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martedì 31 marzo 2009

NIENTE PAURA E' SOLO UNA STRAGE DI MIGRANTI

Nella notte di sabato 28 marzo alcune centinaia di migranti hanno perso la vita nelle acque di quello che ormai dovrebbe esser ribattezzato come il Canale della Morte.
Erano partiti dalle coste libiche in gran numero affrontando un mare spietato, spinti a raggiungere quanto prima le coste italiane, prima che il 15 maggio entri in vigore il Trattato Italia-Libia sul pattugliamento delle coste e dei confini terrestri libici.
Si tratta dell'ennesimo naufragio che ha nelle politiche rapaci del modello neoliberista, nei firmatari e sostenitori del trattato di Schengen, nelle politiche razziste e ciniche degli ultimi governi di destra e centro-sinistra i suoi massimi responsabili. Responsabili che, se le vittime fossero esseri umani, meriterebbero di esser condotti davanti al Tribunale Penale Internazionale per crimini contro l'umanità.
Ma niente paura, è solo una strage di migranti, esseri senza speranza, invisibili ai più e che già domani saranno gettati dal mare al dimenticatoio dell'insensibile indifferenza della società.
Perché mai considerare quei migranti come degli esseri umani che scappano da condizioni disumane alla ricerca di un futuro più dignitoso, invece di considerarli per quello che oggettivamente sono: incontrollabili macchine in esubero, invasori importuni di notti mondane di gente perbene.
Perché mai continuare a vedere in loro il riflesso della nostra umanità quando invece non sono altro che mammiferi, che per cause ancora sconosciute, si spiaggiano come delfini sulle coste di Lampedusa.
Perché mai indignarsi per quel che accade nel Canale di Sicilia quando in fin dei conti, questi migranti, se la sono cercata. Nessuno gli ha chiesto di venire!
Ma niente paura, sono solo migranti, esseri un po' barbari, che non avendo scelto dove nascere pretendono ora di scegliere dove vivere.
Niente paura, la nostra coscienza non continuerà a subire altri scossoni.
Niente paura, domani è tutto passato.
Vito Correddu

Dal sito www.helptochange.org

PS: da notare che i media continuano a parlare, pudicamente, di 'dispersi'...

domenica 29 marzo 2009

PETIZIONE CONTRO LA MANIFESTAZIONE DELL'ESTREMA DESTRA

Milano rifiuta la manifestazione delle destre xenofobe d'Europa
Da settimane in rete circola l’inquietante notizia che il 5 aprile prossimo, a Milano, si svolgerà un “evento politico internazionale” promosso da Forza Nuova, con la partecipazione di esponenti del BNP (British National Party), del FN (Front National) e dell'NPD (Nationaldemokratische Partei Deutschlands), che insieme a Forza Nuova rappresentano le destre estreme europee. Sono note e conclamate le posizioni razziste, xenofobe, omofobiche, negazioniste di queste organizzazioni, la simbologia, il linguaggio, le iniziative si richiamano molto spesso e senza ambiguità alla cultura, le idee e i valori neonazisti. Per quanto riguarda Forza Nuova fu lo stesso ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga a chiedere alcuni anni fa lo “…scioglimento di Forza nuova” sulla base “del divieto costituzionale di ricostituzione del partito fascista e in base alle leggi ordinarie” (Corriere della Sera 25/4/2001). Così mentre in Italia si preparano le iniziative per celebrare il 25 aprile, giorno della Liberazione dalla dittatura fascista e dal nazismo, Milano città medaglia d’oro della Resistenza Partigiana rischia di essere trasformata nella capitale del neo nazismo europeo. Noi antifascisti abbiamo profondamente a cuore i principi e i valori democratici e di libertà garantiti dalla nostra Costituzione. Il richiamo alla nostra Costituzione, alla libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani, che sono fondamento del patto sociale e civile della nostra comunità, è la bussola che ci consente di cogliere la pericolosa sottovalutazione delle attività e delle organizzazioni che orgogliosamente negano la Costituzione, si richiamano all’odio e alla discriminazione tra esseri umani, esibiscono una concezione autoritaria del potere, si ispirano al nazismo e al fascismo. Per questi motivi facciamo appello alle donne e uomini di Milano, democratica e antifascista, alle istituzioni, alle associazioni, al volontariato, ai sindacati, ai partiti perché sottoscrivano questo appello affinchè nella nostra città non sia consentito di ospitare l’iniziativa promossa da Forza Nuova.

Milano, 19 marzo 2009

Per sottoscrivere la petizione vai su:
http://www.petitiononline.com/nofn5apr/petition.html

