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lunedì 7 maggio 2012

NOTERELLE SULL’ESITO ELETTORALE FRANCESE E GRECO




Sarebbe bene sviluppare un tentativo di sprovincializzazione del dibattito al riguardo dei possibili spunti di analisi offerti dall’esito del voto in Francia e in Grecia.


A questo proposito appare opportuno precisare che:


1) Ogni situazione va valutata come a sé stante e non è giusto compiere operazioni di “mescolamento” indebito. In questo senso il maggior poeta della politica italiana non può, nemmeno per sviluppare propaganda fine a se stessa, definire un esito analogo al riguardo delle due principali tornate elettorali svoltesi in Europa nella domenica 6 maggio 2012. L’esito delle elezioni presidenziali francesi risulta, comunque, essere interno all’ambito del dibattito europeo (per quello che beninteso è il dibattito europeo : a questo proposito, almeno da parte mia, non esiste alcuna valutazione di merito). L’esito delle elezioni legislative greche, invece, è stato giocato sull’asse Europa sì o no, con un risultato assai incerto e per determinati versi inquietante (vedi affermazione dei neonazisti), all’interno di un Paese prostrato da condizioni economiche ormai insopportabili per la maggior parte della popolazione. Affermare, com’è stato fatto, che entrambi i risultati hanno il segno del progressismo “antitecnocrati” è del tutto sbagliato e fuorviante, anche perché dalla situazione greca non è emersa una prospettiva di alternativa di governo (nemmeno sul versante di un raccordo tra Pasok, Sryza e Sinistra Democratica);


2) Così com’è sbagliato è fuorviante parlare, al riguardo della Francia, di “centrosinistra” da Malenchon a Bayerou in appoggio ad Hollande. Malenchon e Bayerou sono stati sconfitti nettamente al primo turno proprio da Hollande e si sono limitati a una dichiarazione di voto. Non c’è nessun accordo di governo in vista, nessuna “foto di Vasto” e nessun “allargamento al centro” e stupisce che il segretario del principale partito italiano del centrosinistra affermi queste cose. Il governo francese sarà un governo socialista, con tutti i limiti che il PSF presenta nella sua capacità programmatoria e nel suo dibattito interno, ma un governo socialista, il cui profilo con ogni probabilità sarà meglio definito dall’esito delle elezioni legislative di Giugno. Il doppio turno, infatti, consente quest’opportunità ed è questa, del sistema elettorale, la questione sulla quale riflettere sul serio nella comparazione tra Italia e Francia. Certo che il doppio turno (ricordo che nelle elezioni legislative passano al secondo turno, in ogni collegio, i candidati che superano il 12,5% e non semplicemente i due meglio piazzati) deve essere sostenuto da un livello di organizzazione partitica di cui nel paese dei partiti elettorali-personali, si è ormai persa la traccia;


3) La terza e ultima indicazione riguarda il fatto che i governi uscenti debbono presentarsi al giudizio degli elettori, così è avvenuto in Francia e non è avvenuto in Grecia, e non avverrà in Italia se non ci sarà una oggettiva ristrutturazione del sistema attorno alla centralità del governo dei cosiddetti “tecnici”, in modo da consentire il libero giudizio delle elettrici e degli elettori. Se i partiti italiani, invece, ripresenteranno la loro “offerta politica” così come sono, allora il rischio di una astensione di massa risulterà particolarmente forte (evitata del resto, nell’occasione di queste amministrative dalla particolarità di elezioni strettamente definiti, proprio dal punto di vista delle candidature, dall’ambito locale, come giustamente ha fatto notare Mannheimer sul "Corriere della Sera" di oggi).

Savona, li 7 maggio 2012 Franco Astengo

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