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mercoledì 30 maggio 2012

2 GIUGNO, FESTA DELLE REPUBBLICA NO ALLA PARATA MILITARE SFILIAMO NOI, CITTADINI DISARMATI

2 GIUGNO, FESTA DELLE REPUBBLICA

NO ALLA PARATA MILITARE

SFILIAMO NOI, CITTADINI DISARMATI

ART. 1: L'Italia è fondata sul lavoro
ART 11: L'Italia ripudia la guerra

E' ormai un coro unanime di cittadini, associazioni, partiti, quello che da tutta Italia chiede al Presidente Napolitano di abolire la parata militare del 2 giugno e destinare i fondi ai terremotati dell'Emilia.
La richiesta si inserisce a pieno titolo nella campagna "Disarmo e riduzione spese militari" lanciata dal Movimento Nonviolento al termine della festa per i suoi primi 50 anni (Verona, 22 gennaio 2012).
Dicevamo: "2 giugno, festa della Repubblica: celebriamo l'Italia che ripudia la guerra, chiediamo che le parate militari siano abolite e sfilino solo i cittadini disarmati".
Sabato 2 giugno, alla mattina, troviamoci davanti alle Prefetture delle nostre città, oppure organizziamo dei sit-in in luoghi significativi ed innalziamo i cartelli con l'articolo 11 della Costituzione, per dire no all'acquisto dei caccia-bombardieri F35, per chiedere di rimuovere l'ostacolo delle enormi spese militari ed avere a disposizione ingenti risorse per dare piena attuazione a tutti i principi fondanti della Costituzione: lavoro, diritti umani, dignità sociale, libertà, uguaglianza, autonomie locali, decentramento, sviluppo della cultura e ricerca, tutela paesaggio, patrimonio artistico, diritto d'asilo per gli stranieri, ed oggi anche concreta solidarietà con la popolazione colpite dal sisma.

Movimento Nonviolento
Mao Valpiana
presidente

Verona, 30 maggio 2012
_____________________
Movimento Nonviolento
via Spagna, 8
37123 Verona
tel. 045 8009803
Fax 045 8009212

devolvere i soldi della parata militare del 2 giugno ai terremotati

IO FIRMO: devolvere i soldi della parata militare del 2 giugno ai terremotati dell’Emilia
Gentile Presidente Napolitano,


confidiamo che in un momento così tragico per il paese tutto, si adoperi per annullare la parata militare del 2 giugno e si destinino i soldi (circa tre milioni di euro) alle vittime del terremoto del’Emilia e per la ricostruzione delle zone colpite dal sisma

Firma su http://violapost.it/?p=8479#

martedì 29 maggio 2012

DUE ARTICOLI SUL TERREMOTO IN EMILIA: LE CATASTROFI NATURALI SONO ARTIFICIALI

Ricevo i seguenti testi da due amici: la prima è Cinzia, una convertita musulmana che abita nel modenese e racconta della sua esperienza in diretta (è una delle 'mamme' de giornalismo2012 -http://giornalismo2012.wordpress.com). il secondo è Francesco Astengo che socializza una breve riflessione.
Di mio aggiungerei una modesta proposta: se il Presidente della Repubblica destinasse i fondi per la parata del 2 giugno ai terremotati non farebbe una cosa buona e giusta? Chi se ne frega di vedere mezzi militari scorazzare per le vie della capitale mentre c'è gente senza casa, che ha perso tutto? Ma si sa: la retortica patriottarda vince sempre...

Terremoto e ansia 10mo giorno di scosse



Pubblicato il 29/05/2012


di Cinzia Aicha Rodolfi


Qui a Modena la prima scossa di magnitudo 5,9 avvertita alle 4.04 nella notte tra il 19 e il 20 maggio ci ha svegliati di soprassalto con il letto che ballava avanti ed indietro, a destra e sinistra. Ma nessun danno e nessun morto.
Certamente e’stato uno spavento che e’ andato aumentando un ora dopo con la seconda scossa solo leggermente minore della prima, la quale ci ha fatto ben capire che non si trattava di un avvenimento isolato, anche perché ne sono subito accadute altre seppur lievi a confermare il fatto che questo sisma sia un evento duraturo e tristemente ci siamo psicologicamente rassegnati alle cosiddette di assestamento.
Abbiamo poi passato i successivi 9 giorni sentendone molte più piccole e lievi, ma in continuazione; come dire che non ci lasciavano neppure il tempo di dimenticarcene.
Ci sono stati momenti in cui le scosse erano addirittura vicine di qualche minuto una dall’altra.
Succede che, anche se non hai una vera paura, si sviluppa una strana ansia psicologica che potremmo chiamare fobica, in quanto ti metti ad aspettarle seppur temendole.
E’ come quando sei in sala parto e aspetti la contrazione, nasce un malsano rapporto di dipendenza da attesa, inspiegabile razionalmente, ma reale.
Ieri notte ad un certo punto non riuscivo più a distinguere quali fossero le scosse vere da quelle che invece pensavo lo fossero, ma non lo erano.
In questa situazione di attesa, anche se molto stanchi, non si riesce facilmente a prendere sonno e verosimilmente l’ansia che è prima proprio la causa dell’ insonnia, diventa poi il motivo di un’ulteriore agitazione che si alimenta proprio per il non riuscire a dormire. Quando si dice “il cane che si morde la coda”…
Stamattina alle ore 9.03 mentre la maggior parte delle persone era perfettamente sveglia e attiva ecco un’altra forte scossa della stessa magnitudo 5,9 che questa volta ci ha trovati in piedi, ma ci ha lasciati ancora più spaventati e preoccupati.
Dalle case, negozi, uffici e scuole tutti sono usciti per le strade e molti anziani visibilmente provati lanciavano sguardi terrorizzati e invocazioni. Alcune donne piangevano pensando ai bambini a scuola, tanti correvano probabilmente dai loro cari.
Tutti con il cellulare in mano, ma le linee sono saltate per almeno due ore.
In provincia di Modena sembra che non ci siano stati danni gravi, qualche crepa e calcinacci caduti, vecchi edifici a rischio ora sono inagibili; e pare non ci sia stato nessun morto.
A seguire ancora diverse scosse minori, poi alle ore 11.30 una di magnitudo 4,2 e alle ore 12.56 ancora un’altra scossa intensa e lunga di magnitudo 5,6.
La temperatura è alta, ma molte persone oramai non vogliono più entrare nelle case ed ovunque nei giardini, cortili e prati ci sono accampamenti di emergenza.
Chissà come passeranno la notte i più ansiosi? Probabilmente nelle auto, dicono molti.
Per me che sono credente e alquanto fatalista, convinta che la nostra ora ultima su questa terra è già stata decisa, ed inevitabilmente, ovunque io possa andare non avrò modo di cambiare il mio destino, non è la paura di morire, bensì un’ansia latente per un evento altamente pericoloso, incontrollabile e improvviso.
Stiamo diventanto psicotici?
Mentre scrivo ecco altre scosse, guardo i mobili leggeri e ho la conferma perché li vedo muoversi. Il nemico è sempre con noi, come in agguato pronto a tornare …
In psichiatria si dice che : “Mentre la paura è la risposta emotiva ad una minaccia o ad un pericolo ben riconoscibili e di solito esterni, è caratterizzata dal riconoscimento del pericolo presente e dal sufficiente accordo con lo stimolo, e le cause sono extrapsichiche, cioè esterne e facilmente individuabili; ecco che l’ansia invece è un’apprensione o una spiacevole tensione data dall’intimo presagio di un pericolo imminente e di origine in gran parte sconosciuta. Ciò che si prova è sproporzionato a qualsiasi stimolo noto, alla minaccia o al pericolo che ci sovrasta. Le cause dell’ansia sono in questo caso intrapsichiche”
L’ansia è appunto una manifestazione emotiva presente in tutti, ciò che si differenzia è il fatto che può presentarsi in grado più o meno elevato da persona a persona e da momento a momento ed inoltre la relativa capacità di sopportazione che varia da un individuo all’altro. Alcune persone sono definite ansiose, perché reagiscono con ansia anche in condizioni in cui la maggior parte della gente considera tranquille. Mentre altri non sono ritenuti tali, non perché siano effettivamente esenti dall’ansia, ma per il fatto di riuscire a selezionare meglio le condizioni che possono risvegliarla.
Intanto, pur sapendo questo e quello, pur fatalisti e rassegnati … ci chiediamo come e quando sapremo che il sisma è finito ?
Da Modena dove comunque non abbiamo avuto vittime e nemmeno danni gravi il nostro secondo pensiero è a pochi chilometri verso nord dove invece tanti hanno l’epicentro sotto i loro piedi e da 10 giorni dormono nelle tende.
Augurandoci finisca presto anche questa prova invitiamo chi volesse dare un contributo alle persone che hanno perso la casa, a mettersi in contatto con le varie associazioni certificate e con le maggiori banche.


