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martedì 28 giugno 2011

L'ORRORE PIU' GRANDE. IL PRIMO DOVERE

Non riesco a credere che questo accada: l'Italia e' in guerra, sta partecipando a guerre scellerate in cui ogni giorno nuove stragi si sommano alle stragi, e nessuno qui sembra neppure accorgersene.
E non sto parlando della cinica indifferenza dinanzi alle stragi da parte dell'area razzista, fascista e mafiosa; sto parlando della cinica indifferenza da parte dell'area che si pretende democratica e pacifista.
Politici ed intellettuali, associazioni e movimenti, scrittori e giornalisti, stelle della societa' dello spettacolo e blogger del solipsismo consumistico di massa, commentatori ed attivisti di ogni ordine e grado incessantemente straparlano di ogni sorta di questioni, e tutti tacciono su questo che e' l'orrore degli orrori, il crimine dei crimini: la guerra; la commissione di stragi da parte del nostro paese, in violazione delle leggi del nostro paese, con la complicita' della totalitaria totalita' dei decisori pubblici e con la complicita' - passiva, ma effettuale e cogente - della stragrande maggioranza della popolazione del nostro paese.
In Afghanistan e in Libia si sta consumando un crimine contro l'umanita': ne e' colpevole anche lo stato italiano, con la complicita' di tutti coloro che ai massacri della guerra, alla guerra che sempre e solo consiste di massacri, non si oppongono.
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Fra tre mesi si terra' la marcia Perugia-Assisi nel cinquantenario della prima, quella di Aldo Capitini. E si percepisce fin d'ora che molte saranno le adesioni, e grande la partecipazione - ed e' certo un bene.
Ma cosa avrebbe pensato l'Aldo Capitini ideatore della marcia e fondatore del Movimento Nonviolento il cui primo compito e' "l'opposizione integrale alla guerra", della resa alla guerra e alle stragi, della complicita' con la guerra e le stragi, da parte della quasi totalita' delle persone e delle organizzazioni dell'area sedicente pacifista e finanche nonviolenta?
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Non abbiamo quindi il dovere morale e politico di opporci alla guerra assassina?
Non abbiamo quindi il dovere morale e politico di batterci per il ritorno alla legalita' che salva le vite?
Non abbiamo quindi il dovere morale e politico di lottare perche' lo stato italiano torni a rispettare la sua legge fondamentale, la Costituzione della Repubblica Italiana che esplicitamente ed inequivocabilmente proibisce la partecipazione italiana alla guerra afgana e alla guerra libica?
Opporsi alla guerra. Salvare le vite. E' il primo dovere di ogni persona decente.
Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 27 giugno 2011
Mittente: "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/


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