb_it@mfa.gov.cn Fax 0039 06 85352891

Oggetto: Libertà per il Popolo Tibetano

Esprimiamo la nostra preoccupazione per gli incresciosi fatti che stanno accadendo
a Lhasa in Tibet con la feroce e ingiustificata repressione di manifestanti pacifici che
chiedono il giusto riconoscimento del loro diritto all'Autonomia nella loro patria e
terra Tibetana.
Chiediamo che la repressione cessi e che si apra un dialogo con le popolazioni locali
per il riconoscimento dei loro diritti di vivere in pace e per il rispetto della loro cultura
e tradizione.


CITTADINI ITALIANI PER LA SOLIDARIETA' CON IL POPOLO TIBETANO

firma

venerdì 21 marzo 2008

Se cinque anni vi sembran pochi...via le truppe italiane dall'Iraq!

Iraq 19.3.2008
Un deserto chiamato pace
Dopo cinque anni di guerra l'Iraq resta diviso e in fiamme

Il presidente statunitense George W. Bush difenderà oggi la decisione d'invadere l'Iraq in un discorso al Pentagono in occasione del quinto anniversario del conflitto. ''È stata una decisione giusta. Questa è una battaglia che l'America può e deve vincere'', spiegherà Bush ai generali a stelle e strisce, gli stessi che non più tardi di una settimana fa hanno diffuso un rapporto nel quale ammettevano che al-Qaeda in Iraq non c'era sotto il regime di Saddam, ma vi è arrivata dopo l'invasione Usa. Secondo le anticipazione diffuse dalla stessa Casa Bianca, Bush sottolineerà i buoni risultati ottenuti con la strategia del surge, adottata l'anno scorso, per la quale ''in Iraq siamo testimoni della prima insurrezione araba su larga scala contro Osama bin Laden, la sua truce ideologia e la sua rete di terrore''.

Discorsi e omissioni. Un riferimento diretto alla migliore idea che abbia avuto l'amministrazione Usa da quando ha invaso l'Iraq: trattare con i sunniti e i loro cosiddetti Consigli del Risveglio, milizie tribali sunnite, che si sono affiancate alle truppe statunitensi nella lotta ai ribelli integralisti legati ad al-Qaeda.
Anche il premier iracheno Nuri al Maliki ha aperto ieri i lavori della Conferenza di riconciliazione nazionale che, per due giorni, riunirà a Baghdad centinaia di delegati di quasi tutti i gruppi politici iracheni, parlando della collaborazione con i sunniti. ''Nonostante i molti progressi politici raggiunti, la strada da percorrere è ancora lunga, piena di sfide e pericoli'', ha dichiarato il premier nel suo discorso d'apertura, nel quale ha anche esortato tutte le forze politiche a sostenere il processo di riconciliazione nazionale. Nel suo discorso, al Maliki ha inoltre rivendicato la formazione di 29 Consigli popolari sunniti, chiamati sahwa, che si battono assieme alle forze governative e a quelle statunitensi contro i guerriglieri e ha affermato che altri 13 consigli dello stesso genere sono in via di formazione.
Quello che però non viene detto è che sarebbe bastato pensarci cinque anni fa, non lasciando il proconsole Paul Bremer III, al quale venne affidata la gestione del dopo Saddam, liquidare in massa la classe dirigente sunnita, consegnandola alla disperazione e all'insurrezione. Non verrà detto, nel discorso di Bush, che la guerra ha avuto, e continua ad avere, un alto costo di vite umane e finanziario, ma aggiungerà che tali ''costi sono necessari se si considera il costo che avrebbe una vittoria strategica dei nostri nemici in Iraq: ritirarsi significherebbe far precipitare il Paese nel caos e imbaldanzire i terroristi''. Esattamente quello che è avvenuto a causa dell'invasione.
La situazione politica in Iraq, dopo cinque anni di guerra, è ben rappresentata proprio da questa Conferenza per la Riconciliazione. Il Fronte della Concordia, principale gruppo parlamentare sunnita, e la lista laica al-Iraqiya, che fa capo all'ex premier Iyad Allawi, hanno boicottato l'appuntamento, bollandolo come una operazione di propaganda a favore del governo. La conferenza fa seguito all'iniziativa svoltasi, sempre a Baghdad, il 17 dicembre del 2006. Maliki ha preferito, per il momento, glissare sulle assenze e ha lanciato un monito all'Iran e alla Turchia, esortando ''i paesi confinanti a non interferire negli affari interni dell'Iraq''.
Un paese spaccato: i curdi al nord. Il primo paese al quale si è riferito, tra le righe, al-Maliki è senza dubbio la Turchia. Il governo di Ankara, con brevi momenti di tregua, tiene sotto un'asfissiante pressione armata l'Iraq settentrionale, la regione curda del Kurdistan, ritenuta dai turchi la retrovia dei guerriglieri curdi del Pkk che colpiscono in territorio turco. Aviazione e truppe corazzate, più di una volta, hanno oltrepassato il confine, portando la guerra nella regione autonoma del Kurdistan iracheno. Lo stesso presidente della Repubblica, il curdo Jalal Talabani, ha provato più di una volta a chiedere che il governo iracheno prendesse una chiara posizione contro le incursioni turche, ma Baghdad è stata sempre messa a tacere dagli Usa che tentano di trovare una soluzione concordata con la Turchia senza arrivare alla rottura diplomatica tra due paesi che sono tra i pochi alleati affidabili di Washington nella regione. Sono in molti, però, a sostenere che le azioni del Pkk siano solo il grimaldello che Ankara ha deciso di utilizzare per sancire che sulla questione di Kirkuk non si deve decidere senza la Turchia. Kirkuk, potenzialmente, è uno dei più grandi giacimenti petroliferi del mondo. La città, con popolazione mista curda, araba e turcomanna, è contesa. Il piano originario degli Usa, con ogni probabilità, puntava a 'dare' Kirkuk ai sunniti, in quanto sia il nord curdo che il sud sciita sono già ricchi di petrolio. I curdi, però, in un paese che mai dalla sua fondazione è stato così diviso, non accettano questa soluzione e vogliono far valere i loro diritti sulla città, 'arabizzata' a forza da Saddam, e adesso 'curdizzata' a forza dai nuovi padroni.
Il destino di Kirkuk sarebbe dovuto decidersi con un referenduml, previsto per dicembre 2007. Le pressioni turche, che guardano con terrore a un Kurdistan che si arricchisse anche dei giacimenti della città contesa, sono riuscite a ottenere un rinvio del referendum a luglio 2008. Ma la situazione resta molto tesa, al punto che non è stato ancora possibile votare in parlamento il testo unico della nuova Legge del Petrolio irachena.
Un paese spaccato: gli sciiti al sud. Il secondo paese confinante al quale si riferiva Maliki nel suo discorso di ieri è l'Iran, che ha un grande potere attrattivo sugli sciiti che rappresentano il 60 percento della popolazione irachena. Un successo che gli Usa possono vantare in merito è la fine di Moqtada. La corrente politica che fa capo al leader radicale sciita Moqtada Sadr, infatti, ha ritirato la propria delegazione della conferenza a Baghdad, ma ormai la sua influenza è al tramonto.
Moqtada al Sadr ha gettato la spugna. E' questa la grande novità che, negli ultimi mesi, ha sancito la fine della breve ma intensa parabola politica dell'ayatollah radicale vicino all'Iran. E proprio in Iran, nella città santa di Qom, quella di Khomeini per intenderci, Moqtada si è ritirato per completare i suoi studi coranici e diventare davvero un dottore del diritto islamico.
Prima di partire, però, al-Sadr ha sciolto le milizie del Mahdi, il suo esercito privato che si era distinto per ferocia nel conflitto interreligioso che ha contrapposto sciiti e sunniti in Iraq. "La presenza degli occupanti", si legge nel sermone preparato da Moqtada al-Sadr, per la preghiera del venerdì con la quale ha salutato i suoi seguaci, ''e il fallimento dell'esercito del Mahdi nel tentativo di liberare l'Iraq, così come la disobbedienza di molti e il loro deviare dalla retta via mi hanno portato a isolarmi in segno di protesta. Molti che mi erano vicini si sono allontanati per ragioni materialistiche o per desiderio di indipendenza. Altri mi sono ancora fedeli e leali ed è a loro che mi rivolgerò attraverso l'istruzione e l'insegnamento". In agosto al Sadr aveva annunciato la sospensione delle attività della sua milizia e questo aveva portato a un drastico calo delle violenze in Iraq. Di recente aveva rinnovato il cessate il fuoco, affidando all'ostruzionismo parlamentare l'ultimo baluardo di protesta. L'uscita di scena di Moqtada, almeno per il momento, sancisce il dominio della corrente sciita che fa riferimento all'ayatollah al-Sistani, avversa all'Iran e incline al compromesso con gli Stati Uniti e il governo di al-Maliki. I cristiani e il centro sunnita. I problemi attuali dell'Iraq, però, non sono solo sulla ridefinizione degli equilibri tra il nord e il sud del paese. Al centro, infatti, resta una nebulosa indefinita, rappresentata dai sunniti e dalle altre minoranze che abitano il puzzle di etnie, religioni, lingue e interessi della regione. I cristiani, per esempio. La moltitudine di persone che ha partecipato ai funerali (nella chiesa di Mar Adaa a Karamless, villaggio cristiano situato una trentina di chilometri a ovest di Mosul),di monsignor Paulus Faraj Rahho, arcivescovo caldeo, rapito nei giorni scorsi e rinvenuto cadavere, ha ricordato a tutti che esistono anche i cristiani in questa terra insanguinata.
Proprio Mosul, secondo quanto dichiarato dal governo iracheno e dai vertici militari Usa, è diventato l'ultimo rifugio dei miliziani di al-Qaeda in Iraq. Scacciati da Falluja, scacciati dalla provincia dell'al-Anbar, i guerriglieri integralisti si sarebbero rintanati nei pressi della cittadina mista e, da mesi, si prepara una furiosa operazione militare nei dintorni d Mosul.
Lo schema sarà quello adottato, in passato, per Samarra, Falluja e Ramadi. Aviazione Usa e fanteria irachena, poi fanteria Usa. E tanto, tanto sangue.
Dopo cinque anni, insomma, i problemi restano tanti e le soluzioni paiono sempre una toppa inserita con ritardo, dopo che il tappetto è stato calpestato in massa. Resta un paese diviso tra tensioi religiose, politiche, etniche ed economiche come non lo era mai stato prima. La fine della dittattura di Saddam, invece che una festa di liberazione, si è tramutata nel caos dove, come innumerevoli Fortezze Bastiani, rimangono le enormi basi militari statunitensi come cattedrali nel deserto.
Christian Elia
Pubblicato su www.peacerporter n. 163

Se cinque anni vi sembran pochi...

