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sabato 28 febbraio 2009

CAGLIARI: LA PIAZZA DELLA SOLIDARIETA'

Come ogni prima domenica del mese, torna a Cagliari, La Piazza della Solidarietà (domenica 1° marzo, dalle 9,30 alle 13, in piazza san Cosimo). Sono le tante associazioni, che in mille modi diversi si occupano di solidarietà. Chi verso l'ambiente, o gli animali. Chi verso le persone o le popolazioni povere. Chi verso le minoranze, gli sfruttati, chi verso i malati, i sofferenti. Chi verso le vittime della fame, chi verso le vittime della guerra.
Chi combatte contro il pregiudizio, chi contro la burocrazia, chi contro le imposizioni, gli indottrinamenti coatti, mascherati, vellutati.


Contro le ingiustizie.
Tutto per cercare di costruire un mondo migliore, non solo per noi ma per tutti, non solo qui ma ovunque, non solo per oggi ma per domani.
Una solidarietà che non sia solo lenire le ferite, ma muoversi attivamente per rimuovere le cause del disagio, della sofferenza, dei disastri, delle guerre. Una Piazza che non sia solo la sommatoria di tanti banchetti, tutti diversi e tutti colorati, ma che anche individui temi scottanti, li porti all'attenzione della gente, costringa ad una riflessione, indichi vie di soluzione, con la forza dei tanti volontari, con la credibilità delle tante associazioni. Una Piazza che chiami alla responsabilità.


La Piazza di domenica è dedicata ai migranti. Sono quelle persone come noi. Con sentimenti, speranze, illusioni. Proprio come noi.
Forse meno fortunate. Fuggono. Da guerre, fame, carestie. Vanno in cerca di condizioni di vita migliori. Anche i nostri nonni lo facevano.
Attraversano l'Africa, il deserto, soffrono la sete e la fame, spendono tutto quel che hanno per un passaggio in barca. La barca spesso affonda, qualche volta viene affondata. Muoiono. Stipati, nascosti, schiacciati dalle merci, vengono dall'Asia, attraverso l'Europa dell'Est, soffocati, dentro container, assiderati, nelle celle frigorifere dei camion. Muoiono. Nelle stive delle navi. Muoiono.
Una strage annunciata che si ripete ogni giorno nella nostra indifferenza.
Quelli che non muoiono arrivano qui. Alcuni sono onesti, altri disonesti. Proprio come noi.
Noi dovremmo accoglierli con umanità. Non avviene così.
Con la "Legge Turco-Napolitano", prima (governo di centro sinistra), con la "Legge Bossi-Fini", poi (governo di centro destra), si sono chiuse queste persone in campi di concentramento (i CPT), incarcerati senza che fossero accusati o accusabili di alcun reato.
Vengono rispediti indietro, nei paesi dai quali fuggono, talvolta sono perseguitati politici. Chiedetevi cosa avvenga di loro.
Si fanno accordi con la Libia, affinché siano "dissuasi" dal continuare il viaggio. Chiedetevi cosa avvenga di loro.
Sono esseri umani come noi. Ma noi lo siamo?
Ora si vuol rendere più aspra e persecutoria la "Bossi-Fini".
Ora si trasforma in reato, quella che è povertà, ora si prendono provvedimenti per rendere "perseguibile per legge" ciò che è richiesta di asilo.
Ora si vuol portare a sei mesi, quando già erano troppi due (perché imprigionare chi reati non ha commesso? perché colpire chi è solo "colpevole" di indigenza?), il periodo massimo di detenzione nei centri che chiamano "di accoglienza".
Ora si vuol rimuovere l'obbligo per i medici di non denunciare chi, migrante secondo la legge dei poveri, clandestino secondo la legge dei ricchi, ricorra alle loro cure.
Costringendoli ancor più alla fuga, agli espedienti, alla segregazione, alla schiavitù, alla morte.
Alla morte.
Negando loro anche il diritto ad avere la pur minima cura. Negando loro l'umanità.
E noi?! Lasciamo fare?!
Le associazioni della Piazza non hanno bisogno di affermare la loro indipendenza da spifferi partitici. Parla la loro storia, parlano le loro attività.
Le associazioni della Piazza vedono ciò che succede, dicono no, invitano i cittadini a farlo.
Domenica, alle 12, durante La Piazza della Solidarietà, ci sarà un momento pubblico di riflessione, discussione, proposta, per individuare una via, strumenti di protesta, di pressione, per ridare un po' di umanità a questa umanità.
Migranti di ogni terra, cittadine e cittadini, associazioni, militanti di partito senza bandiere di partito, tutte e tutti, sono invitat* a partecipare.




Le associazioni della Piazza:


actionaid, aifo, amnesty international, amici di nico, amici di sardegna, amici di viviana, amici senza confini, arci, avo, cagliari social forum, ciclofucina sella del diavolo, cisv sardegna, citta' ciclabile, cittadinanza attiva, cosas, deggo, emergency, greenpeace, ingegneria senza frontiere, lav lega antivivisezione, los quinchos, luna d'oriente, mani tese, maramao onlus, mimi' e gogo', movimento verde, oipa, oscar romero onlus, parada italia, pastori per, rete radiè resch, sardegna palestina, servizio civile internazionale, shiatsu do onlus, sinergia femminile, solidando, sucania, uaar



Info:
tel. 335 6993969
e-mail piazza_solidarieta@katamail.com

giovedì 26 febbraio 2009

HANNO RIAPERTO L'IRAQI MUSEUM DI BAGDAD

e ne sono felice: la Mesopotamia è terra ricca di siti archeologici importantissimi, culla di diverse civiltà.

prima delle guerre del golfo, l'Iraqi Museum era un museo ricchissimo di reperti preistorici, assiri, sumeri, babilonesi, romani, persiani, ecc. ecc.

dopo le guerre e i saccheggi (e i moltissimi furti su commissione), era un disastro.

ora l'italia ha contribuito con la propria competenza scientifica e un notevole contributo economico a riparirlo...

...peccato che abbia contribuito a bombardarlo...

mercoledì 25 febbraio 2009

TORNARE AL NUCLEARE? UNA SCELTA SUICIDA!

