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lunedì 29 dicembre 2008

auguri per il 2009

ricevo questa mail dall'amico padre Ottavio e la pubblico

AUGURI
FELICE 2009
Vi auguriamo un felice 2009 e lo facciamo con il racconto del barcaiolo.
Un barcaiolo trasportava nella sua barca un uomo che aveva studiato molto.
Vedendo alcuni gabbiani, quest’uomo chiede al barcaiolo: Lei ha studiato la vita degli uccelli?
No – rispose il barcaiolo.
- Allora ha perso parte della sua vita.
Passarono poi vicino ad alcune piante e quell’uomo chiede di nuovo: Ha studiato botanica?
No – rispose il barcaiolo.
- Ha perso metà della sua vita.
Conosce la composizione dell’acqua?
Nemmeno questo – disse ancora il barcaiolo.
- Allora ha perso quasi tutta la sua vita.
Improvvisamente la barca comincia a fare acqua e ad affondare.
Il barcaiolo allora chiede all’uomo dotto: Lei sa nuotare?
No – rispose quello.
- Allora temo che lei abbia perso tutta la sua vita.
Che il 2009 sia l’anno in cui impariamo tutti a navigare nel mare della solidarietà, della condivisione e dell’impegno e che lo facciamo lasciandoci guidare dal soffio dello Spirito Santo.
Non basta infatti sapere tante cose, è necessario navigare nell’oceano della vita amando e donando la vita perché "chi non vive per servire non serve per vivere".
E, se ce lo permetti ti lasciamo anche un’altra riflessione sul Dio di Gesù. È una riflessione articolata per ogni mese dell’anno.
Gennaio – Il Dio che ha preparato per noi con tenerezza ogni giorno del 2009 e dell’eternità.
Febbraio – Il Dio che è tenero e incandescente: è Padre.
Marzo – Il Dio che non mantiene le distanze: si lascia invocare.
Aprile – Il Dio che si sporca con la polvere della nostra terra.
Maggio - Il Dio che dice a una donna: mamma.
Giugno - Il Dio che crede nell’uomo e nella donna: li vuole protagonisti e non gregari.
Luglio - Il Dio che non soffre di daltonismo: ha occhi per il colore di tutte le pelli.
Agosto - Il Dio che fa sorgere il sole per riscaldare persone e cose senza escludere nessuno.
Settembre - Il Dio che è disarmato e discreto, che bussa e attende.
Ottobre - Il Dio che non cancella nessuno dalla sua memoria.
Novembre - Il Dio che vuole personalità d’alto fusto.
Dicembre - Il Dio che è contro il malumore e nasce nel mondo del suo amico l’uomo.

oraimondo@emi.it

venerdì 26 dicembre 2008

L'OMELIA DI NATALE DI DON GALLO

Grazie all'amico Stefano Ferrario, che ha lavorato alacremente, pubblico di seguito l'omelia tenuta da don Gallo la notte di Natale alla Comunità di San Benedetto al Porto (Genova)

Ecco qui che penso che possiamo dire stasera…che siamo anche molto numerosi è proprio che Dio che ama…questo amore cosmico che inonda tutti…
Per me il compito come tanti anni e dopo tanti anni di riflettere con voi sui testi che abbiamo qui. Quest’anno i politici lasciamoli un po’ perdere…proprio non meritano granché insomma!
Fermiamoci un po’ prima di tutto al Vangelo. Il primo nome che viene, guardate voi, in questo racconto così semplice, è niente meno che il nome dell’imperatore. Viene anche citato. Questa storia assomiglia poi alla storia che si è distesa lungo i secoli a noi e che è messa in correlazione con l’episodio che è proprio all’inizio, all’opposto….: cosa potete pensare di più lontano dal palazzo dell’imperatore, dal palazzo del potere, che è una mangiatoia in una stalla fuori città! dove una coppia di pellegrini, Maria e Giuseppe, per i quali non c’è posto in città, si rifugia….e dove avviene il parto? L’atto più semplice con cui la specie umana pensava a se stessa, provvede alla propria continuazione…dove avviene questo parto? In una mangiatoia! Abbandonata, tra l’altro… Quindi il bambino neonato Gesù in una mangiatoia. E’ la storia a quota zero…è l’anti-storia… a mio avviso è quello che succede ancora all’inizio del terzo millennio nel caso di milioni di casupole e baracche disseminate nel mondo. C’era qui padre Zanotelli. E fino, mi ricordo, ai tempi del G8, diceva: il 20%, per farsi comprendere lui dopo tanti anni in Africa, adesso sta da quattro anni al quartiere della Sanità di Napoli. Fino a qualche anno fa diceva: il 20% si pappa l’80% delle risorse… l’ho sentito a Firenze, due domeniche fa, e diceva che adesso è l’11% di abitanti di questa terra si pappa….fate voi la percentuale….siamo addirittura ad oltre l’80% delle risorse mondiali. Ancora stasera ho visto un pezzo di Rai2: ho sentito parlare autorità, vescovi….tutti dicono la crisi, la crisi quindi a solidarietà, la solidarietà….una solidarietà che continua a rimanere assistenziale… i nomi e i cognomi dei responsabili della crisi sono noti con indirizzo, non li sento….E allora, vi rendete conto che la nascita è l’emblema di quella condizione umana a cui non giunge nemmeno un occhio di giornalista, di cui nessun cronista tiene nel giusto conto…è il simbolo di una immensa moltitudine di persone oggi…si, è vero, fanno tante statistiche, mostre fotografiche, filmati… Allora? il senso del Natale è che Dio entra nella storia. Ma come ci entra? Non nel punto più alto, ma nel punto basso. Cosa vuol dire? Allora, nei palazzi Dio non c’è ! lì non c’è posto per l’uomo povero… per la donna, per i bambini, per i trans, per i rom, per i gay, per tutti coloro che non seguono la legge del branco…e per quelli che vivono e sopravvivono allo sbaraglio… Pensate solo alla situazioni delle carceri italiane, alle torture, senza protezione alcuna… Quindi a questo punto qualcuno stasera pensa che don Andrea dia la spiegazione dell’esistenza di Dio….No! io non lo so…come faccio? C’è in S.Pietro il Santo Padre… A noi importa dire: hai speranza? in un cambiamento strutturale, cioè in un nuovo mondo possibile? E allora, secondo me Dio esiste! Il nostro tempo, è vero, è un tempo di iniquità! Ma quante esperienze ci sono…? Guardate queste, anche minuscole, ci fanno sentire il futuro…Ma pensa alla resistenza indioafro-popolare, alla selva lacandona, ai sem terra, alle migliaia di cooperative indigene che ci sono…e via via fino alle nostre parti….quante, quante strette di mano con la gente africana, sudamericana e asiatica…o dell’Est, che parlano con confidenza della fraternità… si aspettano da noi! E noi che dovremmo essere la civiltà occidentale cristiana?! Io ho fatto più di 60000 km quest’anno…e ne ho viste… il 31 sera sarò in Trentino per una marcia della pace…. Quelli del Dal Molin mi hanno detto di scrivere ad Obama perché la base non si faccia…. Il microcredito a Firenze… Quindi migliaia e migliaia ovunque!
La paura è un sentimento che non si può rimuovere…. Forse noi siamo qui stasera per la paura…è un sentimento reale… e Gesù bambino ci stimola proprio con la sua mitezza e umiltà al dialogo, con chiunque… E soprattutto vorrei che rimanesse impresso nell’orecchio quel grido di Papa Giovanni…non ascoltate i profeti di sventura! Ma siamo cristiani? Ma siete pazienti ricercatori di spazi di incontri? Il cristiano deve essere un sognatore…c’è bisogno di sognatori! È chiaro che se si sogna da soli il sogno non si avvera mai…sognando insieme, il sogno si realizza… Chi vuole seguire Gesù, dalla sua culla fino alla croce e resurrezione, deve avere molta disponibilità ad ascoltare e comprendere, ad accogliere, questo altro che è e che ha tante risorse….Una fermezza nei principi, unita alla compassione…ecco il cristiano. Al sapere condividere con l’altro…e a volte in questi tempi, a fare silenzio insieme… Il cristianesimo è un’offerta… il cristiano non pretende di avere il monopolio della verità e della felicità!! Ai cristiani tocca il compito di vivere e testimoniare l’annuncio del Vangelo. E qui aggiungo: in direzione ostinata e contraria! L’annuncio cristiano non deve avere forme arroganti, né un’ostentazione di privilegi…trovare il tempo opportuno per il dialogo e non giudicare mai…!! Non giudicate se non volete essere giudicati… è un’opera di grande costanza e testimonianza…anche di persecuzione, così dicono le beatitudini, non di persuasione forzata… il cristiano non è fatto per vincere! È fatto per convincere ! equità, gratuità, libertà, giustizia, condivisione, pace…. A un certo momento Isaia nella prima lettura dice che Gesù verrà con diritto e giustizia ed è principe della pace!! E quindi questa pace con quattro colonne. Ecco è fuori dai palazzi, da tutti i poteri, dall’informazione menzognera…prima colonna. Seconda colonna che sostiene la pace, le cause dell’ingiustizia. Allora la terza colonna è l’amore, come sentirsi parte dell’intera famiglia umana, come Gesù ne è stato parte ed è stato il salvatore… e fatica sostenuta dalla speranza di un cambiamento strutturale, di una rivoluzione… con speranza e tenerezza.
Vi dicevo prima: basterebbe vedere le beatitudini. Il discorso della montagna… all’aperto, non in un palazzo! Dove va a fare questo grande discorso questo re dei re? Su una montagna… non ce l’ha il palazzo! Beati gli operatori di pace, beati i puri di cuore, beati i perseguitati a causa della giustizia… beati coloro che sono perseguitati nel mio nome…
Ed ecco che Gesù nella sua crescita, ci dice continuamente che è venuto per servire, non per essere servito. Voglio ripetere che non serve a nulla la paura! Dell’altro, del diverso, dello straniero o anche del vicino di casa…cessa di essere estraneo quando lo ascoltiamo… ascoltare non è semplicemente un atteggiamento d’orecchio, ma è soprattutto un atteggiamento interiore. Ciò richiede vigilanza, attenta riflessione, disponibilità a cambiare, una saldezza di convinzioni, a ricominciare da capo ogni giorno…
Vogliamo finalmente fondare la quinta internazionale?! Internazionale della speranza, del cambiamento…!
Ma lasciatemi infine fare gli auguri. Mi sono ispirato al grande vescovo don Tonino Bello, vescovo durante la tragedia della Bosnia Erzegovina. Andò a Sarajevo, con 500 persone…in piena battaglia…raccolse musulmani, raccolse cristiani, ortodossi, cattolici ma non una riga sui giornali…ed era già molto ammalato.
Partiamo da Gesù, che nasce per amore. Che dia a tutti noi la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali, senza saper perdere… Ci conceda di inventarci una vita carica di donazioni, di preghiera, di silenzio, di coraggio, di gioia, di bellezza…!
E allora che questo bambino ci tolga qualche volta il sonno e ci faccia sentire il guanciale del letto duro come un macigno! Finché non avremo dato quella che è l’accoglienza…
Questo bambino che diventa uomo ci faccia sentire dei vermi…! Ogni volta che la nostra superbia e indifferenza diventa titolo della nostra vita… lei non sa chi sono io…io pago le tasse… superbia, insolenza, arroganza…
Passiamo a Maria. Che trova solo nella paglia degli animali la culla dove porre con tenerezza il frutto del suo grembo. E allora che ci costringa a svegliarci per la partecipazione alla costruzione di una vita umana!
Giuseppe. E Giuseppe che andrà incontro a mille porte chiuse… chissà quante porte ha bussato…?! Nelle porte chiuse c’è il simbolo di tutte le emarginazioni. E allora che anche Giuseppe disturbi le nostre sbornie ideologiche, partitiche….che ci possano mettere in crisi dalla sofferenza i tanti genitori che versano lacrime… quanti ne vedo qui in ufficio, da tanti anni, tanti genitori che versano lacrime in segreto per i loro figli… senza fortuna, senza salute, senza lavoro…uccisi da trenta anni di proibizionismo sugli stupefacenti…una strage mafiosa!
Gli angeli. Gli angeli annunciano la pace. E allora anche loro che ci disturbino….ci facciano vedere che a un palmo dal nostro naso, spesso con l’aggravante del nostro silenzio complice, del nostro mutismo, indifferenza, si compiono ingiustizie, si sfratta la gente…
Quindi pensate, si fabbricano armi…sapete l’Italia ha più di cento bombe atomiche… si militarizza la terra degli umili!! Non crediamo alle “missioni di pace”! Anche Papa Giovanni nella sua enciclica “pacem in terris” ci dice esplicitamente che è impensabile portare la democrazia con le armi, che ciò è “alienum a ratione”…vuol dire che chi fa quelle missioni è un pazzo!!
Quindi la terra è degli umili e si condannano i popoli allo sterminio della fame.
E veniamo ai pastori. Che sono i più poveri. I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità, nel loro disfacimento del sistema finanziario. E allora questa città sonnolenta, dell’indifferenza….pensate: ci stanno privatizzando l’acqua! Dio ha dato l’acqua per tutti!! E allora ci facciano capire questi pastori, che se anche noi vogliamo vedere una gran luce dobbiamo ripartire dagli ultimi, dalla stalla, da Gesù….bisogna uscire! Andare e rendere protagonisti i poveri! Una solidarietà assistenziale si deve trasformare in una solidarietà liberatrice. L’elemosina di chi gioca sulla pelle della gente è grave!!
Vorrei ancora dire con i pastori che i ricatti dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio… se provocati da speculazioni corporative. E i pastori vegliano nella notte e fanno la guardia al gregge. E allora noi diventiamo guardiani della nostra comunità, dei nostri gruppi…
Buon Natale, su questo vecchio mondo che muore… è nata la speranza.
La quarta colonna della pace è di una profonda inquietudine ed una grande aspirazione alla libertà…!! Sia lodato Gesù bambino.

giovedì 25 dicembre 2008

SEGNALAZIONE VOLUME

Augurando buone feste ai pochi lettori di questi giorni, segnalo un volume che sto leggendo.
E' lo scritto di Enzo Bianchi, il pane di ieri, edito da Einaudi. Mi piacerebbe che chi lo avesse letto, scrivesse per questo blog cosa ne pensa...

