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martedì 17 gennaio 2012

L'ITALIA E' IN CRISI? APRIAMO BASI MILITARI ALL'ESTERO!


* - Basta Guerre - Politica Italiana -*


E' strana questa crisi, potremmo definirla una crisi "intelligente" (come le bombe che usiamo in giro per il mondo) che colpisce solo alcuni obiettivi senza scalfirne altri; mentre la crisi colpisce i lavoratori italiani chiamati a fare nuovi sacrifici e pagare a suon di tasse e diritti negati non colpisce i ricchi padroni coni loro bei "capiltali" che continuano a crescere indisturbati; mentre colpisce le proprietà "laiche" lascia invariati i benefici "sacri"; mentre distrugge la democrazia, distruggendo di fatto il ruolo di controllo del parlamento, forzando le regole democratiche per permettere che a governarci siano le banche, legiferando contro i referendum lascia intatta la gestione tramite le cricche economiche mafiose del potere nel bel paese; mentre colpisce welfare, scuola, sanità, pensioni lascia intatte le spese militari....
Quest'ultimo aspetto non è certo prerogativa Italiana...
La Grecia utilizza i prestiti che le vengono concessi per tener fede agli impegni presi con le industrie delle armi
http://www.fabionews.info/View.php?id=12472
(principalmente tedesche) e noi, mentre continuiamo a pagare per mantenere le basi USA sul nostro territorio, spendiamo preziosi capitali per giocare alle guerre e costruire le prima base militare italiana su territorio straniero...
A guardare bene come agisce questa crisi... viene quasi da pensare che sia stata creata ad hoc per metterci paura ed evitare in questo modo proteste e rivolte che altrimenti starebberò già riempiendo le piazze italiane.


Ammettiamolo che tutto questo ci fa incazzare ma ormai il terrore ci fa accettare qualsiasi manovra "lacrime e sangue"...
Ma non dovremmo essere più terrorizzati dalla distruzione dello stato sociale, dall'assoluta mancanza di prspettive che attende le nuove generazioni, dalla sempre più concreta possibilità di nuove guerre?
Ah già diemnticavo che i nostri sentimenti e paure sono telecomandate!!
Good luck
Fabio


Da emensile (ex peacereporter.net)


**Italia, base militare nel Gibuti per la lotta alla pirateria**


16 gennaio 2012


Nel decreto sul rifinanziamento delle missioni italiane all’estero, in esame alla Camera, sono contenuti 430 mila euro per l’esercito della Repubblica di Gibuti. Si tratta della prima parte del pagamento richiesto per aprire una base militare italiana
http://www.eilmensile.it/2012/01/11/crisi-spese-militari-in-aumento-nel-2011-in-italia-oltre-20-mld/

L’operazione, finalizzata al supporto delle operazioni di controllo della pirateria, prevede la cessione di mezzi militari in dotazione al nostro esercito: 40 autocarri Iveco ACM80, acquistati negli anni Novanta e prossimi alla sostituzione, per la cui manutenzione verranno spesi 316mila euro, quattro veicoli VM90, dieci barchini, autocisterne, un’autobotte, autogru. Valore totale: 430mila euro. La fornitura rientra all’interno degli accordi stipulati tra Italia e Gibuti nel 2002, che prevedeva la cessione gratuita di materiali militari: tuttavia allora la spesa prevista era di 20mila euro annui.
La Repubblica di Gibuti, poche migliaia di chilometri quadrati sulla costa orientale del Continente Nero, davanti al golfo di Aden, è diventato un Paese di fondamentale importanza strategica nel 2001, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, per la sua posizione di fronte allo Yemen, che intratterrebbe secondo gli Stati Uniti dei rapporti privilegiati con Al Qaeda. Dal 2006, inoltre, nel golfo di Aden si sono intensificate le attività dei pirati somali e il Gibuti è diventato un territorio chiave per la lotta contro il fenomeno. Da qui, infatti è possibile controllare lo stretto marittimo di Bab el-Mandeb, tappa obbligata per i mercantili che attraversano l’area, dove ogni giorno passano oltre tre milioni di barili di greggio.


Di conseguenza, diversi Paesi occidentali hanno cercato di essere presenti nel piccolo Stato africano: gli Usa, la Francia, che nel Gibuti ha la più grande base militare l’oltremare, il Giappone, e ora anche l’Italia. “Dopo aver capito l’importanza strategica dell’area anche il nostro Paese ha dirottato alla piccola repubblica una parte rilevante dei fondi per la cooperazione con i paesi in via di sviluppo. Ogni anno versiamo al Gibuti diversi milioni di euro”, ha spiegato una fonte riferita dal sito Linkiesta.


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