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domenica 30 dicembre 2012

UN VIDEO SU DANILO DOLCI

Cari amici,
volevo segnalarvi il seguente link per un video che parla di Danilo Dolci (ma c'è anche don Milani): buona visione!

http://www.arte.rai.it/articoli/danilo-dolci/19045/default.aspx#.UOA-7LqWQDt.facebook 

PS: se il link non fosse attivo, per qualche motivo a me incomprensibile, copiatelo nella vostra barra degli indirizzi...
ringrazio gli amici del Centro Gandhi di Pisa per la segnalazione 

sabato 29 dicembre 2012

LETTERA AL DIRETTORE DI RAINEWS SUL SERVIZIO INERENTE AL RIENTRO DEI DUE MARO' ITALIANI

lettera al direttore

Siamo rimasti sorpresi, increduli e allibiti nel vedere il servizio televisivo di Rai News sul rientro dei “nostri marò” dall’India. Un’informazione fuorviante, appiattita sulla solita propaganda degli “italiani brava gente”.
Non si è voluto ricordare l’incauta decisione di un ministro “belligerante” che ha armato le nostre navi mercantili e che si è incoscientemente vantato di averci portato nelle zone “operative” dell’Afghanistan con le conseguenti vittime civili e militari.
No, non si dava una notizia ma si assisteva ad un pezzo di propaganda: ritornano i nostri ragazzi, ritornano i nuovi eroi della patria. Guardavamo allibiti il nostro presidente Napolitano che abbracciava e baciava i due marò. Come? Napolitano, il massimo rappresentante della giustizia italiana, il sostenitore dell’unione di popoli e nazioni, da sempre difensore del diritto internazionale, si prestava ad uno spot nazionalista e vittimista degno d’altri tempi.
Come non sentirsi imbarazzati. Una scena mai vista: un capo dello stato che accoglie con tutti gli onori due fucilieri accusati di omicidio da uno stato straniero. Due militari italiani non vittime di ingiustizia ma, prima di tutto, dell’imperizia e del pressapochismo di chi li ha mandati allo sbaraglio.
Non ricordiamo alcun presidente americano accogliere alla Casa Bianca gli aviatori che avevano tranciato il cavo della funivia del Cermis o abbracciare l’omicida di Calipari.
Riacquistare un minimo di credibilità internazionale ci è costato un anno di governo Monti, e adesso ce la giochiamo solleticando un orgoglio nazionalistico fuori luogo, mentre nella società reale divampa una crisi economica e morale inaudita.
E’ questo il ruolo che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica?
E’ vittima anche lui di una politica fatta di tante emergenze e di molte “forzature” delle regole costituzionali?
Quale messaggio comunica chi accoglie, baciandoli affettuosamente, due imputati di omicidio? Si vuole a priori dare l’assoluzione?
Dal nostro massimo rappresentante istituzionale ci saremmo aspettati un più attento comportamento, nell’ambito dei suoi doveri costituzionali, da vero garante super partes.
 
Adriano Moratto 
Giovanni castrezzati
Marco Maffeis
P.L. Fanetti
Claudia Capra
Michele Ventura
Gisella Bottoli
Marino Ruzzenenti
marcella Pepe
Marco Moliterni....

Enrico Peyretti, Torino...

L'ho copiata e incollata in una mail al Direttore c.mineo@rai.it    

venerdì 28 dicembre 2012

SVOLTA EPOCALE

AUGURI LO STESSO

IL VESCOVO DI LA SPEZIA SOSPENDA DON CORSI DALLE SUE MANSIONI. UNA PRESA DI POSIZIONE DI NOI SIAMO CHIESA


Il vescovo di La Spezia sospenda don Corsi dalle sue mansioni.
La vicenda sia l’occasione per riflettere sui problemi di fondo posti dai femminicidi

Il testo affisso da don Pietro Corsi e le sue scomposte reazioni nei confronti della  stampa (per esempio si legga l’intervista di oggi su “Repubblica”) sono espressione di una personalità priva di equilibrio e di controllo. Però portano a galla  in forme esasperate posizioni culturali e sensibilità ancora presenti nella pancia di una parte non irrilevante del mondo cattolico, quello tradizionalista, bigotto e fortemente maschilista. E’ spiacevole constatare questa situazione. In questo senso sono eloquenti  l’appoggio senza pudore  a don Corsi da parte dei siti della destra cattolica “Pontifex” e “Sacrum Imperium”.

Bene ha fatto il vescovo Mons. Ernesto Paletti a intervenire rapidamente nei confronti di don Corsi.
Sarebbe auspicabile che ora egli non si fermasse a metà e che abbia la determinazione necessaria a sospenderlo dalle sue mansioni attuali.

Questa vicenda, giustamente ripresa da tutti i media, dovrebbe facilitare a tutti quelli che in questo periodo approfondiscono il fenomeno del femminicidio ad andare aldilà della cronaca.
Due sono le cose di immediato periodo di cui occuparsi:
--l’intervento delle istituzioni (forze dell’ordine, legislazione…) deve qualitativamente migliorare;
--è necessario un intervento pubblico nei confronti delle coppie in forte conflitto anche per quanto riguarda l’accompagnamento psicologico e sociale.

Per quanto ci riguarda come cattolici da tempo abbiamo riflettuto, discusso e scritto sulla rivoluzione necessaria per leggere con occhi nuovi il Vangelo onde trarne indicazioni  diverse da quelle, troppo comunemente ora  condivise,  per quanto riguarda il rapporto uomo-donna nella nostra Chiesa e nella società. La pastorale, gli stessi ministeri, l’organizzazione interna della comunità dei credenti,  la morale sessuale e famigliare, la scuola e i seminari  dovrebbero ispirarsi allo spirito del Concilio Vaticano II, usando di più le parole della libertà e della responsabilità per cercare di superare  in tal modo i “complessi” secolari che hanno ingessato il ruolo di evangelizzazione  della Chiesa.

Roma, 27 dicembre 2012                                          NOI SIAMO CHIESA                                             


per contatti: vi.bel@iol.it

giovedì 27 dicembre 2012

RELIGIONI PER LA PACE: UN SITO INTERESSANTE


Quali sono gli scopi che la Conferenza si prefigge?

