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venerdì 30 gennaio 2015

Appello per la difesa della libertà religiosa in Italia

a cura del Comitato Promotore nazionale della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico


L'approvazione da parte della Regione Lombardia di una legge che limita la possibilità di realizzare luoghi di culto, con l'obiettivo dichiarato di impedire la costruzione di moschee, viola la “Dichiarazione universale dei diritti umani” dell'ONU, l’art. 6 del Trattato dell’Unione Europea (e art. 17 del Trattato di Funzionamento UE) e la nostra Costituzione agli articoli 2 (tutela dei diritti fondamentali), 3 (principio di uguaglianza), 8 (tutela delle confessioni religiose), 19 e 20 (libertà di culto).
La libertà religiosa, peraltro, è calpestata anche da molti organi di informazione che, quotidianamente ed in modo esasperante, diffondono notizie, spesso non verificate o false, che tendono a creare un clima di intolleranza e violenza verso i credenti musulmani prendendo spunto dalle azioni di gruppi terroristici, se-dicenti islamici, negando così di fatto il principio costituzionale sancito dall'art. 27 il quale stabilisce che “la responsabilità penale è personale”.
Per tali motivi il Comitato promotore nazionale della giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, composto da associazioni, giornali, singole personalità della cultura sia musulmani sia cristiani, insieme alle redazioni dei giornali che di seguito vengono riportati, lancia un appello per la difesa della libertà religiosa in Italia, e segnatamente per la realizzazione di una Legge sulla libertà religiosa.
Chiediamo a tutte le persone democratiche, alle organizzazioni laiche, a tutte le confessioni religiose italiane di prendere posizione contro tutte le iniziative legislative o amministrative o contro tutti quei mass-media che sostengono una nuova guerra di religione e fomentano il razzismo religioso che, quando si scatena, colpisce tutte le religioni indistintamente.
Non abbiamo bisogno di guerre, e meno che mai di quelle combattute nel nome di una qualsiasi fede o di Dio! Condividiamo l'idea espressa recentemente da alcuni consiglieri comunali di Pisa là dove si afferma che «Chi usa il nome dell’Islam per giustificare il proprio terrorismo offende e diffama l’Islam così come chi usasse il nome del Cristianesimo per giustificare la propria violenza diffamerebbe il cristianesimo».
Nessuno più deve essere discriminato per la sua appartenenza religiosa. Basta antisemitismo, basta islamofobia, basta cristianofobia!
Chiediamo infine alla società civile, a tutte le realtà associative e laiche, a tutte le comunità religiose cristiane e musulmane che dal 2001 hanno dato vita alla Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico di riprendere le iniziative di sensibilizzazione della popolazione per impedire che il nostro popolo sia tirato dentro ad una sciagurata e folle guerra di religione scatenata per motivi politici.
Roma, 30 gennaio 2015
Il Comitato Promotore nazionale della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico


Primi firmatari (in ordine alfabetico)
Riviste
"Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza è in cammino"
Adista, Roma
CEM Mondialità, Brescia
Confronti, Roma
EMI, Editrice Missionaria Italiana, Bologna
Missione Oggi, Brescia
QOL, Novellara (RE)
Riforma, Torino
Tempi di Fraternità, Torino
www.ildialogo.org, Avellino


Associazioni/Comunità/Gruppi/Organizzazioni
Associazione Scuola di pace – Napoli
Associazione Life onlus e Tavolo incontri e dialoghi di Ravenna
Associazione Noi Siamo Chiesa, Roma
Associazione Convivio, Roma
Beppe Manni, per la Comunità del Villaggio Artigiano, Modena
CIPAX - Centro interconfessionale per la pace, Roma
Comunità Musulmane del Ponente Ligure
Comunità "La Collina" di Serdiana – Cagliari
SAE, Gruppo di Roma
Segreteria nazionale delle Comunità di Base Italiane
Unione delle Comunità Islamiche d'Italia, UCOII


Singoli
Adel Jabbar, sociologo, Trento
Gabriele Gabrieli, "in silenzio per la pace", Mantova
Gianni Novelli, Roma
Hamza Piccardo, Editore, Savona
Karima Angiolina Campanelli, Regista Teatrale, Caserta
Laura Caffagnini, Giornalista Parma
Marco Bontempi professore di sociologia Università di Firenze
Omar Camilletti, Giornalista Roma
Pierpaolo Loi, Cagliari

mercoledì 28 gennaio 2015

A FAVORE DELLA LIBERTA' RELIGIOSA (ANCHE IN LOMBARDIA!)