oppure su

http://www.facebook.com/group.php?gid=63355986581

sabato 28 marzo 2009

EDUCAZIONE E SOCIETA'. Dai totalitarismi alla critica ideologica della pedagogia

di Laura Tussi

La riforma Bottai costituisce la vera riorganizzazione scolastica del fascismo, negli anni dell'autarchia, tramite l'extrascuola organizzata con l'opera nazionale balilla del 1928 e la gioventù del littorio nel 1937, istituti finalizzati all'attuazione di un processo di conformazione e uniformazione dei giovani agli ideali del regime.
Hitler nel Mein Kampf del 1925 diffonde l'intento militare dell'educazione all'interno del nuovo Reich.
Stalin si allontana dall'attivismo pedagogico, condannando la pedologia, ossia l'attivismo pedagogico stesso, diffondendo metodi educativi ufficiali allineati, uniformati e conformati all'ideologia di stato.
Con la crescita scientifica della pedagogia, nel 1900 si sviluppano la pedagogia sperimentale, la psicopedagogia, la sociologia dell'educazione, nell'indagine scientifica sul bambino condotta da Freud, da Piaget, da Vygotskij, con la ricerca specializzata relativamente al nesso tra educazione e società, in rapporto alla politica e all'economia.
Freud individua il ruolo centrale dell’emotività e dell'affettività nell'infanzia, in cui prevale la funzione libidica e l'affermazione dell’eros e del narcisismo sottoposti ad un continuo controllo sociale.
Durante l'infanzia, la sessualità viene vissuta tramite le repressioni e le sublimazioni dell'opera educativa genitoriale.
Nel rapporto edipico con il padre, si sviluppa il super ego, ossia la dimensione sociale della coscienza che manifesta la repressione della libido, da cui si generano le nevrotizzazioni.
Queste teorie vengono riprese da Anna Freud, Melanie Klein, Bowlby e Winnicott.
Bowlby, nel saggio “Attaccamento e perdita” del 1969, delinea e declina la teoria dell'attaccamento con un orientamento di tipo psicanalitico, in cui viene spiegato che la relazione primaria tra bambino e madre (caregiver) costituisce la radice primaria dello sviluppo umano e della formazione del soggetto.
Nella seconda metà del 900 si assiste ad una radicale trasformazione della pedagogia, come sapere plurale aperto, ricondotto dal primato della filosofia alle scienze.
Il sapere pedagogico diviene un iter complesso e si apre a varie competenze settoriali.
Visalberghi nel saggio “Esperienza e valutazione” del 1958 individua l'opposizione pedagogica tra pragmatismo e neopositivismo e approfondisce le posizioni dell'ultimo Dewey in un quadro psicologico, assiologico e valoriale di una pedagogia laico progressista compresa in una complessa filosofia dell'esperienza.
Freire, nell'opera “La pedagogia degli oppressi” del 1967, individua il principale obiettivo dell'educazione, ossia emancipare gli uomini e formarli alla liberazione, tramite il metodo della socializzazione e del dialogo delle classi più povere per agevolarne l'ingresso nella cultura in modalità operative e costruttive, attraverso un'opera collettiva di coscentizzazione delle masse.
Bruner, nella prima metà degli anni 50, costituisce la psicologia cognitivistica.
Con il saggio “La ricerca del significato”, Bruner indica una nuova concezione della pedagogia, attenta ai problemi dell'apprendimento e dell'istruzione scientifica.
Gli interpreti del cognitivismo sono Piaget, Bruner, Vygotskij.
Piaget è il teorico dell'epistemologia genetica, un settore della psicologia che studia le strutture logiche della mente nei processi cognitivi.
Secondo Piaget, la mente infantile si fonda su concetti logici tramite i principi biologici dell'assimilazione e del mutamento, nell'interrelazione tra mente e ambiente.
Il pensiero infantile attraversa quattro fasi.
La fase sensomotoria sviluppa un pensiero egocentrico, con assenza di causalità.
Nella fase intuitiva, il bambino distingue se stesso dal mondo.
Nella fase operativo-concreta si attua il superamento dell'egocentrismo e il linguaggio assume delle regole.
Con la fase ipotetico-deduttiva si evolve una simbologia mentale, il linguaggio esprime concetti astratti e il pensiero comincia ad elaborare ipotesi.
Secondo questi approcci teorici, la mente attua procedure fisiologiche, strutture di base ed elementi costitutivi quali strutture biologiche ed ereditarie.
Vygotskij intuisce che la mente infantile è logica, ma soprattutto inventiva ed immaginativa e sussiste interrelazione tra pensiero e linguaggio, sulla base della psicologia genetica che individua le radici intrinseche e genetiche del pensiero e del linguaggio.
Bruner con lo strutturalismo psicopedagogico indica il ruolo del simbolo e la riformulazione didattica in termini strutturali.
Con il saggio “Verso una teoria dell'istruzione” del 1966, Bruner sostiene che cultura e tecnologia devono armonizzarsi e la scuola può rinnovarsi con una nuova teoria dell'istruzione, tramite unità didattiche, volte alla valorizzazione del pensiero e del linguaggio, attraverso lo stimolo, l'incentivo alla curiosità, all'interno della comunità di apprendimento.
Risulta necessaria la cultura dell'educazione nell'apprendimento reciproco e nella complessità degli obiettivi educativi dove subentra l'importanza della narrazione, quale interpretazione della realtà della mente plurale e complessa in cui l'uomo diviene costruttore di storia.
Gardner teorizza l'esistenza di intelligenze multiple che attivano diversi stili di pensiero e formae mentis, come spiega nel saggio del 1983 dal titolo appunto “Formae mentis”.
L'obiettivo polemico di questi studi consiste nel minare la nozione comune di intelligenza come capacità assoluta e monolitica, invece Gardner vuole far emergere una visione dell'intelligenza universale, in relazione con il potenziale umano, da un punto di vista psicobiologico, dove la scuola possa valorizzare individualmente ogni tipologia di capacità e di competenza intellettiva.
Il 68 muove una critica ideologica dell'educazione con i movimenti studenteschi e operai, politici e culturali che con la rivolta giovanile e la rivoluzione culturale hanno sconvolto le istituzioni, i saperi, le scuole, le università, ispirati ai principi del marxismo rivoluzionario.
La pedagogia costituisce un sapere che deve scegliere di schierarsi per l'emancipazione e la liberazione dell'uomo, in quanto soggetto, individuo e genere.
Si annoverano diverse esperienze pedagogiche di carattere rivoluzionario, come in Francia l'autogestione di Lapassade, in America e in Europa la descolarizzazione di Illich e Freire, in Italia la controscuola, con la scuola di Barbiana di Don Milani, come modelli di rottura e di rivoluzione rispetto a pratiche scolastiche ed educative tradizionali, conformistiche, formalistiche e deontologiche, introducendo invece cambiamenti sostanziali, con l’apporto rivoluzionario di approcci e modelli educativi e pedagogici, capaci di dare vita a soggetti più creativi indipendenti e orientati al dissenso.
Dunque descolarizzare la società per sottrarre l'apprendimento e la formazione dei giovani all'ideologia del potere e riportare questi processi all'interno di tutta la società, tramite una pedagogia alternativa che organizza l’apprendimento in ambiti sociali senza istituzionalizzare.
Illich con il saggio “Descolarizzare la società” del 1970, inaugura un modello di società educante dove si avverte la rinascita di un uomo epimeteico che comprende e apprende attraverso l’esperienza.
Con la carta costituzionale del 1948 è riconosciuto il diritto all'istruzione per tutti i cittadini nelle scuole di Stato, al fine di formarli come soggetti autonomi e responsabili.
Nel 1962 la riforma della scuola media aumenta il tasso di scolarizzazione in Italia.
Nel 1974 i Decreti Delegati inaugurano la gestione sociale della scuola.
La scuola italiana si evolve in modo disorganico fino all'autonomia scolastica di Berlinguer nel 2000 e la riforma Moratti nel 2003.
Con l'industria culturale dei massmedia, la rivoluzione pedagogica agisce sull'immaginario della personalità infantile e adolescenziale con condizionamenti e omologazioni planetarie, transcontinentali e transculturali, nel villaggio globale, ma il linguaggio iconico massmediale depaupera l'intelligenza verbale, concettuale e logica.
Morin, con “L'industria culturale” del 1962, deduce che la seconda industrializzazione del XX secolo si rivolge a immagini e saperi, producendo nuovi miti massmediali, legati al loisir, come la felicità, l'amore, quali archetipi di massa e segnali di evasione, ma anche di integrazione della cultura dominante.
Postman, nel saggio “Ecologia dei media” del 1979, sostiene che fra televisione e scuola deve crearsi un circuito omeostatico ed equilibrante di integrazione critica, perché la televisione non cancelli le capacità di pensiero astratte e formali.
La scuola prevede regole, principi, norme e processi, quali aspetti cognitivi alti, ponendosi dialetticamente in correlazione con la televisione che non dovrebbe cancellare il carattere critico della mente.
La scuola deve operare una resistenza attiva all’ottundimento delle potenzialità intellettive.
Popper, con “Cattiva maestra televisione” del 1994, sostiene che la televisione presuppone soggetti passivi e ricettori poco autonomi, inquinando lo sviluppo etico e psicologico del fanciullo.
La filosofia dell'educazione è un ambito specifico del sapere pedagogico, quale arcipelago e incrocio di saperi plurali, tensionali, policentrici.
La pedagogia attraverso i saperi psicologici, sociologici, antropologici, filosofici e storici costituisce una base cognitiva, secondo cui il sapere pedagogico orienta le diverse scienze in senso educativo e formativo.
L'educazione presenta un carattere sociale ed istituzionale con una direttiva autoritaria e conformatrice.
Invece, la formazione è un processo soggettivo, in cui la persona prende forma secondo la propria natura e individualità.
I processi di educazione e formazione sono affrontati dalla pedagogia generale nelle situazioni storiche, sociali, istituzionali, attivando una serie di pedagogie famigliari e scolastiche, rispetto a problemi emergenti quali la multicultura e la differenza sessuale che animano i percorsi sempre coordinati dall'educazione e dalla formazione.
Nell'attuale questione del soggetto si delinea il problema del rapporto tra mente e affetti, mente e corpo che attualmente ha un ruolo decisamente radicale nel dibattito pedagogico.
La società complessa, disciplinata, autoritaria del dopoguerra, appena uscita con il boom economico da sacrificate condizioni di vita, fu investita da uno sconvolgimento socioculturale, un impeto libertario, un anelito al cambiamento, nell'attesa di nuovi orizzonti, di fraternità nuova, di rapporti autentici, di una società aperta all’uomo e alla donna, dove gli schiavi si liberano, la pace sostituisce la guerra, il lavoro si umanizza e perde il suo carattere servile, la scuola, impostata su una vecchia cultura, diventa vitale appassionante, con studenti e docenti che dialogano e collaborano, considerando le inclinazioni e gli interessi dei giovani.
Attraverso la svolta rivoluzionaria militante del 68, la società capitalistica, che schiavizza e sottomette l'uomo, viene posta sotto una serrata critica culturale e ideologica, dove uomini e donne possono aprirsi al dialogo e al cambiamento, in una continua, incalzante ed epimeteica dialettica tra credenti e non credenti, fra studenti e operai, tra mondo della Cultura e popolo, nella pluralistica prospettiva educativa ed emancipativa del soggetto e della persona.
Negli anni del 68 la liberazione della donna da ogni soggezione è un'altra conquista rispetto all'inaccettabile struttura maschilista della società, dove anche l'amore viene liberato dal moralismo repressivo nella spontaneità contro la rigida disciplina, la libertà contro l'autorità, il diritto alla gioiosa vitalità contro il sacrificio.
La società capitalistica schiavizza e sottomette l'uomo con i consumi non necessari ed il culto del profitto, imponendo tramite la morale della Chiesa cattolica, che imprigiona gli istinti liberatori delle energie naturali dell'individuo e della persona nella repressione della sessualità, dove la famiglia diventava una prigione fonte di nevrosi.
Tramite il movimento rivoluzionario del 68, gli uomini e le donne possono cambiare perché la persona è finalmente libera, capace di scelte autonome, inserita in un dialogo di idee tra uomini e donne, tra credenti e non credenti, fra studenti e operai, fra la Cultura e il popolo, nella prospettiva di educabilità delle persone.
Il mondo può essere cambiato, la società degli egoismi può essere rivoluzionata e riformata dall'iniziativa collettiva e partecipativa di persone e di gruppi, nella scelta di non rimanere esclusi, ma di svolgere, all'interno degli avvenimenti socio politici, un ruolo di presenza critica, educativa, facendo emergere la validità delle proposte culturali in ambito sociale, politico, collettivo, tramite una dimensione militante e partecipativa del concetto di cultura.
Laura Tussi

