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giovedì 30 settembre 2010

Ecco i nomi dei politici amanti della caccia estrema



da ENPA Savona – La leggina sparatordi che prolunga la caccia fino a mezz’ora dopo il tramonto, approvata ieri da una inedita maggioranza trasversale da “compromesso crepuscolare” (PD, PDL, Lega Nord, UDC e Marylin Fusco di IDV) non è soltanto incostituzionale (un’analoga legge pugliese del 2005 è stata annullata dalla Corte Costituzionale) ma dannosa ed inoppurtuna.

Consentendo di abbattere vigliaccamente piccoli uccelli nel momento in cui, dopo una faticosa giornata di migrazione, si dirigono verso terra per cercare un posatoio dove riposare e dormire, se ne favorisce lo spostamento verso i centri abitati dove, nei parchi urbani troveranno alberi al riparo dalle doppiette.
Un’attività barbara che, si sperava, avrebbe almeno toccato il cuore delle donne del consiglio regionale che invece – a parte Maruska Piredda – hanno votato compatte a favore (Della Bianca, Fusco, Paita e Rambaudi).

Una legge non per la caccia ma a favore della caccia più estrema, voluta da una frangia minoritaria e talebana di una categoria in progressiva e costante diminuzione, a fronte di una maggioranza di italiani sempre più crescente di fautori della totale abolizione di una pratica sanguinaria.

Questi i nomi dei consiglieri che hanno sottoscritto questa vergogna, a futura memoria degli elettori animalisti:

NOME PARTITO

BAGNASCO Roberto PDL
BASSO Lorenzo PD
BOFFA Michele PD
BRUZZONE Francesco Lega Nord
CAPURRO Armando Ezio Noi con Burlando
CAVARRA Alessio PD
CHIESA Ezio PD
DELLA BIANCA Raffaella PDL
DONZELLA Massimo PD
FERRANDO Valter Giuseppe PD
FUSCO Marylin IDV
GARIBALDI Gino PDL
LIMONCINI Marco UDC
MELGRATI Marco PDL
MICELI Antonino PD
MONTALDO Claudio PD
MONTELEONE Rosario UDC
PAITA Raffaella PD
RAMBAUDI Lorena PD
RIXI Edoardo Lega nord
ROCCA Franco PDL
ROSSO Matteo PDL
SASO Alessio PDL
SCAJOLA Marco PDL
SCIBILIA Sergio PD
TORTEROLO Maurizio Lega Nord

http://www.savonaeponente.com/2010/09/29/ecco-i-nomi-dei-politici-amantidella-caccia/

vergogna vergogna vergogna!

questa gente, alle prossime elezioni, mandiamola a casa! scriviamo alla loro casella di posta in regione, sui giornali, sui blog: hannop fatto una bella schifezza. complimenti!

mercoledì 29 settembre 2010

FACCIO AMMENDA

Cari amici,
nel post di ieri ho esagerato, lo riconosco. Non si può mentire spudoratamente. Granduca è troppo. Forse Duca può bastare!

Lo so che i titoli nobiliari sono stati aboliti dalla Costituzione, ma a ascoltare i telegiornali (e la tv) in genere non sembra. Tra l'altro, il principe (oh, basta là, nè!) Emanuele di Savoia condurrà una plebea trasmissione alla radio (radio 1, se non ricordo male) con Simona Ventura. Come vedete gli ex regnanti perseverano...mentre il nuovo re Silvio, in questi momenti, trepida -è in corso la votazione sulla fiducia al suo governicchio...
Il Duca

martedì 28 settembre 2010

ALBENGA E PADANIA

Io, sottoscritto, Giuliano Falco, nato a Quiliano (SV), il 14 novembre 1958, residente in (omissis), proclamo al mondo intero di essere il Granduca di Albenga. Regnerò con il nome di Giuliano I.

Contestualmente dichiaro ricostituito il Granducato di Albenga, già sede da tempo immemorabile di gloriosi popoli che oggi chiedono di essere liberi uniti da un sol grido: padroni a casa nostra!

PS: naturalmente il Granducato non esiste, proprio come la Padania. Però ha la stessa legittimità. Cioè nessuna...

Firmato Il Granduca

LA LEGA NON SI VERGOGNA? EVIDENTEMENTE NO!

