La storia del Glorioso Rimpatrio dei Valdesi
Un gran numero di persone nel corso della storia, e fino ai
giorni nostri, ha dovuto fuggire dalla propria terra d'origine a causa di
violenze politiche e persecuzioni senza avere alcuna certezza del ritorno, a
causa di intolleranza, xenofobia, mancanza della libertà di coscienza e di
espressione.
PREMESSA
1000 uomini armati
13 giorni di marcia
250 km dal Lago di
Ginevra alle Valli Valdesi
Il 26 agosto 1689 un migliaio di protestanti esiliati
lasciano la Svizzera per rientrare nelle loro terre da cui erano stati cacciati
tre anni prima per motivi di religione.
La spedizione,
organizzata dal pastore Henri Arnaud e comandata dal notaio Antoine Turel (13
compagnie valdesi, 6 ugonotte), era sostenuta sul piano politico e finanziario
da Guglielmo III re d'Inghilterra e dai Paesi Bassi. L'impresa si collocava
così nel quadro della lotta delle potenze europee coalizzate contro
l'assolutismo francese di Luigi XIV.
La marcia resa particolarmente difficoltosa dal percorso
montano, il tempo inclemente, la resistenza delle truppe franco sabaude ha da
sempre suscitato interesse e ammirazione.
IL MOVIMENTO VALDESE
Il movimento valdese
ha una lunga storia. Inizia con la vicenda di Valdo, ricco mercante di Lione
che intorno al 1170 attraversò una crisi religiosa al termine della quale
decise di condurre una vita in assoluta povertà e secondo il dettato evangelico
predicare il ritorno ad una fede cristiana fedele al Vangelo. Questa sua scelta
di vita venne condannata dalla gerarchia cattolica e vennero espulsi da Lione,
lui e i suoi discepoli. I Poveri di Lione, così si chiamarono, si dispersero in
Provenza e Lombardia, scomunicati nel 1180 a Verona furono definitivamente
condannati nel 1215. Pur essendo costretti a vivere nella clandestinità e
perennemente ricercati dall'Inquisizione, si dispersero in gran parte dei paesi
d'Europa: Austria, Germania, Linguadoca ed in parecchie aree dell'Italia
medeievale. Una delle zone di maggior presenza del movimento fu la regione
alpina del Delfinato e del Piemonte occidentale.
L'organizazione molto precisa dei loro gruppi ne permise la
sopravvivenza; a curarne la vita religiosa erano i barba, i predicatori
itineranti che li visitavano regolarmente e che produssero una ricca
letteratura di poemi e meditazioni giunta sino a noi in lingua valdese, una
forma del provenzale alpino. Al sorgere della Riforma protestante in Europa i
valdesi aderirono naturalmente alla nuova prospettiva di fede e a partire dal
1555 organizzarono nelle vallate alpine le loro comunità sul tipo delle chiese
riformate svizzere, poi calviniste. Sottoposti a dure repressioni del duca di
Savoia riuscirono a sopravvivere grazie alla situazione politica e alla realtà
alpina delle loro terre.
ESILIO
Nel 1686, il Duca Vittorio Amedeo II di Savoia, spinto anche
dal re di Francia Luigi IV, revoca i precedenti trattati e si scaglia
nuovamente contro i Valdesi (anche con l'aiuto di truppe francesi).
La popolazione cerca di resistere, ma in molti perirono o
vennero rinchiusi nelle fortezze di Vercelli e Trino, Benevagienna, Saluzzo,
Fossano, Cherasco, Carmagnola, Asti, Ivrea, Verrua, Luserna e Torino. Il 3
gennaio 1687 venne proclamato l'editto di "liberazione", che
significò per la popolazione protestante, liberarsi dalla prigionia in carcere,
ma essere costretta all'esilio scortata da truppe di soldati piemontesi.
Nel 1686, poco più di 2.500 valdesi superstiti che non
avevano voluto abiurare dopo la sanguinosa guerra mossa contro di loro dal duca
di Savoia Vittorio Amedeo II e da Luigi XIV di Francia (il famoso re Sole),
furono liberati dalle prigioni sabaude e condotti in esilio in Svizzera.
L'anelito di ritornare alla terra natia unito al profondo
disagio di vivere da emigranti in paesi quali la Svizzera e la Germania, di cui
non conoscevano né lingua né usanze, indusse tre anni dopo i valdesi, animati
dal pastore Henri Arnaud, a tentare una difficile e rischiosa spedizione
attraverso le Alpi per raggiungere manu militari le loro amate valli. Nell'agosto 1689
l'ardita impresa, ottenuto l'appoggio strategico e finanziario del re inglese
Guglielmo III d'Orange, si mosse dal lago Lemano, nei pressi di Prangins, e
raggiunse le Valli con una marcia di 12 giorni. Qui, in seguito ad un iniziale
sbandamento a cui si pose rimedio con un solenne giuramento reciproco di
fedeltà tra ufficiali e soldati noto come "il giuro di Sibaud" (dalla
frazione di Bobbio in cui ebbe luogo) si impegnarono in azioni di guerriglia
prima di essere costretti ad asserragliarsi alla Balsiglia, piccola borgata
sopra Massello, in Val Germanasca. La strenua resistenza all'assedio delle
truppe franco-sabaude durò vari mesi, fino a quando il repentino mutamento di
alleanze politiche del duca di Savoia - sceso in guerra contro i suoi ex
alleati francesi - li salvò da una sicura prossima disfatta.
Nessun commento:
Posta un commento