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sabato 31 ottobre 2009

Coordinamento Teologhe Italiane: una news


Coordinamento Teologhe Italiane: Newsletter

http://www.teologhe.org

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PRIMA PAGINA

 

- Per l'incontro del 7 novembre a Monte Giove, ore 16.30

vi preghiamo di dare segnalazione della partecipazione, per questioni organizzative, grazie!

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APPUNTAMENTI

 

 

10, ROMA: Incontro ecumenico sul tema della donna

18-22, ANCONA: GIORNATA MONDIALE DELLA FILOSOFIA

 

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NOTIZIE

 

Donne di pace

Un gruppo di donne afghane, pakistane e indiane comincia un percorso di pace, dando vita a un Consiglio al femminile.

Parlamento rosa in Botswana

Arriva dall’Africa un segnale importante sulla rappresentanza femminile nelle istituzioni.

UNA NUOVA CHIESA DI SCIENTOLOGY APRE LE PORTE A ROMA

In migliaia hanno partecipato all'inaugurazione della nuova sede

Quando ride una donna islamica

«Sono musulmana, porto il velo, ho iscritto le mie figlie dalle suore Orsoline, navigo sul sito Internet del Vaticano, adoro i Queen e sogno in italiano»

Italia bocciata sulle pari opportunità Settantaduesima dopo la Cina

27/10/2009

Una donna testimone di..unità

CHIARA LUBICH, di Trudy Borriello

 

 

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ARTICOLI D'INTERESSE

 

Il bimbo costa, pagano le donne

Il Sole24Ore, 24/10/09

Suor Sara: un sorriso nella spazzatura

Se educhi un uomo educhi un individuo, diceva suor Emmanuelle, se educhi una donna educhi un popolo di Chiara Zappa in Avvenire del 25 ottobre 2009

La questione è maschile

di Ida Dominijanni

Gli uomini, i trans e quel mondo dove non c’è posto per le donne

di Marina Terragni, Corriere 28 ottobre 2009

 

 

 

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ATTUALITA' ECCLESIALE

 

Elenco delle 57 Proposizioni approvate dai vescovi africani [24-10-2009]

Pastorale dei Movimenti Religiosi Alternativi

Corso di formazione organizzato dal GRIS diocesano in questo anno pastorale 2009/2010

Cristiani in Pakistan: dalla libertà alle persecuzioni

All’atto della nascita, il padre fondatore Ali Jinnah ha sancito la libertà religiosa e la parità di diritti senza distinzione di casta o credo religioso...

Sospensione di Alessandro Santoro: riflessione di Pax Christi Firenze

29 ottobre 2009 - Pax Christi Firenze

Padre Matteo Ricci: una mostra ai Musei Vaticani

Sarà aperta dal 30 ottobre al 24 gennaio la mostra Ai crinali della storia. Padre Matteo Ricci (1552-1610) fra Roma e Pechino allestata presso i Musei Vaticani e curata da Antonio Paolucci.

Jakarta, ancora violenze contro gli studenti cristiani di teologia

AsiaNews, 29/10/2009

Germania: per la prima volta una donna eletta a capo della chiesa evangelica

Margot Kaessmann, vescovo di Hannover, 51 anni, è divorziata e madre di 4 figli

Tra cattolici e ortodossi un dialogo che avanza

Avvenire, 28 Ottobre 2009

Francia: contro la crisi, un mese di stipendio dei sacerdoti

La proposta del Consiglio dei presbiteri sulla scia di una iniziativa spagnola

 

 

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MAGISTERO E TEOLOGIA

 

L'ermeneutica del Vaticano II

di Jean Rigal in La Croix del 24 ottobre 2009

Caritas in veritate, la teologia della globalizzazione

di Nicoletta Dentico

MILBANK «Dal Papa nessun atto di dominio»

Uno dei più importanti teologi dell'area della Riforma commenta su "Avvenire" l'iniziativa di Benedetto XVI verso gli anglicani.

Quel deliberato stravolgimento del cammino ecumenico

L’ultima polemica inscenata da Küng, Avvenire 29 Ottobre 2009

OSS. ROMANO CONTRO KUNG, CONTRO PAPA FALSITA' E INESATTEZZE

L'Osservatore Romano scende in campo per difendere papa Benedetto XVI dalle accuse del teologo Hans Kueng

Quel Papa che pesca nell’acqua di destra

di Hans Kung, da Repubblica, 28 ottobre 2009

Benedetto XVI conferirà il Premio Paolo VI alla collana Sources Chrétiennes

RV 26/10/2009

Il Papa al Pontificio Istituto Biblico: la Sacra Scrittura,

interpretata dalla Chiesa, dia forza ai credenti per affrontare le sfide del mondo secolarizzato

Il presupposto fondamentale sul quale riposa la comprensione teologica della Bibbia è l'unità della Scrittura... RV, 26/10/2009

Il papa: tre elementi essenziali nel metodo storico-critico per lo studio della Bibbia

 

 

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SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

 

 

 

 

Un teologo, la notte. Benoît Lobet

Un homme, la nuit Propos de spiritualité chrétienne, Bayard, 2009

 

 

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VIDEO

 

 

Papa: "La conoscenza cresce solo se ama la verità"

"E' importante riservare un certo tempo ogni giorno alla meditazione della Bibbia perché la Parola di Dio sia lampada che illumina il nostro cammino quotidiano sulla terra"

Anglicani e vescovi del Canada insieme verso l'unità

H2O 28/10/2009

Vaticano, lo scisma lefebvriano presto solo un ricordo

vertici della Fraternità di San Pio X sono giunti a Roma per l'inizio dei colloqui teologici che dovrebbero, dopo la revoca della scomunica e lo scandalo del vescovo negazionista Williamson, comporre la ventennale frattura

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AFERT

 

Bamberg e Monaco

Due posti, a Bamberg e a Monaco. Informazioni piu' specifiche sono sui siti delle universita'.

 

 

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VIOLENZA DI GENERE

 

Justine che lotta per le donne

Presidente del movimento "Synergie des femmes pour les victimes des violences sexuelles", rischia ogni giorno la sua vita e quella dei familiari.

 

 

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Felice Solennità di Tutti i Santi!

 

 

 

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Potete disdire l'iscrizione a questa lista di distribuzione in qualsiasi

momento, segnalandolo a questo indirizzo.

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M. Benedetta Zorzi, OSB

Coordinamento Teologhe Italiane

- CTI Webmanagement

martedì 27 ottobre 2009

VIII edizione Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico

Oggi Martedì 27 Ottobre 2009 si celebra in tutta Italia la Ottava edizione della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico.Rispetto all'ultimo comunicato stampa del 16/10 molte altre iniziative si sono aggiunte a quelle già annunciate ed altre associazioni hanno aderito all'iniziativa ( fra queste le iniziative di Vicenza, quella di Minareti.it, della Comunità "La Collina" di Serdiana (Ca), quella di Cuneo, quella di Bologna A cura dell'associazione "Il Poggeschi per il carcere", quella di Verbanio Pallanza, Milano, Firenze, Novellara, Genova, Torino , Casalmaggiore (CR)).Quest'anno un momento di preghiera comune fra cristiani e musulmani è stato annunciato anche in un carcere, quello di Bologna.Un concorso letterario sul tema del "raccontarsi la vita" è stato lanciato dalle associazioni che a Genova promuovono il dialogo cristiano-islamico. Significativamente la premiazione del concorso sarà fatto nel prossimo gennaio in occasione della giornata del dialogo ebraico-cristiano, quasi una staffetta per rafforzare l'idea di un più generale dialogo interreligioso. (Vedi il seguente link: http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Notizie_1256218561.htm ).Oggi è disponibile sul nostro sito la lettera che oramai tradizionalmente da otto anni viene scritta, in occasione della giornata, da Brunetto Salvarani, direttore di CEM-Mondialità uno degli ideatori e promotori della iniziativa. (La potete trovare al seguente link: http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Notizie_1256553845.htm )E come nelle altre edizioni la giornata del dialogo è solo l'inizio di un percorso che continua per tutto l'anno. Le iniziative e gli incontri, alcuni dei quali si sono già svolti nei giorni passati e di alcuni ci sono anche i resoconti, in moltissime realtà proseguono per tutto l'anno. Il Gruppo Camminare Insieme, che ha celebrato la giornata il 22 ottobre scorso, ha promosso un appello per il diritto di culto (http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Notizie_1256289743.htm ) . Rinnoviamo i nostri auguri ai partecipanti a tutte le iniziative che sono state programmate che, mai come quest’anno, sono molto variegate e diffuse su tutto il territorio nazionale a conferma della pluralità e della costruzione dal basso di percorsi di pace. Come contributi al dibattito per la giornata segnaliamo i seguenti contributi - contributo di P. Ottavio Raimondo, comboniano che fornisce la testimonianza di chi vive quotidianamente la gioia dell'incontro (http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Dibattito_1255601378.htm );- contributo di Luigi De Salvia, segretario generale sezione italiana “Religions for Peace” che propone un validissimo esempio di come si possa e si debba collaborare per la pace e i diritti di tutte le persone del mondo recensendo il libro "Paura dell'Islam", edizioni Caravaggio, di Zahoor Ahmad Zargar e Renata Rusca Zargar. (http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Dibattito_1255602289.htm );- contributo della sorella musulmana Luciana Banfi sul tema “PROSEGUENDO SULLA VIA DEL DIALOGO” , (http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Dibattito_1254838581.htm )- contributo di Stefano Allievi sul tema del velo (http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Dibattito_1254234515.htm )- Segnaliamo infine la saggezza di una bambina di 11 anni, Lucrezia Nacci, che fa un appello alla pace e al dialogo. (http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Dibattito_1254147102.htm );Questi materiali sono anche disponibili in formato PDF per essere scaricati e stampati (Vedi il seguente link: http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Dowload_1256556541.htm ) Con un fraterno saluto di shalom, salaam, pace Il Comitato Organizzatore della Ottava giornata Ecumenica del dialogo cristiano-islamicoRoma, 26 ottobre 2009 Il sito di riferimento della Giornata è http://www.ildialogo.org

lunedì 26 ottobre 2009

Appello a S.S. Benedetto XVI

A S.S. Benedetto XVI

Santo Padre,
mi permetto indirizzarle il seguente appello contro la liceità della pena di morte prevista dalle leggi umane affinchè, dall'alto della sua autorità morale, possa persuadere i Capi di Stato in cui tale pena è ancora in vigore.
La ringrazio per l'attenzione che vorrà riservare e la sollecitazione in tal senso che potrà rivolgere ai Suoi Collaboratori.
Con molta deferenza.
Ernesto Miragoli - Como