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martedì 24 marzo 2009

L'ITALIA RIPUDIA LA GUERRA...MA COSTRUISCE E VENDE ARMI....


E' l'NH90, nuovo elicottero militare "medio-pesante" di coproduzione europea, fornito a numerosi Paesi appartenenti alla Nato e all'Oman
Scritto per noi daStefano Ferrario
Boom di contratti per l'NH90, nuovo elicottero militare "medio-pesante" di coproduzione europea che sarà fornito a numerosi Paesi appartenenti alla NATO e all'Oman.
Gli elicotteri NH90, nelle intenzioni dei costruttori, dovranno rammodernare anche i vecchi arsenali aeronautici dei Paesi dell'Est europeo entrati a gravitare nell'orbita della NATO.
L'NH90 (NH significa NATO Helicopter) è prodotto dalle "NH Industries", un consorzio europeo che comprende: Eurocopter (Francia/Germania, un marchio comprendente EADS ed Aerospatiale) che copre il 62,5% del progetto, AgustaWestland (gruppo Finmeccanica) il 32% e l'olandese Stork Fokker il 5,5%.
L'NH90 è un elicottero da "trasporto tattico" che, secondo le configurazioni, può portare 20 soldati seduti con equipaggiamento, veicoli leggeri e, nella versione cargo, un carico di 2500 kg. Può essere anche armato con siluri e missili antinave a lungo raggio.
Sono previsti contratti per 545 NH90 (445 già stipulati più 100 opzioni), che equipaggeranno 18 forze armate di 14 paesi. I Governi che hanno partecipato al progetto sono: Italia, Francia, Germania, Spagna, Olanda, Belgio, Svezia, Norvegia, Finlandia, Grecia, Portogallo, Australia e Nuova Zelanda. Un ordine per 20 elicotteri è stato fatto anche dall'Oman.
AgustaWestland ne produrrà 142: 50 per l'esercito italiano e 46 per la marina italiana, 20 per le forze armate olandesi, 12 per quelle portoghesi e 14 per la marina norvegese; ma con l'intenzione di ampliare il mercato come ci confermano i 10 elicotteri in versione navale per cui AgustaWestland è in trattativa con il Governo dell'Arabia Saudita.
Ognuna delle aziende sopraccitate ha una tecnologia specifica che si traduce in parti di elicottero da produrre. Per esempio Eurocopter costruirà la maggior parte della fusoliera, AgustaWestland l'impianto di trasmissione e le pale e Stork Fokker i carrelli. Ogni azienda produrrà le parti in cui si è specializzata per tutti gli NH90 già venduti e l'assemblaggio finale avverrà in Germania, Francia, Italia, e Finlandia. "Ogni Paese con grossi ordini costruirà nel proprio territorio una linea d'assemblaggio per gli elicotteri, ma nessun Paese ha convenienza a produrre in proprio se le quantità sono piccole (intorno ai 20 elicotteri), ma delega l'assemblaggio ad una delle aziende del consorzio", come ci spiega AgustaWestland.
Con la strategia industriale descritta le commesse si amplificano e di conseguenza si accresce anche la produzione per AgustaWestland, Eurocopter e Stork Fokker.
sicuramente il genio italico lo userà per 'missioni umanitarie' o, magari, nell'epica lotta contro l'immigrazione irregolare...già ce lo vedo il Ministro Maroni addobbato come Snoopy....

lunedì 23 marzo 2009

IL NUCLEARE? UNA SCELTA ASSURDA...

dalla lista semprecontrolaguerra pubblico la seguente mail:

ecco un altro dei "Nucleare? ma dai!" - Anche quando ha costruito le sue 4 centrali l'Italia non aveva l'uranio...