 

Immigrati, espulsioni anche per i comunitari


"Proporrò al Governo e al Parlamento che ci venga data la possibilità di espellere anche i cittadini comunitari che non rispettano i requisiti previsti dalla direttiva europea del 2004". Così il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che ha partecipato a un incontro in Prefettura a Milano sul tema, conferma la volontà della linea dura nei confronti degli stranieri che non sono in grado di mantenersi in modo autonomo in Italia. A preoccupare il ministro è l’ingresso, il prossimo anno, della Romania nell’area Schengen. "Occorre dotarsi di strumenti per arginare la presenza di stranieri", sottolinea Maroni che ricorda i risultati "molto importanti "ottenuti da Milano nel settore della sicurezza e della gestione delle area occupate da rom. Una leadership, riconosciuta dal ministro che definisce "il modello Milano come un modello utilizzabile in tutti i Paesi europei".

http://www.leganord.org/dblog/articolo.asp?articolo=2321


L'articolo riportato sopra è tratto dal simpatico (?) sito della lega nord il cui nome ufficiale, non mi stancherò mai di riperterlo, campeggia sul sito: LEGA NORD PER L'INDIPENDENZA DELLA PADANIA.
Alcune riflessioni sono d'obbligo:
1) è legale che esista un movimento che vuole lo smembramento del paese, giacchè se si vuole la secessione di una parte, se ne deduce che la rimanenza può andare a bagno?
2) possibile che, se anche all'estero uno pensa una cattiveria, una schifezza come l'espulsione di cittadini (comunque di persone), la lega subito raccolga l'idea (parola grossa)?
3) non sono loro a essere razzisti, come diceva Giobbe Covatta, sono loro a essere rom!
4) mi viene da vomitare...però ritengo che sia anche ora di smetterla a dire che quelle di Bossi sono 'simpatiche' battute...

Donne reclute dell’esercito israeliano denunciano il trattamento dei Palestinesi

Le immagini su Facebook di una soldatessa israeliana in posa accanto a Palestinesi con gli occhi bendati hanno provocato una tempesta. Adesso due ex-soldatesse si sono espresse apertamente sulla loro esperienza.

Harriet Sherwood
The Observer

Domenica 22 agosto 2010

E’ stata una semplice parola scarabocchiata su di un muro dell’Università ebraica di Gerusalemme a far scattare qualcosa dall’intimo di Inbar Michelzon, due anni dopo il termine del suo servizio militare obbligatorio nella Forza di Difesa Israeliana (FDI).

La parola era “occupazione”. “Sono davvero trasalita, come se qualcuno avesse pronunciato l’inespresso”, ha ricordato la settimana scorsa in un caffè di Tel Aviv, “ne sono stata davvero shoccata. C’era un graffito che diceva “mettete fine all’occupazione”. E ho avuto la sensazione che OK, adesso posso parlare di quel che ho visto”.

Michelzon è diventata una delle poche ex coscritte israeliane, che ha parlato apertamente delle proprie esperienze militari, un gesto che ha comportato accuse di tradimento e slealtà. E’ impossibile sapere quanto siano rappresentative queste testimonianze, ma esse offrono un’immagine diversa del “esercito più morale del mondo”, come la FDI definisce se stessa.

Preoccupazioni sulla cultura dell’esercito israeliano sono nate la scorsa settimana in seguito alla pubblicazione su Facebook di foto di una coscritta che posava a fianco di Palestinesi ammanettati e con gli occhi bendati. Quelle immagini ricordavano lo scandalo di Abu Ghraib in Iraq. Ma l’ex-soldatessa Eden Abergil ha detto di non vedere che cosa non andasse bene nelle foto, descritte come “sgradevoli e insensibili” dalla FDI.

Israele è l’unico paese a reclutare donne di 18 anni per il servizio militare obbligatorio. L’esperienza può rendere brutale quel 10% che presta servizio nei territori occupati, come ha fatto Michelzon.

“Ho lasciato l’esercito con una bomba ad orologeria nella pancia” ha detto. “Avevo l’impressione di aver visto il cortile posteriore di Israele. Avevo visto qualcosa di cui la gente non parla. E’ come se conoscessi il segreto sporco di una nazione e ho bisogno di parlarne”.

Michelzon, che adesso ha 29 anni, ha cominciato il suo servizio militare nel settembre del 2000, proprio all’inizio della seconda intifada. “Sono entrata nell’esercito con una visione molto idealista - Volevo veramente servire il mio paese”. Era stata destinata ad Erez, il passaggio tra Israele e la striscia di Gaza, per lavorare nella camera di controllo radio.

“C’era una forte tensione, molti spari e attentatori suicidi. Un po’ per volta, si capiscono le regole del gioco. Bisogna rendere dura la vita per gli Arabi - è la regola principale - perché sono i nemici”.