pubblicato su http://giornalismo2012.wordpress.com/2012/05/29/terremoto-e-ansia-10mo-giorno-di-scosse/


TERREMOTO
In un Paese, l’Italia, dove si sta toccando davvero il fondo della moralità e della qualità nella convivenza civile e politica anche l’abbattersi di una calamità naturale come il terremoto rappresenta la spia di un disagio profondo e di una scarsa, se non inesistente, attenzione alla qualità della vita delle cittadine e dei cittadini.
Pur con il massimo rispetto per tutte le persone che hanno subito danni e per la vera e propria tragedia che ha colpito intere comunità, non può che essere rimarcato il fatto che la maggior parte delle vittime siano lavoratori uccisi durante lo svolgimento delle loro mansioni, all’interno di capannoni industriali miseramente crollati.
Si pone un problema di fondo relativo alla qualità di queste edificazioni (tutte risalenti a tempi piuttosto recenti) e agli evidenti problemi di speculazione edilizia che emergono: speculazione portata avanti nella fretta di accumulazione del profitto che ha contraddistinto il modello del Nord-Est del Paese a partire dagli anni’80, quelli in cui si è avviata la liberazione dai “lacci e lacciuoli” ed è venuta avanti l’idea vincente della “fabbrichetta” luogo d’intensivo profitto e altrettanto intensivo sfruttamento.
Una fretta che probabilmente ha accompagnato l’urgenza del dichiarare i capannoni agibili, allo scopo di riprendere il più rapidamente possibile il ciclo produttivo.
Nell’ambito della gravissima crisi economica che stiamo attraversando vengono al pettine i nodi di un modello economico profondamente sbagliato, per il quale eviteremmo di usare la consueta allocuzione “ di sviluppo”.
Un’occasione di profondo ripensamento per molti, pagata però un prezzo del tutto inaccettabile.


Savona, li 29 maggio 2012 Franco Astengo

lunedì 28 maggio 2012

Ripensando a don Milani

Cari amici lettori,
questo non è un articolo o la parte di un libro: sono pensieri, così un po' alla rinfusa, dedicati a don Lorenzo Milani, di cui ieri ricorreva il compleanno (nato nel 1923 è purtroppo mancato, prematuramente, nel 1967: ho sempre ritenuto un'idiozia la retorica antico greca del 'muore giovane chi è caro agli dei' -se non un'idiozia, almeno una magra consolazione).
Don Lorenzo l'ho sempre considerato un amico. Io che sono un lontano dalla 'sua' chiesa -che lui definiva un po' profeticamente, un po' sarcasticamente, la 'ditta'. Io che non l'ho mai conosciuto e che, quando è morto, portato via dalla leucemia, avevo 9 anni. Un amico mai conosciuto, dunque.
Perchè penso così spesso a lui? Perchè gli ho dedicato un blog? Secondo una leggenda ebraica, a ogni generazione ci sono venticinque uomini che giustificano il mondo agli occhi di Dio: don Lorenzo era uno di questi. Ora, di don Milani non se ne vedono molti, in giro anche se i preti non sono tutti uguali ai loro superiori porporati che, oggi assurgono agli 'onori' della cronaca, tra covi e spie e arresti e congiure...Per fortuna ci sonoi don Farinella, i don Gallo...ma, mi perdonino costoro, non sono al libello di don Lorenzo.
Invito chi ne ha voglia a leggere o a rileggere gli scritti di don Milani (e il volume di Neera Fallaci, Dalla parte degli ultimi, vita del prete don Lorenzo Milani): da Esperienze pastorali (che aveva fatto uscire dai gangheri il papa buono, Giovanni XXIV, allora patriarca di Venezia e che aveva fatto scrivere a Pasolini -che, al contrario, non ho mai particolarmente amato- che era un libro che ododrava di sagrestia...e he don Milani è morto quando sono sparite le lucciole -sarà, ma ho controllato: nel mio terreno le lucciole ci sono ancora...) a Lettera a una professoressa che dovrebbe essere un testo obbligatorio, dalle lementari all'Università -ma più per i docenti, che per gli alunni; da Lettera ai giudici ai volumi delle Lettere.
Sarà anche stato un prete, macchiatosi (si fa per dire) di un classismo un po' semplicista; sarà anche stato un ribelle obbedientissimo, come si autodefiniva. Ma mancano persone come lui. Non ci restano che i suoi scritti e i ricordi e le testimonianze di chi l'ha conosciuto. Bisogna andare avanti, condurre le sue battaglie e le sue lotte, senza ripianti ma con la coscienza ch egli è una delle nostre radici.
Negli ultimi anni, sono stati pubblicati quasi un centianio di volumi su di lui: neanch'io l'ho letti tutti. Ma ce ne è uno che vorrei consigliare: è curato da Mario Gennari e si intitola L'apocalisse di don Milani, Libri Scheiwiller, Milano 2008. Sono raccolti diversi articoli e saggi di 25 autori (c'è di tutto, in un paziente lavoro di reperimento, da Montanelli a Rodari, da Silone aZolla, da Bocca a Capitini, da Balducci a Baget Bozzo): tutti testi di diversa taratura ideologica e di diverso valore ma costituenti uno spaccato su questo personaggio semplice e complesso, lineare e poliedrico, essenziale.
PS: tutti i libri del Priore sono editi dalla Libreiria Editrice Fiorentina (www.lef.it).
Buona lettura

BIBLIOTECA GINO BIANCO - NEWSLETTER n. 2

"riandare al passato per riflettere sul presente"

BIBLIOTECA GINO BIANCO - NEWSLETTER n. 2

Sono in rete, sfogliabili, i 191 numeri di Giustizia e Libertà che abbiamo in biblioteca. Ne abbiamo linkato direttamente alcuni fra cui quello che annuncia la morte di Gramsci, quello della caduta di Barcellona, uno a ridosso delle leggi razziali, il numero che dà la notizia del suicidio dell'editore Formiggini, quello che annuncia l'arresto degli assassini dei Rosselli.
Abbiamo messo su altri tre numeri di Mercurio, fra cui il n. 4, un "numero speciale", straordinario in cui un po' tutti gli scrittori e letterati "amici" scrivono di ciò che sta vivendo l'Italia, dopo l'8 settembre. Il numero è datato dicembre 1944.
Continuiamo anche la messa in linea degli opuscoli.

