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sabato 28 agosto 2010

Chi sono gli Zingari?

Intervista a Leonardo Piasere

Il prof. Leonardo Piasere, antropologo, è uno dei maggiori conoscitori della vita zingara in Italia. Una conoscenza che non si è evoluta a tavolino ma che è iniziata all'interno dei Campi, dove, allora giovane studente, visse con gli Zingari la loro stessa vita e conobbe di prima mano usi, costumi e tradizioni spesso vietate agli occhi degli estranei.
Questa intervista, rilasciata a Dafne Turillazzi per la trasmissione radiofonica Ethnos, trasmessa da Radio Sardegna, è stata da egli stesso rivista e adattata per la pubblicazione in La terza metà del cielo.

Prof. Piasere, direi di iniziare questo breve viaggio tra i popoli nomadi illustrando innanzi tutto che cosa comprende, comunemente, il termine "Zingari", ossia quante comunità esistono e, per quanto riguarda l'Italia, dove esse sono dislocate...

Questa è la classica domanda a cui è molto difficile rispondere, perché il termine "zingaro" è un termine che viene dato dall'esterno ad un insieme di popolazioni e, dal momento che le popolazioni così denominate normalmente non accettano questo termine, il suo uso è questione di convenzione. Un po' come usare il termine "crucchi" per le popolazioni del Nord Europa. Chi sono i "crucchi"? Sono un 'insieme di popolazioni che noi definiamo così. Ma dal momento che il termine ha una connotazione negativa, gli interessati, di norma, non vogliono essere definiti in questo modo.
Molto in generale, si può dire che quelli che noi chiamiamo Zingari comprendono un insieme di popolazioni parlanti lingue di origine neo-indiana e un insieme di popolazioni non parlanti lingue di origine neo-indiana. Questi due grandi insiemi condividono caratteristiche di vita particolari. Caratteristiche segnate per esempio dal nomadismo, in certe regioni d'Europa, e da altri tratti culturali in altre regioni. Perché una caratteristica da sottolineare, in quelli che noi chiamiamo Zingari, è che essi sono per la stragrande maggioranza sedentari e non nomadi.

Quindi avrebbero abbandonato la caratteristica fondamentale dello spostamento?

E' difficile dire se abbiano abbandonato o se abbiano sempre praticato il nomadismo. Sta di fatto che oggi non sono nomadi, ed è molto difficile dire se un tempo lo siano stati.

Tornando alla domanda iniziale, brevemente, possiamo schematizzare a grandi linee quali sono queste comunità? Noi conosciamo maggiormente i Rom, perché li conosciamo direttamente. Poi immagino che ve ne siano molte altre...

Sì. Le comunità Rom, tra quelle che noi chiamiamo zingare, sono senz'altro le comunità più numerose in tutta Europa. Sono concentrate soprattutto nell'Est Europa, oltre la linea immaginaria che va da Roma a Helsinki. Nella parte occidentale d'Europa abbiamo comunità che si definiscono altrimenti, come ad esempio i Sinti, i Manus, i Kalé della Spagna o del Galles (questi ultimi in via di estinzione). All'interno dell'Europa occidentale ci sono anche popolazioni che non parlano lingue neo-indiane, come ad esempio i Voyageurs francesi, gli Jenis tedeschi, i Minceir irlandesi, i Tattaren della penisola scandinava, che pure sono considerati "Zingari" dalle popolazioni locali. Nella letteratura specializzata degli ultimi anni è invalso l'uso di denominare "Zingari" solo le popolazioni che si ritengono originarie dell'India e "Viaggianti"solo quelle di origine autoctona. Ma una netta divisione è spesso impossibile da stabilire.

Per quanto riguarda la religione, qual è quella più sviluppata tra i Nomadi?

La caratteristica principale degli Zingari è che normalmente adottano la religione delle popolazioni non zingare fra cui vivono. Per cui nei Paesi musulmani, come in certe regioni dei Balcani, essi sono musulmani (gli Zingari della Bosnia, della Macedonia e del Kosovo) e restano in sintonia con le religioni dominanti in quei territori. Nel Nord Europa sono protestanti, in Serbia sono ortodossi, in Italia, i Spagna e in Francia sono cattolici e così via. Da segnalare che negli ultimi anni ha preso piede la Chiesa Evangelica, che sta facendo adepti zingari un po' ovunque in Europa.

Una suddivisione importante tra le varie comunità di Nomadi credo sia, oltre quella religiosa, anche quella basata sulla ricchezza, cioè sulle risorse economiche degli Zingari. Possiamo spiegare quali comunità sono più o meno ricche? Il perché e quali valori comprendono la povertà o la ricchezza delle comunità? Quelle più ricche si avvicinano maggiormente ai nostri valori di vita oppure mantengono intatte le loro caratteristiche, anche se in condizioni economiche diverse?

Non credo che si possa stabilire un confronto in questo senso. E le spiego
subito il perché. Da noi la ricchezza e il benessere sono collegati all'appartenenza ad una classe sociale. Fra gli Zingari non esistono le classi sociali come noi le intendiamo. Le uniche distinzioni all'interno delle comunità sono quelle tra i sessi, tra maschi e femmine, e un po' meno quelle relative alle diverse età. Vi possono essere comunque degli Zingari più ricchi o più poveri, ma la ricchezza o la povertà sono sempre congiunturali, causate dal momento, perché i modelli di distribuzione delle risorse all'interno delle comunità seguono canali egualitari. Per cui quando vi è accumulazione di ricchezza all'interno di una famiglia il tentativo non è quello di consumare quanto accumulato al suo interno, ma di distribuirlo. Per cui lo Zingaro oggi ricchissimo, all'indomani può essere veramente povero e vi assicuro che spesso succede veramente così...

Noi ad esempio, qua a Cagliari, abbiamo visto poco tempo fa l'arrivo dei Lovara, molto ricchi rispetto agli Zingari che siamo abituati a vedere nelle nostre periferie, cioè i Rom...

Che ci siano dei gruppi che attuino delle strategie verso l'esterno più efficienti dal punto di vista del guadagno personale è senz'altro vero. D'altra parte i confronti tra Zingari ricchi e Zingari poveri intersecano parzialmente i confini dei gruppi. E vero quindi che i Lovara, a partire dagli ultimi venti, trent'anni, sono riusciti ad arricchirsi, anche se il discorso forse non vale per tutte le famiglie. Ciò è successo perché ad un certo punto sono riusciti a praticare strategie economiche vincenti.

Sono cambiati i loro valori di vita, in rapporto a questa maggiore ricchezza?

Dipende dalle comunità. In certe comunità sì, in altre no. E' difficile generalizzare da questo punto di vista. Comunque, normalmente, diciamo a livello statistico, quello che conta è la singola comunità. Ma soprattutto ciò che conta è che all'interno delle comunità non si creino disuguaglianze, perché la tensione principale è quella di mantenere un'uguaglianza che non permetta la formazione di capi veri e propri.

Comunque, all'interno delle comunità, i capì ci sono?

Non ci sono capi all'interno della comunità. Ci sono certo dei leaders che possono essere considerati più prestigiosi degli altri, ma il loro prestigio dipende dalle proprie singole capacità. Non sono investiti di potere da parte della comunità, questo no, assolutamente...

In questo discorso che ruolo ha l'anziano? E' considerato di più rispetto ai giovani?

Sì, l'anzianità normalmente ha più prestigio. Ma l'anziano che fa degli errori perde il proprio prestigio. Voglio dire che dipende sempre dai comportamenti reali.
Nella famiglia nucleare, che è sempre spinta all'autonomia, il prestigio viene conquistato dal capofamiglia per quello che realmente fa in realtà e non tanto perché riesce ad imporre la propria volontà su altre persone.

Mi sembra di capire che in questa sua situazione in pratica acquista più autonomia e potere decisionale. Da questo punto di vista le donne hanno possibilità di emancipazione all'interno della famiglia? Di potere decisionale?