Cita l’esempio di routine di una donna palestinese che aspettava alla frontiera. Michelzon ha chiamato il suo superiore, chiedendo l’autorizzazione per lasciar passare la donna. Le è stato detto di fare questa domanda solo dopo aver fatto aspettare la donna per due ore. “Mi sentivo molto sola nell’esercito. Non c’era modo di parlare di cose che io sentivo fuori posto. Non ero di vedute molto ampie ma mi sentivo a disagio a causa del modo di parlare a proposito dei soldati che picchiavano gli Arabi e si divertivano. Pensavo che tutti fossero normali e fossi io la sola a non esserlo. Mi sentivo estranea all’esperienza del gruppo”.

Alla fine del suo servizio, nel giugno 2002, Michelzon ha detto di aver sentito il bisogno di scappare ed è partita per l’India. “Poco a poco sono entrata in depressione”, ha detto. E’ solo dopo essere tornata per iscriversi all’università e dopo due anni di terapia, che ha cominciato a considerare suo dovere parlare apertamente. E’ anche entrata in contatto con “Rompere il silenzio”, un’organizzazione di veterani dell’esercito che pubblica testimonianze di ex-soldati sulla vita nei territori occupati, per stimolare un dibattito sul “prezzo morale” dell’occupazione. Michelzon ha reso la sua testimonianza al gruppo e due anni fa è comparsa in un documentario, Vedere se sorrido, sulle sue esperienze di giovane donna nell’esercito. Il film - ha detto - è stato criticato da tutte le parti. La sinistra si è concentrata sulle “cattive cose che facevamo e non sul fatto che volevamo avviare la discussione. Volevamo alzare uno specchio e dire alla società israeliana di guardarsi negli occhi.

“Da parte della destra, la reazione è stata perché fate questo al vostro stesso popolo? Odiate il vostro paese? Ma io l’ho fatto perché amo il mio paese. Era una lotta per dire che volevamo parlare della situazione politica”

L’impatto psicologico del servizio militare sulle donne è innegabile, dalle testimonianze di Michelzon e di altre, in particolare fra quelle che fanno servizio nei territori occupati. “Se si vuol sopravvivere come donne nell’esercito, si deve essere virili” ha detto. “Non c’è spazio per i sentimenti. E’ come una gara per vedere chi è il più duro. Molto spesso le ragazze cercano di essere più aggressive dei ragazzi.”

La sua esperienza fa eco a quella di Dana Golan, che ha fatto servizio in Cisgiordania, nella città di Hebron, nel 2001-2002, una delle 25 donne fra 300 soldati maschi. Come Michelzon, Golan ha parlato apertamente solo alla fine del suo servizio militare. “Se avessi espresso le mie ansie, l’avrebbero attribuito a debolezza” ha detto.

Golan, che ora ha 27 anni, ha detto che “il momento più sconvolgente” del suo servizio è stato durante una perquisizione per cercare armi in una casa palestinese. La famiglia è stata svegliata alle 2 del mattino dai soldati “che hanno messo sottosopra tutta la casa”. Nessun’arma è stata trovata. I bambini della casa erano terrorizzati. “Io pensavo, come mi sentirei se fossi una piccolina di 4 anni? Come crescerei? In quel momento ho realizzato che a volte noi facciamo cose che creano soltanto vittime. Per essere un buon occupante, dobbiamo creare il conflitto”.

In un’altra occasione, ha visto dei sodati che rubavano in un magazzino palestinese di elettronica. Ha tentato di far rapporto, per sentirsi dire semplicemente “che c’erano cose sulle quali io non potevo interferire”.

Ha detto anche di aver visto degli anziani palestinesi umiliati per strada, “e ho pensato che avrebbero potuto essere i miei genitori o i miei nonni”.

Israele è deluso da queste testimonianze, in parte a causa del servizio militare universale. “Siamo cresciuti con la convinzione che la FDI fosse l’esercito più morale del mondo. Tutti conoscono persone che sono nell’esercito. Ora, quando io dico che si fanno cose immorali, io parlo di vostra sorella o di vostra figlia. E la gente non ha voglia di ascoltare”.

La FDI è fiera che il 90% delle sue funzioni siano aperte in ugual misura a uomini e donne.

“Servire in una unità di combattimento, dove si è quotidianamente a contatto con persone che possono nuocervi, non è facile - si deve essere duri”, ha detto il capitano Arye Shalicar, portavoce dell’esercito. “Non è solo una cosa da donne, è lo stesso per tutti. In fondo un’unità di combattimento è un’unità di combattimento. A volte capitano delle cose, nessuna azione è corretta al 100%”. Ha detto che l’esercito ha delle procedure, per far rapporto sui misfatti, che i soldati sono incoraggiati a seguire.