Essa è una pratica di "Tortura fisica e mentale", e, in quanto tale, condannata dal Concilio Vaticano II (Gaudium et spes n° 27).
Se, l’art. 2261 del Nuovo Catechismo afferma che: " La Scrittura precisa la proibizione del quinto comandamento: <<>> (Es 23,7), è conseguenziale che: "Il comandamento : Non uccidere ha valore assoluto quando si riferisce alla persona innocente" ( Evangelium vitae. n° 57) e valore relativo quando si riferisce alla persona colpevole. Infatti, l’art. 2267 del Nuovo Catechismo conferma che : "L’ insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’ identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte".
La Chiesa, dunque, riconosce all’autorità pubblica il potere di applicare la pena di morte, nei confronti delle persone colpevoli, perché "la Scrittura", e più, precisamente, il versetto 7 del capitolo 23 dell’Esodo: <<>>, preciserebbe che il comandamento: "Non uccidere" è stato formulato da Dio per proteggere la vita delle persone innocenti, ma, non le colpevoli.
Ma la Chiesa è proprio certa che questa dottrina, così inumana, sia conforme alla legge divina e non sia, piuttosto, frutto di conformazione umana?
Se di fronte alla legge umana, tutte le persone sono considerate uguali: "La legge è uguale per tutti", quanto più, tutte le persone, dovrebbero essere considerate uguali di fronte alla legge di Dio, che possiede carattere universale?
Mentre, per il Catechismo, di fronte alla legge divina: "Non uccidere", le persone non sono considerata tutte uguali, ma, a priori, separate le buone dalle cattive, e proprio le cattive, per le quali Dio ha istituita la legge, defraudate dai benefici.
In realtà, "La Scrittura", di cui parla il Catechismo, che "precisa la proibizione del quinto comandamento", si riduce ad un versetto dell’ Antico Testamento: <>, formulato, peraltro, in modo incompleto, infatti, citato per intero : <<>> (Es 23,7), rivela la vera intenzione dell’autore sacro, che non è certo quella di voler precisare la proibizione del quinto comandamento, come dichiara il Catechismo, ma formare le coscienze umane al giusto comportamento morale che devono assumere i soggetti giuridici nell’ambito di un processo penale : Dio vieta, categoricamente, ai giudici e ai testimoni, di ricorrere a parole false per deviare il corso della giustizia, provocando la condanna dell’innocente e l’assoluzione del colpevole. Intenzione che, l’autore sacro sottolinea anche con il versetto precedente: <<>> (Es 23,6).
Tra l’altro, non spetta all’Antico Testamento stabilire le verità divine in materia di fede e di morale, ma al Nuovo Testamento, mentre in esso non vi è un solo versetto che autorizzi la Chiesa a legittimare la pena di morte, una pena di natura vendicativa, assolutamente, contraria al perdono, che costituisce il D N A dello spirito cristiano.
Unitamente alla pena di morte, anche "la tortura" è stata considerata dalla Chiesa, moralmente lecita, solo con il Concilio Vaticano II è stata, finalmente, esclusa e condannata.
Prima, però, che fosse rigettata, un numero di persone, che solo Dio conosce, ha dovuto soffrire atrocità incredibili e tante di esse sono morte a causa di questa dottrina legittimata dalla Chiesa.
Ora, però, che il Concilio si è espresso in modo autentico e ufficiale contro tutte: "…le torture inflitte al corpo alla mente…ledono grandemente l’onore del creatore" (Gaudim et spes .n° 27) può, la Chiesa, continuare a considerare lecita la pena di morte? Non è forse la pena di morte una pratica di tortura, inflitta al corpo e alla mente?
Ecco come, a tal proposito, si esprime Suora Helen Prejean che ha seguito fino al patibolo molti condannati a morte: "Non importa se gas, sedia elettrica, iniezione. Il fatto è che esseri umani lucidi, che hanno un’immaginazione, anticipano quel momento mille volte e mille volte muoiono prima di morire davvero".
E, il giudice William Brennam, a seguito di una condanna a morte sulla sedia elettrica, ebbe a dichiarare: " Le mani diventano rosse, poi bianche, e i nervi del collo sporgono come corde di metallo…Gli arti, le dita delle mani e i piedi, il volto, si contorcono violentemente. La forza della
corrente è tale che i bulbi oculari fuoriescono dall’orbita. Spesso il condannato defeca, urina, vomita sangue e bava. Talvolta prende fuoco, e frequentemente il corpo è orrendamente ustionato".
Gesù, in qualità di nuovo legislatore ha ridonato al quinto comandamento la sua purezza originaria. Altro che precisazioni di sorta, Egli condanna, non solo, la violazione del quinto comandamento, citandolo esattamente come uscito dalla bocca di Dio : " Non uccidere ", ma pone sullo stesso piano dell’omicidio anche gli impulsi e le reazioni che potrebbero favorirlo (Mt 5,21 – 22).
La pena di morte è, pertanto, anch’essa una orrenda pratica di tortura "contro la vita stessa" che lede "grandemente l’onore del creatore" (Gaudium et spes n° 27).
 
 

sabato 24 ottobre 2009

CONFERENZA STAMPA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI IL 16 OTTOBRE 2009 PER LA PRESENTAZIONE DELL’APPELLO “PER LA CREAZIONE DI UNA COSTELLAZIONE DEMOCRATICA”

Raniero La Valle:
Dei primi firmatari dell’appello, Ferrajoli e Ferrara sono fuori Roma per impegni universitari, il prof. Zagrebelsky è a Torino. Tuttavia l’ex Presidente della Corte ha scritto un articolo ieri su Repubblica in cui sono racchiuse le motivazioni più profonde di questo appello. Esse dicono perché la difesa delle istituzioni è un bene comune che deve prevalere sia sui beni privati che sugli interessi politici immediati di parte.
L’appello non è la risposta emotiva alla crisi di questi giorni di fuoco, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha ovviamente dichiarato l’incostituzionalità della legge Alfano che rinnegava l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Esso è nato in un Seminario della Sinistra cristiana tenuto quest’estate a Camaldoli. Parte da un bilancio di 15 anni di riforme dell’assetto istituzionale e politico italiano. Il risultato non è solo un fallimento, ma il formarsi di un buco nero in cui tutta la nostra convivenza potrebbe sprofondare.
Il bipolarismo si è rapidamente trasformato nella pratica politica o nel sogno – come è stato chiamato – di due partiti unici, ciascuno dei quali, da solo, pretende di rappresentare e governare tutto il Paese, negando o cannibalizzando la parte avversa. Il bipolarismo all’italiana, nella versione berlusconiana, vuole un’Italia fatta di due sole parti, la destra e la sinistra, ma in cui la sinistra non ci sia.
Il perseguimento di questo obiettivo ha completamente sequestrato la politica, e anche l’azione di governo, scatenando la guerra tra istituzioni e impedendo che esse si occupassero del bene comune e delle necessità del Paese. Si è aperta la caccia alla giustizia, intesa come magistratura o Corte costituzionale, e si è abbandonata del tutto – del tutto – la giustizia intesa come giustizia sociale. Dall’Antico Testamento fino alla Costituzione repubblicana giustizia sociale vuol dire fare giustizia all’orfano, alla vedova, al povero, al precario, al disoccupato, al naufrago, allo straniero. E proprio perché non si fa questa giustizia, e anzi essa non è nemmeno in agenda, che la Costituzione è più gravemente violata e anzi distrutta.
Berlusconi non è solo causa, ma anche effetto di questo degrado. Non solo la Corte costituzionale e il presidente della Repubblica, ma anche il presidente del Consiglio è un organo di garanzia. Anche lui giura, anche lui deve attuare le finalità della Carta, anche lui deve mantenere l’unità del corpo politico, a cui “l’unità dell’indirizzo politico e amministrativo” che gli è affidata è funzionale. Non si può governare contro più della metà del Paese, né si può dire agli industriali: voi lavorate, alla democrazia ci penso io. Anche il fascismo diceva: qui non si fa politica, si lavora. Ma se a far politica è uno solo, come avvenne allora, la catastrofe è assicurata.
In ogni caso la situazione ormai è che perfino se Berlusconi avesse ragione, la sua presenza alla testa del governo è diventata causa di una grave turbativa dell’ordine pubblico e della vita collettiva, genera ansia, promuove l’anarchia delle classi dirigenti, diffama l’Italia all’estero e patrocina una cultura dell’odio e del nemico che non solo alla più piccola miccia può scatenare un incendio, ma soprattutto corrode e corrompe il pensiero e lo stile dei rapporti sociali delle giovani generazioni.
L’Italia è tarlata da questa cultura rampante che distrugge ogni legame sociale. Non c’è più l’accoglienza di ciascuno del volto dell’altro. C’è un volto, come viene rappresentato in TV negli scontri politici, che è un volto torvo, ghignante, sprezzante, minaccioso e senza luce d’intelligenza.
L’appello non mira perciò solo a un riscatto politico passeggero, ma a ricostituire le condizioni di una cultura e di una civiltà politica diversa.
Con il pane e i circenses si può ballare una sola estate. Dire davanti ai morti dell’alluvione in Sicilia e davanti al crollo dei redditi delle famiglie, che si farà il ponte sullo Stretto è una provocazione. Come quella attribuita a Maria Antonietta: se non hanno pane, che mangino brioches.
Perché allora la “costellazione democratica”? Lo racconta la sua figura: ogni stella brilla di luce propria, e ognuna ha il suo corso nel cielo. Nessuna inghiotte o distrugge l’altra. Ma insieme formano un disegno, esprimono un progetto, e addirittura (nello Zodiaco) evocano un destino. Le costellazioni esistono perché ci sono le stelle, e non le vogliono spegnere, ma anzi che brillino. Ma insieme aggregate entrano nell’immaginario collettivo.
Fuor di metafora: in una Costellazione politica alcune forze tra loro più vicine si uniscono, senza confondersi, per formare un governo; altre restano in un’orbita più larga, fanno parte di una maggioranza parlamentare, e insieme si possono presentare in una alleanza elettorale come alternativa al potere della destra; e prima ancora possono compiere insieme un’azione visibile nel territorio per il radicamento di una cultura costituzionale e l’esercizio del pluralismo della comunicazione sociale e della libertà.
Questa è una proposta non solo costruttiva per il centro-sinistra, ma anche liberatoria per la destra: nessuno deve essere costretto a stare sotto Berlusconi per avere parte nella politica e nel potere, tutti possono coesistere e cooperare rimanendo autonomi e diversi.
Ma è su questi piani alti di rapporti risanati tra istituzioni, forze politiche e mondi vitali del Paese, che si può operare per la salvezza e la pace della Repubblica.
Domenico Gallo:
Per la salvezza della Repubblica
Dopo la pronunzia della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano e le reazioni scomposte che ne sono seguite, l’accelerazione della crisi politico-istituzionale ed il discredito internazionale in cui versa l’Italia rendono evidente anche ai ciechi e ai sordi che siamo precipitati in un tempo politico drammatico. Se guardiamo all’Italia come ad un luogo politico, come ad una comunità di persone strutturata in un ordinamento politico attraverso le istituzioni repubblicane, allora dobbiamo convenire che la Costituzione è la nostra Patria.
Ebbene non possiamo non vedere che questo luogo politico, la Repubblica democratica e con il suo patrimonio di beni pubblici repubblicani, è stato invaso da un esercito di occupazione che si sta impegnando con la massima solerzia a smantellare tutti (proprio tutti) i beni pubblici repubblicani. Non si tratta soltanto della seconda parte della Costituzione che viene contestata e delegittimata ogni giorno con gli attacchi ai giudici, alla Corte Costituzionale ed al Presidente della Repubblica (quando si mette di traverso), ma anche della prima parte, con l’attacco ai fondamenti della dignità umana e dell’eguaglianza, fino alla riesumazione strisciante delle leggi razziali. Fino a sfigurare definitivamente il volto della Repubblica ed a cambiarne i connotati, trasformarla in altro da se: un Sultanato o una Satrapia, comunque un altro ordinamento, estraneo alle tradizioni della democrazia di tipo occidentale.
Quando le truppe naziste hanno invaso l’Italia, tutte le forze vive, tutti i patrioti, si sono opposti ed hanno unito i loro sforzi creando il Comitato di Liberazione Nazionale, nel quale sono confluite forze e culture diverse (dai comunisti ai badogliani), che hanno messo da parte le loro divergenze per perseguire l’obiettivo comune della salvezza della Patria.
In questa contingenza storica di nuovo un pericolo mortale minaccia la Patria-Costituzione. Come avvenne con la resistenza, ora come allora, occorre chiamare a raccolta tutte le energie spirituali, tutte le culture, tutte le forze politiche e tutti gli uomini di buona volontà, che riconoscono nella Costituzione la loro Patria, ad agire con fermezza per la salvezza della Repubblica. Di fronte a questa superiore esigenza, tutte le forze politiche, che riconoscono valore ai beni pubblici repubblicani, devono mettere da parte le differenze (non cancellarle) ed impegnarsi in una fortissima unità d’azione per scacciare l’esercito di occupazione che dilaga nel territorio della Patria. Non esistono alternative all’unità. L’unità è imposta dalla legge elettorale che, attraverso lo strumento del premio di maggioranza impone che un solo esercito possa sfidare le forze di occupazione.
Anche se le radici del malessere vengono da lontano, è stato lo sciagurato scioglimento dell’Unione, nel 2008, a determinare questo disastro. Lo scioglimento dell’Unione è stato come lo sbandamento dell’esercito italiano l’8 settembre: ha reso possibile l’occupazione della Patria da parte dell’esercito invasore. Se la posta in gioco è la sopravvivenza della Repubblica, cioè la Patria, allora tutte le forze si devono coalizzare, tutte le energie devono essere chiamate a raccolta. Non si può dire, come sventatamente si è fatto nel 2008: questo si, questo no.
E’ pur vero che se si vuole costruire una coalizione credibile non si possono ignorare le difficoltà che hanno determinato il tramonto dell’Unione. Un nuovo CLN può scacciare l’esercito invasore, ma non può garantire il funzionamento dell’Esecutivo. Anche il governo nato dalla Liberazione, il governo Parri, durò pochi mesi e, qualche mese più tardi si verificò una spaccatura verticale fra le forze politiche che avevano dato vita alla resistenza.
E tuttavia non si tratta di una difficoltà insormontabile. Per trovare una risposta a questo problema bisogna ritornare alla Costituzione. Bisogna ristabilire i ruoli che la Costituzione ha assegnato al Governo ed al Parlamento, rovesciando quella tendenza che negli ultimi 15 anni ha portato ad espandere al massimo il ruolo del Governo a scapito del Parlamento.
E’ una tendenza che Berlusconi ha portato fino all’estremo limite, fino al punto da cambiare la natura della legge. Nel suo progetto, è la volontà del Capo dell’Esecutivo, che diviene legge, mediante un timbro apposto dai suoi uomini in Parlamento. Non dobbiamo stupirci, pertanto, se, in coerenza a questo progetto, Berlusconi ha proposto che siano soltanto i capi gruppo parlamentare ad esprimere il voto.
Sono altre le funzione ed è altra la natura del Parlamento nel progetto di democrazia concepito dai Costituenti. Bisogna ristabilire la reciproca autonomia dei ruoli, del Parlamento e del Governo, facendo fare una cura dimagrante al Governo.
Non possiamo dimenticare che il Governo Prodi si è impiccato ad una questione, di indubbia rilevanza politica, ma irrilevante per l’indirizzo economico-sociale del Governo, quale la legislazione sui Dico. In passato si sono fatte riforme enormemente più importanti dal punto di vista del costume e delle libertà civili, come l’introduzione del divorzio e la regolamentazione dell’aborto. Queste riforme sono state possibili perché nessun governo le ha assunte nel suo programma, lasciando che i contrasti vivacissimi che esistevano – anche allora – sulle questioni eticamente sensibili fossero composti attraverso la sintesi del Parlamento.
Ed è proprio il ripristino della snodo Governo-Parlamento che può dare ad una coalizione in cui convivono culture politiche differenti, lo spazio di flessibilità indispensabile per assicurare una buona salute al Governo senza mortificare le differenze, che vengono mediate e composte in Parlamento.
Sono queste le scelte che propugna l’appello “per la salvezza e la pace della Repubblica”, con l’ambizione di dare vita ad una mobilitazione dal basso che spinga le forze politiche ad agire. Immediatamente.
Francesco Zanchini:
La mia adesione all’appello, per quanto possa valere una testimonianza individuale, muove dagli stessi motivi di fondo enunciati fin qui, e muove dalle questioni etico-politiche sottostanti a quelle giuridiche, che l’attacco attuale alla Costituzione propone.
Su questioni legali non mi soffermerò quindi che indirettamente, per la via di quell’humus etico sul quale esse riposano, innestate come sono in quei valori di buon costume (per usare un’espressione cara ad Emilio Betti), sul quale la Carta ebbe in sorte di radicarsi nel suo momento fontale e originario, nella transizione cioè dal CLN e dal roveto ardente della Resistenza al loro sbocco istituzionale, nel fervore dei lavori dell’assemblea costituente.
Riconosco che tali valori appaiono quotidianamente estranei a gran parte delle forze politiche della coalizione di governo, espressione di un mutamento innegabile del modo di configurarsi del buon costume nella coscienza sociale. E se tale mutamento fosse davvero maggioritario, parlare di una intervenuta modifica della costituzione materiale non sarebbe, purtroppo, privo di senso. Vale quindi la pena di tentare di individuare il limite, oltre il quale sia realistico parlare di corruzione del costume (spontanea, o magari artificialmente instillata da una martellante paideia alla rovescio da parte di un blocco ben preciso di media).
La presunta urgenza dell’innovazione costituente deve dunque misurarsi, a mio avviso, non solo col freddo dettato costituzionale bensì, a monte, con i valori che in esso, di volta in volta, si incarnano; per questa via scoprendo se, per caso, i motivi che la sospingono non siano al fondo abietti, o futili. Mi limito ad alcuni esempi, in cui il rapporto tra valori etici e testo costituzionale risulta evidente; e penso all’art. 52, dove il dovere di difendere la patria (da intendere pure come sostanziale continuità del profilo istituzionale di essa nel divenire della storia) è detto, per la prima ed ultima volta nella Carta, “sacro”: con un aggettivo che richiama ad un “oltre”, quasi a invitare a testimone di quell’anno dei portenti (un altro, a distanza di un secolo), il biblico “Dio dei nostri padri”; quasi a indicare la continuità sostanziale della nostra tradizione unitaria tra Statuto albertino e Costituzione repubblicana (eccetto la parentesi del folle sviamento fascista, dietro ad un altro Catilina di turno).
E’ per questo che la lealtà fondamentale a un blocco di valori è solitamente ritenuta sacra; per questo l’art. 54 contempla in questa continuità un “giuramento” primordiale, affinché la tradizione costituzionale non sia turbata da un uso improvvido, futile, interessato del procedimento di modifica dell’art. 138 della stessa Carta. Si legge d’altronde facilmente, nel testo dell’art. 54, un’ammonizione implicita, che suona come una norma di chiusura e di limite (la cui eloquenza è quanto mai attuale) all’illusione di un arbitrio costituente. Chi la legge si immerge davvero nell’ethos delle origini: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.
E’ per questo che non potevo non aderire a un appello, che proponeva di ripristinare “condizioni di dignità, onore, cultura e libertà nel nostro Paese”.
Stefano Consalvi :
Motiva la condivisione dell’appello da parte dell’associazione Liberacittadinanza, che si è particolarmente impegnata nel Paese per l’attuazione e la salvaguardia della Costituzione e per il successo del “no” nel referendum costituzionale. Oggi la Costituzione è sotto attacco, sia nella sua architettura istituzionale che nei suoi valori, ed è quindi necessaria una vigile presenza e un’azione adeguata dei cittadini per sostenerla e invererla.