Giuliano

mercoledì 24 dicembre 2008

CONTRO L'ISTITUZIONE DELLE CLASSI DIFFERENZIALI PER STRANIERI

Dal ricchissimo e prezioso sito www.pavonerisorse.it, traggo la notiazia di questo appello, contro le cosiddette classi ponte, misura razzista e offensiva, discriminatoria e propagandistica del ministro Gelmini

APPELLO
Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica


In relazione alla mozione approvata il 14 ottobre 2008 dalla Camera dei Deputati nell’ambito del Decreto di Legge n.137 del 1° settembre 2008, i Firmatari dell’Appello esprimono una categorica contrarietà a qualsiasi forma di separazione fra gli alunni della scuola pubblica italiana su base etnica, sia che questa separazione avvenga in "classi di inserimento", sia che si espliciti sotto qualsiasi altra forma di discriminazione, anche se definita "positiva e transitoria".
Tale mozione è, infatti, in assoluta controtendenza con la cultura d’integrazione della scuola italiana, la quale ha nel tempo maturato metodi, strategie e supporti che la rendono unica nel panorama europeo e mondiale nel campo della formazione e della istruzione.
Nelle "classi di inserimento", o comunque le si voglia definire, l’aggregazione di alunni di diversa provenienza culturale e di diversa età anagrafica rischia di fatto di "segregare" gruppi di bambini ed adolescenti, tra l’altro per periodi di tempo indefiniti. Come sarà possibile integrare in contesto di apprendimento alunni che, pur avendo imparato tecnicamente la lingua italiana, nulla hanno vissuto dell’aspetto relazionale-affettivo che è sempre implicito in un percorso di apprendimento/insegnamento? Di fatto, l’acquisizione della lingua avviene nel contesto della relazione interpersonale e di gruppo che caratterizza una classe scolastica.
La ferma contrarietà dei Firmatari si estende anche alla possibilità, anch’essa prevista dalla suddetta mozione, di non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ogni anno. Si tratta di una scelta che va contro la Convenzione dei diritti dell’infanzia e la Costituzione Italiana, che sanciscono il diritto soggettivo dei minori presenti sul territorio nazionale a frequentare la scuola pubblica.
Un fermo no è espresso anche riguardo alla previsione di insegnamenti speciali per gli alunni stranieri, i corsi di "educazione alla legalità e alla cittadinanza", considerato che non vi è motivo di pensare che i bambini stranieri ne abbiano
maggiore necessità rispetto a quelli italiani, poiché non si può presupporre che i primi siano "naturalmente" più propensi alla devianza rispetto ai secondi.
Nel ribadire la ferma disapprovazione sui contenuti della mozione i Firmatari propongono alcuni elementi utili ad avviare o consolidare nella scuola una piena integrazione; si tratta infatti di:
- distinguere e semmai differenziare gli interventi nella Scuola Primaria e Media Inferiore da quelli delle Scuole Superiori e Licei;
- considerare le sperimentazioni già in atto (sostenute tra l’altro da Amministrazioni Comunali e Regionali) nell’ambito delle quali il problema della lingua viene affrontato e risolto, senza privare gli alunni di un processo di apprendimento significativo;
- monitorare tali esperienze per diffonderle più estesamente, facendo attenzione a rispettare i diversi contesti ambientali;
- distribuire le presenze straniere nelle classi, rispettando la territorialità in modo da non creare gruppi in cui la presenza di italiani sia minoritaria;
- recuperare e valorizzare il percorso scolastico pregresso dell’allievo straniero (anche se non parla italiano, non vuol dire che non capisce niente e non sa niente);
- usare le discipline scolastiche come strumento per un’educazione alla conoscenza che tenga conto dell’ampiezza e dell’estensione dei saperi, nonché delle interconnessioni che esistono in tutti i campi delle attività umane;
- attivare concretamente l’inserimento e il successo scolastico di tutti gli allievi creando allo stesso tempo spazi di coesistenza educativa, mettendo in grado tutto il personale della scuola, in particolare i docenti, di far ricorso a nuovi strumenti professionali e di apprendere, attraverso un’adeguata formazione, modalità metodologiche/comunicative che tengano conto di tutte le diversità presenti nelle classi;
- attivare laboratori di sostegno linguistico anche fuori orario di scuola, ma ad essa organicamente agganciabili, in collaborazione con organismi e strutture dell’extrascuola specializzati;
- mettere a disposizione delle scuole le risorse finanziarie necessarie per attuare tali percorsi.
Per aderire al presente Appello inviare una e-mail a: roma@cidisonlus.org
specificando nome, cognome e organismo di appartenenza.
Primi firmatari: Cidis Onlus
Glob Act
Alisei Coop
Ci.Sei.
Credito Senza Confini
Girasole
Adesioni:
ASGI Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione
ARCI Ragazzi
CIR Consiglio Italiano per i Rifugiati
Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini per la sanità e la cooperazione internazionale
Associazione Equoconsumo Roma
CIES
AUCI associazione universitaria per la cooperazione internazionale
Celio Azzurro
OPPI Milano
CISS ONG Cooperazione Internazionale Sud-Sud
La Risposta Onlus
Milano Film Festival
Associazione Lend- Lingua e nuova didattica
Agorà Onlus
Opera Nomadi - Padova
Associazione Per La Scuola della Repubblica
Sinnos Onlus
Donne in Nero - Padova
CNCA Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza
Rete per la Partecipazione
Griot

Non spendete soldi in regali: fate una donazione a Peacelink!

Cari amici,

vi scriviamo per chiedervi di rinnovare il vostro sostegno con una libera donazione, secondo le vostre possibilità.

Anche un piccolo gesto per noi è un segno di amicizia e di stima.
I versamenti si possono fare sul conto corrente postale 13403746 intestato ad Associazione PeaceLink, C.P. 2009 - 74100 Taranto (TA).
Per donazioni online http://vpos.bancaetica.com/peacelink.php


Buon Natale
Alessandro Marescotti - Presidente di PeaceLink
Giacomo Alessandroni - Segretario di PeaceLink
www.peacelink.it

martedì 23 dicembre 2008

BOSSI, BERLUSCONI & VELTRONI: AZZERIAMO TUTTO E TUTTI!

Se l’onorevole Berlusconi dedicasse un centesimo della sua energia che impiega quotidianamente contro la magistratura, alò tema delle stragi nei luoghi di lavoro, i morti sul lavoro si ridurrebbero a zero…

Se l’onorevole Berlusconi si guardasse un po’ intorno e invece di vivere nel paese di Bengodi scendesse nelle strade a conoscere quel 5,3 % di italiani che –prima della crisi, si noti bene- non riuscivano a arrivare a fine mese, si accorgerebbe di non vivere nel paese reale…e che il paese reale ha ben altri problemi del presidenzialismo o della riforma della magistratura...

Se l’onorevole Berlusconi, invece di nascondersi e fare Buh! Al cancelliere tedesco, evitasse di farci fare brutte figure a livello mondiale, sarebbe meglio per tutti…

Invece queste, e molte altre cose, non le farà mai. Lui che ha dichiarato di essere come Napoleone (ma smentirà sicuramente), dovrebbe ricordarsi di Sant’Elena… e di quella frase di Hegel che diceva che la storia non si ripete: la prima volta è una tragedia, la seconda è una farsa…
Purtroppo per l’onorevole Berlusconi, il mondo non è il Bagaglino.

Ma si sa, l’Italia è un paese di gonzi che credono alle promesse dei politici. E non solo di quelli di centro destra… ma parlar male di Veltroni sarebbe come sparare sulla Croce Rossa (e poi, a fregarsi ci pensa già da solo!)… quelli che più mi atterriscono sono gli elettori della Lega…vediamo un po’, se non ricordo male, Bossi parla di federalismo da almeno un quarto di secolo (Dio, come passa il tempo!). e questo federalismo, come la realtà in una bellissima canzone di Gaber, “è un uccello che vola sempre più in là”. Oh, non si riesce mai a raggiungerlo! A volte sembra lì, a portata di mano e poi, puff, non c’è più! Sarà per un’altra volta! Bossi bofonchia, mugugna, minaccia, ma poi ‘rientra’ (meglio una calda poltrona a Roma o a Bruxelles, che a fare il Che Guevara –mi perdoni il Che per l’accostamento- nel varesotto). Carlo Cafiero non ha deciso ancora se rigirarsi nella tomba o morir (di nuovo, ma questa volta dalle risate…
Però il federalismo torna sempre, e Bossi sembra un eroe greco, un semidio condannato da una divinità maligna a essere sempre vicino alla meta e non arrivarci mai…novello Tantalo, poverino, chissà come soffre!
E i suoi elettori sono sempre lì: si sono già bevuti di tutto…ma pronti a votarlo e rivotarlo, decidesse un domani di divenir cittadino senegalese e irregolare, lo voterebbero lo stesso: il Capo ha sempre ragione!


Certo che siamo ben presi: tra Bossi, Belusconi e Veltroni, il panorama è davvero triste…Oddio non è che i politici che non ho citato siano meglio…accanto al PD che annaspa nelle sabbie mobili, gli altri, la Sinistra (ex arcobaleno, critica, democratica, rifondarola …ecc ecc) fa ridere i polli (almeno qualcuno che ride, c’è!).
Per tacere dei verdi che pensano che ottenere il 2% in Abruzzo sia un punto di partenza per la risalita…magari tra dieci anni, come ha scritto la Francescato su La Repubblica…Il bel sol dell’avvenir!

Occorre ricostruire una sinistra, libertaria, nonviolenta, ecologista (antinucleare), pacifista, femminista. Bisogna ripartire, lasciandoci alle spalle la vecchia politica, i vecchi partiti, la sinistra dei salotti, di governo e di governo, i compagni della stanza dei bottoni: dobbiamo riprendere il nostro futuro nelle nostre mani, ovunque noi siamo, uomini e donne, ragazzi, occupati, disoccupati, anziani e lavoratori interinali. Contrastare la stanchezza (legittima, per carità), il razzismo, il militarismo, l’autoritarismo…Insomma dobbiamo farci un mazzo tanto!