Iraq 19.3.2008
Un deserto chiamato pace
Dopo cinque anni di guerra l'Iraq resta diviso e in fiamme

Il presidente statunitense George W. Bush difenderà oggi la decisione d'invadere l'Iraq in un discorso al Pentagono in occasione del quinto anniversario del conflitto. ''È stata una decisione giusta. Questa è una battaglia che l'America può e deve vincere'', spiegherà Bush ai generali a stelle e strisce, gli stessi che non più tardi di una settimana fa hanno diffuso un rapporto nel quale ammettevano che al-Qaeda in Iraq non c'era sotto il regime di Saddam, ma vi è arrivata dopo l'invasione Usa. Secondo le anticipazione diffuse dalla stessa Casa Bianca, Bush sottolineerà i buoni risultati ottenuti con la strategia del surge, adottata l'anno scorso, per la quale ''in Iraq siamo testimoni della prima insurrezione araba su larga scala contro Osama bin Laden, la sua truce ideologia e la sua rete di terrore''.

Discorsi e omissioni. Un riferimento diretto alla migliore idea che abbia avuto l'amministrazione Usa da quando ha invaso l'Iraq: trattare con i sunniti e i loro cosiddetti Consigli del Risveglio, milizie tribali sunnite, che si sono affiancate alle truppe statunitensi nella lotta ai ribelli integralisti legati ad al-Qaeda.
Anche il premier iracheno Nuri al Maliki ha aperto ieri i lavori della Conferenza di riconciliazione nazionale che, per due giorni, riunirà a Baghdad centinaia di delegati di quasi tutti i gruppi politici iracheni, parlando della collaborazione con i sunniti. ''Nonostante i molti progressi politici raggiunti, la strada da percorrere è ancora lunga, piena di sfide e pericoli'', ha dichiarato il premier nel suo discorso d'apertura, nel quale ha anche esortato tutte le forze politiche a sostenere il processo di riconciliazione nazionale. Nel suo discorso, al Maliki ha inoltre rivendicato la formazione di 29 Consigli popolari sunniti, chiamati sahwa, che si battono assieme alle forze governative e a quelle statunitensi contro i guerriglieri e ha affermato che altri 13 consigli dello stesso genere sono in via di formazione.
Quello che però non viene detto è che sarebbe bastato pensarci cinque anni fa, non lasciando il proconsole Paul Bremer III, al quale venne affidata la gestione del dopo Saddam, liquidare in massa la classe dirigente sunnita, consegnandola alla disperazione e all'insurrezione. Non verrà detto, nel discorso di Bush, che la guerra ha avuto, e continua ad avere, un alto costo di vite umane e finanziario, ma aggiungerà che tali ''costi sono necessari se si considera il costo che avrebbe una vittoria strategica dei nostri nemici in Iraq: ritirarsi significherebbe far precipitare il Paese nel caos e imbaldanzire i terroristi''. Esattamente quello che è avvenuto a causa dell'invasione.
La situazione politica in Iraq, dopo cinque anni di guerra, è ben rappresentata proprio da questa Conferenza per la Riconciliazione. Il Fronte della Concordia, principale gruppo parlamentare sunnita, e la lista laica al-Iraqiya, che fa capo all'ex premier Iyad Allawi, hanno boicottato l'appuntamento, bollandolo come una operazione di propaganda a favore del governo. La conferenza fa seguito all'iniziativa svoltasi, sempre a Baghdad, il 17 dicembre del 2006. Maliki ha preferito, per il momento, glissare sulle assenze e ha lanciato un monito all'Iran e alla Turchia, esortando ''i paesi confinanti a non interferire negli affari interni dell'Iraq''.
Un paese spaccato: i curdi al nord. Il primo paese al quale si è riferito, tra le righe, al-Maliki è senza dubbio la Turchia. Il governo di Ankara, con brevi momenti di tregua, tiene sotto un'asfissiante pressione armata l'Iraq settentrionale, la regione curda del Kurdistan, ritenuta dai turchi la retrovia dei guerriglieri curdi del Pkk che colpiscono in territorio turco. Aviazione e truppe corazzate, più di una volta, hanno oltrepassato il confine, portando la guerra nella regione autonoma del Kurdistan iracheno. Lo stesso presidente della Repubblica, il curdo Jalal Talabani, ha provato più di una volta a chiedere che il governo iracheno prendesse una chiara posizione contro le incursioni turche, ma Baghdad è stata sempre messa a tacere dagli Usa che tentano di trovare una soluzione concordata con la Turchia senza arrivare alla rottura diplomatica tra due paesi che sono tra i pochi alleati affidabili di Washington nella regione. Sono in molti, però, a sostenere che le azioni del Pkk siano solo il grimaldello che Ankara ha deciso di utilizzare per sancire che sulla questione di Kirkuk non si deve decidere senza la Turchia. Kirkuk, potenzialmente, è uno dei più grandi giacimenti petroliferi del mondo. La città, con popolazione mista curda, araba e turcomanna, è contesa. Il piano originario degli Usa, con ogni probabilità, puntava a 'dare' Kirkuk ai sunniti, in quanto sia il nord curdo che il sud sciita sono già ricchi di petrolio. I curdi, però, in un paese che mai dalla sua fondazione è stato così diviso, non accettano questa soluzione e vogliono far valere i loro diritti sulla città, 'arabizzata' a forza da Saddam, e adesso 'curdizzata' a forza dai nuovi padroni.
Il destino di Kirkuk sarebbe dovuto decidersi con un referenduml, previsto per dicembre 2007. Le pressioni turche, che guardano con terrore a un Kurdistan che si arricchisse anche dei giacimenti della città contesa, sono riuscite a ottenere un rinvio del referendum a luglio 2008. Ma la situazione resta molto tesa, al punto che non è stato ancora possibile votare in parlamento il testo unico della nuova Legge del Petrolio irachena.
Un paese spaccato: gli sciiti al sud. Il secondo paese confinante al quale si riferiva Maliki nel suo discorso di ieri è l'Iran, che ha un grande potere attrattivo sugli sciiti che rappresentano il 60 percento della popolazione irachena. Un successo che gli Usa possono vantare in merito è la fine di Moqtada. La corrente politica che fa capo al leader radicale sciita Moqtada Sadr, infatti, ha ritirato la propria delegazione della conferenza a Baghdad, ma ormai la sua influenza è al tramonto.
Moqtada al Sadr ha gettato la spugna. E' questa la grande novità che, negli ultimi mesi, ha sancito la fine della breve ma intensa parabola politica dell'ayatollah radicale vicino all'Iran. E proprio in Iran, nella città santa di Qom, quella di Khomeini per intenderci, Moqtada si è ritirato per completare i suoi studi coranici e diventare davvero un dottore del diritto islamico.
Prima di partire, però, al-Sadr ha sciolto le milizie del Mahdi, il suo esercito privato che si era distinto per ferocia nel conflitto interreligioso che ha contrapposto sciiti e sunniti in Iraq. "La presenza degli occupanti", si legge nel sermone preparato da Moqtada al-Sadr, per la preghiera del venerdì con la quale ha salutato i suoi seguaci, ''e il fallimento dell'esercito del Mahdi nel tentativo di liberare l'Iraq, così come la disobbedienza di molti e il loro deviare dalla retta via mi hanno portato a isolarmi in segno di protesta. Molti che mi erano vicini si sono allontanati per ragioni materialistiche o per desiderio di indipendenza. Altri mi sono ancora fedeli e leali ed è a loro che mi rivolgerò attraverso l'istruzione e l'insegnamento". In agosto al Sadr aveva annunciato la sospensione delle attività della sua milizia e questo aveva portato a un drastico calo delle violenze in Iraq. Di recente aveva rinnovato il cessate il fuoco, affidando all'ostruzionismo parlamentare l'ultimo baluardo di protesta. L'uscita di scena di Moqtada, almeno per il momento, sancisce il dominio della corrente sciita che fa riferimento all'ayatollah al-Sistani, avversa all'Iran e incline al compromesso con gli Stati Uniti e il governo di al-Maliki. I cristiani e il centro sunnita. I problemi attuali dell'Iraq, però, non sono solo sulla ridefinizione degli equilibri tra il nord e il sud del paese. Al centro, infatti, resta una nebulosa indefinita, rappresentata dai sunniti e dalle altre minoranze che abitano il puzzle di etnie, religioni, lingue e interessi della regione. I cristiani, per esempio. La moltitudine di persone che ha partecipato ai funerali (nella chiesa di Mar Adaa a Karamless, villaggio cristiano situato una trentina di chilometri a ovest di Mosul),di monsignor Paulus Faraj Rahho, arcivescovo caldeo, rapito nei giorni scorsi e rinvenuto cadavere, ha ricordato a tutti che esistono anche i cristiani in questa terra insanguinata.
Proprio Mosul, secondo quanto dichiarato dal governo iracheno e dai vertici militari Usa, è diventato l'ultimo rifugio dei miliziani di al-Qaeda in Iraq. Scacciati da Falluja, scacciati dalla provincia dell'al-Anbar, i guerriglieri integralisti si sarebbero rintanati nei pressi della cittadina mista e, da mesi, si prepara una furiosa operazione militare nei dintorni d Mosul.
Lo schema sarà quello adottato, in passato, per Samarra, Falluja e Ramadi. Aviazione Usa e fanteria irachena, poi fanteria Usa. E tanto, tanto sangue.
Dopo cinque anni, insomma, i problemi restano tanti e le soluzioni paiono sempre una toppa inserita con ritardo, dopo che il tappetto è stato calpestato in massa. Resta un paese diviso tra tensioi religiose, politiche, etniche ed economiche come non lo era mai stato prima. La fine della dittattura di Saddam, invece che una festa di liberazione, si è tramutata nel caos dove, come innumerevoli Fortezze Bastiani, rimangono le enormi basi militari statunitensi come cattedrali nel deserto.
Christian Elia
Pubblicato su www.peacerporter n. 163