Accanto alle organizzazioni internazionali, e assieme a molti altri movimenti, essa vuole operare per promuovere , all’interno della nostra umanità , una convivenza pacifica e giusta fondata sul rispetto reciproco e su una migliore ripartizione delle risorse della terra, mediante un impegno di educazione alla pace e al dialogo, la diffusione di ideali di fraternità e di riconciliazione, la promozione del disarmo e della collaborazione fra i popoli. La sua specificità è quella di perseguire tali fini utilizzando i mezzi spirituali propri delle religioni.

Che significa multireligioso?

Si parla di un movimento multireligioso per indicare che ad esso partecipano in piena uguaglianza persone che provengono dalle grandi religioni del mondo (Baha’i, Buddismo, Cristianesimo, Ebraismo, Giainismo, Induismo, Islam, Sikh, Zoroastrismo ed altra tradizioni locali), nel rispetto delle convinzioni di ognuna, per mettere a contributo la saggezza spirituale delle diverse fedi religiose per fare crescere l’amore e la fiducia reciproca fra gli uomini e nella ricerca della pace e della giustizia. La convinzione di partenza è quella che dove si realizza una autentica comunione con il divino nasce anche una sincera comunione fra gli uomini e che in tutte le tradizioni religiose esistono insegnamenti di amore e di benevolenza che spingono alla fraternità e alla solidarietà.

Quale è la storia di questo movimento?

Molti incontri sono stati realizzati in passato fra credenti di diverse religioni al fine di unire i loro sforzi per contribuire a realizzare un mondo più pacifico e umano. Alcuni di essi hanno avuto luogo negli anni successivi all’ultimo conflitto mondiale, con la partecipazione di indiani, giapponesi e americani. A seguito di una riunione tenuta a New Delhi nel 1968, è stata convocata la prima conferenza mondiale, che ha avuto luogo a Kyoto, in Giappone, nel 1970. La seconda è stata tenuta a Lovanio, in Belgio, nel 1974, la terza a Princeton, negli USA, nel 1979, la quarta a Nairobi, nel Kenya, nel 1984, la quinta a Melbourne, in Australia, nel 1989, la sesta a Riva del Garda, in Italia, nel 1994, la settima ad Amman, in Giordania, nel 1999 e l'ottava ancora una volta a Kioto nel 2006.

Come è organizzato questo movimento?

La Conferenza è organizzata a livello mondiale, con una segreteria internazionale che ha sede attualmente a New York( WCRP / International, 777 United Nations Plaza, New York, N.Y. 10017, U.S.A, sito internet: www.religionsforpeace.org), a livello continentale, con conferenze regionali per l‘Africa, l’Asia, l’America del Nord e l’Europa (segreteria per l’Europa: WCRP/Europe), e a livello nazionale, con segretariati in Australia, Austria, Bangladesh, Belgio, Bosnia, Canada, Croazia, Francia, Germania, Giappone, Giordania, India, Indonesia, Israele, Italia, Olanda, Pakistan, Regno Unito e Irlanda, Russia, Senegal, Stati Uniti, Sud Africa, Tailandia e gruppi aderenti in diversi altri paesi, fra i quali la Cina. Opera attraverso Consigli Interreligiosi in 70 paesi dei 6 continenti. La conferenza è indipendente da ogni potere politico ed economico ed è riconosciuta come Organizzazione Non Governativa dalle Nazioni Unite, presso le quali ha svolto una preziosa funzione specialmente in occasione delle due sessioni speciali sul disarmo e dove svolge un ruolo consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) e presso l’UNESCO.

Perché aderire a questo movimento?

La pace è possibile, ma per realizzarla è necessario il contributo di tutti e una pressione costante e universale dell’opinione pubblica. A questo fine sono molto utili i diversi movimenti per la pace che esistono nel mondo. La Conferenza delle Religioni per la Pace ha tra di essi un suo posto particolare, in quanto porta il proprio contributo alla pace a partire da motivazioni religiose e valorizzando le enormi risorse spirituali presenti in tutte le religioni. Questa Conferenza, a cui partecipano uomini e donne di tutte le religioni e di molti paesi, può costituire un legame importante fra i popoli e può agire in modo incisivo sull’opinione pubblica mondiale, aiutando tutti a scoprire nel messaggio proprio delle diverse religioni gli insegnamenti fondamentali che spingono alla comunione e alla fraternità.

Quali attività sono previste dalla sezione italiana?

La sezione italiana promuove la partecipazione dei propri membri a tutte le iniziative della Conferenza che sono previste periodicamente a livello mondiale e a livello europeo. Essa inoltre invita i propri membri a partecipare a tutte le iniziative multireligiose e per la pace già esistenti in Italia e promosse da movimenti analoghi. In proprio, essa organizza incontri di preghiera e di meditazione, seminari di studio, iniziative di educazione alla pace, dialoghi interreligiosi, interventi in occasione di conflitti, specialmente allorché è presente in essi la componente religiosa, e altre attività che possano contribuire a una migliore conoscenza e intesa fra i membri di diverse religioni e al raggiungimento della pace personale, nelle comunità e fra le comunità, così come a livello internazionale e mondiale.

La Sezione Italiana ha sede in via PIO VIII 38-D-2, 000165 Roma, tel. 340.9805078--333.2731245 (e-mail: info@religioniperlapaceitalia.org). Segretario per l’Italia è attualmente Luigi De Salvia. È prevista la costituzione di Gruppi cittadini nelle diverse città italiane, a iniziativa di persone che condividano gli scopi e i metodi della conferenza , e con il consenso del comitato italiano: tali gruppi esistono già a Roma, Padova, Genova, Torino, Trieste e Marche.