venerdì 23 ottobre 2009

AMNESTY: FERMATE GLI SGOMBERI IN AFRICA

A migliaia cacciati dalle proprie case
Amnesty: fermate gli sgomberi in Africa

Laura Richelli

Costretti ad abbandonare le proprie abitazioni senza preavviso, senza poter salvare i propri beni personali dalla distruzione delle ruspe. È il destino di centinaia di migliaia di persone, che vivono nelle periferie delle grandi città del continente africano. Contro la pratica degli sgomberi forzati, si batte Amnesty International attraverso la campagna "Io pretendo dignità".
La dignità umana passa anche attraverso un alloggio adeguato. Disporre di un'abitazione, della sicurezza di un riparo che è anche sicurezza di accesso all'acqua potabile, al cibo, a servizi igienici è un diritto inalienabile dell'individuo, come stabilisce la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Eppure, come spesso accade in Africa, ciò che per l'Occidente appare banale e scontato, nel continente deve essere trattato al condizionale. Così quello che dovrebbe poter essere considerato un diritto umano garantito a ciascun individuo, il diritto di vivere nella propria abitazione , diventa un miraggio per centinaia di persone costrette ad una realtà ben diversa, una realtà che le costringe ad essere vittime di sgomberi forzati.C'è chi, con continui appelli alla comunità internazionale, cerca tuttavia di restituire dignità a chi l'ha perduta sotto le macerie della propria casa abbattuta, lottando affinché anche queste forme di violazione dei diritti abbiano fine. Tra questi Amnesty International. L'organizzazione, attraverso la campagna "Io pretendo dignità", rivendica l'applicazione delle linee guida internazionali e regionali in materia di sgomberi, di quelle norme, cioè, che già esistono sulla carta, precisamente nel protocollo aggiuntivo al Patto internazionale sui diritti economici, sociale e culturali o nella stessa Carta africana sui diritti umani e dei popoli, ma che, in mancanza di organismi adeguati, che ne garantiscano il rispetto, non vengono osservate.La mobilitazione della società civile insieme ad un auspicato rinnovamento, anche a livello istituzionale, del diritto internazionale è dunque la strada individuata da Amnesty per arrestare il fenomeno degli sgomberi forzati. Un tassello in più all'interno del più vasto progetto che rivendica per qualsiasi individuo la possibilità di godere di tutti i suoi diritti, compreso quello di chiamare un luogo "casa". A rendere ancora più drammatici gli sgomberi, atti già di per sé violenti, è l'uso della forza in modo indiscriminato. A volte basta trovarsi nella parte sbagliata della città, quella che i governi dichiarano di voler sanare, spostare, migliorare con nuove infrastrutture, più spesso è invece l'avidità del profitto o gli interessi politici che si celano dietro le dichiarazioni ufficiali, a costringere le persone a rinunciare alla propria casa.Ad essere prese di mira sono infatti le periferie delle grandi città, insediamenti informali, spesso rifugio di sfollati o profughi di guerra, che vengono considerati dalla politica come fucine di tensioni e rivendicazioni, e, proprio per questo, temuti.Che si tratti di far posto ad una multisala cinematografica, come è accaduto in Nigeria, nell'agosto scorso, o di attuare un piano politico di "pulizia" di roccaforti dell'opposizione, come è accaduto a febbraio 2008, a N'Djamena, capitale del Ciad, poco importa.Nella maggior parte dei casi, avviene tutto in assenza di procedure corrette, di consultazione, di adeguato preavviso, di risarcimento e facendo ricorso a un uso eccessivo della forzaCosì gli sgomberi forzati per centinaia di migliaia di persone dal Ciad al Kenya, dal Ghana all'Egitto, dallo Zimbabwe al Sudafrica, rappresentano l'inizio di un percorso all'indietro, verso condizioni di povertà ancora peggiori di quelle preesistenti.(L'intervista a Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International, è stata estratta dal programma radiofonico, Focus)
Nigrizia - 22/10/2009
www.nigrizia.com