PER IL BENE COMUNE: APPUNTAMENTO PER LE PROSSIME ELEZIONI


IMPORTANTE SENTENZA DEL TAR EMILIA ROMAGNA: ILLEGITTIMI I FINANZIAMENTI STATALI ALLE SCUOLE PRIVATE

Bologna , 14/03/2008
Grande vittoria della scuola della Repubblica.
Comunicato del Comitato bolognese Scuola e Costituzione
di bruno moretto

Comitato bolognese Scuola e Costituzione www.scuolaecostituzione.it

La Regione Emilia Romagna al giudizio della Corte Costituzionale. Il TAR Emilia Romagna, con ordinanza n. 10 del 10 marzo 2008, dichiara "rilevante e non manifestamente infondata la questione della legittimità costituzionale della L. R. n. 52/95" "in relazione agli artt. 33, c.1,2,3, e 117 della Costituzione" e "ordina la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale".
Avevamo ragione noi. Ogni finanziamento diretto alle scuole private è incostituzionale sotto diversi profili:
1) "violazione del principio della libertà di insegnamento e della libertà di istituzione di scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato";
2) "la previsione di un sostegno finanziario direttamente a favore delle scuole dell'infanzia private per contributi di spesa corrente e di investimento...appare in contrasto con il divieto costituzionale di oneri finanziari in materia a carico del bilancio pubblico";
3) "ogni contribuzione pubblica – ove rivolta direttamente a favore della gestione di scuole ed istituti di educazione privati – contiene il rischio elevato di una ingerenza sull'organizzazione della scuola stessa". La legge n. 52 del 1995 si può ben considerare la "madre" di tutte le leggi regionali e nazionali di parità. Essa fu approvata nel 1995 sotto la Presidenza Bersani. A questa seguirono la Legge "Rivola" del 1999 e quelle di altre regioni. Nel 2000 fu il riferimento della Legge 62 approvata dal Governo D'Alema, con Ministro Berlinguer. L'insieme di questi provvedimenti ha creato una situazione per cui le scuole private, a partire da quelle dell'infanzia, ricevono finanziamenti da tre canali: nazionale, regionale e comunale.Per fare un esempio a Bologna una sezione di scuola materna privata paritaria riceve, in seguito a convenzione comunale, circa 14.000 euro. Inoltre riceve 3.000 euro come contributo di miglioramento previsto dalla Legge regionale 26/2001. Il contributo statale è di circa 16.000 euro. Il totale fa 33.000 euro per classe (sezione). Si può stimare che i contributi pubblici di Stato, regioni e comuni alle scuole private raggiungano un miliardo di euro l'anno. Addirittura la finanziaria del 2007 ha tagliato 4 miliardi di euro alla scuola statale, ma ha incrementato di 150 milioni il finanziamento alle scuole private.Altrettanto grave è stato il declassamento della scuola da istituzione a servizio erogabile a piacimento da scuole pubbliche gratuite o private a pagamento. L'art. 33 della Costituzione afferma infatti che "La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi." Pertanto il compito di assicurare a tutti i cittadini un'istruzione di qualità per formare i cittadini della Repubblica è assegnato alla scuola statale. Nessun altro Ente o Istituto può svolgere tale funzione di uguaglianza e libertà.Nelle scuole private non c'è libertà di insegnamento, nel senso che il docente viene reclutato in base alla sua adesione al progetto culturale della scuola stessa, e libertà di accesso, visto che lo studente deve aderire ad una precisa impostazione religiosa o filosofica.
I testi del ricorso e dell'ordinanza sono reperibili all'indirizzo
www.comune.bologna.it/iperbole/coscost/TAR_10mar08/tar.htm

da una mail della lista pedagogistionline@yahoogroups.com
Dal notiziario telematico NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 401 del 21 marzo 2008 (Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it) riprendo il seguente appello promosso dal MIR


APPELLO del MOVIMENTO INTERNAZIONALE
DELLA RICONCILIAZIONE per IL TIBET
[Attraverso Paolo Candelari (per contatti: paolocand@gmail.com) riceviamo e diffondiamo il seguente comunicato del Mir (per contatti: segreteria@miritalia.org). Il Mir, Movimento internazionale della riconciliazione, e' una delle principali esperienze organizzate della nonviolenza]

Dal 1950 la Cina occupa il territorio del Tibet e attua una sistematica politica di annullamento della popolazione e della cultura tibetane. In questi giorni sta mettendo in atto una durissima repressione nei confronti di una nuova rivolta del popolo tibetano. A Lhasa e in varie parti del paese sono state represse manifestazioni di protesta, centinaia di monaci e civili sono stati arrestati e picchiati. Decine di persone sono morte nel corso degli incidenti per opera della polizia.
Il Movimento internazionale della riconciliazione:
- condanna la violenza del governo cinese e si dichiara solidale con i manifestanti tibetani;
- ritiene che la via della resistenza nonviolenta indicata dal Dalai Lama e perseguita da numerosi monaci buddhisti e civili tibetani sia il miglior modo per sostenere i propri diritti;
- si impegna a diffondere informazioni e sostenere questa resistenza;
- invita i propri soci e tutti gli amici della nonviolenza a partecipare alle manifestazioni nonviolente che si stanno organizzando in diverse città allo scopo di protestare contro la continua violazione della libertà in Tibet ed esprimere solidarietà alla popolazione cinese privata a sua volta del diritto di informazione e di espressione;
- invita il governo cinese ad avviare un dialogo con il Dalai Lama, massima autorità del Tibet in esilio, in nome di quella fratellanza dei popoli di cui le olimpiadi dovrebbero essere espressione.

Non lasciamo soli i tibetani.

La segreteria del Movimento internazionale della riconciliazione

Torino, 19 marzo 2008

giovedì 20 marzo 2008

PER IL BENE COMUNE: IL PROGRAMMA

Quello che segue è il programma della lista per il bene comune, tratto dal sito http://www.perilbenecomune.net/

Il nostro Programma

Ambiente, energia e infrastrutture
1. •No alle grandi opere, quando inutili e dannose (No Tav, No Ponte, No rigassificatori, No inceneritori)
2. •Procedere ad un Piano energetico nazionale sulle esigenze della collettività, non su quella delle aziende.
3. •Difesa dell'acqua come bene comune che deve restare pubblico
4. •Sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, con esplicita esclusione dei rifiuti
5. •Forte impulso al trasporto pubblico, ai veicoli ecologici e al trasporto ciclabile urbano
6. •Campagne per il risparmio e l'efficienza energetica, e per l'autoproduzione domestica di energia. Incentivi alle tecnologie che risparmiano energia, come i Led nella pubblica illuminazione.
7. •Creazione di un piano nazionale dove vengono fissati i principi comuni per i Piani Regolatori che siano ispirati a: diritto alla mobilità, all'ambiente, alla salute e alla sicurezza (traffico)
8. •Nuove regole dello sviluppo urbano che tengano conto delle esigenze di un TRASPORTO a basso costo, a basso impatto ambientale, sicuro e che tenga conto dei costi della salute pubblica.
9. •Un albero per ogni nuovo nato, deve essere rispettata, a cura delle amministrazioni locali.
10. •Educazione ambientale come materia di insegnamento, a tutti i livelli scolastici.Introduzione dei pannolini lavabili negli asili nido, e incentivi alle famiglie per il loro utilizzo.


Casa
1. •Ridimensionare le forme speculative sulla casa e renderla realmente accessibile a tutti i cittadini. La casa è un diritto e come tale non può essere oggetto di speculazione.
2. •L'eliminazione dell'ICI per i possessori di un unico immobile e con reddito basso.
3. •Ripresa investimenti per l'edilizia popolare con priorità ad anziani e giovani coppie.
4. •Recuperando e ristrutturando il patrimonio residenziale pubblico, sia per ridurre i costi, sia per contenere il consumo di territorio;
5. •Requisendo e utilizzando appartamenti sfitti da più di 5 anni, di proprietà di Banche, Enti ed Assicurazioni.
6. •Dimezzamento interessi mutui prima casa per intestatari che non superino i 35.000 € di reddito annuo.


