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mercoledì 11 gennaio 2012

* - Extra Comunitari - Il Bel Paese -*: due anni dalla rivolta di Sarno



Extra comunitari - il bel paese


Per difendere i diritti di tutti ,.... è necessario difendere i diritti dei più deboli.


Se non lo capiamo presto nelle campagne di Rosarno dovremo andare noi
a lavorare o saremo noi a dover emigrare e farci sfruttare in un paese
straniero.


Per chi vive a Torino il 21 Gennaio c'è una manifestazione per i
diritti dei migranti http://www.fabionews.info/ViewAppuntamento.php?id=12414>
Ciao
Fabio


Da http://www.terrelibere.org/
Antonello Mangano, "Rosarno, due anni dopo. Perché gli africani
vivono ancora nei ghetti?", terrelibere.org, 10 gennaio 2012,
http://www.terrelibere.org/rosarno-due-anni-dopo-perche-gli-africani-vivono-ancora-nei-ghetti
Reportage. I lavoratori migranti specchio della nostra crisi **Rosarno, due anni dopo. Perché gli africani vivono ancora nei ghetti?**


Antonello Mangano


Vengono soprattutto dal Nord. Avevano case, documenti e un buon lavoro. Hanno perso tutto con la crisi e oggi lavorano nelle raccolte.  Duemila lavoratori africani (e altrettanti dell`Est Europa) cercano lavoro a giornata nella raccolta delle arance. Di Rosarno dicono: “E` un`onta per l`umanità”. Sono lo specchio della crisi italiana: pagano affitti cari come a Roma e chiedono semplicemente diritti e regole. Come tutti i lavoratori.


ROSARNO (RC) - La domanda è: che ci fanno qui? Li chiamano
clandestini e loro vogliono regole; sanno fare di tutto e sono costretti a raccogliere mandarini; leggono Tahar Ben Jelloun e ricevono lettere offensive. Quest`anno i contrasti sono più evidenti del solito, perché ci sono soprattutto quelli del Nord. Sono gli espulsi dalla crisi delle fabbriche, vittime della legge Bossi-Fini che ha collegato posto fisso e permesso di soggiorno. Sono africani che parlano con accenti 'padani`. Sono quello che saremmo noi senza i
residui di welfare e senza l`aiuto delle famiglie.


Prendete Ahmed. Lavorava a Cuneo. Oggi si trova sballottato in unpezzo di Calabria che non gli sembra neppure Italia. E` esterrefatto, lui che è nato a Casablanca, dall`assenza di regole. Era abituato a salari da 60 euro al giorno, contributi pagati, affitti in regola. Oggi, dopo una giornata a raccogliere le arance, gli danno una banconota da 20. E però gli chiedono 500 euro per una stanza: la cifra che paga uno studente a Roma. Ma l`affitto è un 'privilegio`
riservato ai regolari.


Fotogalleria. Festassemblea a San Ferdinando


http://www.flickr.com/photos/antonellomangano/6662718211/


Nessun proprietario rischia il carcere o il sequestro dell`immobile. Un appartamento 'in centro` costa fino a 1400 euro al mese. Tanti soldi, troppi. Con un euro a cassetta (il compenso per il cottimo) non si possono pagare le spese e mandare soldi a casa, dal Western Union sempre affollato che si trova sulla 'Nazionale`. Le soluzioni sono tre. Dividere un appartamento in tanti, con cento euro a testa te la cavi ma lo 'spazio vitale` è ridottissimo. Oppure provare a ottenere un letto sul centinaio di posti disponibili al campo container fuori dal paese (sono già tutti esauriti da tempo). Infine, dormire nei
casolari e sperare che il freddo non ti uccida. E che alla polizia non venga voglia di fare uno sgombero a campione, come avveniva l`anno scorso.