Bisogna vedere come s'intende il termine "emancipazione". C'è il rischio di voler trapiantare i nostri valori, i nostri concetti, in situazioni un diverse. Che all'interno delle comunità zingare vi sia una divisione tra i gruppi maschile e femminile, è certo. Più o meno tutti i gruppi zingari presentano questa grande dicotomia. Che i maschi adulti abbiano da questo punto di vista più potere delle donne, è anche questo sicuro. All'interno della famiglia il ruolo della donna è però fondamentale, importante dal punto di vista della conduzione familiare. In tanti gruppi sono di fatto le donne di famiglia, le mogli, che danno le direttive di azione, anche se ufficialmente, per l'esterno, è sempre il maschio che fa la figura del capofamiglia. Molto spesso vi sono delle forti personalità, senza che questo porti a quel fantomatico matriarcato degli Zingari che qualcuno ha voluto vedere.

Che rapporti hanno i Nomadi con la città? I nomadi accampati nelle periferie? Rispetto anche ai valori che si possono assimilare dalla città?

Normalmente, per gli Zingari, i non zingari circostanti costituiscono grosso modo l'ambiente su cui operare. Il fenomeno dell'urbanizzazione degli Zingari, intensificatosi in molti Paesi dell'Europa occidentale egli ultimi quaranta, cinquant'anni, ha seguito grosso modo il fenomeno dell'urbanizzazione della popolazione non zingara. Quindi, da questo punto di vista, non possiamo dire che il rapporto tra Zingari e non zingari sia cambiato. E' cambiato soltanto semmai, in rapporto alle condizioni di vita sia degli uni che degli altri: tutti si sono inurbati con un'azione intensiva.
Ci sono dei casi di Zingari e famiglie zingare che si sono inurbate e vivono in modo tranquillo, e ci sono casi di famiglie e di comunità di Zingari che si sono inurbati in modo non tranquillo, ad esempio nelle periferie desolate delle nostre città, così come è avvenuto per i non zingari.

Lei ha vissuto per alcuni anni all'interno di vari Campi nomadi. Ci vuole raccontare la sua esperienza? Come si è svolta? Ha incontrato problemi? E' stato accettato subito?

La mia esperienza si è sviluppata soprattutto presso due diversi gruppi, in un gruppo di Roma xoraxané e in un gruppo di Roma sloveni, cioè proveniente dalla Slovenia ma che vivono in Italia.
I due gruppi sono molto diversi dal punto di vista sociale e culturale. I Xoraxane sono un grande gruppo venuto in Italia dal Sud della Jugoslavia a partire dagli anni '60. Quando io sono entrato nella comunità alla fine degli anni '70, e sono andato a vivere con loro, erano da poco in Italia: quindi avevano problemi di tipo linguistico e giuridico. I Roma sloveni invece sono qui da una cinquantina di anni, sono già più o meno alla terza generazione di residenti in Italia e non avevano più questi problemi. I primi sono di religione musulmana, i secondi cattolica.
I primi attuano strategie economiche che da noi sono considerate illegali, soprattutto la mendicità infantile e femminile, i furtarelli etc., quindi hanno sempre problemi di contatti e di scontro con le istituzioni e le autorità. I secondi attuano invece strategie economiche già molto più accettate. Sono commercianti di ferro vecchio, di macchine usate, e un tempo facevano i commercianti di cavalli. Oggi alcuni sono ancora commercianti, ma di cavalli da corsa. Questi secondi rappresentano un esempio di adattamento senz'altro più riuscito o perlomeno più tranquillo. Il fatto che essi siano commercianti non significa però che riescano ad essere sempre in regola, perché per loro è sempre molto difficile ottenere le licenze di commercio, per cui si può dire che anche loro sono fuorilegge sotto molti punti di vista. Hanno comunque dei rapporti di tipo diverso con i non zingari circostanti.
Per parlare del mio ingresso in queste due comunità bisogna tenere presente una situazione più ampia. Le situazioni molto diverse delle due comunità hanno portato ad un inserimento di tipo completamente diverso. Sono stato molto ben accettato dai primi, che non avevano problemi di chiusura verso l'esterno e anzi ricercavano in, qualche modo degli "amici" fra i non zingari italiani. Per gli altri invece, che godevano di una certa floridezza economica e che tutto sommato si erano ben impiantati, e che quindi non avevano il problema di cercare "amici" all'esterno, il mio inserimento non è stato molto tranquillo.

Quali sono stati i problemi iniziali fra i Roma, considerato anche che lei stava lavorando?

Non è che ci siano stati veri problemi, che ti dicano: "no, non ti vogliamo " Perché questo non si dice chiaramente al non zingaro. Però nel momento che tu sei accampato fra loro si fa soltanto pesare la tua presenza, non ti si avvicina, ti si lascia solo. In questo modo, dopo alcune settimane di questa vita, uno è triste...

Lei si è adeguato completamente ai loro modi di vita, nel periodo in cui è vissuto con loro?

Sì. Ho tentato perlomeno...

Questo le ha causato dei problemi?

Certo, lo shock culturale c'è sempre per un ricercatore...

Non era quindi una ricerca a tavolino?

No, assolutamente. D'altra parte gli antropologi che fanno ricerca col metodo dell'osservazione partecipante conoscono bene il problema dello shock culturale del ricercatore: è lui che si deve adattare alla comunità. E non è sempre facile, ci vuole del tempo.

Qual è stata la realtà all'interno dei Campi che l'ha segnata maggiormente, come sua sensazione od emozione personale?

In tutte e due le comunità quello che ho vissuto di più, quello che in qualche modo si è incarnato in me, è il senso della solidarietà interna. Nonostante a volte tra le famiglie possano esservi dei litigi, discussioni di tutti i giorni, c'è un gran senso della solidarietà interna, un senso che noi non conosciamo assolutamente e che si manifesta in mille modi; per esempio tutti sono disposti ad aiutarti nel momento in cui tu hai bisogno. Ad esempio, nel momento in cui io sono stato accettato, ero di fatto mantenuto da loro, perché non avevo borse di studio, non avevo soldi, non avevo niente di mio. Io praticamente sono stato mantenuto da loro. Poi ho cominciato a fare il loro mestiere, che mi hanno insegnato. Poi ho cominciato a conoscere la loro rete di clienti, e così via.

A parte il valore della solidarietà, come sono vissuti valori come "amore" e "fedeltà", rispetto a come sono vissuti da noi?

L'amore tra marito e moglie, tra ragazzi e ragazze? Anche qui le manifestazioni esterne variano da comunità a comunità, da gruppo a gruppo. Comunque è un valore che è sentito moltissimo; certo, la visione della Zingara focosa, ben disponibile verso il non zingaro, è veramente una visione romantica. L'adulterio femminile, anche se la situazione varia da comunità a comunità, resta un caso fuori dalla norma. La fedeltà ha un valore molto sentito soprattutto da parte delle donne; anche qui, come da noi, grosso modo l'ideologia che possiamo chiamare maschilista è certamente presente.

Che importanza hanno per i Nomadi la festa, la musica e la danza. Sono tutt'ora "vive" anche tra quelle comunità urbanizzate?

Direi che anche qui non si può generalizzare, perché non tutti gli Zingari sono abili suonatori, come vuole il cliché dello Zingaro normalmente riconosciuto in Italia. In Italia sono pochi i gruppi in cui, soprattutto gli uomini, fanno i suonatori di professione. Comunque la festa, il momento della festa, è sentito da tutti. Perché la festa è la manifestazione verso l'esterno della coesione interna ed è il momento di massima apertura di una comunità. Nelle feste degli Zingari i non zingari sono sempre ben accolti.

Le feste di solito cosa celebrano?


Dunque, dipende come sempre da comunità a comunità...

Si festeggiano, per esempio, i compleanni? Al di là delle feste religiose?

No, solitamente. Anche se alcuni gruppi hanno cominciato a farlo da un decennio. Ma non sono molto importanti. Normalmente gli Zingari festeggiano, né più né meno, le occasioni rituali che assumono dalle popolazioni circostanti. Ad esempio certi Xoraxané che vengono dal Sud della Jugoslavia festeggiano il San Giorgio, la grande festa del Maggio. Il San Giorgio è una festa molto importante nei Balcani, perché San Giorgio è l'unico santo che è venerato dai cattolici, dagli ortodossi e dai musulmani. I Rom Kalderas presenti nel Nord, ma più o meno sparpagliati in tutta Italia, festeggiano la Slava, che è una festa familiare adottata dai Serbi ortodossi.
I Rom cattolici normalmente festeggiano come noi, né più né meno, il Natale e la Pasqua, dando più importanza (penso ancora ai Roma sloveni) al Capodanno, che per loro è più importante del Natale. Ossia festeggiano le nostre feste, ma ne reinterpretano la funzione.