Coppie di fatto
1. •Varo di una legge che riconosca lo status di famiglia alle coppie di conviventi, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, estendendo loro i diritti/doveri delle coppie sposate


Economia
1. •Recupero delle risorse finanziarie
2. •Riduzione dei costi della politica attraverso:
3. -abolizione di grandi e piccoli privilegi di cui godono parlamentari, ex parlamentari, consiglieri regionali, comunali e componenti di tutte le strutture periferiche di governo;
4. -abolizione dei doppi e plurimi incarichi politici con relative retribuzioni;
5. -riduzione del numero di ministeri, di assessorati, di commissioni e soppressione di strutture parassite;
6. -riduzione del numero di parlamentari, sottosegretari, vicepresidenti, consiglieri regionali, ...
7. -adeguamento del trattamento pensionistico dei parlamentari e dei consiglieri regionali a quello di tutti gli altri cittadini;
8. -revisione del meccanismo di attribuzione, ai partiti, dei contributi per le spese elettorali sulla base degli effettivi votanti e non sul numero degli elettori iscritti nelle liste elettorali;
9. -abolizione delle Province e delle Circoscrizioni e realizzazione delle aree metropolitane
10. -costituzione di una Commissione Nazionale per la valutazione sull'utilità ed economicità delle opere pubbliche; Ciò avrebbe il duplice effetto di ridurre il peso fiscale sui cittadini e di riportare la politica al suo ruolo costituzionale di servizio, restituirle dignità e credibilità, ridare fiducia a quanti si sono allontanati da essa.
11. •Ripristino del pagamento dell'ICI da parte degli immobili di proprietà di Enti Religiosi, adibiti ad attività economiche.
12. •Riduzione delle spese militari
13. •Recupero dei finanziamenti impropriamente erogati attraverso il meccanismo dei certificati verdi / CIP6
14. •Utilizzo dei Fondi Dormienti, delle riserve auree e monetarie acquisite dalla Banca D'Italia, e dei diritti di Signoraggio che ora la Banca d'Italia incamera, dalla BCE, al posto dello Stato Italiano.


Tasse
1. •Lotta all'evasione fiscale, a cominciare dalla enorme quantità di beni mobili ed immobili della criminalità organizzata.
2. •Esenzione fiscale totale per i redditi più bassi
3. •Introduzione della Tobin Tax per tassare la speculazione e dare priorità alle spese sociali


Razionalizzazione della Pubblica Amministrazione
1. •abbattimento dei centri di potere pubblico che utilizzano impropriamente ingenti risorse finanziarie con logiche personalistiche e gestiscono servizi di interesse pubblico utilizzando competenze esterne, lautamente retribuite, piuttosto che quelle interne esistenti già retribuite.
2. •riorganizzazione delle amministrazioni centrali e periferiche degli Enti dello Stato con il contributo delle intelligenze e delle competenze, esistenti al loro interno, secondo un piano di lavoro studiato e progettato sinergicamente.


Salari
1. •Definire un livello minimo dei salari sufficiente per una vita dignitosa attraverso interventi diretti e indiretti.
2. •De-tassazione totale dei redditi fino al limite minimo considerato come soglia di sopravvivenza (15.000 euro lordi?)
3. •Piani per la piena occupazione a livello dei comuni.
Pubblica amministrazione
1. •Definizione di parametri meritocratici su partecipazione democratica dei cittadini, rapporto spesa / abitanti, rapporto abitanti / servizi erogati.
2. •Condizioni di assunzione nell'amministrazione della cosa pubblica - specie per le cariche più alte - con criteri di trasparente e comprovata esperienza e professionalità
3. •Revoca della carica in caso di appurata insoddisfacente prestazione.
4. •Abbassamento dei compensi e dei rimborsi/bonus, investimento dei fondi così risparmiati nel miglioramento del servizio erogato
5. •Tetto massimo per le spese correnti e per le opere pubbliche, e per la loro durata, con riferimento ad una specifica tabella tecnica nazionale


Sostegno alle attività produttive
1. •Ampio sostegno pubblico alle imprese che adempiendo ai propri doveri fiscali, puntano alla innovazione, rispettando l'ambiente, i diritti dei lavoratori e le norme antiinfortunistiche.
2. •Studiare la trasformazione dei contributi pubblici alle imprese (conto capitale e conto interessi) in quote di proprietà pubblica delle strutture e delle aree; con il doppio risultato di considerarle patrimonio pubblico (rispetto al debito) e di poter disporre di immobili produttivi, bloccando le attuali "delocalizazioni" che si trasformano in speculazioni immobiliari e potendo così favorire la collocazione di nuove attività imprenditoriali nella medesima struttura, considerando la quota di proprietà pubblica come contributo al nuovo insediamento .
3. •Fissare il costo massimo del denaro per le aziende produttive familiari.


Giustizia
1. •Riduzione del numero di Leggi e accorpamento tematico.
2. •Progetto per la divulgazione e la fruizione delle norme ai cittadini.
3. •Varo in tempi brevi di una legge sul conflitto d'interessi
4. •Piano triennale per abbreviare i tempi della giustizia, che preveda:
5. -Riequilibro degli organici nei vari tribunali;
6. -Refinire una tabella base per valutare la produttività di Magistrati ed avvocati;
7. -Rafforzare ed assegnare maggiori funzioni alla rete dei Giudici di Pace.


Immigrazione
1. •Accoglienza e riconoscimento del diritto di cittadinanza
2. •Chiusura immediata dei CPT
3. •Garantire i diritti agli immigrati, che, osservando i propri doveri, sono una risorsa VITALE per il Paese, per aumentare l'integrazione sociale ed economica e ridurre il rischio di emarginazione.Lotta decisa al lavoro nero, politiche di integrazione e per la casa, l'istruzione e l'accesso ai servizi.
4. •Cancellazione dell'attuale normativa e istituzione di una legge che tenga conto delle reali possibilità di integrazione e dei diritti dei migranti, libero da ogni logica discriminatoria, che riconosca pari diritti e opportunità ai cittadini stranieri


Informazione
1. •Televisione pubblica con ridotta pubblicità e canone dimezzato.
2. •Massima espansione di Internet accessibile a basso costo.
3. •Revisione dei finanziamenti pubblici all'editoria radiotelevisiva e giornalistica.
4. •Risorse per la Rai da reperire con la tassazione generale, dopo aver moralizzato gli attuali incarichi professionali
Istruzione e Formazione
1. •Istruzione pubblica e di buon livello per tutti
2. •Rilancio della scuola pubblica con fondi e strutture adeguate.
3. •Cancellazione del finanziamento pubblico alle scuole private non convenzionate e utilizzo di tali fondi per incrementare il personale docente, promuovere corsi di aggiornamento per i docenti ed il risanamento degli edifici scolastici
4. •Revisione delle assegnazioni di risorse finanziarie pubbliche al "sistema della formazione professionale"; recupero dei finanziamenti pubblici illecitamente erogati.
5. •Revisione dei criteri di accertamento del corretto impiego dei finanziamenti, per un effettivo controllo sulla formazione erogata e sull'esito in termini di competenze acquisite.


Lavoro e previdenza
1. •Abolizione della legge 30 (legge Biagi).
2. •Lotta al lavoro nero
3. •Revisione delle normative per la sicurezza sui posti di lavoro, con l'introduzione di sgravi fiscali e contributi per le aziende che vanno oltre il rispetto della legislazione in materia.
4. •Aumento del numero degli ispettori dei cantieri per la sicurezza sul lavoro.
5. •Messa in atto di ammortizzatori sociali a sostegno di chi si trova in condizioni di precarietà lavorativa
6. •Reddito di cittadinanza per chi è privo dei mezzi necessari per vivere
7. •Riforma del sistema previdenziale per garantire a tutti i pensionati una buona qualità di vita
8. •Vincolo per legge di una quota minima dei bilanci comunali da destinare alle politiche sociali per combattere le povertà.


Una politica di pace, di disarmo e non-violenza
1. •Smantellamento degli arsenali nucleari
2. •Ritiro delle truppe italiane che occupano altri paesi
3. •No a nuove basi USA e apertura di una trattativa istituzionale con le autorità di governo americane in merito al ruolo e funzioni delle servitù militari esistenti sul nostro territorio.
4. •Ridiscussione del ruolo e delle funzioni della NATO anche in riferimento alla mutata situazione geopolitica.
5. •Un anno di tempo per portare in Parlamento tutti i trattati segreti o sui quali sia stato, in passato, posto il segreto di Stato; successiva abrogazione di quelli non esaminati.
6. •Sviluppo del dialogo e della diplomazia per la soluzione dei conflitti internazionali; uso di volontari della pace come forze di interposizione pacifica
7. •Rispetto degli impegni presi per i fondi allo sviluppo e alla cooperazione internazionale
8. •Riconversione dell'industria bellica, con incentivi alla riconversione e sostegno all'occupazione.
9. •Promozione della cultura della nonviolenza attraverso corsi e laboratori scolastici


Responsabilità politica
1. •Partecipazione dei cittadini e rapporto elettori-eletti
2. •Norme per la trasparenza e la partecipazione dei cittadini ai bilanci comunali
3. •Referendum anche propositivi sui temi prioritari, compresi la politica internazionale e i temi economici-finanziari.
4. •Legge di responsabilità politica, con verifica periodica del mantenimento delle promesse elettorali e possibilità di perdita della carica se queste non vengono mantenute.
5. •Utilizzo delle nuove tecnologie per consultazioni popolari consultive: internet, telefonia mobile, digitale terrestre.


Ricerca scientifica
1. •Alzare il livello dei finanziamenti alla ricerca, adeguandoli a quelli europei.
2. •Potenziare la ricerca di base.
3. •Possibilità di destinazione dell'8 x mille alla ricerca scientifica per scopi pacifici.
4. •Pensionamento docenti universitari over 70, con possibilità di continuare insegnamento ad honorem, investendo il risparmio in potenziamento della ricerca.


