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sabato 29 gennaio 2011

150

Nel   150° anniversario dell'Unità d'Italia, mentre la pubblica opinione  è distratta dagli scandali  che coinvolgono il premier e umiliano  l'Italia,  si sta verificando paradossalmente  la  spaccatura in due  dell'Italia  per effetto della riforma federale. La  riforma fiscale, che fu  sostenuta da quasi tutto il Parlamento,   sembra una trappola per  molti ignari cittadini. Il terzo decreto  attuativo  dà a  Sose SPA  (insieme a Istat e a  Ragioneria dello Stato) il compito di fissare  i fabbisogni standard   degli enti locali nelle loro funzioni fondamentali.  La questione dei  fabbisogni è l'architrave  del federalismo fiscale. Dalla loro  determinazione dipenderà la  tutela dei diritti sociali.  E' assurdo  che il decreto  sottragga al Parlamento  e  deleghi ad una  Spa e  all'Istat la  individuazione dei fabbisogni  e dei livelli delle prestazioni concernenti  i diritti  sociali dei cittadini: il diritto alla  scuola, alla salute, al lavoro.  Con la violazione del dovere di  solidarietà  sociale ( art 2 ), a scapito degli enti locali delle  aree più deboli .

Non solo. Il neo presidente di  Rete Imprese Italia, Giorgio Guerrini, che raggruppa due milioni di  piccoli imprenditori, lancia l'allarme. In un'intervista all'ANSA  adombra il rischio, che per noi è certezza,  che il federalismo  si  traduca in un aggravarsi della pressione tributaria per tutti i  cittadini. I decreti  produrranno un aumento della pressione fiscale  a livello locale. In Italia  secondo i dati dell'ultimo documento  OCSE, il rapporto tra tasse locali e prodotto interno lordo è  passato dal 2,9 per cento del 1990 al 16,1 del 2008, contro una media  europea  del 12,4 per cento. I calcoli diffusi dalla CGIA di Mestre   confermano che i cittadini italiani pagano un prezzo alto al fisco  locale: 1233 euro a testa. La dilatazione delle assunzioni  clientelari si trasforma in un ulteriore aggravio fiscale per gli  esangui contribuenti italiani. Roma è tra i primi posti tra i comuni  più tartassati dai tributi locali. Inoltre il federalismo fiscale   consentirà ai comuni anche  di sbloccare quest'anno le addizionali IRPEF ferme al 2008. E le Regioni potranno portare dal 2015  l'addizionale dall'attuale '1.4 per cento al 3 per cento per i  redditi sopra i 28.000 euro. Possibilità di aumento anche per l'IRAP  su cui le Regioni avranno ampi spazi di manovra.  Queste le fosche  prospettive del federalismo fiscale .

Intanto il distacco del Nord dal resto dell'Italia sta avvenendo in modo  irreversibile. Il primo colpo, è bene ricordarlo,  venne dalla  riforma del Titolo V, che attribuì  alle Regioni competenza  legislativa concorrente con lo Stato  in materie di rapporti  internazionali con l'UE,   lavoro,  istruzione e  sanità. ( art 117  Cost ). Una vera follia!   I  risultati della legislazione  concorrente in materia di istruzione si sono visti con lo spettacolo  desolante del comune di Adro, il cui sindaco leghista ha preso  iniziative razzistiche e  lesive della unità nazionale. A parte  la  bandiera della lega nella scuola,  egli  ha deciso che  "Se il genitore non paga, l'alunno non mangia a scuola e se ne  torna a casa". Una misura che colpisce  gli immigrati e i senza  reddito, anche se bravi a scuola. E a questa decisione  Bossi,  Berlusconi e soci hanno reagito con un'alzata di spalle. Come hanno  fatto dopo la inaugurazione della scuola tappezzata di emblemi  leghisti e intitolata ad un fondatore della lega Nord senza  consultare l'autorità scolastica locale.  Nemmeno la bandiera  italiana all'inaugurazione della scuola per sottolineare la  prevalenza dell'identità locale su quella nazionale. L'ultimo  episodio di queste   scelte dissennate   è il divieto di alternativa  al  “menu padano” nella mensa scolastica.  Solo un   analfabeta  come Umberto Bossi poteva ispirare tale cretinata , che  danneggia  i  meno abbienti. A Lazzate, in Brianza, (Lazzzàa comune della  Padania, si legge sul cartello) le strisce pedonali sono verdi e le  vie si chiamano Pontida, Padania, Carroccio, Sole delle Alpi e roba  del genere. L'osteria ha preso l'impegno con il comune che per  vent'anni non può servire pizza né couscous, ma solo cucina  lombarda.  Episodi che  indicano una strategia politica precisa che  va verso  secessione e  barbarie.