Generalmente noi siamo abituati a considerare la magia dei Nomadi come frettolose e occasionali "letture" della mano. Invece vorrei sapere se, proprio all'interno del gruppo, si pratica o comunque si crede alla magia, al soprannaturale.


E' sempre difficile fare una distinzione netta tra credenze magiche e religiose. Quindi io rubricherei questa domanda in credenze magico-religiose. Tutti gli Zingari che io ho conosciuto sono ferventi credenti, il che non implica che siano credenti come noi vorremmo o come qualcuno di noi vorrebbe. Tutti credono in esseri o potenze soprannaturali, tutti, siano essi cattolici, musulmani o ortodossi. Presso molti gruppi vi è la credenza su quello che loro chiamano il "rispetto" per i morti. Per cui attuano comportamenti tesi a salvaguardare la memoria di un morto, e questo può comprendere il non pronunciare più il suo nome, il bruciare la carovana appena uno muore, il non mangiare più il piatto preferito del morto, ecc. L'insieme di queste credenze e pratiche caratterizza e distingue le singole comunità le une dalle altre.

Ho parlato con dei Nomadi che raccontavano della "lettura" del caffè...


Sì, questa è una pratica comune ai gruppi provenienti dal Sud della Jugoslavia. La "lettura" del caffè è comune anche fra i non zingari del Sud della Jugoslavia.

In conclusione vorrei che lei ci desse un giudizio sulle molteplici rappresentazioni degli Zingari nel cinema e nella letteratura. Secondo lei sono espressioni puramente folkloristiche, queste, che quindi mistificano un po' ciò che è la vera anima del popolo nomade, oppure possono essere considerati lavori attendibili e non banalmente oleografici?

Sinteticamente: potrei dire che il 99% della produzione artistica e letteraria ci mostra uno zingaro stilizzato, che non ha assolutamente niente a che fare con la realtà zingara. Vi sono però alcune opere in cui gli autori hanno cercato di rappresentare la realtà pur tenendo presente la vena artistica. Penso per esempio all'ultimo film di Kusturiza: la realtà che lui ha tentato di descrivere si avvicina molto alla realtà "vera".

Invece queste forme stilizzate, come lei ha detto prima, in che cosa consistono?


Consistono in un amalgama di stereotipi negativi e positivi di forma un po' ameboide, diciamo così, che si tramandano nella letteratura occidentale di generazione in generazione a partire dal '400. Ad esempio la Zingara che legge il futuro, quando non sono tante le comunità in cui le Zingare effettivamente leggono il futuro; lo Zingaro sporco e ladro, stereotipo negativo; oppure lo Zingaro amante della libertà e Figlio del Vento, quando è molto difficile dire che gli Zingari siano "figli del vento", liberi come il vento. Voglio dire che la libertà individuale all'interno della comunità certo c'è, ma, nella comunità, l'importante è la coesione interna: vi è sempre la ricerca dell'unanimità.

Sempre a questo proposito, volevo chiederle se la concezione di vita, la scansione del tempo ai ritmi della filosofia di vita, alla libertà che abbiamo appena nominato, si differenzia e in cosa dalla nostra? Abbiamo parlato di libertà, di una mitica libertà che forse, tutto stimato, non esiste?

La libertà non esiste? No. Per loro la libertà esiste nel momento in cui continua la distinzione tra Zingari e non zingari. Ciò significa che tutte le attività di una comunità sono tese al mantenimento della comunità stessa. La libertà è questa, il fare, come dicono loro, romané e non gagikané, da Zingari e non da non zingari. All'interno di questa filosofia c'entra naturalmente la visione del tempo, che è particolare. Un tempo che non è scandito da tappe precise come normalmente da, noi è scandito.

In che senso? A parte magari il fatto che noi possiamo tenere la nostra agenda, con i nostri appunti, con i nostri orari e appuntamenti, in che consiste questa differenza?

Consiste in questo: ogni persona vuole essere padrona del proprio tempo, di amministrare la propria giornata. Il che implica normalmente che cosa? Il rifiuto del lavoro salariato, ad esempio. Perché tutti gli Stati hanno avuto problemi nei loro tentativi di proletarizzare gli Zingari? Dal momento che il lavoro salariato impone un ritmo che "ruba" il tempo, gli Zingari non l'hanno mai accettato o l'accettano sporadicamente e soltanto temporaneamente. In Italia questo fenomeno è generalizzalo. Studi condotti nell'Europa dell'Est su Zingari proletarizzati a forza dalle autorità, dimostrano che questa tensione al mantenimento della padronanza del proprio tempo persiste. Le tattiche messe in pratica sono diverse, prima fra tutte quella dell'assenteismo, ossia quello che dai non zingari è considerato assenteismo.

Come considera, da un punto di vista culturale, i tentativi di alcune associazioni di solidarietà di trovare un posto di lavoro ai Nomadi?

Dipende. Se questi tentativi vengono fatti insieme agli interessati, va bene. Perché bisogna sempre partire da questo. Bisogna vedere poi se gli interessati chiedono un posto di lavoro per far piacere agli amici delle associazioni, oppure se ci credono veramente. Le convinzioni sul lavoro salariato, ma anche qui non bisogna generalizzare, variano. Perché so che tanti gruppi del Sud della Jugoslavia, abituati negli ultimi decenni ad avere un minimo di lavoro salariato, lo accettano abbastanza volentieri. Altri meno. Quello che io penso sia più consono per loro fare, o proporre, sarebbe di agevolare al massimo l'ottenimento delle licenze di commercio. Perché lo Zingaro, normalmente e prima di tutto, è un commerciante. Questo è lo Zingaro...

Per quanto riguarda il recupero della materia prima esistono dei problemi? Per esempio il costo del rame?

Sì e no, nel senso che se uno Zingaro decide veramente di fare il lavoro di sbalzare il rame, lo compra, lo cerca. Se lo vuole veramente fare. Ma il problema è che non bisogna esagerare l'importanza dell'artigianato. Io vedo tante associazioni che a volte, per difendere gli Zingari nei confronti dei non zingari, caricano l'importanza dell'artigianato all'interno delle comunità. Anche i gruppi che fanno artigianato privilegiano non tanto il lavoro dei metalli, ma lo smercio del proprio lavoro. Un valore diverso. Perché la tendenza è sempre quella di porsi come dei partners commerciali nei nostri confronti. Questa filosofia economica può anche sconfinare da un lato in attività illegali per noi, o, dall'altro, in attività che sono vissute come illegali da loro. Ad esempio il lavoro salariato. Perché per molti di loro vendere la propria forza lavoro è considerato alla stregua di essere derubati dagli altri, dai non zingari.

E' tutto relativo, quindi...

Ah, guardi, le assicuro che se si guarda il mondo dal punto di vista di una comunità zingara, ci si accorge che tutto è davvero relativo.

tratto dal sito

http://www.albertomelis.it/fondazione%20piasere.htm

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venerdì 27 agosto 2010

APPUNTAMENTI DEL CENTRO CULTURALE VALDESE

XXI Seminario di Tecnica ed interpretazione musicale - Orchestra da Camera della Val Pellice


Sabato 4 settembre ore 21.00
Teatro del Forte - Torre Pellice

Domenica 5 Settembre ore 16.00
Località Bagnou - Angrogna
In caso di maltempo Tempio Valdese Capoluogo Angrogna

(Info Scuola di Musica della val Pellice: 335 7827403)

I previsti concerti del 28 agosto a Bibiana e del 3 settembre a Bobbio Pellice

NON AVRANNO LUOGO.

4-5 settembre – Torre Pellice – Casa Valdese – Cinquantesimo Convegno di studi sulla Riforma e i movimenti religiosi in Italia, dal titolo "Luoghi".