mercoledì 21 ottobre 2009

COMUNICATO STAMPA: L'ORA DEL DIALOGO INTERRELIGIOSO


Comunicato stampa di CEM Mondialità

Solo una scuola che favorisce e promuove il dialogo interreligioso e interculturale può contribuire a rafforzare il fondamento della civiltà e della convivenza sociale. Il dibattito che si è riacceso in questi giorni sull’ora di islam nelle scuole italiane che vede il consenso di Gianfranco Fini, di Massimo D’Alema e del cardinale Renato Martino è apprezzabile come segno di valorizzazione dell’islam nel nostro Paese, ma per evitare di essere inserita in un quadro di multiculturalismo separatista riteniamo che debba trovare la sua collocazione all’interno di una scelta più ampia, intercultuale e dialogica che metta in comunicazione le religioni tra di loro. Una soluzione che il CEM Mondialità – il mensile dell’intercultura edito dai padri saveriani di Brescia - chiama da tempo ora delle religioni. Ogni bambino ha il diritto di leggere il Libro sacro degli altri bambini, ha affermato Amos Luzzatto, leader storico delle comunità ebraiche, “poiché fino a quando i cattolici leggeranno solo il vangelo, gli ebrei solo la Torah e i musulmani solo il Corano sarà impossibile realizzare una vera integrazione a scuola e nella società”. Mentre, stando ad Andrea Canevaro, “l’educazione interculturale non può non fare i conti con le religioni” (al plurale).
La presenza crescente delle seconde generazioni nelle scuole italiane mostra con l’evidenza dei numeri che il mosaico delle fedi richiede il passaggio dall’ora di religione cattolica o di analoghe altre ore di religione (ebraica, musulmana, buddhista, induista, ortodossa, valdese, sikh ecc...) a una situazione nuova.
La cultura religiosa non può essere solo quella confessionale, se si vuole evitare l’esito della balcanizzazione. È la lezione permanente dell’incontro interreligioso di Assisi del 27 ottobre 1986, voluto da Giovanni Paolo II, che deve essere introdotto nelle scuole come simbolo di futuro. Dice il cardinale Carlo Maria Martini che il pluralismo religioso è una sfida per tutte le grandi religioni, soprattutto per quelle che si definiscono come vie universali e definitive di salvezza… se non si vuole giungere a nuovi scontri, occorrerà promuovere con forza un serio e corretto dialogo interreligioso”. A questo pluralismo delle religioni è opportuno che non corrisponda nella scuola pubblica – che è luogo per eccellenza di ricerca libera e di confronto critico – un pluralismo delle educazioni religiose parallele. Due condizioni dell’insegnamento interculturale dell’ora delle religioni – come il CEM la intende - sono la concezione della religione non come fede ma come cultura e la conseguente concezione di un metodo comparativo quale ad esempio il Syllabus di Bradford, che da tempo stiamo diffondendo nel nostro Paese.
CEM Mondialità
http://www.cem.coop/
per info. e adesioni: cemsegreteria@saveriani.bs.it
Brescia, 21 ottobre 2009


PROGETTO BASAGLIA 2008/2009

È sempre utile rammentare che le camere a gas naziste furono usate per la prima volta contro gli handicappati, i malati mentali e i bambini affetti da malformazioni, i diversi per eccellenza.
Il primo teatro dove ho lavorato a Trieste è stato proprio quello che sta all’interno dell’ospedale psichiatrico.
Lì dentro si provava con la porta aperta e gli utenti, questo era l’accordo stabilito con Basaglia, potevano entrare durante le prove e gli spettacoli.
Brunetta, una ragazza lobotomizzata aveva marchiato sul suo volto tutta la violenza di cui il potere istituzionale è capace: insieme a una parte del cervello le aveva tolto la capacità di camminare diritta e la parola. Ciondolava in avanti e si esprimeva a mugugni, quasi come una scimmia. Stava sempre con noi.
Era il 1972, non chiedeva altro che quello che per anni, prima dell’arrivo di Basaglia e della sua rivoluzione, in quello che era stato un lager, le era stato negato: la comprensione e il rispetto umano.
Ad ogni carezza o qualsiasi altro gesto di affetto lei reagiva con un sorriso che, nonostante fosse sdentato, era meraviglioso. Brunetta è morta qualche anno fa. Un’altra ospite fissa in teatro, Norma, da tempo gira tranquilla per la città con la sua borsetta.
Io nel ’74 sono venuto a Milano a fare teatro, ma i loro sguardi e le loro storie (che rivelano di quali nefandezze e brutalità sia stato capace il sistema psichiatrico) fanno parte indelebilmente della mia.
Renato Sarti
FRANCO BASAGLIA E LA DIVERSITA'
E' tradizione del Teatro della Cooperativa dedicare ogni stagione a qualche personaggio o evento
significativo. La stagione 2008 - 2009 sarà dedicata a Franco Basaglia, a trent'anni dall'entrata in vigore della legge 180 sui manicomi, che ha rivoluzionato, non solo in Italia, il modo di guardare alla realtà sociale e d’intendere le regole della convivenza civile.
Nella terza pagina dell’introduzione de L’istituzione negata (1968) Franco Basaglia accenna
all’atteggiamento discriminatorio nei confronti delle persone di colore e degli ebrei e parla della paura del diverso.
Questo fa comprendere quanto anticipatore fosse il suo pensiero in fatto di diversità, di disagio mentale e di esclusione sociale.
Il cuore della stagione del Teatro della Cooperativa, da metà gennaio a metà marzo, sarà dedicato a Basaglia e la diversità
.
Franco Basaglia e il suo movimento hanno avuto un’importanza fondamentale anche a livello internazionale.
Pur toccando specificatamente la sfera dell’intimo e del personale, la sua rivoluzione psichiatrica ha avuto un grande significato per il nostro paese in tutte le componenti della società.
Questa manifestazione avrà la forma di rassegna interdisciplinare e comprende Spettacoli, serate speciali, mostre ed incontri.
Ci saranno Tre drammi brevi, un’invettiva di Vitaliano Trevisan contro il sistema culturale; Ciarlatown, acrobazie di precarietà globale, spettacolo comico di uno dei clown che provengono dalla scuola del Centro sociale Torchiera: il delirio di una sorta di dott. Stranamore con Claudio Cremonesi e Davide Baldi; Targato H, uno spettacolo straordinario di Davide Anzalone, che siamo felicissimi di ospitare anche se per una serata soltanto; due serate di improvvisazione teatrale di Teatribù, sulla tematica della diversità.
Ci saranno tre incontri speciali a cui teniamo molto.
Il primo nasce in collaborazione con il Museo d’Arte del Paolo Pini: Ale e Franz leggeranno poesie tratte dal libro Folle d’amore che raccoglie delle poesie scritte dai pazienti del Paolo Pini. Avremo poi Barbara Valmorin, attrice straordinaria, premio UBU nel 2004 ed una serata straordinaria con Paolo Rossi.
Sempre all’interno di Basaglia e la diversità, ci saranno i progetti di due giovani artisti.
Ella di Herbert Achternbusch, interpretato da Marco Brinzi, uno degli attori del Sogno e Il tiglio, di Tommaso Urselli, uno dei drammaturghi più interessanti del panorama milanese. È la storia, apparentemente normale, di un padre che induce il figlio a rinchiudersi in una casa di cura mentale.
Teatro della Cooperativa – Via Hermada 8, 20162 Milano
Direzione Organizzativa – Andrea Lisco 333.3243216 / 02.64749997
http://www.teatrodellacooperativa.it/
direzione@teatrodellacooperativa.it


da una mail di laura tussi (che ringrazio)

le ciambelle di Homer piacciono anche a Dio: Brunetto Salvarani e i Simpson

Ogni tanto io e Brunetto ci scambiamo cordiali mail. Siamo in contatto da quando padre Ottavio Raimondo, allora direttore della EMI di Bologna, mi ha regalato il suo L'ora delle religioni (un volume di cui ogni tanto parlo e che consiglio ai lettori).
Ora volevo pubblicare qualche scritto di Brunetto su questo blog. Se qualcuno pensa che i teologi (cattolici, in questo caso) siano persone noiose, si sbaglia di grosso: tant'è che lo scritto che pubblico oggi (tratto dall'Avvenire: speriamo che Feltri non se ne accorga!) parla della religiosità dei Simpson. Visto che siamo in tema vi confesso una cosa: guardo poco la tv. Una sola trasmissione cerco di non perdere e sono proprio loro: la famiglia che dissacra il mito americano...anche se ogni tanto mi danno un po' di fastidio per il loro nichilismo...
In ogni caso, godetevi questo articolo (e leggete i libri di Salvarani: uno che ha intitolato un volume Da Bart a Barth -il primo personaggio dei fumetti, il secondo teologo protestante- non può che essere un tipo simpatico...