In particolare segnaliamo tre opuscoli di Emile Vandervelde, il dirigente del glorioso partito operaio belga, quello a cui si ispirarono un po' tutti gli altri. Gli opuscoli sono in francese.
Alla prossima. Grazie dell'attenzione.

domenica 27 maggio 2012

Contro la guerra globale per la sicurezza delle comunità

Il Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione del territorio-Campania vuole richiamare l’attenzione dei cittadini di Giugliano e di tutta la Campania sulle conseguenze che l’istallazione del comando NATO di Lago Patria comporta sulla vivibilità e sulla sicurezza.


26 maggio 2012 - Comitato Pace e Disarmo


Il Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione del territorio-Campania vuole richiamare l’attenzione dei cittadini di Giugliano e di tutta la Campania sulle conseguenze che l’istallazione del comando NATO di Lago Patria comporta sulla vivibilità e sulla sicurezza. Il territorio campano paga già ampliamente la strategia di militarizzazione e di guerra che, in violazione dello spirito e della lettera della Costituzione, è stata attuata da tutti i governi che si sono succeduti.
Inoltre, recentemente, il vertice NATO tenutosi a Chicago, ha definitivamente approvata la realizzazione del cosiddetto “scudo antimissile” precedentemente concordato a Lisbona. Si tratta di un fatto gravissimo che riafferma la strategia della guerra preventiva. Ciò comporta che immediatamente saranno fatti funzionare insieme intercettatori, satelliti e radar, per creare una rete pronta a lanciare attacchi anche nucleari in caso di stato di allerta.
La base di Lago Patria, che sarà sede del nuovo Comando NATO per l’Europa Meridionale (J.F.C.), s’inserisce a pieno titolo in questo quadro, con le sue parabole di telecomunicazioni e la sua funzione di comando verso nuove guerre.
Alla cittadinanza di Gliugliano viene fatto credere che si tratti di un’opportunità di rilancio civile ed economico della zona, mentre la si rende vittima di un’assurda militarizzazione del territorio, che la espone a vari pericoli:
1. Rischi per la sicurezza: il Comando NATO di Lago Patria –con il centro radar di Licola e la base U.S. Navy di Gricignano- costituisce il vertice di un pericoloso “triangolo della guerra”, esponendo una popolosa area a possibili rappresaglie ed attentati.
2. Rischi per la salute: è stato documentato un eccezionale inquinamento dei terreni, delle falde e di tutta l’area fra Castelvolturno, Giugliano ed Acerra, dovuto a sversamenti abusivi di rifiuti tossici e nocivi. La NATO si stabilirà proprio in questo famigerato “triangolo della morte”, aggiungendovi l’inquinamento elettromagnetico delle sue enormi antenne..
3. Rischi per l’ambiente: ad aggravare l’attuale inquinamento di suolo, aria, acque interne e marine e perfino dell’etere, il J.F.C. di Lago Patria (330.000 m. quadri – 280.000 m. cubi di edificazione - 2.500 persone interne al complesso e circa 5.000 nuove presenze complessive previste in zona) complicherà la viabilità ed alimenterà il ‘triangolo del saccheggio’ ambientale’, con nuove cementificazioni, impermeabilizzazioni del suolo e scarichi fognari.

ASSEMBLEA PUBBLICA.
LUNEDI’ 28 MAGGIO 2012 – ORE 18,00- .
PRESSO IL CENTRO CULTURALE LA CITTA’ DEL SOLE, NAPOLI

Via Giuseppe Maffei, 18 (1° trav a dx di Via San gregorio Armeno venendo da P.zza San Gaetano)


Introdotta e coordinata dal Comitato Pace, Disarmo e Smilitasrizzazione del Territorio-Campania.
Interverranno:.


Antonio Mazzeo (giornalista) .


P. Alex Zanotelli (Comboniano)


Sono invitati a partecipare tutti i comitati, le associazioni, le organizzazioni politiche e sindacali e tutti i cittadini che si oppongono alle scelte di guerra di tutti i governi.


COMITATO PACE DISARMO E SMILITARIZZAZIONE DEL TERRITORIO - CAMPANIA


http://www.pacedisarmo.org/  - info@pacedisarmo.org


Per maggiori informazioni:
3339875714
flepre@gmail.com

sabato 26 maggio 2012

SE IL 2 GIUGNO


Se il 2 giugno e' la festa della Repubblica, la Repubblica democratica, la Repubblica nata dalla Resistenza antifascista, la Repubblica che ha il suo fondamento nella Costituzione, ebbene, allora per poter festeggiare la Repubblica due cose occorre fare, immediatamente.
Primo: che cessi la partecipazione italiana alla guerra afgana: una guerra terrorista e stragista, imperialista e razzista, totalitaria e mafiosa, cui la Costituzione della Repubblica Italiana giustamente proibisce al nostro paese di partecipare.
Secondo: che cessi la persecuzione razzista dei migranti, una persecuzione hitleriana che viola tutti i fondamentali diritti umani, una persecuzione che la Costituzione della Repubblica Italiana giustamente proibisce nel modo piu' assoluto.
*
Che viva la Repubblica, e quindi che cessi immediatamente la partecipazione italiana alla guerra assassina.
Che viva la Repubblica, e quindi che siano immediatamente abrogate tutte le infami misure razziste che governi golpisti hanno imposto nel nostro paese.
Solo la pace salva le vite, solo il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti difendono e promuovono la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita', tutti gli esseri umani hanno diritto alla solidarieta' di tutti gli esseri umani.
Abolire la guerra e abolire il razzismo, riconoscere l'unita' del genere umano e recare soccorso a tutte le persone nel dolore e nel bisogno: questa e' la Repubblica.


Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo


Viterbo, 26 maggio 2012


Mittente: "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: nbawac@tin.it , web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nonviolenti mailing list
Nonviolenti@lists.nonviolenti.org
http://lists.nonviolenti.org/cgi-bin/mailman/listinfo/nonviolenti

venerdì 25 maggio 2012

OMAGGIO A DON MILANI

RICORDANDO DON MILANI CON PROFONDA GRATITUDINE



Ricorrendo il 27 maggio l'anniversario della nascita di don Lorenzo Milani (1923-1967), il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo lo ricorda con profonda gratitudine, ridiffondendo il testo della "Lettera ai cappellani militari toscani che hanno sottoscritto il comunicato dell'11 febbraio 1965", uno dei documenti poi raccolti, insieme alla successiva "Lettera ai giudici" (l'autodifesa milaniana al processo in cui fu imputato proprio per aver scritto quella lettera aperta), nel volume intitolato L'obbedienza non e' piu' una virtu', che costituisce uno dei grandi testi a sostegno dell'obiezione di coscienza contro ogni guerra, contro ogni esercito, contro ogni uccisione.


Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Viterbo, 25 maggio 2012


Mittente: "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: nbawac@tin.it , web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
* * *
Allegato 1. Breve notizia su don Lorenzo Milani
Lorenzo Milani nacque a Firenze nel 1923, proveniente da una famiglia della borghesia intellettuale, ordinato prete nel 1947. Opera dapprima a S. Donato a Calenzano, ove realizza una scuola serale aperta a tutti i giovani di estrazione popolare e proletaria, senza discriminazioni politiche. Viene poi trasferito punitivamente a Barbiana nel 1954. Qui realizza l'esperienza della sua scuola. Nel 1958 pubblica Esperienze pastorali, di cui la gerarchia ecclesiastica ordinera' il ritiro dal commercio. Nel 1965 scrive la lettera ai cappellani militari da cui derivera' il processo i cui atti sono pubblicati ne L'obbedienza non e' piu' una virtu'. Muore dopo una lunga malattia nel 1967; era appena uscita la Lettera a una professoressa della scuola di Barbiana. L'educazione come pratica di liberazione, la scelta di classe dalla parte degli oppressi, l'opposizione alla guerra, la denuncia della scuola classista che discrimina i poveri: sono alcuni dei temi su cui la lezione di don Milani resta di grande valore. Opere di Lorenzo Milani e della scuola di Barbiana: Esperienze pastorali, L'obbedienza non e' piu' una virtu', Lettera a una professoressa, pubblicate tutte presso la Libreria Editrice Fiorentina (Lef). Postume sono state pubblicate le raccolte di Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, Mondadori; le Lettere alla mamma, Mondadori; e sempre delle lettere alla madre l'edizione critica, integrale e annotata, Alla mamma. Lettere 1943-1967, Marietti. Altri testi sono apparsi sparsamente in volumi di diversi autori. La casa editrice Stampa Alternativa ha meritoriamente effettuato nell'ultimo decennio la ripubblicazione di vari testi milaniani in edizioni ultraeconomiche e criticamente curate. La Emi ha recentemente pubblicato, a cura di Giorgio Pecorini, lettere, appunti e carte varie inedite di don Lorenzo Milani nel volume I care ancora. Altri testi ha pubblicato ancora la Lef. Opere su Lorenzo Milani: sono ormai numerose; fondamentali sono: Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell'ultimo, Rizzoli, Milano 1993; Giorgio Pecorini, Don Milani! Chi era costui?, Baldini & Castoldi, Milano 1996; Mario Lancisi (a cura di), Don Lorenzo Milani: dibattito aperto, Borla, Roma 1979; Ernesto Balducci, L'insegnamento di don Lorenzo Milani, Laterza, Roma-Bari 1995; Gianfranco Riccioni, La stampa e don Milani, Lef, Firenze 1974; Antonio Schina (a cura di), Don Milani, Centro di documentazione di Pistoia, 1993. Segnaliamo anche l'interessante fascicolo monografico di "Azione nonviolenta" del giugno 1997. Segnaliamo anche il fascicolo Don Lorenzo Milani, maestro di liberta', supplemento a "Conquiste del lavoro", n. 50 del 1987. Tra i testi apparsi di recente: il testo su don Milani di Michele Ranchetti nel suo libro Gli ultimi preti, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1997; David Maria Turoldo, Il mio amico don Milani, Servitium, Sotto il Monte (Bg) 1997; Liana Fiorani, Don Milani tra storia e attualita', Lef, Firenze 1997, poi Centro don Milani, Firenze 1999; AA. VV., Rileggiamo don Lorenzo Milani a trenta anni dalla sua morte, Comune di Rubano 1998; Centro documentazione don Lorenzo Milani e scuola di Barbiana, Progetto Lorenzo Milani: il maestro, Firenze 1998; Liana Fiorani, Dediche a don Milani, Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2001; Edoardo Martinelli, Pedagogia dell'aderenza, Polaris, Vicchio di Mugello (Fi) 2002; Marco Moraccini (a cura di), Scritti su Lorenzo Milani. Una antologia critica, Il Grandevetro - Jaca Book, Santa Croce sull'Arno (Pi) - Milano 2002; Jose' Luis Corzo Toral, Lorenzo Milani. Analisi spirituale e interpretazione pedagogica, Servitium, Sotto il Monte (Bergamo) 2008.
*
Allegato 2. Lorenzo Milani, Lettera ai cappellani militari toscani che hanno sottoscritto il comunicato dell'11 febbraio 1965
Da tempo avrei voluto invitare uno di voi a parlare ai miei ragazzi della vostra vita. Una vita che i ragazzi e io non capiamo.
Avremmo pero' voluto fare uno sforzo per capire e soprattutto domandarvi come avete affrontato alcuni problemi pratici della vita militare. Non ho fatto in tempo a organizzare questo incontro tra voi e la mia scuola.
Io l'avrei voluto privato, ma ora che avete rotto il silenzio voi, e su un giornale, non posso fare a meno di farvi quelle stesse domande pubblicamente.
Primo, perche' avete insultato dei cittadini che noi e molti altri ammiriamo. E nessuno, ch'io sappia, vi aveva chiamati in causa. A meno di pensare che il solo esempio di quella loro eroica coerenza cristiana bruci dentro di voi una qualche vostra incertezza interiore.
Secondo, perche' avete usato, con estrema leggerezza e senza chiarirne la portata, vocaboli che sono piu' grandi di voi.
Nel rispondermi badate che l'opinione pubblica e' oggi piu' matura che in altri tempi e non si contentera' ne' d'un vostro silenzio, ne' d'una risposta generica che sfugga alle singole domande. Paroloni sentimentali o volgari insulti agli obiettori o a me non sono argomenti. Se avete argomenti saro' ben lieto di darvene atto e di ricredermi se nella fretta di scrivere mi fossero sfuggite cose non giuste.
Non discutero' qui l'idea di Patria in se'. Non mi piacciono queste divisioni.
Se voi pero' avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi diro' che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.
Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma rispettate anche voi le idee degli altri. Soprattutto se son uomini che per le loro idee pagano di persona.
Certo ammetterete che la parola Patria e' stata usata male molte volte. Spesso essa non e' che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la Patria e valori ben piu' alti di lei.
Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo. E' troppo facile dimostrare che Gesu' era contrario alla violenza e che per se' non accetto' nemmeno la legittima difesa.
Mi riferiro' piuttosto alla Costituzione.
Articolo 11 "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli...".
Articolo 52 "La difesa della Patria e' sacro dovere del cittadino".
Misuriamo con questo metro le guerre cui e' stato chiamato il popolo italiano in un secolo di storia.
Se vedremo che la storia del nostro esercito e' tutta intessuta di offese alle Patrie degli altri dovrete chiarirci se in quei casi i soldati dovevano obbedire o obiettare quel che dettava la loro coscienza. E poi dovrete spiegarci chi difese piu' la Patria e l'onore della Patria: quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile? Basta coi discorsi altisonanti e generici. Scendete nel pratico. Diteci esattamente cosa avete insegnato ai soldati. L'obbedienza a ogni costo? E se l'ordine era il bombardamento dei civili, un'azione di rappresaglia su un villaggio inerme, l'esecuzione sommaria dei partigiani, l'uso delle armi atomiche, batteriologiche, chimiche, la tortura, l'esecuzione d'ostaggi, i processi sommari per semplici sospetti, le decimazioni (scegliere a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo per incutere terrore negli altri soldati della Patria), una guerra di evidente aggressione, l'ordine d'un ufficiale ribelle al popolo sovrano, la repressione di manifestazioni popolari?
Eppure queste cose e molte altre sono il pane quotidiano di ogni guerra. Quando ve ne sono capitate davanti agli occhi o avete mentito o avete taciuto. O volete farci credere che avete volta volta detto la verita' in faccia ai vostri "superiori" sfidando la prigione o la morte? se siete ancora vivi e graduati e' segno che non avete mai obiettato a nulla. Del resto ce ne avete dato la prova mostrando nel vostro comunicato di non avere la piu' elementare nozione del concetto di obiezione di coscienza.
Non potete non pronunciarvi sulla storia di ieri se volete essere, come dovete essere, le guide morali dei nostri soldati. Oltre a tutto la Patria, cioe' noi, vi paghiamo o vi abbiamo pagato anche per questo. E se manteniamo a caro prezzo (1.000 miliardi l'anno) l'esercito, e' solo perche' difenda colla Patria gli alti valori che questo concetto contiene: la sovranita' popolare, la liberta', la giustizia. E allora (esperienza della storia alla mano) urgeva piu' che educaste i nostri soldati all'obiezione che all'obbedienza.
L'obiezione in questi 100 anni di storia l'han conosciuta troppo poco. L'obbedienza, per disgrazia loro e del mondo, l'han conosciuta anche troppo.
Scorriamo insieme la storia. Volta volta ci direte da che parte era la Patria, da che parte bisognava sparare, quando occorreva obbedire e quando occorreva obiettare.
1860. Un esercito di napoletani, imbottiti dell'idea di Patria, tento' di buttare a mare un pugno di briganti che assaliva la sua Patria. Fra quei briganti c'erano diversi ufficiali napoletani disertori della loro Patria. Per l'appunto furono i briganti a vincere. Ora ognuno di loro ha in qualche piazza d'Italia un monumento come eroe della Patria.
A 100 anni di distanza la storia si ripete: l'Europa e' alle porte.
La Costituzione e' pronta a riceverla: "L'Italia consente alle limitazioni di sovranita' necessarie...". I nostri figli rideranno del vostro concetto di Patria, cosi' come tutti ridiamo della Patria Borbonica. I nostri nipoti rideranno dell'Europa. Le divise dei soldati e dei cappellani militari le vedranno solo nei musei.