(Info: Società di Studi Valdesi 0121 93 27 65)

Programma allegato

8 settembre 2010 -

POMARETTO - Scuola Latina, via Balsiglia 103, ore 21 - La saison des Alpages. Un documentario di Anne et Erik Lapied (1994). Durata: 35 min.
Da maggio a ottobre Georges et Noëlle Ruffier-Lanche vivono in un alpeggio accessibile solo a piedi e il cui unico modo per scendere i formaggi risale ai secoli passati: la slitta…
A cura di Micaela Fenoglio, ultimo appuntamento nell'ambito del corso "Cét été ...les montagnes parlent français. Paroles et images de vie montagnardes", nell'ambito della salvaguardia delle lingue minoritarie. La serata è libera e aperta a tutti/e.

Fondazione Centro Culturale Valdese
Via Beckwith 3
10066 Torre Pellice (To)
tel. +39 (0) 121 93 21 79
www.fondazionevaldese.org

Redattore Sociale - DiRE

Le Top News di oggi

Sintesi delle notizie principali del 27 agosto 2010

Newsletter n. 670 – Aggiornata alle ore 16.05

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UNA BUSSOLA PER IL SOCIALE

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ROM/SINTI - Un'altra "vittima della disperazione"

Un bambino di tre anni è morto e il suo fratellino, nato appena pochi mesi fa, è rimasto gravemente ustionato. E' il tragico bilancio di un incendio scoppiato nella notte nel campo nomadi della Muratella, in via Morselli a Roma. Un campo in condizioni fatiscenti. Valerio

Tursi (
Arci Solidarietà) ne illustra le condizioni: "Manca del tutto una rete fognaria, manca l’acqua. Non c’è riscaldamento e quindi d’inverno il riscaldamento è fatto con delle stufe a legna che si costruiscono da soli". Spadafora (Unicef) chiede l'attivazione di un monitoraggio permanente sui campi. "Proteggere l'esistenza dei bambini non è di destra né di sinistra ma è un dovere di tutti e tocca le coscienze di ognuno". Rocca (Croce Rossa): "Basta tragedie della disperazione".

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ROM/SINTI - Dopo la tragedia, le polemiche

Il sindaco Alemanno: "Rifletta chi ci lancia accuse di deportazioni quando sgomberiamo accampamenti abusivi per trasferire nomadi e baraccati dentro campi regolari e strutture di accoglienza". Il presidente della provincia di Roma, Zingaretti, parla di "tragedia figlia di un dramma irrisolto". Per la presidente della regione, Polverini, "questa ennesima tragedia dimostra come sia necessario proseguire sulla strada del contrasto all'abusivismo, già intrapresa dall'Amministrazione comunale, come nel caso del Casilino 900". Infine la denuncia di Alexian Spinelli, artista e docente di lingua romaní all'Università di Chieti, che parla di "omicidio di stato" e punta il dito contro i campi, "forma orrenda di discriminazione razziale e di ghettizzazione".

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ROM/SINTI - L'Europa, dove "le merci hanno più diritti delle persone"
La Francia continua, nonostante le critiche internazionali, a espellere rom bulgari e romani (ovvero comunitari) giudicati irregolari. Il primo ministro francese Fillon ha annunciato di avere parlato con il presidente della Commissione europea Barroso, con l’obiettivo di organizzare nel corso della prossima settimana un seminario tra i ministri francesi e i commissari europei responsabili per la questione. Sulla regolarità delle espulsioni continuano comunque a piovere critiche: non ultime quelle del gruppo socialista del Pe.

"Basta usare i rom come capri espiatori"

. Il Coordinamento nazionale antidiscriminazione morganizza per sabato 4 settembre una mobilitazione a Roma davanti all'Ambasciata di Francia, per dire "stop a razzismo, campi nomadi e nuove forme di deportazione". Granelli (CsvNet): "In Europa le merci hanno più diritti delle persone".

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POVERTA' - Alla fine del mese si allunga la fila al Pane Quotidiano
Oggi a Milano 2 mila persone hanno ritirato il sacchetto con pane, yougurt, latte e altri viveri. "La metà sono pensionati italiani - spiega Piermaria Ferrario, presidente dell'associazione fondata 110 anni fa -. Sono giorni più difficili perché hanno finito i soldi della pensione". Nel mese di agosto le mense per i poveri di Milano hanno servito ogni giorno oltre 2.500 pasti: non solo senza dimora, ma anche anziani, immigrati e famiglie in difficoltà. Lunedì pranzo al ristorante con i City Angels per 200 clochard: "Agosto è il mese più difficile per i senzatetto".
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TERREMOTO - L'Aquila, tornano le carriole

Domani le carriole, simbolo della rimozione delle macerie dal centro, prenderanno parte al corteo della Bolla, per l’apertura della Porta Santa di Collemaggio. Questa volta conterranno cartelli con i nomi dei vicoli, delle piazze, delle frazioni del cratere chiusi da 17 mesi: "Le carriole saranno piene dei nostri ricordi". Non ancora confermata la presenza di funzionari di Protezione civile e di qualche rappresentante del governo.

L’Aquila protagonista alla Biennale di architettura di Venezia

. Da domenica mostre fotografiche, reportages e incontri dedicati alla ricostruzione. E domani dibattito al palazzo Ducale con Marco Morante, presidente del gruppo di giovani tecnici che lavora per la città e Ettore Di Cesare, portavoce del Comitato 3:32, uno dei più attivi nella prima fase dell’emergenza, che oggi gestisce uno spazio per i giovani.

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DISABILITA' - Ancora persone rifiutate all'aeroporto

Anche questa estate casi di rifiuto all’imbarco di persone disabili non accompagnate e di problemi con il trasporto delle carrozzine elettriche: le ultime vicende "targate" EasyJet, come quella di una turista che non ha potuto salire sull'aereo a Londra perché la sua sedia a ruote elettrica aveva un peso complessivo superiore ai sessanta chili. Romeo (Anglat): "Procedure da chiarire a livello europeo".

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SCUOLA - Gravi insufficienze, ma è dislessico. Il Tar annulla la bocciatura
Il Tribunale amministrativo del Lazio accoglie il ricorso dei genitori di uno studente romano contro il provvedimento con cui il Consiglio dei docenti del suo istituto aveva deciso la sua non ammissione alla classe successiva. I giudici: "Non considerati la sua situazione complessiva e l’impegno".
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CARCERE - Bologna: i detenuti vogliono lavorare, ma mancano i fondi
Solo 1 su 5 tra i detenuti ammessi al lavoro è impiegato in un’attività. Colpa del sovraffollamento. Ma anche dei tagli. Il garante Desi Bruno segnala, infatti, che le risorse disponibili sono ulteriormente diminuite rispetto alla fine del 2009.

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DISABILITA' - Beach volley contro i pregiudizi

Rimini, beach volley contro barriere e pregiudizi. Beach volley, mare e musica per abbattere barriere e pregiudizi. Dal 29 agosto al 4 settembre a Marina di Viserba lo sport diventa terapia nella nona edizione di eSPORTiamoci: un percorso per una salute non solo mentale. Saranno oltre 450 i partecipanti. vai al sito>>

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giovedì 26 agosto 2010

Tremonti ha dichiarato che la legge 626 sulla sicurezza è un lusso che non possiamo permetterci.

Come si può commentare questa affermazione fatta da un ministro della Repubblica? Forse elencandogli i morti sul lavoro? Del resto, lo stesso tg che riportava la notizia ci diceva che c'erano stati altri morti, sul lavoro. Sono in media 4 al giorno...Questo è un 'lusso' che possiamo permetterci? Perchè non va lui a lavorare in fabbrica o in qualche cantiere edile?

La Costituzione dimezzata


Il Cavaliere è sempre più insofferente delle "forme" e dei "limiti" previsti dalla Costituzione. Ecco l'Editoriale di "Famiglia Cristiana" n. 35, in edicola dal 25 agosto.

Berlusconi ha detto chiaro e tondoche nel cammino verso le elezioni
anticipate – qualora il piano dei "cinque punti" non riceva rapidamente la fiducia del Parlamento – non si farà incantare da nessuno, tantomeno dai "formalismi costituzionali". Così lo sappiamo dalla sua viva voce: in Italia comanda solo lui, grazie alla "sovranità popolare" che finora lo ha votato.