Nucleare/ Rifkin: 'l'Italia non ha l'uranio, quindi non avrà l'indipendenza energetica'


Secondo il professor Jeremy Rifkin, consigliere per l'Energia del presidente americano Barak Obama, la questione del nucleare in Italia è solo propaganda: 'E' soltanto propaganda, non ci sarà mai perché non ci sono i soldi'. Secondo Rifkin, che è intervenuto a Palermo nei giorni scorsi tenendo una lectio magistralis in occasione della presentazione del Pears (Piano energetico e ambientale della regione siciliana), l'idea del nucleare 'è folle' in Italia che è il Paese del sole e delle fonti rinnovabili. Secondo l'economista l'indipendenza energetica non verrà data dal nucleare ma bensi dalla fonte, ossia l'uranio. 'L'Italia ha l'uranio? No. E allora dove sta questa indipendenza energetica?' si chiede Rifkin.
'Il sole, invece, c'è ed è per questo che bisogna investire in queste infrastrutture che permettono di sfruttare le fonti che ci sono. In Sicilia, per esempio c'è il sole: bisogna sfruttarlo'. 'La tecnologia oggi - continua Rifkin - permette di sfruttare il sole con una efficienza molto più alta di ieri e queste vanno portate rapidamente in Sicilia piuttosto che pensare al nucleare. Il nucleare ha risolto qualche problema alla Francia, in Italia non ci sono i soldi e non c'è l'uranio: non è una questione ideologica sulle scorie, se è sicuro o meno'.
Restando sempre in Sicilia e sull'argomento nucleare, il Governatore Lombardo ha fatto sapere, a margine della lectio magistralis tenuta all'Universita' di Palermo da Jeremy Rifkin, che il nucleare in Sicilia si fara' solo a tre precise condizioni: sicurezza, convenienza e partecipazione dei cittadini.

(F. Baglivi)

venerdì 20 marzo 2009

MA LA LEGA, NON SI VERGOGNA NEANCHE UN PO'?

E' vero che al peggio non c'è mai fine, ma questo è veramente troppo! Fino a quando continueremo a non reagire? Sia pure con mezzi nonviolenti ecc. ecc. ma anche l apazienza dei nonviolenti richia di avere un limite!!! Mi denuncino pure i razzisti, ma io mi rifiuto di denunciare un irregolare: non l'ho mai fatto e non lo farò mai...

Centro Formazione e Ricerca Don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana
Dal Centro di Documentazione Laboratorio per una EducazioneInterculturale, Bologna
Cari colleghi e colleghe,
siamo di fronte all'ennesimo attacco alla scuoladell'accoglienza e dell'inclusione.
Abbiamo appreso che nel cosiddetto "Pacchetto Sicurezza" gliinsegnanti, così come i medici e in quanto pubblici ufficiali, sonotenuti (nel "non debbono ma possono" si cela unamistificazione) a denunciare i propri allievi/e irregolari.
Tutto il mondo della scuola sa che dal 1994 una CircolareMinisteriale prevedeva l'obbligo scolastico per tutti i minoripresenti sul territorio italiano, ribadendo il concetto che ildiritto all'istruzione e il benessere psicofisico del minore (inquanto minore) è sempre anteposto a qualsivoglia considerazionedi carattere giuridico (status della famiglia). Siamo convinti che larichiesta rivolta agli insegnanti lede non solo il dirittoprimario di ogni bambino/a, ragazzo/a, all'istruzione ma è fortementelesiva della dignità dei docenti, della loro professionalità e delloro ruolo educativo.
Da ultimo, possiamo ricordare che, se è la sicurezza che sta acuore ai nostri concittadini prima dell'uguaglianza sostanziale deidiritti umani, famiglie allontanate dai servizi sociali esanitari e bambini esclusi dalle scuole, nell'inevitabiledegrado che ne consegue, costituiscono per la società un potenzialerischio, una sorta di bomba ad orologeria della cuideflagrazione tutti pagheremo le conseguenze.
L'invito è quello di cercare una via d'uscita comune e nonescludente. Sulla scia anche di quanto hanno già risposto i medici,il CD/LEI- Centro di Documentazione Laboratorio per un'EducazioneInterculturale del Comune di Bologna- propone agli insegnanti dirispondere a questa ingerenza indebita attraverso tutte lemodalità possibili, iniziando da cartelli plurilingue (che faremotradurre in pochi giorni e che vi invieremo) da affiggere suiportoni e negli atri delle scuole e da far arrivare alle famiglie dovesi ribadisce che:
· la scuola non denuncia
· che gli insegnanti rispondono alla loro coscienza di educatori ·che l'obbedienza non è più una virtù (Don Milani)


Vi segnaliamo anche come modello di "cartello plurilingue"quello predisposto da:
Medici senza frontiere, dalla Società italiana di medicina delle migrazioni, dall'Associazione Studi giuridicisull’immigrazione, dall'Osservatorio italiano sulla salute globale disponibile al seguente indirizzo
http://www.occhioclinico.it/cms/node/1230
Centro Formazione e Ricerca Don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana,
sede di Bolognahttp://www.icareancora.it/

venerdì 13 marzo 2009

razzismo di stato

Annamaria Rivera

Razzismo di Stato

“il manifesto”, 13 marzo 2009, p. 1


La “preferenza nazionale” era uno slogan del Front National francese in voga negli anni ’80. Ma il Front National è un partito di estrema destra che mai è stato accolto in un governo. Che oggi siano due ministri della Repubblica italiana –prima Bossi, oggi il più compassato Sacconi- a proporre la preferenza nazionale, rispettivamente sulla casa e sui lavori stagionali, è cosa che fa rabbrividire. Non solo ci conferma ciò che temiamo: l’uscita a destra dalla crisi. Ma ci prospetta che la torsione reazionaria sarà perseguita attivamente e incoraggiata. Il disegno è chiaro e riecheggia le fasi più cupe della storia del Novecento. Già oggi ne è in atto un dispositivo fondamentale, quello che mira a dirottare l’incertezza del futuro e il disagio popolari verso i più deboli fra i deboli: i rom e i migranti più precari. La costruzione dell’”emergenza-stupri”, con il corollario forcaiolo di innocenti mostrificati e additati tramite i media al pubblico ludibrio, a questo serve: ad aizzare il “razzismo dei piccoli bianchi”, così che coloro che vedono minacciati i propri scarsi privilegi possano sfogare frustrazione e rabbia su coloro che sono socialmente più vicini ma un po’ più in basso.