La guerra seguente 1866 fu un'altra aggressione. Anzi c'era stato un accordo con il popolo piu' attaccabrighe e guerrafondaio del mondo per aggredire l'Austria insieme.
Furono aggressioni certo le guerre (1867-1870) contro i Romani i quali non amavano molto la loro secolare Patria, tant'e' vero che non la difesero. Ma non amavano molto neanche la loro nuova Patria che li stava aggredendo, tant'e' vero che non insorsero per facilitarle la vittoria. Il Gregorovius spiega nel suo diario: "L'insurrezione annunciata per oggi, e' stata rinviata a causa della pioggia".
Nel 1898 il Re "Buono" onoro' della Gran Croce Militare il generale Bava Beccaris per i suoi meriti in una guerra che e' bene ricordare. L'avversario era una folla di mendicanti che aspettavano la minestra davanti a un convento a Milano. Il Generale li prese a colpi di cannone e di mortaio solo perche' i ricchi (allora come oggi) esigevano il privilegio di non pagare tasse. Volevano sostituire la tassa sulla polenta con qualcosa di peggio per i poveri e di meglio per loro. Ebbero quel che volevano. I morti furono 80, i feriti innumerevoli. Fra i soldati non ci fu ne' un ferito ne' un obiettore. Finito il servizio militare tornarono a casa a mangiar polenta. Poca perche' era rincarata.
Eppure gli ufficiali seguitarono a farli gridare "Savoia" anche quando li portarono a aggredire due volte (1896 e 1935) un popolo pacifico e lontano che certo non minacciava i confini della nostra Patria. Era l'unico popolo nero che non fosse ancora appestato dalla peste del colonialismo europeo.
Quando si battono bianchi e neri siete coi bianchi? Non vi basta di imporci la Patria Italia? Volete imporci anche la Patria Razza Bianca? Siete di quei preti che leggono la Nazione? Stateci attenti perche' quel giornale considera la vita d'un bianco piu' che quella di 100 neri. Avete visto come ha messo in risalto l'uccisione di 60 bianchi nel Congo, dimenticando di descrivere la contemporanea immane strage di neri e di cercarne i mandanti qui in Europa?
Idem per la guerra di Libia.
Poi siamo al '14. L'Italia aggredi' l'Austria con cui questa volta era alleata.
Battisti era un Patriota o un disertore? E' un piccolo particolare che va chiarito se volete parlare di Patria. Avete detto ai vostri ragazzi che quella guerra si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti?
Che la stragrande maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)? Era dunque la Patria che chiamava alle armi? E se anche chiamava, non chiamava forse a una "inutile strage"? (l'espressione non e' d'un vile obiettore di coscienza ma d'un Papa canonizzato).
Era nel '22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l'esercito non la difese. Stette a aspettare gli ordini che non vennero. Se i suoi preti l'avessero educato a guidarsi con la Coscienza invece che con l'Obbedienza "cieca, pronta, assoluta" quanti mali sarebbero stati evitati alla Patria e al mondo (50.000.000 di morti). Cosi' la Patria ando' in mano a un pugno di criminali che violo' ogni legge umana e divina e riempiendosi la bocca della parola Patria, condusse la Patria allo sfacelo. In quei tragici anni quei sacerdoti che non avevano in mente e sulla bocca che la parola sacra "Patria", quelli che di quella parola non avevano mai voluto approfondire il significato, quelli che parlavano come parlate voi, fecero un male immenso proprio alla Patria (e, sia detto incidentalmente, disonorarono anche la Chiesa).
Nel '36 50.000 soldati italiani si trovarono imbarcati verso una nuova infame aggressione: Avevano avuto la cartolina di precetto per andar "volontari" a aggredire l'infelice popolo spagnolo.
Erano corsi in aiuto d'un generale traditore della sua Patria, ribelle al suo legittimo governo e al popolo suo sovrano. Coll'aiuto italiano e al prezzo d'un milione e mezzo di morti riusci' a ottenere quello che volevano i ricchi: blocco dei salari e non dei prezzi, abolizione dello sciopero, del sindacato, dei partiti, d'ogni liberta' civile e religiosa.
Ancor oggi, in sfida al resto del mondo, quel generale ribelle imprigiona, tortura, uccide (anzi garrota) chiunque sia reo d'aver difeso allora la Patria o di tentare di salvarla oggi. Senza l'obbedienza dei "volontari" italiani tutto questo non sarebbe successo.
Se in quei tristi giorni non ci fossero stati degli italiani anche dall'altra parte, non potremmo alzar gli occhi davanti a uno spagnolo. Per l'appunto questi ultimi erano italiani ribelli e esuli dalla loro Patria. Gente che aveva obiettato.
Avete detto ai vostri soldati cosa devono fare se gli capita un generale tipo Franco? Gli avete detto che agli ufficiali disobbedienti al popolo loro sovrano non si deve obbedire?
Poi dal '39 in la' fu una frana: i soldati italiani aggredirono una dopo l'altra altre sei Patrie che non avevano certo attentato alla loro (Albania, Francia, Grecia, Egitto, Jugoslavia, Russia).
Era una guerra che aveva per l'Italia due fronti. L'uno contro il sistema democratico. L'altro contro il sistema socialista. Erano e sono per ora i due sistemi politici piu' nobili che l'umanita' si sia data.
L'uno rappresenta il piu' alto tentativo dell'umanita' di dare, anche su questa terra, liberta' e dignita' umana ai poveri.
L'altro il piu' alto tentativo dell'umanita' di dare, anche su questa terra, giustizia e eguaglianza ai poveri.
Non vi affannate a rispondere accusando l'uno o l'altro sistema dei loro vistosi difetti e errori. Sappiamo che son cose umane. Dite piuttosto cosa c'era di qua dal fronte. Senza dubbio il peggior sistema politico che oppressori senza scrupoli abbiano mai potuto escogitare. Negazione d'ogni valore morale, di ogni liberta' se non per i ricchi e per i malvagi. Negazione d'ogni giustizia e d'ogni religione. Propaganda dell'odio e sterminio d'innocenti. Fra gli altri lo sterminio degli ebrei (la Patria del Signore dispersa nel mondo e sofferente).
Che c'entrava la Patria con tutto questo? e che significato possono piu' avere le Patrie in guerra da che l'ultima guerra e' stata un confronto di ideologie e non di patrie?
Ma in questi cento anni di storia italiana c'e' stata anche una guerra "giusta" (se guerra giusta esiste). L'unica che non fosse offesa delle altrui Patrie, ma difesa della nostra: la guerra partigiana.
Da un lato c'erano dei civili, dall'altra dei militari. Da un lato soldati che avevano obbedito, dall'altra soldati che avevano obiettato.
Quali dei due contendenti erano, secondo voi, i "ribelli", quali i "regolari"?
E' una nozione che urge chiarire quando si parla di Patria. Nel Congo p. es. quali sono i "ribelli"?
Poi per grazia di Dio la nostra Patria perse l'ingiusta guerra che aveva scatenato. Le Patrie aggredite dalla nostra Patria riuscirono a ricacciare i nostri soldati.
Certo dobbiamo rispettarli. Erano infelici contadini o operai trasformati in aggressori dall'obbedienza militare. Quell'obbedienza militare che voi cappellani esaltate senza nemmeno un "distinguo" che vi riallacci alla parola di San Pietro: "Si deve obbedire agli uomini o a Dio?". E intanto ingiuriate alcuni pochi coraggiosi che son finiti in carcere per fare come ha fatto San Pietro.
In molti paesi civili (in questo piu' civili del nostro) la legge li onora permettendo loro di servir la Patria in altra maniera. Chiedono di sacrificarsi per la Patria piu' degli altri, non meno. Non e' colpa loro se in Italia non hanno altra scelta che di servirla oziando in prigione.
Del resto anche in Italia c'e' una legge che riconosce un'obiezione di coscienza. E' proprio quel Concordato che voi volevate celebrare. Il suo terzo articolo consacra la fondamentale obiezione di coscienza dei Vescovi e dei Preti.
In quanto agli altri obiettori, la Chiesa non si e' ancora pronunziata ne' contro di loro ne' contro di voi. La sentenza umana che li ha condannati dice solo che hanno disobbedito alla legge degli uomini, non che son vili. Chi vi autorizza a rincarare la dose? E poi a chiamarli vili non vi viene in mente che non s'e' mai sentito dire che la vilta' sia patrimonio di pochi, l'eroismo patrimonio dei piu'?
Aspettate a insultarli. Domani forse scoprirete che sono dei profeti. Certo il luogo dei profeti e' la prigione, ma non e' bello star dalla parte di chi ce li tiene.
Se ci dite che avete scelto la missione di cappellani per assistere feriti e moribondi, possiamo rispettare la vostra idea. Perfino Gandhi da giovane l'ha fatto. Piu' maturo condanno' duramente questo suo errore giovanile. Avete letto la sua vita?
Ma se ci dite che il rifiuto di difendere se stesso e i suoi secondo l'esempio e il comandamento del Signore e' "estraneo al comandamento cristiano dell'amore" allora non sapete di che Spirito siete! che lingua parlate? come potremo intendervi se usate le parole senza pesarle? se non volete onorare la sofferenza degli obiettori, almeno tacete!
Auspichiamo dunque tutto il contrario di quel che voi auspicate: Auspichiamo che abbia termine finalmente ogni discriminazione e ogni divisione di Patria di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise che morendo si son sacrificati per i sacri ideali di Giustizia, Liberta', Verita'.
Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verita' e l'errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima.
Se volete diciamo: preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda d'odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano.
Lorenzo Milani sac.
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giovedì 24 maggio 2012