Né Michelzon né Golan rimpiangono di aver parlato apertamente. “Per due anni, ho visto delle persone soffrire e non ho fatto niente - e questo è davvero angosciante”, ha detto Michelzon. “Alla fine era come se l’esercito mi tradisse - mi ha utilizzata, io non riuscivo a riconoscere me stessa. Ciò che noi chiamiamo proteggere il nostro paese è distruggere delle vite”




da una mail dell'amica Luisa Morgantini

lunedì 27 settembre 2010

Veliero di pacifisti ebrei verso Gaza

Sulla barca salpata da Cipro
un sopravvissuto all'Olocausto

Una nave, con a bordo una decina di attivisti ebrei provenienti da Israele, Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna, ha lasciato ieri il porto di Famagosta, nel nord di Cipro, diretta nella Striscia di Gaza, con la speranza di violare simbolicamente l’embargo israeliano. Richard Kuper, uno degli organizzatori del gruppo britannico «Jews for Justice for Palestinians», ha precisato che uno degli obiettivi dell’iniziativa è mostrare che non tutti gli ebrei approvano la politica israeliana verso i palestinesi. Kuper ha poi precisato che la nave non opporrà alcuna resistenza alle autorità israeliane. La nave trasporta giocattoli per bambini, materiale sanitario e altri aiuti per gli abitanti della Striscia di Gaza.

A bordo dell’imbarcazione che si chiama Irene e batte bandiera britannica, c’è anche un sopravvissuto all’Olocausto, Reuven Moshkovitz, di 82 anni. «È un dovere sacro per me, come sopravvissuto all’Olocausto - ha detto - quello di protestare contro la persecuzione, l’oppressione e la carcerazione del popolo di Gaza, compresi 800.000 bambini». Tra i partecipanti alla missione vi è pure Rami Elhan, un israeliano che ha perso la figlia in un attentato suicida in un centro commerciale a Gerusalemme nel 1997. La traversata dovrebbe durare 36 ore. La missione arriva quasi quattro mesi dopo che i commando israeliani hanno bloccato la «Peace Flottila» e che nove attivisti sono rimasti uccisi negli scontri scoppiati a bordo di una nave turca.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201009articoli/58885girata.asp

sabato 25 settembre 2010

CIAO, JASMINE

Qualche giorno fa, ho pubblicato un post intitolato "Straniera sarà lei!" dedicato all'assessora romana che aveva dichiarato, poi ritrattando, che i bambini stranieri non sono italiani. E' una scemenza. Nello stesso post, parlavo dei bimbi cosi detti stranieri del Circolo Didattico dove lavoro: la metà è nata in Italia, ha frequentato -e frequenta- scuole italiane, guarda ahimè la tv italiana (solitamente italia 1, per via dei cartoni animati); non parla la lingua dei propri genitori e via dicendo.
Jasmine era una di questi. Carina, due grandi occhi neri, magra come un chiodo. Intelligente e simpatica, tenera. Nominalmente e legalmente straniera, marocchina, in realtà, tanto per fare una citazione incolta, un po' abbronzata. Due genitori stupendi e una sorella che sembra una gazzella dalle lunghe gambe, intelligente anch'essa. Ebbene: dall'inizio dell'anno scolastico Jasmine è divenuta per davvero una straniera. Si trova in un paese straniero, di cui non conosce la lingua, di cui conosce poco o nulla le usanze, gli usi e i costumi...per fortuna, la televisione (la 2M) non è tanto diversa da italia 1. Non so perchè ma Jasmine è andata, con la sua famiglia, in Marocco. Ci mancherà. Che idiozia, i confini!
cito a memoria da una vignetta de Il Secolo XIX di oggi:
due personaggi; uno dice all'altro: "e noi crediamo a quello che dice un ministro di una repubblica delle banane?"
e l'altro risponde: "perchè Alfano cosa ha detto?"

venerdì 24 settembre 2010

INIZIATIVE DEL CENTRO CULTURALE VALDESE


Regione Piemonte – Comunità Montana del Pinerolese – Scuola Latina Pomaretto – Fondazione Centro Culturale Valdese Torre Pellice

Progetto finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito del programma degli interventi previsti dalla Legge 15 dicembre 1999 n. 482 “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche” coordinato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte – Settore Promozione del patrimonio culturale e linguistico.