Il lavoro ‘rosarnizzato`


Salari bassi e alto costo della vita, ecco le cause della povertà estrema che colpisce tanto i giornalisti che arrivano qui e visitano i casolari come la Pomona o la Fabiana. Nessuno lo dice ma tanti lo pensano: sono poveri perché africani. Al loro paese stavano così. Aiutiamoli, come aiuteremmo i poveri del continente nero. E invece disoccupazione e leggi ingiuste sono gli stessi problemi che colpiscono i lavoratori italiani, che però non sono perseguitati da una legge che nega i documenti se non hai un contratto di lavoro. E possono contare ancora su un 'paracadute`.


'Se non avessimo il sistema di protezione delle famiglie, anche noi dormiremmo sotto gli alberi`, spiega Salvatore Lo Balbo, per anni nella segreteria nazionale della Flai Cgil. Mentre tutti continuano a chiedersi se Rosarno è cambiata (il titolo 'Nulla è cambiato` è stato ossessivamente pubblicato in occasione del secondo anniversario della rivolta), si è 'rosarnizzato` il lavoro italiano: paghe sempre più basse, condizioni sempre più precarie e l`abitudine di scaricare il disagio della crisi sul livello più basso delle varie filiere.


Tutto tranne l`essenziale
F. è una prova vivente dei deliri della burocrazia italiana. Ha in tasca il 'libretto di lavoro per extracomunitari` della direzione del lavoro di Foggia, il libretto di idoneità sanitaria della AUSL foggiana di San Severo, la carta di identità e il codice fiscale. Gli manca il documento più importante: il permesso di soggiorno. Anni fa a Manfredonia fecero un controllo mentre lavorava, non era in regola e gli consegnarono un foglio di via. Da allora e per sempre è 'clandestino`. Eppure ci dice: 'Vogliamo pagare le tasse come gli
italiani, invece siamo costretti a vivere in una casa abbandonata. Senza acqua, senza luce`.


Lavoravano nelle fabbriche di Treviso o nelle aziende agricole della Puglia, sanno stare alla catena di montaggio o guidare un trattore, cucinano piatti da ristorante parigino (il thieb yappe, riso con carne, di Boubakar è degno dell`alta cucina internazionale), parlano nella peggiore delle ipotesi tre lingue e sono da anni in Europa.
Sembra uno scherzo del destino quello che li ha portati qui. Accanto a loro ci sono 'quelli della Libia`. Spaesati, confusi. Lavoravano anche loro, spesso con buone posizioni, nel paese arabo. Poi la guerra li ha spazzati via, stretti tra i fedeli di Gheddafi e i ribelli. Una barca direzione Lampedusa era l`unica via di fuga. Quando la salvezza sembrava raggiunta hanno conosciuto il sistema italiano di gestione di rifugiati. Tempi lunghi e tanti dinieghi. Avvocati che promettono ricorsi. Soldi da spendere, attese e alla fine una sola prospettiva di
lavoro: la campagna. Rosarno è una parola che gira spesso tra migranti, d`inverno. 'C`è lavoro quest`anno?`, ci avevano chiesto due settimane fa tre africani ospitati a Caulonia, nei pressi di Riace.
Vengono dal Ghana, dalla Somalia e dalla Liberia e attendono la risposta alla loro richiesta d`asilo. Come tanti, non vogliono stare senza fare niente. E prendono il treno che porta a Rosarno.


Festassemblea


Due anni fa i 'fatti`, la rivolta dei neri, la reazione della popolazione locale, la fuga e la cacciata di un migliaio di uomini di colore in poche ore. Oggi nello spiazzo della 'seconda area industriale` (ovviamente una distesa di capannoni abbandonati) si tiene una 'festassemblea`, organizzata dall`associazione Equosud. In queste campagne stanno per arrivare 100mila metri cubi di calcestruzzo per un rigassificatore. Gli africani e i portuali in cassa integrazione, i giovani di 'San Ferdinando in movimento` che si oppongono all`impianto inquinante e i piccoli produttori collegati ai gruppi di acquisto in tutta Italia hanno occupato simbolicamente per un giorno il terreno.


