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giovedì 29 maggio 2008

NON CANCELLATE IL DIRITTO DI ASILO!

APPELLO AL GOVERNO:
NON CANCELLATE IL DIRITTO DI ASILO!

Comunicato del Tavolo asilo

Le associazioni ed enti di tutela del diritto d’asilo
riunite a livello nazionale nel “Tavolo Asilo” ,
facendo seguito alle prese di posizione già espresse
dall’UNHCR, esprimono la propria profonda preoccupazione
per le proposte di modifica di alcune norme vigenti in
materia di asilo e immigrazione. L’Italia, dove manca
tuttora una legge organica sull’asilo, ha appena recepito,
con l'emanazione di un decreto legislativo a marzo 2008 una
importante direttiva dell’Unione Europea colmando così
alcune gravi lacune nella sua legislazione.

Tra le modifiche proposte tre sono gli aspetti che destano
maggiore perplessità:

a) La proposta che appare più allarmante è quella che
prevede che un richiedente asilo la cui domanda sia stata
respinta in prima istanza dalla commissione territoriale
competente venga subito espulso dal territorio nazionale e
rinviato nel Paese in cui è fuggito, anche prima che
l’interessato possa presentare ricorso contro tale
decisione al tribunale. In tal modo lo straniero che lamenta
di subire nel suo paese una persecuzione o comunque di
essere esposto a gravi rischi, verrebbe rinviato in tale
paese, ove rischia la morte, il carcere, la tortura, o di
subire trattamenti disumani o degradanti prima che
l’autorità giudiziaria abbia emesso la propria
decisione. La proposta di modifica alla normativa vigente,
che ha finalmente previsto con chiarezza un effetto
sospensivo ai provvedimenti di allontanamento in pendenza di
giudizio si porrebbe così in netto contrasto con principi
fondamentali del diritto interno ed internazionale, tra cui
la Convenzione Europea sui Diritti Umani e la stessa
normativa europea. In Italia vengono presentate ogni anno
circa 15.000 domande d'asilo, un numero molto modesto
rispetto a quello di altri paesi dell’Unione e comunque
ben lontano dai timori agitati da chi parla di
“invasione”. Delle domande presentate, oltre il 50%
viene accolto in prima istanza e circa 1/3 di quelle
rigettate viene accolto in sede giudiziaria, cosi’
mostrando l’importanza di una seconda istanza.

b) Si propone di trattenere nei CPT i richiedenti asilo che
hanno presentato la domanda di asilo dopo essere stati
colpiti da un provvedimento di respingimento alla frontiera
o di espulsione. Nei CPT i richiedenti asilo sarebbero
sottoposti allo stesso trattamento di tutti gli altri
stranieri in attesa di espulsione, e quindi potrebbero
essere trattenuti in tali centri fino a 18 mesi. Va
ricordato che, sia a Lampedusa che sul resto del territorio
nazionale, a molti stranieri che stremati dal viaggio
giungono nel nostro paese dopo essere fuggiti dai loro paesi
per motivi di persecuzione o per sottrarsi a conflitti
armati, viene spesso notificato un provvedimento di
respingimento e vengono abbandonati a se stessi.

c) Si propone di limitare fortemente il diritto alla
circolazione dei richiedenti asilo a determinate aree. Tale
proposta, oltre a suscitare dubbi sulla sua conformità con
le direttive UE appare del tutto inutile tenuto conto che
già la norma vigente prevede un obbligo di residenza dei
richiedenti nei centri di accoglienza e potrebbe creare
confusione e disservizi anche nell’organizzazione dei
sistema di accoglienza.

Gli enti e le associazioni del Tavolo Asilo chiedono al
Governo di non procedere a modifiche del D.lgs 25/08, la cui
efficacia non è stata neppure ancora sperimentata,
provvedendo invece a dare tempestiva emanazione del
regolamento di attuazione di tale decreto, ferma restando la
possibilità che possano essere successivamente adottate
precise e circostanziate misure integrative e correttive
sulla base di quanto emergerà concretamente
dall’implementazione del testo vigente.

Amnesty International
Arci
ASGI
Caritas Italiana
Casa dei Diritti Sociali - CDS Focus
Centro Astalli
CFA Ex Canapificio Caserta
Comunità di Sant'Egidio
Consiglio Italiano per i Rifugiati
Federazione Chiese Evangeliche in Italia - FCEI
Medici Senza Frontiere
Save the Children
Senzaconfine



nostra patria e' il mondo intero...

mercoledì 28 maggio 2008

IL PRESIDENTE DELLA COMUNITA' EBRAICA CONTRO L'INTITOLAZIONE DI UNA VIA AL FASCISTA ALMIRANTE

Dal sito dell’AMI-Agenzia Multimediale Italiana (www.agenziami.it/) del 27/05/2008 - Roma

Pacifici: su "via Almirante", condanna totale
Un giudizio di condanna totale viene espresso dal presidente della comunità ebraica,
Riccardo Pacifici, in merito all'ipotesi che una via di Roma venga intitolata a Giorgio Almirante.Sulle aggressioni e raid fascisti di questi giorni, dice: «Non siamo preoccupati, ci preoccupa di più l'indifferenza».«La mia opinione, così come quella di tutta la Comunità ebraica è di totale condanna». Risponde così Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica di Roma, a chi gli chiede un commento sulla proposta fatta dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, di intitolare una strada a Giorgio Almirante, figura storica nonché segretario del movimento sociale italiano (Msi). Ha aggiunto: «Non entro nel merito e nel giudizio politico di Giorgio Almirante, alla mnascita della nostra Costituzione. Ce lo ricordiamo molto bene, io conservo a casa i documenti della "difesa della razza". Certo lui non è colpevole di aver ucciso nessuno ma certamente è stato complice con quel regime e credo che non meriti di essere ricordato».Sulle aggressioni di stampo neonazista di questi ultimi tempi, dice di non essere preoccupato e afferma che «i gruppi neonazisti sono gruppi insignificanti, che vanno monitorati, così come abbiamo visto sulla vicenda di Verona». Aggiunge: «Ci preoccupa di più l'indifferenza. Se dovesse esserci indifferenza allora saremmo pronti a mobilitarci e a scendere nelle piazze». Ricorda che il Rabbino Capo oggi è stato in visita, insieme all'Opera Nomadi, ad un campo rom «per ribadire i valori di accoglienza nel rispetto della legalità».

Chi scrive esprime solidarietà a Riccardo Pacifici per le violente e volgari affermazioni della vedova Almirante contro di lui...

CONTRO IL NEONAZISMO E LE FALSITA'

Sapienza, la verità non si arresta!(28.05.08)
Sono ore convulse, dove poco è il tempo per scrivere, ma molto è il tempo che serve per raccontare. Per raccontare in primo luogo la verità sui fatti accaduti la mattina di ieri, la verità sulla violenza subita, la verità sociale e politica che continua a tenere lontani neofascisti e squadristi dall'università la Sapienza.
Proviamo a procedere con ordine. La presidenza di Lettere e filosofia, lostorico moderno, compilativo e mediocre, di nome Guido Pescosolido, autorizza un convegno di Forza nuova all'interno della facoltà. Inutile direche il preside, il mediocre, ha fatto finta di non sapere, di non aver capito, peggio si è protetto dietro lo scudo del pluralismo culturale: che ognuno parli, tanto parlare e far parlare non costa nulla, anzi frutta molti soldi e poco importa quali sono i gesti e le pratiche politiche cheaccompagnano il parlante. Mediocre nel mestiere, mediocre nella vita, questo preside piccolo piccolo che semmai merita un posto nella segreteria tecnica, fotocopie e fotocopie da fare. In modo tempestivo, lunedì mattina, occupiamo la presidenza, dopo sette ore il pro-rettore Frati revoca l'autorizzazione e il preside piccolo piccolo se ne torna a casa con la sua borsetta da uomo mediocre. Usciamo dalla facoltà e ci ritroviamo telefonicamente qualche ora dopo, voci fidate ci raccontano di un'attacchinaggio di Forza nuova lungo le mura della città universitaria. 5 macchine, armati, of course (fa parte del galateo politico del tempo presente). La notte trascorre, tutto si fa più chiaro. Sono le 13, è martedì, e noi usciamo dalla città universitaria per attacchinare e promuovere un'iniziativa sulle trasformazioni della formazione nella crisi della globalizzazione: radicalizzazione dell'autonomia, differenziazione, vuoti del mercato delle competenze, tanti temi e molti problemi per capire dove muove l'università che cambia. Passano pochi minuti e due macchine (forse noleggiate) ci raggiungono, scendono in tanti, scendono con tante armi: spranghe, mazze ferrate, catene, qualche coltello. Sono attimi durissimi. Alcuni di noi sono feriti (punti in testa e spalle rotte), ma loro, adulti (alcuni ultra quarantenni) e armati vanno via, vanno via.In tre in ospedale, molti di noi interrogati, la giornata procede dentro la facoltà di Lettere e in un corteo forte, pieno di studenti (almeno duemila), pieno di indignazione. Una giornata in cui in molti hanno deciso di rompere il silenzio, tra professori e ricercatori, molte le parole in nostra didifesa, potente la ricerca di verità. Eppure, puntuale la controffensiva mediatica: "è stata una rissa, uno scontro tra opposte fazioni". Ma di quale opposte fazioni si parla! Da una parte, la nostra, c'è l'università, gli studenti, dall'altra un manipolo di militanti e di squadristi che con l'università non centrano nulla, aggressori violenti e razzisti, funzionari politici di un partito che dovrebbe essere fuori legge. Inutile dire che alla finzione mediatica si è accompagnato l'arresto di Emiliano e Giuseppe, due studenti della Rete, aggrediti alle spalle e feriti. D'altronde all'arresto deve seguire la bugia e alla bugia l'arresto, il circolo è vizioso. Ma un passo importante si sta compiendo in questi giorni all'università di Roma la Sapienza: il partito di Forza nuova, sulla base della sollecitazione dei movimenti, viene considerato illegale da un'istituzione pubblica. Se esistesse un'opposizione in Italia, in seguito ai fatti di questa mattina si potrebbe pensare una campagna politica vincente per ottenere lo scioglimento delle forze politiche neo-squdriste e razziste. L'opposizione non c'è, ma ci sono i movimenti, ci sono le persone in carne ed ossa, c'è la voglia diverità, il desiderio di giustizia, e non saranno le finzioni e le menzogne a cancellarli. La partita, però, va vinta fino in fondo ed è per questo che è decisivo avere i nostri fratelli Emiliano e Giuseppe liberi subito, altrettanto dare vita quest'oggi ad una grande assemblea pubblica.
Alle ore 9:00 presidio a P. Clodio, in attesa del processo per direttissima, alle ore 14:30 assemblea pubblica nella facoltà di Lettere. Giovedì, invece, fondamentale essere intante e tanti presso l'entrata della facoltà (a partire dalle 8:30), per impedire che gli squadristi possano tornare e che mettano piede dentro l'università.

La verità non si arresta, la Sapienza sarà libera,Emiliano e Giuseppe liberi subito!
Rete per l'autoformazione – Sapienza, Roma
http://www.uniriot.org/

AVEVA RAGIONE ALMIRANTE O CHI PER LUI: LA DESTRA E' PROPRIO UNA FORZA NUOVA...

martedì 27 maggio 2008

avrei quasi voglia di autodenunciarmi

Cari amici,
ho sempre avuto un po' di difficoltà quando sentivo parlare, o leggevo, dei diritti dei cittadini di uno stato, perchè mi chiedevo cosa sarebbe successo a chi cittadino non era.
Perchè non parliamo di essere umani?