Valli Chisone, Germanasca e Pellice
Corsi di cultura e lingue minoritarie

13 luglio-8 settembre 2010
Corso di lingue e cultura francese (11 ore)
Cet été Les montagnes parlent français! Paroles et images de vies montagnardes

Val Pellice e Val Germanasca
“Vivere in montagna” è il filo conduttore di sei serate, a cura di Micaela Fenoglio, alla scoperta di lingue e tradizioni delle genti alpine con l’ausilio di documentari e schede informative.
Corso itinerante: 4 serate in val Pellice; 2 in val Germanasca

4 ottobre-29 novembre 2010
Corsi di francese (39 ore)

Val Pellice
Corso di base: 9 lezioni di 1 ora e mezza a cura di Micaela Fenoglio
Corso avanzato: 9 lezioni di 1 ora e mezza a cura di Giuliana Meynier
Luserna San Giovanni, Istituto De Amicis, via Tegas 2
Orario dei corsi: lunedì 17.30 – 19.00
Date: 4/10, 11/10, 18/10, 25/10, 8/11, 15/11, 22/11, 29/11; 6/12

Val Germanasca
Corso di base: 8 lezioni di 1 ora e mezza a cura di Sandra Charrier
Pomaretto, Scuola Latina, Via Balsiglia 103.
Orario dei corsi: lunedì 20.30 – 22.00
Date: 4/10, 11/10, 18/10, 25/10, 8/11, 15/11, 22/11, 29/11

2 ottobre-15 dicembre 2010
Corso di occitano (20 ore)
Piante e bèstie ‘d noste valade
Planta e bèstia dë nòtra valadda

“LAOUZE, MURALHE E COZE DROLE”
Itinerario in antiche borgate di Torre Pellice a cura di Enrico Apignani
sabato 2 ottobre 2010 dalle 9 alle 14 con pranzo al sacco, ritrovo davanti al Centro Culturale Valdese.

VAL GERMANASCA
Tutti i mercoledì ore 20.30 – 22.00

6 ottobre L’ërtourn dër loup; a cura di un agente faunistico ambientale della Provincia di Torino
13 ottobre tavola rotonda Tavola rotonda su: Lou teritori e l’ënlëvagge ìër e ënqueui, a cura di Elena Pascal con un agente faunistico ambientale della Provincia di Torino, Enzo Negrin, Ruben Ribet,
20 ottobre Lî nom dî post a Masèel sû planta e bèstia, a cura di Elena Pascal
27 ottobre Li bosc ‘d noste valade, a cura di Federico Avondetto
3 novembre Lh’èrbe e la fiour, a cura di Franco Davite

VAL PELLICE
10 novembre: La piante da fruita, a cura di Bruno Bellion
17 novembre: L’utilizasioun dë laz èrba për dë licour e dë mëzina, a cura della famiglia Bernard e Geneviève Garrone
24 novembre: La pësca ënt i nosti riou, a cura di Osvaldo Melli
1 dicembre : Da la rèssia ar motosega, a cura di Ugo Stringat
15 dicembre: Travaiâ lou bosc, a cura di Enrico Apignani

Sedi:
- Val Germanasca: Scuola Latina, Via Balziglia 103, Pomaretto
- Val Pellice: Fondazione CCV, Via Beckwith 3, Torre Pellice

Coordinatrice: Sandra Pasquet

24 gennaio-28 marzo 2011
Corso di cultura e lingue minoritarie (20 ore)
Trasmissione orale
Val Pellice e Val Germanasca
Per lo sviluppo delle competenze linguistiche saranno utilizzati il canto e la narrazione. A cura di Maura Bertin, Pier Paolo Massel, Cristina Pretto, Jean-Louis Sappé.
5 lezioni in val Pellice; 5 in val Germanasca

Nel territorio delle Valli valdesi il canto rappresenta una delle più importanti forme di trasmissione della memoria orale. Sarà utilizzato, insieme alla narrazione, per lo sviluppo delle competenze linguistiche.

VAL PELLICE
Tutti i lunedì ore 20.30-22.30
24 e 31 gennaio, 2 febbraio a cura di Maura Bertin e Jean Louis Sappé
14 e 21 febbraio a cura di Cristina Pretto

Sede
Fondazione CCV, Via Beckwith 3, Torre Pellice

Orario
Lunedì 20.30-22.30

VAL GERMANASCA
Tutti i lunedì ore 20.30-22.30

28 febbraio a cura di Cristina Pretto

7, 14, 21, 28 marzo a cura di Pier Paolo Massel

Sede
Scuola Latina, Via Balziglia 103, Pomaretto

Orario
Lunedì 20.30-22.30

________

Per informazioni e iscrizioni: Centro culturale valdese, tel. 0121 93 21 79; segreteria@fondazionevaldese.org

Regione Piemonte – Comunità Montana del Pinerolese – Scuola Latina Pomaretto – Fondazione Centro Culturale Valdese Torre Pellice

Progetto finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito del programma degli interventi previsti dalla Legge 15 dicembre 1999 n. 482 “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche” coordinato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte – Settore Promozione del patrimonio culturale e linguistico.

