Sull'Amiata è l'elemento religioso, più che quello storico, ad aver lasciato segni e figure nella sensibile fantasia popolare.
S.Bernardino da Siena, che celebrò la sua prima messa nel romitorio del Colombaio presso Seggiano; Santa Caterina da Siena, che svolse una delle fasi più attive e contemplative della sua vita a Rocca d'Orcia; il beato Giovanni Colombini, la cui salma venne raccolta in circostanze miracolose dai monaci di S.Salvatore; San Filippo Benizi, rifugiatosi nelle boscaglie sopra Bagni S.Filippo (che da lui presero nome) per sfuggire all'elezione a pontefice di Roma nel conclave viterbese del 1269; per finire a David Lazzaretti di Arcidosso, che meritò l'appellativo di "profeta dell'Amiata" in quanto protagonista di una singolare avventura religiosa a sfondo sociale, rappresentano altrettanti eventi mistici che in ogni tempo fortemente influirono sull'animo delle genti amiatine, dando concretezza ad una spiritualità, che fa parte ormai dell'ambiente e della cultura locale.
In questo contesto si inserisce forse la comunità buddista Merigar dell'istituto Dzog-chen, installatasi sull'Amiata negli anni settanta, e fulcro oggi di un richiamo spirituale recentemente riscoperto dalla civiltà occidentale. Questa comunità si è insediata nel versante del monte Labro, che fu teatro nell'ottocento dell'avventura mistica e sociale di David Lazzaretti, e costituisce meta di visite e di incontri filosofici e spirituali di elevato livello culturale e scientifico.
S.Bernardino da Siena, che celebrò la sua prima messa nel romitorio del Colombaio presso Seggiano; Santa Caterina da Siena, che svolse una delle fasi più attive e contemplative della sua vita a Rocca d'Orcia; il beato Giovanni Colombini, la cui salma venne raccolta in circostanze miracolose dai monaci di S.Salvatore; San Filippo Benizi, rifugiatosi nelle boscaglie sopra Bagni S.Filippo (che da lui presero nome) per sfuggire all'elezione a pontefice di Roma nel conclave viterbese del 1269; per finire a David Lazzaretti di Arcidosso, che meritò l'appellativo di "profeta dell'Amiata" in quanto protagonista di una singolare avventura religiosa a sfondo sociale, rappresentano altrettanti eventi mistici che in ogni tempo fortemente influirono sull'animo delle genti amiatine, dando concretezza ad una spiritualità, che fa parte ormai dell'ambiente e della cultura locale.
In questo contesto si inserisce forse la comunità buddista Merigar dell'istituto Dzog-chen, installatasi sull'Amiata negli anni settanta, e fulcro oggi di un richiamo spirituale recentemente riscoperto dalla civiltà occidentale. Questa comunità si è insediata nel versante del monte Labro, che fu teatro nell'ottocento dell'avventura mistica e sociale di David Lazzaretti, e costituisce meta di visite e di incontri filosofici e spirituali di elevato livello culturale e scientifico.
David Lazzaretti nasce ad Arcidosso (Gr) il 2 novembre 1834, secondogenito di sette fratelli. Abitavano umilmente in Arcidosso, nella casa paterna situata proprio sotto l'attuale Torre dell'Orologio. David era da piccolo sveglio e vivace; apprese a leggere e a scivere all'insegnamento del parroco della chiesa di S. Leonardo, un austero tempio di paese, che oggi si presenta non granchè modificato rispetto ad allora.
Ben presto fu chiamato dal padre ad aiutare la famiglia e si trovò a condurre carri di legna, di carbone e di terra d'ocra alla stazione di Monte Amiata. Fare il barrocciaio fu per David occasione meditativa, consumata al lento ritmo dei sonagli dei muli o dei cavalli. Al termine dei suoi lunghi e faticosi viaggi, diveniva irrequieto e sregolato, come dicono le sue biografie. Apprezzava molto il vino e le donne, come le donne apprezzavano lui. Spesso era protagonista di risse, nelle quali solo i suoi avversari uscivano malconci.
Nel 1868 ha delle crisi mistiche, determinate da visioni di intensa suggestione, che ne modificano totalmente il carattere e la personalità. Si autoconvince a dover assolvere ad una missione divina, aderisce con tutto il suo fervore alla Chiesa cattolica, inizia ritiri, digiuni ed altre pratiche ascetiche, si impegna attivamente nella costruzione di un santuario in Arcidosso e di un eremo sul monte Labro, che è l'altura più meridionale del gruppo del Monte Amiata.
Il successo che incontra fra le masse, in particolare fra i contadini, è grandissimo. Dapprima fu assecondato dal clero e dai vescovi della zona. Non poteva essere altrimenti in considerazione del fatto che quando David predicava a monte Labro, tutte le chiese della montagna rimanevano pressochè deserte. Divenne per tutti coloro che ebbero modo di conoscerlo il "Santo David".
Anche per effetto delle pubblicazioni e dei libri che egli scrisse, la sua notorietà varcò ben presto i confini della regione. Il movimento si estese in Maremma, in particolare a Scansano e nelle campagne intorno a Grosseto, e in modo altrettanto consistente nella Sabina e nel Reatino.
Ma le esperienze più esaltanti di David Lazzaretti, quelle che rappresentarono una forma di concretizzazione del Vangelo cristiano, come ha sostenuto con grande forza padre Ernesto Balducci, furono senza dubbio il campo di Cristo e la Comunità delle Famiglie Cristiane. Si tratta di due esperienze collettive di lavoro comune e di comunione dei beni, con implicazioni sociali di tutta evidenza.