Tramite la mailing list dw-intercultura, ricevo e pubblico la seguente mail di sergio briguglio

Cari amici, e' stato pubblicato ieri, ed e' da oggi in vigore, il decreto-legge 92/2008 recante "Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica".

Potete trovarne il testo alla pagina dimaggio 2008 del mio sito (http://www.stranieriinitalia.it/briguglio).

Per quanto riguarda la condizione dello straniero, hanno rilievo le seguenti disposizioni:
Art. 1. Modifiche al codice penale 1. Al codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:

a) l'articolo 235 e' sostituito dalseguente: «Art. 235 (Espulsione od allontanamento dellostraniero dallo Stato). - Il giudice ordina l'espulsione dello straniero ovvero l'allontanamento dal territorio dello Stato del cittadino appartenente ad uno Stato membro dell'Unione europea, oltre che nei casi espressamente preveduti dalla legge, quando lo straniero sia condannato alla reclusione per un tempo superiore ai due anni. Il trasgressore dell'ordine di espulsione od allontanamento pronunciato dal giudice e' punito con la reclusione da uno a quattro anni»;
b) l'articolo 312 e' sostituito dal seguente: «Art. 312 (Espulsione od allontanamento dello straniero dallo Stato). - Il giudice ordina l'espulsione dello straniero ovvero l'allontanamento dal territorio dello Stato del cittadino appartenente ad uno Stato membro dell'Unione europea, oltre che nei casi espressamente preveduti dalla legge, quando lo straniero o il cittadino di Stato dell'Unione europea sia condannato ad una pena restrittiva della liberta' personale per taluno dei delitti preveduti da questo titolo. Il trasgressore dell'ordine di espulsione od allontanamento pronunciato dal giudice e' punito con la reclusione da unoa quattro anni.»; ... f) all'articolo 61, primo comma,dopo il numero 11 e' inserito il seguente: «11-bis. Se il fatto e' commesso da soggetto che si trovi illegalmente sul territorio nazionale.».
Art. 5. Modifiche al decretolegislativo 25 luglio 1998, n. 286 1. All'articolo 12 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione enorme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, dopo il comma 5 e'inserito il seguente: «5-bis. Salvo che il fatto costituisca piu' grave reato, chiunque cede a titolo oneroso un immobile di cui abbia la disponibilita' ad un cittadino straniero irregolarmente soggiornante nel territorio dello Stato e' punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La condanna con provvedimento irrevocabile comporta la confisca dell'immobile, salvo che appartenga a persona estranea al reato. Si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni vigenti in materia digestione e destinazione dei beni confiscati. Le somme di denaro ricavate dalla vendita, ove disposta, dei beni confiscati sono destinate al potenziamento delle attivita' di prevenzione e repressione dei reati intema di immigrazione clandestina.».
Art. 9. Centri di identificazione ed espulsione 1. Le parole: «centro di permanenza temporanea» ovvero: «centro di permanenza temporanea ed assistenza» sono sostituite, in generale, in tutte le disposizioni di legge o di regolamento, dalle seguenti: «centro di identificazione ed espulsione» quale nuova denominazione delle medesime strutture.
Le disposizioni di cui all'art.1, co. 1lettera a) ampliano il campo di posibile applicazione della espulsionequale misura di sicurezza. Trattandosi di misura di sicurezza, pero', l'applicazione non e' automatica, ma e' condizionata all'accertamento della pericolosita' dello straniero da parte del giudice (artt. 202, 203c.p.). Per questo motivo, la disposizione, nella parte in cui si applica il cittadino comunitario o il familiare straniero di un tale cittadino, non sembra violare il dettato della Direttiva 38/2004: anche quando si trattasse di soggetti titolari di diritto di soggiorno, l'allontanamento non conseguirebbe automaticamente da una condanna, ma dalla valutazione di pericolosita' effettuata dal giudice.
Cosi' pure, nonsono in contrasto con la Direttiva 38/2004 le disposizioni di cui all'art.1, co. 1, lettera b), trattandosi di straniero o di cittadino comunitario condannati per reati contro la personalita' dello Stato. Si tratta direati gravissimi, del tipo di quelli commessi o promessi dal partito dicui fa parte il Ministro dell'interno (art. 241 c.p.) o da vari militanti di Ordine Nuovo (artt. 270 c.p. e seguenti).
L'art. 1,co. 1, lettera f) qualifica come circostanza aggravante l'irregolarita' del soggiorno. E' una norma che mi lascia perplesso. Ma non piu' di quanto mi lasci perplesso il fatto che esista la nozione di irregolarita' del soggiorno. In altri termini: se penso a come vorrei che funzionasse ilmondo, la trovo una norma ingiusta; se penso a come funziona, la trovo perfettamente in linea.
Le sanzioni previste dall'art.5, che introduce un nuovo comma all'art. 12 T.U., possono avere invece un impatto molto grave sulla condizione degli stranieri irregolarmente soggiornanti. Potrei trovarle accettabili - forse - in un sistema in cuiil soggiornare illegalmente costituisca effettivamente un comportamento deviante rispetto ad un flusso di immigrazione legale e garantito. Nella situazione italiana, nella quale la condizione di illegalita' e' una tassa che gli stranieri normalmente pagano a una classe politica dalla fronte piuttosto bassa, e' un delitto. Sul piano pratico, poi, fara' nascere la figura dell'affittuario-subaffittante incensurato, che in cambio di un adeguato compenso correra' il rischio di una pena detentiva sospesa con la condizionale, mettendo al riparo il proprietario dell' immobile dal rischio di sequestro.
Nelle modifiche apportate dall'art. 9 non riesco a ravvisare il carattere di necessita' ed urgenza. Mi rallegro pero' del fatto che piu' difficilmente i nostri telegiornali potranno ora dire, fidando sull'assonanza, che gli stranieri clandestini sono stati inviati in un centro di accoglienza.
Cordiali saluti sergio briguglio

domenica 25 maggio 2008

L'AGIRE DEI VIOLENTI E IL SILENZIO DEGLI ONESTI

di Anna Maffei

ROMA, 19 maggio 2008
- L’incontro giornaliero con l’informazione a mezzo stampa e televisione si fa ogni giorno più duro. Lo sconcerto per le notizie che occupano le prime pagine è grande. Mi riferisco in particolare a quelle che parlano di violenza, pubblica e privata. La violenza di branco dei ragazzi su coetanei. Torture, stupri, omicidi. La violenza contro i Rom. Gli incendi. Gli sgomberi. La deportazione. Malattia sociale endemica che sta rapidamente esplodendo epidemica, cieca, acuta con la complicità delle istituzioni. Le retate. Gli arresti di massa. “Pulizia” di Stato. Esseri umani spazzatura. Si è perfino affacciato nel clima di “tolleranza zero” (= intolleranza) il reato di “clandestinità”. Una mostruosità perfino averla concepita. Una persona diventerebbe criminale, quindi passibile di reclusione, semplicemente quando è sul territorio italiano senza avere i permessi in regola. Se non si vogliono considerare i drammi che ci sono nella biografia della gran maggioranza di coloro che approdano in Italia spesso dopo viaggi pericolosissimi - e andrebbero attentamente considerati, a meno di una spietata miopia spirituale - , dei diritti della persona facciamo carta straccia? Ogni persona è soggetto di diritti inalienabili a partire da quelli che sono affermati nella dichiarazione universale dei diritti umani come l’art. 3 “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona” o l’art. 6 “Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica”. In ogni luogo. Diritti e doveri. Ogni persona è anche responsabile delle proprie azioni. Anche quando delinque. Se una persona delinque va punita. Se non delinque punirla è un abuso intollerabile. E non può essere incolpata un’intera etnia o un’intera comunità e i bambini di quella comunità, perché alcuni di quella etnia delinquono. Sarebbe come condannare e deportare tutti gli italiani perché in Italia ci sono i mafiosi o i corrotti o i pedofili.
Ma queste sono considerazioni elementari. Cosa è accaduto perché queste verità siano state così presto dimenticate? Perché così rapidamente si diffonda la barbarie del razzismo ostentato?
E perché nelle giovani, giovanissime generazioni attecchisce la violenza fine a se stessa come pura espressione di potenza del forte sul debole?
C’è un collegamento fra tutte le forme di violenza che vanno emergendo? Cosa c’è in comune fra la violenza dei condomini, gli stupri di famiglia e di strada, la tratta e lo sfruttamento sessuale, e oggi le retate delle giovani prostitute-schiave, gli incendi dei campi Rom, le violenze fisiche e sessuali di branco, l’accanimento contro i soggetti più fragili e i portatori di handicap nelle scuole? Tutta questa è violenza che quasi sempre si auto-giustifica e non conosce rimorso. Ne avevo sentito parlare anni fa da una mia amica che lavora da anni come insegnante in un carcere minorile. Mi diceva che i giovanissimi assassini di oggi, gli “assassini per caso”, quelli che uccidono per un’occhiata o per un motorino, non mostrano alcuna coscienza dell’enormità del crimine commesso. Oggi questo fenomeno della banalità del male si sta diffondendo. Ed è violenza vigliacca perché si accanisce sui più deboli. E’ violenza che chiede consensi sociali dai gruppi di appartenenza e spesso li ottiene. E’ ,a volte, violenza esibita quasi fosse un diritto. Ed è quasi sempre violenza di gruppo. A volte è violenza di gruppo organizzata. Infine siamo ai primi segnali di violenza di Stato. Non quella verso il singolo criminale, ma quella generalizzata razzista e xenofoba. Ettore Masina ricordava che gli squadroni della morte che ripulivano i quartieri di Rio de Janeiro o di San Paolo in Brasile dal fastidio della piccola criminalità facendo sparire nel nulla migliaia di piccoli di strada ebbero origine dalle polizie private messe su da associazioni di commercianti con l’incarico di “ripulire la città” e “dare una lezione” alla microcriminalità. Oggi si sente parlare di ronde e polizie private e nessuno pare sconvolgersi. La “sicurezza” è il nuovo idolo cui si sacrifica tutto, si accantonano le garanzie democratiche, si calpestano i diritti individuali, si giustificano le ingiustizie e le violenze sommarie. Proprio come negli Usa del dopo 11 settembre si è data una giustificazione alla tortura e ai rapimenti di Stato.
Io credo che le violenze cui assistiamo sono apparentate fra loro. Le strutture di violenza si assomigliano tutte. Individualmente hanno un’origine profonda nella scarsa autostima e nella paura di non essere accettati. Si maschera tutto questo dimostrando la propria forza, la propria fittizia onnipotenza sull’elemento più debole. Avviene così per la violenza contro le donne e contro i bambini. Ma è fenomeno sociale pericoloso quando una società frammentata e incerta, collettivamente si alimenta e si contagia delle sue paure. Quasi mai questo è un fenomeno spontaneo. Più spesso ci sono i manovratori, una paura istillata ad arte insieme a linguaggio violento crea un nemico fuori da noi, identificabile, isolabile. Ci sentiamo sicuri quando cacciamo via il nemico, lo allontaniamo, lo eliminiamo. Il nemico prende i nomi che servono ai manovratori. Sono i terroristi. Sono gli extracomunitari. Sono i rumeni. Sono gli zingari. Sono i musulmani. Sono... I nazisti che erano per le soluzioni definitive lavorarono per l’annientamento del nemico. Poterono farlo perché diffusero pregiudizi e menzogne, le ripeterono all’infinito nelle adunanze di massa e per radio (avevano il ministro per la propaganda), isolarono anche fisicamente ebrei, zingari, omosessuali. La deportazione e i campi di sterminio furono figli naturali di questo processo. Pochi si opposero. La massa, obbediente, approvò, silenziosa e complice.
E’ in atto un processo. Forze interessate a noi come “mercato”, anche di consensi, docile e addomesticabile sta trasformando il popolo italiano in massa. Il popolo è formato da cittadini. La massa, la “gente” va dove vuole chi la manovra. Il “crocifiggilo” del racconto evangelico dell’assassinio di Gesù serva da monito perenne. Ove questo processo dovesse affermarsi sarà dittatura anche se i simulacri di democrazia restassero in piedi.
C’è ancora margine per resistere e sperare in un’inversione di rotta. Noi credenti evangelici crediamo nella verità che rende liberi. Per questo dobbiamo aborrire il pregiudizio diffuso e accollarci la fatica di un’informazione critica e plurale. Dobbiamo cercare di capire la realtà che ci circonda con le sue complessità. Non è il momento per cercare il quieto vivere. E’ il momento di prendere le difese dei deboli, di quelli la cui voce è soffocata dalle grida scomposte dei manovratori. E’ il momento di credere nella forza creativa della nonviolenza e cercare ogni possibile alleanza per affermare il principio biblico dell’uguaglianza e i diritti di tutti e di ciascuno alla vita, al futuro.