La gestione autoritaria e razzista della crisi economica esige uno stato di eccezione
permanente. E questo colpisce non solo stranieri e minoranze, ma gli stessi cittadini italiani maggioritari. Il pacchetto-sicurezza contiene misure persecutorie contro gli “estranei” ed anche norme miranti a reprimere il dissenso, il conflitto sociale, la libertà di espressione. Fino a conferire al ministro dell’Interno la facoltà di sciogliere gruppi “eversivi” e di oscurare siti telematici che invitino “a disobbedire alle leggi”. In questa strategia, il circolo vizioso del razzismo di Stato- razzismo mediatico-xenofobia popolare occupa un posto centrale: si reprime il dissenso e il conflitto sociale e nel contempo, con l’aiuto decisivo dei media, si additano capri espiatori verso i quali è possibile indirizzare la protesta di ceti popolari colpiti dalla crisi economica. I capri espiatori a loro volta sono resi più vulnerabili ed attaccabili dagli effetti della crisi, dalla privazione della casa e del lavoro, ma soprattutto da norme persecutorie che mirano ad umiliarli, emarginarli, de-
umanizzarli, negando loro diritti umani elementari: il diritto alla salute e alla famiglia, il diritto di mandare del denaro a casa e perfino di riconoscere i propri figli…

Ci sono modi e modi per uscire da una crisi che, certo, è globale ma si riflette in modo
particolarmente pesante su paesi, come l’Italia, devastati da politiche neoliberiste e dalla
debolezza e incoerenza dei sistemi di protezione sociale. Obama cerca d’indicare l’uscita della solidarietà e della coesione sociale, dell’incremento dei diritti dei più deboli, della difesa delle minoranze.
La destra che ci governa e i poteri che rappresenta additano la strada della “cattiveria” e del razzismo, sperando così che rancori e conflitti orizzontali permettano loro di restare in sella. E’ accaduto più volte nel corso della storia. Ma il fatto che sia uno schema classico non ci rassicura affatto.

martedì 10 marzo 2009

ALCUNE PORCHERIE INSERITE NEL DECRETO SICUREZZA...

da una mail di sergio briguglio a diverse liste…


Cari amici,
e' previsto per martedì prossimo l'inizio dell'esame del ddl
sicurezza (A.C. 2180, approvato dal Senato come A.S. 733) da parte
delle Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della
Camera.

Ricordo solo alcune delle porcherie inserite in questo disegno di legge:

- la soppressione del divieto di segnalazione dell'immigrato
irregolare che ricorra a prestazioni sanitarie;

- l'imposizione del requisito di regolarità del soggiorno per poter
contrarre matrimonio in Italia;

- l'esibizione del titolo di soggiorno per il perfezionamento degli
atti di stato civile (es.: la registrazione della nascita o il
riconoscimento del figlio naturale);

- l'imposizione del requisito di idoneità abitativa certificata dal
Comune ai fini del ricongiungimento familiare;

- la verifica delle condizioni igienico-sanitarie dell'alloggio ai
fini dell'iscrizione anagrafica;

- l'istituzione di un accordo di integrazione ai fini del rilascio e
rinnovo dei permessi (permesso a punti);

- l'istituzione di un test di conoscenza della lingua italiana ai
fini del rilascio del permesso CE per soggiornanti di lungo periodo
(carta di soggiorno);

- l'imposizione di un contributo da 80 a 200 euro per ogni
rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno;

- il prolungamento del periodo di convivenza in Italia necessario per
l'acquisto della cittadinanza per matrimonio (nonche' - se leggo bene
la disposizione - il degrado di tale acquisto dal rango di diritto
soggettivo a quello di interesse legittimo).

Spero (contra spem in spem credidit...) che gli organismi della
Chiesa cattolica, con un mutamento di stile epocale, ricorrano
pubblicamente al turpiloquio di fronte alla prospettiva che al
clandestino possa essere precluso l'accesso alle cure, la
celebrazione del matrimonio, la registrazione della nascita di un
figlio e il suo riconoscimento.

Questo e' un attentato ai diritti delle persone, dei minori e della
famiglia. Altro che PACS...

Cordiali saluti
sergio briguglio

venerdì 6 marzo 2009

LETTERA AI GENOVESI DA PARTE DELLA COMUNITA' MUSULMANA LIGURE

LETTERA AI GENOVESI
LA NOSTRA MOSCHEA SARÀ UN LUOGO DI INCONTRO E AMICIZIA
http://www.islam-liguria.org/
SALAH HUSEIN e ZAHOOR AHMAD ZARGAR

Cari cittadini genovesi,è con grande tristezza che oggi ci rivolgiamo a voi, in relazione ai disordini del Consiglio comunale del 3 marzo avente per tema la moschea. Sappiamo che le proteste hanno riguardato solo una minoranza di persone, eppure quella minoranza che tanto contrasta una decisione coraggiosa, ma giusta e rispettosa della Costituzione, dei diritti umani e delle leggi, che il Sindaco sta portando avanti, ci riempie di disagio.

La comunità islamica genovese ha sempre dimostrato disponibilità al dialogo senza preconcetti, crede fortemente nei valori democratici, nella dignità umana, ha lavorato assiduamente, insieme a voi, per migliorare la società multiculturale che siamo chiamati a vivere. Mai abbiamo dato adito a sospetti di voler essere diversi da qualunque italiano per bene: lavorare, crescere le proprie famiglie con rispetto per sé e per gli altri. Che cosa ci divide? Il professare un’altra religione, sorella della vostra, con la quale ha in comune valori e principi, oltre alla fede nello stesso Dio? Perché, dunque, questi anni di sofferenza e di attesa per avere un luogo di culto? Perché rifiutarci quello che la stessa civiltà millenaria di questo paese inviterebbe a concedere facilmente?Mai e poi mai la nostra moschea diverrebbe fonte di degrado per qualsiasi luogo di Genova: sarebbe uno spazio di dialogo interculturale, di apertura e, non ultimo, anche un’attrattiva turistica per la città. Non toglierebbe vita e lavoro, ma potrebbe produrne, oltre che respiro di civiltà.Perché, dunque, un’atmosfera tanto combattiva contro di noi?Noi amiamo questo paese come e più del nostro, qui viviamo e qui crescono i nostri figli, molti di noi hanno acquisito la cittadinanza italiana e, se pensiamo al futuro, la gran parte di noi lo vede qui, tra le braccia di questo paese bellissimo e fecondo.Noi obbediamo alle leggi e vogliamo migliorare, insieme a voi, nel progresso economico ma anche morale e civile. Proprio come voi.Perché offenderci, perché denigrarci, perché impedirci di rivolgere la nostra voce a Dio in un luogo decoroso ma soprattutto limpido, aperto a voi tutti, con la fratellanza alta dell’animo? Permetteteci ora di rivolgere i sentimenti della nostra più grande solidarietà al Sindaco che subisce pressioni e insulti perché ha fede nelle importanti conquiste della civiltà, nell’uguaglianza degli esseri umani, nei diritti di ognuno.Come noi, non merita davvero un trattamento tanto pesante!E, ancora una volta, vogliamo rassicurare i residenti del quartiere Lagaccio e i genovesi in generale che la moschea non creerà nessun degrado alla loro località, ma sarà apportatrice di valori umani, amicizia, fratellanza, rispetto reciproco, e che noi siamo e saremo sempre aperti al dialogo e a qualsiasi chiarimento. Ringraziamo anche tutti cittadini genovesi che hanno dimostrato solidarietà con la comunità musulmana e i cristiani che ci hanno sempre aiutati, aperto le loro mani e soprattutto il loro cuore, credendo, come noi, in un futuro comune di pace. Noi abbiamo accettato per anni tutto quanto ci è stato proposto per venire incontro alla collettività: ora è il momento di iniziare a costruire la moschea nostra ma anche vostra, testimonianza di ricchezza di idee, sentimenti, cultura.