La Costituzionein realtà dice: «La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Berlusconi si ferma a metà della frase, il resto non gli interessa, è puro "formalismo".
Quanti italiani avranno saputo di queste parole? Fra quelli che le hanno
apprese, quanti le avranno approvate, quanti le avranno criticate, a quanti non sono importate nulla, alle prese come sono con ben altri problemi? Forse una risposta verrà dalle prossime elezioni, se si faranno presto e comunque, come sostiene Umberto Bossi (con la Lega che spera di conseguire il primato nel Nord e, di conseguenza, il solo potere concreto che conta oggi in Italia).
Ma più probabilmente non lo sapremo mai. La situazione politica italiana è assolutamente unica in tutte le attuali democrazie, in Paesi dove almeno da Machiavelli in poi – la questione del potere, attraverso cento passaggi teorici e pratici, è stata trattata in modo che si arrivasse a sistemi bilanciati, in cui nessun potere può arrogarsi il diritto di fare quello che vuole, avendo per di più in mano la grande maggioranza dei mezzi di comunicazione.

Uno dei temi trattati in queste settimane dagli opinionisti è che cosa ci si aspetta dal mondo cattolico, invitato da Gian Enrico Rusconi su La
Stampa a fare autocritica. Su che cosa, in particolare? La discesa in campo di Berlusconi ha avuto come risultato quello che nessun politico nel mezzo secolo precedente aveva mai sperato: di spaccare in due il voto cattolico (o, per meglio dire, il voto democristiano). Quale delle due metà deve fare "autocritica": quella che ha scelto il Cavaliere, o quella che si è divisa fra il Centro e la Sinistra, piena di magoni sui temi "non negoziabili" sui quali la Chiesa insiste in questi anni? A proposito. Ivan Illich, famoso sacerdote, teologo e sociologo critico della modernità, distingueva fra la vie substantive (cioè quella che riassume il concetto di "vita" mettendo insieme, come è giusto, e come risponde all’etica cristiana, tutti i momenti di un’esistenza umana, dalla fase embrionale a quella della morte naturale) e ogni altro aspetto della vita personale o comunitaria, a cui un sistema sociale e politico deve provvedere.

Il berlusconismo sembra averne fatto una regola: se promette alla
Chiesa di appassionarsi (soprattutto con i suoi atei-devoti) all’embrione e
a tutto il resto, con la vita quotidiana degli altri non ha esitazioni: il
"metodo Boffo" (chi dissente va distrutto) è fatto apposta.

Beppe Del Colle

www.famigliacristiana.it

da una mail di Sergio Paronetto a Pax Christi

martedì 24 agosto 2010



Siena: Il test d’italiano di Maroni pone problemi etici


di Tommaso Caldarelli


E’ la denuncia dell’Università per stranieri di Siena: "come fanno gli immigrati a pagarsi i corsi di lingua per superare il quiz imposto dal Ministero? I soldi non bastano". E in molti si rivolgono alla Caritas.


Con il decreto interministeriale del 4 giugno scorso, a doppia firma Maroni-Gelmini per i ministeri dell’Interno e dell’Istruzione, si stabiliva che gli immigrati che abbiano intenzione di rimanere nel nostro paese per più di cinque anni debbano sottoporsi a un test che certifichi la loro conoscenza minima indispensabile della lingua italiana, e "al cui superamento è condizionato il rilascio del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo", secondo il testo della norma. E dunque, gli stranieri intenzionati a stabilirsi permanentemente in Italia, o comunque per un lungo periodo, dovranno dimostrare allo Stato di saper parlare l’italiano.


CHI PAGA? – Niente di strano: è una misura adottata in moltissimi paesi europei, dalla Francia alla Gran Bretagna, e di comune applicazione. Senonchè, qualcosa di diverso c’è: la dotazione finanziaria. E’ l’Università per stranieri di Siena a lanciare l’allarme, per bocca di Monica Barni, direttrice del centro CILS – Certificazione dell’Italiano come Lingua Straniera, uno degli enti autorizzati a sottoporre i test ed emettere certificazione legale. Il decreto, secondo la Barni, pone rilevanti "problemi di eticità", perchè c’è una "richiesta, ma non c’è un’offerta". Il nocciolo del problemasta tutto qui: come fanno gli immigrati, che devono superare il test, a pagarsi i corsi di lingua, senza soldi? "Come puo’ un immigrato che lavora 10 ore al giorno e magari ha figli piccoli", continua Barni,"trovare il tempo per frequentare un corso privato di italiano?"


UN TEST INUTILE? – Ne lo Stato gli sarà d’aiuto in questo: infatti, i soldi stanziati dal governo, per la precisione dal ministero del Lavoro, non potranno essere sufficienti. "Le previsioni del governo parlano di 340 mila persone che dovrebbero sottoporti al test", continuano da Siena, ma "di questi solo un’esigua parte ricevera’ gratuitamente un’offerta formativa"; col risultato, appunto, di costringere i richiedenti permesso a rivolgersi a strutture terze, prevalentemente gestite da entireligiosi (soprattutto dalla Caritas), o da altre realtà laiche. Ancora: essendo il test esclusivamentescritto, moltissimi immigrati non sapranno superarlo. Infatti è comune la situazione di un immigrato che sa parlare l’Italiano, ma di scrivere correttamente nella nostra lingua non è ancora in grado. Dunque, per la professoressa senese, ci troviamo davanti a "questioni che sfociano in tematiche etico-politiche che non si possono ignorare. La lingua e’ un diritto, il problema e’ quando la lingua diventa una barriera all’integrazione".


di Tommaso Caldarelli


pubblicato il 4 agosto 2010


http://www.giornalettismo.com/archives/75454/maroni-immigrazione-test-italiano-stranieri/


ripreso da http://www.didaweb.net/italianolinguamigrante/node/23



Piccola nota personale: la mia simpatia per la lega nord e la stima per i leghisti cresce ogni giorno vieppiù!


Altra piccola nota per eventuali lettori leghisti (se mai ce ne sono): si tratta di sarcasmo e ironia, non so se potete comprendere...

lunedì 23 agosto 2010

SOLIDARIETA' AI TRE OPERAI LICENZIATI DALLA FIAT E RIAMMESSI IN FABBRICA DALLA MAGISTRATURA.
NON E' SOLO UNA QUESTIONE METALMECCANICA O DELLA FIOM: SONO IN GIOCO I DIRITTI DI TUTTI E SENZA DIRITTI SIAMO SOLO SCHIAVI...

...E, A PROPOSITO DI SCHIAVI, LEGGETE IL RAPPORTO DI SAVE THE CHILDREN SULLA SCHIAVITU' IN ITALIA (www.savethechildren.it)

NICOLA SACCO, BARTOLOMEO VANZETTI



Il 23 agosto del 1927 vennero assassinati sulla sedia elettrica Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, rei di essere emigrati e, soprattutto, di essere anarchici. Furono vittime di una delle più grandi montature poliziesche della storia americana.


Pubblichiamo di seguito un link a youtube che rimanda al video dove Joan Baez canta la famosa canzone (composta con Ennio Morricone), il testo inglese ela traduzione in italiano (piccola annotazione personale: la copertina del 45 giri che vedete qui sopra è quella originale. E' stato il primo 45 giri che ho comprato da ragazzino, come il film dirertto da Giuliano Montaldo è stato uno dei primi che ho visto 'da grande': http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=21338. Al termine, un resoconto della vicenda. 


www.youtube.com/watch?v=gcgYwTnBIIQ


La canzone, interpretata da una (splendida) Petra Magoni è liberamente scaricabile in formato Real Audio dal Sito Ufficiale de Les Anarchistes [RV/Adriana]


Father, yes, I am a prisoner
Fear not to relay my crime
The crime is loving the forsaken
Only silence is shame

And now I'll tell you what's against us
An art that's lived for centuries
Go through the years and you will find
What's blackened all of history
Against us is the law
With its immensity of strength and power
Against us is the law!
Police know how to make a man
A guilty or an innocent
Against us is the power of police!
The shameless lies that men have told
Will ever more be paid in gold
Against us is the power of the gold!
Against us is racial hatred
And the simple fact that we are poor

My father dear, I am a prisoner
Don't be ashamed to tell my crime
The crime of love and brotherhood
And only silence is shame

With me I have my love, my innocence,
The workers, and the poor
For all of this I'm safe and strong
And hope is mine
Rebellion, revolution don't need dollars
They need this instead
Imagination, suffering, light and love
And care for every human being
You never steal, you never kill
You are a part of hope and life
The revolution goes from man to man
And heart to heart
And I sense when I look at the stars
That we are children of life
Death is small.