CONTRO LA PROPOSTA DEL PDL E LEGA DI RIAPRIRE I MANICOMI. COMUNICATO STAMPA DI PSICHIATRIA DEMOCRATICA

Contro la riapertura dei manicomi



Comunicato stampa


La proposta dell'On. Ciccioli di riforma della legge 180/78, approvata ieri in commissione Affari sociali e Sanità da una rinata accoppiata parlamentare PDL - Lega, reintroduce - nei fatti - null'altro che pesanti segmenti di custodia neo-manicomiale. Perla tra le perle, all'articolo 5 del dispositivo si può leggere: " Il trattamento necessario extraospedaliero prolungato ha la durata di sei mesi..." e prolungato sino ad un anno! in barba a tutte le leggi vigenti, a partire dalla nostra Carta costituzionale.


Insomma tutte le significative e concrete esperienze di presa in carico del disagio sul territorio, diffuse in maniera capillare ormai in tantissime parti del Paese, promosse dal 1978 in poi, dai Servizi pubblici in collaborazione con il privato sociale e gomito a gomito con Associazioni di familiari e utenti, Istituzioni locali, verrebbero sostituite da questa melassa rancida che sa tanto di revanscismo e di stato sanitario di polizia. La filosofia di controllo sociale si rileva in tutto l'impianto: ne è un esempio lampante l'art.4, dove nella pratica al comma 2 si riesumano - all'interno dei DEA- nientemeno che le vecchie Osservazioni dei defunti, e mai rimpianti, Ospedali Psichiatrici.


Sono i fatti, le ricerche scientifiche, le attestazioni di gruppi e commissioni di studio - anche internazionali - che danno ragione ai tanti che, come Psichiatria Democratica (PD), si battono da anni perchè i dettami della riforma psichiatrica possano sempre più trovare piena applicazione nelle Unità territoriali, oggi falcidiate nelle risorse essenziali, da indiscriminati tagli della spesa.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: ritorno all'ospedalizzazione, tendenza crescente alla medicalizzazione e alla burocratizzazione e riduzione progressiva di spazi per un nuovo protagonismo degli utenti senza alcuna progettualità per il riscatto attraverso il lavoro e l'abitare.
PD che continua, senza sosta, il proprio impegno affinchè gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, possano essere superati "presto e bene" attraverso l'attuazione di programmi individualizzati per ciascuna persona ristretta, chiama a raccolta gli operatori della Salute mentale, il mondo politico democratico, dell'informazione e della cultura, le forze sindacali ed il mondo dell'associazionismo e del volontariato a rispondere a muso duro ai tentativi di riportare indietro il Paese intero di decenni, agli anni bui della custodia, in nome della sicurezza e della normalizzazione.


18, maggio, 2012


Tutte le iniziative che verranno intraprese come le comunicazioni su questo blitz, saranno tempestivamente pubblicate sul sito di Psichiatria Democratica.


tratto da http://lnx.psichiatriademocratica.com/index.php?option=com_content&view=article&id=146:contro-la-riapertura-dei-manicomi&catid=19:carceri&Itemid=153&lang=it

mercoledì 23 maggio 2012

Sulla parata militare in via dei Fori Imperiali, il 2 giugno a Roma.