Valli Chisone, Germanasca e Pellice
Corsi di cultura e lingue minoritarie

13 luglio-8 settembre 2010
Corso di lingue e cultura francese (11 ore)
Cet été Les montagnes parlent français! Paroles et images de vies montagnardes

Val Pellice e Val Germanasca
“Vivere in montagna” è il filo conduttore di sei serate, a cura di Micaela Fenoglio, alla scoperta di lingue e tradizioni delle genti alpine con l’ausilio di documentari e schede informative.
Corso itinerante: 4 serate in val Pellice; 2 in val Germanasca

4 ottobre-29 novembre 2010
Corsi di francese (39 ore)

Val Pellice
Corso di base: 9 lezioni di 1 ora e mezza a cura di Micaela Fenoglio
Corso avanzato: 9 lezioni di 1 ora e mezza a cura di Giuliana Meynier
Luserna San Giovanni, Istituto De Amicis, via Tegas 2
Orario dei corsi: lunedì 17.30 – 19.00
Date: 4/10, 11/10, 18/10, 25/10, 8/11, 15/11, 22/11, 29/11; 6/12

Val Germanasca
Corso di base: 8 lezioni di 1 ora e mezza a cura di Sandra Charrier
Pomaretto, Scuola Latina, Via Balsiglia 103.
Orario dei corsi: lunedì 20.30 – 22.00
Date: 4/10, 11/10, 18/10, 25/10, 8/11, 15/11, 22/11, 29/11

2 ottobre-15 dicembre 2010
Corso di occitano (20 ore)
Piante e bèstie ‘d noste valade
Planta e bèstia dë nòtra valadda

“LAOUZE, MURALHE E COZE DROLE”
Itinerario in antiche borgate di Torre Pellice a cura di Enrico Apignani
sabato 2 ottobre 2010 dalle 9 alle 14 con pranzo al sacco, ritrovo davanti al Centro Culturale Valdese.

VAL GERMANASCA
Tutti i mercoledì ore 20.30 – 22.00

6 ottobre L’ërtourn dër loup; a cura di un agente faunistico ambientale della Provincia di Torino
13 ottobre tavola rotonda Tavola rotonda su: Lou teritori e l’ënlëvagge ìër e ënqueui, a cura di Elena Pascal con un agente faunistico ambientale della Provincia di Torino, Enzo Negrin, Ruben Ribet,
20 ottobre Lî nom dî post a Masèel sû planta e bèstia, a cura di Elena Pascal
27 ottobre Li bosc ‘d noste valade, a cura di Federico Avondetto
3 novembre Lh’èrbe e la fiour, a cura di Franco Davite

VAL PELLICE
10 novembre: La piante da fruita, a cura di Bruno Bellion
17 novembre: L’utilizasioun dë laz èrba për dë licour e dë mëzina, a cura della famiglia Bernard e Geneviève Garrone
24 novembre: La pësca ënt i nosti riou, a cura di Osvaldo Melli
1 dicembre : Da la rèssia ar motosega, a cura di Ugo Stringat
15 dicembre: Travaiâ lou bosc, a cura di Enrico Apignani

Sedi:
- Val Germanasca: Scuola Latina, Via Balziglia 103, Pomaretto
- Val Pellice: Fondazione CCV, Via Beckwith 3, Torre Pellice

Coordinatrice: Sandra Pasquet

24 gennaio-28 marzo 2011
Corso di cultura e lingue minoritarie (20 ore)
Trasmissione orale
Val Pellice e Val Germanasca
Per lo sviluppo delle competenze linguistiche saranno utilizzati il canto e la narrazione. A cura di Maura Bertin, Pier Paolo Massel, Cristina Pretto, Jean-Louis Sappé.
5 lezioni in val Pellice; 5 in val Germanasca

Nel territorio delle Valli valdesi il canto rappresenta una delle più importanti forme di trasmissione della memoria orale. Sarà utilizzato, insieme alla narrazione, per lo sviluppo delle competenze linguistiche.

VAL PELLICE
Tutti i lunedì ore 20.30-22.30
24 e 31 gennaio, 2 febbraio a cura di Maura Bertin e Jean Louis Sappé
15 e 21 febbraio a cura di Cristina Pretto

Sede
Fondazione CCV, Via Beckwith 3, Torre Pellice

Orario
Lunedì 20.30-22.30

VAL GERMANASCA
Tutti i lunedì ore 20.30-22.30

28 febbraio a cura di Cristina Pretto

7, 14, 21, 28 marzo a cura di Pier Paolo Massel

Sede
Scuola Latina, Via Balziglia 103, Pomaretto

Orario
Lunedì 20.30-22.30

________

Per informazioni e iscrizioni: Centro culturale valdese, tel. 0121 93 21 79; segreteria@fondazionevaldese.org

LIBRO E MOSCHETTO...COS'E' UN DEJA VU?