Dopo le notizie circa la firma dell'accordo italo-francese sulla costruzione di ben 4 centrali nucleari in Italia, occorre rilanciare la lotta.
Cominciamo dalla petizione tratta dal sito petizione.perilbenecomune.org (pubblicizata anche da questo blog):

PETIZIONE POPOLARE
NON ABBIAMO BISOGNO DEL NUCLEARE
Al Presidente della Repubblica,Al Presidente del Senato,Al Presidente della Camera Deputati,Al Presidente del Consiglio,Ai Parlamentari tutti
Noi cittadini e cittadine italiane, visto il “Piano Triennale per lo Sviluppo”, approvato dal Consiglio dei Ministri, che lancia “il ritorno all’energia nucleare”, facciamo presente che:
a. Il popolo italiano ha votato a larghissima maggioranza, con i 3 referendum del 1987, l'uscita definitiva dell'Italia dall'avventura nucleare, come hanno deciso anche Austria e Polonia (che non hanno avviato le loro centrali già costruite), Danimarca, Grecia, Norvegia e Irlanda (che hanno rinunciato alla loro costruzione), Germania, Belgio, Olanda, Spagna e Svezia (che hanno deciso di non costruire più centrali nucleari nel loro territorio, puntando sulle energie rinnovabili).
b. Il nucleare non ci libera dalla dipendenza dall'estero: l’uranio è una fonte esauribile; per far funzionare le centrali dovremmo importarlo e il suo prezzo sta salendo ancora più rapidamente del petrolio: dal 2001 al 2007 si è moltiplicato per dieci.
c. Non esiste il nucleare “sicuro” e “pulito”: i reattori di “quarta generazione” sono previsti tra 25-35 anni (dopo il 2030, attorno al 2040); intanto il governo vuole costruire centrali di “terza generazione” che non hanno risolto né il problema della sicurezza ( non c'è solo Cernobyl, ma decine di incidenti gravissimi come quelli che hanno provocato 7 morti nelle centrali giapponesi tra il 1995 e il 2005) né di come smaltire le scorie che restano radioattive per centinaia e migliaia di anni.
d. La strada maestra sono le energie rinnovabili: Germania, Spagna, Austria, Grecia, Danimarca e tanti altri stati, europei e non, si stanno liberando dalla schiavitù del petrolio investendo grandi risorse sull'energia solare termica, fotovoltaica e a concentrazione, sull’energia eolica e sul risparmio e razionalizzazione degli attuali consumi. In Italia basterebbe coprire di pannelli fotovoltaici solo lo 0,1% (un millesimo) del territorio nazionale (utilizzando un decimo di tetti, pensiline, barriere autostradali ecc.) per soddisfare il 20% del fabbisogno nazionale di energia elettrica.
e. Il nucleare è fuori mercato, vive grazie a sovvenzioni statali e militari: Le stime Usa per i nuovi impianti danno il costo del kWh nucleare a 6.3 cent, addirittura il 20% in più dei 5,5 cent del gas o 5,6 del carbone (anche questi, peraltro, dannosi per la salute e l’ambiente). Per questo negli Usa, nonostante gli enormi incentivi stanziati da Bush, nessun privato ci investe dal 1976. L'unico reattore in costruzione in Europa è in Finlandia, perchè quello stato carica sul proprio bilancio (dei contribuenti) smaltimento delle scorie e smantellamento finale della centrale (che costa quasi come la costruzione). Gli altri 8 stati che, nel mondo, investono nel nucleare, lo fanno, quasi tutti, per produrre anche materia prima per le bombe: Cina, India, Russia, Pakistan, Giappone, Argentina, Romania e l'Iran, attualmente nel mirino degli Usa, perchè non è suo alleato.
Perciò chiediamo ai massimi rappresentanti di Stato e Parlamento di non tradire la volontà popolare e non imboccare, con i nostri soldi, questo costosissimo vicolo cieco.
I firmatari sono informati, ai sensi dell’art. 13 decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 [Codice in materia di protezione dei dati personali], che promotrice della petizione è la lista civica nazionale PER IL BENE COMUNE con sede nazionale in Ferrara, Piazzale Stazione 15

martedì 24 febbraio 2009

COMUNICATO STAMPA DELLA COMUNITA' PAPA GIOVANNI XXIII

COMUNICATO DELLA COMUNITA' PAPA GIOVANNI XXIII
La Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, sente il bisogno di levare la propria voce per sottolineare la gravità delle conseguenze che potranno verificarsi in applicazione delle disposizioni recentemente approvate dal Senato (Ddl A.S. 733).
La prima riflessione è relativa al cosiddetto reato di immigrazione irregolare. L'immigrato clandestino va ovviamente considerato in posizione illegale ma non deve essere perseguibile penalmente. La clandestinità non può essere assimilata alla criminalità, altrimenti questo assunto porterà lo straniero che si trova in tale condizione alla latitanza come difesa e, da disperato, sarà costretto a vivere ai margini della società civile, a ricorrere ad espedienti, senza possibilità d'integrazione.
Tale emarginazione, unita alla condizione di miseria materiale, alle umiliazioni, alle manifestazioni di razzismo può alimentare ulteriormente reazioni violente, irrazionali, pericolose e drammatiche per la nostra società. Questo provvedimento pertanto contrasta con il clima di sicurezza che si vorrebbe garantire al nostro Paese.
La seconda riflessione è relativa alla possibilità che viene data al medico curante di segnalare l'immigrato irregolare alle autorità competenti. Tale disposizione appare assurda ed ingiusta per i seguenti motivi: pone la classe medica in una condizione deontologicamente scorretta e comunque lesiva della dignità della persona che va salvaguardata in un Paese civile al di là della classe sociale o dell'etnia di appartenenza; costringe i malati a nascondere la loro condizione con gravi conseguenze per se stessi e per coloro con cui vengono in contatto. Anche questa norma contravviene alla condizione di sicurezza che si vuole assicurare al Paese in un momento critico come l'attuale. Si potrebbe inoltre correre un altro rischio: lo sviluppo di una rete di sistema pseudo-sanitario clandestino con conseguenze gravissime, non facilmente contenibili e controllabili.
Per quanto attiene alle altre disposizioni approvate dal Senato nel suddetto decreto esprimiamo il nostro sconcerto per il carattere rigidamente limitativo e restrittivo delle stesse che, in quanto tali, non possono essere coniugate con un corretto e civile atteggiamento di accoglienza.
Chiediamo pertanto un completo riesame della materia in oggetto che non metta tutti gli immigrati clandestini nella stessa condizione di passibilità ma operi un distinguo tra chi commette reato e chi è soltanto sprovvisto della documentazione necessaria e garantisca comunque un sostegno ai soggetti più vulnerabili quali i malati, gli anziani, le donne, i bambini, le vittime di note tratte o di ricatti.
Solo un'integrazione sociale agevolata e sostenuta da un clima di apertura e di accoglienza possono dare più sicurezza e prevenire ogni forma di devianza e di intolleranza nei confronti degli immigrati. Non dimentichiamo che la disuguaglianza e l'esclusione sociale determinano tensioni e conflitti che si riversano soprattutto sulle persone più indifese e deboli; che solo una legge "giusta" può dare più sicurezza; che l'effetto di queste norme sarà quello di spingere verso l'invisibilità moltissime persone che non lasceranno comunque il nostro Paese.