Sanità
1. •Sanità pubblica e di buon livello per tutti
2. •Abolizione delle aziende sanitarie ospedaliere e ritorno al concetto di unità socio-sanitara, slegate dalla logica del profitto.
3. •Rilancio della sanità pubblica con fondi e strutture adeguate.
4. •Abolizione dei ticket per le prestazioni e gli esami medici.
5. •Aumento dei finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo.
6. •Abolizione dell'utilizzo degli psicofarmaci sui bambini


Sicurezza
1. •Piano triennale per il potenziamento delle dotazioni tecnologiche e degli addetti alle attività di contrasto della criminalità organizzata e dell'elusione ed evasione fiscale.
2. •Potenziamento delle attività e dei servizi di riabilitazione, per favorire il reinserimento di chi ha scontato la propria pena


Disabilità
1. •Immediata Ratifica della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone Disabili;
2. •In ottemperanza alla citata Convenzione ONU, definizione di un nuovo piano di ricerca e monitoraggio delle disabilità. Secondo competenze da definire esso riguarderà ISTAT Università ed Istituti di Ricerca;
3. •Riforme delle Prestazioni Economiche per " Invalidi civili " (pensioni) e delle Indennità di Accompagno. Tali interventi riguarderanno :
4. -adeguamenti degli importi;
5. -definizione dei bisogni e superamento di ogni forma di squilibrio - sperequazione fra disabili, quale causa di situazioni discriminatorie interne ad una medesima condizione umana. I maggiori aggravi di spesa verranno sostenuti da una quota recuperata dalla evasione fiscale;
6. •Vita Indipendente per i Disabili non Autosufficienti intesa come strumento per l’esercizio dei diritti umani - soggettivi, da scorporare dalle generiche prestazioni per le non autosufficienze (comunque tutelate).
7. •Definizione di criteri di esigibilità omogenea su tutto il territorio nazionale a mezzo di:
8. -Progettualità interdisciplinare a mezzo della centralità dell'utente - protagonista;
9. -prestazioni di assistenza personale indiretta con controllo della qualità da parte dell'utente-protagonista e monitoraggio dell'indirizzo della spesa da parte dell'amministrazione pubblica;
10. -Riordino degli oneri sociali a mezzo di una nuova fattispecie di contributi figurativi. Tale assetto non prevede aggravi di spesa se inteso come strumento alternativo alla vecchia logica degli "istituti" , meglio riconoscibili come serragli - istituzioni totali;
11. •Scuola e Università: promulgare leggi che tutelino maggiormente il diritto allo studio ad ogni livello e su tutto il territorio nazionale in quanto diritto esigibile. Innescare meccanismi culturali ed organizzativi che portino dal mero inserimento alla piena integrazione - inclusione;
12. •Barriere architettoniche - orientative: ottemperanza verso gli orientamenti europei e promulgazione di normative che definiscano criteri di controllo sulla qualità degli interventi.
13. •Riforma del Contrassegno Disabili secondo il modello europeo e definizione di nuovi criteri organizzativi e di controllo integrato;
14. •Lavoro: Definizione di criteri metodologici ed operativi per rendere esigibile il concetto di collocamento mirato;
15. •Cultura e mass media: maggiore attenzione verso una divulgazione corretta delle tematiche inerenti il concetto di diversità sociale. In tali ambiti proporre profili appropriati circa le disabilità.

Mi considero un simpatizzante della lista Per il bene comune ma non concordo con un punto: quello relativo all'abolizione delle Province. L'Ente locale da abrogare è, a mio modesto parere, la Regione...

Per il resto mi sembra un bel programma...insomma una lista da votare...
Giuliano


INIZIATIVE SOLIDALI, NONVIOLENTE E INTERRELIGIOSE

Da NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 400 del 20 marzo 2008 riprendo il sommario e i primi quattro testi

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532,
e-mail: nbawac@tin.it

Sommario di questo numero:
1. Nello specchio tibetano
2. Solidarietà con don Erwin Krautler
3. Il 20-26 marzo a Roma, il 28-29 marzo a Napoli
4. Il 20 aprile a Rimini
5. Maria Teresa Carbone: Un colloquio tra Grossman, Oz, Yehoshua
6. Giovanna Providenti: La lotta nonviolenta delle donne in Myanmar
7. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
8. Letture: Nicola Grandi, Fondamenti di tipologia linguistica
9. Riletture: John Stuart Mill, La libertà. L'utilitarismo. L'asservimentodelle donne
10. Riedizioni: La satira. Persio e Giovenale
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di più

1. LE ULTIME COSE. NELLO SPECCHIO TIBETANO
Che si levi giusta e misericorde, condividente e responsabile, sincera e franca, la voce dell'umanità. Che si dispieghi nonviolenta e forte, la solidarietà internazionale col popolo tibetano e con tutti i popoli oppressi, con tutte le persone oppresse. Che si dispieghi nonviolenta e forte la lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani. Che questa lotta sia limpida e degna, benevolente e rigorosa nei fini e nei mezzi. Che questa solidarietà sia concreta e coerente, dell'incolumità e della dignità di tutti gli esseri umani sollecita e intransigente. Per esser tale, nonviolenta deve essere questa lotta, nonviolenta deve essere questa solidarietà, nonviolenta questa voce, piena la consapevolezza che vi é una sola umanità. Nello specchio tibetano é il tuo volto che si riflette. Solo la nonviolenza può salvare l'umanità.

2. APPELLI. SOLIDARIETÀ CON DON ERWIN KRAUTLER[Dal periodico on line dell'Associazione culturale Punto Rosso (per contatti: comunicazioni@puntorosso.it) "Lavori in corso", n. 99, riprendiamo il seguente appello diffuso da Antonio Lupo (per contatti: anlupo@alice.it).
Erwin Krautler é presidente del Cimi (Consiglio Indigeno Missionario) e vescovo di Altamira, nello stato del Parà in Brasile; lotta per i diritti delle minoranze indigene, per i diritti umani e per la conservazione dell'habitat della foresta pluviale in Brasile e nell'intera regione amazzonica. Dal sito del Parlamento europeo riprendiamo la seguente scheda "Il vescovo cattolico Erwin Krautler é nato il 12 luglio 1939 a Koblach(Austria). Dopo gli studi universitari di filosofia e teologica ha iniziato l'attività di missionario in Brasile. Nel 1981 é diventato vescovo missionario della popolazione indigena di Altamira (Brasile). In qualità di vescovo missionario e di presidente del consiglio missionario indiano dellaConferenza episcopale brasiliana é impegnato nella lotta contro le disuguaglianze politiche, sociali ed economiche nell'intera regione amazzonica da quasi 40 anni. Il suo impegno riguarda in particolare la promozione dei diritti delle minoranze indigene, dei diritti umani e della conservazione della foresta pluviale in quanto habitat. Ha subito numerose minacce per le sue convinzioni e per la sua attività. Dall'inizio del 2006 é stato ripetutamente minacciato di morte ed ha una scorta personale. É stato insignito nel 1991 del Premio Bruno Kreisky per i risultati eccezionali conseguiti nell'ambito dei diritti umani, del Premio Karl Renner(1992) della città di Vienna e del Premio Konrad Lorenz (2002) per l'impegno a favore della protezione della vita e dell'ambiente. Nel 2004 ha ricevuto il Premio GlobeArt per il contributo alla convivenza pacifica tra popoli e culture".
Suor Dorothy Stang, eroica lottatrice nonviolenta per la dignità umana e la difesa del creato, é stata assassinata il 12 febbraio 2005 dai sicari degli sfruttatori. Su Dorothy Stang cfr. anche i nn. 843 e 865 de "La nonviolenza é in cammino", e nn. 5 e 8 di "Nonviolenza. Femminile plurale"]Don Erwin Krautler, presidente del Cimi (Consiglio Indigeno Missionario) e vescovo di Altamira, stato del Parà, da vari anni é minacciato di morte per il suo impegno a favore dei popoli indigeni e dei lavoratori agricoli diquello stato. Negli ultimi giorni le minacce sono diventate più pressanti. Don Erwin si é dedicato con suor Dorothy Stang, come tuttora, alla lotta per i diritti dei popoli indigeni e delle comunità agricole e per la tutela dell'ambiente nella regione amazzonica; ha denunciato lo sfruttamento sessuale di adolescenti da parte di politici e l'evirazione e l'assassinio di ragazzini nello stato del Parà; sta denunciando l'attività di latifondisti, proprietari terrieri che si sono appropriati di terre in modo illegale, imprenditori del legno e proprietari delle aziende agricole che sfruttano il lavoro schiavo e distruggono l'ambiente; ha aperto nella sua diocesi uno spazio di dibattito sulla costruzione della centrale idroelettrica di Belo Monte, che minaccia di colpire le comunità indigene e contadine, ma interessa molto agli imprenditori del legno e industriali locali.A causa della sua attività pastorale dedicata ai popoli indigeni e ai lavoratori, don Erwin é stato minacciato e aggredito innumerevoli volte negli ultimi anni. Nel 1987, un incidente automobilistico su un'autostrada, sospetto di dolo, quasi gli costò la vita e provocò la morte di un suo amico e collaboratore, padre Salvatore Deiana. Oggi Don Erwin vive sotto la protezione della polizia militare dello stato del Parà. Si sa che é in corso un piano articolato per assassinarlo, le cui caratteristiche rivelano che é opera di persone di grande potere economico, probabilmente un consorzio, come quello che ammazzò vigliaccamente suor Dorothy Stang tre anni fa. La prova di questo é la cifra offerta ai potenziali assassini: un milione di reais (circa 400.000 euro)!
Facciamo appello alla società brasiliana perché ripudi questo sordido crimine in preparazione contro un lottatore in difesa dei lavoratori e dei popoli indigeni nel nostro paese; esigiamo dal ministero di giustizia, dalla polizia federale e dal governo dello stato del Parà, che facciano subito scrupolose indagini, catturando e portando davanti alla giustizia questi criminali, di certo collegati al grande potere economico e politico dello stato del Parà, che pianificano, come mandanti ed esecutori, di assassinare don Erwin Krautler.
Sao Paulo, 12 marzo 2008 Dom Tomas Balduino (per la Comissione Pastorale della Terra -www.cptnacional.org.br), Joao Pedro Stedile (per Via Campesina e Mst -www.mst.org.br), Altamiro Borges, Beto Albuquerque, Ivan Valente (deputato federale del Pt/Sp), Joao Capiberibe (ex-governatore), Ricardo Gebrin,Ronald Rocha (Pcdb di Minas Gerais), Sergio Miranda (ex-deputato federaledel Pcdb), Claudio Spis, Savio Bones, Frei Gilvander Luis Moreira (per laCpt/Mg e per la chiesa del Carmine di Belo Horizonte), José Luiz Quadros deMagalhaes (professore di Diritto Costituzionale - Ufmg), Delze dos Santos Laureano (Procuratore del Municipio di Belo Horizonte), Marcilene Maria Ferreira (per Renap - Rete Nazionale degli Avvocati Popolari di Minas Gerais), Virgilio Mattos (professore di Diritto Penale della Escola SuperiorDom Helder Camara e dell'Ufop), Ana Maria Turolla (per il Movimento CapaoXavier Vivo - www.capaoxaviervivo.org), Chiara De Poli (Comitato Amig@s Mstdella provincia di Genova), Antonio Lupo (Comitato Amig@s Mst di Milano).*Per adesioni scrivere a: Antonio Lupo, e-mail: anlupo@alice.it

