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martedì 8 maggio 2012

ANNOTAZIONI SULL’ESITO ELETTORALE AMMINISTRATIVO DEL 6-7 MAGGIO 2012


E’ evidente come tentare, a poche ore dalla chiusura delle urne e a dati non ancora analizzati nel dettaglio, l’avvio di una riflessione sull’esito delle elezioni amministrative svoltesi in Italia il 6-7 Maggio, rappresenti in un qualche modo una sorta di forzatura: pur tuttavia è necessario provare anche allo scopo di stimolare, per quanto possibile un dibattito che ci sarà ma che dovrà essere incanalato su binari reali, al fine di renderlo massimamente produttivo al fine di favorire un ragionamento di carattere generale.


Erano in gioco un numero significativo di elezioni comunali, sparpagliate sul territorio quindi con la possibilità di fornire risultati attendibili anche sul piano della proiezione politica generale, con l’evidenziarsi, proprio sul piano dell’analisi di due limiti: il primo relativo all’estrema frammentarietà nella presentazione delle liste con un gran numero di candidati riferiti esclusivamente al terreno locale; in secondo luogo al peso della personalizzazione della politica, quanto mai evidente nel caso dell’elezione diretta, che ha portato, in positivo e in negativo (si vedano i casi di Palermo e Genova) a un ulteriore dato di sconnessione del quadro.


In ogni modo i dati che mi pare possano essere sottolineati con una certa qual approssimazione vicina alla realtà di un’analisi più approfondita possono essere così riassunti:


1) Si è verificata un’ulteriore deframmentazione tra la società e la politica, tradottasi in un livello di astensioni dal voto mai fatto registrare in precedenza in alcun tipo di competizione elettorale in Italia, esclusi ovviamente i referendum: da notare, comunque, a questo proposito che la percentuale dei voti in questa tornata amministrativa è stata, alla fine, quasi simile a quella dei partecipanti al voto nei referendum della primavera scorsa. Un dato, a mio giudizio, da rilevare con attenzione). Il “mancato voto” appare abbastanza omogeneo sul territorio nazionale e corre, anche in parallelo con il dato del progressivo invecchiamento della popolazione (vale la pena di ricordare come nelle liste elettorali manchino gli immigrati che, in questo momento, rappresentano una percentuale rilevante dei cittadini attivi presenti sul territorio).


2) Altrettanto evidente il dato di una forte frammentazione del quadro politico, ben al di là della presenza di moltissime liste civiche, soltanto una parte delle quali da collegarsi alla volontà dei candidati-Sindaci di disporre di una propria lista personale (com’è opportuno, del resto, in occasioni di questo genere). Un segnale, questo delle liste civiche, che non deve essere assunto dai partiti tradizionali come un fenomeno fisiologico localistico, ma come un segnale della loro persistente ed evidente debolezza nella capacità di espressione d’egemonia. Un dato, comunque, questo delle liste civiche che fa diminuire la possibilità di un esame particolarmente compiuto nell’esito dei dati;


3) Il peso del localismo, trattandosi di elezioni amministrative, ha “schermato” quello che rappresenta il vero dato politico del momento e sul quale si sono giocate, ad esempio, le elezioni greche e francesi: il ruolo dell’Europa. Sarà questo, però, oltre al riflesso delle politiche sociali sul territorio l’elemento vero del contendere nella prossima competizione elettorale legislativa generale (2013? A questo punto probabile, comunque). L’Europa quale principale “frattura” politica, al riguardo della quale sarà necessario attrezzarci per poter esprimere un adeguato giudizio di merito, cercando di sprovincializzare al massimo la nostra capacità di giudizio;


4) Appare evidente, comunque, come al centrodestra dello schieramento politico italiano si profili un vero e proprio “vuoto” dovuto all’assenza di leadership. Una leadership che ha sempre rappresentato il punto vero di coagulo per quell’area politica, dal momento in cui fu compiuta la scelta di un sistema elettorale prevalentemente maggioritario. La politica, come è ben noto, non ammette vuoti, e in questo caso il tema dominante rimane quello che, pure, si è posto con grandissima forza dal Dicembre scorso e che riassumo in questo modo: è necessario che il governo in carica si misuri, in una qualche forma, il più rapidamente possibile con il terreno elettorale. Se ciò non dovesse avvenire e l’offerta rivolta alle elettrici e agli elettori italiani in occasione delle elezioni politiche del 2013 fosse rappresentata dai partiti che hanno contraddistinto la lunga fase di transizione sviluppatasi tra il 1994 e il 2011 allora un esito peggiore di quello greco potrebbe essere ipotizzabile;


5) Il centrosinistra tradizionale, imperniato sul PD e su di una sinistra pallida e frammentata non decolla. Sarà favorito nell’assegnazione dei Sindaci dal doppio turno (doppio turno: un sistema elettorale al quale sarebbe necessario rivolgersi con maggiore attenzione). Si pone il tema, reso ancor più urgente se possibile dalla “questione europea”, dell’identità di una sinistra adeguata alla qualità di questo scontro. Una sinistra che, per adesso, nelle sua varie forme appare proprio al di là da venire e, in quest’occasione, non sostituita dal personalismo delle candidature a Sindaco;


6) La cosiddetta “antipolitica italiana” appare molto diversa da quella europea. Definire, poi, come “antipolitica” la presenza alle elezioni di formazioni, sicuramente anomale, ma ben saldate dentro al recinto democratico appare, sinceramente, come una bizzarria davvero localistica. Il “movimento 5 stelle” (al di là delle “sparate” del suo leader, maestro di istrionia propagandistica) è cosa ben diversa dal Front National francese e dai neo-nazisti greci appena approdati in Parlamento, ed ancora profondamente diversi dai “Pirati” tedeschi e svedesi (cui è accomunato forse dalla momentanea indisponibilità a produrre coalizioni di governo) e non rappresenta, neppure, il tanto conclamato superamento della barriera destra/sinistra che rimane, invece, tutta intera nella sua realtà proprio in ragione del già richiamato tema europeo. Nella sostanza un fenomeno che, presumibilmente, trova ragioni esclusivamente nell’altrettanto già citato vuoto prodottosi nel sistema politico italiano, a causa dell’assoluta difficoltà dei partiti che lo compongono, senza le ragioni fortemente ideologiche che animano le estreme anti-sistema francesi e greche, tanto per citare questi due esempi d’attualità.

Savona, li 8 maggio 2012 Franco Astengo

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