Le politiche nazionali 'ricacciano tutti nelle campagne più interne,
nei casolari dove si sta ancora peggio di prima, col terrore accresciuto d`incorrere per un controllo nei rigori della Bossi-Fini`, spiega Equosud. 'Rosarno è un`onta per tutta l`umanità, per l`Italia, per questo posto`, dice Ibrahim in assemblea. Alla fine della giornata i manifestanti piantano simbolicamente alcuni alberi di arance. Interviene la polizia, manca l`autorizzazione. Siamo al confine tra il regno mafioso dei Piromalli e quello dei Pesce – Bellocco.

A poca distanza dagli alberelli fuorilegge una colata di cemento è
diventata una piccola pista abusiva per aeromodellismo. Un po` più in
là un paio di discariche di piccoli cubetti di cemento. A due chilometri di distanza, sulle banchine del porto, le ‘ndrine fanno arrivare dall`America Latina le tonnellate di coca che invaderà l`Europa, nascoste nei container, nei blocchi di marmo, nelle confezioni di frutta. Alla fine gli alberi saranno piantati, mentre due consiglieri comunali ci raccontano dell`ennesima minaccia contro l`assessore ai lavori pubblici, Teodoro De Maria. Nuovamente tagliate le piante di kiwi nei terreni di famiglia. La notizia è stata comunicata dall`amministrazione comunale in conferenza stampa.
'Continueremo il lavoro avviato senza farci intimidire`, ha detto il
sindaco Elisabetta Tripodi.


Il pacchetto sicurezza


Paradossalmente, oggi quelli più sicuri sono gli africani. Nessuno
li toccherebbe mai, dopo tutto quello che è successo. Saliamo a piedi
dalla stazione a piazza Valarioti. Solo stranieri ai bordi delle
strade: fanno la spesa, ricaricano i cellulari, chiacchierano tra
loro. Fino a due anni fa era un incubo. Balordi col motorino e le
mazze potevano colpirti per gioco, solo gli stranieri camminano a
piedi. Oggi vediamo ragazzi col casco e la raccolta differenziata
porta a porta. Una donna sindaco, una nuova amministrazione. Chi
comanda oggi a Rosarno? 'Noi`, mi rispondono due consiglieri della
maggioranza democraticamente eletta dopo due scioglimenti consecutivi
per mafia, record italiano. Non sono tutti d`accordo. Dopo le retate
contro i Pesce e i Bellocco potrebbe ridisegnarsi la geografia
mafiosa. Stanno per arrivare imponenti fondi pubblici, dai milioni per
i centri immigrati ai PISU. Ma fossero anche pochi euro per un`aiuola,
quello che conta sono i simboli. Chi imporrà il suo volere allo Stato
potrà incoronarsi nuovo re di Rosarno.


'Conosci Bel Jelloun?`, mi chiede Ahmed. Molti suoi compagni parlano
francese, inglese, arabo. E` curioso sentirsi ignorante nelle campagne
del Sud dove tutti vedono degrado e miseria, ma è quello che succede
confrontandosi con queste persone colte e intelligenti. E generose: K.
è stato assunto in regola nell`ambito dei progetti di Equosud, ma non
è contento: 'I miei fratelli vengono sfruttati e lavorano in nero`.
E` rimasta strana, Rosarno. Un gruppo di cittadini – rigorosamente
anonimi – ha scritto alle autorità lamentando che i neri 'si
riversano nelle strade della città, molte volte senza meta. E urinano
di fronte alle bambine`. E` strano questo luogo dove la generosità
senza limiti del gruppo di Africalabria – da anni avanti e indietro
nei ghetti a rispondere a tutti i bisogni – convive con deliri senza
fondamento. E negozi di lusso accanto a baracchette, luci vicino al
buio, palazzottotti autocostruiti e non finiti e locali di lusso, da
grande città. La ricchezza è distribuita in maniera ineguale, come
accade in genere al denaro sporco. E sarebbe rimasta così, ingiusta e
ineguale, senza l`iniezione di lavoratori africani che ha avviato un
percorso di speranza.