Invitiamo a condividere queste nostre valutazioni con quanti vorranno unirsi a noi nella manifestazione "Lasciateci Vivere" che avrà luogo a Roma davanti al Palazzo di Montecitorio il giorno 26 febbraio alle ore 10.00, per un'attenta riflessione sul significato profondo del messaggio evangelico: "Ero forestiero e mi avete ospitato"!

sabato 21 febbraio 2009

ARMI LOW COST IN BARBA ALLA LEGGE

Accordo tra l'italiana AgustaWestland e l'indiana Tata per la produzione di elicotteri da guerra. E tanti saluti alla legge 185

Il 12 febbraio, a Bangalore, India, i presidenti di AgustaWestland, Giuseppe Orsi, e di Tata Sons, Ratan Tata, hanno firmato un Memorandum of Understanding, cioé un pre-accordo, che prevede la formazione di una joint-venture tra AgustaWestland e Tata, per la produzione (in India) degli elicotteri di AgustaWestland.

Tata, famosa per la produzione di autovettore a basso costo, si occuperà della produzione e l'azienda di Finmeccanica continuerà ad essere responsabile delle attività di marketing e vendita in India e Paesi limitrofi.

Saranno prodotti elicotteri sia ad impiego civile sia militare. Mentre per i primi non è fornito alcun dato, "nell'ambito del mercato militare" Finmeccanica rileva che "sono previsti programmi di acquisizione per circa 500 elicotteri nei prossimi anni".

È sempre bene ricordare che l'India è uno dei Paesi asiatici in guerra (per la contesa del Kashmir con il Pakistan). Inoltre, con la joint-venture, AgustaWestland oltrepassa anche i vincoli della legge italiana 185/90 che vieta (art. 1) la vendita di sistemi d'arma a Paesi belligeranti.

Stefano Ferrario
tratto dal sito www.peacereport.net

GIULIANO PONTARA: TENDENZE NAZISTE IN MARCIA NEL MONDO

Pubblico una mail del Centro di Ricerche per la Pace di Viterbo

Gentili signori,

vi inviamo come anticipazione il seguente intervento che aprirà il
notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza é in cammino" di domani.
Un cordiale saluto,

La redazione de "La nonviolenza é in cammino"

Viterbo, 21 febbraio 2009

Mittente: Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
e-mail:
nbawac@tin.it
web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

* * *

Mi associo a tutti coloro che sorgono in protesta contro il cosiddetto
"pacchetto sicurezza". Già questo termine, che nel caso in questione é
travisatore e maschera misure dure e violente, appartiene alla stessa
famiglia di operazioni semantiche cui appartengono i termini "guerra
umanitaria", "pulizia etnica" e tanti altri: operazioni semantiche di cui
erano grandi esperti i nazisti.
Ho più volte messo in guardia contro le "tendenze naziste" in marcia nel
mondo, e la crescente minaccia che esse pongono ad una società democratica,
rispettosa dei diritti umani basilari, universali e indivisibili - e in modo
particolare quando questi diritti sono stati formalmente riconosciuti
attraverso la ratifica di Patti internazionali (sui diritti civili,
politici, economici, sociali, culturali) e di Convenzioni internazionali
(come quella sui diritti dei bambini).
Una delle caratteristiche centrali dell'ideologia e della mentalità nazista
é il disprezzo per il debole. Il testo di legge approvato dal Senato e ora
all'esame della Camera - specie attraverso l'abrogazione del comma 5 del
Testo Unico sull'immigrazione, ma non solo - é, secondo me, espressione di
un tale disprezzo; un disprezzo che va crescendo, e si accompagna ad
atteggiamenti razzisti, ronde, camicie di un solo colore, demagogie dai
pulpiti del potere "religioso" e "laico", e tentativi di scavalcamento e
affossamento della Costituzione.
Viene di nuovo in mente quanto scrive Primo Levi verso la fine de I sommersi
e i salvati: "É avvenuto, quindi può accadere di nuovo... e dappertutto";
prima un rivolo, poi un torrente, poi un fiume - e alla fine a maggioranza
di voti, e acclamazione di popolo.

* * *

Notizia sul professor Giuliano Pontara

Giuliano Pontara é uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello
internazionale, riproduciamo di seguito una breve notizia biografica già
apparsa in passato sul nostro notiziario (e nuovamente ringraziamo di tutto
cuore Giuliano Pontara per avercela messa a disposizione): "Giuliano Pontara
é nato a Cles (Trento) il 7 settembre 1932. In seguito a forti dubbi sulla
eticità del servizio militare, alla fine del 1952 lascia l'Italia per la
Svezia dove poi ha sempre vissuto. Ha insegnato Filosofia pratica per oltre
trent'anni all'Istituto di filosofia dell'Università di Stoccolma. É in
pensione dal 1997. Negli ultimi quindici anni Pontara ha anche insegnato
come professore a contratto in varie università italiane tra cui Torino,
Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento. Pontara é uno dei
fondatori della International University of Peoples' Institutions for Peace
(Iupip) - Università Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la
Pace (Unip), con sede a Rovereto (Tn), e dal 1994 al 2004 é stato
coordinatore del Comitato scientifico della stessa e direttore dei corsi.
Dirige per le Edizioni Gruppo Abele la collana "Alternative", una serie di
agili libri sui grandi temi della pace. É membro del Tribunale permanente
dei popoli fondato da Lelio Basso e in tale qualità é stato membro della
giuria nelle sessioni del Tribunale sulla violazione dei diritti in Tibet
(Strasburgo 1992), sul diritto di asilo in Europa (Berlino 1994), e sui
crimini di guerra nella ex Jugoslavia (sessioni di Berna 1995, come
presidente della giuria, e sessione di Barcellona 1996). Pontara ha
pubblicato libri e saggi su una molteplicità di temi di etica pratica e
teorica, metaetica e filosofia politica. É stato uno dei primi ad
introdurre in Italia la "Peace Research" e la conoscenza sistematica del
pensiero etico-politico del Mahatma Gandhi. Ha pubblicato in italiano,
inglese e svedese, ed alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti in spagnolo
e francese. Tra i suoi lavori figurano: Etik, politik, revolution: en
inledning och ett stallningstagande (Etica, politica, rivoluzione: una
introduzione e una presa di posizione), in G. Pontara (a cura di), Etik,
Politik, Revolution, Bo Cavefors Forlag, Staffanstorp 1971, 2 voll., vol.
I, pp. 11-70; Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974; The
Concept of Violence, Journal of Peace Research , XV, 1, 1978, pp. 19-32;
Neocontrattualismo, socialismo e giustizia internazionale, in N. Bobbio, G.
Pontara, S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo, Editori
Riuniti, Roma 1984, pp. 55-102; tr. spagnola, Crisis de la democracia,
Ariel, Barcelona 1985; Utilitaristerna, in Samhallsvetenskapens klassiker, a
cura di M. Bertilsson, B. Hansson, Studentlitteratur, Lund 1988, pp.
100-144; International Charity or International Justice?, in Democracy State
and Justice, ed. by. D. Sainsbury, Almqvist & Wiksell International,
Stockholm 1988, pp. 179-93; Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano 1988;
Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma
1990; Etica e generazioni future, Laterza, Bari 1995; tr. spagnola, Etica y
generationes futuras, Ariel, Barcelona 1996; La personalità nonviolenta,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Guerre, disobbedienza civile,
nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Breviario per un'etica
quotidiana, Pratiche, Milano 1998; Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte,
LIV, n. 10, ottobre 1998, pp. 35-49; L'antibarbarie. La concezione
etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006. É autore delle
voci Gandhismo, Nonviolenza, Pace (ricerca scientifica sulla), Utilitarismo,
in Dizionario di politica, seconda edizione, Utet, Torino 1983, 1990 (poi
anche Tea, Milano 1990, 1992). É pure autore delle voci Gandhi,
Non-violence, Violence, in Dictionnaire de philosophie morale, Presses
Universitaires de France, Paris 1996, seconda edizione 1998. Per Einaudi
Pontara ha curato una vasta silloge di scritti di Gandhi, Teoria e pratica
della nonviolenza, Einaudi, nuova edizione, Torino 1996, cui ha premesso un
ampio studio su Il pensiero etico-politico di Gandhi, pp. IX-CLXI". Una più
ampia bibliografia degli scritti di Giuliano Pontara aggiornata fino al 1999
(che comprende circa cento titoli), già apparsa nel n. 380 de "La
nonviolenza é in cammino", abbiamo successivamente riprodotto nel n. 121 di
"Voci e volti della nonviolenza".