La lista per il bene comune, di cui sono un umile simpatizzante, potrebbe essere un buon inizio, almeno per tentare di risalire la china…

Buon Natale

domenica 21 dicembre 2008

INTERVISTA AD ALEX ZANOTELLI E DANIELE MOSCHETTI

Cari amici,
stefano mi ha inviato altro materiale tra cui questa intervista a Alex Zanotelli e Daniele Moschetti (di cui abbiamo parlato nell'ultimo post). L'intervista è un po' datata, ma si sa: repetita juvant!
Giuliano

Alex, con che stato d’animo esci da Korogocho ?
Come ho detto alla comunità, domenica scorsa, è di sofferenza e gioia. Sofferenza perché lascio i volti delle persone che amo, soprattutto i malati, gli emarginati, i bambini. Korogocho difficilmente lo trovi altrove. Anche con gioia perché bisogna, con il tempo, saper piantare le cose. Mi importa far vedere che parto con gioia. So che torno, ora, in un paese che è profondamente cambiato, dal punto di vista sociale, economico e politico.
Cosa ti ha dato Korogocho ?
Mi ha dato uno spessore umano, un supplemento d’umanità, soprattutto dai disperati della strada. In secondo luogo i poveri mi hanno insegnato a pregare (non ho mai trovato luoghi dove la gente prega intensamente come qui): questo è una grande grazia. Inoltre, lo ripeto sempre, i profeti non siamo noi. Noi siamo povera gente che cerca di camminare con i poveri. I veri profeti sono soprattutto coloro che vivono in discarica, vivendo dei nostri rifiuti e così facendo contestano un sistema che non fa altro che creare rifiuti ed obbliga la gente a dover vivere di essi. Penso che questa sia la vera profezia oggettiva. Quel che possiamo fare è dar voce a questo processo di liberazione.
Alex, che senti di dire a Daniele ora ?
Daniele già conosce questa realtà. Era già qui quando studiava. Non ha bisogno di consiglio. Intanto la comunità cristiana è cresciuta; ma anche in modo più largo, dato che son presenti anche i musulmani, con i quali si lavora su linee d’insieme. La realtà è dura e complessa: quindi bisognerà trovare altre strade.
Daniele, sai le tante questioni che abbiamo analizzato, anche in passato. Ora che sei a Korogocho ci puoi ricordare, in sintesi, il cammino che ti ha riportato alla baraccopoli ?
Beh, Alex ho iniziato a conoscerlo e ad intessere un’amicizia con lui partendo da Gallarate (Va), durante alcuni incontri pubblici. Ho lavorato per circa undici anni a Morazzone (Va), in ufficio spedizioni. Poi c’è stato l’’aggancio’ con Mani Tese. Ho fatto un campo di lavoro. Si sono iniziate ad aprire tante porte e soprattutto è cresciuta la voglia di servire i poveri, unitamente alla volontà di andare in Africa. E lì ho scoperto di essere chiamato ad una vita radicale (non dedicare solo qualche ora o mese). Entro nei Comboniani, sempre con l’ottica sugli emarginati, anche in Italia, nei quartieri e nelle parrocchie, ove c’è comunque tanta vita.
Lavorare, poi, con i giovani in Italia è stato arricchente per me e spero anche per loro. Ho cercato di arrivare a ciò che è fondamentale: far fare esperienza di Dio nella propria vita, con impegno, servizio ai più poveri e cercare di provocare la realtà giovanile, a volte ben nascosta dentro a quelle che sono le difese consumistiche e culturali che non ti fanno toccare la vita vera. Ho voluto dare una fisionomia nuova a quella che è una presenza comboniana ai giovani, sia ai cattolici sia non, a tutti coloro che erano in ricerca autentica: e ho scoperto dei bellissimi cambiamenti, che molti giovani hanno vissuto e stanno vivendo tuttora, d’impegno concreto con gli esclusi. Sono poi passato ad un’animazione più ampia con Ormegiovani, Nigrizia, il Giubileo degli Oppressi, le videocassette, il sito, puntando su: schiavitù, remissione del debito e stili di vita.
Mentre ero studente, avevo lavorato due anni a Kibera (il più grande slum a Nairobi) con i giovani e poi due anni a Korogocho, con gli alcolizzati.
Ora Alex è partito da una settimana (dopo la partenza di Alex l’immersione qui è totale; prima il punto di riferimento era lui, ora ci sono io e sono in super-attività), ma lo sentiamo sempre, qui, che combatte con noi. Sto crescendo molto da quando sono tornato [a settembre 01 in Africa e dicembre 01 a Korogocho].
Sono le dieci, ha appena piovuto e sto aspettando di andare a mangiare. Scusami se sono tanto stanco, ma di sera è normale questo, con tutti i viaggi a piedi avanti e indietro e le tensioni in baraccopoli. Qui le notti sono sempre molte corte; alle sei inizierò a sentire battere la porta, perciò prima si va a dormire, meglio si recupera.


Cosa pensi di portare ai veri profeti che vivono nelle baracche ?
Sicuramente porto tutto me stesso, con la voglia di condividere totalmente la mia vita (il che non è facile).
A volte i poveri sono duri, puzzano, pretendono, ti mettono veramente alle corde. Ma è qui la bellezza di scoprire Dio che è incarnato in ognuno di noi e quindi nei loro volti. Poi mi importa trasmettere la speranza, il desiderio di camminare insieme. Sogno una Korogocho che lotta per i propri diritti, per la propria sicurezza, per avere una casa decente, il lavoro e soprattutto un’educazione (il 50% dei bimbi non va a scuola; il sistema educativo keniano è crollato). E voglio cercare Gesù sofferente nei poveri del Mukuru, della discarica e tra gli alcolizzati. E questa è la parte più vera di Korogocho perché è la maggioranza della gente che vive così. E la maggioranza del mondo vive così; magari non ai livelli di Korogocho. Noi siamo l’eccezione, ma una vita sobria la vivono miliardi di persone.
Credo ad un Cristo che è dentro la storia, che combatte con noi; è dentro nei poveri. E’ dentro in ogni azione giusta e bella che ogni uomo di buona volontà, d’ogni religione vuole portare avanti per costruire un mondo diverso che è possibile cominciando da Korogocho.
E’ cambiato qui e ora rispetto ai tuoi primi anni a Nairobi ?
Ho trovato un Kenya e soprattutto una Nairobi molto più violenta e povera, in discesa libera dal punto di vista politico, sociale, sanitario. Se prima c’erano i poveri ora vi è sempre più la miseria. Vi è un continuo degrado culturale, di rapporti, di rispetto. La delinquenza cresce a vista d’occhio con ragazzi e ragazzini, perlopiù di notte. Poco fa, per esempio, ho incontrato un gruppettino di tre che mi han puntato le pile, pensando che fossi qualcuno da derubare. Poi mi conoscono e mi lasciano stare. Ma ne incontro molti di questi giovani tornando dalla messa verso le 10,30 di sera. Parlo con loro, ma molto spesso loro rifiutano, perché per far quel lavoro devono essere duri e forti. La gente verso le 8,30 di sera non esce più, proprio perché la paura in baraccopoli x uccisioni e altre violenze è forte.
E’ sicuramente una delle città più violente al mondo ora. Vi è una cultura aggressiva, molto poco attenta ad una ricerca dell’unità, di riuscire a stare insieme: questo è ciò che è più importante da costruire, a partire dai giovani, ricominciando da St. Jhon (la chiesa cattolica di Korogocho): che riesca a portare avanti questo sogno di un mondo diverso. Ci riusciremo. Ci sono i laici Gino, Maurizio e Claudina, ma dal punto di vista pastorale, per ora, ci sono solo io.
Chi è povero, è vero, è anche capace di gioire di quel che ha. Tuttavia Nairobi ha preso una scelta liberista forte, anche nei confronti dei poveri. I poveri, come dici tu, non vanno idealizzati, vanno rispettati e portati con pazienza. E’ questo che ti trasforma la vita e ti porta alla pace e ad una comunità nuova dei poveri.
Il forte riarmo di quest’anno che ripercussioni comporta, viste dall’osservatorio privilegiato ove ti trovi che è la baraccopoli (nel 2002 gli Stati Uniti hanno stanziato 379 miliardi di dollari per un anno, finanziamento che parte da ottobre, la spesa più alta per armamenti da venti anni ad ora; al contempo la NATO in Europa ha investito circa 250 miliardi di dollari) ? Cosa ci puoi dire riguardo a questo ciclo ermeneutico terribile: la guerra fonte della povertà e la povertà fonte della guerra ?
Chi continua ad armare siamo noi del Nord del mondo. Ti faccio un esempio. Qui son venuti in tremila tedeschi a costruire, a Mombasa, un aeroporto per i loro cacciabombardieri (costruito in pochissimo tempo, sia prima sia dopo l’11 settembre). E vi erano già presenti migliaia di militari americani. Tutto ciò è motivato dalla necessità di combattere il terrorismo. Vogliono controllare l’Oceano Indiano e poi tutta la fascia interna (Sudan, Etiopia, Eritrea, Somalia). Logicamente sono stati mandati miliardi… miliardi d’armi sofisticate; e vengono usate per combattere chi ? Per combattere i poveri. Sono ancora loro che ‘pagano’ tutto questo. E’ logico che questi investimenti vanno a discapito dei poveri. Così non viene data loro la possibilità di andare a scuola, di entrare negli ospedali, di avere le medicine, di poter almeno avere dell’acqua potabile… Nonché permettere di poter curare le malattie: qui l’AIDS è sopra il 50%. Tutti questi piani sembrano che diano sicurezza a noi; ci fanno credere che i gendarmi del mondo, gli americani con i loro amici europei, portino sicurezza ai popoli del Nord del mondo: ma ciò è una chimera. Prima o poi, di nuovo, sarà 11 settembre. I segni sono già tanti in Africa. Pensiamo anche all’oppressione della Palestina da parte di Israele.
Questa è una connessione precisa tra folli miliardi spesi per armamenti e pochissimo per lo sviluppo. Ma lo sviluppo vero della persona: non sto pensando alle costruzioni, ma alla dignità, all’umanità e alla spiritualità della persona.
In baraccopoli, con Alex, si erano già iniziati dei progetti di lavoro. A che punto sono ora e come continueranno ?
Ce ne sono già abbastanza: dieci progetti aperti. Quattro sono a Mukuru (riciclaggio, produzione di fertilizzanti e cercare dar continuità all’allevamento di animali domestici) e sei al “Bega Kwa Bega” (cooperativa di artigianato, che inserisce i suoi prodotti nel circuito del commercio equo e solidale). Sono progetti dati in mano a persone che passano attraverso l’alcolismo, la prostituzione, la droga e altro (attraverso complessivi percorsi di non educazione). Si cerca quindi la riabilitazione attraverso la spiritualità: formazione umana, Vangelo, condivisione e lavoro. Non è facile. A volte c’è una mentalità nelle persone centrata sulla domanda di ricevere solo assistenza.
Tra i miei desideri qui, vi è anche quello di rendere autonomi i progetti. Spero ci siano anche altre persone che mi aiuteranno in ciò. Ad ogni modo, con essi, ci si immerge di continuo nei sotterranei della vita e della storia. Ciò ti stritola e ti fa sentire piccolo, però è molto importante: e questo è bello. La preghiera è l’unica risorsa in questa marea di sofferenza.
Daniele hai parlato ora di preghiera condivisa. Oltre a momenti così, dove incontri Dio ?
Dio ha il volto dei malati tumefatti che vedi sempre per strada, in particolare coloro che sono colpiti da alcolismo e AIDS. I malati terminali li incontri nelle baracche, molto spesso soli, perché non possono più uscire. Questo è un dramma, come quello dei bambini. Tanti di loro, tantissimi…sono orfani e vivono con la nonna, quando l’hanno ancora, perché i genitori sono morti di AIDS: questa è la piaga di ora. Poi vi sono le donne che tentano una lotta di emancipazione, spesso stuprate, picchiate, usate, buttate.
Questi sono i volti di Cristo crocifisso oggi e sono loro i volti di un Dio che si fa uomo o donna, si fa Padre e Madre, si fa tenerezza.
La bellezza e il dolore, la voglia di soffrire che questo Dio ha per stare con la gente; ma che porta poi la Resurrezione. Questa è un’icona che continua ogni giorno ad essere viva.
La denuncia dell’ingiustizia sociale, associata ad una progettualità costruttiva, ne sono sempre più convinto, sono la migliore forma d’annuncio del Vangelo. Come ti muoverai in proposito ?
Continuerò a denunciare questo folle sistema anche da qui. Anche se con una lettura diversa da quella di Alex, che è anche giornalista. E’ certa una cosa: da qui si vede la realtà del Nord ancora più chiara, di quanto siamo oppressori. La baraccopoli è una conseguenza di questo sistema impazzito. Ci sono cento baraccopoli a Nairobi (la situazione è generalizzata); Korogocho è la più violenta.
La lotta è dura; la lotta è bella anche. A volte la propria croce sarà pesante, ma ci sono anche i momenti entusiasmanti, di forte crescita umana. Tutto ciò deriva da un sentirsi spezzati con la gente: questa è la capacità che chiedo sempre al Signore, per me e per chi vive qui.
Forza e coraggio !


ringrazio Stefano per l'invio di questo materiale

sabato 20 dicembre 2008

GERUSALEMME...L'OMBELICO DEL MONDO

Cari lettori,
l'amico Stefano Ferrario mi ha inviato materiale del comboniano Daniele Moschetti, che pubblico oggi (e nei prossimi giorni). Prossimamente pubblicherò anche scritti dello stesso Stefano, che qui ringrazio).
Buona lettura...
Giuliano

Gerusalemme, Natale 2008

“La nostra situazione è segnata dal conflitto e dalla violenza, dall’insicurezza e dalla paura, dall’occupazione militare, dal muro di separazione, da città-prigioni, da umiliazioni. E noi diciamo che questo è durato troppo a lungo! “

(Natale 2004)
Michael Sabbah
Patriarca latino emerito di Gerusalemme


Carissimo/a amico/a!! Jambo!