Ottanta famiglie del territorio amiatino si erano dunque organizzate, sotto la guida di David, per dar luogo ad un esperimento associativo, che nessuna ispirazione avrebbe potuto trarre dalle prime matrici ideologiche socialiste, allora sconosciute a David Lazzaretti, e non solo a lui. Solo il senso della solidarietà e della fraternità era dunque alla base di questa audace struttura collettivistica, le cui affinità con le filosofie sociali e marxiste rimangono sorprendenti, per non dire precorritrici. Le stesse regole interne contemplavano non solo la distribuzione del prodotto della terra secondo l'apporto lavorativo e secondo il grado di bisogno, ma anche istituti di avanzata democrazia come l'estensione del diritto di voto alle donne, quando ancora ciò non avveniva a livello istituzionale, l'organizzazione di scuole gratuite e obbligatorie, nonchè l'esercizio di funzioni giurisdizionali limitate alle controversie economiche della struttura.
In questo esperimento collettivistico, la straordinaria figura di David Lazzaretti gioca il suo peso: finchè egli rimase a monte Labro le cose funzionarono, ma quando iniziò i suoi frequenti e lunghi viaggi, la comunità cominciò vistosamente a declinare.
Il dissenso con la Chiesa di Roma e con le autorità civili doveva ben presto acutizzarsi, anche per i rapporti che il Lazzaretti teneva in Francia, ove aveva trovato seguaci e finanziamenti. In alcuni suoi scritti, contestava apertamente le ricchezze e gli sprechi del clero e inneggiava ad una "Repubblica" dai connotati religiosi, ma destinata a spaventare gli assetti costituiti. Era l'epoca in cui la borghesia italiana rimaneva sconcertata e intimidita dai primi movimenti popolari, legati in Italia alla pratica del brigantaggio e ai primi scioperi operai, patrocinati dai nascenti sindacati che si andavano organizzando. Dall'estero arrivavano le prime notizie su movimenti marxisti, ancora non ben definiti nelle loro finalità e nelle loro dimensioni.
David Lazzaretti muore ad Arcidosso, sotto il piombo della repressione il 18 agosto 1878, insieme ad una decina di inermi contadini. La profezia (il suo martirio) si era quel giorno realizzata. Il movimento giurisdavidico (che da lui prese nome) fu oggetto di aspre persecuzioni. Oggi è tuttora presente con pochi seguaci nel territorio amiatino, dove è tuttavia profondamente rispettato nel ricordo di un protagonista, la cui buonafede e il cui impegno umanitario sono stati evidenziati dalla rilevante letteratura storica e scientifica che è andata via via producendosi intorno al "profeta dell'Amiata".
La ricerca storica ha ormai dimostrato l'assenza di dolo e di violenza nella predicazione di David Lazzaretti e di contro un eccesso immotivato di persecuzione e di repressione, forse dovute alla ragion di Stato e al dogmatismo religioso dei benpensanti. Fu la paura presente negli assetti economici allora dominanti che determinò il tragico esito dell'avventura lazzarettista. In verità David interpretò, vivendole oggettivamente col martirio, situazioni umane e sociali di gente anelante al riscatto o almeno alla speranza. Simboleggiò per questo la forza della protesta della gente dell'Amiata, le cui condizioni economiche e sociali erano all'epoca estremamente disagiate, incanalando la protesta stessa in un percorso mistico e rivendicativo del tutto originale, che merita oggi un attento studio e una doverosa rivalutazione.
La cospicua bibliografia su David Lazzaretti si è venuta a dipanare nel tempo secondo interpretazioni e procedure varie e discontinue, spesso legate ai tempi in cui essa si è prodotta, registrando testi di autori di notevole spessore culturale. Giacomo Barzellotti, Eugenio Lazzareschi, Mario Pratesi, E.J. Hobsbawm, Antonio Gramsci, Ambrogio Donini, e più recentemente Antonio Moscato, Alfio Cavoli, Francesco Bardelli, Ernesto Balducci, Piero Gadda Conti (premio Bagutta 1971), Arrigo Petacco, hanno contribuito in modi molto articolati, non solo alla ricerca storica sul movimento lazzarettista, ma anche alla produzione di opere letterarie di elevato livello.
Ma l'interesse e la curiosità intellettuale sull'avventura mistica del profeta dell'Amiata, non si sono spenti, nè attenuati. Anzi sono venuti sempre più intensificandosi fino a spingersi in ricerche e studi di vaste dimensioni, al fine di inquadrare i fatti in termini storici e sociali, tali da poter rispondere a ipotesi superbe e suggestive di vasta portata: la genesi di uno scisma e l'evolversi verso un nuovo credo, una protesta sociale incanalata in un rinnovamento religioso, una cultura subalterna che sperimenta forme comunitarie anticipatrici di una filosofia socialista. Come si vede la materia per studi sempre più avanzati non manca.
Per chi intende approfondire questa affascinante storia del "profeta dell'Amiata" potrà trovare un valido supporto visitando il Centro Studi David Lazzaretti, in Arcidosso, e consultando i due ultimi testi su David Lazzaretti, scritti da Lucio Niccolai, "D.L. Il racconto della vita, le parole del profeta" e "D.L. davanti al Sant'Uffizio" per le Edizioni Effigi, testi che presentano vari elementi di novità espositiva e di completezza documentale.
dal sito www.webamiata.it/tifavid.htm
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