* * *

mercoledì 18 febbraio 2009

DARWIN DAY A SAVONA



Carissimi,
come vi ho anticipato quest'anno anche a Savona l'anniversario darwiniano sarà celebrato con più iniziative nel corso delle quali sarà dato spazio anche a domande ed interventi.
Qui di seguito vi sintetizzo i contenuti delle due conferenze che si terranno appunto a Savona presso la libreria UBIK di Corso Italia e in allegato vi invio le locandine che possono essere stampate ed affisse nelle bacheche.
Dato il valore anche divulgativo dei contenuti delle due conferenze chiedo cortesemente a chi ha la possibilità di diffondere l'invito a studenti ed insegnanti oltre a tutti coloro che a vostro parere possono nutrire interesse per l'evento o per l'Unione Atei e Agnostici Razionalisti.
In concomitanza con le conferenze sarà possibile iscriversi o avere informazioni sulle nostre attività.
La partecipazione è aperta comunque a tutti gli interessati.
Per ogni eventualità sono a vostra disposizione a questo indirizzo o al numero 349/3827339.
Cari saluti
Francesca Marzadori
Referente UAAR Savona


19 febbraio ore 17.30

Charles Darwin: opinioni religiose e l'origine del senso morale - Angelo Abbondandolo
Il 12 febbraio di quest'anno ricorre il bicentenario della nascita di Charles Darwin, il padre della teoria dell'evoluzione per selezione naturale. Seguendo una consuetudine ormai consolidata, l'UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) celebrerà l'evento con una conferenza dal titolo "Charles Darwin: opinioni religiose e l'origine del senso morale". Il relatore, Angelo Abbondandolo, docente di genetica dell'Ateneo genovese, ripercorrerà il percorso che portò Darwin dalla stretta ortodossia giovanile allo scetticismo e, alla fine, all'agnosticismo dichiarato. In contrasto con le opinioni dominanti del suo tempo, Darwin non poteva credere che non potesse esservi moralità senza religione e spiegò le origini dei nostri princìpi morali in chiave evoluzionistica, un'idea che sarà ripresa solo all'alba del XXI Secolo. Oggi l'intuizione del grande naturalista inglese viene indagata con metodi affascinanti, che cercano di separare ciò che dei nostri principi è innato da ciò che è culturale. Il relatore farà riferimento alla "Autobiografia" di Darwin, al libro del suo bis-bis nipote Randal Keynes, "Casa Darwin", al bestseller di Richard Dawkins "L'illusione di Dio" e al saggio di Marc Hauser "Menti morali: le origini naturali del bene e del male".


25 febbraio ore 18.00
Implicazioni dell'evoluzionismo - Franco Ajmar


Accettare la teoria dell´evoluzione biologica e le sue estensioni è oggi quasi scontato, come accettare la teoria della gravitazione universale: a differenza della quale l´evoluzionismo ha tuttavia numerose implicazioni per il comportamento quotidiano individuale.. Il riconoscimento sia della variabilità biologica, in contrasto al tipo "ideale", come motore dell´evoluzione, sia della derivazione da un progenitore comune con le altre specie; la collocazione non privilegiata e provvisoria dell´homo sapiens; il significato e destino della sua (eventuale) anima; il rapporto con il creazionismo e il progetto intelligente; la lotta o piuttosto la cooperazione per la sopravvivenza: queste sono alcune implicazioni dell´evoluzionismo.

U.A.A.R. - Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti
Membro associato dell’IHEU - International Humanist & Ethical Unìon
Membro associato della FHE - Fédération Humaniste Européenne
Presidenti Onorari:
Laura BALBO, Margherita HACK, Carlo FLAMIGNI, Piergiorgio ODIFREDDI, Pietro OMODEO,
Danilo MAINARDI, Floriano PAPI, Valerio POCAR, Emilio ROSINI, Sergio STAINO
Circolo di Genova - genova@uaar.it - www.uaar.it
DARWIN DAY
BICENTENARIO
Charles Darwin: opinioni religiose
e l'origine del senso morale
CONFERENZA
Angelo Abbondandolo - professore di Genetica dell’Università di Genova
Libreria UBIK - Corso Italia, 116 (Savona)
Giovedì 19 Febbraio - ore 17:30












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http://laburismo.blogspot.com

lunedì 16 febbraio 2009

una nuova strategia della tensione?