2 giugno: io cammino, tu marci, egli comanda


Sulla parata militare in via dei Fori Imperiali, il 2 giugno a Roma.


“L'unica marcia che ci piace è la Perugia-Assisi, per la pace ed il disarmo”. Questa è la nostra risposta alla notizia che alcuni giovani del servizio civile parteciperanno alla parata militare del 2 giugno, e in questi giorni si stanno preparando sotto il coordinamento dei militari.
Da anni manifestiamo il nostro disagio per il fatto che la Festa della Repubblica viene celebrata con la sfilata delle Forze Armate. Se l'Italia è fondata sil lavoro e ripudia la guerra (articoli 1 e 11 della Costituzione) a sfilare davanti al Capo dello Stato dovrebbero essere i lavoratori e i pacifisti.
Quando abbiamo appreso la notizia che anche forze civili, come i vigili del fuoco, la protezione civile e rappresentanti del Servizio civile
volontario, avrebbero sfilato in via dei Fori imperiali il 2 giugno, abbiamo voluto vedere l'aspetto positivo: finalmente viene riconosciuta l'esistenza e reso visibile il ruolo di una difesa diversa da quella armata, la difesa civile, non armata e nonviolenta.
Non ci accontenteremo, però, di questa apertura formale fino a che non ci sarà un pari riconoscimento anche sul piano economico e finanziario.
Esiste uno squilibrio totale a favore delle spese belliche, mentre la difesa nonviolenta è lasciata a quota zero. Tuttavia non posiamo accettare che la presenza dei giovani del servizio civile alla parata del 2 giugno sia “sotto il comando dei militari”.
Questo proprio no. Allora sarebbe meglio non sfilare.
La difesa nonviolenta della patria, riconosciuta dalle sentenze della Corte Costituzionale, deve avere pari dignità e piena autonomia. I giovani
volontari devono semplicemetne camminare, nel pieno rispetto delle istituzioni e della persona del Presidente, come fanno quotidianamente, come fanno da 50 anni alla marcia Perugia-Assisi, con le loro bandiere
arcobaleno della pace e della nonviolenza.
Siamo certi che il Presidente Napolitano apprezzerebbe molto di più una libera, gioiosa, spontanea passeggiata giovanile, piuttosto che una ipocrita “camminata coordinata” dai militari.


Movimento Nonviolento
Mao Valpiana
presidente


Mao Valpiana
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martedì 22 maggio 2012

IL PDL E LA LEGA VOGLIONO TORNARE AI MANICOMI

www.dirittiglobali.it - NEWS (Salute e politiche sanitarie)



12 - 05 - 2010


Fonte: Redattore Sociale






Attenasio (Psichiatria democratica): “Legge 180, assalto pericoloso e ben organizzato”

Fine pena mai, trattamento sanitario obbligatorio nelle strutture private e patto di Ulisse: ecco le preoccupazioni dell’associazione


ROMA – Assalto alla legge 180. Questo il timore dell’associazione Psichiatria democratica, da oggi a congresso a Roma, rispetto alle diverse proposte di riforma della legge Basaglia attualmente all’esame del Parlamento. Ma di questi progetti di legge quello dello psichiatra e deputato del Pdl Carlo Ciccioli, ai rappresentanti dell’associazione fondata nel 1973 da Franco Basaglia, appare più “pericoloso” e “ben organizzato” degli altri. “C’è il rischio che venga ripristinato un paradigma di internamento per ragioni psichiatriche tipo fine pena mai”, commenta Luigi Attenasio, direttore del dipartimento di Salute mentale della Asl Roma C e presidente di Psichiatria democratica Lazio. “Il trattamento sanitario obbligatorio è un provvedimento che ha un termine – spiega – ma nella proposta di legge Ciccioli può essere rinnovato anche di sei mesi in sei mesi e non più di settimana in settimana”. La proposta di legge prevede, inoltre, la possibilità attuare il “trattamento sanitario obbligatorio prolungato di sei mesi in sei mesi” anche “a casa dello stesso utente”. Un’ipotesi, quest’ultima, che porrebbe un problema di responsabilità. “Cosa vuol dire?” si chiede Attenasio. “Che il paziente dovrà restare in casa anche contro la sua volontà? E chi avrà la responsabilità se vuole andare a fare una passeggiata? Dello psichiatra che ha fatto questa proposta o del familiare? In queste situazioni bisogna essere molto attenti”.
Vi è poi la questione delle strutture private in cui, secondo la proposta di legge, è possibile attuare il trattamento sanitario obbligatorio. “È chiaro che si creerebbe un problema di conflitto di interessi”, prosegue lo psichiatra. “Il trattamento sanitario obbligatorio limita la libertà personale per ragioni di ordine sanitario, ma se una struttura privata si regge sulle rette giornaliere può essere interessata a trattenere una persona il più a lungo possibile”. Con una modifica di questo genere, inoltre, si rischia anche “di favorire la criminalità organizzata”.
La proposta di legge Ciccioli prevede, infine, anche il cosiddetto “contratto di Ulisse”, ovvero un patto “terapeutico vincolante per il proseguimento delle cure”. In altre parole, il testo all’esame del Parlamento propone un contratto che vincoli “il paziente originariamente d’accordo a farsi seguire anche a prescindere da una volontà contraria manifestata in una successiva fase della malattia”. “Secondo me – sottolinea lo psichiatra – si riferisce proprio alla vicenda di Ulisse, che si fa legare all’albero della nave per evitare di rispondere al richiamo delle sirene”. Le sirene in questo caso rappresenterebbero, appunto, la malattia mentale. “E gli psichiatri purtroppo legano ancora le persone. È come dire: ti faccio firmare questo patto quando stai bene, così quando stai male ti posso anche legare: tanto legarti è un provvedimento necessario e terapeutico. Insomma – conclude Attenasio – è una cosa che se non fosse così grave, sarebbe ridicola. (ap)










domenica 20 maggio 2012

Chiamiamola tortura: Per l'introduzione del reato nel codice penale italiano



APPELLO


In Italia la tortura non è reato. In assenza del crimine di tortura non resta che l'impunità.
La violenza di un pubblico ufficiale nei confronti di un cittadino non è una violenza privata. Riguarda tutti noi, poiché è messa in atto da colui che dovrebbe invece tutelarci, da liberi e da detenuti.
Sono venticinque anni che l'Italia è inadempiente rispetto a quanto richiesto dalla Convezione contro la tortura delle Nazioni Unite, che il nostro Paese ha ratificato: prevedere il crimine di tortura all'interno degli ordinamenti dei singoli Paesi.
Quanto accaduto nel 2001 alla scuola Diaz ha ricordato a tutti che la tortura non riguarda solo luoghi lontani ma anche le nostre grandi democrazie. Il caso di Stefano Cucchi, la recente sentenza di un giudice di Asti e tanti altri episodi dimostrano che riguarda anche l'Italia.
Per questo chiediamo al Parlamento di approvare subito una legge che introduca il crimine di tortura nel nostro codice penale, riproducendo la stessa definizione presente nel Trattato Onu. Una sola norma già scritta in un atto internazionale. Per approvarla ci vuole molto poco.


