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sabato 13 febbraio 2016

IL 17 APRILE VOTIAMO SI, CONTRO LE TRIVELLAZIONI

Renzi continua con i suoi giochetti che cercano, spesso sembra riescano, a togliere la parola ai cittadini e ridurre la tanto decantata " democrazia" ad una scatola vuota.
Decide che il referendum contro le trivellazioni nel Mediterraneo, meglio, il solo referendum che ha superato lo scoglio della Corte Costituzionale, verrà fatto il 17 aprile 2016 e non verrà accorpato alle elezioni amministrative. La ragione è chira: spera che i cittadini non vadano a votare e, quindi, si possa iniziare a trivellare nel Mediterraneo. Non inchiniamoci ai giochini sporchi di certa politica.

Il disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, affiliata alla British Petroleum, è stato uno sversamento massiccio di petrolio nelle acque del Golfo del Messico in seguito a un incidente riguardante il Pozzo Macondo, posto a oltre 1.500 m di profondità.
Lo sversamento è iniziato il 20 aprile 2010 ed è terminato 106 giorni più tardi, il 4 agosto 2010, con milioni di barili di petrolio che ancora galleggiano sulle acque di fronte a LouisianaMississippiAlabama Florida, oltre alla frazione più pesante del petrolio che ha formato ammassi chilometrici sul fondale marino. ( cfr. Wikipedia 2010)
I danni di questo svasamento furono enormi e tuttora non risolti, figuriamoci se ciò dovesse avvenire nel Mediterraneo che è un mare chiuso, quindi diverrebbe impossibile per sempre la pulizia di queste acque, non solo, gli ammassi sul fondo del mare, sarebbero la fine per ogni forma di vita nel " Mare Nostrum", quel mare che è, oggi, cimitero, per altre ragioni, per migliaia di vite.
Riteniamo, forse, che l'Italia sia esente da possibili disastri ambientali?
Domani, il 17 aprile, se per pigrizia o disinteresse, non andassimo a votare al referendum, il mare di cui siamo giustamente orgogliosi, che da lavoro a migliaia di cittadini con il turismo, verrà sfruttato da alcune compagnie petrolifere che aumenterebbero i loro capitali e abbandonato dal turismo che distribuisce ricchezza a molti.
Altra nota: il petroglio, oggi, vale meno di 28 dollari al barile, quindi la volontà di diventare liberi dall'acquisto di questo bene, non è più impellente; le affermazioni, poi, che si perderebbero posti di lavoro è una fanfalucca: se volessimo veramente creare posti di lavoro potremmo farlo molto meglio con la ricerca, lo sviluppo e l'attuazione di fonti alternative non inquinanti salvando quello che ci rimane del nostro ambiente.
Alcune cose che dobbiamo ricordare:
Nell’ultimo decreto del Governo Renzi, lo Sblocca Italia, c’è una norma che sblocca…le trivelle. In pratica toglie alle Regioni il potere di veto sui permessi di ricerca e sulla trivellazione di pozzi di petrolio e metano. L’esecutivo vuole così tagliare i tempi burocratici, aumentare la capacità estrattiva e sbloccare investimenti
Può la classe politica da un lato decantare la Sicilia come “isola in una mare di luce” e puntare sul turismo, e dall’altro lato consentire le trivellazioni, definendo lo sfruttamento degli idrocarburi “un’importanza strategica” per il Paese?
La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum sulle trivelle: il quesito ammesso riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. A proporlo sono nove Consigli regionali (inzialmente erano 10 ma l'Abruzzo si è defilato nei giorni scorsi): l'Emilia Romagna non aveva aderito.
Il premier si trova a dover fronteggiare un’artiglieria che, a sentire i suoi, sembra pesante. Intorno al comitato ‘No triv’ che oggi esulta per la decisione della Consulta, c’è tutto un fronte largo che va dal M5s, a Sel, la Lega, pezzi di Pd e ben nove amministrazioni regionali di centrosinistra, più il mondo cattolico e ambientalista. Ce n’è di roba per temere che la consultazione popolare possa avere successo: come è accaduto nel 2011 con il referendum contro la privatizzazione dell’acqua.


La Corte ha bocciato cinque altri refereendum sui quali però Regioni e No Triv vogliono far ricorso presentando un conflitto di attribuzione.


Paolo Bertagnolli