SHALOM, SALAAM, PACE, AMANI, PEACE, PAX, PAIX, PAZ, VREDE, PACO, FRIEDE…

Come stai? Spero tutto bene per te e per la tua famiglia. Sono felice di scriverti dopo soltanto 4 mesi dall’ultima mia lettera da Korogocho. Probabilmente è un record per me visto che quando ero a Koch non riuscivo quasi mai a scrivere due lettere all’anno. Ma stavolta sono qui in un altro continente e in un altro mondo o per meglio dire altri mondi. Infatti sono qui a Gerusalemme e ti devo confessare che tutti i giorni quando vado in città, specialmente nella parte vecchia mi sento come avvolto, affascinato e attratto da un turbinio di gente, culture, rumori, lingue, religioni, colori, vestiti e comportamenti diversi. Insomma una confusione sana e piena di vita. E poi io che vengo anche da Korogocho che vuol dire caos, confusione mi ci trovo a casa. Ci sono già abituato alle grida, alla confusione, al mormorio continuo, al muoversi affrettato di tanta gente su è giù per i suq (stradine) della città vecchia.
Ora vivo qui in Israele. Precisamente a Betania quasi 2 km dalla città, nella Gerusalemme Est. Questa parte della città e così pure tutti i territori occupati della Palestina sono ormai più che noti alle cronache italiane e internazionali per le divisioni, guerriglia, per i tanti check points della polizia ed esercito, per il muro che corre per tantissimi kilometri a Gerusalemme e così pure ai confini con i territori dell’autonomia palestinese.
Vivo nella casa delle suore comboniane a 50 metri da uno dei centinaia e centinaia di posti di blocco permanenti dell’ esercito israeliano. Ogni giorno passo il check point e così fanno tanti palestinesi adulti, giovani e bambini. A volte i soldati forzatamente rifiutano il passaggio a chi non vedono di buon occhio o che non hanno il permesso per entrare a Gerusalemme. Ma a volte rifiutano anche a bambini che si recano o tornano da scuola dall’altra parte del muro costringendoli a fare un giro di 13 km con il bus. Il tutto creando ancora più frustrazione, divisione e odio reciproco. E così in tantissimi altri posti di blocco nel paese dove la forza delle armi e dell’autorità mette in scena il dramma del sopruso, dell’oppressione e della vergogna. Molto spesso non c’è rispetto per la persona, per la gente, per gli anziani e i bambini. A volte nemmeno per noi stranieri….ma questo non importa perché sono convinto che anche chi viene come pellegrino o di passaggio in questo paese deve vedere, ascoltare, sperimentare, soffrire ciò che molto spesso in silenzio gente innocente deve subire tutti i giorni. Una via crucis in silenzio quotidianamente!! Poi cercherò di spiegarvi meglio anche se ritengo che sia difficile in poche pagine scrivere di ciò che questi due popoli stanno vivendo da decenni.
Vivo a Betania che qui sulle mappe d’Israele e Palestina viene conosciuta come Al Azariya ed è parte dei territori dell’autonomia palestinese. Al di là del muro c’è Gerusalemme, cioè Israele.
Ora Betania ha perso il suo bellissimo nome che per noi cristiani ricorda degli appuntamenti stupendi di Gesù. Beit Anania o Beit Anawim, che vuol dire Casa di Anania o Casa dei Poveri. E’ il villaggio dell’amicizia. La casa dell’amicizia con Lazzaro, Maria e Marta. Il luogo della “risurrezione di Lazzaro” dopo la sua morte. Dell’incontro di Gesù con Marta e Maria dove il Maestro faceva notare a Marta che sua sorella aveva scelto la parte migliore….! E ancora la guarigione di Simone il lebbroso!!
Sono arrivato nella casa delle comboniane in ottobre e proprio in quei primi giorni nella liturgia eucaristica la Parola di Dio ci ricordava proprio il paese di Betania. L’ho sentito come una Parola di accoglienza qui. Proprio dal Signore nel luogo dove anche Lui era stato accolo da Marta e Maria. Tanta storia evangelica in questa terra dove viviamo con una decina di suore comboniane che sono davvero straordinarie per la loro accoglienza ma anche per la loro esperienza di vita missionaria e di preghiera. Sono certo di aver fatto la scelta giusta per questo anno sabbatico ad essere qui in Terra Santa e a maggior ragione con le nostre consorelle comboniane, che già mi testimoniano tutti i giorni il loro amore per Gesù e la missione. Loro sono qui come comunità comboniana da oltre 60 anni.
Cosa faccio io in questo tempo che mi è dato? Seguo dei corsi allo Studio Biblico Francescano sulla via Dolorosa a Gerusalemme. In questo semestre ho frequentato diversi corsi interessanti e partecipato alle escursioni archeologiche in Gerusalemme e in tutta Israele. Sono stato anche al Sinai in Egitto a ripercorrere le orme di Mosè e il Popolo d’Israele. Esperienza e studio molto profonda che mi aiutano ad apprezzare le nostre radici di fede e ad arricchirmi culturalmente e spiritualmente in un mondo così variegato e multireligioso. Essere qui nella Terra di Gesù e sulle sue orme mi fa gioire e mi fa andare al motivo del mio essere profondamente cristiano. Ho visitato parecchio in questi due mesi e mezzo insieme ad altri studendi di tanti paesi. Anche loro sacerdoti, suore o laici che stanno facendo approfondimenti per licenza o laura in bibbia o tempi sabbatici. Più avanti magari scriverò qualcosa di più relativo a questo tempo di Grazia vissuto qui per crescere nell’amore e nella conoscenza della nostra bussola quotidiana: la Bibbia!!

GINO AD – DIO!! PER UN COMPAGNO CHE “PARTE”….
Verso la fine del mese di Novembre ho ricevuto una notizia improvvisa e triste: Gino, il volontario che viveva con noi a Korogocho da 15 anni era morto in un ospedale vicino a Brescia. L’ultima volta che lo avevo sentito per telefono di passaggio per l’Italia mi diceva che stava facendo le cure mediche ma che c’era un problema ai polmoni: un cancro. Credo che tu sappia ormai che Gino ci ha lasciati proprio alla fine del mese di novembre. Era tornato improvvisamente da Korogocho qualche settimana dopo di me. Non sapeva nessuno di questa malattia scoperta proprio qualche giorno dopo la mia partenza per l’Italia a metà settembre. E’ stata una notizia così improvvisa e fulminante che ci ha colpiti tutti. Non mi sarei mai aspettato che in poco tempo, circa 2 mesi, Gino se ne andasse così in punta di piedi e velocemente. Al telefono mi diceva che era contento dei suoi 40 anni in Africa che aveva celebrato recentemente e che era pronto per qualsiasi cosa il Signore avesse chiesto. Non volevo credere a quelle parole sperando che comunque i medici avrebbero trovato qualche soluzione per andare avanti e curarlo. E invece Gino ha seguito la sorte di molti della nostra gente di Korogocho. Stroncato da un cancro che sicuramente provocato dai fumi cancerogeni dalla nostra discarica di Dandora che continua ad uccidere con licenza perché da più di 30 anni sia il comune come il governo non sono mai stati seri nelle promesse che hanno dato alla popolazione. E la nostra gente continua a morire. Ho lottato molto in tutti questi anni insieme a coloro che avevano il coraggio di esporsi a Korogocho perché questa discarica fosse trasferita e con essa garantendo i diritti ad un altro lavoro a chi su questa discarica ci vive e sopravvive. Il lavoro della disperazione, un lavoro all’inferno. Mi auguro ora che padre Paolo, John e fratel James e tutta la comunità continui con forza a dimostrare, chiedere, denunciare facendo proposte e passi concreti per una vita migliore per circa un milione di persone che vivono intorno a questa discarica.
Grazie Gino della tua testimonianza e del tuo amore per la gente e per l’Africa. Se tu non hai ancora visto la lettera che come comunità abbiamo scritto il giorno della sua morte la metto qui di seguito:
Carissimo Gino! Jambo!
Quanta strada hai percorso! Quanti anni, lavoro, sudore e sofferenze hai speso per la gente di Korogocho, per la gente del Congo, del Rwanda e del Burundi!! Hai amato l’Africa e gli Africani come volevi tu fino in fondo senza risparmiarti. Nel tuo modo e nel tuo stile ci hai lasciato…. in silenzio, senza tanto rumore e parole, improvvisamente in due mesi di malattia. Tu, un’altra vittima del mostro della discarica di Dandora che uccide silenziosamente ma costantemente la nostra gente, i poveri che hai cercato di aiutare per tutta la tua vita.
Il mostro del cancro che è entrato dentro di te e ti consumava senza saperlo. Nessuno se l’aspettava. Qui a korogocho la gente è rimasta allibita, di stucco….si chiede perché!! Ma sa anche che la lista è lunga…. Là nella Casa del Padre troverai tanta gente di Korogocho che conosci molto bene e con la quale hai condiviso tante storie, chiaccherate e lotte: Moses Kiuna, Jeremia, Morris Onyango, Joseph Njuguna, Loggy Dunai, Sarah, Zakaria e tanti tanti altri che ti hanno preceduto. Saranno loro ora ad accoglierti insieme a Gesù! Sono loro i poveri che ci convertono. E questo è stata una scoperta per la tua vita come per la nostra in questi anni di servizio a Dio e alla gente.
Vogliamo salutarti e abbracciarti forte fraternamente per un’ ultima volta per questo viaggio verso la Vita Eterna. Il più importante, il più liberante ma che hai vissuto intensamente per tutta la vita per prepararti e viverlo in profondità. E’ arrivato il tempo….il Padre ti chiama!! Và ……ma non dimenticarti di noi qui a Korogocho e in altre parti dell’Africa dove la lotta per la vita è un’azione quotidiana, sofferenza e oppressione ma anche danza per la Vita, entusiasmo, gioia, accoglienza!! Gino AD –DIO!! Non è un addio definitivo ma un’offerta della tua vita a Lui!! A Dio!! Grazie di cuore da tutti noi!! Non ti dimenticheremo. Non ti dimenticheranno……
Vogliamo dedicarti una poesia di Turoldo che conoscevi bene e amavi molto leggere i suoi libri, le sue poesie. Quando pregavamo insieme con i salmi riscritti da lui in forma poetica tutte le sere, nella profondità delle buie notti di korogocho si entrava nell’intensità della giornata e dei volti incontrati. E si condivideva questo ultimo atto della giornata che era sempre un grande dono vissuto a Korogocho. Una trasfigurazione di Dio nella storia umana che misteriosamente diventava Divina!!
"Amore, che mi hai eletto fin dal primo giorno
che le tue mani plasmarono il corpo mio,
Amore, celato nell'umana carne,
ora simile a me interamente sei,
Amore, ecco, io m'arrendo:
sarò il tuo possesso eterno".
(Turoldo)
Asante sana Gino!! Mungu akubariki!! Grazie mille Gino!! Dio ti benedica!! Prega per noi….
P. Daniele Moschetti, P. Paolo Latorre, P. John Webootsa, Fr. James Iriga Gitonga –
Comunità Comboniana e Cristiana di St. John the Baptist -Korogocho

DA KOROGOCHO A GERUSALEMME
Il salto da Korogocho a questa terra è davvero impressionante ma ci sono linee di riflessione e meditazione che rimangono le stesse: la sofferenza, passione e l’oppressione di un popolo che è uguale qui come a Korogocho. Mi sento molto unito al popolo dei poveri di Korogocho per l’affetto, l’amicizia, le sofferenze condivise e il tempo speso in costruire una Korogocho nuova e diversa, dove la Pace, la Giustizia e la Fraternità prevalgano e il Dialogo tra le etnie e religioni possano essere strumento di futuro per i giovani. Ho sempre considerato Korogocho come la Gerusalemme delle genti coloro che Gesù incontrava tutti i giorni: i poveri, i malati, i sofferenti, gli indifesi, le prostitute, storpi e ciechi. Ed era per me la mia Grazia e Benedizione!! Ora invece mi trovo nella Gerusalemme di Terra Santa….un salto davvero enorme che ho accolto davvero come un grande Dono, un Privilegio di Dio per me ma che nasconde un Mistero che non conosco ancora!!
Continuo e continuerò a portare nel mio cuore la terra di Korogocho e del Kenya come simbolo di un Giobbe giusto che soffre in silenzio ma che sa che la vittoria è vicina. E che non sarà lui a darsela ma Lui che conosce la Verità e l’Amore profondo dei cuori dei suoi figli.
E qui non ho trovato la povertà che invece vedevo ad occhi nudi a Korogocho. Qui ho trovato un altro tipo di povertà e di divisione militare, culturale, religiosa. Di popoli, razze e religioni che coesistono ma non si integrano.