le voci dubbiose aumentano, questa da www.ildialogo.org

Editoriale
Strategia dello stupro! di Giovanni Sarubbi

Negli anni ’70 la chiamavano la “strategia della tensione”: un po’ di bombe sui treni, nelle piazze, in edifici pubblici; attentati e omicidi eseguiti da organizzazioni terroristiche poi risultate infiltrate da più servizi segreti definiti “deviati”; squadracce di estrema destra lanciate contro operai e studenti a completare l’opera. Il tutto per bloccare o meglio stroncare qualsiasi possibilità di rinnovamento della società italiana cominciata con il grande movimento del ’68.Oggi potremmo definire quello che sta accadendo come “strategia dello stupro”: un po’ di squadracce ben addestrate in giro per le grandi città a caccia di coppie di fidanzatini da terrorizzare, lui picchiato e lei violentata sotto i suoi occhi e se ci scappa il morto è meglio; un po’ di trucco per sembrare immigrati, meglio se rumeni; qualche parola storpiata per far finta di parlare male l’italiano ed il gioco è fatto. Immediatamente parte la caccia al rumeno, al rom, all’africano, all’islamico: squadracce ben organizzate distruggono e spaccano teste nei locali punto di ritrovo degli immigrati; cortei di auto con altoparlanti vanno in giro di notte a gridare il loro messaggio di odio; forze di destra che del maschilismo e della violenza di genere sono stati e sono i promotori si presentano come difensori delle donne (chi ricorda più i fatti del Circeo?); esponenti dei partiti di governo chiedono castrazioni chimiche o la pena di morte o altre aberrazioni, ed infine il governo è pronto ad emanare l’ennesimo decreto per forzare le leggi a cominciare dalla Costituzione.Se la sinistra non fosse in stato comatoso non ci metterebbe molto a fare l’analisi che ho qui abbozzato. E non è una cosa difficile da fare. La dinamica dell’ultimo caso, quello di Roma, è chiarissima. Che senso ha aggredire due fidanzatini di 15 anni? Che soldi possono avere addosso due ragazzini? Ha senso come movente il furto di due telefonini? E com’è che immediatamente è scattata la caccia all’uomo e i cortei di auto con altoparlanti da un lato ed il can-can massmediatico dall’altro? No, troppe coincidenze, e quando ci sono troppe coincidenze non possono essere casuali. C’è una organizzazione e una regia, e lo scopo è molto chiaro: approvare in fretta e con il consenso popolare il disegno di legge 733 sulla cosiddetta “sicurezza”, quello che reintroduce nel nostro ordinamento le leggi razziali e consegna la tanto sbandierata “sicurezza” a quelle che la stampa ha chiamato “ronde padane”, che altro non sono che squadracce fasciste come quella che a Roma ha devastato un locale frequentato da immigrati turchi.Forse qualcuno dirà che la mia è un’analisi azzardata, che soffro di complottismo, ma io non credo che due ladri che siano tali, possano perdere il loro tempo con due ragazzini squattrinati per due cellulari che come refurtiva valgono zero, utili magari a far trovare “il colpevole” di comodo, regalandolo a qualche immigrato ignaro e senza documenti. Ho il forte dubbio che tale schema sia già stato messo in pratica proprio a Roma in altri episodi simili.Io credo che ci voglia il coraggio di pensare freddamente rispetto a quello che succede e avere la capacità di avanzare ipotesi che solo apparentemente sono azzardate. La storia degli ultimi 40 anni ha dato pienamente ragione a quanti agli inizi degli anni ’70, che anche allora furono osteggiati, parlarono di “strategia della tensione”. E la storia oggi si ripete in altre forme ma l’obiettivo è lo stesso, far superare la crisi sociale, morale, politica ed economica che stiamo vivendo a chi ne è responsabile e cioè alle grandi imprese industriali, ai magnati della finanza, agli inventori degli imbrogli che vanno sotto il nome di “finanza creativa”, ai cantori del “libero mercato” che quando i loro folli progetti di sfruttamento vanno in crisi non esitano a mungere lo Stato usando il ricatto dei licenziamenti. Tutti costoro negano lo spirito e la lettera della nostra Costituzione la dove è scritto che l'iniziativa economica privata “non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” (art. 41). Mi auguro che ci sia qualche magistrato che voglia verificare la fondatezza della mia ipotesi.Chi sta organizzando e sfruttando politicamente l’ondata di violenza oggi in corso, sta utilizzando sapientemente il diffuso maschilismo, che non è morto e che anzi è stato a lungo coltivato e diffuso insieme ad una idea di donna come “oggetto sessuale” in tutti i talk-show e in tutte le pubblicità commerciali che inondano le TV. Lo scopo è suscitare paura e per fare ciò non ci vuole mai molto sforzo. Occorre secondo noi denunciare questo progetto securitario se si vuole sconfiggere il maschilismo e la paura e dare un futuro di pace e di rispetto dei diritti umani al nostro paese e all’umanità. Ci auguriamo che non riparti in grande stile una guerra di genere fra maschi e femmine che sarebbe un ulteriore regalo agli organizzatori della ondata di violenza odierna.La sinistra, invece, si accoda ai programmi securitari della destra al governo chiedendo l’assunzione massiccia di nuovi poliziotti e carabinieri, come se questo potesse impedire i progetti oramai apertamente golpisti, di stravolgimento della Carta Costituzionale della destra al governo.Signori della sinistra svegliatevi finché siamo ancora in tempo.

Lunedì 16 Febbraio,2009 Ore: 11:03

venerdì 13 febbraio 2009

MINISTRO MARONI: CI DENUNCI TUTTI!

Quando ho saputo che il Ministro Maroni ha querelato Famiglia Cristiana per aver denunciato le recenti disposizioni come ‘leggi razziali’, ho scritto la seguente mail di solidarietà al Direttore di Famiglia Cristiana:

Caro Direttore,
ho letto della querela del ministro (sic!) Maroni e volevo esprimere la mia solidarietà a Lei e alla Rivista.

Personalmente non sono cattolico, anche se provengo da una famiglia cattolica (e Famiglia Cristiana ha fatto parte della mia vita per decenni -ora ho 50 anni). Vorrei trovare una definizione che non sia negativa (come ateo) e più corrispondente a ciò che sento (sono attento al fenomeno religioso, lavoro attivamente all'incontro tra le fedi nella città di Albenga e ho amici buddhisti, musulmani, testimoni di Geova e una mia carissima amica è insegnante di Religione Cattolica nella scuola dove lavoro).

Mi scusi per questa disgressione e a presto

Giuliano Falco


Il Direttore mi ha risposto (con una mail collettiva):

Carissimi,
chiedo scusa se mi rivolgo a voi tutti in modo collettivo per ringraziarvi di cuore per la vicinanza e solidarietà che ci avete manifestato in un momento così difficile. Sono tempi in cui se annunci i princìpi evangelici di uguaglianza e di rispetto di ogni essere umano, sei subito denunciato come sovverviso. E, oltre alla querela, ti scatenano contro una campagna di boicottaggio e denigrazione di Famiglia Cristiana. Credo sia importante che voi lettori, fedelissimi, facciate sentire la vostra voce, per contrastare in ogni modo quanti vogliono danneggiare la "nostra" rivista, che si ispira soltanto alla dottrina sociale della Chiesa e al Vangelo, al di là di qualsiasi schieramento politico.
Ancora un grazie per il vostro sostegno, anche concreto, nella diffusione e propagazione della nostra testata,
cordiali saluti
don antonio sciortino
direttore FC

Ma nella posta di ieri sera ho trovato questa bella mail della ml dw-intercultura, che pubblico integralmente:

CI DENUNCI PER ANTIRAZZISMO

Signor Ministro Roberto Maroni,

abbiamo letto della Sua volontà di intraprendere un’azione legale nei confronti del direttore del settimanale Famiglia Cristiana, che Lei accusa di averLe recato offesa personale per aver definito “leggi razziali” i provvedimenti del Governo verso i cittadini stranieri e le fasce più deboli della società.