Non ho paura delle parole dei violenti
ma del silenzio degli onesti
Martin Luther King


tratto da http://www.ucebi.it/,
sito dell'Unione Chiese evangeliche battiste italiane

per contatti: internet@ucebi.it

venerdì 23 maggio 2008

IL VOLTO DI OGNI UOMO E' UN'IMMAGINE DI DIO: NUOVO APPELLO

ricevo questa mail che pubblico senza indugi. il chicco di senape è un la voce di un gruppo di cristiani torinesi.

Il volto di ogni uomo è immagine di Dio
un’opinione cristiana sull’emergenza sicurezza

Circa 200mila sorelle e fratelli zingari, in gran parte italiani, abitano oggi in Italia. Molti di loro sono oggetto negli ultimi giorni di persecuzioni intollerabili.
Gli zingari, e con loro tutti gli immigrati, appaiono ad alcuni nostri concittadini come nemici da odiare, respingere, rifiutare. Sono sotto i nostri occhi azioni che esprimono odio verso il diverso, un odio che la nostra storia occidentale ha già conosciuto.
Alcuni italiani credono che il rifiuto di chi è ritenuto “diverso” crei sicurezza per il territorio. Il bisogno di sicurezza appartiene a ogni essere umano, a ogni comunità, a ogni popolo: la sicurezza è diritto e speranza di ogni uomo. È il bisogno di sentirci rispettati, protetti, amati. Il bisogno di vivere in pace, di incontrare disponibilità e collaborazione nel nostro prossimo.
Da molto tempo questa concezione della sicurezza sta franando di fronte alle paure degli italiani. Paure provocate dall’incertezza economica - che riguarda un numero sempre maggiore di persone - e dalla presenza nelle nostre città di persone sradicate e povere che hanno dovuto lasciare i loro paesi proprio nella speranza di una vita migliore.
La vera sicurezza è una prospettiva di vita degna di essere vissuta per noi e per i nostri figli, la possibilità di vivere in un ambiente accettabile e ospitale, sapere di non essere considerati rifiuti per il solo fatto di essere vecchi o malati. Senza questo non saremo mai sicuri.
Sappiamo bene che le ragioni della paura e dell’inquietudine stanno anche nella diffusione di forme odiose di criminalità e di comportamenti devianti - dei nativi e degli immigrati -, ma crediamo che la sicurezza sia una cosa terribilmente seria e delicata e come tale vada affrontata.
Sappiamo che occorre governare fenomeni sociali complessi: offrire un’informazione che aiuti a comprendere la complessità del reale e non a proporre false equazioni tra immigrazione e criminalità seminando odio e paura.
Occorrono politiche di integrazione rigorose e lungimiranti: interventi di riqualificazione del territorio, politiche penali rinnovate, che fondino la legalità sulla prossimità e sulla giustizia sociale.
Crediamo che si costruisca sicurezza laddove si costruisce accoglienza, dove le persone si sentono riconosciute, dove i cittadini partecipano alla vita comune.
Come credenti ricordiamo la preghiera di Gesù nell’ultima cena quando affida al Padre i suoi chiedendo che siano uno, come Lui e il Padre sono uno. Indicava cosi nell’essere uniti e coesi il valore più prezioso, lasciando come testamento uno stile di vita. Non possiamo dimenticare questa richiesta ai discepoli di essere strumento di unità.
Chiediamo ai fratelli credenti, ai figli di Abramo, uomo dell’accoglienza della volontà di Dio e di ogni ospite che si affaccia alla sua tenda, di non abbandonare la speranza e di lottare perché nel volto di ogni uomo sia rispettata, riconosciuta ed amata l’immagine di Dio.
E chiediamo ai nostri Pastori di accompagnare con voce forte la presenza del messaggio di amore che il Cristo ha affidato ai suoi, sostenendo ogni azione di servizio ai più deboli, nella tradizione dei discepoli dell’unico vero Maestro, che non ha rinunciato a combattere e denunciare ogni ingiustizia.
Il grido dell’Apocalisse (3,15-16) “…Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” scuota le nostre coscienze.


Torino, 21 maggio 2008

Il coordinamento di Chicco di Senape: Oreste Aime, Simona Borello, Nino Cavallo, Paolo Chicco, Claudio Ciancio, Giuseppe Elia, Tommaso Giacobbe, Paola Giani, Marco Mazzaglia, Ugo Perone, Enrico Peyretti, Franco Peyretti, Domenico Raimondi, Toni Revelli, Maria Adele Roggero, Ugo Gianni Rosenberg, Fiorenzo e Anna Maria Savio, Stefano Sciuto, Adriana Stancati Momo, Riccardo Torta.

Per manifestare il tuo interesse, firma questo testo, inviando una e-mail a chiccodisenape@gmail.com con il tuo nome e cognome e città o lascia un coomento al post.

Ti invitiamo a diffondere il Comunicato Stampa tra gli amici e i colleghi: scarica testo in pdf

Le firme

giovedì 22 maggio 2008

I MEDIA RISPETTINO IL POPOLO ROM

Appello
I media rispettino il popolo ROM
21 maggio 2008
Negli ultimi giorni abbiamo assistito a una forte campagna politica e d'informazione riguardante il tema dell'immigrazione. Siamo rimasti molto impressionati per i toni e i contenuti di molti servizi giornalistici, riguardanti specialmente il popolo rom. Troppo spesso nei titoli, negli articoli, nei servizi i rom in quanto tali - come popolo - sono stati indicati come pericolosi, violenti, legati alla criminalità, fonte di problemi per la nostra società.Purtroppo l'enfasi e le distorsioni di questo ultimo periodo sono solo l'epilogo di un processo che va avanti da anni, con il mondo dell'informazione e la politica inclini a offrire un caprio espiatorio al malessere italiano.Singoli episodi di cronaca nera sono stati enfatizzati e attribuiti a un intero popolo; vecchi e assurdi stereotipi sono stati riproposti senza alcuno spirito critico e senza un'analisi reale dei fatti. Il popolo rom è storicamente soggetto, in tutta Europa, a discriminazione ed emarginazione, e il nostro paese è stato più volte criticato dagli organismi internazionali per la sua incapacità di tutelare la minoranza rom e di garantire a tutti i diritti civili sanciti dalla Costituzione italiana, dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.Siamo molto preoccupati, perché i mezzi di informazione rischiano di svolgere un ruolo attivo nel fomentare diffidenza e xenofobia sia verso i rom sia verso gli stranieri residenti nel nostro paese. Alcuni lo stanno già facendo, a volte con modalità inquietanti che evocano le prime pagine dei quotidiani italiani degli anni Trenta, quando si costruiva il "nemico" - ebrei, zingari, dissidenti - preparando il terreno culturale che ha permesso le leggi razziali del 1938 e l'uccisione di centinaia di migliaia di rom nei campi di sterminio nazisti.

Invitiamo i colleghi giornalisti allo scrupoloso rispetto delle regole deontologiche e alla massima attenzione affinché non si ripetano episodi di discriminazione. Chiediamo all'Ordine dei giornalisti di rivolgere un analogo invito a tutta la categoria. Ai cittadini ricordiamo l'opportunità di segnalare alle redazioni e all'Ordine dei giornalisti ogni caso di xenofobia, discriminazione, incitamento all'odio razziale riscontrato nei media.
Promotori:
Lorenzo Guadagnucci, giornalista Firenze (3803906573)
Beatrice Montini, giornalista Firenze (3391618039)
Zenone Sovilla, giornalista Trento (3479305530)

RAZZISMO E XENOFOBIA: NON IN NOSTRO NOME

COMUNICATO STAMPA
Arci ToscanaArci Firenze Caritas Diocesana Firenze CNCA Toscana Associazione Arcobaleno Cospe Fondazione Michelucci

“Razzismo e xenofobia: non in nostro nome”
Le associazioni firmatarie vogliono esprimere la loro forte preoccupazioneper il clima che si sta sviluppando nel paese. Si parte dall’esaltazionedel tema della sicurezza e si arriva a tollerare la pubblica espressionedell’odio etnico e comportamenti razzisti e xenofobi. I rom in particolaresono oggetto di una aggressione e un disprezzo che non distingue tra leresponsabilità dei singoli ma afferma la colpa collettiva di tutti perviolazione commesse da alcuni di loro.
Questo clima, una volta innestato, diviene poi difficilmente gestibilecome dimostra la cacciata e il rogo delle proprietà personali dei rom aPonticelli.
Invochiamo un atteggiamento attento e responsabile da parte del mondopolitico e dell’informazione per contrastare il diffondersi di un climadi inciviltà che genera ingiustizie inaccettabili e moltiplica i conflittisul territorio. Purtroppo la risposta per ora è non solo debole maaddirittura tende ad assecondare toni esasperati e comportamentiincettabili.
Abbiamo deciso di avviare un percorso comune che abbiamo chiamato“Razzismo e xenofobia: non in nostro nome” che vuole rappresentare un attodi resistenza alla crescita dell’intolleranza nelle nostre comunità.
Al momento abbiamo definito 3 punti di intervento:
1.L’impegno a una costante consultazione e all’assunzione di posizionicomuni quando, con riferimento particolare alla realtà toscana, siesprimano nello spazio pubblico comportamenti o pronunciamenti dicarattere razzista e xenofobo.
2.L’organizzazione nelle prossime settimane di un dibattito pubblico suitemi dell’inclusione sociale, del rispetto dei diritti e dignità dellepersone e dei popoli e della lotta al razzismo. Temi che ci proponiamo distimolare sistematicamente negli ambiti sociali e istituzionali in cuioperiamo, con l’avvio su questi temi di una più ampia campagna diinformazione e ascolto rivolta a scuole, case del popolo, parrocchie ealla società civile nel suo insieme. Produrremo nei prossimi giorni un piùampio documento analitico su questi temi.
3.Infine preoccupati anche dal riemergere in Toscana di una discussionesulla realizzazione di CPT, chiediamo al Presidente della Regione ToscanaClaudio Martini, al Presidente del Consiglio Regionale Riccardo Nencini,ai capigruppo dei partiti presenti nel Consiglio Regionale un incontrourgente per discutere insieme la questione e valutare quali misureintendono adottare per favorire nel nostro territorio il rispetto deidiritti e della dignità delle persone, l’inclusione sociale e il contrastoall’intolleranza.

22/05/2008

Vincenzo Striano - Presidente Arci Toscana Francesca Chiavacci -Presidente Arci Firenze Alessandro Martini - Responsabile CaritasDiocesana Firenze Don Armando Zappolini - Presidente CNCA Toscana EnricoPalmerini -Presidente Associazione Arcobaleno Fabio Laurenzi - PresidenteCospe Udo Enwereuzor - Direttivo Cospe Alessandro Margara - Presidente Fondazione Michelucci


La scuola come territorio di incontro tra le culture, per la condivisione dei diritti e la valorizzazione delle differenze.