PRIMI FIRMATARI
Andrea Camilleri, Massimo Carlotto, Ascanio Celestini, Cristina Comencini, Erri De Luca, Luigi Ferrajoli, Rita Levi Montalcini, Elena Paciotti, Mauro Palma, Stefano Rodotà, Rossana Rossanda, Daniele Vicari, Vladimiro Zagrebelsky


E DAL MONDO DELLA GIUSTIZIA E DEI DIRITTI UMANI
Stefano Anastasia (Antigone), Don Luigi Ciotti (Libera, Gruppo Abele), Franco Corleone (coord. Garanti territoriali), Daniela De Robert (Usigrai, Vic - Caritas), Roberto Di Giovan Paolo (Forum salute in carcere), Ornella Favero (Ristretti Orizzonti), Patrizio Gonnella (Antigone), Elisabetta Laganà (Cnvg), Luigi Manconi (A buon diritto), Alessandro Margara (ex capo Dap), Carlo Renoldi (Magistratura Democratica), Marco Solimano (Arci), Valerio Spigarelli (Ucpi), Irene Testa (Il detenuto Ignoto), Christine Weise (Amnesty International)


Per aderire
segreteria@associazioneantigone.it

sabato 19 maggio 2012

PER BRINDISI, CONTRO TUTTE LE MAFIE, TUTTI I TERRORISMI, LE VIOLENZE

Riporto alcune mail sull'attentato di Brindisi. Esprimendo tutta la solidarietà possibile alla famiglia della studentessa assassinata, alle famiglie dei feriti e alla scuola stessa, mi chiedo cosa facciano i nostri solerti servizi segreti (ricordo che D'Alema è a capo del COPASIR) e come mai non sappiano sventare azioni del genere. Vorrei anche avviare una piccola discussione sulla 'legalità'. E' un concetto ambiguo, espresso così, senza aggettivi. Perchè? Perchè non occorre essere Weber o Marx per accorgersi che è 'legale' ciò che è gradito al potere: nella Germania hitleriana era legale perseguire gli ebrei; nell'Italia maroniana è legale respingere i barconi.
Ignoro se i mandanti di Brindisi sono mafiosi o terroristi internazionali o sevizi segreti deviati. Di sicuro sono stronzi: non c'è altra definizione per chi nasconde bombe nei cestini della spazzatura o spara alle spalle di una persona, sia pure un ingegniere nucleare, com'è accaduto recentemente a Genova. La violenza non ha giustificazione, tanto meno questa.

Riport ora alcune delle mail che ho ricevuto:



Melissa Bassi, assassinata a Brindisi questa mattina
 
La scuola "Morvillo-Falcone" aveva vinto il Concorso della legalità, ed
oggi arriva a Brindisi la Carovana Internazionale di Libera. La bomba

stragista dimostra che le mafie (chiunque esse siano) hanno paura dei giovani come Melissa, della loro gioia di vivere la primavera, delle
persone normali. La nonviolenza dei gesti quotidiani è la resistenza più forte contro il potere mafioso. Oggi siamo in lutto con Brindisi e le
famiglie delle vittime.

mao valpiana
Verona
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Cell. 3482863190
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ho sentito i botti questa mattina, qui a lecce li ha portati la tramontana
dopo pochi minuti la notizia correva gia' tragica in un giorno che sembrava limpido e splendido in quella scuola lavora Lorenzo Caiolo, collega e instancabile animatore  dell'intercultura ad Ostuni, attivissimo con Libera, nella lotta alla mafia, dal nord a sud.
ho pensato a lui in queste ore, ai lavori sulla legalita' che hanno portato la sua scuola ad essere premiata: lo sguardo di alcune giovani donne sulla legalita', sul futuro  e poi al nostro di sguardo, fisso troppo spesso su un presente ambiguo, falso,  sporcato dalla corruzione e alle tante parole che oggi sembrano inutili in parte svuotate in parte impatanate in inutili polemiche
dobbiamo fare qualcosa


luisa


dw-intercultura@yahoogroups.com



La strategia della tensione, la mafia e la scuola pubblica
http://www.gennarocarotenuto.it/18956-la-strategia-della-tensione-la-mafia-e-la-scuola-pubblica/


La strategia della tensione, come la criminalità organizzata, non è la patologia della politica italiana ma n'è la fisiologia. In Italia, quando la politica (intesa come contiguità e reciprocità di favori tra partiti, apparati dello stato, classi dirigenti, criminalità organizzata, eversione) non sa più come contenere il cambiamento necessario, utilizza altri mezzi, da Portella della Ginestra a Piazza Fontana ai Georgofili. Ed è una storia che si è ripetuta oggi a Brindisi
sulla porta della scuola dedicata a Francesca Morvillo Falcone.
di Gennaro Carotenuto

Oggi sotto i nostri occhi si è palesato non un salto all'indietro ma un passaggio lineare, tradizionale, di una continuità nera nella quale si usa sistematicamente il terrorismo per stabilizzare. Una classe politica al minimo storico di legittimità –di fatto illegittima e commissariata con Mario Monti dalla Banca Centrale Europea- unito al fallimento del
modello economico vigente, che sta impoverendo brutalmente quei ceti medi che avevano sempre garantito il consenso del sistema, non riesce più a garantire i propri referenti. Suona una campana a morto e sembra
di rivedere Salvo Lima che corre per sfuggire ai sicari. Si organizza una marcia per la legalità e una classe dirigente parassitaria e intrinsecamente contraria alla legalità, si rifugia di nuovo nelle trame nere. Ancora ieri il partito dei Dell'Utri e dei Cosentino si opponeva con forza ad una banale ed insufficiente legge anticorruzione. Troppo, al culmine della peggior crisi economica della storia repubblicana. Solo se spaventato a morte il ceto medio potrà continuare ad abbassare la testa e garantire un consenso per sostenere il quale non basta più il Grande Fratello televisivo del ventennio berlusconiano.
La mafia, la mafia da sola non può essere, perché la mafia, le mafie, da sole in Italia non sono state mai, dal delitto Notarbartolo a Capaci. Come per via D'Amelio spunta sempre un uomo nero defilato nella foto di famiglia, una mente raffinata in grado di calcolare i pro e i contro. La
chiamano criminalità organizzata ma sarebbe la prima volta nella storia che dei criminali colpiscono la scuola pubblica, più di ogni altro il simbolo dell'integrazione, dell'inclusione, del progresso. Veniamo da lunghi anni nei quali la scuola pubblica è stata sistematicamente denigrata e asfissiata rendendole ogni giorno più difficile compiere la propria missione di democrazia. Adesso passano alle bombe. E in questa temperie culturale non sembra un caso la scelta dell'obbiettivo. Melissa Bassi, l'adolescente assassinata, era rappresentante degli studenti in una scuola premiata per la sua lotta per l'educazione alla legalità. Melissa si educava alla democrazia. Chi l'ha colpita ha voluto colpire la democrazia rappresentata dalla scuola pubblica.
La stampa di regime è costernata dall'emersione della realtà sulla storia criminale della Lega Nord e si domanda chi rappresenterà adesso il Nord. E il Sud chi lo rappresenta? La scuola la rappresenta il Sud! La forza degli insegnanti e degli alunni, la forza dello studio che crea coscienza civile, libertà, democrazia laddove (diceva Antonino Caponnetto) "la mafia ha più paura della scuola che dei giudici perché
prospera sull'ignoranza della gente e sui bisogni della famiglie". La nuova strategia della tensione ha scelto la scuola pubblica come simbolo per evitare il cambiamento necessario. Ai democratici resta tanto più il dovere di difendere la scuola pubblica, il cuore pulsante della democrazia.


Gennaro Carotenuto su http://www.gennarocarotenuto.it
dw-pedagogia@yahoogroups.com