Le ciambelle di Homer piacciono anche a Dio
di Brunetto Salvarani

in "Avvenire" dell’11 maggio 2008

Prima tessera. A giugno del 2007, una curiosa notizia compariva sulle pagine del quotidiano britannico Sunday Telegraph. Vi si leggeva, infatti, che di lì a breve alcuni fra i più giovani fra gli appartenenti alla Chiesa anglicana avrebbero ricevuto in dono un volume intitolato Mixing it up with The Simpsons, in cui le tematiche cruciali della fede cristiana sarebbero state affrontate tramite il ricorso ad alcuni episodi della celebre famiglia seriale. Autore del coraggioso (e rischioso) tentativo era il teologo-catecheta Owen Smith, che per spiegare L’impresa si faceva forte di un’inchiesta specializzata, in cui si mostrava come tra il 2000 e il 2005 le presenze di under 16 alle attività della sua chiesa fossero calate del 12%, con una tendenza costante di abbandoni... Grazie a un riferimento all’impazienza proverbiale del piccolo Bart nell’attendere l’agognata irruzione in famiglia del suo mito scalcagnato, il clown Krusty, ad esempio vi si discute dell’attesa del secondo avvento (quello definitivo) del Cristo Signore, mentre l’amicizia fra gli abituali compagni di sbronze Homer e Bamey rappresenta l’occasione per ragionare sulla possibilità di intessere, bene o male, delle relazioni forti e durature, contro i rapporti liquidi che dominano il nostro tempo. Il testo di Smith non fornisce solo insegnamenti, ma anche suggerimenti pratici: ad esempio, quello di porre davanti ai giovani aspiranti cristiani un piatto di ciambelle (il cibo di gran lunga preferito dallo stesso Homer) con la scritta «Non toccare», per provare alla grande la loro resistenza alle tentazioni. L’iniziativa, singolare ma non peregrina, ha immediatamente trovato consensi in alta sede: il vescovo anglicano di Oxford, John Pritchard, ad esempio, ne ha colto la prossimità al filone della cosiddetta teologia narrativa, dichiarando prontamente che «dando agli educatori risorse che riflettono la cultura popolare, li aiuteremo a diventare narratori per una nuova generazione». C’è da immaginare, senza troppi consensi presso i settori più tradizionalisti dell’anglicanesimo... Già da tempo, peraltro (ecco la seconda tessera), la massima autorità spirituale di quella Chiesa, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, esperto di patristica e del pensiero russo contemporaneo, autore fra l’altro di uno dei più affascinanti libri sui racconti evangelici della risurrezione, aveva sdoganato la banda Simpson, confessando la propria – sanissima, sia chiaro – passione, fino a dichiarare che essi starebbero «dalla parte degli angeli». Le cronache spiegano poi che ai suoi figli (è sposato con una professoressa di teologia) egli sconsiglierebbe di seguire le edificanti gesta di Topolino e colleghi della Disney, invitandoli a preferire la ben più irriverente e corrosiva combriccola gialla, giudicata con logico, anglosassone e paradossale humour «un modello di virtù». Terza tessera, infine. Qualche mese fa, il vescovo irlandese Donald Murray, della diocesi di Limerick, nell’Irlanda centro occidentale, ha a propria volta pubblicamente elogiato la serie dei Simpson, dichiarando che si tratta di uno dei pochi programmi televisivi in cui i protagonisti vanno in chiesa (verissimo, ovviamente). La religione, ha spiegato il vescovo intervenendo a un convegno su religione e vita secolare nell’Irlanda contemporanea, non compare mai in nessun altro programma, si tratti di sceneggiati televisivi o soap opera, compresi quelli prodotti in Irlanda.
Da quando l’emittente irlandese Rte ha smesso di trasmettere la famosa soap dal titolo Glenroe alcuni anni fa, non esisterebbero più serie televisive dove i personaggi si recano a messa (beh, tecnicamente è una «santa Cena», o più semplicemente un culto, ma non sottilizziamo). Esprimere ad alta voce la propria spiritualità e religione è divenuto ormai fonte di imbarazzo, ha ammesso poi monsignor Murray, e la fede appare in pubblico soltanto come ragione di litigi o scandali. «Siamo passati da una società dove la fede e le manifestazioni pubbliche della fede erano la norma a una società che è imbarazzata, per usare la parola meno forte, da qualsiasi dimostrazione pubblica della religione», ha infine dichiarato il presule. Facciamo ora il punto: si tratta solo di tre tessere di un puzzle curioso ma del tutto casuale, di un segnale vistoso di spaesamento sui linguaggi catechetici, o c’è qualcosa di più intrigante sotto? Prima di rispondere, stiamo ai fatti: quello difficilmente contestabile è che nell’orizzonte di questo pianeta piatto, colonizzato all’inverosimile dall’ipertecnologia e dall’insicurezza allo stato puro, i Simpson rappresentano un qualificato bene-rifugio, condivisibile, interclassista e gustabile a poco prezzo. Un serial sui generis adorato dai piccoli schermi di tutto il mondo e in grado di mettere d’accordo giovani e adulti, intellettuali e coatti, apocalittici e integrati; un soggetto tipicamente americano, ma al contempo universale, globalizzabile e trasversale: una famiglia media della working class in una città di media provincia.
Litigarella, rumorosa, ma soprattutto normale: a conti fatti, non è un merito piccino... Una famiglia che ha bucato lo schermo, come si usa dire, fino a costituire sovente lo sfondo integratore di quel che resta del dialogo all’interno delle nostre, di famiglie: col papà che, giovanilisticamente, apostrofa con un «Ciucciati il calzino!» il ragazzino di casa, e la mamma che, di rimando, gli regala – per non essere da meno – un bel «Brutto Bacarospo..». Nulla di strano, pertanto, che affollino già il mercato editoriale numerosi testi volti a elogiare le «magnifiche sorti» simpsoniane, anche su quello nostrano. Il mio obiettivo è però di riflettere – a bassa voce, e senza pretese di esaustività – sul loro rapporto, invero non banale, con le dinamiche della religione (e delle religioni): e non, chiariamolo da subito, di santificarli, beatificarli, osannarli, eccetera, ma neppure di sentenziare che questa sarebbe l’unica chiave di lettura per la serie.
Che l’operazione di interpretarla con un simile filtro, peraltro, non dovrebbe suonare tanto balzana lo rileva lo stesso Matt Groening (vale a dire il creatore della serie), tutt’altro che sorpreso di fronte al, solo all’apparenza, singolare incontro, fino a dichiarare: «La gente di destra si lamenta sempre che non si parla abbastanza di Dio in televisione, ma i Simpson non solo vanno in chiesa, ma gli capita pure di parlare di Dio». Certo, senza esagerare... E dunque senza rischiare il sacrosanto rimprovero di un grande teologo del Novecento protestante tedesco, Dietrich Bonhoeffer, che diffidava con ottime ragioni di quanti hanno sempre la parola Dio sulle labbra, ma poi non se ne fanno coinvolgere più di tanto a livello di scelte quotidiane: tanto da trovarsi più a proprio agio, semmai, con le persone non-religiose... Così, una banale aggiunta di una lettera, per di più quella nota da noi come la consonante muta, ci trasporta da un campionissimo della beffa e dell’irrisione altrui, il piccolo Bart Simpson, icona gaglioffa ma adorabile dell’odierna cultura pop (qualsiasi cosa tale definizione possa significare), a un sicuro gigante della teologia moderna: il calvinista Karl Barth, nato a Basilea nel 1886 e morto nel 1968, autore di un Commento alla Lettera ai Romani di Paolo che influenzerà tutto il discorso su Dio nel «secolo breve». Del quale si narra, a proposito di humour, che, informato della dichiarazione pubblica di Giovanni XXIII secondo cui Barth sarebbe senz’altro il più autorevole teologo del Novecento, avrebbe commentato brillantemente: «Beh, a questo punto forse dovrò rivedere il mio pensiero sull’infallibilità papale...».

Il LIBRO
«Da Bart a Barth»: Brunetto Salvarani e la sorprendente fede alla Matt Groening.


«Da Bart a Barth»: ammicca fin dal titolo il nuovo lavoro di Brunetto Salvarani, in uscita da domani (allora, nota mia) per la Claudiana (pp. 160, euro 12,50) e in cui l’autore vuol tracciare «una teologia all’altezza dei Simpson», ovvero riabilitare dal punto di vista religioso la famiglia più irriverente del pianeta. Del resto il teologo Salvarani non nuovo a imprese del genere: ha infatti già scritto altri libri per l’«uso positivo» di fumetti come Tex Willer, Dylan Dog, Nathan Never e Martin Mystère. Nel volume si prendono in esame uno dopo l’altro i personaggi della
fortunata serie ideata da Matt Groening, analizzandone i legami - espliciti o no - col messaggio
cristiano. E i risultati sono sorprendenti.

martedì 20 ottobre 2009

UNA PROPOSTA SULL'INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE

Premesso che la scuola debba essere laica e, quindi, aconfessionale e riconoscendo un valore formativo alla religiosità, al senso del sacro (e non a una religione predefinita e preconfezionata, con le sue strutture e i suoi dogmi), perchè non modificare l'attuale insegnamento della Religione Cattolica in un'insegnamento delle religioni e, soprattutto di ciò che sta alla base del fenomeno religioso?

Sono insegnante elementare e trovo che ai bambini non sia giusto insegnare una religione (quale essa sia) ma mi piacerebbe che potessero riflettere (dal momento che i problemi se li pongono) su cosa sia il mondo, la vita e la morte, se c'è qualcosa oltre ecc. ecc.

Non condivido la proposta di insegnare l'Islam a scuola: quando ci integreremo? Del resto, se i cattolici seguono lezioni cattoliche, i protestanti quelle protestanti e via dicendo, quando ci incontreremo? Occorre uno sforzo di civiltà e una voglia di apertura...

una replica all'articolo di Laura Tussi

Vorrei fare due osservazioni:

- credo che ogni razzismo, se vero razzismo, prevede un nemico ontologico, anzi più nemici ontologici, nemici cioè per la la loro identità razziale, o etnica, o religiosa, o culturale, o di qualunque tipo.non vedo perchè questo lo si debba dire solo dell'antisemitismo. il problema, del resto, secondo me risiede proprio nel voler parlare oggi di razzismo a partire da shoah e antisemitismo, due argomenti che a mio avviso, vista la contingenza storica con uno stato ebraico oppressore e alleato dell'occidente (i cui politici vanno in processione al museo dell'olocausto) come avamposto mediorientale nello scontro di civilità con l'oriente, rischiano di sviare la discussione. Ma su questo ho già detto la mia più volte e non voglio ripetermi.

- sarebbe interessante, laura, raccogliere anche i vari riferimenti alla shoah fatti dai politici israeliani a partire dalla nascita di Israele. Tu scrivi "Le distorsioni della memoria comportano l’imbarbarimento generale nelle relazioni interpersonali, nel conflitto etnico e nella pretesa purezza della superiorità razziale" ecco, una tipica distorsione della memoria a fini politici avviene quasi ogni giorno da 60 anni da parte dei politici israeliani (e da molti occidentali), che paragonano alla Shoah ogni attacco subito da Israele - di fatto offendendo le vere vittime della Shoah. Lo diceva Ben Gurion nel 1948, anche se Israele stava vincendo la guerra; diceva che c'era il rischio di una nuova Shoah, mentre in verità chi stava subendo una shoah, non in senso di genocidio, ma di catastrofe, la nakba, erano i palestinesi che venivano sterminati o espulsi. Lo ha detto di recente Netanyahu, riferendosi ai lanci di razzi qassam contro Israele: anche quella una shoah, secondo lui.
Alcuni ebrei, ben pochi per la verità in Italia o Israele, si indignano per discorsi come questo: http://rete-eco.it/it/approfondimenti/politiche-israeliane/9079-il-discorso-di-netanyahu--sminuire-lolocausto.html
Alla fine, il messaggio che passa è che gli israeliani e in fondo tutti gli ebrei sono sempre a rischio di shoah, e più passa questo messaggio, più diventa difficile poter vedere per quello che è ciò che fa lo stato di Israele, poiché ogni volta si invoca la minaccia di distruzione cui sarebbe sottoposto e il suo presunto diritto all'autodifesa.

Lorenzo

lunedì 19 ottobre 2009

LA PEDAGOGIA DELLA SHOAH
di Laura Tussi

Moni Ovadia sostiene che l’antisemitismo prevede un nemico non per posizione, ma per definizione, ossia un nemico ontologico, per essenza umana e per pensiero altro, nella concezione del nazismo che è senza precedenti nelle altre dittature.La Shoah diviene oggetto di fiction televisive e cinematografiche; è indagata e trattata in innumerevoli opere narrative; viene analizzata nel tentativo di enucleare concettualmente e razionalmente il suo mistero che resta indecifrabile. È accaduto, nella vicenda storica dell'umanità, un evento mostruoso, enorme, non solo per la quantità delle vittime, ma anche per il numero di colpevoli, di complici sottomessi e obbedienti, di indifferenti ottenebrati, obnubilati e alienati dal sistema del terrore nazista. L'esigenza spasmodica di comprendere conduce dalla storia alla microstoria, degenerando persino nella pornografia della Shoah, nella morbosità dell'incesto storico, di fantasie maniacali fino al recondito delle fosse comuni e delle camere a gas, nel fetore nauseabondo del male, nel gusto del proibito, nell'umiliazione dei corpi nudi. Una pornografia della Shoah che alimenta una distanza abissale rispetto alla sobrietà del racconto di Primo Levi, elaborato come faticosa conquista e riflessione pacata e cogente di razionalità, trattenuta come lucida e disincantata e sobria forma di pudore, che è monito attivo e militante, fra memoria delle atrocità del passato e insensibilità per la xenofobia contemporanea. La lezione della storia deve sempre tradursi in un interrogativo attuale che si ponga domande sulla nostra disponibilità a sopportare nuovamente la discriminazione e l'esclusione del diverso, prima ridotto a ospite ingrato ed indesiderato e poi destinato all'eliminazione. La pedagogia della Shoah rappresenta uno strumento prezioso che deve adeguarsi alla novità del contesto multietnico, suscitando interrogativi, nel promuovere comportamenti, inducendo sempre a mettersi nei panni dell'altro. Altrimenti i propositi didattici e culturali di immedesimazione nella tragedia ebraica possono risultare controproducenti. La didattica della storia ha stabilito una giornata della memoria in cui questo tema viene trattato nelle scuole, cercando di evitare il rischio dell'ostentazione della celebrazione. Una soluzione all'errore della retorica dell'Olocausto è l'insegnamento da parte dei testimoni in percorsi didattici che prevedano la narrazione autobiografica. L'importanza della memoria di vita e dell'autonarrazione risulta compresa in un approccio didattico di pedagogia narrativa finalizzata a reagire all'alienazione del razzismo e della xenofobia. La Shoah sembra incomprensibile e si sono addotte spiegazioni economiciste, psicologiste che si fermano ad un punto, oltre il quale subentra il demoniaco, il diabolico, la barbarie. Attraverso la pedagogia dell'internamento si comprendono fenomeni di espropriazione, alienazione e violenza, dove il campo di sterminio diventa un laboratorio pedagogico per “costruire soggetti distrutti”, quale ossimoro e contraddizione da cui nasce un'antropologia dove si costruisce un setting pedagogico, in cui si sviluppano pratiche di contrasto, in una pedagogia della resistenza minimale e infinitesimale. Adorno sostiene che “dopo Auschwitz non è più possibile scrivere poesie”, dove invece occorre rimemorare, fare memoria, ripresentificare il tempo nel diritto all'ascolto dei testimoni, con il dovere di capire, di ricordare e chiedere continuamente il perché. Primo Levi nell'opera “I sommersi e i salvati” evidenzia l'importanza attuale e contemporanea della testimonianza, con la narrazione che diviene riscatto della propria individualità. L'Associazione Nazionale Ex Deportati ANED ha intrapreso una ricerca sulla deportazione femminile, sulle donne deportate, più deboli e per questo più restie a testimoniare e a raccontarsi, dove, secondo Levinas, il nazismo si è avventato contro “il volto dell'altro”. I testimoni e gli insegnanti sono in rapporto con la comunità educante per la trasmissione di memoria storica fra le generazioni. La scuola è al centro della comunità educante attraverso la memoria della testimonianza che rappresenta il filo rosso educativo che unisce i vari enti di attività culturale e di ricerca.La scuola è una comunità di ricerca volta a mantenere attuali i valori costituzionali. Nel 1996 il ministro dell'istruzione inserisce la storia contemporanea nell'ultimo anno delle scuole superiori, dove si ripresenta la difficoltà di coniugare la memoria individuale e collettiva e l’impegno per gli insegnanti nel dialogo tra generazioni. Dalle riflessioni di Moni Ovadia, esponente e cultore della tradizione ebraica Yddish, nei suoi discorsi in teatro e in pubblico, si evince che la forma di resistenza più straziante e lancinante concepibile dalla mente umana si rivela tramite il mezzo sublime della follia creativa, della creatività artistica, nella pedagogia della resistenza, per la salvezza e sopravvivenza della dignità umana, contro la barbarie e la violenza, perché il carnefice non potrà mai reprimere la dimensione umana individuale e lo spirito creativo. Infatti nella simbologia del popolo ebraico risulta presente il senso del dio vivente in ogni creatura, concetto opposto rispetto ai canoni nazisti che propongono simboli di morte e tenebre, nell'oscurantismo della ragione, mettendo al bando le opere culturali. Nella retorica di regime sussiste una crudele dicotomia tra vita e morte, cultura e ignoranza, tenebre e luce, vitalità e annientamento, differenza e omologazione.Un’interpretazione biblica cita che se non ci fosse la dimenticanza, l'uomo penserebbe alla propria morte, nella scelta traumatica tra memoria e oblio. Nel capitolo terzo del Qoelet si dice che vi è tempo per fare memoria e tempo per astenersi dal ricordo, dove il momento dell'oblio può mettere in discussione il passato. A livello sociale, si giunge all'esigenza di smemoratezza, occultando le fonti storiche e riabilitando i colpevoli. Attualmente sussiste un mare magnum di stimoli, informazioni, notizie, attraverso i mezzi informatici, i musei, gli archivi, i media, per cui siamo immersi nei ricordi, ma in poca memoria e scarsa capacità e strategia selettrice, dove subentra mancanza di riflessione critica rispetto alla confusione. Le distorsioni della memoria comportano l’imbarbarimento generale nelle relazioni interpersonali, nel conflitto etnico e nella pretesa purezza della superiorità razziale, nel conflitto di civiltà dopo il fatidico 11 settembre, come “profezia che si autodetermina”, nell'oblio che predica la xenofobia, dimenticando quando gli stranieri, gli extracomunitari e i dannati della terra eravamo noi.