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modera luisa rizzo lu-sa@mail.clio.it

I ROM RUBANO I BAMBINI?

Luisa Rizzo scrive: "vi giro ... di prima mattina"...
e io faccio lo stesso...

EveryOne sul rapimento di Napoli
http://www.everyonegroup.com/it/EveryOne/MainPage/Entries/2008/5/18_Follia_antizigana_in_Italia._EveryOne_sul_rapimento_di_Napoli.html

ciao
luisa

****************************

Notizia dell'ultima ora. Il Gruppo EveryOne ha concluso la prima fase
delle le proprie indagini relative alla presunta rapitrice di Ponticelli.

Oltre alla conferma che si tratta di una montatura, Angelica è risultata
essere una giovane slava e non una Romnì. Non è la prima volta che reati
commessi da altre etnie (ma nel caso di Angelica si conferma anche la sua
estraneità ai fatti delittuosi che le sono stati attribuiti) vengono
addossati ai Rom al fine di giustificarne la persecuzione.

Il caso di Angelica, ragazza Rom accusata del tentato rapimento di una
bambina di sei mesi avvenuto a Napoli, nel quartiere Ponticelli, è una
montatura.

La testimonianza di Flora Martinelli, la madre della bambina, del padre di
lei Ciro e dei loro vicini di casa è falsa. Il Gruppo EveryOne ha indagato
accuratamente sull'evento che ha scatenato una vera e propria caccia al
Rom, che da Napoli si è diffusa a macchia d'olio in tutta Italia. Fin
dall'inizio le dinamiche del rapimento non ci hanno convinto, perché chi
conosce la palazzina in cui sarebbe avvenuto il reato sa che è
praticamente inaccessibile, sia per il cancello che per l'attenta
sorveglianza degli inquilini, affermano i leader del Gruppo EveryOne
Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. Vi sono poi discordanze
fra le testimonianze della Martinelli, di suo padre e dei vicini. La donna
in un primo momento ha dichiarato che la porta del suo appartamento
sarebbe stata forzata, poi ha ricordato di averla lasciata aperta. Dopo
aver notato la porta aperta, la madre sarebbe andata a controllare la
culla, quindi sarebbe tornata verso il pianerottolo dove avrebbe sorpreso
- passati almeno venti secondi - la ragazzina Rom con la sua piccola in
braccio. Non solo: avrebbe avuto ancora il tempo di raggiungerla e
strapparle la bambina. Quindi la Rom si sarebbe mossa al rallentatore,
consentendo a nonno Ciro di raggiungerla, afferrarla e schiaffeggiarla al
piano di sotto. Alcuni dei vicini hanno riferito alle autorità che
Angelica aveva ancora la bambina in braccio, quando l'hanno fermata. Ma
non basta, perché nei giorni precedenti al fatto, gli inquilini della
palazzina si erano riuniti più volte, con un solo ordine del giorno: come
ottenere lo sgombero delle famiglie Rom accampate a Ponticelli. Dopo
queste analisi di massima, il Gruppo EveryOne - che può contare su
attivisti e organizzazioni locali - ha effettuato ulteriori accertamenti,
sia presso il carcere, dove un funzionario, dopo aver ascoltato le ipotesi
che scagionavano la presunta rapitrice, ammetteva:

Avete ragione, anche noi siamo in difficoltà, perché questo non è un
evento diverso da tanti altri, ma qualcuno ha voluto trasformarlo in un
caso nazionale. Gli inquilini di Ponticelli fanno blocco: i Rom non li
vogliono più. Qualcuno però, mostra qualche scrupolo di coscienza, ma ha
paura, perché le pressioni sono forti e mettersi contro il comitato di
Ponticelli è pericoloso. Angelica, in realtà, conosceva una delle famiglie
che abitano in via Principe di Napoli, dove è avvenuto l'episodio,
continuano gli attivisti del Gruppo EveryOne, ha suonato al citofono ed è
stata notata da alcune inquiline. Pochi istanti dopo è scattata la
trappola e la furia dei condomini si è scatenata contro di lei, che è
stata raggiunta in strada, afferrata, schiaffeggiata e consegnata alla
polizia. Vi sono testimoni che conoscono la verità e due di loro sono
disposte a parlare al giudice. E' importante che l'avvocato Rosa Mazzei,
che difende la ragazza Rom, non si faccia intimidire e sostenga la verità
in tribunale. Un attivista di Napoli suppone che la linea di difesa
potrebbe essere, invece, quella di ammettere il furto, ma non il tentato
rapimento. Le conseguenze del caso di Ponticelli, con l'eco mediatica
promossa da quotidiani e network, sono state gravissime e sono un indice
evidente di come sia necessario abbandonare razzismo e xenofobia per
riscoprire la strada dei diritti umani.

Adesso è importante che le organizzazioni locali per i diritti dell'uomo
vigilino sulla serenità di Angelica, che subisce pressioni gravi e
intollerabili. Salvaguardare la tranquillità della ragazza significa
salvaguardare la verità sul caso di Ponticelli, che è la tragica verità di
un'altra ingiustizia, di un'altra calunnia, di altre disumane violenze
subite dal popolo Rom in Italia, già colpito da emarginazione e
segregazione, vessato da provvedimenti iniqui. Gli attivisti del Gruppo
EveryOne concludono con alcune considerazioni che dovrebbero far
riflettere: Da anni lanciamo l'allarme riguardo alla campagna razziale in
corso in Italia. Grazie all'appoggio di forze politiche transnazionali
attive nel campo dei diritti umani e civili, abbiamo ottenuto Risoluzioni
europee e documenti-guida da parte delle Nazioni Unite, che ammoniscono
l'Italia contro le sue politiche razziali. I Rom in Italia non sono
criminali, ma famiglie in difficoltà. Su 150 mila 'zingari' presenti nel
nostro Paese, 90 mila sono bambini. La speranza di vita media dei Rom, qui
da noi, è di soli 35 anni, contro gli 80 degli altri cittadini. La
mortalità dei bimbi Rom è 15 volte superiore a quella degli altri bambini.
Sono numeri che esprimono una persecuzione. Riguardo alla criminalità Rom,
essa non ha un'incidenza rilevante, come dimostrano i dati del Ministero
degli Interni e le aggressioni nei confronti di italiani sono praticamente
inesistenti. Il caso di Giovanna Reggiani fu un'altro grande inganno,
perché il presunto omicida, Romulus Mailat, non è Rom, ma un romeno di
etnia Bunjas, che non ha nulla a che vedere con i popoli 'zingari'.
L'abbiamo documentato, a suo tempo, agli inquirenti e alla stampa, ma il
nostro dossier scientifico non fu preso in considerazione. Il razzismo fa
comodo a uno stuolo di persone, a partiti politici e media, alla
criminalità organizzata, che muove miliardi di euro ogni anno. A questo
proposito, ricordiamo che i Rom coinvolti in delitti agiscono quasi sempre
per ordine di criminali mafiosi italiani, i quali - a causa
dell'emarginazione e della segregazione in cui versano i 'nomadi' - li
hanno ridotti in schiavitù. Lo sanno le autorità, lo sanno i politici e
sarebbe ora che lo sapessero tutti i cittadini italiani.


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mercoledì 21 maggio 2008

I ROM DI CHIARAVALLE

Milano, i rom sgomberati chiedono i danni al Comune per “deportazione”
cristina.bassi
Martedì 20 Maggio 2008
A Chiaravalle, periferia Sud di Milano, il rapporto rom-residente era diquasi uno a uno. Per questo il quartiere, che è un ex paesone sorto tral’abbazia medievale e i campi, è diventato un simbolo dell’emergenzanomadi. Qui, in tempi non sospetti, anche il circolo Arci partecipò a unafiaccolata contro il degrado e l’ “invasione degli zingari”. Ma primadell’entrata della Romania nell’Ue a Chiaravalle la convivenza funzionava. Merito della Casa della carità di don Colmegna e del gruppo di volontariguidati da suor Ancilla, dell’Associazione Nocetum. Che collaboravano coni nomadi di via San Dionigi, dove la maggior parte degli adulti lavoravanoe i bambini andavano a scuola.
Un campo che era lì da qualche anno, tutto sommato tranquillo e bentollerato. Ma abusivo. E, infatti, l’intervento del Comune non si è fattoattendere: lo scorso 5 settembre sono arrivate le ruspe. Oggi, per quellosgombero che riguardò circa 200 persone (donne e bambini compresi), èarrivata la richiesta di risarcimento dei danni non patrimoniali. Ilricorso contro il Comune è stato presentato alla prima sezione penale delTribunale di Milano da 29 cittadini romeni di etnia rom, assistiti dagliavvocati Alberto Guariso e Sara Russi, e parla di “piccola deportazione”.
Palazzo Marino è accusato di “comportamento discriminatorio, posto inessere in violazione dei diritti della persona”. I rom, sostengono ilegali, sono “un’etnia e quindi sono tutelati dalla disciplinaantidiscriminatoria”. Nel ricorso si fa inoltre riferimento a diversedichiarazioni del vicesindaco Riccardo De Corato e degli assessori TizianaMaiolo e Mariolina Moioli, ritenute appunto discriminatorie nei confrontidell’etnia rom. Nel giorno dello sgombero il Comune, continuano gliavvocati, “solo dopo le pressanti richieste dei rappresentanti della Casadella carità ha fornito una soluzione di emergenza per le sole donne conbambini (e neppure per tutte), imponendo così la divisione delle famiglie,oltre tutto in un momento particolarmente delicato”.
Nel ricorso si chiede ai giudici di “accertare e dichiarare la condottadiscriminatoria”, in quanto lo sgombero è stato fatto “senza congruopreavviso, senza predisposizione di soluzioni provvisorie alternative, inparticolare per i minori e le famiglie, e con violenza sulle cose”. E diannullare gli effetti della condotta discriminatoria, anche ordinando alComune di fornire alle famiglie che hanno promosso l’azione legale“idonee, ancorché provvisorie, soluzioni abitative e ordinando lapubblicazione del futuro decreto su un quotidiano di tiratura nazionale”.Infine di condannare Palazzo Marino a pagare a ognuno dei romeni firmataridel ricorso una somma non inferiore a 800 euro. Alcuni dei nomadi sono giàstati sentiti dal giudice che ha fissato la prossima udienza al 10 luglio.
http://blog.panorama.it/italia/2008/05/20/milano-i-rom-sgomberati-chiedono-i-danni-al-comune-per-deportazione/

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Chiese evangeliche e misure contro l'immigrazione

IMMIGRAZIONE
Il presidente della FCEI Domenico Maselli: Qualsiasi misura che scoraggi l’immigrazione regolare finirebbe per aggravare il fenomeno della clandestinità.
di Agenzia NEV del 12-5-2008