PER APPROFONDIRE:


** Rosarno, gennaio 2010. Memoria della rivolta
http://www.liotren.org/sms3/lt.php?id=LBpaBFpXBx9WAx8CBAIA
**
Video esclusivo / Le immagini inedite, prima e dopo la rivolta Un
video per ricordare i braccianti africani che si ribellarono contro la
`ndrangheta e lo sfruttamento. Furono costretti alla fuga sotto gli
occhi dei giornalisti di tutta Italia. La distribuzione delle coperte,
gli sgomberi della polizia, gli africani feriti, oltre mille stranieri
costretti alla fuga in pochissimo tempo. Le immagini inedite di quelle
ore che troppi hanno dimenticato.


** Slide. Le cause della rivolta di Rosarno
http://www.liotren.org/sms3/lt.php?id=LBpaBFpXBB9WAx8CBAIA
**
Secondo anniversario della ribellione contro mafia e sfruttamento
Perché è scoppiata la rivolta? Per lo sfruttamento della manodopera
straniera e la crisi del mercato. Ma anche per il controllo mafioso
sulla filiera e la violenza xenofoba che colpiva i migranti di colore.
Una situazione aggravata dalle leggi razziste e dal pacchetto
sicurezza. Nonostante tutto, la rivolta rimane un esempio per il
cambiamento della Calabria e dell`Italia.


** Rosarno e dintorni. Cornelia e le donne dell'Est
http://www.liotren.org/sms3/lt.php?id=LBpaBFpXBR9WAx8CBAIA


**
Memoria. Cosa succede alle donne neocomunitarie? La situazione dei
lavoratori e delle lavoratrici provenienti dall’Est Europa è
diventata migliore rispetto a quella degli africani da quando sono
neocomunitari. Ma di loro non si occupa nessuno. La violenza nel
lavoro domestico e in famiglia è un fatto tanto generalizzato quanto
nascosto. E l’unica indagine su ‘ndrangheta e traffico di immigrati riguarda proprio i rumeni.


** La paura cambia indirizzo. Rosarno, raccontare la rivolta
`incompresa`
http://www.liotren.org/sms3/lt.php?id=LBpaBFpXCh9WAx8CBAIA
**
Seconda edizione aggiornata de `Gli africani salveranno Rosarno`
Dopo i fatti del 2011, qualunque tensione tra italiani e migranti è
diventata per i media - e per il senso comune - `una nuova Rosarno`.
La rivolta è stata invece un atto di ribellione contro mafia e
sfruttamento. E oggi non è un pericolo da scongiurare o un ricordo da
rimuovere. La seconda edizione de `Gli africani salveranno Rosarno`
ricorda i fatti dal 2008 a 2011. E spiega come nel frattempo si è
`rosarnizzato` il lavoro italiano.


** Firenze - Rosarno. Anche il killer che scatenò la rivolta era 'un
pazzo'
http://www.liotren.org/sms3/lt.php?id=LBpaBFpXCx9WAx8CBAIA
**
Il killer di Firenze è stato definito un pazzo, così come il rapinatore che scatenò la prima rivolta a Rosarno. Oggi gli atti dei magistrati rivelano che si trattava di un affiliato alla ‘ndrina dei Pesce. Era l`uomo che riscuoteva il pizzo a Milano e conduceva le spedizioni punitive in locali come l`Hollywood. Gli africani si sono ribellati alle sue prepotenze. Gli italiani no, al Nord come al Sud.

Il libro


** Gli africani salveranno Rosarno. Seconda edizione
http://www.liotren.org/sms3/lt.php?id=LBpaBFpWAh9WAx8CBAIA


**
Non c’è un posto in Italia come Rosarno, che come Rosarno
riassuma i drammi e le contraddizioni della nostra epoca.
Dall’economia globale a quella criminale, dalla mafia alle
migrazioni. Incontreremo lavoratori marginali inseriti in un contesto
mafioso moderno ed arcaico, le leggi razziste che producono
marginalità fino al lavoro servile. E una terra per nulla immobile,
raccontata da Giuseppe Lavorato: dalla grande stagione dell’occupazione delle terre all’omicidio Valarioti fino alle lotte di massa contro la mafia.

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