MICHAEL SABBAT : UN PATRIARCA, UN PROFETA
Ho voluto iniziare questa mia lettera, la prima da questa terra, proprio con le parole di Michael Sabbat, Patriarca Latino Emerito di Gerusalemme e di tutta la Terra Santa, perché quelle parole pronunciate qualche anno fa, sono vere oggi come ieri. E guarda caso ancora nel tempo di Natale. Un uomo che ha dato molto nei suoi 21 anni alla guida di questa Chiesa particolare del Medio Oriente e punto centrale di una parte di mondo sempe martoriata da guerre e divisioni. Un uomo pacato ma che ha sempre detto la verità senza paura, dicendo ciò che doveva essere detto a suo tempo e a chi di dovere. Una chiarezza di visione profetica per il futuro di questa terra: implorando pace e giustizia proponendo anche cammini di fede e di dialogo con tutti. Ora ha terminato il suo mandato per raggiunti limiti di età ma rimane e continua ad essere un’esempio e testimone vivente che la Pace in questa terra è Possibile! Ora il nuovo patriarca si chiama Fouad Twal.
La gente continua a domandarsi se oggi la pace è possibile davvero in Terra Santa. In concreto ci sono segni di speranza, ma soprattutto sembrano prevalere le paure, esitazioni, oppressioni e instabilità. E le sofferenze continuano. Costruire la pace in Terra Santa, come in Kenya e ovunque, è impresa sempre più difficile. Numerosi sono i conflitti nel mondo in cui la violenza, il disprezzo della persona umana e dell’immagine di Dio nell’uomo sono praticati non solo da individui, ma da gruppi e a volte da governi.
La pace in Israele e in Medio Oriente sarà certamente frutto di accordi tra capi di governo e responsabili politici; ma prima di tutto coinvolgerà nel profondo i rapporti tra le comunità e tra i singoli. Ogni palestinese e ogni israeliano dovranno vedere nell’altro non più un nemico da odiare e da combattere, ma un fratello e un amico con cui costruire finalmente le nuove società palestinese e israeliana.
La pace in Medio Oriente comincia a Gerusalemme. Qui si manifesta il più profondo mistero di Dio per la storia dell’umanità: ha scelto questa città per raggiungere, attraverso il popolo eletto, tutti i popoli della terra.
COME PARLARE DI GERUSALEMME? L’OMBELICO DEL MONDO
Una tradizione Giudaica dice che Gerusalemme ha 70 nomi. Uno di essi è: l’Ombelico del mondo. Risale ad una tradizione pagana di Delfi. Come parlare di Gerusalemme?? Diceva Chateaubriand nell’Itinerario da Parigi a Gerusalemme: “Gerusalemme, il cui nome evoca tanti misteri, colpisce l’immaginazione, sembra che tutto debba essere straordinario, in questa straordinaria città?” E’ sicuramente una città affascinante e piena di misteri. Ma questo se lo porta dietro da migliaia di anni. Yerushalaim la città celeste e terrestre.
Oppure per esprimersi con la parola di un midrash (commento biblico dei rabbini): “Dieci porzioni di bellezza sono state accordate al mondo dal Creatore, e Gerusalemme ne ha ricevute nove. Dieci porzioni di scienza sono state accordate al mondo dal Creatore, e Gerusalemme ne ha ricevute nove. Dieci porzioni di sofferenza sono state accordate al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha ricevute nove”.
Gerusalemme o Yerushalaim è stata fondata dal re Gebuseo Shalem. Una città e terra che ha visto dominatori e re di culture, razze e religioni, arte e edifici diversi. E lo si sente e lo si vede fino ad ora.
E così abbiamo la Gerusalemme ebrea di Davide, di Salomone, del Tempio, dei Babilonesi, Ellenistica, Asmonea, Romana, Erodiana, di Cristo, Bizantina, Musulmana, Crociata, di Saladino, degli Arabi, della Diaspora e del ritorno. E’ stupendo vedere in questa città tutte queste forme di arte, cultura e architettura che ci riporta indietro di migliaia di anni. Ma ci fa anche pensare oltre alla bellezza artistica e architettonica a quanta sofferenza e oppressione questa città e terra ha visto nel corso di oltre 3000 anni.
Gerusalemme è il simbolo di tutte le attese e le speranze umane, il luogo nel quale, in qualche maniera, le sofferenze umane si concentrano, i dolori umani si incontrano, ma nel quale tutte le speranze si riaccendono.
Gerusalemme contesa, del dialogo e dell’ecumenismo e dell’ideale di Pace. Gli arabi la chiama Al Qutz, la Santa e la considerano la terza più importante città della loro religione dopo La Mecca e Medina.
Gerusalemme: città in cui la fede in Dio unisce popoli e nazioni, e città in cui i credenti, in nome di Dio, lungo i secoli e fino ad oggi, si sono posti in conflitto. Città della riconciliazione, sorgente di pace per i pellegrini che la raggiungono, ma deserto di condivisione per i suoi abitanti. La città dove tutti dicono “…Io qui sono nato” e che non è rimasta nello scorrere dei secoli, esclusiva di una sola religione. Ebraismo, cristianesimo e islam oggi vi coesistono: sono tutti radicati in lei. La città di Dio è come Dio: per tutti. Nessuno può avere Dio in esclusiva e privarne l’altro. Gerusalemme è la dimora di Dio, aperta a tutti: è la dimora dello Spirito, sorgente di santità e di dignità per ogni persona. Gerusalemme era
ed è ancora il centro dell’ebraismo. Era ed è il centro del cristianesimo. Dal VI secolo fu ed è per l’islam la “Santa città (Al Quds)”, il “Santuario di Dio”.
Ogni giorno si vive la tragedia della divisione, dell’odio e della morte. La città della riconciliazione, la città di Dio, appare tragicamente lontana da Dio. Oggi Gerusalemme è la città di due popoli: tutti e due devono poter viverci con gli stessi diritti e gli stessi doveri.

UN NEMICO PER VICINO….
Finchè si avrà un nemico per vicino, si avrà sempre paura di lui. Il popolo palestinese può diventare un popolo amico, se gli si rende ciò che gli si è preso: la sua libertà e la sua terra; e la terra che reclama oggi non è che il 22% di tutta la Palestina storica. E’ possibile la pace? La pace è possibile certo ma…… Ci sono già all’interno d’Israele più di un milione di palestinesi che sono cittadini israeliani che da 60 anni cercano, nonostante le discriminazioni subite, di vivere in pace mantenendo rapporti di amicizia e di collaborazione in tutti i campi con i loro concittadini ebrei. Ma l’unica soluzione possibile per far scoppiare la pace vera qui e in Medio Oriente è che Israele si ritiri dai Territori Palestinesi Occupati. La disoccupazione è altissima , la libertà di movimento è veramente difficile ed inesistente per la maggioranza dei palestinesi che vivono in questi territori occupati. Sotto la violenza dell’occupazione, la società palestinese comincia a disgregarsi. Se si parla di azioni terroristiche palestinesi ( a Gaza, Hamas e altri..) dobbiamo parlare anche di azioni terroristiche israeliane. Molti check points in Gerusalemme con tantissimi soldati e polizia e armi. Così in tutto il paese e centinaia di controlli alla gente estenuanti e assurdi. All’aeroporto e ai confini perquisizioni fisiche vergognose a uomini e donne e domande infinite per ore ed ore. Anche i bambini e anziani sono umiliati e scherniti da soldati israeliani giovanissimi che non hanno nessuna remora a disprezzare e perquisire ossessionatamente . A volte mi fanno pena perché obbediscono a quelli che sono ordini superiori, così come dicono. Ma a tutto c’è un limite e rispetto. Ho visto e sentito cose vergognose al limite della persona umana, anche se si è soldati. Pur sempre con una umanità da vivere…..
Mi vengono in mente le parole di Gesù ai soldati del suo tempo. Persino dei soldati gli chiedevano cosa fare per salvarsi: “Lo interrogavano anche alcuni soldati dicendo: E noi che dobbiamo fare? Egli rispose: Non maltrattate nessuno e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe” (Lc 3,14)

DIVISIONI DA ENTRAMBE LE PARTI
L’espressione più chiara per i palestinesi è quella di “resistenza all’occupazione”. E questa dura dal 1967. Troppo a lungo….fino a quando? E poi i radicali come Hamas e altri irriducibili prendono il sopravvento con le loro violenze per un’estenuante tira e molla da sempre….facendo leva su giovani che sono frustrati e delusi. E proprio in questi giorni è terminata la tregua e Hamas in televisione ha già annunciato nuovi attacchi a Israele. Da una parte e dall’altra ci sono persone che non parlano onestamente e in verità per la pace.
Sicuramente è il governo israeliano che ha in mano tutte le carte per il dialogo e la pace: sta a loro fare passi concreti e non solo delle piccole concessioni molto spesso unilaterali. Finchè i palestinesi vivranno nell’umiliazione, non potrà fermarsi la violenza. Israele dice che non ha un interlocutore credibile per il dialogo verso la pace. Ma quante divisioni esistono da entrambe le parti. Infatti Israele andrà alle urne elettorali il 10 febbraio 2009. Divisioni all’interno del paese e della politica. Ad Olmert, l’ex presidente del consiglio dei ministri, gli è stato chiesto di dimettersi per uno scandalo (tutto il mondo è paese) e la nuova candidata del partito al potere, Tzipi Livni, non è riuscita a trovare un’intesa tra i partiti per formare un nuovo governo, soltanto con grandi compromessi che non aiutano nessuno. Ora si va avanti anche qui con l’amministrazione temporanea….fino a febbraio. E per la Palestina non si è da meno. Grande divisione anche tra Abu Mazen (cisgiordania) e Hamas (Gaza) che si contengono anche i territori palestinesi e non riescono fino ad ora ad avere una politica comune per il bene di tutti i palestinesi. Anche qui molto presto alle urne. Comunque sta di fatto che i palestinesi rivendicano solo il 22% della Palestina storica per formare il loro Stato e sono pronti a lasciare a Israele il 78%.

GIUSTIZIA, PACE E SOLIDARIETA’
Oggi più che mai c’è bisogno di giustizia e vera solidarietà con questi popoli. Tra loro e con i governi e i cittadini di tutto il mondo che devono sentire nel loro cuore l’urgenza di questa Pace e Giustizia che si baceranno….. come dice il salmista nel salmo 85. Non solo carità e sostegni finanziari ma informazione corretta e verità onesta, chiara e leale. Sono convinto che anche i cittadini di tutto il mondo hanno una grande responsabilità da giocare in questo conflitto in Terra Santa. Non solo pellegrinaggi….ma unire la spiritualità di Gesù e della sua terra alla realtà di oggi. Molti pellegrini che vengono qui a Gerusalemme non si rendono conto di tutto questo: delle mura divisorie a Gerusalemme e con i Territori Occupati, dei soprusi, delle difficoltà e divisioni interne di questi due popoli. Dobbiamo riconoscere che l’ostacolo più grande alla pace è l’occupazione militare israeliana. Il conflitto in corso non è una guerra fisica perché non ci sono eserciti che si scontrano. Ma ci sono precisi aggressori e aggrediti. E’ molto subdola, snervante e frustrante. Una distinzione da fare importante è che esiste una bella differenza fra l’Israele di Dio e l’Israele di Sharon o di Olmert di oggi.
PREGHIERA PER LA PACE E LA GIUSTIZIA
“Ascolterò cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli,
per chi ritorna a lui con tutto il cuore.
La sua salvezza è vicina a chi lo teme
E la sua gloria abiterà la nostra terra.
Misericordia e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra
E la giustizia si affaccerà dal cielo.
Quando il Signore elargirà il suo bene,
la nostra terra darà il suo frutto.
Davanti a lui camminerà la giustizia
E sulla via dei suoi passi la salvezza.