Comunicato Stampa
Minoranze religiose compatte nel chiedere ai consiglieri regionali di non votare la legge anti-culto. Invito ai cattolici a schierarsi a favore della libertà di culto
“La Regione Lombardia non sia fuori dai tempi”: questo l’invito di numerose comunità religiose lombarde che congiuntamente richiedono ai consiglieri lombardi della maggioranza di non approvare le proposte di modifica tutte peggiorative alla già ingiusta Legge Regionale urbanistica 12/2005 che limita di fatto la possibilità di costruire nuovo luoghi di culto non cattolici.  Gli ulteriori restringimenti normativi preoccupano infatti le comunità religiose non cattoliche che vedono compromesso il diritto di religione, costituzionalmente garantito, attraverso un utilizzo strumentale della legge urbanistica.
Ormai nota come le legge “anti-moschee”, se approvata, la normativa intaccherebbe la libertà di culto non solo dei musulmani ma di tutte le minoranze religiose. In particolare rendendo quasi impossibile la costruzione dei nuovi luoghi di culto per chi non confessa la religione cattolica.
Per questo le comunità religiose lanciano congiuntamente un invito ai singoli consiglieri regionali affinché esprimano voto contrario non schierandosi contro la libertà di culto.
Per Reas Syed, responsabile legale CAIM “si tratta di una legge non anti-moschee ma anti-culto in generale e che presenta numerosi profili di incostituzionalità ai consiglieri che la votano regaleremo la Costituzione Italiana”.
Samuele Bernardini, presidente della Chiesa Evangelica Valdese di Milano e Carlo De Michelis, presidente della Chiesa Evangelica Metodista di Milano dichiarano: “La proposta di legge regionale voluta dalla maggioranza dimostra ancora una volta che in Italia la tutela della libertà di religione e di pensiero non è un dato acquisto. Non basta la Costituzione, non bastano i principi di uguaglianza tra le comunità di fede presenti in Italia. Si riconosce alla Chiesa Cattolica quello che non si è disponibili a riconoscere alle altre fedi perché con questa legge si discriminano proprio i cittadini appartenenti alle confessioni religiose diverse dalla cattolica. Con ogni evidenza si tratta di norme anticostituzionali che vanno contro la libertà di culto e che saranno certamente bocciate dai ricorsi che inevitabilmente seguiranno l’eventuale approvazione del progetto di legge”.
La Conferenza Evangelica Nazionale, per mezzo del suo Presidente pastore Riccardo Tocco, evidenzia che “il Progetto di legge che verrà sottoposto al voto, frutto del lavoro in Commissione, non ha per nulla considerato le numerose Audizioni contrarie nella sostanza e nella forma al PDL, compresa quella della COEN che ha stigmatizzato come nell’ottobre scorso, la Commissione per i diritti umani dell’ONU abbia inviato tre raccomandazioni contro l’Italia sulla libertà religiosa ed una di queste riguarda proprio la legislazione lombarda sui luoghi di culto. ciò dimostra la gravità della situazione lombarda in materia di libertà di culto”.
La gravità della situazione risulta peraltro lampante perché il Consiglio Regionale dimostra di non avere una prospettiva sul futuro, ma nemmeno un adeguato rispetto per la storia.  Emblematico il fatto che la votazione in consiglio sia stata fissata proprio nel giorno della memoria della Shoah, funestandone le celebrazioni con una legge che impedirà in futuro anche agli ebrei di costruire nuovi luoghi di culto.
E' opinione condivisa che la Lega non potrà garantire maggiore sicurezza spingendo i musulmani a rinchiudersi negli scantinati. Stupisce la posizione del NCD che nonostante si sia sempre a favore delle libertà dei cristiani nel medio oriente, vuole negare in Lombardia gli stessi diritti a tutte le altre minoranze religiose. E sorprende anche l’atteggiamento di Forza Italia che in quest’occasione sembra essersi dimenticata del concetto di “libertà” che è sempre stato il suo baluardo politico.
Le comunità religiose si ritrovano a fare appello alla coscienza dei singoli consiglieri regionali e richiedono loro di non votare una legge che non è al passo coi tempi e che compromette il godimento del libero esercizio del culto.
Per conto dei vari fedeli viene così richiesto alla Regione Lombardia di tenere conto della tutela dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione e dai Trattati internazionali e, in particolare, del principio di libertà dei diversi culti.
Dalla preoccupazione delle comunità nasce la volontà di rafforza il dialogo interreligioso, invitando anche il cardinale Scola e la comunità cattolica che in ogni caso non sarebbe colpita dal provvedimento.
Le minoranze religiose si auspicano infatti che anche la diocesi di Milano e le altre diocesi lombarde si esprimano esplicitamente contro questo progetto di legge illiberale, in coerenza con i propositi più volte espressi per un dialogo interreligioso che favorisca la coesione sociale e il rispetto dei valori costituzionali. 
Ciò per testimoniare che i principi di tolleranza e fratellanza sono valori condivisi da tutte le fedi presenti in Lombardia.
Aderiscono all’appello il movimento “Noi siamo Chiesa”, la Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzione e il circolo di Milano dell'UAAR – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti denuncia la gravità di una legge che discrimina tra cittadini cattolici e non cattolici, e aderisce alla richiesta fatta dalle comunità religiose perché i consiglieri regionali lombardi non si attengano alla disciplina di partito, ma votino secondo coscienza in difesa della libertà di religione e di pensiero, così come voluta dalla Costituzione della Repubblica in modo uguale per tutti i cittadini. 