La Sezione Italiana pubblica una lettera con periodicità trimestrale, che viene inviata a tutti coloro che si dimostrano interessati. Poiché la Conferenza si autofinanzia , anche per tutelare la propria indipendenza, l’adesione richiede un versamento (20 euro annui per Socio Ordinario, 50 euro per Socio Sostenitore) per sostenere gli ideali della Conferenza. Esso può essere versato tramite bonifico bancario: Codice IBAN IT42N0760103200000047585005 intestato a “Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace – Sezione Italiana”

http://www.religioniperlapaceitalia.org/gli_scopi.html 

mercoledì 26 dicembre 2012

SBILANCIAMOCI: IL "CAMBIO" DI ROTTA CHE VOGLIAMO


sbilanciamoci.info
Il "cambio di rotta" che vogliamo.
di Giulio Marcon
Serve un modello di sviluppo in cui alcune merci, consumi, pratiche economiche siano giustamente condannate alla decrescita e altre siano invece destinate a crescere

La Legge di Stabilità del 2013 si colloca dentro il quadro di una crisi i cui dati sono noti: quest’anno il Pil diminuisce del 2%, un terzo dei giovani non ha lavoro, la spesa sociale si è di fatto dimezzata provocando uno smantellamento del welfare, abbiamo oltre centosessanta crisi industriali in atto con il rischio di perdere altri trecentomila posti di lavoro, più di un miliardo di ore di cassa integrazione nel 2012, più di un milione di posti di lavoro persi dall’inizio della crisi, il potere d’acquisto tornato ai valori di dieci anni fa, oltre cinquanta comuni di media grandezza che il prossimo anno rischiano il dissesto finanziario e di non poter pagare più gli stipendi ai propri dipendenti.

È una crisi tremenda, drammatica.

Noi proponiamo un “cambio di rotta”: basta con il neoliberismo, basta con le politiche di austerity, basta con la subalternità ai mercati finanziari, basta con una politica economica che sta aumentando le sofferenze sociali e accentuando la depressione e la recessione dell’economia reale. Basta con una cura da cavallo che sta uccidendo il cavallo. Si continua a svuotare con il cucchiaino un secchio d’acqua sempre più colmo, mentre bisognerebbe chiudere il rubinetto che quel secchio riempie sempre più velocemente. Il cucchiaino sono i tagli alla spesa pubblica, il rubinetto è la speculazione dei mercati finanziari che continua ad agire indisturbata. Si continua a lisciare il pelo ai mercati finanziari, mentre bisognerebbe fargli il contropelo.

Il debito pubblico è aumentato in questi anni in molti paesi non tanto (e non solo) perché quei paesi sono spendaccioni, ma anche perché si sono salvate con i soldi pubblici le banche private, come è successo in Francia, Belgio, Gran Bretagna, Olanda e – naturalmente – negli Stati Uniti. Nessun argine è stato messo ai derivati, ai compensi dei top manager, alle dinamiche speculative più accentuate (la Tobin Tax è rimasta lettera morta), e non ci sono Basilea 4-5-6-7-8 che tengano.

Il debito pubblico aumenta non tanto perché si spende troppo, ma perché si cresce poco. E la speculazione non è legata al debito, ma ha ben altre dinamiche.

Si sottoscrivono misure sbagliate e insostenibili come il Fiscal Compact: per rispettare quegli impegni dovremmo avere 5-6 punti di avanzo primario l’anno per vent’anni da destinare alla riduzione del debito. Per intenderci: 40-50 miliardi l’anno di manovre per vent’anni. Il governo Monti, delle tre parole con cui ha avviato la sua opera riformatrice – rigore, crescita ed equità – ha applicato solo la prima e solo a danno dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani. Ha varato discutibili provvedimenti sulle pensioni e sulla riforma del mercato del lavoro. Le misure sulle liberalizzazioni sono state un flop.

E poi tanti, tanti tagli: alle risorse come ai diritti. Nessuno – o quasi nessuno – investimento nella crescita. Di “impressionante sforzo riformatore” – come ha detto la Merkel a proposito dell’operato del governo Monti – c’è ben poco. Tanta tecnocrazia, tanto neoliberismo, tanti favori ai mercati finanziari e tante batoste per la povera gente.

La politica italiana si è attardata sugli equilibri nelle coalizioni, sulle alleanze e sulle convulsioni di un sistema politico allo sbando. È mancato largamente in questi mesi il merito dei problemi: il programma e gli obiettivi che sarebbe necessario darsi per fronteggiare la crisi e avviare un modello di sviluppo radicalmente diverso da quello che abbiamo conosciuto fino ad oggi. E scompaiono dal dibattito politico, da una parte, la società con le sue sofferenze e, dall’altra, i soggetti (il lavoro, i movimenti, la società civile) che dovrebbero essere il perno di un cambiamento radicale del paese.

Nel merito, tutto il dibattito (quando c’è) si sta riducendo a essere a favore o contro il “montismo” (la scelta è scontata), come se si trattasse di una sorta di mantra che ci evita di affrontare le questioni concrete che abbiamo sul tappeto e che Sbilanciamoci! e altri hanno posto in questi mesi: il modello di sviluppo che vogliamo (i Suv a Mirafiori o i bus della Irisbus, il Ponte sullo stretto o le piccole opere, i treni per i pendolari o i trafori delle Alpi, i pannelli solari o il carbone, i diritti del lavoro o la flessibilità?), oppure la redistribuzione necessaria della ricchezza contro le rendite e la finanza (la patrimoniale, la Tobin Tax, eccetera), o ancora una politica espansiva e keynesiana invece di un’austerity tutta sulle spalle della povera gente.

Da una parte bisogna mettere al centro la critica e il superamento del paradigma neoliberista che ci ha portato alla crisi – e che ancora sta dominando l’orizzonte della crisi – e, dall’altra, la costruzione di un’economia diversa fondata sul lavoro, la qualità sociale e i diritti, la sostenibilità ambientale, i saperi. Il neoliberismo e le politiche di austerity hanno fallito, hanno accentuato la crisi e la recessione.

Il “cambio di rotta” di Sbilanciamoci! consiste, dunque, nell’uscire dalla crisi in un modo diverso da quello con cui ci si è entrati. Serve un modello di sviluppo in cui alcune merci, consumi, pratiche economiche siano giustamente condannate alla decrescita (il consumo di suolo, la mobilità privata, la siderurgia inquinante) e altre siano invece destinate a crescere; quelle di un’economia diversa che abbia tre pilastri: la sostenibilità sociale e ambientale; diritti di cittadinanza, del lavoro, del welfare degni di un paese civile; la conoscenza come architrave di un sistema di istruzione e di formazione capace di far crescere il paese con l’innovazione e la qualità. Ma non c’è possibilità di uscita dalla crisi se non si ristabiliscono condizioni di uguaglianza e di giustizia economica e sociale: serve una redistribuzione della ricchezza del 10% più agiato a favore del 90% della popolazione che soffre il peso della crisi. Per far crescere la torta bisogna prima fare delle fette più eque per tutti. È ora che i mercati finanziari, i rentiers e le banche si facciano da parte.