Laura Tussi

domenica 18 ottobre 2009

cattolici padani (?)

Un giorno andando al lavoro (abito a una dozzina di chilometri dalla mia scuola), ho acceso la radio e, facendo zapping, ho ascoltato una voce pacata, suadente, che parlava di spiritualità e dell'aria che si respira in non ricordo più quale convento. In un attimo di terrore ho temuto di aver captato Radio Maria (l'unica volta che l'ha ascoltata mi sono beccato una multa dalla stradale, non per ascoltare Radio Maria -mica siamo in un paese comunista!- ma perchè non ho visto una pattuglia e ho fatto un sorpasso dove non si poteva -ma prima mi ero accertato che non ci fosse pericolo per nessuno). Terminato il discorso. Ho potuto appurare che non si trattava di Radio Maria, bensì di Radio Padania Libera (come dire dalla padella alla brace e ritorno). La voce suadente e pia era quella del senatore Leoni...devo ammettere che di solito, le pochissime volte che ho ascoltato questa radio -eh sì, c'è chi vuol farsi del male, anche al mattino presto- ho sentito discorsi sgrammaticati, volgari, di bassa lega...per l'appunto...
Non che la spiritualità di Leoni mi abbia convertito solo mi fa amaramente sorridere come uno possa fare il 'cattolico' parlando di spiritualità e di arte antica e poi votare certe schifezze come hanno fatto tutti i i leghisti da quando è nato il partito.
Non solo: ho scoperto che mi sono beccato una trasmissione dell'Associazione Cattolici Padani. E qui caca l'asino: lasciamo stare il termine 'Associazione', ma i termini 'padani e 'cattolici' mi sembrano come minimo ossimorici (per i p... che leggono dovrei usare termini più semplici: 'tra loro contradditori'): cattolico, se non ricordo male, non rimanda a universale? come può un'associazione richiamarsi all' 'univerasale' e dirsi 'padana'? a meno che, per loro, l'universo mondo non si riduca alla padania, nel qual caso...
In chiusura riporto quanto scrivono i CP sullo spazio internet:
"Le finalità dell'associazione è persegue l’attuazione dei principi, del senso e dei valori del Cristianesimo nella concreta realtà sociale, in ogni campo della stessa, da quello economico a quello culturale e a quello politico, secondo i dettami della Dottrina sociale della Chiesa Cattolica".
Amen

sabato 17 ottobre 2009

novità su filosofico.net

Cari amici di Filosofico.net ,
la collana filosofica "I CENTO TALLERI" ( www.filosofico.net/t ) segnala la sua nuova uscita editoriale:"Liberta' e moralita'. A partire da Kant", di MARCO IVALDO (15 euro, www.filosofico.net/ivaldo ).
Dalla quarta di copertina:Una idea fondamentale di Kant, non sempre apprezzata nel suo potenziale teorico e che costituisce il punto d'approdo di un complesso cammino di ricerca, e' che la legge morale e' fondamento di conoscenza della liberta', la quale per parte sua e' fondamento dell'essere in noi della legge morale. Possiamo acquistare una conoscenza della realta' della liberta' attraverso una coscienza di tipo pratico, la coscienza della legge morale, il "fatto della ragione". La liberta' si presenta percio' come una capacita' di disporre di se stessi non (primariamente) in rapporto a un complesso di beni preferibili, fra i quali e' richiesto di operare una selezione e una scelta; si presenta invece in via ontologicamente primaria come il potere di determinare se stessi, di scegliersi, in relazione a una richiesta categorica (un Sollen), che con il suo manifestarsi rivela la liberta' a se stessa. La autocoscienza di un potere di iniziativa in noi e' dunque resa possibile dal presentarsi in noi st essi di un imperativo, che non ha un altro scopo fuori di se', ma reca in se stesso la propria giustificazione e scopo. Questo libro sviluppa alcuni percorsi teorici di questo motivo fondante nella filosofia di Kant e, a partire da essa, nell'ottica di un pensiero trascendentale.
I libri della collana possono essere acquistati on-line, ordinandoli tramite la mail ilprato@libero.it oppure tramite il numero di telefono 049-640105: li riceverai direttamente a casa, con comodo pagamento alla consegna, e senza spese di spedizione. L'acquisto dei libri e' molto importante per l'autofinanziamento del sito, che - come certo saprai - e' del tutto gratuito e aperto a tutti. Grazie!
E' uscito il volume (curato da Roberto Mordacci) Prospettive di filosofia della storia, Bruno Mondadori, Milano 2009. Dalla quarta di copertina del libro:Si puo' ancora pensare a una filosofia della storia nell'epoca del "post"-storico, della fine di tutte le narrazioni e di tutte le ideologie? Si puo' ancora ricercare un senso nel divenire storico senza che questo appaia come una forzatura, una vana speranza, un'operazione inattuale? Per rispondere a questa domanda, il volume si sofferma sulla concezione della storia di quei pensatori (in particolare moderni e contemporanei) che al succedersi delle epoche e dei periodi hanno dedicato una profonda riflessione: da Agostino, Gioacchino da Fiore e Giambattista Vico, tutti ispirati a diverso titolo a una visione provvidenzialistica, ai filosofi illuministi, Kant, Hegel e Marx, volti alla ricerca di una prospettiva laica; dagli storici Ranke e Burckhardt ai convinti oppositori dello storicismo Nietzsche e Weber, sino a giungere alle piu' recenti teorizzazioni di Bloch, Anders e Jonas.
Indice del volume:Introduzione: Oltre la "fine della storia"? (di Roberto Mordacci)Storia e salvezza nel De civitate Dei di Agostino (di Federico Leonardi)Gioacchino da Fiore e l'Apocalisse nella storia (di Andrea Tagliapietra)Storia umana e storia ideal eterna in Vico (di Ciro Greco)Dalla storia provvidenziale alla filosofia della storia. Il Settecento francese (di Maria Moneti)L'orizzonte estetico della filosofia della storia in Kant (di Francesco Valagussa)Storia e liberta' in Hegel (di Massimo Marassi)Marx e l'infuturamento della filosofia della storia di Hegel (di Diego Fusaro)Il fiume e la tempesta. Il senso della storia in Ranke e Burckhardt (di Silvio Cappelli)Decadence, giganti ed eterno ritorno. Le filosofie della storia di Nietzsche (di Roberto Mordacci)Secolarizzazione e disincanto in Max Weber (di Silvia Crupano)Speranza, disperazione e responsabilita'. Il dialogo a distanza fra Bloch, Anders e Jonas (di Massimo Reichlin)

E' uscita la rivista cartacea "Koine'" con un numero dedicato a "Il filosofo e la politica": in esso troverete contributi di Mario Vegetti, Enrico Berti, Domenico Losurdo, Carmelo Vigna, Ernesto Screpanti e molti altri ancora! Trovate "Koine'" nelle migliori librerie o su internet, al sito www.petiteplaisance.it .
Ricordiamo che acquistare i testi filosofici della neofondata collana filosofica "I CENTO TALLERI" (la collana ufficiale di Filosofico.net e di Portalefilosofia.com) e' facilissimo: per saperne di più, visita il sito della collana ( www.filosofico.net/t ). Se vuoi avere maggiori informazioni, contatta telefonicamente la collana "I Cento Talleri" (tel. 049-640105). Ti ricordo che acquistando on-line i libri, li riceverai direttamente a casa, con comodo pagamento alla consegna (dunque senza rischi di fregature), e senza spese di spedizione (le paga l'editore). I libri dovrebbero arrivarti dopo 3 o 4 giorni dalla prenotazione. L'acquisto del libro e' molto importante per l'autofinanziamento del sito, che - come certo saprai - e' del tutto gratuito e aperto a tutti. Se acquisti due o piu' libri on line, usufruirai dello sconto del 20 %.
La rivista telematica "Giornale critico di storia delle idee" ( www.giornalecritico.it ) segnala che il suo prossimo numero monografico (la cui uscita e' prevista per gennaio 2010) vertera' sul tema del "futuro". Per saperne di piu' e per collaborare, visitate il sito della rivista.
"La Filosofia e i suoi Eroi - www.filosofico.net" e' anche su Facebook con un gruppo di discussione molto attivo e frequentato. Iscrivetevi! Per trovarlo, basta che digitiate sul motore di ricerca di Facebook "La filosofia e i suoi eroi".
La vostra collaborazione e' sempre graditissima. Desiderate preparare schede su singoli autori, su opere o su correnti di pensiero? Non esitate a contattarci. Per sapere come fare, visitate l'apposita pagina (www.filosofico.net/collaborare.htm).
Cari saluti,
Diego Fusaro www.filosofico.net
Un breve aggiornamento sulla campagna e sulle attività
del gruppo Giornalisti contro il razzismo.