Inopportune le iniziative per limitare gli ingressi di cittadini di nazioni membro dell’Unione Europea.
Roma, 12 maggio 2008 (NEV-CS23) - Di fronte alle voci reiterate di possibili provvedimenti governativi urgenti sull’immigrazione, il pastore Domenico Maselli, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), ci ha rilasciato la seguente dichiarazione:“Seguo con grande preoccupazione e perplessità le indiscrezioni circa possibili nuove misure contro l’immigrazione clandestina. Alcune delle ipotesi ventilate sono assurde e inefficaci. In primo luogo la caccia alle imbarcazioni cariche di possibili migranti non può avvenire fuori dalle acque territoriali del nostro paese senza gravi ripercussioni internazionali. In secondo luogo l’eventualità di una configurazione dell’immigrazione clandestina come reato rischierebbe di riempire le nostre carceri senza risolvere il problema del rimpatrio dei clandestini.Riteniamo inoltre che qualsiasi misura che scoraggi l’immigrazione regolare finirebbe per aggravare il fenomeno della clandestinità gestito dalle mafie. In realtà crediamo che sarebbe necessario agevolare gli ingressi per ricerca di lavoro condizionandoli a un eventuale rimpatrio qualora il lavoro non fosse trovato nei tempi necessari.Ci preoccupa inoltre che eventuali limitazioni all’ingresso dei famigliari di immigrati regolari finissero con il ridurre le possibilità dell’assunzione di persone adatte a servizi sociali fondamentali, come quello delle badanti, che non possono certo essere assunte senza una conoscenza diretta o senza la garanzia di persone note.Infine nel momento in cui nella politica internazionale si sente di più il bisogno di una coesione dell’Unione Europea ci paiono inopportune, oltre che ingiuste perché generalizzate, iniziative per limitare gli ingressi di cittadini di nazioni membro dell’Unione stessa.Riteniamo invece che il modo per rassicurare i cittadini sulla loro sicurezza sia garantire la certezza della pena per chi delinque e velocizzare i relativi processi, sia che si tratti di italiani che di stranieri.”
Articolo tratto daNEV - Notizie Evangeliche
Servizio stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
via Firenze 38, 00184 Roma, Italia
tel. 064825120/06483768, fax 064828728,
e-mail: nev@fcei.it
sito web: http://www.fcei.it

martedì 20 maggio 2008

riflessioni sparse

Promemoria per i 'professionisti della paura'.
Caso mai si dimenticassero di qualche nemico, vorrei fornire loro questo elenco quale modesto contributo:
ci sono i rom, ma il problema si sta risolvendo;
gli ebrei (ma molti votano a destra);
i comunisti (ma si sono autoestinti o quasi);
gli omossessuali;
i Testimoni di Geova;
i malati di mente e i disaddatati in genere;
gli anarchici;
i marocchini e gli albanesi...

...che strano, mi ricorda qualcosa...
...qualcosa che si sperava fosse scomparso per sempre...ma è proprio vero che il ventre che ha partorito il mostro è ancora fecondo...

Purtroppo non riesco a trovare una poesia di Brecht, che raccontava di una persona che rammentava tutte le categorie di persone che venivano arrestate dai nazisti (hanno arrestato un ebreo, ma che importa, io non sono ebreo; hanno arrestato un prete, ma che importa non sono neanche cattolico; hanno arrestato un operaio, ma non sono un operaio...hanno arrestato me, ma non c'è più nessuno a cui dirlo...Ovviamente ho citato a memoria...)

I professionisti della paura sono sempre all'opera e sulla sicurezza hanno costruito la loro vittoria elettorale. Ma non è tanto questo che mi preoccupa, ma il fatto che siano riusciti a distogliere le persone dai reali problemi e che stiano costruendo una società intollerante, razzista, miope
egoista e fredda.
Dobbiamo rispondere, darci una mossa, partire dal basso...
Rialzati Italia!!!

I rom rubano i bambini?

Dalla newsletter L’Unione informa, riprendo questo breve testo di Anna Foa (www.ucei.it, rassegnastampa@ucei.it)
Mentre infuriano le polemiche sui rom, vorrei ritornare all'episodio che ha scatenato le indegne violenze di Ponticelli: che ne è della ragazzina rom arrestata sotto l'accusa di aver tentato di rapire un bambino? è ancora in carcere?oppure è stata rilasciata? non trovo sui giornali tracce della sua sorte, e tantomeno informazioni sul suo iter giudiziario. Non voglio sapere nulla di lei, è minorenne e le è dovuto il riserbo che è dovuto a tutti i minori, di qualunque nazionalità e etnia. Ma vorrei tanto sapere se l'episodio del rapimento è stato confermato da qualche prova, o se la ragazzina, magari entrata per rubare, aveva soltanto preso in braccio il bambino, forse perchè piangeva. Mi piacerebbe saperlo per due motivi: il primo, perchè nessuno "zingaro" è mai stato giudicato colpevole da un tribunale del reato di rapimento di un bambino. Si è finora trattato solo di leggende. Questo episodio, come va collocato? Due, perchè se la ragazzina fosse stata scagionata dall'accusa, allora credo che sarebbe bene dirlo a tutte lettere, proprio per sfatare questa leggenda. A meno che non si abbia paura di altri pogrom, di altre cacce allo zingaro. Quando la folla prende in mano il diritto di punire, non vuole fatti ma solo emozioni..

Anna Foa,
storica

SE QUESTO E' UN ROM...

Se questo è un uomo
Rom e romeni in attesa dell’allontanamento dall’Italia

prof. Lorenzo Renzi ordinario di Romanistica presso l'Universita' di Padova

Non sappiamo ancora quale forma prenderà il progetto del governo di cacciare gli zingari, i rom, romeni dall’Italia. E siccome i rom nuovi arrivati, dei cui crimini si è tanto parlato negli ultimi mesi in Italia, vengono dalla Romania, il progetto prevede anche di limitare la presenza dei Romeni in Italia, di filtrarli alle frontiere, tanto più che anche i romeni non rom hanno commesso numerosi crimini e reati. Si infrangerebbe però così una norma europea, perché la Romania è entrata nell’Unione Europea il 1.o gennaio 2007. Questo ingresso ha fatto dei Romeni dei cittadini europei, e anche i rom sono diventati cittadini europei visto che in Romania erano cittadini romeni. Mentre, sia detto tra parentesi, da noi in Italia, paese civile, gli zingari sono in gran parte apolidi, ai quali noi neghiamo la cittadinanza italiana e non riconosciamo i nostri stessi diritti.

Zingari, abbiamo detto. Cioè rom. Giornali e politici si sono imposti da tempo un tabu linguistico che vieta di chiamare gli zingari con questo nome. I giornali non scrivono mai zingari, ma nomadi, rom, perfino slavi. Lo stesso fanno i programmi televisivi. Adesso si dice e si scrive soprattutto romeni, intendendo anche i rom. Non sarà inutile precisare che rom e romeni non sono la stessa cosa. I rom stanno ai romeni come i nostri zingari (rom anche loro, o shinti) stanno agli Italiani.

Gli zingari, i rom e gli altri gruppi che portano altri nomi, sono arrivati in Europa dall’India nel Medioevo. In Italia erano già presenti nel XV secolo. Erano calderai ambulanti, più tardi sono diventati commercianti di cavalli. Nell’Europa orientale sono musicisti. Suonano nei matrimoni e nelle altre feste. Alcuni sono diventati grandi interpreti. Ma la gran parte di loro non si è mai assimilata, e nemmeno integrata, né in Italia, né negli altri paesi europei né negli altri continenti dove il loro nomadismo li ha portati: Nord Africa, America. Una parte degli zingari si sono sedentarizzati, ma la gran parte è rimasta nomade. A primavera le loro roulottes riprendono il loro cammino, secondo itinerari noti. Una volta erano carovane tirate da cavalli, ma i percorsi erano gli stessi. Cervantes (nella sua splendida Gitanilla) e García Lorca in Spagna, Victor Hugo in Francia, Ion Budai-Deleanu in Romania hanno cantato la libertà del popolo zingaro, come Tolstoj quella dei Ceceni. Gli zingari sono ladri, sono pericolosi? Qualche volta sì. Ma come ha scritto recentemente Guido Ceronetti nel Sole Ventiquattr’Ore (domenicale, 11 maggio 2008) “il pugno della legge” non può essere disgiunto per loro “dalla comprensione di un mistero spirituale che da sempre accompagna tutte le races maudites di questo strano pianeta”, e, aggiungerei prosaicamente, dal rispetto per i diritti fondamentali dell’uomo. Anche se Ion Mailat, zingaro romeno, ha ucciso a Roma una donna il 31 ottobre 2007 a Tor di Quinto, non per questo possiamo dire che tutti gli zingari sono assassini. Sappiamo che Mailat ha agito da solo, senza complici, e che il suo atto criminale è stato segnalato alla polizia da un’altra zingara dello stesso campo. Ma questo delitto è diventato nell’immaginario di molti, un immaginario che molti politici condividono o temono, il delitto emblematico della presenza dei rom e dei romeni in Italia. Una colpa da punire non sull’individuo, ma sull’intera nazione.

La Comunità di sant’Egidio, in un suo documento dedicato allo stato dei rom romeni in Italia ricorda che negli anni Cinquanta i giudici minorili svizzeri avevano aperto un dibattito sull’alto numero di reati compiuti da minori italiani “Ci si chiese allora, si legge nel documento, se non vi fosse una propensione culturale della popolazione italiana al furto. Una idea avvalorata da molta letteratura europea.” Il dibattito si spense appena la popolazione italiana acquisì un migliore status sociale, aprendo negozi e ristoranti e i reati diminuirono, ma gli stessi sospetti si appuntarono subito sui nuovi venuti, portoghesi, poi jugoslavi, infine turchi.

Non sappiamo se i Romeni, rom e non, arriveranno a migliorare il loro status sociale in Italia, che oggi è spesso marginale, o se, come si ventila, saranno cacciati prima. In quest’ultima ipotesi, non ci resta da chiederci chi saranno i loro successori.

Possiamo anche chiederci cos’aveva fatto l’Italia davanti all’arrivo, previsto, di migliaia di zingari romeni dopo il 1 gennaio 2007. Come si è saputo dopo i colloqui italo-romeni seguito all’omicidio Mailat, l’Italia non aveva nemmeno chiesto all’Europa le sovvenzioni che questa mette a disposizione degli stati nazionali per l’assistenza agli zingari. Sei mesi dopo, da quanto si apprende, il Comune di Genova pensa ancora di provvedere ad alloggiare i rom romeni del territorio con i fondi europei assegnati … alla Romania. È toccato alla sottosegretaria romena Dana Varga, di etnia rom lei stessa, ricordare alle autorità della Liguria che esistono fondi europei a disposizione dell’Italia per questo scopo.

Per equità dobbiamo anche ricordare che, prima che arrivi il decreto anti-rom, i diritti elementari degli zingari romeni sono già stati violati più volte in Italia. Tra il 2007 e il 2008, a Roma e a Milano e, temo, anche in altre civilissime città italiane, sono state messe in azione le ruspe per distruggere i campi dei rom. A Milano gli zingari, dopo lo sgombero del campo della Bovisasca, sono stati inseguiti e dispersi, e così temo in altre città. Se non fosse stato per la protesta dell’Arcivescovo di Milano, il Cardinal Tettamanzi, la notizia non sarebbe uscita dalle pagine locali dei giornali.

Saremo dunque noi, italiani europei del XXI secolo, i primi a perseguitare un popolo che vive tra di noi da almeno da sei secoli? Certo, i primi del nuovo secolo, non i primi in assoluto, visto che la Germania nazista, nel 1933, li ha privati di tutti i diritti, poi li ha avviati ai forni crematori, dove ne sono scomparsi, pare, cinquecentomila.