Salmo 85, 9-14


UNA COMUNITA’ CRISTIANA IN VIA D’ESTINZIONE NELLA TERRA DI GESU’?
La comunità cristiana di Gerusalemme dal VII secolo in poi, cioè dalla conquista araba (638 d.C.), è rimasta una piccola minoranza, una Chiesa di testimoni. Questa è la vera natura della Chiesa di Gerusalemme e di Terra Santa. L’Ebraismo e l’Islam sono da secoli la maggioranza in questa Terra Santa. E’ d’obbligo il dialogo per noi cristiani perché è solo da questo valore fondamentale che possiamo essere ponte tra i popoli e religioni diverse qui presenti. E i cristiani sono arabi palestinesi o comunità religiose internazionali venute da fuori che si sono insediate qui nel corso di tutti questi secoli. I cristiani di lingua ebraica sono pochissimi. I Francescani sono presenti qui in questa TERRA SANCTA dal 1219 quando anche S.Francesco venne qui pellegrino. Chiamati ad essere Custodi delle Sorgenti della Salvezza da quasi 800 anni in tempi anche non facili della storia di queste terre e della Chiesa.
Papa Giovanni Paolo II disse a proposito qualche anno fa: “E la Provvidenza volle che, accanto ai fratelli delle Chiese Orientali, per la cristianità di Occidente fossero soprattutto i figli di Francesco d’Assisi, santo della povertà, della mitezza e della pace, a interpretare in modo genuinamente evangelico il legittimo desiderio cristiano di custodire i luoghi in cui affondano le nostre radici spirituali”.
I Palestinesi cristiani oggi, quelli rimasti in Israele e in Palestina e quelli dispersi dall’emigrazione o dalle guerre del 1948 e del 1967, sono circa 500.000, cioè il 6% totale della popolazione palestinese nel mondo. Solamente in 170.000 vivono oggi tra Israele e Palestina: 120.000 in Israele e 50.000 nei Territori Occupati. Sono l’1,7 % della popolazione sia in Israele che in Palestina. Molti palestinesi emigrano per questa realtà di oppressione e di difficoltà a trovare un lavoro e vivere in piena libertà. Ci sono stati sempre fenomeni migratori nella regione in generale, e tra i cristiani in particolare. Il numero dei cristiani rimane stabile ma le proporzioni non cessano di diminuire. Oggi i cristiani sono il 2%. Tra qualche anno saranno ancora 150-170 mila persone in Palestina e Israele, ma la proporzione sarà dell’1% o meno ancora. La gente e le famiglie emigrano per dare un futuro migliore ai proprio figli. E i palestinesi cristiani e musulmani all’estero sono davvero tantissimi.
In Terra Santa sono presenti diverse Chiese cristiane: latina, greco-cattolica (melchita), siro-cattolica, maronita, armeno-cattolica e caldea, greco-ortodossi, copti, abissini, protestanti, anglicani, luterani ecc. Ci sono diversità tra di loro ma ciò che è importante è rispondere in maniera coerente e concreta alle sfide del mondo contemporaneo in questa terra. E a volte siamo un po’ lontani da questa testimonianza e credo che anche tu abbia seguito ciò che è successo al Santo Sepolcro quando nel mese di novembre ci sono state lotte furibonde con botte e liti tra i greco-ortodossi e gli armeni per un passaggio non autorizzato tra una zona e l’altra dello stesso Santo Sepolcro. Nel Santo Sepolcro vige la regola dello Statu Quo cioè da circa centinaia di anni bisogna seguire divisioni strette di territorio e di orario a turno nell’usufruire dei vari ambienti del Sepolcro. Regole secolari che non si riescono a cambiare per la difficoltà di concordare una linea comune con tutte le chiese presenti sia cristiane latine che ortodosse. E’ stata sicuramente una controtestimonianza che è apparsa su tutte le televisioni, giornali e riviste in tutto il mondo. E questa è una grande sfida che ci si pone di fronte: il dialogo tra le grandi religioni ebraica e musulmana ma soprattutto la volontà di camminare in un dialogo ecumenico tra cristiani stessi che parta da cose più vere e vicine alla gente con una vera spiritualità incarnata e non fatta spesso da vuote liturgie.
Nel Vangelo di Luca si narra che Gesù: “ Quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa, dicendo: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma oramai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata.” (Lc 19, 41-44)
La sua profezia si avverò nella storia di questa città e di questa terra. A quel tempo l’uomo aveva sminuito Dio fatto uomo, deformandone la sua immagine. Ma anche oggi si corre lo stesso pericolo. Forse non siamo migliori a servire questa città santa. Questi versetti non giudicano soltanto coloro che vissero nel passato ma anche noi personalmente, come chiese e religioni diverse. Quando ci allontaniamo dall’essenza della nostra fede e la sottomettiamo ai nostri sentimenti, agli interessi personali o dell’istituzione e alle ambizioni umane più che spirituali. La vocazione della Chiesa e delle Chiese cristiane in questa Terra Promessa è quella di stare sempre dalla parte del povero, dell’oppresso e del bisognoso e mostrare il volto misericordioso e tenero di Dio Padre. E’ qui dove ci sentiamo forti delle promesse di Dio. Il salmo 12 è un meraviglioso esempio di un Dio che sceglie e ama i poveri, i disprezzati:
Salmo 12
Salvami Signore! Non c’è più un uomo fedele;
è scomparsa la fedeltà tra i figli dell’uomo.
Si dicono menzogne l’uno all’altro,
labbra bugiarde parlano con cuore doppio.
Recida il Signore le labbra bugiarde,
la lingua che dice parole arroganti,
quanti dicono: “Per la nostra lingua siamo forti,
ci difendiamo con le nostre labbra:
chi sarà nostro padrone?”
“Per l’oppressione dei miseri e il gemito dei poveri,
io sorgerò – dice il Signore –
metterò in salvo chi è disprezzato”
I detti del Signore sono puri,
argento raffinato nel crogiuolo,
purificato nel fuoco sette volte.
Tu, o Signore, ci custodirai,
ci guarderai da questa gente per sempe.
Mentre gli empi si aggirano intorno,
emergono i peggiori tra gli uomini.

Come sono vere queste parole di questo salmo. E Dio non lascia mai soli i suoi piccoli, i poveri, i bambini, gli sfruttati, coloro che vengono oppressi ed emarginati che siano a Korogocho o che vivano a Hebron, in Congo, in Tibet o a Betlemme. Lo Spirito di Dio manda i profeti per portare il lieto annunzio ai poveri, a tutti i piccoli, deboli ed oppressi. Allo stesso tempo, il lieto annunzio è lo stesso per i grandi e i forti che opprimono gli altri. Il profeta ricorda ai poveri che la fede è il sostegno in ogni circostanza della vita; li sostiene per non vacillare e per rimanere forti nella resistenza a ogni male e ogni oppressione. E i chiamati ad essere profeta offi siamo ognuno di noi in grazia del dono del battesimo.
E un altro grande profeta Michea ha detto: “Guai a coloro che meditano iniquità. Sono avidi di campi e li usurpano, di case e se le prendono. Guai a coloro che costruiscono Sion con il sangue, Gerusalemme con l’ingiustizia” (Michea 2,1-3) Qui coloni ebrei in diaspora che vengono da molti paesi e ritornati in Israele richiamati dal governo e da gruppi sionisti continuano ad occupare terre e case di palestinesi in maniera arbitraria e violenta dicendo che questa è la terra dei loro antenati e che hanno diritto di occupare. Questo accade a Gerusalemme come a Hebron e tanti altre città e villaggi di Israele. Certo non è ufficialmente sostenuta dal governo ma si crede che siano azioni organizzate di occupazione che tentano di espellere palestinesi che risiedono ormai da decenni o secoli in queste terre. Sempre lotte e violenze. Cambiano i tempi ma rimane la stessa bramosia che mette contro molto spesso i potenti e i piccoli. Ma molto spesso poveri contro poveri!!

BETLEHEM: LA CASA DEL PANE!! E’ NATO…..!!
Beth Lehem vuol dire in arabo: la casa del pane! Ed è qui che molti pellegrini nella notte di Natale e durante tutto l’anno vengono a partecipare di questo Mistero di Amore che Dio ci ha donato: Gesù bambino!! Ed è in questo villaggio che Giuseppe e Maria vennero per cercare rifugio per il censimento che era stato indetto da Cesare Augusto. Vennero ma non trovarono posto nella locanda. Così Gesù nacque in una grotta e deposto in una mangiatoia vicino agli animali che potessero scaldarlo. E questa è ancora una fotografia attuale di tanti bambini che ancora oggi nascono in queste terre, nel sud del mondo, in villaggi o baraccopoli africane o periferie urbane europee o nordamericane, . Nella povertà e con poca accoglienza anche dello stesso piccolo nascituro. E’ anche assurdo che questo posto dove Dio ha voluto nascere come uomo Emmanuele – Dio con noi - sia uno dei posti con più sofferenza in questo stupenda terra.
E’ proprio così. Il più piccolo villaggio della Giudea come lo definisce il profeta Michea nel suo libro:
“E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti.”
E oggi Betlemme non è più così piccola come la descriveva il profeta quasi 3000 anni fa. Oggi è una cittadina non molto lontano da Gerusalemme. Betlemme sorge a 10 km a sud di Gerusalemme, a 765 m. sul livello del mare. Secondo l’Ufficio centrale di statistiche palestinese (Pcbs), il Governatorato di Betlemme conta circa 170.000 abitanti. Una popolazione giovanissima, composta per tre quarti di uomini e di donne con età inferiore ai 40 anni. I palestinesi che vivono nel comune di Betlemme sono invece 30 mila. Contando le limitrofe Beit Jala (16.689 abitanti) e Beit Sahur (15.388) il comprensorio conta oltre 62 mila abitanti. Nel Governatorato i nuclei familiari palestinesi (poco più di 31 mila) sono composti in media da 5,4 individui (Gerusalemme si attesta su 5,2; Hebron tocca invece i 6,1). La popolazione cristiana negli ultimi anni è diminuita progressivamente e si è passati dal 33% del 1998 al 20% del 2005. La zona di Betlemme, all’interno dei Territori, ha la più alta percentuale di disoccupati: 40% della popolazione attiva. L’economia di Betlemme come quella di Hebron e altre città palestinesi è fortemente condizionata dal “muro”, che limita l’accesso dei lavoratori a Gerusalemme. Betlemme è una città sotto assedio.
Appena entri in città dal check point 381 (un imponente sistema di sicurezza fatto di porte, muri e sistemi, di controllo elettronici – ti accoglie dipinta sul muro, una colomba con un ramo di ulivo nel becco e indosso un giubbotto antiproiettile. E’ il simbolo quanto mai eloquente del clima che regna oggi nella città che ha dato i natali proprio a Gesù e al suo antenato Davide! Da una parte la speranza della pace, dall’altra la cruda realtà del conflitto.
Quest’anno il natale, la Sua nascita la vivrò proprio in questa Terra Santa così piena di conflitti. Cerco di seguire le Sue orme e in questo tempo di Avvento ho voluto vivere le domeniche proprio nei posti dell’Attesa. La prima domenica d’Avvento ero qui a Betlemme per adorare questo mistero; la domenica successiva visitavo per circa 5 giorni Nazaret e la Galilea andando alle radici della vita quotidiana di Gesù e del suo ministero. La terza settimana sono stato ad Ain Karem (che vuol dire: la sorgente della vigna) ad 8 km da Gerusalemme dove la tradizione cristiana pone il villaggio che Maria avrebbe raggiunto quando sentì che la cugina Elisabetta era incinta. E si mise in viaggio, molto lungo, per servire. E ci rimase 3 mesi. L’attesa anche per la vecchia cugina che con il Mistero dell’amore di Dio venne trasformata in strumento per donare al Popolo di Dio proprio il precursore: Giovanni il Battista. In ogni posto ci sono chiese o santuari o altri edifici che ci vogliono ricordare i vari passaggi biblici evangelici e del vecchio testamento che ci raccontano la Storia della Salvezza. Posti affascinanti e pieni di storia e racconti.
Ed ora siamo arrivati al momento della festa: la nascita di un Dio che si incarna nell’umanità ferita e debole. E ancora oggi sentiamo la nostalgia della Sua tenerezza e vicinanza della Sua missione. Questo tempo lo vivrò con i cari amici del gruppo di Pescara: Missione Possibile. Una ventina di amici che verrà qui in Terra Santa per condividere una settimana e il desiderio di cogliere in questo tempo la Presenza di un Dio che continua ad amare la Sua Terra nonostante le pazzie e divisioni degli uomini. Perché Lui ha scelto di nascere proprio qui: nella povertà, in una grotta e fuori le mura del villaggio. Mettiamoci in cammino anche noi come i pastori per riscoprire la vita semplice ma intensa di un Uomo/Dio.
Volevo anche ringraziare te e tutti gli amici che si sono e si stanno prodigando per diffondere il libro che è appena uscito: IL VANGELO NELLA DISCARICA. Come sai il ricavato andrà a sostenere in solidarietà i ragazzi di strada di Korogocho perché anche loro possano rinascere a vita nuova. Voglio ringraziare anche Gianluca Ferrara di Edizioni Creativa che si è fatto in quattro (o molto di più) per fare un buon lavoro che tutti hanno apprezzato. Grazie Gianluca….e che il nuovo anno porti a te e alla tua famiglia la grazia di un figlio!!! Tuko pamoja!! Magari ci vediamo da queste parti…..
Buon Natale!! Krismasi Njema!! Augurandoti un anno nuovo pieno di Benedizioni di cui hai bisogno!!

p. Daniele

martedì 16 dicembre 2008

CHI STA RUBANDO IL DIRITTO AL CIBO?