Sono oltre 250 i giornalisti che si sono impegnati ad eliminare dal proprio lessico professionale le parole clandestino, extracomunitario, nomade, zingaro, vu cumprà.
- I promotori della campagna, con un cominicato stampa, hanno aderito alla manifestazione antirazzista del 17 ottobre 2009, cogliendo l’occasione per segnalare le responsabilità dei media nell’affermazione di un clima sociale e culturale che legittima le discriminazioni.
http://www.giornalismi.info/mediarom/articoli/art_3757.html

- I promotori hanno anche dato un'adesione critica alla manifestazione per la libertà d'informazione del 3 ottobre 2009
http://www.giornalismi.info/mediarom/articoli/art_3388.html

- Sul sito è disponibile un IMPORTANTE DOCUMENTO: è la ricerca condotta dall’équipe del Dossier Caritas/Migrantes e dall’agenzia Redattore sociale sul rapporto fra immigrazione e criminalità. L’analisi dettagliata e critica dei dati, ha condotto a concludere che non esiste alcun nesso fra immigrazione e criminalità e che non esiste alcuna emergenza criminalità. E’ una ricerca che smentisce le “certezze” asserite da molti politici e avallate da molti media.
http://www.giornalismi.info/mediarom/articoli/art_3732.html

Giornalisti contro il razzismo, 16 ottobre 2009

venerdì 16 ottobre 2009

sull'VIII giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico

A 10 giorni dalla celebrazione dell’Ottava giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, si moltiplicano le adesioni e le segnalazioni di iniziative che si svolgeranno il 27 ottobre prossimo. Oltre alle indicazioni fornite nel precedente comunicato dell’otto ottobre scorso, si sono aggiunte le seguenti associazioni :Noi Siamo Chiesa, Confraternita dei Sufi Jerrahi-Halveti in Italia, Ass. Cult. Mediterraneo di Acquedolci (Me), graal italia movimento internaz.di donne, Consiglio delle Chiese cristiane di Parma, Azione Cattolica-MEIC , Comunità Islamica acquose, Commissione diocesana Ecumenismo di Acqui Terme, Centro Islamico di Pavullo e Gruppo 1%, Rocca di Pace, Chiesa Battista di Centocelle (RM), Moschea Al Fath (della Magliana Roma), Comunità Islamica del Trentino Alto Adige, Centro Diocesano per il Dialogo Interreligioso di Trento, gruppo Camminare Insieme Fiorano (Mo), Centro Culturale Protestante di Milano, Pax Christi Faenza, Centro di Cultura Islamica di Faenza, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Ordine Francescano Secolare Faenza, Centro di Cultura e di Studi Islamici della Romagna, Amici Mondo Indiviso, Lega Islamica Femminile Europe, Mani tese Faenza, Movimento dei Focolari Faenza Le associazioni che hanno finora aderito sono oltre cento .Molte le personalità della cultura che hanno aderito, fra queste segnaliamo l’adesione di Giancarla Codrignani.Altre iniziative sono state annunciate e altre segnalazioni si aggiungeranno nei prossimi giorni.Tre iniziative si svolgeranno a Roma, una alla Camera dei Deputati e altre due in periferia. E’ previsto un messaggio del Presidente della Camera Fini. Due iniziative si terranno a Napoli una in un istituto professionale del centro storico ed un’altra presso la CGIL di Napoli. Una iniziativa si svolgerà a Caserta e ad Avellino.A Milano la Confraternita dei Sufi Jerrahi-Halveti in Italia ha annunciato quattro conferenze sull'ecumenismo islamico-cristiano e un concerto di tar tenuto dal dhikirbashé, Maestro Fakhradin Gafarov, già direttore del Conservatorio di Stato di Baku (Azerbaijan). Un incontro si è già tenuto a Carpignano Salentino.Invitiamo tutti i gruppi aderenti a segnalare per tempo le iniziative che verranno realizzate in modo da consentirci la loro tempestiva diffusione. Cogliamo l’occasione per formulare i nostri auguri ai partecipanti a tutte le iniziative che sono state programmate che, mai come quest’anno, sono molto variegate e diffuse su tutto il territorio nazionale a conferma della pluralità e della costruzione dal basso di percorsi di pace. Molto positivamente è stato accolto il tema della giornata che è “La gioia del raccontarsi la vita” (http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Cstampa_1246529838.htm ). Come contributi al dibattito per la giornata segnaliamo i seguenti contributi - contributo di P. Ottavio Raimondi, comboniano che fornisce la testimonianza di chi vive quotidianamente la gioia dell'incontro (http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Dibattito_1255601378.htm); - contributo di Luigi De Salvia, segretario generale sezione italiana “Religions for Peace” che propone un validissimo esempio di come si possa e si debba collaborare per la pace e i diritti di tutte le persone del mondo recensendo il libro "Paura dell'Islam", edizioni Caravaggio, di Zahoor Ahmad Zargar e Renata Rusca Zargar. (http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Dibattito_1255602289.htm );- contributo della sorella musulmana Luciana Banfi sul tema “PROSEGUENDO SULLA VIA DEL DIALOGO” , (http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Dibattito_1254838581.htm)- contributo di Stefano Allievi sul tema del velo (http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Dibattito_1254234515.htm)- Segnaliamo infine la saggezza di una bambina di 11 anni, Lucrezia Nacci, che fa un appello alla pace e al dialogo. (http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Dibattito_1254147102.htm);Con un fraterno saluto di shalom, salaam, pace Il Comitato Organizzatore della Ottava giornata Ecumenica del dialogo cristiano-islamico Roma, 16 ottobre 2009

Il sito di riferimento della Giornata è
http://www.ildialogo.org
Per tutte le notizie, appuntamenti, interventi, materiali per la giornata vedi la pagina web:
http://www.ildialogo.org/islam/cristianoislamico.htm la locandina per la Ottava giornata ecumenica del dialogo cristiano islamico del 27 ottobre 2009 che è possibile scaricare al seguente link: Per aderire alla VIII Giornata
http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/promotori_1246528962.htm E' disponibile sul sito la locandina della giornata al link:http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Dowload_1247825600.htm Per l’elenco delle riviste e associazioni che finora hanno promosso e sostenuto la Giornata vedi la seguente pagina web:http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/promotori_1248948783.htm Per leggere il testo completo dell'appello cliccare sul seguente link
http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Cstampa_1246529838.htm Sul tema del raccontarsi la vita segnaliamo un importante contributo di Luigi Accattoli che si può leggere al seguente link:
http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Dibattito_1245943409.htm

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il dialogo - Periodico di Monteforte Irpino
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mercoledì 14 ottobre 2009

notizie dal mondo valdese

Cari amici, care amiche, ricordo che il museo valdese rimane aperto il giovedì, il sabato e la domenica dalle 15 alle 18, a cura del gruppo di volontarie e volontari che ne garantisce il presidio.

Sono ancora visitabili la mostra sui vent'anni del Centro e su Giovanni Calvino, oltre ad un certo numero di quadri di Paolo Paschetto nella sala omonima e alle collezioni archeologiche, recentemente raggruppate in un'unica stanza espositiva. Dal momento dell'allestimento della nuova biglietteria al piano rialzato, il banco libri è stato via via potenziato. Durante l'apertura del museo è possibile dunque anche usufruire di un vero e proprio negozio che detiene in conto deposito alcuni titoli Claudiana, pubblicazioni stampate dal Centro stesso o dalla Società di studi valdesi, croci ugonotte in legno e in acciaio, oggetti con il simbolo "lux lucet" e con quello del Centro culturale, portachiavi, biro, CD musicali, calendari, poster, magliette del Centro culturale e del Glorioso rimpatrio, biglietti e cartoline. Fra le novità abbiamo il nuovo libro di Priuli & Verlucca dal titolo "La piccola patria alpina", curato da Maria Rosa Fabbrini e Roberto Mantovani che raccoglie le fotografie di un importante fondo del nostro Archivio storico, quello dei fratelli Peyrot. Sul tema che appassiona un gran numero di persone, quello del Glorioso rimpatrio, raccomandiamo l'ottima guida di Terre di mezzo a cura di Riccardo Carnovalini e Roberta Ferraris "Il Glorioso rimpatrio", corredata riccamente di fotografie e di informazioni sulle tappe del percorso. Per fare i vostri auguri natalizi, dunque, potete passare anche da noi. Con il dovuto anticipo, però! Il museo chiuderà come di consueto durante i mesi più freddi, dicembre e gennaio.

Lunedì 19 ottobre alle ore 21 presso il Centro Culturale Valdese a Torre Pellice ha inizio il corso di formazione per accompagnatori e accompagnatrici al sistema museale valdese "Dalla Revoca al Rimpatrio", con il primo incontro dal titolo "L'antefatto: dalla revoca dell'editto di Nantes alla guerra (1685-1686)" a cura del pastore Claudio Pasquet. La partecipazione ai singoli incontri del corso è libera e aperta a tutti/e (progr. dettagliato in allegato). Come già da precedenti mail, ricordo inoltre che stasera, 14 ottobre, presso la Scuola Latina di Pomaretto alle ore 20,30 ha inizio il corso di occitano parlato Beiquënt noste valade "Guardando le nostre valli", con l'intervento di Claudio Tron su "La bourjâ, la borgata". Anche questi incontri sono ad ingresso libero e gratuito. (all. progr. incontri occitano). Il programma completo dei corsi di francese e occitano si può trovare sul nostro sito internet alla pagina degli appuntamenti.

Con i più cari saluti.
Ines Pontet
Segreteria generaleFondazione Centro Culturale Valdese
Via Beckwith 310066 Torre Pellice (To)
tel. +39 (0) 121 93 21 79
www.fondazionevaldese.org

lunedì 12 ottobre 2009



In politica, società 5 Comments Tags: crollo consengo governo berlusconi, eurispes, rapporto italia 2009

Oggi a Roma l’Eurispes istituto privato di studi politici, economici e sociali, senza fini di lucro, ha presentato il "Rapporto Italia 2009" che da ventun’anni fotografa la società italiana. Con gli stipendi più bassi d’Europa per gli impiegati e da capogiro per troppi manager il rapporto rileva che più del 70% degli italiani non crede nel Governo in carica. Dunque un dato importantissimo che smentisce categoricamente i dati sul consenso a questo Governo che Berlusconi sbandiera ai quattro venti ogni giorno.
Dal rapporto emerge una una realtà nazionale caratterizzata da stipendi bassi, precariato e assenza di lavoro. Mentre le retribuzioni in Italia risultano le più basse d’Europa, gli stipendi dei livelli dirigenziali risultano quasi quattro volte superiori a quelli degli impiegati che operano nello stesso comparto. Un divario che cresce ulteriormente se si guarda ai top manager con compensi 243 volte maggiori delle retribuzioni medie.
Solo il 12,4% ritiene che la flessibilità nel lavoro sia uno strumento per eliminare la disoccupazione. Per la maggioranza questa peggiora le possibilità occupazionali dei giovani e rende il lavoro più incerto.
Quasi la meta’ degli italiani boccia l’uso dell’energia nucleare. Con motivazioni differenti, affermano di essere contrari alla attivazione di centrali sul nostro territorio il 45,7% dei cittadini, a fronte del 38,3% dei favorevoli. In particolare, le motivazioni di quanti si oppongono al nucleare sono il non ritenere questa una soluzione rapida per risolvere i problemi connessi all’energia (18,4%) e il timore dei rischi che una tale scelta comporterebbe (27,3%).
Inoltre dal Rapporto Italia 2009 emerge che il 58,9% degli italiani si dice favorevole al riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali. Un dato importante che rileva come gli italiani siano molto più avanti di coloro che siedono in Parlamento. La maggioranza degli italiani afferma – dice l’Eurispes – di considerare l’omosessualità una forma di amore come l’eterosessualità", e meno di un italiano su 10 (9,3%) la considera immorale.
La Chiesa di Papa Benedetto XVI, invece, registra un forte calo da un anno all’altro, passando dal 49,7% del 2008 al 38,8% di quest’anno. Le "aree deboli" del consenso, per il Vaticano, sono soprattutto il Nord – Ovest (fiducia al 25,9%) e coloro che si dicono di sinistra (fiducia al 23,1%). Al contrario, il sostegno è più forte tra gli over 65enni (51,7%), nel Sud Italia (60,7%) e tra quanti si dicono politicamente di centro (56,3%).
La notizia sul rapporto Eurispes di oggi è stata già censurata dai principali media on line, Corriere.it e Repubblica.it infatti, sono tra le prime testate on line a non dare la notizia nella loro homepage.
Il Ministro Maroni ha, infatti, rubato la scena dell’attenzione della stampa con il "traffico di organi di bambini" – notizia gravissima – ma che in queste ore sta eclissando tutte le notizie drammatiche che arrivano sulla recessione negli Usa e sicuramente occuperà le prime pagine dei quotidiani di domani e le aperture di tutti i tg di prima sera. E’ una notizia che cerca ovviamente di distrarre gli italiani da tutto il resto.
tratto da: http://italianspot.wordpress.com/