Ingegner Salah HuseinPresidente Comunità islamica di Genova
Dottor Zahoor Ahmad Zargar Presidente Comunità dei musulmani della Liguria

Per chi non fosse informato, la decisione inerente la Moschea genovese ha scaldato gli animi (per usare un eufemismo) della destra genovese e ligure che, come al solito ha dato prova di grande apertura mentale e tolleranza (ovviamente questa è un'affermazione molto sarcastica).
Vorrei solo ricordare a questi destri che fino al 1700 a Genova c'erano ben 4 moschee...e non mi sembra che la città ne abbia risentito più di tanto...

giovedì 5 marzo 2009

ASSEMBLEA CAMPAGNA OBIEZIONE DI COSCIENZA ALLE SPESE MILITARI

INVITO A PARTECIPARE ALL’ASSEMBLEA
Campagna di Obiezione di Coscienza alle Spese Militari per la Difesa Popolare Nonviolenta

28 a ASSEMBLEA NAZIONALE O.S.M. per la D.P.N.

sabato 28 e domenica 29 Marzo 2009a Firenze
(Comunità di base delle Piagge -c/o Centro Sociale Il Pozzo- Via Lombardia 1/p – 50145 - Firenze tel. 055373737 ilmuretto@libero.it - www.altracitta.org www.edizionipiagge.it )

Programma: Sabato 28 Marzo ore 14,30 – Quali prospettive per il servizio civile alla luce delle proposte di modifica legislativa? Relatori: Antonio Drago (doc. Universitario); Roberto Minervino (Formatore e resp. Serv. Civile)
ore 15,45 - La crisi economica e finanziaria si supera con i vecchi modelli di riarmo e di guerra? Relatori: Alberto L’Abate(Docente Universitario); Alfonso Navarra (Giornalista)
ore 17,00 - Pausa ore 17,30 - Campagna OSM x DPN 2009 (dati obiettori, situazione organizzativa, Campagna Osm Internazionale, Fermiamo chi scherza col fuoco atomico, proposta ai promotori per una raccolta fondi per i CCP (corpi civili di Pace) ore 20,30 - Cena
Domenica 29 Marzo
ore 9,00 Dibattito 0re 13,00 Pranzo ore 14,30 Proposte per il 2009 - Elezione membri CP (Coordinamento Politico)


ore 17.30 – TAVOLA ROTONDA - Proposta di un nuovo movimento antinucleareIntervengono: Alfonso Navarra, Angelo Baracca, Mario Agostinelli, Massimo Aliprandini, Angelo Azzalini e Alberto L’Abate. Proiezione di un video introduttivo della LOC sul pericolo atomico ed un documentario sulla base di Vicenza (sito Pluto). Sarà disponibile il libro “LA GUERRA NUCLEARE SPIEGATA A GRETA” (di Alfonso Navarra - edizioni EMI ). Si potrà vedere una mostra su Hiroshima curata dalla “Fucina della nonviolenza” di Firenze.

Per partecipare è IMPORTANTE la prenotazione ( per dormire e per usufruire dei pasti è obbligatoria).

Contatta la LOC di Milano (tel./fax 02.58.10.12.26 , e mail locosm@tin.it – cell. Giuseppe 3396489529) ci aiuterai a gestire meglio la parte organizzativa.

mercoledì 4 marzo 2009

8 marzo: un mondo più femminile sarebbe un mondo pià umano. Dedicato alla moglie di Gandhi


La figura di Bapu Gandhi (in altre parole “papà”, amava farsi chiamare così; non sopportava Mahatma - grande anima -) come educatore conferma il corollario che l’educazione impartita è sempre il frutto di un’educazione ricevuta. Prime persone di rilievo i genitori. Il padre gli insegna la sincerità e l’onestà anche in politica e la tolleranza in tutta la varietà delle sue manifestazioni: il perdono, l’ascolto dell’alterità, il rispetto verso l’opinione, la fede nel prossimo. La madre gli indica la strada dell’impegno mantenuto ad ogni costo, della forza scaturente dall’abnegazione e del sacrificio, della dedizione totale alla propria missione esistenziale (dharma). La madre prevale e diviene il punto focale del suo mondo infantile e adolescenziale, finendo poi per assumere in quello maturo la statura di un archetipo, cui tutte le altre presenze femminili debbono tendere a somigliare. Tra le lotte costanti di Gandhi vi erano l’ annullamento delle discriminazioni nei confronti degli Harijan (intoccabili o fuori casta) e delle donne. A tredici anni, com’era di prassi in India (nel 1883), Gandhi si sposa con Kasturbai. Lei, sin dai primi anni, gli mostra quanta forza si possa sviluppare quando si è convinti della bontà e della fermezza per una causa (quello che, più avanti, Gandhi chiamerà con il neologismo satyagrahi, ovverosia “forza della verità”). Kasturbai gli insegna ad accorgersi della forza che un’incrollabile adesione alla propria verità poteva dare all’individuo, causandone la vittoria prima di tutto di principio e poi senza alcun ricorso alla violenza fisica o morale (basti ricordare la non violenza attiva). A tal riguardo la moglie fu per Gandhi una vera palestra di vita, che gli permise di allenarsi in esercizi più ampi e diversi rispetto a quelli proposti dalla madre, pur essendo entrambi inseriti nel medesimo spirito di sacrificio, consapevolezza di dovere obbedienza al proprio dharma. “E’ stata mia moglie ad insegnarmi la non violenza quando ho tentato di piegarla alla mia volontà. La sua ostinata resistenza da un lato, e dall’altro la sua paziente sottomissione alle sofferenze che la mia stupidità le causavano hanno fatto sì che infine mi vergognassi e la smettessi di credere di avere per natura il diritto di dominare su di lei”. È dalle prime esperienze di ciò in Sudafrica (è di quegli anni il primo Ashram, comunità ove vivono persone di differenti religioni, condizioni socioculturali, ecc.) che Gandhi attinge da varie fonti la sostanza di ciò che diventerà la sua prassi: la lettura del Gita indù, la scoperta d’alcuni aspetti del pensiero sociologico cristiano, quali in Tolstoj e Thureau (statunitense, autore di acute analisi sulla disobbedienza civile), il costante confronto con il “discorso della montagna” nel Vangelo di Matteo e con seguaci di altre religioni non indù. In tale ottica Gandhi non cesserà in alcun momento di far raggiungere alla moglie i livelli di vita sempre più austeri ed ascetici (che significa, dal greco askesis, disciplina) che egli per primo andava adottando (se riusciva lui, lo proponeva anche agli altri che vivevano con lui o con tutti coloro con cui intrecciava la sua vita, personalmente e persino tramite riviste o quotidiani, “Harijan” e “Young India”): rinuncia ai privilegi di casta connessi, per esempio, all’esenzione da certe incombenze basse ed umilianti, quali la pulitura delle latrine, a favore dell’impiego del dhoti, tipico vestito degli ‘intoccabili’ confezionato a mano con cotone indiano, abolizione di qualsiasi cibo ghiotto e preferenza per una dieta ogni giorno più parca e vegetariana, riduzione drastica del ricorso a cure della medicina occidentale sino alla cancellazione, negli ultimi anni di vita, della sessualità nella vita coniugale. Kasturbai, in tal modo, parteciperà, insieme al marito a tutte le sue lotte, esponendosi personalmente; e fu legata a lui da un così assoluto rapporto di fedeltà da giungere quasi all’adorazione tributata alla divinità (cosa ben diversa dal retaggio delle discriminanti relazioni tra uomo e donna incentivate nell’induismo).Analoghe analisi che ritroverà nelle donne indiane nei suoi numerosi viaggi in treno e nelle ‘campagne’, nell’intimo del nucleo familiare e nelle sue seguaci europee (una su tutte: Madeleine Slade, chiamata da Gandhi “Manu”). È la donna, dunque, che gli diventa personificazione della forza creativa, non solo perché genitrice di figli, ma anche, e soprattutto, poiché loro educatrice; personificazione dello spirito di sacrificio e di dedizione, perché fedele compagna e collaboratrice del marito nei compiti che a lui competono. Ogni donna racchiude naturalmente in sé queste potenzialità, ma le situazioni contingenti individuali possono impedirne o limitarne la realizzazione; così stava succedendo nell’India coloniale, dove l’antico retaggio di sottomissione e arretratezza femminile, in qualunque ambiente religioso - culturale del paese, soffocava lo sviluppo e la fioritura dell’immensa riserva di energia e fattività insita nella popolazione femminile. Di conseguenza Gandhi cerca con insistente pervicacia di inserire tra i suoi amici, discepoli, collaboratori, quante più donne possibile. Prima le rende consapevoli, ove già non lo siano, dei valori profondi di cui sono portatrici; poi le stimola a rendere questi ultimi validi strumenti di lotta contro gli oppressivi usi e costumi, contro l’ignoranza e il degrado sociale, contro la schiavitù di qualsiasi tipo: culturale, religiosa, morale, politica, economica.