(inviata da Riccardo Venturi)


tratta da http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=3390&lang=it#lyrics_song


La Ballata Di Sacco E Vanzetti




Padre, sì, sono un prigioniero,
Non aver paura di parlare del mio crimine
Il crimine di amare i derelitti
Solo il silenzio è vergogna.

Ed ora ti dirò ciò ch’è contro di noi
Un’arte che si tramanda da secoli
Vai indietro negli anni, e troverai
Ciò che ha fatto nera la storia.
La legge è contro di noi
Con la sua immensa forza e il suo potere
La legge è contro di noi!
La polizia sa come fare di un uomo
Un colpevole o un innocente
Il potere della polizia è contro di noi!
Mentono senza vergogna su ciò che hanno detto gli uomini
Saranno pagati ancora di più in oro
Il potere dell’oro è contro di noi!
L’odio razziale è contro di noi,
Così come il semplice fatto che siamo poveri.

Padre caro, sono un prigioniero,
Non vergognarti di parlare del mio crimine
Il crimine dell’amore e della fratellanza
Solo il silenzio è vergogna.

Dalla mia parte ho il mio amore, la mia innocenza,
I lavoratori e i poveri,
Per tutto questo mi sento al sicuro, e forte
E spero bene.
La ribellione, la rivoluzione, non hanno bisogno di dollari,
Hanno bisogno di
Immaginazione, sofferenza, luce, amore
E attenzioni per ogni essere umano.
Non rubare mai, non uccidere mai,
Siamo una parte della speranza e della vita
La rivoluzione passa da uomo a uomo
E da cuore a cuore
Ed io sento, guardando le stelle,
Che siamo figli della vita.
E che la morte è piccola.


tratta da http://www.dartagnan.ch/article.php?sid=2635


 


Spesso l’amministrazione della "giustizia" è utilizzata dai gruppi di potere per eseguire volgari vendette politiche. Si costruiscono false accuse e false testimonianze contro le persone che si vogliono colpire e non è difficile trovare i giudici disposti a emettere la sentenza di condanna.
Negli Stati Uniti, dopo la prima guerra mondiale, la classe dirigente aveva scatenato una forsennata campagna di odio contro i lavoratori che lottavano per un miglioramento delle proprie condizioni di vita. Persecuzioni di ogni genere colpirono i socialisti, gli anarchici, i militanti dei sindacati, che erano chiamati col termine di" rossi ". Tra costoro i più odiati erano gli stranieri, ossia coloro che erano immigrati negli Stati Uniti da poco tempo.
L’episodio più ignobile di questa campagna fu il processo intentato a due anarchici italiani: Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.


Il 24 dicembre 1919 alcuni banditi assaltarono un furgone che trasportava le paghe degli operai di una fabbrica, a Bridgewater. Lo stesso giorno alla stessa ora a 60 chilometri di distanza, a Plymouth, un anarchico italiano di nome Bartolomeo Vanzetti girava per le vie della città con il suo carrettino vendendo anguille. Lo accompagnava un giovane aiutante di nome Beltrando Brini, anche lui italiano.
Il 15 aprile 1920, a South Braintree. due banditi rapinarono le paghe dei dipendenti di un calzaturificio e uccisero il cassiere e un poliziotto. Subito la colpa venne data agli anarchici. anche se non esisteva la minima prova.


Il 5 maggio Vanzetti venne arrestato su un tram insieme con un compagno anarchico di nome Nicola Sacco, pure lui italiano, operaio in un calzaturificio. Addosso ai due vennero trovati alcuni manifestini anarchici e una pistola. Era quanto bastava perché il ministro della giustizia e il capo della polizia decidessero che era arrivato il momento di dare una lezione ai rossi " e agli italiani.
Prima si fece il processo a Vanzetti per la rapina di Bridgewater. Come giudice fu scelto un certo Trayer, il quale dichiarò pubblicamente che gli italiani erano dei bastardi e i" rossi e gli anarchici delle carogne. Pubblico accusatore fu un certo Katzmann il quale desiderava solo far dimenticare le sue origini tedesche dimostrando che odiava gli stranieri. La giuria accettò persino la testimonianza di un giornalaio il quale affermò di aver capito che il rapinatore era uno straniero « dal modo di correre ». Più di venti testimoni italiani giurarono che alla stessa ora della rapina Vanzetti stava vendendo ad essi delle anguille ma non furono creduti; anzi furono presi in giro e derisi perché parlavano male l’inglese. Il giovane Brini fu accusato di aver imparato a memoria la lezione da ripetere al processo.


Fu invece creduto un testimone che affermò di aver riconosciuto Vanzetti al volante di un’automobile. Eppure l’italiano non sapeva guidare l’auto. Vanzetti fu condannato al massimo della pena, 15 anni. La condanna di Vanzetti era servita a convincere la gente che gli anarchici erano dei volgari banditi capaci di compiere qualsiasi delitto. Infatti Vanzetti e Sacco furono accusati anche della rapina di South Braintree.


Questo processo fu ancora presieduto da Trayer. La giuria fu formata con i più ricchi e sfegatati reazionari della città. Il presidente della giuria prima che iniziasse il processo dichiarò: « Quei maledetti dovrebbero esser impiccati ».


L’interprete, che era amico del giudice, falsificò regolarmente ciò che dissero i due imputati e i testimoni italiani traducendo male o inventando di sana pianta. I testimoni d’accusa risultarono in seguito tutti bugiardi.
Venne ignorata la testimonianza di una persona che aveva visto gli assassini mentre le sparavano e che escluse che fossero i due italiani. Pure ignorata fu la testimonianza di un impiegato al consolato italiano di Boston il quale dichiarò che al momento del delitto Sacco si trovava nel suo ufficio.


L’esperto che esaminò le armi subito dichiarò che le pallottole non potevano essere state sparate dalla pistola di Sacco. Più tardi però armi e pallottole vennero sostituite con altre in maniera da dimostrare la colpevolezza degli imputati.
Non ci fu niente da fare. Trayer dichiarò: « Se anche non sono colpevoli, vanno condannati lo stesso perché sono nemici delle istituzioni americane ». Sacco e Vanzetti furono condannati a morte. In America e in tutto il mondo vi furono manifestazioni di protesta per l’ingiusta condanna, scioperi, attentati, incidenti. Le supreme autorità del Massachusetts rifiutarono di rifare il processo anche quando un portoghese di nome Celestino Madeiros confessò di aver partecipato alla rapina di South Braintree e scagionò i due italiani. Inutilmente la moglie e la sorella di Sacco vennero dall’Italia per chiedere la grazia. La notte fra il 22 e il 23 agosto 1927 Sacco e Vanzetti salirono sulla sedia elettrica insieme con Madeiros.


Un anno dopo un altro delinquente confessò di aver partecipato alla rapina di Bridgewater e dichiarò che Vanzetti non c’era. Ormai non c’erano più dubbi: Sacco e Vanzetti erano innocenti; la loro morte era stata una vendetta compiuta in nome della giustizia.


tratto da http://www.saccoevanzetti.net/

sabato 21 agosto 2010

Francia, la cacciata dei rom



Partono i primi i voli per il rimpatrio dei rom in Bulgaria e Romania

Autorizzando il volo decollato da Lione alle 12:55 del 19 agosto, destinazione Bucarest, il governo francese guidato dal presidente Nicholas Sarkozy ha seguito il dogma dei nazionalismi europei secondo cui insicurezza vuol dire immigrazione che, a sua volta, vuol dire delinquenza. A bordo dell'aereo c'erano 93 rom espulsi dal suolo francese: e non bastano 300 euro di incentivo per ognuno di loro per definire queste persone dei "rimpatriati volontari", come subito si sono affrettati a precisare da Quai d'Orsay. Il piano sicurezza approntato da Sarkozy prevede un ulteriore volo il 20 agosto per un centinaio di rom, un altro il 26 agosto e un altro ancora entro fine settembre. L'obiettivo è quello di rimpatriare, in Romania e Bulgaria, circa 700 rom nell'arco temporale di tre mesi. Sarebbe alquanto da ipocriti cercare delle parole diverse per definire quella che si chiama espulsione collettiva su base etnica.