venerdì 9 ottobre 2009

Il Comune di Albenga per la gestione pubblica e partecipata dell’acqua

Nel Consiglio Comunale di Albenga di Giovedì 8 è stata manifestata la volontà di difendere l’acqua potabile i servizi Idrici dall’attacco delle multinazionali che vogliono privatizzare. Il Comune di Albenga diventa capofila dei Comuni della Provincia di Savona :che rifiutano di aderire allo statuto del nascente Consorzio Provinciale che secondo la legge Tremonti 133/2008 e le modifiche inserite per Decreto dal ministro per gli affari regionali Fitto e dal ministro Calderoli di fatto privatizza l’acqua, la assimila alla gestione dei rifiuti e l’affida a società miste in cui il socio privato non deve possedere meno del 40% e deve essere socio”industriale”. In poche parole questo vuol dire la fine della gestione pubblica dell’acqua e dei servizi idrici attraverso i Comuni .
I Comuni del Ponente Ligure si devono unire, come già hanno fatto i 144 sindaci dei Comuni lombardi ,trasversalmente rappresentati, per modificare l’articolo che di fatto privatizza e mercifica l’acqua. Da tempo il Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua si batte per affermare che “L’acqua è un bene comune, diritto inalienabile di ogni essere vivente e che il servizio idrico è un servizio di carattere generale,privo di rilevanza economica”. La privatizzazione dell’acqua è una scelta gravissima che inciderà sulle tasche di tanti ignari cittadini. Se ne sono accorti a Latina dove la multinazionale Veolia ha aumentato le tariffe del 300% e ai cittadini morosi i carabinieri hanno sigillato i contatori.

Carlo Tonarelli
Consigliere comunale – Responsabile di Agenda 21 Locale

mercoledì 7 ottobre 2009

lager e deportazioni, un articolo di Laura Tussi

Cara Amica, Caro Amico, Le deportazioni di civili costituiscono un aspetto e una parte importanti del fenomeno concentrazionario e della Shoah, complessivamente intesa e concepita.

L'Amministrazione Comunale e la Biblioteca Civica di Nova Milanese, a livello didattico, attraverso competenze di studio approfondito e di ricerca sul campo, da decenni, conducono un lavoro documentaristico fondato su approcci pedagogici inerenti il fenomeno concentrazionario e la deportazione, soprattutto per motivi politici. La Biblioteca Civica di Nova milanese ha creato un sito di raccolta di testimonianze, videotestimonianze e documentazioni, ricavate da interviste e colloqui diretti con sopravvissuti e superstiti italiani, deportati per motivazioni politiche. Il sito in questione è www.lageredeportazione.org e concentra in sé anni di studio e di ricerca sul campo, in documentazioni che vengono direttamente trasmesse e rese fruibili tramite il Web.

Laura Tussi
www.youtube.com/lauratussiwww.peacelink.it

LAGER E DEPORTAZIONE.Il valore educativo della memoria storica di Laura Tussi Le deportazioni di civili costituiscono un aspetto e una parte importanti del fenomeno concentrazionario e della Shoah, complessivamente intesa e concepita. L'Amministrazione Comunale e la Biblioteca Civica di Nova Milanese, a livello didattico, attraverso competenze di studio approfondito e di ricerca sul campo, da decenni, conducono un lavoro documentaristico fondato su approcci pedagogici inerenti il fenomeno concentrazionario e la deportazione, soprattutto per motivi politici. La biblioteca civica di Nova milanese ha creato un sito di raccolta di testimonianze, videotestimonianze e documentazioni, ricavate da interviste e colloqui diretti con sopravvissuti e superstiti italiani, deportati per motivazioni politiche. Il sito in questione è www.lageredeportazione.org e concentra in sé anni di studio e di ricerca sul campo in documentazioni che vengono direttamente trasmesse e rese fruibili tramite il Web. È accresciuto progressivamente e recentemente un diffuso interesse relativo al fenomeno concentrazionario e alla Shoah, grazie all'attenzione maggiore dedicata allo studio del ‘900 con i decreti Berlinguer e alla istituzione di una specifica giornata dedicata alla memoria e al ricordo di tutte le vittime della Shoah e degli stermini nazisti. In Italia è stata scelta la data del 27 gennaio, il giorno della memoria, in cui si aprirono i cancelli di Auschwitz. Nonostante questo attivismo delle istituzioni scolastiche, che vede un massiccio insegnamento dei crimini nazisti, l'antisemitismo e il razzismo sembrano esplodere in maniera virulenta in tutta Europa. Per affrontare in modalità più analitiche l'insegnamento della storia delle deportazioni, dei crimini nazisti della Shoah nella sua complessità, educatori e insegnanti si interrogano circa l'attivazione di modalità educative, produttive da un punto di vista formativo, per incentivare e migliorare tale insegnamento. Infatti risulta necessario individuare ed attivare strumenti, modi e forme didattiche adatte e che non ricadono nell'indicibile, restituendo alle quali il proprio valore nell'ambito della storia del ‘900, evitando pericolosi risvolti di desacralizzazione e interrogandosi sul tormentoso problema dell'unicità dell'Olocausto, questione che negli ultimi anni ha coinvolto storici e ricercatori in ampi dibattiti storiografici. Nella prassi scolastica occorre evitare di pensare alla Shoah come ad un evento sovrastorico, perché invece esso è intrinsecamente collegato alla storia del ‘900. Per comprendere meglio gli eventi, anche in chiave formativa, è necessario ripercorrere le tappe dell'antisemitismo, quale fenomeno sviluppatosi lungo tutto l'arco della storia umana. Fin dall'antichità, si è dispiegato il pregiudizio contro gli ebrei. Quindi l'antisemitismo non è peculiare solo del ‘900, ma affonda le sue radici nell'età classica, anche se assume una codificazione sempre più netta e precisa quando il cristianesimo si impone come religione dominante. In tutta l'Europa occidentale si sono sviluppate teorie razziste, quando gli europei cercarono una giustificazione razionale, sul piano ideologico, nella costruzione degli imperi coloniali e nella teoria della supremazia razziale, ampiamente sfruttata durante la conquista delle Americhe. Il campo di concentramento può utilmente configurarsi come un paradigma della barbarie del ‘900. Il confronto tra la Shoah e altri crimini definisce la sua unicità e singolarità, dove il genocidio ebraico è il solo nella storia ad aver perseguito l'obiettivo di un rimodellamento biologico dell'umanità, il solo complessivamente sprovvisto di una natura strumentale, in cui l'eliminazione delle vittime non era un mezzo, ma una fine implicito. Il gulag anche se terribile e brutale, nelle forme e nella sostanza, comprendeva e perseguiva il progetto di ricostruire una società diversa, mentre il lager voleva implicitamente e complessivamente un progetto di morte. Risulta opportuno chiedersi quali strumenti sono a disposizione dei docenti per una didattica capace di incidere sulla programmazione e quali temi trattare per offrire un insegnamento efficace. Spesso il tema delle deportazioni e del fenomeno concentrazionario vengono affrontati, affidando al testimone il compito di illustrare gli eventi senza preventive contestualizzazioni. Il valore dei testimoni è senza dubbio insostituibile, in quanto riescono a motivare gli studenti e a sensibilizzarli, grazie alla potenza emotiva connessa alla loro testimonianza, da cui si genera un apprendimento davvero profondo, se inserito in un percorso didattico che potrebbe avere nella testimonianza il suo stesso epilogo. L'insegnante è coinvolto nel gestire le inevitabili emozioni prodotte dall'ascolto di storie tanto estreme, in modo che da esse scaturiscano riflessione e conoscenza, in un passaggio molto difficile, perché anche con i testimoni si assiste ad un particolare fenomeno di sacralizzazione che non aiuta la riflessione critica e consapevole. Risulta importante conoscere anche gli aspetti più desueti della Shoah, come lo studio dei ghetti, la resistenza ebraica, oppure rintracciare la memoria e la storia di persone legate alle vicende del luogo in cui si vive, per intessere dinamiche di ricostruzione storica tra memoria locale e generale. Queste ricerche sono state condotte in molte scuole, partendo dagli archivi scolastici, che costituiscono una fonte imprescindibile per gli studenti. Nell'insegnamento della Shoah si ripropone il nesso tra storia e memoria. Il tema della memoria, non condivisa, non coinvolge solamente la resistenza, ma anche la storia della deportazione, costituita da molteplici tasselli e variegati aspetti, come la deportazione dei politici, degli internati militari, dei testimoni di Geova, degli omosessuali, dei Sinti e dei Rom, perseguitati dal nazismo con particolare violenza. Della terribile persecuzione dei Rom sono pervenuti esigui documenti perché i pochissimi sopravvissuti non hanno reso testimonianza, a differenza degli ebrei e dei deportati politici.Queste differenti tipologie di deportazione costituiscono tessere di un ampio mosaico, ma la memoria di tali eventi non è condivisa. L'assassinio e l'annientamento perpetrato dai nazisti viene collocato su un piano strettamente gerarchico, in quanto si assegna alla deportazione ebraica un ruolo preminente. Risulta necessario evitare che l'insegnamento della Shoah sia circoscritto intorno alla ricorrenza del giorno della memoria e renda noto quanto le diversità sociali siano state perseguitate e, nello specifico, la minoranza ebraica, in quanto differenza minoritaria, in un'Europa cristiana e intollerante. Occorre evitare la decontestualizzazione degli eventi e la loro sacralizzazione, poiché porterebbero a un apprendimento aleatorio e stereotipato, in quanto l'insegnamento della Shoah, concentrato in pochi momenti canonici, induce alla celebrazione retorica e ripetitiva, capace di ingenerare negli studenti disinteresse ed insofferenza. Se non si troveranno efficaci strategie per trasmettere la memoria, l'insegnamento dell'orrore della Shoah, porterà alla saturazione.Se le questioni relative ai diritti umani sono trattate in riferimento agli avvenimenti concreti e storici delle persecuzioni naziste, sviluppando l'empatia con le vittime, sussiste allora la possibilità effettiva di trasmettere valori persistenti, che possano rafforzare una presa di coscienza sociale critica e valorizzare la stessa democrazia. L'insegnamento della Shoah deve configurarsi proprio come educazione al rispetto e alla convivenza pacifica con l'altro e questi sono gli unici mezzi per tentare di costruire una società vivibile, scevra di conflitti e conflittualità violente che potrebbero condurre alla costituzione di nuove distruzioni di massa.
Laura Tussi