Rom, nella lingua indoeuropea degli zingari, vuol dire “uomo”. Ricordate le parole di Primo Levi? “Se questo è un uomo…”

Lorenzo Renzi


Tratto dal sito http://www.didaweb.net/mediatori/

lunedì 19 maggio 2008

la marcia di Barbiana

Da una mail di dw-handicap@yahoogroups traggo questa notizia

http://www.italianotizie.it/leggi.asp?idcont=213

19.05.2008
A Barbiana sotto la pioggia
di Anna Feliziani

Si è svolta ieri sotto una pioggia battente la marcia di Barbiana per ricordare don Milani ed il suo operato. Presente Rosy Bindi, che con coraggio ha percorso i quattro chilometri in salita, dal lago Viola, da cui la marcia di solito parte, alla Chiesa, per arrivare, insieme agli altri, su, nella canonica, in una stanza della quale il Priore don Lorenzo aveva creato, negli anni sessanta, una scuola per i figli dei contadini. Malgrado la pioggia ed il fango, un lungo corteo, colorato da ombrelli e parapioggia, si è snodato per le erte curve. Si è giunti in cima inzuppati e soddisfatti, mentre il sudore della fatica si mescolava alle gocce, che inclementi cadevano dal cielo. Presente alla manifestazione era naturalmente Michele Gesualdi, che, come principale artefice della Fondazione don Milani, ha fatto un po' gli onori di casa. Il luogo in cui i ragazzi di Barbiana sono andati a scuola è adesso diventato sede di una fondazione. Il Ministro dell'Istruzione, M. Gelmini, e Walter Veltroni hanno inviato ciascuno un proprio messaggio, i testi sono stati letti dal sindaco di Vicchio, Elettra Lorini, al momento della premiazione prevista dal concorso, che da qualche anno bandiscono il Comune di Vicchio e il Ministero della Pubblica Istruzione. Sono state numerose le scuole partecipanti, da ogni parte d'Italia e non solo. Anche una scuola del Ciad aveva inviato il proprio contributo. Pullman con scolaresche erano giunte a Vicchio già sabato scorso.

Si assiste ad fenomeno strano: a mano a mano che passano gli anni un numero sempre maggiore di scuole aderisce alle proposte del concorso su don Milani e alla marcia di Barbiana. Evidentemente quello che don Lorenzo ha fatto ed ha detto, ancora oggi, riesce a scuotere le coscienze ed è denso di significato.


Una sola osservazione: che ci azzeccano Veltroni e la Gelmini con don Milani???

il 5 per mille al Movimento nonviolento

5 per mille al Movimento Nonviolento
Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sarà possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale).
Non si tratta di versare soldi in più, ma solo di utilizzare diversamente soldi già destinati allo Stato. Destinare il 5 per 1000 delle proprie tasse al Movimento Nonviolento, è facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione.
Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere è:
93100500235
Sono moltissime le associazioni cui è possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in più o in meno non farà nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sarà determinante perché ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuità, le donazioni.
I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attività del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, ecc...).
Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza.
Grazie
Movimento Nonviolento Via Spagna, 8 – Verona P.S. : se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un CAF, consegna il numero di Condice Fiscale e dì chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.

Nel 2007 le opzioni a favore del MN sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall’Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.

venerdì 16 maggio 2008

Noi siamo chiesa, un sito interessante

Dal sito www.noisiamochiesa.org traggo due brevi testi:
Noi Siamo Chiesa

Il movimento "Noi Siamo Chiesa" si è costituito comerealtà nazionale e internazionale a seguito della raccolta difirme in appoggio ad un “Appello del Popolo di Dio” con cui siproponeva la necessità di una riforma profonda, personale ecomunitaria della Chiesa cattolica. La raccolta delle firme ha avutoinizio in Austria nel 1995 e successivamente si è estesa aGermania, Sud Tirolo, Italia, Spagna, USA, Olanda, Belgio, Francia,Inghilterra, Portogallo e Canada. In queste nazioni nella Chiesacattolica sono state raccolte complessivamente 2.500.000 firme diappoggio all'Appello.Nell'ottobre del 1997 circa 500 delegati di20 nazioni sono convenuti a Roma per consegnare a Giovanni Paolo IIle firme e per affermare la loro volontà di proseguire nelcammino di un profondo rinnovamento ecclesiale in vista di una unitàdelle chiese cristiane confermata da un Concilio Universale.
Nell'incontrointernazionale di Roma si è costituito l'InternationalMovement "We Are Church" (IMWAC) e in Italia si èformata l'associazione "Noi Siamo Chiesa" aderenteall'IMWAC.A "Noi Siamo Chiesa" partecipano credentiche, per la loro fede nell'Evangelo, propongono la riforma dellaChiesa cattolica dall'interno e in una prospettiva ecumenica. "NoiSiamo Chiesa" è indipendente sia dalle strutturegerarchiche della Chiesa, locali o centrali, sia da ordini ocongregazioni religiose di qualsiasi tipo.


APPELLO DAL POPOLO DI DIO

"Noi siamo Chiesa"

In AUSTRIA, BELGIO, FRANCIA e GERMANIA donne e uomini cattolici hanno già espresso il loro disagio e la loro sofferenza perché le speranze aperte nella chiesa dal Vaticano II sono andate in gran parte deluse a causa del tentativo di imprigionarne lo spirito rinnovatore. Proprio per attuare il Concilio, per essere più fedeli al Vangelo nella Chiesa e nella società e per favorire la riconciliazione ecumenica con le altre Chiese, anche noi, sulla scia aperta dalle nostre sorelle e dai nostri fratelli, lanciamo questo appello chiedendo di appoggiarlo con una firma che diventi segno dell'impegno personale per il rinnovamento ecclesiale, in obbedienza al messaggio liberante di Gesù:
1. "CIO' CHE RIGUARDA TUTTI, DA TUTTI DEVE ESSERE APPROVATO"
Questo antico principio ecclesiale è disatteso. Perciò noi chiediamo:
* I'istituzione di strutture di comunicazione e di dialogo permanenti, a livello diocesano, nazionale ed internazionale, dove le varie componenti del popolo di Dio, senza preclusioni, possano discutere, in libertà e in ascolto della Parola del Signore, tutti i problemi che riguardano la Chiesa ;
* il reale coinvolgimento di ogni Chiesa locale (diocesi) nella scelta del proprio vescovo.
2. "UNO SOLO E' IL VOSTRO MAESTRO E VOI SIETE TUTTI FRATELLI" (Mt 23,8)
Alla luce di questo annuncio chiediamo:
* il superamento della separazione strutturale tra "chierici" e "laici" per una corresponsabilità nella chiesa;
* un aperto confronto sulla Sacra Scrittura per raggiungere la piena partecipazione delle donne ai ministeri ecclesiali.
3. "VOI SIETE IL POPOLO DI DIO" ( I Pt.2,10)
In questa prospettiva:
* si riconosca alle comunità il diritto a celebrare l'eucarestia e ad animare la propria fede in una pluralità non delimitata da regole e canoni storicamente condizionati;
* si valorizzi il celibato per il Regno di Dio, lasciando ai preti la libertà di scelta, dato che il vincolo tra ministero sacerdotale e celibato imposto dall'attuale legge ecclesiastica non ha fondamento né biblico né dogmatico.
4. "SIATE MISERICORDIOSI COME LO E' IL PADRE VOSTRO" (Lc.6.36)
In coerenza con questo invito, che privilegia accoglienza e rispetto piuttosto che emarginazione e giudizio, ci sembra giusto:
* rivedere la prassi e le norme che escludono i divorziati risposati dall'eucarestia;
* restituire al servizio della comunità i preti sposati.
5. "MASCHIO E FEMMINA DIO LI CREO'. E VIDE CIIE ERA COSA BUONA" (Gen.1. 27-31)
Questo giudizio sulla creazione fonda una valutazione positiva della sessualità come dono di Dio a ogni persona e il primato dell'amore sulla "legge naturale". Da ciò ci pare legittimo derivare, tra l'altro:
* la rivendicazione della libertà di coscienza nel campo della regolazione delle nascite;
* il superamento di ogni discriminazione nei confronti delle persone omosessuali.
6. "AVEVO FAME E MI AVETE DATO DA MANGIARE" (Mt.25.35)
La fedeltà al Vangelo richiede un coerente impegno della Chiesa cattolica, ad ogni livello, per lavorare - in fraternità ecumenica con tutte le Chiese - per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato, dando in questi campi un contributo concreto come Chiesa umile, povera e pellegrina, a fianco degli emarginati, degli oppressi e di chi lotta per un mondo umano e solidale.
Roma 6 Gennaio 1996, Epifania del Signore
Questo Appello, simile a quello promosso in Austria e successivamente in altri quindici paesi ,ha raccolto 35.000 firme in Italia ed è stato alla base della costituzione di "NOI SIAMO CHIESA" ,associazione di credenti che propongono la riforma della Chiesa cattolica in una prospettiva ecumenica.

"NOI SIAMO CHIESA" aderisce all'IMWAC ( " International Movement We Are Church " )

Cacciare i rom? No alle tentazioni naziste!

Dalla news letter L'Unione informa, traggo questo articolo (www.ucei.it, rassegnastampa@ucei.it)

“L'indiscriminata espulsione di massa di un gruppo etnico potrebbe forse produrre momentanei consensi e una breve ed effimera illusione, ma ben presto la vera natura discriminatoria di un simile atto emergerebbe con chiarezza e verrebbero messi a nudo tutti gli errori e le omissioni che nel tempo hanno prodotto questa degenerazione ingovernabile”. Così il presidente dell’Ucei Renzo Gattegna stigmatizza, in una dichiarazione riportata con bell’evidenza su Liberazione - Le Comunità ebraiche: rischio discriminazione – i rischi razzisti della travagliata vicenda dei rom, che a Ponticelli pochi giorni fa hanno visto i loro campi dati alle fiamme.La presa di posizione delle Comunità ebraiche e l’inquietante consonanza tra le azioni contro i rom e la recente storia ebraica sono il filo conduttore dell’intera rassegna stampa di oggi. Una panoramica dell’attualità viene da Flavio Haver, sul Corriere della sera - Maxi blitz contro i clandestini – La Ue: punite gli assalti ai rom – che delinea la situazione dei rom italiani, in questi giorni anche al centro di una maxi azione di polizia, richiamandosi anch’egli alle dichiarazioni di Renzo Gattegna. Su un piano diverso Gad Lerner, che da tempo va denunciando il dilagare di un atteggiamento razzista contro i rom, richiama su Repubblica - Con la scusa del popolo - il precetto biblico dell'immedesimazione per cui “In ogni generazione ciascuno deve considerare se stesso come se fosse uscito dall'Egitto”. Ciò, scrive, “dovrebbe suggerirci un esercizio: sostituire mentalmente, nei titoli di giornale, la parola “rom” con la parola ‘ebrei”, o “italiani”. Ne deriverebbe una cautela salutare, senza che ciò limiti la necessaria azione preventiva e repressiva. La categoria ‘sicurezza” non è neutrale. Ne sa qualcosa il centrosinistra sconfitto alle elezioni”.Sempre su Repubblica Adriano Prosperi - Il pogrom moderno – entra nel vivo del parallelo tra persecuzioni ebraiche e discriminazioni contro i rom riecheggiando i versi di Primo Levi. “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case – scrive - proprio voi, telespettatori, lettori di giornali, guardate e chiedetevi se sono esseri umani questa donna, quest'uomo e questo bambino che una fotografia terribile ci ha mostrato caricati coi loro stracci sul pianale di un'Ape, in fuga davanti a popoli ebbri di sangue (…). La parola pogrom è uscita dalle rievocazioni storiche della Shoah per diventare realtà”.Ancora Repubblica dedica al tema un ampio articolo di Umberto Eco - Il nemico? Sporco e brutto – che affronta i meccanismi con cui si trasforma in capro espiatorio la figura del nemico con numerosissimi richiami ai pregiudizi antiebraici, da Tacito al Medioevo.Si torna su un piano più squisitamente politico con il lungo articolo del direttore di Liberazione Piero Sansonetti - Prove di pulizia etnica, come Milosevic. Con molteplici stoccate al Pd Sansonetti segnala la reazione di alcuni esponenti del mondo delle religioni all’attacco al popolo rom auspicandone una saldatura con la sinistra. “Un certo numero di associazioni cattoliche e di tutte le altre confessioni cristiane, settori dello stesso Vaticano, e ieri anche il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche, Renzo Gattegna – scrive - hanno protestato contro le deportazioni di massa e gli atti di repressione indiscriminata e hanno ricordato che i reati prevedono responsabilità individuale, non esiste la responsabilità di gruppo né tantomeno la responsabilità di «razza»”. “Se scoccherà una scintilla – conclude - un circuito virtuoso, e - dopo tanti anni - le battaglie della sinistra troveranno la strada per ricollegarsi coi settori più consapevoli del mondo cattolico, cristiano, ebraico, allora forse entrerà in crisi quell'equilibrio parlamentare che oggi ci atterrisce e si riapriranno prospettive, vie, speranze, idee”.Per uno sguardo fuori dell’Italia si segnala invece un articolo di Alberto Stabile su Repubblica - Bush in Israele: non si tratta con l’Iran – in cui si dà conto del discorso del presidente americano ieri alla Knesset. E si rimane in Medio oriente con 'Capimmo che stava succedendo qualcosa di terribile', intervista di Giuseppina Manin, sul Corriere della Sera, ad Ari Folman regista di “Waltz with Bashir” film dedicato alla guerra del Libano in presentazione in questi giorni al festival di Cannes.Daniela Gross

NON E' VERO CHE I ROM RAPISCONO I BAMBINI...