Noi sottoscritti/e, uomini e donne di nazionalità diverse, nei nostri rispettivi ambiti di lavoro, di ricerca, di studio, di impegno sociale e politico, abbiamo sempre contrastato pubblicamente e nel nostro agire quotidiano l’intolleranza, la xenofobia e il razzismo. Perciò continueremo a denunciare le retoriche xenofobiche e le politiche razziste messe in atto dal Governo di cui Lei fa parte. Riteniamo, infatti, sia nostro dovere personale, professionale, civile rispettare la Carta costituzionale e batterci per una società rispettosa dei diritti di tutti/e, indipendentemente dalla loro provenienza, nazionalità, condizione sociale.

Le schedature di adulti e bambini rom, le classi differenziali per gli alunni stranieri, l’obbligo al personale medico di segnalare gli stranieri “irregolari”, il reato d’immigrazione clandestina, il permesso di soggiorno a punti, le norme restrittive sui ricongiungimenti familiari, la legalizzazione delle ronde padane, il carcere fino a quattro anni per gli irregolari che non rispettino l’ordine di espulsione, il divieto d’iscrizione anagrafica e la schedatura presso il Suo Ministero non solo dei senza-domicilio-fisso, ma anche di tutti coloro che abitano in dimore diverse da appartamenti: l’insieme di queste misure lede profondamente i diritti fondamentali delle persone e i principi dell’uguaglianza e della democrazia. Queste misure configurano una forma di razzismo istituzionale, tanto più grave e intollerabile per il fatto che, per sostenerle, un ministro della Repubblica, Lei stesso, auspica la cattiveria nei confronti dei più deboli.

Noi siamo quella parte della società civile che condivide il giudizio espresso da Famiglia Cristiana e che continuerà a perseverare nel proprio impegno antirazzista. Se vuole essere coerente, Signor Ministro, denunci anche noi.

Annamaria Rivera, Università di Bari
annamariarivera@libero.it

Angelo d’Orsi, Università di Torino

domenica 8 febbraio 2009

LA VERITA' CHE SCOTTA SUI PARTITI

“Per noi la questione morale è centrale», ha affermato Walter Veltroni in un recente discorso, da cui si percepisce la volontà sincera di recuperare quell’etica esemplare di governo che ha caratterizzato tante amministrazioni “rosse”…”Inizia così un brillante saggio di Mario Pirani in “Repubblica” del 6.1.2009“…Eppure temo che il suo impegno di ritrovare trasparenza e buona condotta nella conduzione della cosa pubblica, non andrà lontano, se il terreno inquinato dove la degenerazione alligna non verrà individuato, perimetrato e, infine, bonificato. Questa analisi veritiera e impietosa non è stata ancora tentata, forse per la spiegabile ritrosia nell’affrontarne le dirompenti conseguenze che inciderebbero nella carne viva del partito, nel suo sistema di potere, negli equilibri interni. Ma cosa volete-di più? dirà qualcuno, citando magari un altro passaggio del discorso del leader Pd laddove dichiara: «Non possiamo non vedere come nel nostro partito si siano insinuati stili politici, metodi di gestione, modalità di rapporto con la società civile e di relazione con gli interessi privati, assai diversi da quelli che devono essere i nostri... Da diversi anni a questa parte è cresciuta attorno a tutti i partiti anche un’area grigia e paludosa nella quale la trasparenza è diventata opacità, la competenza professionalismo politico e carrierismo arrogante, l’innovazione gestione cinica di un potere fine a se stesso». Parole sante ma non così analitiche come quelle che Enrico Berlinguer pronunciò in una intervista del 1981, rievocata in un articolo di Eugenio Scalfari di domenica 28 dicembre. E’ pur vero che il leader scomparso si riferiva agli altri partiti e non al suo nel denunciare l’occupazione di tutti gli spazi pubblici, ma il valore paradossale di quell’intervista sta nell’esattezza di una diagnosi inascoltata ma che si rivela, purtroppo, non solo ancora valida ma estendibile anche agli eredi, ancorché mescolati e riciclati, di quel partito che allora si considerava “diverso” e, in una certa misura, lo era. «Hanno occupato - denunciava Berlinguer - gli enti sociali, gli enti di previdenza, le aziende pubbliche,gli ospedali, le università, la Rai, alcuni grandi giornali...». Ora sono passati ventisette anni, c’è stata di mezzo Tangentopoli e gli opinionisti, tutti contenti, hanno spiegato che non è la stessa cosa perché ormai infettati son tutti, nessuno escluso. Dunque, mal comune mezzo gaudio. Così i cittadini, delusi oltre ogni dire, ma altresì memori come elefanti, non credono più neanche alla più sincera delle confessioni. Occorrerebbero fatti ma di questi c’è penuria estrema e la credibilità delle parole e di chi le pronuncia non ha più presa. Peraltro il “mal comune” affligge più il centro sinistra, in ragione del fatto che si credeva vaccinato, che la destra, da sempre scetticamente mitridatizzata di fronte alle idealizzazioni dell’etica e alle sue inevitabili cadute. Qui si annida la malattia del Pd, il diradarsi del consenso, l’accrescersi delle astensioni che potrebbe domani preludere a un accorrere sotto altre bandiere, secondo un copione che chi conosce la Storia può ricordare. I fatti dovrebbero partire dalla consapevolezza che la questione morale, allorché si estende dai singoli alle istituzioni, è solo un epifenomeno, un sintomo di un male strutturale su cui la corruzione, presto o tardi allignerà. E’, dunque, dalle fondamenta che bisogna partire, approfondendo l’analisi di Berlinguer e individuando le ragioni di quell’espandersi del potere politico dagli ambiti suoi propri (il Parlamento, l’Esecutivo, i consigli elettivi e le giunte degli enti regionali e locali) alla prorompente occupazione e gestione diretta di ogni spazio pubblico e parapubblico. Al punto che, quando questo spazio è apparso insufficiente per accontentare la colonizzazione forzata messa in atto dalle orde crescenti dei nuovi «conquistadores», se ne sono inventati dei nuovi. Sono sorti così negli anni recenti migliaia di enti inutili, organismi di presunte promozioni, fotocopie di comodo degli assessorati già esistenti, duplicati di funzioni e quant’altro l’inventiva partitocratica è riuscita ad immaginare. Questa “razza” partitocratica, impropriamente definita classe dirigente, è paragonabile ad una pianta parassitaria infestante che ha trovato un particolare terreno di coltura nel regionalismo spurio e nel localismo trionfante, frutto della riforma del Titolo V della Costituzione. Il federalismo sconnesso che ne è seguito e che perverrà al suo massimo quando il resto della riforma andrà in porto, con compiacimento massimo dei suoi autori e fruitori, renderà ancor più penetranti e abbarbicate le radici della malapianta. Una delle differenze di fondo con la Prima Repubblica sta, infatti, nello spostamento del potere e delle fonti di finanziamento dal centro alla periferia.Se allora i colpi portati ai vertici della Dc, del Psi e dei partiti minori, condussero alla loro scomparsa, oggi il sistema nel suo assieme è più resistente e incollato a tutta la realtà geopolitica del Paese. Non ci si trova solo di fronte a singoli filoni di malaffare o a centri specifici di corruzione ma ad un sistema organico, inscindibile dal sistema politico. Una “razza” che conta ormai centinaia di migliaia, forse un milione di individui, subentrati ai vecchi apparati che hanno soppiantato, sostituito e moltiplicato attraverso l’esercizio in prima persona della gestione tecnica e amministrativa della sfera pubblica allargata. E’ una “razza” che si riproduce per cooptazione, per partenogenesi, per agnizione riconoscente capace di regolare le interne gerarchie con leggi elettorali ferree che non consentono intrusioni. Dunque, niente primarie autentiche ma farse propagandistiche, niente candidature scomode ma regia perfetta dell’ordine prestabilito, devoluta a pochi capi branco, niente congressi rissosi, vecchio stile, ma armoniose cerimonie. Sua caratteristica precipua è la naturale allergia per la professionalità competitiva, la valenza tecnica, la qualità culturale. Traendo la propria ragion d’essere dall’esercizio della macchina politica, intesa come strumento di potere e per il potere, ed avendone esteso l’utilizzazione molto oltre il dovuto, ne consegue che le competenze vere, attinenti alla funzione di ogni posto ricoperto, rappresentano una contraddizione da cancellare alla radice. Con conseguenze umilianti per milioni di giovani e meno giovani che hanno studiato e si sono preparati inutilmente ad affrontare le scelte professionali, armati solo della loro cultura, capacità e senso dello Stato. L’opinione pubblica percepisce la sostanziale omogeneità dell’universo politico così inteso. L’antipolitica, il grillismo, la silenziosa protesta astensionista, l’accorata delusione di tante persone dabbene sono il frutto di siffatta omogeneità. Per contro le tenzoni elettorali e le polemiche che le precedono e le seguono appaiono come gare fra consimili, armati di marchi concorrenti per accattivarsi, comunque, il mercato politico. Un suk in cui è ormai scontato che prevalga il venditore-acquirente più dotato di animal spirits e più congeniale al comune qualunquismo imperante. Il suo nome è noto. Chi, come il sottoscritto, ha maturato una visione così desolante della realtà italiana, non riesce ad essere ottimista sul futuro prossimo. Eppur tuttavia una speranza di ripresa esiste: essa risiede nel dna non cancellato di quel popolo democratico e repubblicano, memore della nostra Storia e geloso dei valori costituzionali, in non poche occasioni riemerso inopinatamente. Se nel Pd esiste ancora un nucleo, grande o piccolo, in grado di riproporre la liberazione e, per quanto riguarda le amministrazioni riformiste, l’auto liberazione, della cosa pubblica allargata dalla occupazione partitocratica di sinistra e di destra, ebbene questo nucleo può sperare ancora di rovesciare la situazione. Non senza duri scontri all’interno e all’esterno del suo campo d’influenza. Qui è il nodo anche della cosiddetta questione morale. A condizione che la si smetta con la solita solfa delle mele guaste, buttate le quali tornerebbe il sereno. Nessuna mela, sana o guasta, deve essere a disposizione dei politici. Si lasci la loro raccolta e cernita ai contadini.Così come gli ospedali vanno lasciati ai medici, gli enti economici ai veri menager, le istituzioni artistiche ai culturalmente competenti.E così via.”