Il “cambio di rotta” che vogliamo deve ripartire, ancora, dalle persone, dagli anziani e dai disabili che sono abbandonati dallo Stato, dagli operai dell’Alcoa che devono salire sui silos per farsi ascoltare, dai cittadini immigrati lasciati affogare nel canale di Sicilia, dai giovani che tornano a emigrare all’estero, dagli studenti che vengono espulsi dalle università, dalle donne discriminate sui posti di lavoro. Dalle persone, da loro si costruisce il cambiamento di cui abbiamo bisogno: ascoltiamo la loro voce, le loro sofferenze, le loro speranze.


sabato 22 dicembre 2012

BABBO NATALE MONTI REGALA 230 MILIARDI DI EURO AL MINISTERO DELLA DIFESA

RIFORMA DELLA DIFESA: UN NATALE ‘ARMATO’

Il 10 dicembre eravamo a Roma davanti al Parlamento per protestare contro la Riforma delle Forze Armate voluta dal Ministro della Difesa, l’ammiraglio Di Paola. I rappresentanti dei movimenti per la pace erano stretti attorno a una gigantesca bandiera della pace che occupava la larghezza dell’anti-piazza davanti al Parlamento. Eravamo lì per chiedere ai Parlamentari di non votare la Riforma delle Forze Armate. Tutto inutile! Quel pomeriggio il Parlamento ha definitivamente approvato il disegno di legge delega. La Destra ha votato compatta a favore, nonostante avesse appena sfiduciato il governo. Il PD, nonostante alcune voci contrarie, ha pure votato a favore. Unico partito contrario: IDV. Un amaro regalo di Natale questo che il governo Monti ci lascia prima di dimettersi. Un regalo alla casta dei militari, alla lobby dei mercanti di morte. La riforma infatti ci costerà nei prossimi dieci anni, l’astronomica cifra di 230 miliardi di euro!
La Legge autorizza le Forze Armate a riorganizzarsi in proprio in dodici mesi con una delega, per ora in bianco. Inoltre questa Legge prevede un taglio di 43 mila addetti sia militari come civili nei prossimi dieci anni.
La cosa però che sorprende è che i soldi risparmiati rimangono al Ministero della Difesa per l‘ammodernamento ‘ dell’esercito. Mentre per la Spending Rewiew di Monti, i soldi risparmiati avrebbero dovuto rientrare nel Bilancio dello Stato. Ed invece saranno usati per comperare i nuovi sistemi d’arma.
In poche parole il Ministro della Difesa avrà un miliardo di euro in più all’anno da spendere in nuove armi! Inoltre la nuova legge prevede che gli enti locali dovranno rimborsare il Ministero della Difesa per gli interventi di soccorso e prima emergenza come terremoti e alluvioni.
Tutto questo avviene mentre la crisi economica lascia senza lavoro centinaia di migliaia di lavoratori e non ci sono soldi per il welfare, per la sanità, per la scuola , per il terzo settore.
Assistiamo attoniti al tradimento del governo Monti e dei partiti.
E mentre è passata in tutta fretta la Riforma della Difesa(se ne parlava da vent’anni!), non si è fatto nulla per la Riforma della Cooperazione, che è l’altra faccia della medaglia! E questo nonostante che ci sia un ministro cattolico,A. Riccardi, alla Cooperazione Internazionale.(E’ da vent’anni che girano in Parlamento proposte di riforma della Cooperazione internazionale che è ormai ridotta ai minimi termini!). Nel 2000 l’Italia aveva promesso all’ONU che avrebbe versato lo 0,7% del suo PIL per sconfiggere la povertà. L’Italia , all’ultimo posto nella graduatoria, ha disonorato in questi dodici anni gli impegni presi arrivando allo 0,2% del PIL mentre spende il 2% del PIL in armi.
Siamo giunti così alla follia di spendere, lo scorso anno ,26 miliardi di euro (dati SIPRI) a cui bisogna aggiungere 15 miliardi di euro per gli F-35. Si tratta di 41 miliardi di euro: una vera e propria manovra! Nessun taglio alle armi, anzi la Difesa avrà un miliardo in più da spendere nell’acquisto di sofisticati strumenti di morte. Mentre il governo Monti ha tagliato fondi alla scuola, alla sanità, al terzo settore.
Mi amareggia il silenzio della Conferenza Episcopale Italiana. Altro che ‘pace in terra agli uomini di buona volontà’ che è il cuore del messaggio natalizio.
Il nostro paese sceglie ancora una volta la via della morte invece della vita.
E’ un Natale amaro, un Natale ‘armato’.

Alex Zanotelli

Napoli,21 dicembre 2012

venerdì 21 dicembre 2012

Solo con il disarmo si esce dalla crisi:alcune richieste ai partiti


Documento del Movimento Nonviolento per le prossime elezioni politiche rivolto ai partiti e movimenti politici: Sel, Idv, Verdi, Radicali, Prc, Pdci, Ecologisti e Civici, Cambiare si può, Io ci sto, Lista civica italiana, Movimento Arancione, M5S (includiamo liste e partiti che hanno introdotto i temi "pace e disarmo" nei loro programmi; escludiamo quei partiti che già ci hanno risposto negativamente con i fatti, votando in Parlamento a favore della Legge-delega di riforma dello strumento militare, compreso il programma di acquisto dei cacciabombardieri F35).

Categoria: News

Postato da: Mao

Avanziamo tre richieste politiche chiare e nette ai partiti che si candidano a governare e a coloro che si candidano alla Camera e al Senato. Questi sono punti fondamentali del programma politico nonviolento, l'unico che possiamo sostenere.

1. Svuotare gli arsenali e riempire i granai: ridurre drasticamente la spesa militare, operando una scelta di disarmo unilaterale, nucleare e convenzionale, nella misura della riduzione del 10% delle spese militari per ciascun anno di legislatura (a favore di sicurezza interna e protezione civile);

2. Ripudiare la guerra e non la Costituzione: ritirare le truppe italiane dall'Afganistan e usare le risorse risparmiate a beneficio del Servizio Civile Nazionale, per la costruzione della difesa civile non armata e nonviolenta, come previsto dal nostro ordinamento;

3. Costruire la vera sicurezza: rinunciare al programma d'acquisto dei cacciabombardieri F-35 e investire le risorse salvate in politiche educative e sociali, lanciando un programma nazionale di educazione alla pace ed alla trasformazione nonviolenta dei conflitti.