Reas Syed, Responsabile Legale Coordinamento Associazioni Islamiche Milano-Monza Brianza, 3332589986
Samuele Bernardini, Presidente del Concistoro Chiesa Evangelica Valdese di Milano, 3409210781
Vittorio Bellavite, Coordinatore del movimento cattolico “Noi Siamo Chiesa”, 3331309765
Riccardo Tocco, Presidente Nazionale della Conferenza Evangelica Nazionale, 3470132278
Luisa Bordiga,  Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni, 3491567097
Valeria Rosini, UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, 3292803260
Milano, 27 gennaio 2015

martedì 27 gennaio 2015

PER IL GIORNO DELLA MEMORIA.

Parlar di alberi, di questi tempi: brevi riflessioni sul comportamento insegnante, la scuola, la guerra, la Shoah, il terrorismo, la pace.
«Quali tempi sono questi, quando/discorrere d’alberi è quasi un delitto,/perché su troppe stragi comporta il silenzio!» così si lamenta Bertolt Brecht, in una nota poesia: A color che verranno. A questi versi, vorrei collegarne un altro poeta tedesco, Novalis, a dir poco profetico: «chi brucia i libri finisce per bruciare anche gli uomini» In poche parole è racchiusa la parabola nazista iniziata coi roghi di libri (e di opere d’arte “degenerata”) e conclusasi (?) con i campi di concentramento. Ma, si sa: il ventre che ha partorito il mostro è sempre fecondo!
Alla vigilia del Giorno della Memoria e all’indomani delle stragi in terra francese come si può parlare di questi fatti ai bambini, a color che verranno? Come dire? E cosa dire?
C’è un filo, nero, che lega le stragi naziste a quelle perpetrate dall’Isis: si tratta di  una incultura che affonda le sue radici ancora più indietro nel tempo: è quella dell’intolleranza, dell’etnocentrismo, del razzismo, della prevaricazione, dell’odio. Basta ripercorrere la storia del Secolo breve, il Novecento, per vedere come sia costellato di massacri, a partire da quello degli Armeni, solitamente ignorato dai manuali scolastici, a quelli odierni. Ma prima ancora, occorre ricordare da un lato la strage dei nativi americani – le giustificazioni avanzate dai colonizzatori fornirono la base del razzismo nazista come ad esempio, la tematica dello ‘spazio vitale’, e alla sua eugenetica -  dall’altro le atrocità compiute dai colonizzatori e ‘civilizzatori’ europei nel resto del mondo (basti pensare ai delitti commessi dai belgi in Congo o degli italiani in Eritrea, per fare due soli esempi).
Occorre allora, prima di parlare ai bambini, interloquire con gli insegnanti e i genitori, gli educatori dunque. Il filosofo tedesco Theodor W. Adorno ha riflettuto su questi temi in un breve testo, L’educazione dopo Auschwitz (ora in Kaiser, 1999: 303-321) dove leggiamo: «L’educazione avrebbe un senso in generale, solo allorché fosse un’educazione all’auto-riflessione critica» (ibid.: 305) e che  «l’educazione che volesse impedire la reiterazione di siffatto orrore dovrebbe quindi di necessità concentrarsi sulla prima infanzia» (ibid.: l.c.)