(Articolo a cura del giornalista Stefano Ferrario-Peacereporter)

Si ringrazia Stefano per la consueta cortesia

martedì 3 marzo 2009

se la terra è gaia...

Se la Terra è Gaia. Per una teologia della sostenibilità della vita

DOC-2103. BELEM-ADISTA. (dall’inviata)

Nella millenaria saggezza dei popoli indigeni è la Pacha Mama; nella teoria scientifica di James Lovelock è Gaia, superorganismo vivo (in quanto dotato della capacità, propria degli organismi viventi, di mantenere in equilibrio le proprie condizioni chimico‑fisiche anche al variare delle condizioni esterne); nell'ecoteologia è, insieme all'universo di cui è parte, il "corpo di Dio" (metafora che evidenzia non solo l'amore di Dio per il cosmo, ma anche l'interrelazione di tutto con tutto, in una sola grande unità ecologica). Eppure contro la Terra, l'unica casa di cui dispone, l'umanità sta combattendo la più folle tra tutte le guerre, quella da cui non potrà in alcun modo salvarsi. Quella di cui l'Amazzonia offre una rappresentazione particolarmente fedele e spietata. È per questo che il tema ‑ Terra, acqua, teologia per un altro mondo possibile ‑ del III Forum Mondiale di Teologia e Liberazione (Fmtl), svoltosi a Belém dal 21 al 25 gennaio, nei giorni immediatamente precedenti al IX Forum Sociale Mondiale (v. Adista n. 20/09), non poteva essere scelto meglio.
La terza edizione del Fmtl - nato a Porto Alegre nel 2005 con l'obiettivo di accompagnare il Forum Sociale Mondiale, vincolando la riflessione teologica alla lotta del movimento altermondialista - ha segnato per la Teologia della Liberazione un passo importante in termini di apertura al nuovo paradigma ecologico, questione che la TdL ha trascurato lungamente e anche incomprensibilmente, considerando il rapporto strettissimo ‑ come già evidenziava nel 1995 Leonardo Boff ‑ tra “Grido della Terra” e “Grido dei poveri”. Se il passo compiuto è indubbiamente significativo, la strada, tuttavia, rimane ancora tutta, o quasi, da percorrere. Al di là degli inevitabili problemi legati all'organizzazione (essendo il processo del Forum di Teologia ancora giovane e straordinariamente complesso; v. documenti successivi), la riflessione svoltasi a Belém ha infatti evidenziato una chiara difficoltà ad articolare il discorso ecologico con quello propriamente teologico, non solo per i problemi legati al dialogo con delle scienze ‑ dall'astrofisica alla cosmologia alla fisica quantistica ‑ con cui la teologia non si è mai confrontata, ma anche per l'entità della sfida: il passaggio dall’antropocentrismo - così profondamente radicato nella tradizione giudaico-cristiana - ad una concezione cosmocentrica.
Quel che è certo è che la presenza dell'orizzonte ecologico nella teologia apre enormi spazi alla riflessione delle Chiese, costringendole anche ad una doverosa autocritica, perché, come ha sottolineato ancora Leonardo Boff, se l'umanità è giunta al punto in cui si trova, vuol dire che c'è stato, come minimo, un errore di trasmissione della fede da parte delle Chiese; e che il primo capitolo del Genesi, che rimanda ad una linea di dominazione della natura, ha avuto totalmente il sopravvento sul secondo capitolo dello stesso libro, che pone invece l'essere umano all'interno del Giardino dell'Eden, con il compito di curarlo e di proteggerlo. E, accanto all'autocritica, l'umile ascolto di tradizioni religiose ecologicamente ben più avanzate di quella giudaico‑cristiana ‑ accettando, una volta tanto, che a salire in cattedra siano altri ‑ a cominciare da quelle dei popoli indigeni (non a caso grandi protagonisti di questa terza edizione del Forum). Tanto più che la saggezza ecologica dei popoli originari, oggi tradotta nel concetto del bien vivir, ha avuto finalmente un'interessante traduzione politica, come stanno ad indicare le nuove Costituzioni dell'Ecuador e della Bolivia, con il loro rivoluzionario riconoscimento dei diritti della Pacha Mama. Ma anche rispetto al processo in corso in questi Paesi ‑ a cui i vertici della Chiesa hanno scandalosamente deciso di voltare le spalle, facendo il gioco di un'opposizione totalmente identificata con gli interessi dell'oligarchia ‑ la Teologia della Liberazione rivela un ritardo che il Forum di Belém, lungi dal colmare, ha invece ribadito. Nessun passo significativo è stato infatti mosso in direzione di quel "nuovo radicamento” nel processo latinoamericano in corso a cui, secondo il teologo e monaco benedettino brasiliano Marcelo Barros (impossibilitato a partecipare ai lavori), la TdL dovrebbe sentirsi chiamata (v. il suo intervento su Adista n. 8/09): un accompagnamento - e non un’esaltazione acritica - destinato ad elaborare, a partire dalla prassi, "elementi nuovi" della Teologia della Liberazione per un processo sociale e politico che, con i suoi limiti e le sue contraddizioni, rappresenta senza dubbio "un servizio nuovo ed efficiente alla liberazione dei più poveri". Un ritardo, quello evidenziato anche a Belém, rispetto a cui la Teologia della Liberazione potrebbe correre ai ripari, dando seguito a quanto accennato da Luiz Carlos Susin, segretario esecutivo del Fmtl, nell'intervista rilasciata ad Adista (v. documenti successivi), a proposito dell'opportunità di organizzare un forum sull'argomento, che si richiami a quella tradizione profetica che in America Latina è stata il segno distintivo di una generazione di vescovi ormai scomparsa.
Nell'impossibilità di esaurire in un unico numero la problematica di questa terza edizione del Forum Mondiale di Teologia e Liberazione, offriremo in questo speciale un quadro complessivo dei lavori, rimandando ai prossimi numeri altri interventi e altre voci. (claudia fanti)

http://www.adistaonline.it/index.php?op=articolo&id=44054

domenica 1 marzo 2009

Alcuni documenti di noi siamo chiesa, tra cui una petizione contro la revoca della scomunica ai lefebvriani...