Chiediamo ai partiti che nel proprio programma hanno introdotto i temi della pace e del disarmo, e che desiderano un confronto costruttivo, di pronunciarsi su queste precise richieste.
Da parte nostra non vogliamo limitarci a pretendere impegni dagli altri, ma siamo disponibili ad assumerci delle responsabilità anche dirette. Nelle associazioni nonviolente e pacifiste vi sono competenze, intelligenze, esperienze capaci di esprimersi egregiamente anche sul piano politico. I militari hanno imposto un loro uomo al vertice del Ministero della Difesa. Noi offriamo la disponibilità di queste amiche ed amici della nonviolenza a portare direttamente nel Parlamento il programma politico nonviolento. Per realizzarlo ci vogliono persone (donne e uomini, giovani e adulti) della società civile, gente comune che ha costruito la propria credibilità sui territori, di dichiarata competenza ed evidente rappresentanza.
Questo è il momento in cui le dichiarazioni e gli impegni si devono tradurre in atti politici, anche attraverso la qualità delle candidature al Parlamento.
Solo pochi giorni fa in Italia abbiamo assistito alla resa della democrazia parlamentare alla sovranità militare, con la delega per la riforma delle Forze Armate ad un ammiraglio/ministro il cui compito sarà impedire ogni taglio di risorse, e garantire nuovi investimenti sugli armamenti. L'unico disvalore ripudiato dal Patto Costituzionale – la guerra – viene strenuamente sostenuto, con il consenso della maggioranza parlamentare.
Non ci possono essere giustificazioni di alcun tipo per chi nei dibattiti dichiara politiche di pace e poi in Aula vota a favore delle spese militari. Non c'è politica realista che tenga, ragioni di Stato o disciplina di partito, non valgono le strategie politiche per evitare il peggio... arriva un punto in cui, come dice il Vangelo, le parole devono essere “sì, sì” oppure “no, no”.
Noi non vogliamo sgomitare, non gridiamo invettive, non cerchiamo protagonismi, rimaniamo ancorati alla nostra dimensione di movimento, mettiamo però ugualmente la nostra storia e il nostro pensiero/azione a disposizione di un progetto politico nonviolento perchè sappiamo che solo con il disarmo (militare, finanziario, culturale, verbale) si potrà uscire dalla crisi.
Ora tocca a voi dare una risposta.

Movimento Nonviolento
www.nonviolenti.org

giovedì 20 dicembre 2012

Arriva sul web “Help me, brother!”, la seconda puntata di Lettere Italiene

Arriva sul web “Help me, brother!”, la seconda puntata di Lettere Italiene


20 dicembre 2012 14:45

Arriva puntuale sul web nella Giornata Internazionale dei Migranti la nuova puntata di Lettere Italiene. È questo il secondo appuntamento con la serie nata dalle storie di giornalisti e scrittori stranieri che vivono in Italia raccolte in “Nuove lettere persiane - Sguardi dall’Italia che cambia”, progetto editoriale realizzato da Cospe, in collaborazione con L’occhio e la Luna.

Da oggi disponibile sul sito del progetto è “Help me brother!”, l’episodio tratto dall’omonimo racconto di Sun Wen Long, giovane blogger collaboratore di Associna . La storia narrata è quella di HaniYi, studente cinese venuto in Italia che descrive in chiave ironica il modo in cui appaiono ai suoi occhi compagni italiani e i coetanei cinesi, mettendo in evidenza punti di contatto e differenze, difficoltà e contraddizioni.

“Il protagonista di questa vicenda – spiega l’autore – è un orientale che ama l’Occidente, in particolare l’Italia, paese in cui si trova per motivi di studio. Di essa sa cogliere con una certa obiettività sia gli aspetti positivi che le contraddizioni e le assurdità. Con questa narrazione ho voluto restituire l’immagine dei giovani cinesi che abitano qui, spesso ancora in cerca di un proprio posto nella società. Infondo si tratta di una realtà non così diversa da quella che anche i giovani autoctoni si trovano a vivere”.

Anche Repubblica Tv ha dedicato uno spazio ad hoc a Lettere Italiene. Per visitare la pagina clicca qui.

Sostenere il progetto è facile: basta un clic per dare il proprio contributo e aiutare nuovi autori a raccontare la propria storia. Per maggiori informazioni clicca qui.

http://www.mmc2000.net/etica-media/arriva-sul-web-help-me-brother-la-seconda-puntata-di-lettere-italiene/

mercoledì 19 dicembre 2012

Un anno di iniziative per Ernesto Balducci


Come Fondazione non vorremmo che questo anniversario si esaurisse in un puro momento celebrativo fine a se stesso, ma piuttosto, vorremmo che si ponesse come un'occasione per riproporre, in modo critico a fronte della realtà di oggi, l'attualità dell'eredità culturale e spirituale di Ernesto Balducci. Perchè temi come il primato della coscienza, la laicità, il ruolo delle religioni oggi, la pace e, dall' altro la cultura planetaria, l'ecumenismo creaturale, la globalizzazione ed il rapporto con l'Altro, nella prospettiva di quella transizione epocale invocata da Balducci negli ultimi saggi, sono tutti aspetti che, non solo, furono al centro della sua riflessione e del suo impegno militante, ma attualmente rappresentano l'ordine del giorno nell' agenda mondiale. Per questo avremmo pensato, per un verso, ad un titolo - ERNESTO BALDUCCI. I LUOGHI, LE IDEE, LA FEDE - che, in qualche modo, rappresentasse, in estrema sintesi, il personaggio nel complesso della sua figura e della sua personalità e dall' altro, a una serie di possibili iniziative che lo evidenziassero non solo nelle sue connotazioni identitarie -il sacerdote e l'intellettuale- ma in grado di collocare la sua esperienza nell' orizzonte della storia, politica, culturale ed ecclesiale, vissuta dal nostro paese nel corso della seconda metà del ventesimo secolo. In questo modo crediamo di poter meglio contestualizzare quella figura e la sua lezione, a vent'anni di distanza dalla sua scomparsa e dopo che, nel frattempo, sono accaduti avvenimenti socio-politici e innovazioni tecnologiche, a livello planetario, di portata storica. L'assumere come criterio articolativo del programma i luoghi più significativi nei quali Balducci visse, operò e predicò per periodi più o meno lunghi della sua vita e in tempi diversi, ci permetterebbe di ripercorrere anche il suo iter formativo, spirituale e culturale, di cui potremmo circonscrivere e approfondire alcuni aspetti, di particolare rilevanza e attualità, con una serie di iniziative a livello nazionale.

http://www.ventennalebalducci.it/un-anno-di-iniziative-ernesto-balducci

martedì 18 dicembre 2012

Ciao, ma!