Riporto due mail da questo argomento tragicamente tornato di 'moda'...


da una mail di Carloge <gawen52@yahoo.it>
Date: 21/set/2010 16:20
Subject: [forum Sinistra Europea GE] Gelmini: studenti "soldato" nei licei, impareranno a sparare. Il declino inarrestabile della scuola italiana.
To: Verità Giustizia <
veritagiustiziagenova@yahoogroups.com>


Mai la scuola italiana aveva raggiunto, nel corso degli ultimi decenni, un
livello così basso. Per molti quasi un punto di non ritorno. Lo confermano
i dati statistici, lo stato degli atenei italiani, le difficoltà della
didattica, gli scarsi risultati degli studenti (rispetto ai coetanei
europei). La scuola italiana è al collasso, si sa, nonostante le tante
riforme (pseudo-riforme) di questi ultimi anni. Un numero considerevole di
tentativi che, invano, hanno tentato di dare un po’ di respiro al settore,
senza riuscirci. Anzi, quello che abbiamo davanti è un quadro sempre più
cupo, senza prospettive. E così, assistiamo, ad una serie di scandali, di
decisioni eclatanti, spesso non conformi neanche alla stessa legge
italiana. Lo sa il Ministro dell’Istruzione Gelmini, lo sanno gli
operatori della scuola, lo sanno gli studenti. E dalla scuola di Adro al
nuovo protocollo firmato fra il Ministro dell’Istruzione Gelmini e il
Ministro della Difesa La Russa, il passo è davvero breve. Forse l’ultimo
colpo di coda di un’estate "drammatica" per la scuola, che preannuncia un
autunno davvero caldo, anzi, incandescente.

Lo chiamano "allenati per la vita" ed è un corso valido come credito
formativo rivolto agli studenti dei licei. In realtà sembra un vero e
proprio corso "paramilitare". Non è uno scherzo. E’ un protocollo già
firmato fra la Gelmini e La Russa. Ma cosa prevederà? Con grande pace
della Gelmini, gli studenti dei licei impareranno a sparare con pistola
(ad aria compressa), a tirare con l’arco, ad arrampicarsi, a eseguire
perfettamente "percorsi ginnico-militari". E quale sarebbe l’assurda
spiegazione (motivazione) di questa nuova trovata "geniale" del Ministro
Gelmini? Ecco la laconica ed "ipocrita" risposta: "Le attività in
argomento permettono di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il
mondo della scuola alla forze armate, alla protezione civile, alla croce
rossa e ai gruppi volontari del soccorso". Si tratta, in buona sostanza,
di veicolare la pratica del mondo militare in quello della scuola: roba da
altri tempi, tempi bui e, speriamo, non riproponibili.
Ma la speranza "muore" leggendo, di fatto, in cosa consisterà la prova
finale per il nuovo corso "allenati per la vita" (leggi corso
"paramilitare", ndr): "una gara pratica tra pattuglie di studenti". No,
non è un errore di battitura. La circolare parla proprio di "pattuglie" di
studenti. A dir poco equivocabile e senza ritegno il termine utilizzato.
Fosse solo il termine! E’ un progetto "innovativo" passato nel silenzio
assoluto delle opposizioni. Ma anche questa, purtroppo, non è una novità.