Riporto volentieri questa mail dell'amico Vittorio, di Noisiamochiesa, sottolienando la petizione contro la revoca della scomunica ai lefebvriani...

Cara, caro,
molti mi hanno scritto che non riuscivano a firmare la petizione contro la revoca della scomunica ai lefebvriani, già da me inviata e che, partita dalla Germania, sta raccogliendo moltissime firme ovunque; ti invio nuovamente il testo , se lo apri e lo condividi puoi firmarlo aprendo il sito tedesco (cliccando CTRL e poi bitte hier klicken) e seguendo poi la procedura, compresa quella di ricopiare la password di sicurezza come indicato in fondo ai tuoi dati personali. I nostri amici tedeschi mi dicono che è importante raccogliere molte firme fuori dalla Germania e dall'Austria. Quindi fai il possibile e fai girare il testo.Grazie.

Poi ti unisco la locandina per l'incontro durante il quale il 7 marzo a Milano ricorderemo Amilcare Giudici, nostro grande amico, fratello e teologo . Per favore fai girare la notizia ovunque ti sembri utile, particolarmente tra quanti l'hanno conosciuto, magari in tempi lontani, nelle Comunità di base e in altre occasioni

Shalom Vittorio


ti segnalo anche il sito www.appellotestamentobiologico.it se vorrai firmare il documento di Ignazio Marino sulla legge sul testamento biologico da lui proposta e che è alternativa a quella, inaccettabile, in discussione in Parlamento proposta dalla destra



Vittorio Bellavite
Via Vallazze 95
20131 Milano (Italy)
Tel. +39-022664753
cell. 3331309765


«Per il riconoscimento incondizionato delle risoluzioni del Concilio Vaticano II»
La revoca pontificia della scomunica dei vescovi della Fraternità tradizionalista S. Pio X, resa nota il 24 gennaio 2009, ha per i sottoscritti il significato della riammissione di persone che si sono riconosciute e ancora si riconoscono apertamente avversari delle riforme avviate con il Concilio Vaticano II.
Di fronte alle esternazioni antisemite e alla negazione dello sterminio nazista degli ebrei da parte del vescovo Richard Williamson e dei suoi seguaci condividiamo l’indignazione delle nostre sorelle e dei nostri fratelli di fede ebraica. Prendiamo inoltre atto del fatto che l’atteggiamento della Fraternità S. Pio X nei confronti dell’ebraismo, nella sua globalità, non corrisponde alle esigenze avanzate dal Concilio relativamente al dialogo ebraico-cristiano. Accogliamo con soddisfazione le dichiarazioni in questo senso della Conferenza Episcopale Tedesca e del Zentralkomitee der Deutschen Katholiken [«Comitato centrale dei cattolici tedeschi»], così come le chiare prese di posizione della Conferenza Episcopale Francese e di altri vescovi.
I sottoscritti ritengono essere un segnale non casuale il fatto che papa Benedetto XVI abbia compiuto questa revoca in diretta prossimità temporale – con tutto il suo simbolismo – con il cinquantesimo anniversario dell’annuncio della convocazione del Concilio Vaticano II da parte di papa Giovanni XXIII. Questo passo indietro fa temere che alcuni settori della Chiesa cattolica si chiudano a riccio su posizioni di rifiuto completo di ogni modernità. Un passo indietro con cui si consente a questi settori della Chiesa cattolica romana – accanto a molti altri – di rifiutare apertamente lo spirito e la lettera di significativi documenti del Concilio Vaticano II, come il decreto sull’ecumenismo Unitatis redintegratio, la dichiarazione sulle religioni non cristiane Nostra Aetate, la dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanae e la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes. Attualmente non è possibile prevedere l’entità delle gravi conseguenze di questa decisione per la credibilità della Chiesa cattolica romana. Ma con ogni probabilità il prezzo da pagare sarà molto alto.
Con tutto il rispetto verso gli sforzi del papa tesi all’unità della Chiesa, ci sembra particolarmente scandaloso che il nuovo riavvicinamento del Vaticano a questo movimento tradizionalista e scismatico sia avvenuto, con tutta evidenza, senza formulare alcuna precondizione. Ancora nel giugno 2008, in occasione del ventesimo anniversario della scomunica di Lefebvre, la fraternità sacerdotale rifiutò l’esortazione della Santa Sede alla riconciliazione teologica e politico-ecclesiale, non ottemperando all’invito di Roma a sottoscrivere una dichiarazione in cinque punti con le condizioni per una possibile reintegrazione nella Chiesa romana.
Il ritorno alla piena comunione con la Chiesa cattolica può essere possibile soltanto se le risoluzioni del Concilio Vaticano II verranno riconosciute incondizionatamente, con le parole e con i fatti, come pretende anche il motu proprio Summorum Pontificum sul rito tridentino.
Finché il Vaticano si sforzerà solamente di riportare all’ovile le «pecorelle smarrite» dei settori tradizionalisti della Chiesa, senza rimuovere anche altre scomuniche, senza rivedere gli interventi nei confronti di teologhe e di teologi riformatori e senza essere disponibile al dialogo con tutte le aree che nel mondo si impegnano per la riforma, la barca della Chiesa cattolica romana non potrà che subire pesanti sbandamenti.
Essen, 28 gennaio 2009
Prof. Dr. Norbert Scholl, Angelhofweg 24b, 69259 Wilhelmsfeld ed altre decine di primi firmatari di teologi e cattolici di base
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Segreteria Nazionale Comunità di base
Noi siamo Chiesa
Comunità di base Nord-Milano Comunità di base di Busto Arsizio Comunità di San Pietro Cusico Gruppo del Vangelo-Milano

ricordano


AMILCARE GIUDICI



teologo amico che per molti anni
è stato loro vicino nella ricerca
e nel cammino di una fede sempre nuova

intervengono
FRANCESCA BIANCHI, CRISTINA GRAZIANI, GILBERTO SQUIZZATO – Comunità di base di Busto Arsizio
ALDO LAMERA – Comunità di base di S.Pietro a Cusico
ALESSANDRO SACCHI – Pontificio Istituto Missioni Estere
MARCELLO VIGLI – Centro di controinformazione ecclesiale di Roma
coordina
VITTORIO BELLAVITE – Noi siamo Chiesa

· Seguiranno interventi di amici che hanno vissuto con lui momenti di partecipazione e di ricerca e che da lui sono stati accompagnati in questo percorso. Si cercherà anche di raccogliere i suoi interventi e i suoi scritti
perché rimanga la memoria del suo percorso di fede.

Sabato 7 marzo 2009 ore 15-18
Spazio civico Chiamamilano
Largo Corsia dei Servi , 11 Milano - MM1 San Babila