Qualche lettore si sarà chiesto come mai non ho più scritto, da qualche giorno. In realtà stavo pensando a un post sul Pinelli, assassinato il 15 dicembre. Se non che proprio il 15 dicembre un ictus si è portato via la mia mamma.
Ho 54 anni. Lei ne aveva 80. E' stata una cosa tremenda lo stesso. L'unica cosa bella è che lei non ha sofferto: ha fatto solo in tempo a rimproverare mio fratello per aver chiamato l'ambulanza...
Lei era così. Testarda e scontrosa, tenera e impacciata, riservata nel mostrare i suoi sentimenti ma allo stesso tempo, trasparente. Una persona semplicemnte complessa. Contadina fino al midollo, con il pollice verde. Curiosa come poche persone. Accanita lettrice di giornali, senza occhiali (che invidia!), soprattutto Il Secolo IXI, quotidiano genovese.
Ma la cosa ancor più bella è che è morta da viva: progettando cene con i pochi e veri amici, pensando ai ravioli che avrebbe fatto il giorno dopo per me e mia moglie (aveva già pronta la pasta e la farina: si sarebbe alzata presto, per farli a mano). Quel pomeriggio, l'ultimo della sua faticosa vita, l'aveva trascorso a preparare tortellini, il piatto tipico del Natale.
E' incredibile che non ci sia più. Non riesco a crederci, ancora ora, anche se stamane abbiamo fatto il funerale. E' anche incredibile che il 99% dei ricordi a lei legati siano riferibili al cibo, alle feste...
Per ora basta. Non riesco più a scrivere.
Ciao, ma, come le dicevo sempre, ogni volta che andavo via. Solo che ora è lei, che se ne è andata...

giovedì 13 dicembre 2012

"Tra opportunità ed emergenza. Immigrazione in Italia e in provincia di Bologna"

Invito al seminario: Tra opportunità ed emergenza
12/12/2012
L’associazione Africa e Mediterraneo, la Provincia di Bologna, il Centro studi Idos, l'associazione Progrè e l'Istituzione Gian Franco Minguzzi, con il sostegno dell'Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Emilia-Romagna

invitano al seminario:

"Tra opportunità ed emergenza. Immigrazione in Italia e in provincia di Bologna"

il cui obiettivo è descrivere lo stato attuale dell'immigrazione in Italia e in provincia di Bologna, anche analizzando come l’Emergenza Nord Africa è stata gestita.
Nel corso del seminario verranno presentate e distribuite (fino ad esaurimento delle copie):

- il numero monografico della rivista "Africa e Mediterraneo", che delinea un bilancio di due anni di accoglienza dei richiedenti asilo in Italia e a Bologna all'interno dell'Emergenza Nord Africa;

- il "Dossier Statistico Immigrazione 2012 Caritas/Migrantes";

- l'"Annuario Statistico Immigrazione in provincia di Bologna 2012".

Il seminario si terrà:

- Mercoledì 19 dicembre 2012, dalle ore 15:30 alle 18:30

- Presso la Aula grande della Facoltà di Giurisprudenza in via Zamboni 22 a Bologna

Evento gratuito e senza iscrizione.

Programma e riferimenti:

mercoledì 12 dicembre 2012

PIAZZA FONTANA E I VUOTI DI MEMORIA. PER NON DIMENTICARE

Anche quest'anno siamo arrivati al 12 dicembre. I più giovani ignorano cosa sia accaduto. Purtroppo si tratta di una delle date più importanti dell'intera storia italiana. E una delle più tragiche. Segna infatti l'inizio di una stagione stragista, di bombe che esplodevano nelle banche, sui treni, nelle stazioni, nei cestini della spazzatura. Fascisti, servizi segreti 'deviati', servizi stranieri, mafiosi: gli autori materiali sono svariati. I mandanti sempre gli stessi. Il potere che si vuole tenere il potere, potere politico, economico, finanziario.
Ma la cosa più tragica è la mancanza di memoria delle persone.
Passata la festa gabbato lo santo, come recita un proverbio: oggi qualcuno -sempre meno, mi sembra, ne parlerà un po' e poi, da domani, silenzio. Fino al prossimo anno.

A questo proposito, vorrei segnalare un saggio di Stefano Pivato, Vuoti di memoria, usi e abusi della storia nella Repubblica Italiana, Laterza 2007. Leggetelo: poi mi piacerebbe pubblicare interventi sul tema...
a presto

martedì 11 dicembre 2012

Mini decalogo politico per la Pace

Mini Decalogo Politico per la Pace


IPRI (Istituto Italiano di Ricerca per la Pace) - Rete CCP (Corpi Civili di Pace) propone a tutte le forze politiche e sociali, in vista delle imminenti elezioni e della prossima legislatura, alcuni punti dirimenti, ai fini della realizzazione di una sincera politica di pace, nonviolenza e per i diritti umani da parte del nostro Paese, raccolti e sintetizzati nel seguente “mini - decalogo politico per la Pace”.

01. Difesa dell'art. 11 della Costituzione Italiana e sua estensione europea
02. Trasformazione in difensivo del sistema della Difesa, senza armi a lungo raggio, in direzione del graduale e progressivo “transarmo” e per il ridimensionamento degli eserciti.
03. Riequilibrio di bilancio tra prevenzione dei conflitti e spese militari
04. Trasparenza nelle voci del bilancio della Difesa
05. Potenziamento di una polizia internazionale ONU
06. Riconfigurazione delle presenze militari all'estero e ritiro dalle missioni non legittime
07. Rilancio del Servizio Civile per la Difesa Popolare Nonviolenta, valorizzazione dell'Obiezione di Coscienza alle Spese Militari e pubblicazione di un Albo Nazionale degli Obiettori di Coscienza
08. Ricostituzione del Comitato Consultivo per la Difesa Civile Non armata e Nonviolenta
09. Legge sui Corpi Civili di Pace (CCP) per la trasformazione dei conflitti.
10. Attivazione del Tavolo per gli Interventi Civili di Pace, con la società civile

Primi Firmatari:
Alberto L’Abate, Vittorio Agnoletto, Fabio Alberti, Roberto Antonaz, Cinzia Bottene, Alessandro Capuzzo, Giulietto Chiesa, Luca Filippi, Michele Negro, Marco Palombo, Gianmarco Pisa, Patrizia Sentinelli, Gigi Ontanetti.