ROM: MIGRANTES (CEI), NON E' VERO CHE RAPISCONO I BAMBINI
(AGI) - CdV, 15 mag. - "Non c'e' un caso dimostrato in Italia, a detta anche delle Questure, che dietro il rapimento di bambini ci siano rom esinti".
Lo afferma don Federico Schiavon, il responsabile per la pastorale deinomadi della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Cei.
In un'intervista diffusa dal Servizio Informazione Religiosa della Chiesa Italiana, il sacerdote denuncia un'ondata preoccupante di "attacco ai rom che ha portato a un clima avvelenato nei loro confronti facendoli diventare il capro espiatorio di insicurezze e paure".
Secondo il sacerdote ora "sono le comunita' nomadi a sentirsi minacciate e insicure". In questo clima, secondo don Schiavon, vanno inquadrati i fatti di Ponticelli, dove vive la ragazza, autrice del presunto tentativo di rapimento, che ha innescato reazioni violente costringendo "persone innocenti, bambini e anziani, ad allontanarsi dal campo".
A questo punto, per il bene degli stessi rom "le indagini devono essere assolutamente rigorose e tempestive nell'individuare i responsabili: troppe volte di fronte a sparizioni di bambini - rileva don Schiavon -sono stati accusati i nomadi e poi, dopo che le indagini hanno smentitoche siano stati loro, nessuno ha mai reso pubblica la loro innocenza".
Nell'intervista il direttore di Migrantes annuncia che "nei prossimi mesi sara' pubblicata una ricerca dell'Universita' di Verona" commissionata dall'organismo cattolico e che analizzando scientificamente tutti i casi di denuncia nei confronti di rom come presunti responsabili di sparizioni di bambino dimostra che negli ultimi 25 anni nessuno di questi era fondato.
Anche secondo mons. Piero Gabella, il sacerdote di Brescia che vive in un campo rom dopo essere stato il direttore della Migrantes, l'episodio della rom che rapisce il bambino andrebbe provato in modo certo: potrebbe essere, osserva, "un cliche' gia' visto in altre citta"'.
http://www.agi.it/ultime-notizie-page/200805151941-cro-rom1145-art.html

giovedì 15 maggio 2008

CHE NESSUNO CADA NELLE TRAPPOLE DEL RAZZISMO!

Riporto l'editoriale del sito www.ildialogo.org

Lo abbiamo più volte detto su queste pagine ed è purtroppo accaduto. Il razzismo è diventato un fatto di massa, che coinvolge persone che mai hanno fatto politica attiva e che ora invece sono in prima fila a bruciare i campi rom e a chiedere la loro cacciata dalla propria città e dall’Italia. Ed era facile prevedere che tali fatti sarebbero successi in una città come Napoli, dove più acute ed insopportabili sono le situazioni di degrado non solo ambientale e dove è più facile trovare chi, per pochi soldi, è disponibile a buttare bottiglie molotov su povere baracche di rom, incuranti se tale atto possa o meno provocare una strage. Si perché anche questo crediamo sia certo. Gli assalti ai campi rom, visto quello che abbiamo potuto leggere sui quotidiani, sono stati premeditati e scientificamente organizzati. Ed il motivo è semplice e lo abbiamo più volte ripetuto: non è da tutti realizzare bombe molotov, non è da tutti saperle utilizzare, non è da tutti saper usare armi od esplosivi. Non può farlo la casalinga o il pensionato. Per queste cose ci vuole addestramento militare per acquisire quelle capacità tecniche che consentano di portare a termine le operazioni prefisse senza rimetterci la propria vita. E l’addestramento militare si acquisisce o nelle strutture militari dello Stato a questo preposte, o nelle strutture della delinquenza organizzata, che ha proprie strutture militari, mezzi e uomini che non hanno nulla da invidiare a quelle statali. Ma ci sono anche organizzazioni politiche dell’area neonazista che hanno identiche capacità tecniche ed organizzative, messe in mostra nei mesi scorsi in occasione dell’omicidio di un tifoso laziale. Organizzazioni neonaziste sempre pronte a scendere in campo contro i migranti.In politica noi non crediamo alle coincidenze. Sappiamo che esistono organizzazioni che studiano attentamente quello che accade e programmano iniziative di vario tipo, anche delinquenziali. Non crediamo sia un caso che i fatti di Napoli accadano quando il nuovo governo delle destre assume con il voto di fiducia i pieni poteri e quando si preannunciano provvedimenti legislativi ed azioni dure nei confronti dei migranti in genere e dei rom in particolare. Così come non è un caso che il prossimo Consiglio dei Ministri si tenga proprio a Napoli. Ciò che è successo in questi giorni ci dice con chiarezza quale tipo di idea politica si vuole promuovere a Napoli e in Campania e quale soluzione si prospetta per la “questione rifiuti”. E ci viene anche il sospetto, vista la rapidità delle azioni che si sono susseguite, che la vicenda del tentativo di rapimento del bambino di pochi mesi che ha dato il via al pogrom a Ponticelli, ex zona rossa di Napoli, sia stato anch’esso organizzato. Saremmo curiosi di conoscere la versione della vicenda fornita dalla ragazza accusata del rapimento. Ma questo forse non lo sapremo mai.E’ grave che il Governo o il ministro dell’Interno non abbiano fatto alcuna dichiarazione contro la distruzione dei campi rom a Napoli preoccupandosi invece di nominare commissari speciali “all’emergenza rom”, avallando in sostanza ciò che gruppi terroristici, perché di questo si tratta, hanno fatto a Napoli. E’ la fine dello Stato. Da ora in poi ognuno potrà farsi giustizia da se sapendo di trovare l’avallo politico di una destra che ha fatto della questione “sicurezza” il suo cavallo di battaglia. Se passa tale linea i reati che sono responsabilità personale di chi li commette potranno diventare un fatto collettivo, addebitabile alla comunità di appartenenza di chi delinque. Dovremmo così aspettarci che tutti i napoletani siano considerati camorristi, tutti i siciliani mafiosi, tutti i calabresi ndranghetisti, e via barbarizzando. Che nessuno dimentichi che quando si imbocca la strada del razzismo nessuno è più sicuro e tutti prima o poi possono finire nel mirino di chi si sente superiore agli altri. A quando l’instaurazione del coprifuoco o l’obbligatorietà della iscrizione al partito del capo del Governo?Sono mesi che da questo sito continuiamo a lanciare un appello contro il razzismo che ha raggiunto oggi circa 350 adesioni ( Clicca qui per leggere il testo e aderire). Sono mesi che chiediamo alle chiese cristiane e a tutte le religioni di impegnarsi attivamente su tale questione. Non ci stancheremo di rinnovare continuamente questo appello perché il razzismo è come la droga, produce assuefazione, induce a comportamenti criminali, stimola i peggiori istinti dell’animo umano, produce solo lutti e violenze. E la storia che ce lo insegna. Ed è sempre la storia che ci insegna che nessun muro, nessun campo di concentramento, nessuna guerra potrà mai fermare le migrazioni con le quali bisogna invece imparare a convivere, costruendo società accoglienti e pacifiche. E le società accoglienti e pacifiche sono anche quelle che sono in grado di mettere al centro della propria vita non gli interessi di pochi, non l’ingordigia individuale ma il benessere e la felicità collettiva. E gli ingordi, diceva Alexis De Tocqueville nel 1840, "Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti". Ed infatti le società più violente al mondo, con omicidi e violenze ad ogni ora del giorno, sono quelle dove più forti e disgustose sono le disuguaglianze sociali e i pregiudizi razziali. Chiediamo che il vescovo di Napoli assuma una posizione decisa contro i pogrom avvenuti nella sua città. Chiediamo che tutti i vescovi italiani facciano altrettanto. Chiediamo che tutte le chiese cristiane e tutte le religioni del nostro paese promuovano una dichiarazione comune contro il razzismo e la violenza e mobilitino le proprie strutture organizzate per sensibilizzare la popolazione contro questo cancro sociale. Il razzismo è una emergenza che interroga innanzitutto i religiosi e le organizzazioni religiose che possono essere le prime a subirne le conseguenze. Ma chiediamo anche che tutti i partiti democratici facciano dichiarazioni comuni contro il razzismo e la violenza. Chiediamo a chi ha giurato fedeltà alla Costituzione, al Capo dello Stato innanzitutto e poi al Governo, di rispettare il proprio giuramento. E la nostra Costituzione al suo art. 3 dice parole inequivocabili non solo contro il razzismo (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”), ma ribadisce anche l’impegno della Repubblica italiana a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.E bisogna farlo ora. Bisogna chiamare il popolo democratico del nostro paese a difendere la legalità democratica e a dire un no chiaro a quanti vogliono trasformare le nostra città in luoghi di scontro con i migranti o le persone marginali o gli appartenenti a determinate religioni. Queste azioni criminali tendono a confondere le acque, a deviare la discussione dalle questioni vere che sono all’origine della crisi che le nostre società stanno vivendo e che si traducono in disoccupazione e miseria sempre crescente, degrado ambientale e corruzione politica. E all’origine di tali fatti vi è l’aberrante distribuzione delle risorse naturali e la ingordigia di pochi Stati o di pochi gruppi sociali che pretendono di arricchirsi indefinitamente ai danni della stragrande maggioranza della popolazione. Ingordigia che è alla base della guerra attualmente in corso a livello mondiale e di cui si vuole cancellare l’esistenza e le responsabilità. Guerra che viene pagata sempre e solo dalle persone povere e soprattutto dai bambini che muoiono a centinaia di migliaia.Che nessuna cada nella trappola del razzismo. Che ognuno si assuma tutte intere le proprie responsabilità innanzitutto di cittadino. Che i capi dei partiti e delle religioni sentano tutta intera la responsabilità che hanno di fronte ai cittadini italiani e all’intera umanità.
Giovedì, 15 maggio 2008

«Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino»
Prima Pagina/Home Page: www.ildialogo.org
Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi
Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996

dedico a tutti i rom questa canzone di de andrè...