Jean Ziegler sulle cause che hanno scatenato l’attuale crisi della produzione alimentare mondiale

21 luglio 2008 - Le cause che hanno scatenato l’attuale crisi della produzione alimentare hanno, per molti versi, generato una violazione del diritto alla nutrizione. Lo scorso anno, dal febbraio 2007 al febbraio 2008, il prezzo del frumento sul mercato internazionale è cresciuto del 130%, quello del riso del 74%, quello della soia dell’87%, quello del granoturco del 31%. In media, in questo periodo, il prezzo dei prodotti di prima necessità è cresciuto di oltre il 40%. Aspetti della crisi alimentare Ci sono tre importanti aspetti preliminari da considerare. Innanzitutto, paesi forti come l’India, la Cina, l’Egitto e altri sono attualmente in grado di fornire alla loro popolazione gli alimenti di primaria necessità, anche se questo non sarà un processo a lungo termine. Ma la maggior parte dei paesi più poveri non ha la stessa capacità. Haiti consuma in genere annualmente 200.000 tonnellate di farina e 320.000 di riso. Il 100% della farina consumata è d’importazione, e così il 75% del riso. Tra il gennaio del 2007 e il gennaio del 2008 il prezzo della farina a Haiti è salito dell’83% e quello del riso del 69%. Sei dei nove milioni di haitiani vivono in condizioni di estrema povertà. Molti di loro sono ridotti a cibarsi di focacce impastate col fango. In seconda analisi, gli accordi per l’esportazione prevedono che circa il 90% dei prodotti di prima necessità siano venduti "free on board" (Fob) - con costi di trasporto a spese dell’acquirente. Alcuni, ma solo una minoranza, vengono venduti "Cost, insurance and freight" (Cif) - con costi di trasporto a carico del venditore. Ciò significa che generalmente si deve aggiungere il costo del trasporto al già altissimo prezzo che i prodotti alimentari hanno raggiunto nel mondo, cosa che peggiora la situazione considerato il prezzo del petrolio. Ad esempio molti paesi dell’Africa occidentale come il Mali, il Senegal e altri, importano fino all’80% dei generi alimentari dall’estero, soprattutto il riso dalla Thailandia e dal Vietnam. Terzo punto, la tragedia incombente dell’aumento dei prezzi acutizza una tragedia già in atto, quella della fame, che nel 2007 ha ucciso sei milioni di bambini al di sotto dei dieci anni. Mentre parliamo delle cause che determinano la nuova crisi dei prodotti alimentari, una crisi già consolidata continua il suo cammino. Le statistiche della World Bank (Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, o Birs) dicono che 2.200 miliardi di persone vivono in condizioni di estrema povertà e che i costi di nutrizione si prendono l’80-90% del reddito familiare. In Europa la proporzione cambia: solo il 10-15% del reddito viene utilizzato a scopo nutrizionale. La situazione dei poveri, molti dei quali vivono nei centri urbani, è dunque questa: per colpa dell’abnorme aumento dei prezzi, essi stanno via via scivolando nell’abisso della fame. Cause della crisi attuale Quali sono le cause principali delle gravi violazioni del diritto alla nutrizione conseguenti all’aumento dei prezzi? E qual’è la causa di tale aumento? Una delle principali è la speculazione, che avviene soprattutto alla Chicago commodity stock exchange (Borsa delle materie prime agricole di Chicago), dove vengono stabiliti i prezzi di quasi tutti i prodotti alimentari del mondo. Tra il novembre e il dicembre dello scorso anno il mercato finanziario mondiale è crollato e più di mille miliardi di dollari investiti sono andati in fumo. Di conseguenza la maggioranza dei grandi speculatori, come quelli che investivano in hedge funds, hanno finito per investire in options e futures sui prodotti agricoli grezzi e sui generi di prima necessità. Nel 2000 il volume commerciale dei prodotti agricoli alle varie Borse ammontava approssimativamente a dieci miliardi di dollari. A maggio del 2008 ha raggiunto i 175 miliardi di dollari. Solo nel mese di gennaio 2008, quando è iniziata questa inversione di tendenza, 3 miliardi di nuovi dollari sono stati investiti alla Chicago commodity stock exchange. Tutti i generi di prima necessità sono per lo più controllati da almeno otto grandi multinazionali. La più grande società che commercia grano è la Cargill, nel Minnesota, che l’anno scorso controllava il 25% di tutti i cereali prodotti nel mondo. I profitti della Cargill nel primo trimestre del 2007 hanno raggiunto i 553 milioni di dollari. Nel primo trimestre del 2008 sono arrivati a un miliardo e 300 milioni.Il ruolo della speculazione È difficile calcolare esattamente quanto la speculazione abbia influito sull’aumento dei prezzi. La World Bank fa una stima che si aggira intorno al 37%. Heiner Flassbeck, direttore della Divisione strategie globalizzazione e sviluppo dell’Unctad (United Nations conference on trade and development), sostiene che questa percentuale si possa tranquillamente raddoppiare. La seconda causa dell’esplosione dei prezzi è la massiccia distruzione di prodotti quali cereali e granoturco, finalizzata alla produzione di bioetanolo e biodiesel (agrocarburanti). Solo nello scorso anno gli Stati Uniti d’America hanno incenerito 138 milioni di tonnellate di granoturco, cioè un terzo della raccolta annuale, per trasformarlo in bioetanolo. E la Comunità europea si sta muovendo nella stessa direzione. John Lipsky, il secondo al vertice del Fondo monetario internazionale, sostiene che l’utilizzo dei prodotti agricoli nella produzione del bioetanolo, in particolar modo il granoturco, sia responsabile dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari almeno al 40%. FMI e sicurezza alimentare Ma di questo nefasto aumento non sono certo meno responsabili i programmi di revisione del Fondo monetario internazionale e le politiche della Organizzazione mondiale del commercio. Per molti anni queste organizzazioni hanno dato priorità all’esportazione di prodotti quali cotone, zucchero di canna, caffè, tè, arachidi, e questo ha generato pericolose negligenze di fondo a scapito della "food security", la sicurezza alimentare. Lo scorso anno, ad esempio, il Mali esportava 380.000 tonnellate di cotone e importava l’82% dei suoi prodotti alimentari. Questa politica agricola sbagliata imposta ai paesi in via di sviluppo è oggi per gran parte responsabile della catastrofe, poiché le popolazioni interessate non sono in grado di permettersi gli altissimi costi dei generi alimentari. Detto questo, è evidente che il Consiglio dei diritti umani dell’Onu può farsi avanti e giocare un ruolo essenziale nella soluzione di un problema tanto grave che negli anni a venire non potrà far altro che peggiorare. Come uscire dalla crisi? Per risolvere la crisi alcuni suggeriscono le seguenti soluzioni: La speculazione va regolata. L’Unctad sostiene che i prezzi dei prodotti di primaria necessità non debbono essere soggetti alle speculazioni di borsa, ma che andrebbero stabiliti da accordi internazionali fra paesi produttori e paesi consumatori. Il metodo dell’Unctad di regolare tali accordi attraverso buffer stocks (scorte cuscinetto) e stabex (system for the stabilisation of export, fondo di stabilizzazione dei proventi alle esportazioni a favore dei paesi Africa-Caraibi-Pacifico) potrebbe essere una soluzione. La soluzione complementare è quella di riformare drasticamente le regole dei futures e delle options attraverso norme che permettano di controllare gli abusi più gravi. Un’altra soluzione al problema sta nel vietare in modo assoluto la trasformazione dei prodotti agricoli in biocarburanti. La facilità di movimento concessa al Nord del mondo dall’uso di centinaia di milioni di automobili non si può far scontare alle popolazioni affamate e prive del più basilare sostentamento solo perché abitano la parte più bassa dello stesso mondo. Le istituzioni di Bretton Woods e l’Organizzazione mondiale per il commercio potrebbero cambiare i parametri della loro politica nell’agricoltura e dare assoluta priorità agli investimenti nei prodotti di prima necessità e nella produzione locale, compresi i sistemi di irrigazione, le infrastrutture, le semenze, i pesticidi eccetera. I lavoratori della terra e i suoi prodotti sono stati trascurati per troppo tempo. La situazione che ha visto gli agricoltori emarginati dai processi di sviluppo e discriminati nei diritti va cambiata al più presto. Le nazioni, le organizzazioni internazionali e le agenzie per lo sviluppo bilaterale devono dare assoluta priorità agli investimenti sui prodotti agricoli primari e sulla produzione locale. C’è poi un problema di coerenza. Molti dei paesi che fanno parte della International covenant on economic, social and cultural rights (Convenzione internazionale dei diritti economici, sociali e culturali) sono anche membri delle istituzioni di Bretton Woods e dell’Organizzazione mondiale per il commercio. Quando i loro rappresentanti votano, nel Consiglio esecutivo del Fondo monetario internazionale e nel Consiglio governativo della Banca mondiale, dovrebbero dare priorità assoluta ai diritti dell’alimentazione e tenere conto dei predetti suggerimenti. E allo scopo di esaminarli a fondo, sarebbe anche utile che il Consiglio stabilisse di dare un mandato al Consiglio consultivo della Commissione (dal quotidiano "Il manifesto" del 30 maggio 2008) Jean Ziegler (1934), sociologo, docente, parlamentare svizzero, membro della commissione del consiglio consultivo Onu per i diritti umani e relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all’alimentazione, ha denunciato nelle sue opere i rapporti tra capitale finanziario, governi, poteri criminali, neocolonialismo, sfruttamento Nord/Sud

http://www.voceevangelica.ch/index.cfm?method=articoli.notizie_gen&id=8193

tratto dal sito http://www.firenzevaldese.chiesavaldese.org/index.html

lunedì 15 dicembre 2008

PIAZZA FONTANA...

Chi si ricorda di Piazza Fontana e del povero Giuseppe Pinelli?
Chi si ricorda di tutta la vergognosa vicenda, madre di tutte le stragi di stato che si sono susseguite?
Chi si ricorda della priam prova 'pratica' dell'attuazione del programma della Loggia P2 fatta di depistaggi, intrighi e false accuse?

sabato 13 dicembre 2008

TRE LABORATORI SUI CONFLITTI INTERPERSONALI

Nonviolenze: femminile, plurale
Percorso di tre laboratori sui conflitti interpersonali a partire dalla differenza di genere