Le misure di sicurezza sono state approvate in una riunione ad hoc convocata dallo stesso Sarkozy lo scorso 28 luglio. All'ordine del giorno c'era da discutere "il comportamento di taluni appartenenti alle comunità rom e nomadi". Il ministro dell'Interno, Brice Hortefeux, ha ricevuto mandato di smantellare 300 campi ritenuti illegali, nel più breve tempo possibile. Il solerte Hortefeux non ha mancato di scandire il ruolino di marcia annunciando la chiusura di 51 campi nelle prime tre settimane. Cinquantadue con quello chiuso stamattina a Saint Martin d'Hères con l'ausilio di 150 poliziotti in tenuta antisommossa.

Le voci di opposizione

hanno immediatamente denunciato la deriva populista e xenofoba del Paese a cui la civiltà moderna occidentale - negli ultimi due secoli - ha sempre guardato come alla Maestra dei diritti civili e dell'uguaglianza. Per Noel Manere, esponente dei verdi, i rom sono stati usati come capro espiatorio, un elemento per distrarre l'opinione pubblica dall'impasse politica in cui si trova il presidente (a seguito del caso Bettencourt). E a Sakozy si sono accodati tutti gli altri politici, che in vista delle elezioni del 2012, cominciano a muoversi per raccogliere i consensi di una società che, in tempi di crisi, ha grandi paure e senso di insicurezza.

La questione che riguarda l'espulsione dei rom (il rimpatrio volontario, secondo il governo) è composta da diversi altri fattori: Sarkozy, il 28 luglio, ha dichiarato guerra ai rom e ai nomadi accomunando i primi ai secondi. Sorvolando in questa sede sulla secolare attribuzione di una natura criminogena al popolo rom - riaffermata implicitamente oggi da Sarkozy, ma ci piace ricordare che anche il nostro Presidente del consiglio Silvio Berlusconi nella campagna del 2008 prometteva tolleranza zero nei confronti di "delinquenti, clandestini e rom"- ciò che conta sottolineare è che il 95 per cento dei nomadi in Francia sono francesi: i padri e i nonni di queste persone hanno combattuto per difendere il territorio all'ombra dell'Eliseo. Che farne di loro? Questi non possono essere cacciati, neanche con un contributo di 300 euro a persona. Ma c'è un effetto: nonostante Sarkozy sia stato costretto a rettificare e a operare una distinzione tra rom e nomadi, nelle menti dei francesi "stanziali" - che considerano un disvalore l'ancestrale elemento del libero movimento in questo mondo - il sillogismo rom-nomade-delinquente si è già consolidato. E per questo motivo, non c'è da indignarsi se a una donna o a un uomo inquadrati in questo profilo viene interdetto l'ingresso in un grande supermercato francese, che, se lasciati entrare, li si pedini tra gli scaffali o li si perquisisca prima dell'uscita: su di loro è impresso l'indelebile marchio della presunzione di delinquenza.

Nicola Sessa

http://it.peacereporter.net/articolo/23685/Francia,+la+cacciata+dei+rom

nota mia:

come al solito, quando la destra è in difficoltà (o deve recuperare nei sondaggi), se la prende con i più deboli...

Il problema è che ora la lega si scatenerà...come se non bastassero i CIE (vere e proprie prigioni...). Che vergogna!

venerdì 20 agosto 2010

Riflessioni spicciole

Non so se qualcuno se ne è accorto, ma negli spot pubblicitari che affliggono uno spettatore che, come me, non guarda moltissima televisione, ce ne sono alcuni tremendi. E non mi riferisco qui, almeno, a quelli che riguardano le perdite urinarie delle donne (insomma, un po' di garbo! Se fossi una femmina, denuncerei qualche creativo -si autodefiniscono così).


Mi riferisco a quelli a tema religioso: statuette della Madonna, santini, rosari... Va bene che la Chiesa è un po' in crisi, che gli italiani non vanno a messa, che le vocazioni languono... ma questa religiosità di bassa lega, in vendita in edicola tra un film porno e un settimanale di gossip, mi sembra un po' troppo! Forse tutto fa brodo, pensano le nostre (?) gerarchie però mi sembra un raschiare il fondo del barile...

Mi hanno sempre fatto tenerezza le manifestazioni della religiosità popolare, le processioni, le edicole con la Madonna, i crocefissi in montagna, anche i vecchi santini della nonna: i sono cresciuto con le statuette della Madonna di Lourdes (di plastica) ripiene di acqua di Lourdes (quanta ne ho bevuta!). Mi facevano effetto anche perché erano fosforescenti: mi nascondevo sotto il letto dopo aver chiuso le persiane, per godermi lo spettacolo della statuetta che diventava luminosa...eh sì, non si guardava molta televisione allora.


Ma, tornando all'oggetto di questo post, cosa c'entrano, che c'azzeccano direbbe Di Pietro, i santini i rosari ecc. in vendita in edicola con un sano concetto di sacro? Mi sa tanto di mercanti nel tempio (che, almeno una volta, ne sono stati cacciati...)

NUOVI APPUNTAMENTI DEL CENTRO CULTURALE VALDESE

23 agosto

ore 21 – Torre Pellice – Tempio Valdese – Serata pubblica sul tema dell'immigrazione, dal titolo "L'arcobaleno di Dio. Il pluralismo etnico e culturale nelle chiese valdesi e metodiste". A cura della Tavola Valdese (tel. 0121 91296).

24 agosto

– 9-19 - Torre Pellice - Via Beckwith - Annullo postale dedicato ai cento anni dalla nascita del pittore Filippo Scroppo. A cura del Comune di Torre Pellice (tel. 0121 932530).

24 agosto

ore 21 – Torre Pellice – Galleria Filippo Scroppo – Vita Comunitaria, impegno politico, testimonianza. Incontro dibattito intorno al libro di Toti Rochat "Via Monte Grappa 62/b": l’esperienza della Comune di Cinisello Balsamo durante gli anni ’70. Con Daniela Gasparoni, sindaca di Cinisello Balsamo, Luisa Nitti, Pino Bernardi, Manfredo Pavoni. Presente l'autrice del libro. A cura della Libreria Claudiana (tel. 0121 91422).

Segreteria generale
Fondazione Centro Culturale Valdese
Via Beckwith 3
10066 Torre Pellice (To)
tel. +39 (0) 121 93 21 79
www.fondazionevaldese.org

giovedì 19 agosto 2010



Italiani, per esempio


Giuseppe Caliceti

Collana: Varia
Pagine: 240
Prezzo: Euro 14


Editore: giancomo Feltrinelli


In breve


"In Italia ci sono due re: un re è Berlusconi, l’altro re è il Papa. Berlusconi comanda l’Italia, il Papa comanda gli italiani. (Lili, 9 anni, Cina); "In Italia c’è libertà di religione ma quasi tutti vanno a pregare in chiesa." (Samir, 11 anni, Marocco); "Qui in Italia gli italiani sono molti, ma vicino a casa mia non ne vedo nessuno." (Iruwa, 6 anni, Costa d’Avorio)... Un maestro elementare italiano ha raccolto le storie, le riflessioni, le confidenze di alunni non italiani incontrati negli ultimi vent'anni di scuola. Un ritratto inedito dell'Italia di oggi e degli italiani.