Il cuore rallenta la testa cammina
in quel pozzo di piscio e cemento
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento
porto il nome di tutti i battesimi
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un guado una terra una nuvola un canto
un diamante nascosto nel pane
per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione del viaggio viaggiare
Il cuore rallenta e la testa camminain un buio di giostre in disuso
qualche rom si è fermato italiano come un rame a imbrunire su un muro saper leggere il libro del mondo con parole cangianti e nessuna scrittura nei sentieri costretti in un palmo di mano i segreti che fanno paura finché un uomo ti incontra e non si riconoscee ogni terra si accende e si arrende la pace i figli cadevano dal calendario
Yugoslavia Polonia Ungheria i soldati prendevano tutti e tutti buttavano via e poi Mirka a San Giorgio di maggio tra le fiamme dei fiori a ridere a bere e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi e dagli occhi cadere ora alzatevi spose bambine che è venuto il tempo di andare con le vene celesti dei polsi anche oggi si va a caritare e se questo vuol dire rubare questo filo di pane tra miseria e sfortuna allo specchio di questa kampina ai miei occhi limpidi come un addio lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca il punto di vista di Dio
Cvava sero po tutei keravajek sano ot morii taha jek jak kon kasta
Poserò la testa sulla tua spalla e farò un sogno di maree domani un fuoco di legna va su ti baro neboavi kerkon ovla so mutaviakon ovlaperché l'aria azzurradiventi casachi sarà a raccontarechi saràovla kon ascovime gava palan ladime gavapalan bura ot croiutisarà
chi rimane io seguirò questo migrare seguirò questa corrente di ali

Contro il razzismo, in tutte le sue forme

In Ue sono 9-12 milioni. Circa 300 mila vivono in Francia, 300 mila nelRegno Unito (300 mila), 800 mila Bulgaria, Spagna e Ungheria. Italia al quattordicesimo posto

dal Redattore Sociale
Non esiste un’unica popolazione rom o “zingara” e non esiste soprattutto ancora un censimento ufficiale in Europa su di loro. Secondo gli studiosi, le popolazioni rom sono infatti una «galassia» di minoranze che però non hanno la stessa storia, né una cultura omogenea o un'unica religione. In comune hanno una lingua di ceppo indiano, anche se i diversi gruppi parlano dialetti con molte differenze, dovute ai molteplici prestiti linguistici mutuati dal Paese in cui si sono radicati. È difficile quindi stimare quante persone appartengano a questa galassia di minoranze. Si parla di dodici-quindici milioni di individui in tutto il mondo: la maggior parte vive in Europa di cui il 60-70% nei Paesi dell'Est.In genere i rom provengono dall’est, mentre a ovest troviamo i sinti, i manus, i kale, i romanichals (o romanicèls), con esigue minoranze di rom. Si tratterebbe quindi di una «minoranza diffusa», dispersa e transnazionale. In questa situazione si complica quindi la definizione dei diritti dei rom. Secondo uno studio pubblicato da Aggiornamenti sociali, mensile gesuita, su scala nazionale, i rom e i sinti acquisiscono diritti esclusivamente come individui, quando sono riconosciuti cittadini di uno Stato (e risultano quindi «territorializzati», almeno a questa scala). I rom non hanno una patria comune, né tanto meno una terra promessa ove fare ritorno. Subiscono le conseguenze della concezione di Stato-nazione moderno che consiste nell'identificare luogo e cultura, intrappolando persone e istituzioni entro schemi territoriali che non permettono di rendere conto di tuttele situazioni.In Europa si calcola che viva un gruppo di circa 9-12 milioni di persone e in qualche paese del centro e dell'est europa (Romania, Bulgaria, Serbia, Turchia, Slovacchia) arrivano a rappresentare fino al 5% della popolazione. In base alle informazioni che abbiamo a disposizione, si può dire che la Romania guida la classifica dei paesi con maggior numero di gitani: l'ultimo censimento ufficiale per la Romania (2002) parlava di una minoranza che si aggira tra il milione e 200 mila e i due milionie mezzo. Seguono Bulgaria, Spagna e Ungheria a pari merito (800 mila), Serbia e Repubblica Slovacca (520 mila), Francia e Russia (tra i 340 e400 mila; ma secondo il rapporto di Dominique Steinberger del 2000 in Francia vivrebbero almeno un milione di zingari, Regno Unito (300 mila), Macedonia (260 mila), Repubblica ceca (300 mila), Grecia (350 mila). L'Italia è al quattordicesimo posto con una stima, ufficiosa in assenza di un censimento, che si aggira sui 120 mila. Sappiamo che oggi quel numero è salito fino a 150-170 mila.

martedì 13 maggio 2008

IRENA SENDLER

E' morto un giusto delle Nazioni.
Un'infermiera polacca, Irena Sendler, che apparteneva ad un gruppo della Resistenza e che riuscì a fare uscire dal ghetto di Varsavia oltre 1500 bambini ebrei, affidandoli a famiglie polacche o a istituti religiosi. Fu arrestata, torturata, salvata in extremis dalla condanna a morte. Come tanti altri, riprese la sua vita di tutti i giorni, senza chiedere riconoscimenti.
Il titolo di Giusto le fu conferito da Yad Vashem nel 1965, ma solo nel 2003 il suo paese si ricordò di lei, conferendole la più alta onoreficenza polacca. Nel 2007 fu candidata al Nobel per la pace. In un paese quale la Polonia, che conobbe pogrom e violenze antisemite fin negli anni del dopoguerra, Irena Sendler rappresentò un esempio luminoso di giustizia. Con la sua morte, un altro pezzetto del nostro passato se ne va...

[articolo di Anna Foa, tratto da L'Unione informa, rassegnastampa@ucei.it, www.ucei.it]

OGGI SU REDATTORE SOCIALE

Oggi su www.redattoresociale.it - DiRE n. 131
(Sintesi notizie principali del 13 maggio 2008)
IMMIGRAZIONE
- La battaglia sui clandestini
Accanto ai 650 mila clandestini censiti dalla ricerca dell'Università di Milano Bicocca, ce ne sono altri 200-300 mila", sostiene l'esperto Fulvio Vassallo Paleologo (Università di Palermo). "50 mila sono donne vittime di tratta, gli altri sono persone che sono state regolari e hanno perduto il permesso di soggiorno perché licenziate".
- Intanto il neo ministro dell'interno Maroni si dice "favorevole al reato di immigrazione clandestina". Contrarie le Acli: "Punirebbe le famiglie italiane. I reati commessi dai cittadini stranieri vanno perseguiti, ma non vanno demonizzate le persone. Sì all'emersione dei lavoratori immigrati irregolari". No anche da Minniti (Pd) e Cancrini (Pdci).
- I Cpt costano già 90 milioni all'anno. 30 milioni per pasti, personale, e assistenza sanitaria; 60 sono per la sorveglianza. vai>> SICUREZZA - Il piano di 5 punti di Maroni
Dal contrasto dell'immigrazione clandestina a quello della criminalità organizzata, il decreto potrebbe essere presentato mercoledì al Consiglio dei ministri di Napoli: "Alcune misure sono urgenti, altre vedremo. Ascolterò anche il governo ombra". Berlusconi: "Non abbiamo mai cavalcato la paura, la sicurezza nella vita quotidiana dei cittadini va ristabilita con prevenzione e repressione". E sugli immigrati: "Padroni in casa nostra".
IMMIGRAZIONE
- "Più di un milione le badanti irregolari "Il sociologo Gianni Sgritta (Università La Sapienza) anticipa i primi risultati di una ricerca che sta conducendo sulle badanti in Italia. La stima oscilla tra un milione e un milione e trecento mila badanti irregolari, che si aggiungerebbero alla 600 mila già regolarizzate e iscritte all’Inps. Il docente: "Ecco perché si è creato il mercato nero delle assistenti familiari".- A Cagliari la prima guida pratica per le badanti. Curata dal centro Rodnoe Slovo, contiene il contratto di lavoro, informazioni giuridiche, istruzioni di pronto soccorso e informazioni indispensabili per chi affianca anziani e disabili.
CASA - A Milano il primo "cohousing" in affitto d'Europa
Si chiama Residance ed è il primo progetto di cohousing in affitto realizzato in Europa. Nascerà A Milano, alla Bovisa, ed è riservato a persone con meno di 35 anni che pagheranno un canone mensile di 10 euro al metro quadro. Sono già 300 i giovani aspiranti cohouser.- Per ogni due metri quadri di parquet uno di serra verticale, capace di garantire il 50% del fabbisogno di frutta e verdura fresca agli abitanti. È "Urban Farm" un modello di cohousing "verde" che, entro il 2010, ospiterà una trentina di famiglie a Milano.
NOMADI
- I Rom rubano i bambini? "Nessun riscontro"Per Melita Cavallo, capo del Dipartimento della giustizia minorile del ministero della Giustizia, non ci sono riscontri effettivi sul fenomeno. La paura però, dopo il fatto di Napoli, cresce tra le mamme che ingigantiscono notizie di cronaca spesso oscure.
PSICHIATRIA - Elettroshock: una voce contro, una a favore"Provoca un annichilimento della persona", dice lo psichiatra Cestari (Comitato cittadini per i diritti umani): "Non è un effeto collaterale ma diretto. E' tornato in uso grazie alle compagnie assicurative americane".- "E' efficace quando le altre terapie non lo sono", dice lo psichiatra Tondo (Centro Lucio Bini): "Nel trattamento della depressione grave con agitazione e rischio di suicidio, ha una percentuale di miglioramento superiore a quello delle terapie antidepressive". vai>> PSICHIATRIA - Quando la pazzia nasconde la miseriaResoconto del convegno europeo di Psichiatria democratica a trent'anni dalla legge 180 ("Non legare più in un'Europa senza manicomi"). "Il pericolo più insidioso è ancora la miseria camuffata dal sintomo". Critiche "all’approccio iperspecialistico alla sofferenza" e alla "medicalizzazione della malattia mentale". "Attenti alle residenze per malati mentali: possono ricreare meccanismi analoghi a quelli del manicomio".
VOLONTARIATO - "Le emozioni entrino nelle politiche sociali"
Dal 16 al 18 maggio a Torino il VI Convegno nazionale delle organizzazioni di auto-aiuto e auto-mutuo-aiuto. L'obiettivo: fare un "documento comune" per mettere in rete le buone prassi e fare sì che l'espressione e la condivisione delle emozioni diventino parte integrante delle politiche sociali.
USURA - Un fondo da 5 milioni contro l'indebitamento Un fondo anti usura di cinque milioni di euro per le famiglie che non riescono a pagare i loro debiti. È il frutto del protocollo di intesa tra Adiconsum e Fiditalia per contrastare il problema del sovraindebitamento, che ormai riguarda il 25% delle famiglie italiane.
IMMIGRAZIONE
- Una comunità compatta, ma schivaBologna. Gli eritrei scappano da una emergenza umanitaria, arrivano giovanissimi e smarriti. Formano una comunità solida, ma che non riesce a ottenere l’attenzione che vorrebbe. "Siamo venuti per primi e siamo considerati come fossimo gli ultimi arrivati. Non sappiamo chiedere e siamo troppo onesti”. Pochi i locali della comunità, ma frequentati assiduamente. Dagli anni '70 la città è stata scelta come centro internazionale della lotta armata esterna dal Fronte popolare per l’indipendenza eritrea.
TITOLI
- Governo: a Giovanardi le deleghe su droga, famiglia, servizio civile.
- Prestigiacomo: ''Bimbi a studiare l'ambiente in campagna''. Plaude la Coldiretti.
- Lavoro, a San Marino per le future mamme c'è “l'astensione anticipata”.
- A Modena torna ''Ethicae'', Festival della cittadinanza attiva.
- Sul sito della Cisl Lombardia la storia del lavoro raccontata dal cinema. - Puglia, torna ''Abracadabra'' dell’Aibi contro l’abbandono dei bambini.
- Bologna diventa ''cricket city''. E vince per integrazione.
- L’Ania mette on line il primo blog per sulla sicurezza stradale. - Etc. etc.

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