La modifica del  titolo V, voluta da De Mita, D'Alema e da  Giuliano  Amato,  subì   nel 2004 le critiche di   Giuliano Vassalli. Che espresse “antipatia  profonda  per la riforma del 2001 del centrosinistra”, parlando  “di manovra elettoralistica varata,  con scarsa maggioranza, a favore  del federalismo”. E auspicò  di  “ rinvigorire la legislazione  esclusiva dello Stato  su materie su cui la competenza non è  frammentabile”. E   concluse: “ la riforma del 2001 ha  necessità  di essere ripensata funditus ” .

Altrettanto critico fu il giudizio dell'allora    onorevole  Giorgio Napolitano, che  chiamato in causa per avere  promosso la commissione  De Mita , cui subentrò D'Alema,  ammise nel  predetto convegno di volere “ rafforzare i poteri del  Primo  Ministro”  ma trovò “orripilante”  la nuova formulazione dell'art  117. Rafforzando i poteri del premier, Berlusconi sarebbe rimasto  40 anni con  effetti irreparabili.

Uguale critica feroce espresse il  costituzionalista Mauro Ferri, che osservò “quando la  Costituzione cominciava a funzionare, si  è cominciato a volerla  cambiare con le varie commissioni. ... della bicamerale D'Alema  meglio non parlare, meglio non esprimere giudizi su quello ( di  negativo) che uscì fuori da quella bicamerale” tra cui “il  famigerato premierato”, che poi per fortuna cadde,  e “ il  famigerato titolo V del 2001”.

Sulla stessa linea  il  costituzionalista Augusto Barbera “ la riforma del titolo V ha già  prodotto non pochi danni  alla governabilità del Paese”.

Nonostante queste critiche aspre e  il contenzioso Stato-Regioni che sommerge la Corte,   Giuliano Amato ha dichiarato il 14 gennaio 2011 all'Accademia dei Lincei   che “la  svolta federale in atto servirà a superare la incompiutezza della  unificazione italiana”. Un trasformista  braccio destro di Craxi  che  mira alla Presidenza della Repubblica con l'appoggio del  centrodestra e di Bossi.

Il federalismo  accettabile è  solo quello solidale. Convinti, con Ciampi, che “per  diffondere    in Europa un  generale benessere, maggiore  giustizia sociale, un più  alto livello di democrazia” , il federalismo    richiede  “cultura politica, accresciuto impegno civile di amministrati ed  amministratori, nuovo patriottismo, regionale, nazionale ed europeo. ”  Ma  Ciampi riconobbe  che la nascita delle Regioni  era  una  delusione:  non avevano saputo  evitare “ costosi doppioni”,   una “proliferazione burocratica, dannosa per lo sviluppo di ogni  regione”, ed -io aggiungo - una crescita di corruzione e  crimine  organizzato. La mafia continua a gestire   le risorse destinate alle  regioni  provenienti dallo Stato e dall'UE . Come confermano   Commissione Antimafia e  DNA.

Parlando  del federalismo non  dimentichiamo che Bossi e premier mirano allo  stravolgimento della Costituzione, già tentato nel 2005. con  Senato Federale,  Corte Costituzionale e  federalismo fiscale. Il  senato Federale,  approvato  dal Parlamento    nel 2005 , fu   bocciato  dal referendum popolare.  Giuliano Vassalli ammonì che  esso  realizzava   il predominio del Senato federale sulla Camera ed  era“Un  istituto ibrido, incomprensibile in più punti” .  La Lega vuole un  Senato federale  con  poteri  più ampi  di quelli  della Camera.  E il potere di eleggere 4 membri della Corte  Costituzionale,  mentre  alla Camera ne resterebbero  solo 3, (oggi  ne spettano cinque al Parlamento in seduta comune). Con l'aumento dei  giudici di nomina politica,  la Consulta non sarebbe  il giudice  imparziale delle leggi, ma un organo della maggioranza. E dunque non  in grado di dichiarare la incostituzionalità delle leggi approvate  dalle  maggioranze di centro destra e di centrosinistra, a partire  dal lodo Alfano. Al Senato spetterebbe un groviglio di competenze,  tra cui un potere di veto  sui rapporti internazionali, tutela  e sicurezza sul lavoro, istruzione,  ricerca scientifica e  tecnologica, salute,  finanza pubblica  e del sistema tributario,   art 117 3 comma Cost.  Un guazzabuglio che porterebbe alla paralisi  del Parlamento ed alla disgregazione del Paese.