3. INCONTRI. IL 20-26 MARZO A ROMA, IL 28-29 MARZO A NAPOLI
[Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo].
Thich Nhat Hanh, monaco zen vietnamita, poeta e costruttore di pace, nato nel 1926 nel Vietnam centrale, nel 1964, in piena guerra, ha dato vita al movimento di resistenza nonviolenta dei "piccoli corpi di pace": gruppi di laici e monaci che nelle campagne creavano scuole, ospedali e ricostruivano i villaggi bombardati, subendo attacchi da entrambi i contendenti, che li ritenevano alleati del nemico. Nel 1967, durante una visita negli StatiUniti, é stato candidato al Nobel per la pace da Martin Luther King, che dopo averlo incontrato ha preso posizione pubblicamente contro la guerra in Vietnam. Due anni dopo, già costretto all'esilio, ha rappresentato la comunità buddhista, che raccoglieva l'80 per cento dei vietnamiti, alle trattative di pace di Parigi. Dopo la firma degli accordi, nel 1975, gli é stato negato il rientro nel suo Paese. Oggi vive in Francia. La pace é iltema delle opere, delle attività, dei ritiri e degli incontri e manifestazioni pubbliche di Thich Nhat Hanh. Il cuore del suo insegnamento é nella stretta relazione tra la ricerca della pace in noi stessi e la pacenel mondo. "Nel protestare contro una guerra, possiamo credere di essere una persona pacifica, un vero rappresentante della pace - recita un passo di uno dei suoi scritti - ma questa nostra presunzione non sempre corrisponde alla realtà. Osservando in profondità, ci accorgiamo che le radici della guerra sono presenti nel nostro stile di vita privo di consapevolezza. Se noi non siamo in pace, non possiamo fare niente per la pace". I suoi numerosi libri sono pubblicati in Italia da Mondadori, Ubaldini e Neri Pozza. Opere di Thich Nhat Hanh: Vietnam, la pace proibita, Vallecchi, 1967; La lotta nonviolenta del buddhismo nel Vietnam, Città Nuova, 1970; Essere pace,Ubaldini, 1989; Il sole, il mio cuore, Ubaldini, 1990; Il miracolo della presenza mentale, Ubaldini, 1992; Trasformarsi e guarire,Ubaldini, 1992;Vita di Siddharta il Buddha, Ubaldini, 1992; La pace é ogni passo,Ubaldini, 1993; Toccare la pace, Ubaldini, 1994; Respira! Sei vivo, Ubaldini, 1994; Lo splendore del loto, Ubaldini, 1994; Il diamante che recide l'illusione, Ubaldini, 1995; L'amore e l'azione, Ubaldini, 1995; Una chiave per lo zen, Ubaldini, 1996; Mente d'amore, Ubaldini, 1997; L'incenso del cuore, Associazione La Rete di Indra, 1997; Il cancello di pino e altre storie, Psiche, 1997; Il bambù della luna, Psiche, 1998; Sassolini di meditazione, Associazione Un Tempio per la Pace, 1998; Il Buddha vivente, ilCristo vivente, Neri Pozza, 1996, Tea, 1999; Insegnamenti sull'amore, NeriPozza, 1999; AA. VV. Buddhismo impegnato, Neri Pozza, 1999; Perché unf uturo sia possibile, Ubaldini, 2000; Il cuore dell'insegnamento del Buddha, Neri Pozza, 2000; Canti e recitazioni di Plum Village, Nobile Editore, 2000;Il piccolo libro della consapevolezza, Ubaldini, 2001; AA. VV., Ecologia buddhista, Neri Pozza, 2001; Discorsi ai bambini e al bambino dentro di noi,Ubaldini, 2002; Spegni il fuoco della rabbia, Mondadori, 2002; Il segreto della pace, Mondadori, 2003; La luce del dharma, Mondadori, 2003; Libero ovunque tu sia, Associazione Essere Pace, 2003; Il sentiero, Ubaldini, 2004;L'arte della trasformazione, Mondadori, 2004; L'arte del cammino e della pace, Mondadori, 2004; Un ascolto profondo, Ubaldini, 2005; L'unica nostra arma é la pace, Mondadori, 2005; Nel rifugio della mente. La risposta zen al terrorismo, Mondadori, 2007] Per la prossima Pasqua, Roma prima e Napoli poi vivranno un profondo incontro tra cristianesimo e buddhismo. Sul tema dell'educazione alla pace -in particolare tra i giovani - tornerà in Italia con la sua comunità di Plum Village (Bordeaux) il monaco buddhista vietnamita di tradizione chan(zen) Thich Nhat Hanh. La riflessione su una Pasqua di pace si arricchisce quest'anno dell'incontro con l'esperienza spirituale del monaco vietnamita buddhista di tradizione zen forse più noto - insieme al Dalai Lama - per il suo impegno per i diritti umani, il superamento dei conflitti, il dialogo interreligioso. Torna infatti in Italia il venerabile Thich Nhat Hanh, con un gruppo di monache e monaci del monastero francese di Plum Village.La pace é ogni passo: é la sua forte sfida perché gli essere umani, al dil à della loro fede religiosa, acquisiscano nuovi strumenti di confronto, superamento della rabbia e del desiderio di vendetta, costruzione della pace. A maggio prossimo tornerà in Vietnam, sotto l'egida dell'Unesco, per dirigere una Conferenza mondiale sul buddhismo impegnato, per affinare gli spazi di queste tradizioni rispetto ai problemi dell'ambiente, della globalizzazione, dei sistemi scolastici, delle famiglie. Quest'anno la visita italiana sarà dedicata in particolare al dialogo coi giovani.
*A Roma il programma, curato dall'associazione "Essere pace", prevede:- giovedì 20 marzo, ore 15,30, meditazione camminata aperta a tutti, con avvio da piazza Venezia (sede Onu in piazzetta S. Marco) fino a piazza Navona. Qui meditazione seduta, guidata da Thich Nhat Hanh.- venerdì 21 - mercoledì 26 marzo, ritiro nazionale, riservato a circa mille persone, presso Castelfusano.
*A Napoli il programma, curato da "Progetto pace Napoli" e da "L'arte della felicità", prevede:- venerdì 28 marzo, ore 9,30, Thich Nhat Hanh dialoga con gli studenti (Multicinema Modernissimo - su prenotazione).- venerdì, ore 17,30, sister Chan Khong: meditazione guidata su "Toccare la terra" (Villa Pignatelli).- sabato 29 marzo, ore 10, Thich Nhat Hanh incontra la città (TeatroAugusteo) e, a seguire, meditazione camminata a piazza del Plebiscito. A Napoli sarà presentato il percorso di educazione alla pace svolto per oltre un anno tra i giovani napoletani, per avvicinarli alle pratiche della presenza mentale, della compassione, dell'azione nonviolenta.
*Per ulteriori informazioni: www.esserepace.org e www.artedellafelicita.it