[1]. L’educazione, che ha per centro la formazione dell’uomo, rifugge ogni forma di condizionamento per cui il filosofo precisa che quando parla di educazione dopo Auschwitz, si riferisce «a un complesso di due fattori: innanzitutto all’educazione nella prima infanzia; e in secondo luogo al rischiaramento universale che dà origine a un clima spirituale, culturale e sociale che non ammette alcuna reiterazione dell’orrore, un clima dunque in cui i motivi che hanno condotto all’orrore vengano in  qualche modo conosciuti» (ibid.: 306-307). Ammette di non avere «la presunzione di abbozzare anche solo nei suoi lineamenti essenziali il progetto di una simile educazione» (ibid.: 307), per cui dobbiamo inventarla o, meglio, costruirla con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Adorno scrive che «l’unica vera forza contro il principio di Auschwitz potrebbe essere l’autonomia […] la forza che spinge verso la riflessione, l’autodeterminazione, il non-fare ciò che altri fanno» (ibid.: 308). Strumenti, quelli citati, che possono essere utilizzati contro «l’istinto gregario della […] lonely crowd, della folla solitaria» (ibid.: 318) istinto che conduce a quella «incapacità di identificazione [che] è stata senza dubbio la condizione psicologica più importante perché sia potuta accadere una cosa come Auschwitz» (ibid.: l.c.). Lo studioso giunge alla conclusione che bisogna (ri)scoprire «quel calore cui tutti aspiriamo» (ibid.: 318) e aggiunge: «i molto denigrati utopisti[2] lo hanno intuito. Così Charles Fourier ha definito l’attrazione come un qualcosa che si esplica come forza di avvicinamento solo attraverso un ordinamento sociale umano; egli riconobbe anche che questa situazione è possibile solo qualora le pulsioni degli uomini non siano più represse, bensì soddisfatte nella loro libertà di manifestarsi. Se qualcosa può giovare contro la freddezza come condizione del male, questa è la presa della visione delle condizioni che mettono in atto la freddezza stessa, e il tentativo, attuato innanzitutto nella sfera individuale, di contrastare queste condizioni» (ibid.: 318-319). Compito non semplice: di questa difficoltà è ben conscio il filosofo che invita a cercare «le possibilità concrete di resistenza» (ibid.: 320). Gli strumenti per questa resistenza sono indicati dalla vita e dall’opera di educatori come Martin Buber, Aldo Capitini e don Lorenzo Milani. Tre maestri in cui riflessione filosofica e attività politica quotidiana si sono intrecciate inestricabilmente. Certo non si può fermare il nazismo o il terrorismo solo con i libri e la conoscenza: occorre costruire, o ampliare il più possibile e diffonderla capillarmente, una cultura del rispetto, del riconoscimento dell’altro, dell’accettazione[3] che permetta di rompere il circolo vizioso per cui ci sono «uomini che in fondo fanno, proprio perché sono schiavi, ciò per cui perpetuano la loro schiavitù, degradando così se  stessi» (ibid.: 321).
E, riprendendo il testo poetico di Brecht citato in apertura, A coloro che verranno, terminiamo queste brevi e incomplete riflessioni, con il finale della poesia: «Ma voi, quando sarà venuta l’ora/che all’uomo un aiuto sia l’uomo,/pensate a noi/ con indulgenza».
Giuliano Falco
Bibliografia
Adorno Theodor W.
1969 Erziehung nach Auschwitz  in Stichworte. Kritische Modelle, Frankfurt a.M., Suhrkamp, ora in Kaiser (ed.), 1999

Kaiser Anna (eds.)
1999 La Bildung ebraico - tedesca del Novecento, Bompiani, Milano



[1] In queste brevi note si accomunano la Shoah e la violenza in genere (guerre e terrorismo) non per sminuire la prima ma per sottolineare come sussista un sostrato comune, un brodo di coltura per queste atrocità
[2] Si riferisce ai socialisti utopisti, denigrati da Marx ed Engels
[3] Termini che andrebbero forse specificati e precisati, resi consunti  dall’uso (e dall’abuso) nel discorso parenetico o retorico