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sabato 7 gennaio 2012

SPESE MILITARI: NOI E OBAMA

VALENTINO PARLATO
il Manifesto 07 Gennaio 2012

Mario Monti pellegrino affannato in Europa. Bussa a Bruxelles, poi a Parigi, Berlino. Cerca, ragionevolmente, consensi e sostegni nel suo difficilissimo lavoro. Ma bussare senza una proposta, un'iniziativa può dare un qualche
risultato? Difficile da credere. Monti dovrebbe bussare proponendo qualche iniziativa propria e nonl'osservanza di tagli e tasse. Agli altri paesi europei i tagli italiani possono dare qualche soddisfazione, ma nessuna prospettiva. Se l'Italia diventa austera e risparmiatrice, che cosa potranno esportare in Italia? Quale vantaggio per le proprie industrie anch'esse in difficoltà?
Monti un esempio e un incoraggiamento dovrebbe averlo da Obama che ha deciso di ridurre la spesa militare di 450 milioni di dollari in dieci anni, cioè di quarantacinque miliardi di dollari all'anno. Gli Usa, che sono una potenza
globale e per la quale le armi sono importanti (tanto che alle armi vanno circa 900 miliardi di dollari l'anno quasi un quarto del bilancio federale), hanno capito che lì si può risparmiare. In Italia - che non è un paese imperiale -
ci apprestiamo a spendere 15 miliardi di euro per i cacciabombardieri F35. E questa spesa andrebbe aggiunta alla spesa ordinaria di 23 miliardi di euro.


A questo livello di spesa c'è un intervento del generale Mini, il quale dopo aver segnalato la riduzione decisa da Obama aggiunge che «se l'Europa si mettesse assieme spenderebbe un decimo di quello che sborsa oggi e sarebbe più efficiente».


Ci rifletta il presidente Monti. Riducendo la spesa militare, finora esente dai suoi tagli, potrebbe investire qualcosa per la famosa crescita della qualche tanto parla senza far nulla, almeno finora.


Certo i risparmi militari sarebbero utili, ma è necessaria, direi indilazionabile e anche utile per i suoi pellegrinaggi in Europa, una seria iniziativa per la crescita. E non solo per contenere il peggioramento delle condizioni di vita degli italiani, ma anche per dimostrare a Parigi, e soprattutto a Berlino (lì c'è la signora Merkel), che l'Italia non è proprio
ridotta allo stato di mendicità. Risollevare un po' il prestigio del nostro paese sarebbe utile anche nei difficili negoziati internazionali. Tagliare e tassare potrà soddisfare le richieste altrui, ma non la loro fiducia in noi italiani, nella nostra capacità di risanare l'economia e di avere un ruolo
positivo in Europa. Monti ha poi affermato: «L'euro non sia elemento di divisione», ma l'euro non doveva saldare l'unità europea? Perché è diventato elemento di divisione?

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