Il libro


"Quando un bambino nasce la madre trasmette i colori: se lei ha la pelle nera nasci nero, se lei ha la pelle bianca nasci bianco, se invece la mamma ha la pelle nera e il padre la pelle bianca nasci contaminato, ma non vuol dire essere inferiore, perchè tutti siamo uguali."
Omar, 9 anni, Marocco

Quanti alunni stranieri avrò conosciuto in questi venticinque anni di scuola? Duecento? Quattrocento? Di più? Non so, ma ho sempre cercato di accogliere tutti e di ascoltarli con attenzione, clandestini compresi. Ho cercato di rispettare i loro silenzi finché, in modo inaspettato, è scattata in loro la voglia di raccontarsi e rileggere, a volte anche in modo fantastico, la propria esperienza. Hanno aiutato me e tanti alunni italiani a guardare con occhi nuovi al complesso fenomeno dell’immigrazione e ai problemi a esso connessi, mettendo spesso in discussione le nostre presunte superiorità e certezze. Ci siamo aiutati a guardare in modo diverso il mondo e il Paese in cui ci siamo trovati ad abitare. Fin da principio ho preso l’abitudine di trascrivere parole, frasi, conversazioni, testi scritti da questi bambini. In più di un’occasione sembrava di rivivere la favola del Brutto Anatroccolo, ma non sempre. Una volta ambientati in Italia, ho chiesto loro cosa ne pensassero dell’Italia e degli italiani. Ho raccolto i frammenti di tante storie, riflessioni, confidenze piene di speranza e di paura, di realtà e di fantasie, di tristezze e di allegrie, di ingenue osservazioni e di fantastici fraintendimenti. Ne è uscito questo ritratto inedito dell’Italia di oggi e degli italiani. Ho cambiato i loro nomi per ragioni di privacy, ma non la loro età e la loro nazionalità. Questo è libro è dedicato sia a loro che ai loro compagni di classe italiani. Ma anche a tutti i loro genitori. Grazie. Buona lettura.
Giuseppe Caliceti

"Italiani, per esempio testimonia una convivenza complessa ma non compromessa, conflittuale ma non traumatica, tanto più significativa in quanto percepita attraverso le impressioni, le riflessioni, i sentimenti dei giovanissimi alunni delle scuole elementari di Reggio Emilia, dove il maestro Giuseppe Caliceti insegna. I bambini ci guardano, possiamo nuovamente ripetere con Vittorio De Sica. Ci guardano non come adulti, ma come italiani."
Carlo Feltrinelli.


Razzismo, cittadinanza, accoglienza… un nuovo blog per discutere di questi temi…


"Nessuno nasce razzista. Guardateli: i bambini giocano con tutti. Il sentimento più comune che provano nei confronti di chi è diverso da sè è la curiosità, non la paura come oggi sembrerebbe guardando tanti adulti."
Razzismo, cittadinanza, accoglienza… online un nuovo blog per discutere di questi temi con Giuseppe Caliceti, il maestro elementare che in Italiani, per esempio ha raccolto le storie, le riflessioni, le confidenze di alunni non italiani incontrati negli ultimi vent'anni di scuola.

http://www.feltrinellieditore.it/SchedaLibro?id_volume=5001374

mercoledì 18 agosto 2010

Il manifesto di Eretici digitali

Scritto da admin Published: aprile 30, 2009

"Contemporaneo è colui che tiene fisso lo sguardo sul suo tempo per percepirne non le luci, ma il buio. Contemporaneo è colui che riceve in pieno viso il fascio di tenebra che proviene dal suo tempo". (…) "Appartiene veramente al suo tempo, è veramente contemporaneo colui che non coincide perfettamente con esso né si adegua alle sue pretese, ed è per questo inattuale. Ma proprio grazie a questo scarto e questo anacronismo è in grado più degli altri di percepire e afferrare il suo tempo".
Giorgio Agamben

I media sono in crisi, ma la rete rischia di sparire come luogo di libera comunicazione. Il giornalismo, che serve per la democrazia, rischia di affondare. La nuova opinione pubblica fa fatica a comprendere i rischi cui è sottoposta la libertà di espressione. Tutta la libertà di espressione, non soltanto quella degli addetti ai lavori. L’esito negativo non è scontato. Ma per cambiare le cose è necessario rileggere i rapporti tra rete e media con un approccio "eretico", che tradisca alcuni dogmi. Una duplice eresia – dei chierici del giornalismo e dei cittadini della rete – che crei il nuovo racconto dei media.

I neoluddisti, l’agiografia della rete e al centro il moloch del potere


Tre generi di dogmi hanno urgente bisogno di essere demoliti:
a. quelli del potere, che tende a legittimare solo il "racconto" dei media che gli sia mimesi e consenso
b. quelli della corporazione, che scambia il supporto, la carta, con la natura del giornalismo
c. l’ apologetica del digitale che preconizza la nascita di una società virtuosa perché tecnologica e si affida alle "piattaforme" , raccontando di uno sviluppo senza conflitti e buono in sé.

Proponiamo alla conversazione della rete dieci tesi, un progetto aperto.

I. I media sono in crisi. Ma forse non vale la pena di esultare

II. La mistica dell’innovazione ha molti lati oscuri

III. L’ossessione securitaria della politica e la libertà d’accesso fatta a fette

IV. I nuovi intermediari sono potenti

V. Le piattaforme di gestione della pubblicità sono opache

VI. Il tubo non è neutrale

VII. L’habeas corpus va esteso all’habeas data

VIII. Il populismo digitale è già qui

IX. Il reboot del giornalismo

X. La proprietà pubblica del racconto, dei racconti: la libertà della rete

tratto da

http://www.ereticidigitali.it/2009/04/30/il-manifesto-di-eretici-digitali/

martedì 17 agosto 2010

Ho ricevuto questa mail dalla ml di Pax Christi...

Ecco la notizia ANSA che ha fatto scrivere tutti i giornali italiani (guardate su google: muro gilo ) che finalmente il muro a Gerusalemme è stato tolto !

La realtà è un altra ed io che vivo proprio a BetJala e la vedo con i miei occhi non posso tacere di fronte a questa ulteriore "vergognosa menzogna"...




(ANSA) - GERUSALEMME, 15 AGO - L'Esercito israeliano ha iniziato a smantellare il muro di protezione contro il lancio dei razzi nel rione di Gilo, a Gerusalemme. I militari hanno annunciato in un comunicato 'il ritorno della calma' nel settore, e iniziato la rimozione dei blocchi di cemento collocati nel 2001, dopo lo scoppio della seconda Intifada nell'autunno del 2000. Il muro e' composto da circa 800 blocchi di cemento piazzati lungo 600 metri di perimetro.



La notizia è non è del tutto vera e si devono fare delle aggiunte per amore della verità : nella notizia non si dice che questa barriera di protezione alta 2 metri e costruita accanto alle prime case di Gilo, verrà sostituita con una barriera di 8 metri che verrà costruita direttamente dentro la terra della Parrocchia di BetJala e quindi circa 200 mt più avanti rubando una intera valle e tanti campi di ulivi. In questi giorni i lavori per la costruzione della barriera stanno proseguendo senza sosta e soprattutto senza rispetto di nulla, né degli alberi di ulivi, né dei parchi giochi per
i bambini, né degli orti di alcune nostre famiglie. E tutto questo non è giusto e per questo siamo rattristati e proviamo amarezza nel sentire come in Italia siano date queste notizie dalla Terrasanta. Purtroppo la notizia che finalmente anche a Gerusalemme i muri cadono è falsa perché la verità che noi vediamo con i nostri occhi e subiamo sulla nostra pelle è un’altra e
questa non vien mai detta. Ci domandiamo il perché ?
Chiediamo a tutte le persone che ancora hanno a cuore il bene di tutti, di protestare ed indignarsi con chi continuamente stravolge la realtà...e se riuscite, provate anche a scrivere ai vari giornali chiedendo di venire a vedere la realtà e raccontare la verità !!!

Chi di voi conosce BetJala sa che questa piccola comunità ha vissuto in questi anni con molta dignità il furto continuo di terre, lo strangolamento da parte delle colonie ( la stessa Gilo, va detto per amore della verità, è una colonia costruita sulla terra di BetJala)...in questi giorni stanno costruendo migliaia di case in un nuovo insediamento chiamato Har Gilo sulla cima della collina di BetJala, hanno devastato la bellissima collina di Cremisan (luogo famoso per i salesiani e per il vino...)...e tante altre cose che nessuno racconta mai...ma ora è proprio troppo, ora non è accettabile che facciano i belli raccontando a tutti che hanno tolto il muro quando non è assolutamente vero...anzi è tutto il contrario !!! VERGOGNA!!!!



Un abbraccio anche a nome del mio parroco che non ce la fà più nemmeno a
protestare e mi ha incaricato di dargli voce !!! Abuna Mario