4. INCONTRI. IL 20 APRILE A RIMINI
[Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo ediffondiamo]
Rimini, domenica 20 aprile, seminario del Movimento Nonviolento su"Informazione e nonviolenza". Il Convivio dei popoli ha affidato ad "Azione nonviolenta" la realizzazione di un importante seminario sul tema cruciale "Informazione e nonviolenza"per affrontare i seguenti aspetti:- Come influire sui mass media per un'informazione diversa e corretta sui temi pace/guerra?- Quale rapporto tra riviste cartacee e informazione web (blog, mailing lists, giornali web, ecc.)?- Quale futuro per le riviste "storiche" come la nostra?- La legge sull'editoria finanzia gli organi di informazione dei partiti, ma non tutela la stampa di movimento: come modificare una legge cosi' ingiusta? Abbiamo invitato alcuni giornalisti esperti del settore ad aiutarci nella riflessione (Beppe Lopez, Massimo Alberizzi, Roberto Natale, Giuseppe Giulietti). Farà da moderatore il giornalista Rai Giuseppe Muraro. Il seminario si terrà a Rimini, domenica 20 aprile, dalle ore 10,30 alle17,30 presso la "Sala degli Archi" che si trova sotto il porticato del Palazzo Comunale in piazza Cavour. La piazza si raggiunge a piedi dalla stazione in circa dieci minuti. Per chi arriva in macchina, si può parcheggiare nella adiacente piazza Malatesta.
*Per ulteriori informazioni: "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an@nonviolenti.org, sito:www.nonviolenti.org

mercoledì 19 marzo 2008

Segnalazioni

Segnalo ai lettori i seguenti link, siti o blog:

http://facciamocisentire.spazioblog.it
blog di Massimo Lorenzato, candidato della lista Perilbenecomune.
Ci sono brevi e interessanti testi;


http://www.didaweb.net/mediatori/articolo.php?id_vol=8390
cliccando sul quale si può leggere il Regolamento per l’inserimento e l’integrazione degli studenti stranieri nel sistema educativo provinciale deliberato dalla Provincia Autonoma di Trento.
…quando si parla di civiltà…

www.emi.it
poteva mancare?

http://unfuturosenzatomiche.org/mailman/listinfo/newsletter_unfuturosenzatomiche.org
come si diceva un tempo? Meglio attivi oggi che radioattivi domani…

http://www.peacelink.it/paxchristi/a/25290.html
iniziativa di Pax Christi su Il potere dei segni, i segni del potere. Una Chiesa capace di fiducia e riconciliazione

http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=91208
sondaggio del periodico Vita sul boicottaggio delle olimpiadi di Pechino

www.peacereporter.net
farci un salto non fa mai male…


adistanews@lists.peacelink.org
agenzia di stampa cattolica, ma non allineata…


Ti segnaliamo gli ultimi articoli inseriti assieme ai nostri migliori auguri di una Pasqua di accoglienza, giustizia e pace:
di Libera
Oltre centomila da tutta Italia per ricordare e rinnovare l'impegno
18/03/2008
di Ettore Masina
Lettera 130 - gennaio-febbraio 2008
14/03/2008
di Pax Christi Italia
Morte mons Rahho
14/03/2008
di Wolfgang Beinert
CELIBATO: OGNI COSA È STATA DETTA, MA TUTTI I PROBLEMI RESTANO APERTI
13/03/2008
di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
IL DIO BAMBINO
27/02/2008
di Anselmo Palini
Voci di pace e di libertà. Nel secolo delle guerre e dei genocidi
23/02/2008
di Regione Toscana
L'oca di fabrica ethica - qui non si gioca ma si fabrica ethica
23/02/2008
di p. Paolo Turturro
da Lettera dal Borgo della Pace 20080214
23/02/2008
di brucs
Pensiero alla Pace 20080223
23/02/2008
di don Renato Sacco
Delegazione internazionale di Pax Christi in Iraq
09/02/2008
di Adolfo Nicolás
QUALE CRISI DEL CRISTIANESIMO IN ASIA?
08/02/2008
di Mario Lodi
Costituzione. La legge degli italiani.
05/02/2008
di brucs
Pensiero alla Pace 20080204
05/02/2008
tutto questo si trova sul sito www.namaste-ostiglia.it

e, per chiudere in bellezza,

http://www.osservatorioiraq.it/
sito dell’osservatorio iraq…a cinque anni dall’invasione…

Per oggi mi sembra abbastanza.
A presto e buona lettura

Giuliano

domenica 16 marzo 2008

FACILE E DIFFICILE

tratto da da NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 396 del 16 marzo 2008
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo,
tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it


1. EDITORIALE. È COSÌ FACILE?

È così facile dire la nostra indignazione per la repressione in Tibet, come in Birmania, come nei territori occupati palestinesi, come in Cecenia, come in tanti altri luoghi ancora in cui ogni giorno, ogni giorno si consumano tragedie inenarrabili. Ma essa nulla vale se non si traduce in solidarietà concreta con levittime, in lotta contro ogni oppressione, contro ogni violazione dei diritti umani di ogni essere umano.Chiamiamo nonviolenza questa necessaria solidarietà con l'umanità intera, questa necessaria lotta contro ogni violenza.

2. LE ULTIME COSE. È COSÌ DIFFICILE?

E le stragi in Afghanistan? Esse non toccano il nostro cuore? Quando gli assassini e i torturatori, gli occupanti e i complici dei signori della guerra e della droga, gli imperialisti e i razzisti, sono la coalizione militare terrorista e stragista internazionale di cui l'Italia fa parte, allora di colpo diventiamo ciechi e muti? No.
Occorre denunciare i crimini di guerra e contro l'umanità commessi con l'avallo e il sostegno del governo italiano, il terrorismo e le stragi di cui recano la corresponsabilità i governanti e la quasi totalità dei parlamentari italiani. Ed occorre lottare perchè l'Italia torni al rispetto del diritto internazionale e della legalità costituzionale.
Occorre lottare perchè l'Italia cessi di partecipare alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan.
Occorre lottare perchè cessi la guerra, occorre lottare per salvare le viteumane che la guerra distrugge.
Ed occorre anche che coloro che la partecipazione militare italiana alla guerra hanno voluto, avallato e sostenuto - a partire dal Presidente della Repubblica e fino all'ultimo parlamentare italiano che col suo voto ha consentito questo crimine e questo orrore, ed è quindi corresponsabiledelle uccisioni di cui la guerra è consistita e consiste - siano finalmente processati e condannati per le morti che la loro infame e scellerata condotta ha provocato e provoca.

sabato 15 marzo 2008

PER IL BENE COMUNE: DUE TESTI

Sono andato sul sito http://www.perilbenecomune.net/ e ho 'razzolato' un pochino. Dall'alto dei miei (quasi) 50 anni di cui almeno 35 trascorsi a fare (bene o male) poltica, senza guadagnarci altro che due processi subiti da ragazzo (sempre assolto comunque) e tanti problemi (con i miei genitori soprattutto), PER IL BENE COMUNE mi sembra un'ottima iniziativa. E dico questo con una buona dose di disincanto...




Manifesto Etico
LA LISTA CIVICA “PER IL BENE COMUNE” S’IMPEGNA:
1. •Ad assumere come valori fondanti la trasparenza e l’imparzialità. Tali principi saranno garantiti attraverso la piena accessibilità dell’informazione per tutti i cittadini, la promozione di strumenti di democrazia partecipata e di cittadinanza attiva, con particolare riferimento alle scelte di carattere strategico per il Paese.
2. •Ad avviare una stagione politica incentrata sul riconoscimento, per tutti i Cittadini, dei propri diritti e doveri affinché a tutti sia consentito di sentirsi parte di un processo di cambiamento capace di promuovere il benessere delle persone contestualmente al soddisfacimento del Bene Comune e dell'interesse generale.
3. •A definire in ossequio al principio di collegialità e buon governo, relativamente ai processi decisionali, luoghi, regole e procedure di confronto e partecipazione attiva dei cittadini.
4. •A rispettare in ogni sua parte il programma politico presentato alle Elezioni e a lavorare per la sua piena attuazione.
5. •A non candidare nelle proprie liste elettorali coloro i quali abbiano subito condanne o abbiano procedimenti penali pendenti a proprio carico, che amministrino imprese od organizzazioni che, anche in modo indiretto, ostacolano lo sviluppo umano o contribuiscono a violare i diritti fondamentali dell'uomo.
6. •A non candidare cittadini iscritti ad associazioni, congregazioni o gruppi che si fondino su di un vincolo di segretezza tale da porre in pericolo il rispetto dei principi di uguaglianza di fronte alla legge.
7. •Ad applicare il principio delle pari opportunità valorizzando le differenze di genere nella definizione delle candidature, nella individuazione dei ruoli di amministrazione, nella realizzazione di politiche di inclusione sociale.
8. •A non inserire nelle proprie liste elettorali, titolari di beni patrimoniali o di attività imprenditoriali che possano trarre beneficio dall'amministrazione della Cosa Pubblica.
9. •A candidare cittadine/i che si riconoscano nei valori enunciati nel presente Codice Etico e nel programma di Governo, privilegiando competenze e intelligenze in un quadro di coerenza con i principi espressi dalla lista civica.

IL CANDIDATO S’IMPEGNA:
1. •Ad astenersi dall'ottenere qualsiasi suffragio con mezzi che non siano la persuasione o il convincimento. In particolare, si astiene dal cercare di ottenere suffragi con la diffamazione degli altri candidati, con la violenza e/o con le minacce, con la manipolazione delle liste elettorali e/o dei risultati della votazione, nonché con la concessione di vantaggi o di promesse di vantaggi.
2. •Ad attuare tutti i provvedimenti imposti dalla regolamentazione in vigore volti a render pubblica l'origine e l'importo degli introiti utilizzati durante la campagna elettorale, nonché la natura e l'importo delle sue spese.