Mini decalogo politico per la Pace

Nel quadro dell'iniziativa pubblica di presentazione degli Atti del Convegno di Vicenza del 3-5 Giugno 2011, tenuto alla presenza, tra gli altri, di Johan Galtung, massimo esponente vivente della ricerca per la pace e fondatore della "Transcend University", per la soluzione costruttiva e la trasformazione nonviolenta dei conflitti, iniziativa tenuta a Vicenza il 28 Novembre 2012, con i contributi, tra gli altri, di Alberto L'Abate, presidente onorario di IPRI (Istituto Italiano di Ricerca per la Pace) - Rete dei Corpi Civili di Pace, e di Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, il Consiglio Nazionale della IPRI - Rete CCP, con il contributo di alcune tra le più importanti organizzazioni attive in Italia nel lavoro di pace, per la nonviolenza, i diritti umani, la giustizia internazionale e la prevenzione dei conflitti, dal Movimento Nonviolento al Movimento Internazionale Riconciliazione, dal Centro Studi "Sereno Regis" ai "Berretti Bianchi", dagli "Operatori di Pace - Campania" al Comitato "Danilo Dolci", ha inteso individuare e proporre a tutte le forze politiche e sociali, in vista dell'imminente scadenza elettorale e della prossima legislatura nazionale, alcuni punti dirimenti, ai fini della realizzazione di una sincera politica di pace, nonviolenza e per i diritti da parte del nostro Paese, pertanto raccolti e sintetizzati nel seguente mini decalogo per la Pace.Difesa dell'art. 11 della Costituzione Italiana e sua estensione europea. Troppo spesso la politica estera del Paese, nel corso, almeno, degli ultimi quindici anni, ha contraddetto lo spirito e la lettera dell'art. 11 della Costituzione, proiettandosi in missioni militari ed autentiche guerre di aggressione: è necessario ed urgente invertire questa tendenza, ripudiare la logica della soluzione militare delle controversie internazionali e battersi in sede europea per un'Europa rispettosa della pace, libera da condizionamenti o pulsioni "atlantiche" e "imperialistiche" e artefice di una politica estera all'insegna della neutralità, del disarmo, del co-sviluppo, del rispetto della legalità e della giustizia internazionale.Trasformazione in difensivo del sistema della Difesa, senza armi a lungo raggio, in direzione del graduale e progressivo "transarmo" e per il ridimensionamento degli eserciti. Lezioni consolidate ed esperienze storiche dimostrano che la difesa militare in proiezione offensiva non solo è più costosa, ma soprattutto meno efficace ai fini della Difesa del Paese e della tutela dei propri confini: anziché moltiplicare spese e funzioni a supporto del cosiddetto "complesso militare-indistriale", è oggi più che mai urgente e necessario ragiornare in termini di sostenibilità, di ri-conversione e superamento graduale della logica del primato militare, verso un progressivo, rilevante ed efficace "transarmo". Riequilibrio di bilancio tra prevenzione dei conflitti e spese militari. Ricerche internazionali confermano che il rapporto tra le spese per dotazioni delle Forze Armate, funzioni militari e sistemi d'arma e le spese per la prevenzione dei conflitti è pari a 10.000 contro 1: per ogni euro speso per prevenire la guerra, si spendono 10.000 euro, in media, per preparare, studiare e "fare la guerra". Valide, tali cifre, per tutti i Paesi di area OSCE e quindi anche per il nostro Paese, questo approccio va rovesciato, perché aumenta i rischi per la sicurezza internazionale, incrementa l'esposizione del Paese a minacce esterne e mette a rischio gli sforzi di pace e cooperazione a livello internazionale. Trasparenza nelle voci del bilancio della Difesa. E' impossibile impostare una corretta politica di pace e un ri-equilibrio tra spesa civile e spesa militare senza disporre di un bilancio chiaro che riguardi le spese per la Difesa. Il bilancio italiano della Difesa è storicamente uno tra i più opachi e meno trasparenti tra tutti quelli dei Paesi di area OSCE, tra voci di spesa non computate, computate sotto altri capitoli di uscita o sotto spese in carico ad altri dicasteri, in primo luogo quelle dello Sviluppo Economico. Rendere esplicite, chiare e trasparenti le voci di entrata e di uscita del bilancio della Difesa non solo è preuspposto per le politiche di pace e "transarmo", è questione di democrazia. PotenziamentodiunapoliziainternazionaleONU. L'andazzo delle Nazioni Unite negli ultimi venti anni ha smentito drammaticamente le premesse dell'"Agenda per la Pace" di B. Boutros Ghali del 1992, declinando il peace-keeping sempre più in termini militari e, talvolta, aggressivi (peace-forcing), e sempre meno in termini civili e di "prevenzione" dei conflitti. A fronte dell'indisponibilità degli Stati a mettere a disposizione contingenti nazionali per formare le forze di sicurezza dell'ONU, è tempo che l'Italia operi attivamente per il rilancio del peacekeeping civile e per una polizia inter-nazionale legittima in capo alle Nazioni Unite e in collegamento col "Tribunale dei Popoli" di Roma. Riconfigurazione delle presenzemilitariall'estero e ritirodallemissioninonlegittime. Nonostante gli effetti della crisi economica, gli ultimi governi hanno perfino annunciato un rinnovato impegno dell'Italia in nuove missioni internazionali. È esigenza politica prima che economica: ridurre la presenza militare italiana all'estero, rititarsi da tutte le missioni internazionali non legittime perché non dotate di mandato esplicito del Consiglio di Sicurezza, incrementare l'impegno di ambito civile nel quadro delle missioni legittime, sostenere l'impegno di pace di società civile, arrestare la tendenza all'impiego di "contractor" e all'utilizzo di personale delle Forze Armate a tutela di interessi privati. Rilancio del Servizio Civile per la Difesa Popolare Nonviolenta, valorizzazione dell'Obiezione di Coscienza alle Spese Militari e pubblicazione di un Albo Nazionale degli Obiettori di Coscienza. Il Servizio Civile rappresenta una leva di cittadinanza fondamentale per i giovani cittadini, sia per quanto riguarda le funzioni sociali, civili, culturali di ordine interno, sia per le azioni di sviluppo e di intervento nelle crisi in ambito internazionale. E' tempo di valorizzare quanto nella legge 64 (2001) indica nel Servizio Civile un'alternativa non militare alla Difesa tradizionale del Paese, istituendo la Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta, in direzione di un'autentica Difesa Popolare Nonviolenta. RicostituzionedelComitatoConsultivo per la DifesaCivile Nonarmata e Nonviolenta. Le recenti misure imposte dalla cosiddetta "spending review", con i tagli lineari a una quantità di strutture e servizi dello Stato, hanno travolto il Comitato Consultivo, in capo alla presidenza del Consiglio dei Ministri, per la Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta, che va ri-attivato, quale storica conquisita del movimento per la pace e per l'obiezione di coscienza al servizio militare, luogo centrale di elaborazione di proposte e di politiche per la riduzione del militare, la soluzione positiva dei conflitti e l'avvicinamento alla Difesa Popolare Nonviolenta, attraverso la Difesa Civile Non Armata.Legge sui Corpi Civili di Pace (CCP) per la trasformazione dei conflitti. Nella prospettiva del ri-equilibrio tra le spese per il militare e quelle per la prevenzione dei conflitti locali e internazionali e in direzione di un impegno civile e non militare per la soluzione e la trasformazione delle contro-versie internazionali, in linea con lo spirito e la lettera dell'art. 11 della Costituzione, è più urgente che mai, finalmente, approvare la legge istitutiva dei Corpi Civili di Pace, che istituisca un'infrastruttra nazionale per il peace-building, rediga un registro nazionale del personale civile attivabile in missioni di prevenzione e trasformazione dei conflitti e formi equipe professionali di azione di pace.Attivazione del Tavolo per gli Interventi Civili di Pace, con la società civile. In linea con le migliori esperienze attivate nel recente passato, occasionalmente in Italia, più diffusamente e con maggiore continuità in altri contesti europei (Austria, Germania, Norvegia, Spagna e Svezia, in primo luogo), è necessario attivare un luogo di inter-faccia, dialogo e coordinamento tra autorità istituzionali e società civile per orientare le politiche pubbliche nel campo della prevenzione e della trasformazione dei conflitti, per concorrere alla definizione delle politiche per l'intervento civile di pace e per valorizzare le sperimentazioni e le esperienze pilota nel campo dei Corpi Civili di Pace
_______________________________________________
Nonviolenti mailing list
Nonviolenti@lists.nonviolenti.org
http://lists.nonviolenti.org/cgi-bin/mailman/listinfo/nonviolenti 