Gli intellettuali di sinistra, forse per il bruciore delle sconfitte, si stanno svegliando.I più bravi, come Pirani, scrivono articoli chiarissimi sulla situazione e sulla occupazione partitocratica del paese.Le conseguenze sui giovani vengono alla luce, quelle sulle sorti del paese non ci sembrano cogliere la gravità dello stallo.Ci spiace che il ricordo degli accusatori della degenerazione partitocratica si fermi a Berlinguer e non abbia il coraggio di ristampare Aldo Capitini, che scriveva le stesse cose quarant’anni prima e loro non le capivano.A parte la necessità di smantellare le migliaia di enti artificiali creati dai partiti per sistemare amici ed elettori, non crediamo che la soluzione sia solo di dare la sanità ai medici e l’agricoltura ai contadini.Possono guidare le amministrazioni anche i migliori politici, a condizione che siano controllati dal basso con una estesa, informata, protetta partecipazione dei cittadini, ai quali spetti anche il diritto di revoca di ogni tipo di amministratori eletti.

ringrazio l'amico Lanfranco Mercaroni per l'invio del testo

sabato 7 febbraio 2009

A PROPOSITO DI CAPITINI...

Cari amici,vi segnaliamo l'ultimo aggiornamento di gennaio 2009 del C.O.S. in rete, www.cosinrete.it.

Ricordando il COS di Capitini, il primo esperimento di partecipazione democratica alle decisioni del potere locale e nazionale, raccogliamo e commentiamo una scelta di quello che scrive la stampa sui temi capitiniani della nonviolenza, difesa della pace, liberalsocialismo, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta, educazione aperta, antifascismo.

La partecipazione al C.O.S. in rete è libera e aperta a tutti mandando i contributi a capitini@tiscali.it o al blog del cos in http://cos.splinder.comI

Il sito con scritti di e su Aldo Capitini è in www.aldocapitini.it

da una mail di L. Mencaroni

MOVIMENTI PER LA VITA E MORTI SUL LAVORO

DOVE SONO I ZELANTI DIFENSORI DELLA VITA, SEMPRE PRONTI A SCAGLIARSI (IN PRIMA PAGINA) A DIFESA DELLA VITA STESSA QUANDO GLI OPERAI MUOIONO SUI POSTI DI LAVORO?

COME MAI NON SE NE SENTE UNO INDIGNARSI DI FRONTE A QUESTA STRAGE QUOTIDIANA?

INVOCANO SEMPRE L'ETICA (VEDI IL CASO DELLA POVERA ELUANA E DELLA SUA FAMIGLIA): FORSE CHE CADERE DA UN'IMPALCATURA, MORIRE USTIONATI IN UNA ACCIAIERIA O SU UN'ALTRO POSTO DI LAVORO E' ETICO?