Farraginoso   era il sistema escogitato dalla Lega per disciplinare i rapporti tra  Camera  e Senato federale nella formazione delle leggi.  Una riforma   per aumentare i conflitti. In  realtà la Lega tende   alla secessione morbida del Nord  dal resto  dell'Italia.  Una conferma della incidenza negativa del federalismo   sullo  sviluppo  viene dalla Corte dei Conti che ha denunziato,  nel 2009 e  2010  che la corruzione dilaga essendo divenuta una tassa immorale  e  occulta,  pagata dai cittadini, pari a 50-60 miliardi di euro  all'anno . “Un fenomeno che ostacola  nel Sud, gli investimenti  esteri”.  Nella classifica della corruzione, tra le prime cinque  regioni, - afferma la Corte- ce ne sono quattro  nel sud :  Sicilia  (13% del totale delle denunzie), Campania (11,46%), Puglia ( 9,44 ),   Calabria (8,19) preceduta dalla Lombardia con il 9,39 del totale  delle denunce. A questo si aggiunge l'aumento della spesa corrente del 4,5% (stipendi e pensioni),  un costo insopportabile per la  collettività.

D'altra  parte, guardando ad Adro e Lazzate, capiamo che il federalismo   tende    a proteggere gli interessi particolari della lega contro  quelli dei cittadini delle altre regioni d’Italia e contro gli  stranieri.    E a  intaccare  settori   quali  scuola e  sanità. La  scuola  non  sarà  più luogo del confronto pluralistico  di giovani   di  diverse culture, etnie e religioni ma  quello in cui la  formazione  si frantumerà  nelle varie regioni  a seconda delle  diversità religiose ed etniche, con il vanificarsi  della speranza  di costruire una comune  cittadinanza  democratica  secondo i  principi di solidarietà e tolleranza.

Nella sanità  saranno   avvantaggiate le Regioni  più ricche   di fronte alle regioni più  poveremeno garantite rispetto ad un bene primario quale è  il  diritto alla salute.  Ciò  lederebbe la idea unitaria dello Stato  pensata dai padri costituenti quale “forma  fondamentale di  solidarietà umana”.   Il  parlamento nazionale, che  legifera  su  diritti e libertà fondamentali dei cittadini, sul lavoro, sulla  indipendenza dei magistrati, sul pluralismo della informazione, sui  sistemi elettorali e sui conflitti di interesse, perderebbe la sua  centralità e la sua  libertà.  Il solo effetto positivo dello  scandalo che travolge il Premier è- speriamo- l'affossamento del  federalismo.

La situazione  politica

Mentre la stampa  dedica decine di pagine alla telenovela  Ruby-premier, eventi gravi come  la guerra in Afghanistan e la morte dei soldati italiani, la  vicenda delle trattative  tra Stato e mafia,  volute per consentire   la nascita del regime, e la verità sui responsabili  delle stragi   sono quasi del tutto  oscurate. La morte  dell'alpino Luca Sanna    colpito da un  talebano  nella base di Baia Murghab  è stata   relegata dai media nelle pagine interne. I giornali  sono  a caccia  delle telefonate osè delle  presunte amanti del premier.   E tuttavia, tentiamo una breve analisi della situazione.  Il capo  del governo è  più che mai abbarbicato alla poltrona di premier e  trova   nuovi adepti, pronti a vendersi al migliore offerente pur di  non lasciare  gli scranni in parlamento. Ma il  destino  del  Capo  sembra segnato dal nuovo atteggiamento di Umberto Bossi. Che non gli  offre il sostegno di sempre.  Anzi lo invita a non attaccare i  giudici e  gli  chiede perentoriamente  il varo del federalismo.  Salvo a scaricarlo subito dopo l'approvazione dei decreti. Se ciò  non avverrà in tempi brevissimi,  la Lega, forte delle previsioni  che la vedono  in ascesa,  andrà  lo stesso alle elezioni  anticipate. Il disegno di Bossi è chiaro: ingoiare quest'ultimo  rospo per non pregiudicare il cammino del federalismo secessionista. E subito dopo liberarsi dell'alleato scomodo indifendibile  di fronte  al popolo di Pontida puntando alle urne per un nuovo sicuro balzo in  avanti.

Ma   sembra difficile che il premier  riesca  a  varare le riforme sulla  giustizia che  lui annuncia ogni giorno. Un attacco alla giustizia  sarebbe insopportabile anche per  i leghisti.

Ferdinando Imposimato

Da una mail dell’amico Giovanni Falcetta

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