sabato 8 dicembre 2012

AVREI (ANCORA) UN'OBIEZIONE


Convegno nazionale

AVREI (ANCORA) UN'OBIEZIONE !

Firenze, 15-16 dicembre 2012

In occasione dei 40 anni (1972-2012) dall'approvazione della prima Legge
per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza ed istituzione del
servizio civile, il Movimento Nonviolento e la CNESC (Conferenza
nazionale degli Enti di servizio civile), organizzano un convegno a
Firenze (la città di don Lorenzo Milani, padre Balducci, il sindaco
Giorgio La Pira, il filosofo Aldo Capitini, il primo obiettore Pietro
Pinna) nei giorni 15 e 16 dicembre 2012.

Sarà un momento per "fare memoria" della nostra storia, ma anche per
affrontare i pressanti problemi dell'oggi, l'urgenza del disarmo,
l'opposizione alle spese militari, la difesa del servizio civile nazionale.
Siete invitati a partecipare e a diffondere.

In allegato trovate il programma con le note logistiche.

Cordialmente,
per il Movimento Nonviolento
Mao Valpiana
(presidente)

Ufficio stampa del Movimento Nonviolento
045 8009803
348 286310
_____________________
Movimento Nonviolento
via Spagna, 8
37123 Verona

tel. 045 8009803
Fax 045 8009212

sabato 1 dicembre 2012

LE VALLI VALDESI: CALENDARIO CLAUDIANA 2013

Care amiche e cari amici,

vi presento la nuova edizione del Calendario della Claudiana per il 2013:

Le Valli valdesi 2013

Riproduzione di dodici dipinti di Paolo Paschetto dalla Collezione della Tavola Valdese conservata presso la Fondazione Centro Culturale Valdese Testi in cinque lingue - a colori - euro 12,00

In occasione del cinquantenario della scomparsa, il Calendario Claudiana è dedicato interamente (ogni mese riporta uno dei suoi quadri sulle Valli valdesi mentre le pagine sul retro presentano la sua vita e la sua opera) a un artista del Novecento: Paolo Paschetto (1885-1963), professore di ornato presso l'Istituto delle belle arti di Roma dal 1914 al 1948, autore dell'emblema della Repubblica italiana nonché artista poliedrico.

Noto soprattutto come pittore e incisore, e anche per essere stato autore dell'emblema della Repubblica italiana, Paolo Paschetto è stato un artista versatile e poliedrico. Nel campo della decorazione d'interni, realizza affreschi e vetrate; in quello della grafica, copertine, testate, marchi, illustrazioni per le numerose case editrici e riviste. È autore di manifesti e opuscoli pubblicitari, di cartoline illustrate, di ex libris, di francobolli e banconote. [...] Tutto per lui è arte e l'arte è anche il modo attraverso cui dà testimonianza di una fede profonda ed espressione di una religiosità «sentita ed espressa con forme non tradizionali», come egli stesso ebbe a scrivere (D. Jalla).

Link al sito:
http://www.claudiana.it/php/mostrascheda.php?nscheda=9788870169034
Link del saggio: http://www.claudiana.it/pdf/9788870169034-saggio.pdf

Vi ricordo di visitare la sezione Remainder del sito
(http://www.claudiana.it/php/remainder.php ) in cui troverete 150 titoli al 25% dell'originario costo di copertina, e la sezione Libri in primo piano (http://www.claudiana.it/index.php ) in cui troverete le novità del periodo in offerta 15 x 15.

Vi saluto cordialmente
Manuel Kromer