Per il secondo anno il Movimento Nonviolento organizza un ciclo di tre laboratori sul tema dei conflitti interrelazionali.
Quest’anno vi proponiamo di cominciare ad esplorare le voci di donne che lavorano da tempo nella formazione su questi temi. Sono notevoli le differenze che le tre formatrici presentano: dalle diverse metodologie al differente peso che tali autrici danno al loro essere donna. La parola “nonviolenza” diventa così “nonviolenze”, poiché la scommessa è che i saperi delle donne ne rimettano in discussione la monolitica appartenenza al neutro-maschile declinandola a partire da altre pratiche, più vicine alla vita e all’esperienza delle donne.
Monica Lanfranco è l’unica a mettere a tema la differenza di genere e propone un lavoro fortemente improntato su questa; Pat Patfoort, pur non facendo lo stesso, ha (tra le altre cose) da sempre lavorato sul suo rapporto con i figli e la famiglia; per quanto riguarda il lavoro condotto da Claudia Pallottino, il Teatro dell’Oppresso sarà un insolito strumento attraverso il quale mettere a fuoco le problematiche che sono sullo sfondo della differenza tra i sessi. Il percorso è aperto a chiunque voglia approfondire il tema del conflitto e del conflitto di genere e fare esperienza di nuove e diverse modalità per una sua gestione più consapevole. Lavorare sui conflitti a partire dalla differenza di genere 24-25 gennaio laboratorio di due giorni condotto da Monica Lanfranco La conflittualità è una dimensione che caratterizza fortemente il nostro quotidiano, che riguarda sia il nostro mondo interiore, sia la sfera delle relazioni sociali che viviamo, sia l’intera realtà sociale che ci circonda.Nella maggior parte dei casi viene rivestita di un’accezione puramente negativa, viene vista come problema la cui risoluzione forzata, a volte violenta, intesa sia come strappo sia come fuga, non può non essere l’unica soluzione possibile e praticabile.Gestire il conflitto in modo positivo, favorirne una sua trasformazione nonviolenta, è una capacità che già possediamo in alcune situazioni ma di cui raramente siamo consapevoli; si tratta allora innanzitutto di prendere coscienza di come siamo abituate/i a pensare al conflitto, di quali sensazioni ci trasmette e di quali reazioni fa scattare, al fine di rafforzare i comportamenti positivi, intesi come possibile espressione di competenze, che già manifestiamo, anche se spesso solo parzialmente, in tali situazioni.Una tale consapevolezza, unita alla conoscenza dei presupposti della pratica nonviolenta e delle principali dinamiche attive nei conflitti, è il punto di partenza per maturare ulteriormente le competenze - intese come capacità relazionali - indispensabili per non essere costrette/i a fuggire di fronte ad una situazione conflittuale o a rifugiarsi dietro reazioni distruttive, per sentirsi in grado di “poterla attraversare” senza rimanerne prigionieri. Nel percorso verranno impiegate metodologie formative di carattere attivo, alternando momenti di comunicazione, esercitazioni, lavori di gruppo, integrazioni esperienziali. Il gruppo, con le sue esperienze, costituirà la principale risorsa di lavoro. Verranno effettuati lavori in gruppo, simulazioni di situazioni di conflitto e giochi di ruolo. Se possibile saranno visionati materiali video e discussi film interi e a spezzoni sui quali il gruppi discuterà. Consigliati abiti comodi per eventuali esercizi e giochi di ruolo.
Ecco alcuni temi che saranno affrontati: La nonviolenza: dalla teoria alla pratica;Il conflitto interpersonale: risonanze emotive e dinamiche relazionali;Per una gestione nonviolenta dei conflitti: competenze;Dal micro al macro: la nonviolenza come strumento di azione sociale;Potenzialità e conflitti a partire dal genere;Essere uomini ed essere donne: non una semplice constatazione ma il conflitto dal quale partire;Fra condivisione e dominio; Pratiche di non violenza nella storia dei movimenti sociali per il cambiamento– l’apporto dei movimenti delle donne;Uso della lingua come cornice dell'oppressione/ il linguaggio sessuato;La presenza femminile nella storia italiana degli ultimi decenni: elaborazioni teoriche, visibilità politica, mutamenti del costume;La differenza di genere;Il linguaggio sessuato;La differenza di genere come ipotesi di lavoro. Considerando il carattere modulare e flessibile di questa specifica offerta formativa, i contenuti possono variare per essere adattati ai desiderata del gruppo. Monica Lanfranco, giornalista, formatrice sui temi del conflitto e della differenza di genere (http://www.monicalanfranco.it/)

Teatro dell’Oppresso 28 febbraio 1 marzo
Laboratorio in due giorni condotto da Claudia Pallottino Due giorni di esplorazioni di comportamenti in situazioni conflittuali col TdO (Teatro dell’Oppresso). Le possibilità di lavoro sono aperte ai temi su cui il gruppo vuole lavorare.Il Teatro dell’Oppresso è un metodo teatrale che usa il teatro come mezzo di conoscenza, come linguaggio e come strumento di consapevolezza e trasformazione della realta' interiore, relazionale e sociale. E' un teatro che rende attivo il pubblico e serve ai gruppi di "spett-attori" per esplorare, mettere in scena, analizzare e trasformare la realta' che essi stessi vivono. Fulcro del lavoro e' l'analisi e trasformazione delle situazioni oppressive, di disagio, conflittuali, della vita quotidiana, attraverso un atteggiamento non indottrinante ma maieutico: esso non dà risposte, ma pone domande e crea contesti utili per la ricerca collettiva di soluzioni.Comprende anche una serie di esercizi e giochi che mirano a sciogliere le "meccanizzazioni" del nostro corpo/mente/emozione che sono cristallizzate nella cosiddetta "maschera sociale". Pur toccando aspetti personali ed emotivi, il TdO non si pone come terapia, ma come strumento di "liberazione" collettiva che poggia sulla presa di coscienza autonoma delle persone, sullo "specchio multiplo dello sguardo degli altri". Il Tdo vuole essere uno strumento per forgiare scoperte circa se stessi e circa l'Altro, per chiarificare ed esprimere i nostri desideri; uno strumento per il cambiamento delle circostanze che producono infelicita' e pena, e per l'intensificazione di cio' che porta pace; per rispettare le differenze tra gli individui e gruppi e per includere tutti gli esseri umani nel Dialogo; è infine uno strumento per ottenere giustizia economica e sociale.
Claudia Pallottino, attualmente assistente sociale in un servizio di base, si occupa da circa 10 anni di formazione di volontari in servizio civile e di gruppi di adulti sui temi del conflitto e della nonviolenza. Si è formata al metodo del Teatro dell'Oppresso con l’Associazione Giolli. E’ formata teatralmente attraverso percorsi di danza contemporanea sperimentale ed espressione corporea.

Pat Patfoort
28-29 marzo
Laboratorio di due giorni sul modello dell’Equivalenza Pat Patfoort è una antropologa e dottore in biologia umana belga. Nella sua formazione, è stata segnata dai numerosi contatti con le associazioni gandhiane fondate da Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, nonché dalla formazione religiosa e la lunga permanenza (otto anni) in Africa Occidentale. Dirige il Centro per la gestione nonviolenta del conflitto "De Vuurbloem" ("Il fiore di fuoco") a Brugge-Bruges, in Belgio, di cui è anche cofondatrice. Ha lavorato, a livello nazionale e internazionale, come trainer e mediatrice sulle tematiche della trasformazione e della gestione nonviolenta dei conflitti, ideando un originale approccio teorico (denominato "Mme-model", modello dell’Equivalenza), che ha applicato nell'educazione dei suoi due figli e verificato in questi trent'anni di formazione. Proprio su tale approccio verterà il lavoro che vi proponiamo.Le sue pubblicazioni in italiano:Una introduzione alla nonviolenza. Presentazione di uno schema di ragionamento, Edizioni del Movimento Nonviolento, Verona (1988);Costruire la nonviolenza. Per una pedagogia dei conflitti, La Meridiana, Molfetta (Bari) (1992);Io voglio, tu non vuoi. Manuale di educazione nonviolenta, EGA Editore, Torino (2001);Difendersi senza aggredire. Il potere della nonviolenza, EGA Editore, Torino (2007) “Troppo spesso, quando ci sentiamo aggrediti, non vediamo che due possibili risposte: diventare a nostra volta aggressori oppure subire passivamente. C’è invece una terza possibilità: un modo di agire che non comporta né aggressione, né passività. Non esiste solo la scelta tra dominare o essere dominato, c’è un modo di essere forti senza cercare di avere il controllo di qualcun altro. Per mettere in pratica questa modalità di comportamento è necessario essere coscienti che è una strada possibile e che si può imparare a concretizzarla. Più numerosi saremo a metterci su questa strada, meno violenza, sofferenze, tragedie vi saranno nel mondo e più cresceranno benessere, felicità e energia costruttiva. (Patfoort)
http://www.patpatfoort.be/

Tutti i laboratori si svolgeranno presso la casa della nonviolenza e avranno i seguenti orari: sabato 9,30-13,30 e 14,30-18,30; domenica 9.30-13.30
Iscrizioni: Per info e iscrizioni contattare Laura 3488279423; mail laurasebastio@virgilio.it

per il laboratorio del 24-25 gennaio far pervenire la propria adesione entro il 17 gennaio;
per il laboratorio del 28 febbraio-1 marzo far pervenire la propria adesione entro il 21 febbraio; per il laboratorio del 28-29 marzo far pervenire la propria adesione entro il 21 marzo.

contributo per un laboratorio: 70 euro; contributo per tre laboratori: 180 euro.

Si richiede un anticipo di almeno 20 euro. I versamenti possono essere effettuati direttamente presso la Casa per la Nonviolenza oppure con versamento sul c/c postale 18745455 intestato a Movimento Nonviolento oppure per bonifico bancario utilizzare il Codice IBAN: IT 35 U 07601 11700 000018745455.
Nella causale specificare “Contributo di adesione al laboratorio MN”(detraibile ai fini fiscali)

NB: i Laboratori si terranno alla Casa della Nonviolenza di Verona

da una mail della ml pace@peaceliink.it

venerdì 12 dicembre 2008

I CONTI IN TASCA A FINMECCANICA


Tra armamenti e azioni, investire in armi conviene

Guardiamo alle ultime operazioni economico-finanziarie "made in Italy", che si celano dietro alle guerre in Afghanistan ed Iraq.
Finmeccanica (www.finmeccanica.it, comunicato del 26/11/08) ha emesso obbligazioni o "eurobond", appoggiandosi alle banche San Paolo-IMI, UniCredit Group, BNP Paribas, Merrill Lynch, UBS, per un ammontare di 750 milioni di euro, della validità di 5 anni, a cedola annuale, con tasso annuo d'interesse fisso di 8,125 percento. L'emissione ha superato 1,5 miliardi di euro in poco più di 2 ore, con una domanda di oltre 2 volte l'offerta che è rimasta per 'soli' 750 milioni di euro. Investire in armi conviene. AgustaWestland (www.finmeccanica.it, comunicato del 24/11/08) consegna i primi due elicotteri "Apache" ammodernati all'esercito inglese. L'ammodernamento sta nel "nuovo sistema di puntamento e di visione notturna" che consente di "aumentare sensibilmente la visione d'insieme del teatro operativo e di conseguenza l'efficacia della missione (più morti, feriti, mutilati, distruzioni, ecc.).
Ricordiamo che gli "Apaches" sono in dotazione solo ad USA, UK e Israele e sono di fabbricazione statunitense, ma il "know-how", in pratica la tecnologia, "made in Italy" li rendono elicotteri ancora più micidiali. AgustaWestland ammodernerà tutti gli "Apaches" inglesi (67 elicotteri) entro la fine del 2010.
Nella relazione trimestrale di Finmeccanica (www.finmeccanica.it, comunicato del 13/11/08), si evidenzia come crescano gli ordini totali (+17 percento) grazie al settore elicotteri, AgustaWestland (+ 63 percento) e sistemi di difesa, Selex, Elsag Datamat, Galileo Avionica, Selcos, Vega (+66 percento).
E' stato ufficializzato il contratto per gli elicotteri A129 "Mangusta" (uguale all'"Apache") alla Turchia: 50 elicotteri più 41 in opzione. Gli addetti passano a 10.176, con un incremento di 620 unità (+6,5 percento). Per Alenia e AleniaAermacchi fondamentale è la vendita di 18 G222 all'US Air Force. Si ha in questo settore una crescita degli addetti del 4,6 percento, per un totale di 13.910 unità.
Il contratto (www.finmeccanica.it, comunicato del 30/9/08) stipulato con l'USAF è da 287 milioni di dollari. I G222 "impiegati fino al 2005 dall'aeronautica militare italiana, saranno forniti alle forze militari afghane dall'aeronautica statunitense basata a Kabul. La consegna dei velivoli inizierà nel 2009 e proseguirà per tutto il 2011. Questi velivoli sono in grado di trasportare cannoni e veicoli militari, fino a 10 tonnellate di carico. "Il G222 è un velivolo specificatamente progettato per impieghi militari, affidabile, robusto e in grado di decollare in tutte le condizioni operative, anche da piste corte e semipreparate". Sempre di più l'Italia è in guerra e viola la legge 185/90 dove all'articolo 1 si vieta la vendita di mezzi militari a paesi in guerra (USA, UK, Afghanistan) o dove non si rispettano i diritti umani.
Infine, segnaliamo che il 18/11/08 il Parlamento ha approvato il rifinanziamento delle "missioni" militari all'estero, per un totale di 1,8 miliardi di euro. La finanziaria in discussione conferma inoltre un bilancio militare di oltre 23 miliardi di euro, per comperare elicotteri, aerei, fregate, ecc... Sono pochissime le voci dissonanti alla votazione in Parlamento (15 astenuti di entrambi gli schieramenti e un voto contrario di un esponente della Lega); quindi una votazione "bipartisan" e plebiscitaria che vede uniti Lega, PdL, UdC, PD, IdV nel decidere dove e come impiegare i soldi pubblici.



Scitto da Stefano Ferrario per http://www.peacereporter.net/