L’ELETTO S’IMPEGNA:
1. •Ad agire conformemente alla legge e nell'esercizio delle sue funzioni a perseguire l'interesse generale e non il proprio interesse personale diretto o indiretto, o l'interesse particolare di persone o di gruppi di persone allo scopo di ottenere un interesse personale diretto o indiretto.
2. •A rispettare, per l’intera legislatura, il mandato ricevuto dagli elettori. Coloro i quali, nel corso del mandato, non condividano più il percorso politico si impegnano a dimettersi dalla carica elettiva.
3. •A garantire un esercizio diligente, trasparente e motivato delle proprie funzioni, rispettando le competenze e le prerogative di qualsiasi altro dipendente pubblico.
4. •A non esercitare le proprie funzioni o ad utilizzare le prerogative legate alla sua carica nell'interesse particolare di individui o di gruppi di individui allo scopo di ottenere un interesse personale diretto o indiretto.
5. •A non prendere parte a qualsiasi delibera o votazione che abbia come oggetto un interesse personale diretto o indiretto.
6. •A non esercitare altri incarichi politici che gli impediscano di ottemperare al proprio mandato.
7. •Nell'esercizio delle sue competenze discrezionali, a desistere dal concedersi un vantaggio personale diretto o indiretto, o dal concedere un vantaggio a una persona o a un gruppo di persone, allo scopo di ottenere un vantaggio personale diretto o indiretto. Integra alla sua decisione una motivazione circostanziata che riprenda l'insieme degli elementi che hanno determinato la sua decisione.
8. •Nell'esercizio delle sue funzioni, ad astenersi da qualsiasi tipo di comportamento di corruzione attiva o passiva quale definito nella regolamentazione penale nazionale o internazionale vigente.
9. •Nell'esercizio delle sue funzioni, ad astenersi da qualsiasi azione il cui obiettivo consista nell'utilizzare a scopi personali diretti o indiretti fondi e/o sovvenzioni pubbliche.
10. •Ad impedire ogni reclutamento di personale amministrativo basato su principi che non siano il riconoscimento dei meriti e delle competenze professionali.
La lista “Per il bene comune” si impegna a versare, tramite il proprio legale rappresentante, il 50% dell’eventuale rimborso pubblico elettorale alla ricerca, alla divulgazione e ad iniziative per la difesa della salute.
Ogni Candidato nelle liste elettorali della Lista Civica “Per il bene Comune” incoraggia qualsiasi provvedimento volto a favorire la diffusione del presente Codice e la sensibilizzazione ai principi in esso enunciati, dichiara altresì di aver compreso l'insieme delle disposizioni e sottoscrive in ogni sua parte il Codice stesso.



Presentazione di Stefano Montanari, candidato premier:
“Chi ci guarda con la superficialità del consumatore d’informazione in pillole può senz’altro definirci come un partito, un “partitino” al negativo: partitino perché oggettivamente non è conosciuto dalla massa delle persone; al negativo perché dice tanti no.
Il fatto che poco se ne sappia non è certo per volontà nostra. Tutt’altro.
Ai media hanno tradizionalmente accesso i gruppi che gestiscono il potere, un potere di cui anche i media fanno parte in maggiore o minor misura. E le persone guardano la TV, anzi, la assorbono, quasi involontariamente, come è ben noto ai tecnici della pubblicità. I giornali vengono al secondo posto, ma ben distanziati, e per le radio la cosa non va troppo diversamente.
Se le tre coalizioni che intendono spartirsi ancora una volta l’Italia imperversano in tutti i mezzi di comunicazione, noi non abbiamo nemmeno uno straccio di “passaggio”, arrivando addirittura all’incredibile. Ben pochi hanno saputo che il senatore Fernando Rossi è stato incatenato due giorni e due notti ad una statua in Senato, facendo lo sciopero della fame per protestare contro un decreto espresso per non farci partecipare alle prossime consultazioni elettorali. Ad altre latitudini, l’aver calpestato il diritto fondamentale della partecipazione democratica, articolo 21 della Costituzione compreso, avrebbe significato riempire le prime pagine dei giornali e costituito il servizio d’apertura di ogni TG e GR. Da noi, silenzio di tomba.
Da un certo punto di vista, questo imbavagliamento è un segno clinico importante: saremo sì piccoli, ma siamo considerati pericolosi. Un virus potenzialmente letale.
E siamo pericolosi perché siamo al negativo.
Etichettarci come “antipolitici” è a dir poco avvilente. Un’etichetta del genere significa che ormai ci siamo assuefatti a considerare la politica, vale a dire il governo della casa comune, non come un bene ma come una malattia mandata dal cielo da cui è inutile tentare di sottrarsi. Come se fossimo su un autobus guidato da un autista ubriaco o pazzo o cieco e nessuno, pur avendo la patente, potesse alzarsi e prendere il volante.
A questo proposito, mi si permetta di dilungarmi un attimo a citare me stesso con uno stralcio di un mio vecchio articolo: Parecchi anni fa fu eseguito da Kurt Seelmann un esperimento la cui crudeltà è almeno pari al suo interesse. Si presero dei cani e li si mise in una scatola aperta il cui fondo era costituito da una griglia metallica attraverso la quale, improvvisamente, si faceva passare una corrente elettrica. Ovviamente i cani, percependo il dolore, balzavano fuori. L’esperimento veniva ripetuto più volte e poi si cambiava protocollo: stessa scatola, stessa situazione, ma stavolta con i cani immobilizzati e, dunque, costretti a subire la scossa elettrica ogni volta che si mandava corrente, guaendo per il dolore ma senza possibilità di fuga. Terzo atto: gli stessi cani erano sistemati nella situazione primitiva, vale a dire nella scatola senza alcuna costrizione. Però, questa volta, al passaggio della corrente i due terzi dei cani non tentavano nemmeno di scappare: se ne stavano lì a guaire, convinti che questo fosse un destino ineluttabile.
Uno studioso di sociologia non potrebbe altro che informarci sulla similitudine che ci lega a quei cani, visto che anche noi, o almeno la maggioranza di noi, si è lasciata convincere che dalla scatola non si esce.
Per essere ancora più didascalico, se un medico somministra una medicina ad un malato e il malato non solo non guarisce, ma peggiora, e se, a maggior ragione, si scopre che è proprio la medicina a fare guai, si cambia medicina. Se il medico insiste con quel farmaco, si cambia il medico. Ovvio? Noi non solo non lo facciamo, ma il medico ci ha convinto che la laurea ce l’ha solo lui e che il nostro aggravamento è tutta un’invenzione.
Adesso noi vogliamo uscire dalla scatola o, cambiando esempio, cambiare medico.
Da qui la nostra immagine negativa e bollata come “antipolitica”. In realtà, negativi siamo, nel senso che rifiutiamo un concetto di “politica” - e qui sono d’obbligo le virgolette - che nei fatti è solo gestione del potere dove i beneficiari preferenziali sono i gestori e non i loro datori di lavoro. Credo non ci siano dubbi sul fatto che in questo Paese avere la conduzione della casa comune di cui dicevo non rappresenti un servizio o, men che meno, un onere, ma sia uno dei mestieri più redditizi cui si possa pensare. E non solo in termini economici. Del resto, l’aforisma andreottiano secondo cui “il potere logora chi non ce l’ha” è beffardamente ed italianamente vero.
Noi vogliamo riprenderci le chiavi di casa e fare della politica non un mestiere ma un servizio e basta. Antipolitica? Fate voi.
E poi, i nostri no. Sì, noi diciamo diversi no: no a ciò che aggredisce la nostra salute, no a ciò che saccheggia i nostri borsellini, no a ciò che mina il futuro nostro e dei nostri figli. Qui l’elenco sarebbe discretamente lungo e avrebbe bisogno di spiegazioni dettagliate punto per punto. Non perché i punti siano complicati, ma perché decenni di logica distorta somministrataci da una classe dominante abilissima a farsi gli affari suoi hanno condizionato il modo di ragionare.
Se diciamo che la gestione dei rifiuti va fatta in modo diverso e, tra l’altro, non solo più sano ma anche incomparabilmente più efficace ed economico, credo che qualche minuto d’attenzione ci possa essere dedicato.
Lo spettatore TV, nei fatti, non ha mai avuto la minima informazione al proposito e gli altri media non si sono comportati troppo diversamente.
Se diciamo che i concorsi pubblici sono ampiamente truccati, se diciamo che i pochi denari per la ricerca finiscono dove non dovrebbero finire e la nostra classe dirigente, università in primis, sta precipitando a livelli infimi che hanno condotto l’Italia a posizioni internazionali di retroguardia nella competitività culturale e tecnologica, non riveliamo una novità. Tutti lo sanno, nessuno si muove. Noi vogliamo muoverci.
Se diciamo che cambiare nome alla guerra e chiamarla grottescamente “missione di pace” ci porta a farci beffe dell’articolo 21 della Costituzione, e se diciamo che i soldati che tornano malati dalla guerra (ci scuserete se noi la chiamiamo con il suo nome) sono vigliaccamente abbandonati dallo Stato, diciamo verità ben difficili da confutare senza cadere nel ridicolo. E anche qui noi vogliamo che ci si svegli.
E la salute? L’articolo 32 della Costituzione ci garantisce che ne abbiamo diritto, ma se andiamo a spulciare migliaia di situazioni, dobbiamo ammettere che anche quel povero pezzo di Costituzione è stato messo ai ferri.
Non diversamente si è fatto con il 56 e il 58, gli articoli che stabiliscono che il parlamento sia eletto dai cittadini e non dai segretari di partito.
Insomma, i nostri presunti no altro non sono se non un unico sì alla logica, al buon senso e alla legalità e al nostro diritto alla vita. Eppure, l’anestesia ai cervelli di decenni di mala politica hanno fatto ruotare di centoottanta gradi i significati delle parole più elementari.
È così che è nato PER IL BENE COMUNE, ed è dovuto nascere: non come l’italico partito per godere di un potere distorto, ma come strumento di servizio e nient’altro. In realtà, in un paese che possa chiamarsi civile, di un partito come il nostro non ci sarebbe nemmeno bisogno, tanto sono ovvie le nostre istanze e tanto fanno parte del DNA di chi alla democrazia è talmente abituato da non dover perdere un attimo del suo tempo per meditarci sopra.
Un voto sprecato? Ancora una volta, fate voi.”
Stefano Montanari – Candidato premier PER IL BENE COMUNE.