Giuliano

UN SEMINARIO SUL PENSIERO E LE OPERE DI ALDO CAPITINI


L'Associazione Nazionale Amici di Aldo Capitini e
il Comitato della Regione Umbria per le celebrazioni
del Quarantennale della morte di Aldo Capitini
in collaborazione con il Comune di Perugia
e con il sostegno della Regione dell'Umbria
e della Provincia di Perugia


presentano

il Seminario di giovani studiosi di Aldo Capitini:

Il pensiero e le opere di Aldo Capitini
nella coscienza delle nuove generazioni


Perugia, Sala della Vaccara
13-14-15 marzo 2009


Programma del Seminario di studio

venerdì 13 marzo

a.. arrivo dei partecipanti e sistemazione
b.. ore 21:00, saluto delle autorità e presentazione del Seminario


sabato 14
a.. ore 9:30, apertura dei lavori
b.. relazioni e lettura di contributi scritti fino alle 13:30
c.. pausa per un leggero pranzo conviviale offerto dall'ANAAC
d.. ore 15:00, ripresa dei lavori con relazioni e lettura di contributi scritti fino alle 19:30


domenica 15
a.. ore 9:30, ultima sessione di relazioni e lettura di contributi scritti fino alle ore 12:00
b.. ore 12:00, raccolta di brevi proposte di nuove piste di ricerca su Aldo Capitini
c.. ore 12:30, ringraziamenti e saluto del Presidente dell'ANAAC Luciano Capitini


Per informazioni rivolgersi al dott. Giuseppe Moscati, cui è affidata la segreteria scientifica del Seminario: giuseppe.moscati@tiscalinet.it

tel. 075/5731813 (anche segr. tel.); 349/5677125 (pom.)

Le relazioni e i contributi scritti verranno raccolti in tempi brevi a cura dell'ANAAC in un volume edito grazie al sostegno del Comune di Perugia.
PS: la fotografia è tratta dal sito www.unipg.it, dell'Università di Perugia; la notizia è stata tratta da una mail di Aldo Meccariello alla ml di Kainos

martedì 3 febbraio 2009

DELIRANTI AFFERMAZIONI E ATROCI SILENZI

Immagino che tutti abbiano letto o ascoltato le affermazioni di Maroni...affermazioni che non voglio commentare.

Ancora una volta, quello che mi preoccupa è l'assordante silenzio della società civile, di partiti, sindacati, chiese e associazioni (ma anche di semplici cittadini) che lasciano passare sotto silenzio questi discorsi.

Chi semina vento, raccoglie tempesta, recita un vecchio proverbio...

domenica 1 febbraio 2009

COS'E' PEACELINK




Un breve testo per capire di più l'associazione



Peacelink e' una associazione di volontariato dell' informazione che dal 1992 offre una alternativa ai messaggi proposti dai grandi gruppi editoriali e televisivi. PeaceLink collabora con associazioni di volontariato, insegnanti, educatori ed operatori sociali che si occupano di Pace, nonviolenza, diritti umani, liberazione dei popoli oppressi, rispetto dell'ambiente e libertà di espressione. Tutti i volontari di PeaceLink svolgono il loro lavoro a titolo puramente gratuito, per dare voce a chi non ha voce.


PERCHÉ LA TELEMATICA PER LA PACE?
"Perché è tempo di imparare a fare cose nuove, e se non piace la parola specialisti, a diventare bravi artigiani. Spetta quindi agli artigiani della Pace il compito di usare ogni mezzo nonviolento per giungere ovunque ed essere presenti con un'azione di pace e una testimonianza di impegno umano" don Tonino Bello


"Perché se informazione e potere sono veramente sinonimi nel mondo attuale, decentralizzazione e creazione di reti sono i nuovi sinonimi della vecchia utopia che si chiama DEMOCRAZIA" Roberto Bissio (direttore dell'istituto brasiliano di analisi sociale ed economica Ibase - Rio)


"Perché la povertà di comunicazione e' una tra le povertà con conseguenze più drammatiche nel Terzo Mondo" Renato Kizito Sesana (missionario comboniano)


Il 28 ottobre 1991 nasceva ufficialmente la "rete telematica PeaceLink", e ad un decennio di distanza si avverte ancora più chiaramente la novità di un'intuizione che colse di sorpresa tutti: un'iniziativa pacifista infatti anticipava per la prima volta le stesse forze armate battendole sul tempo (attualmente il sito di PeaceLink e' di gran lunga più consultato e citato dei siti delle tre forze armate italiane messe insieme). La Guerra del Golfo aveva spiazzato completamente il movimento pacifista che - abituato ai tempi lunghi della guerra in Vietnam - aveva come mezzo di informazione le proprie riviste mensili che costituiscono un ottimo mezzo di approfondimento ma non di mobilitazione. Il movimento aveva "tempi lunghi" per comunicare. La guerra contro l’Iraq del 1991, combattuta e vinta in poche settimane, richiedeva un salto tecnologico a chi volesse mobilitarsi con la stessa rapidità e prontezza usando un proprio sistema informativo. Durante la guerra del Kossovo ci fu una vera e propria esplosione dei contatti telematici, anche perche' su PeaceLink scrivevano persone sottoposte ai bombardamenti Nato. Nacque cosi' il libro "Cronache da sotto le bombe", una testimonianza drammatica, terribilmente umana, un vero testo letterario paragonabile alle lettere dei condannati a morte della Resistenza. Quello e' stato un momento forte di una più vasta serie di iniziative di risonanza nazionale che si sono poi concentrate sullo scandalo dell'uranio impoverito e sul rischio nucleare. Si sono ottenuti risultati concreti come la pubblicazione sul sito di PeaceLink dei piani di emergenza nucleare (tenuti fino ad allora segreti) e delle mappe dettagliate (tenute segrete anch'esse) dei Balcani dove erano caduti i proiettili radioattivi della Nato. Dopo aver denunciato sin dal primo giorno di bombardamenti l'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito, i responsabili di PeaceLink sono stati convocati nel gennaio di 2001 dal Parlamento Europeo, per una audizione sulle possibili cause della cosiddetta "sindrome dei Balcani". Anche durante il recente conflitto in Afghanistan PeaceLink ha contribuito alla circolazione di informazioni e di approfondimenti che spesso hanno superato per qualità e completezza quelli dei media commerciali. Di recente anche la presenza di volontari dell'associazione in Cecenia e in Palestina ha permesso la circolazione di racconti e testimonianze dirette, prodotti a beneficio di tutti gli operatori dell'informazione. L'efficace utilizzo dell'internet come strumento per compensare la propaganda di guerra ha dimostrato che nella società dell'informazione la guerra non ha più una vita propria, non puo' più nascere da sola, ma ha bisogno di essere legittimata e sostenuta da ragioni umanitarie, ha bisogno di trovare un motivo accettabile e morale per la propria esistenza. In una società dove i mass-media giocano un ruolo sempre più determinante, il potere non risiede più solo nel controllo dei mezzi di produzione, ma anche nel controllo dei mezzi di informazione, e per le guerre del nuovo millennio il sostegno acritico e fedele dei mezzi di informazione sarà indispensabile tanto quanto il sostegno dell'industria delle armi. E' per questo motivo che dopo 10 anni di attività i volontari di PeaceLink hanno ancora molte cose da raccontare.


http://www.peacelink.it/