E con la nuova proposta Gelmini – La Russa , si allunga, di fatto,
l’elenco degli incomprensibili provvedimenti del Ministro dell’Istruzione.
I tagli alle elementari hanno eliminato qualsiasi potenzialità di
realizzare il vero tempo pieno e ridotto gli spazi per progetti, uscite
didattiche e laboratori. Non c’è un insegnante di sostegno ogni due
studenti disabili, come prevede la legge, a tal punto che alcuni alunni
vengono seguiti solo per cinque ore settimanali. Il provvedimento che
prevede il numero maggiore di studenti per classe, da 27 a 35, viola
apertamente il testo sulla sicurezza scolastica: Il D.M. Interno del
26/8/1992, recante "Norme di prevenzione incendi per l’edilizia
scolastica", al punto 5.0 ("Affollamento") stabilisce che, al fine
dell’evacuazione delle aule, il massimo affollamento ipotizzabile è
fissato in 26 persone/aula ed al punto 5.6 ("Numero delle uscite") che le
porte devono avere larghezza di almeno m 1,20 ed aprirsi nel senso
dell’esodo quando il numero massimo di persone presenti nell’aula sia
superiore a 25 (quante scuole, in tutto il territorio nazionale, non sono
in regola? La maggioranza). E la riduzione del tempo scuola nei licei
artistici (11%) , nei licei linguistici (17%), negli istituti tecnici e
professionali (diminuzione del 30% delle ore di laboratorio) a quale
esigenza didattica di rinnovamento rispondono? Forse servono a far posto a
pseudo-corsi di natura "paramilitare" come quello messo in campo dal duo
Gelmini – La Russa? Tante sono le domande, poche le risposte e le
certezze. Quello che appare chiaro, tuttavia, è che non basteranno anni di
riforme e provvedimenti ad hoc per far risalire la china alla scuola
italiana. E la trovata degli studenti soldato nei licei, a dir poco
bizzarra, non va in quella direzione. Siamo al punto più basso della
scuola italiana? Peggio di così non può andare? Seppur infinitamente poco
consolatoria, dateci almeno questa, di certezza.

Fonte:Famiglia Cristiana

--
Carlo
Forum Per La Sinistra Europea - Genova
http://versose.altervista.org/


E il fucile entrò a scuola. Lezioni di guerra agli studenti

"Esistono già le scuole, non certo comunali né regionali, nelle quali si insegna a sparare e a maneggiare bastoni e coltelli, ma anche a fingersi storpi o ciechi per impietosire la gente".Articolo di: Francesco Merlo

&&&& Foto di http://it.peacereporter.net/

Forse è arrivato il momento di ritirare a Ignazio La Russa quell’attestato di simpatia che gli conferì Fiorello trasformando in satira e ironia il fascista primordiale ossessionato dalla virilità, con il naso adunco e righignato, le nari larghe, la barbetta sotto il mento, le ciglia aspre come setole. Gli occhi come due palle di fuoco e l’ormai famosa voce, che è – "digiamolo" – fascismo rasposo più che buonumore rauco. In combutta con Maria Stella Gelmini, La Russa ha introdotto la pratica delle armi nelle scuole superiori. E’ un corso di guapperia militaresca, valido come credito formativo, che hanno chiamato "Allenamento alla vita" e dove l’insegnamento pratico delle tecniche di guerra, la divisione dei ragazzi in pattuglie, il caricamento dei fucili e le sedute nei poligoni di tiro stanno insieme ad altre discipline belle, giuste e già obbligatorie nelle scuole anglosassoni, come per esempio la sopravvivenza, il nuoto, il primo soccorso e le tecniche di salvataggio. E’ dunque evidente il tentativo di nascondere le ortiche in un mazzo di fiori, ma il risultato finale è quello, opposto, di nascondere i fiori ed esaltare le ortiche, vale a dire lo spirito guerriero come valore educativo.
E’ chiaro che nessun La Russa e nessuna Gelmini riusciranno a risvegliare negli italiani la retorica degli otto milioni di baionette ed è molto probabile che non è questo che i due ministri vogliono. Insomma non è il fascismo che li anima. E’ però una caricatura di "libro e moschetto" questa idea che la scuola debba insegnare a sparare ed è l’ennesima prova che troppo presto e con troppa benevolenza abbiamo liquidato Ignazio La Russa come pittoresco quando concesse le Frecce Tricolori al circo di Gheddafi, o quando si fece riprendere in tuta mimetica negli avamposti afgani, o ancora quando cercò di picchiare, con le sue manone ministeriali, un giornalista che "disturbava" la conferenza stampa di Berlusconi. O, andando a ritroso, quando fu sorpreso (e registrato) da un cronista del Tempo in un bar di Roma, mentre con Gasparri e Matteoli sfogava la sua arcaica e cameratesca virilità in un turpiloquio irripetibile, a conferma di un rapporto losco con il sesso, rude, crudo, diretto, strumentale e fascista. La verità è che del fascismo nostalgico La Russa conserva la vocazione per la pagliacciata delle parate, il salto dentro il cerchio di fuoco di Storace, e da ministro della Difesa scambia i militari con i militaristi, l’esercito moderno che sa fare la guerra perché vorrebbe abolirla con i Rambo e con la maschia gioventù della sua sottocultura, i cittadini guerrieri che sanno tutto di fucili, coltelli, polvere pirica, cartucce, tute mimetiche e stivaloni.
Nelle scuole tedesche e in quelle inglesi, a Chicago come a Parigi, a Stoccarda come a Londra e anche a Torino, per non parlare di certi istituti dei quartieri caldi delle città italiane del Sud, circolano troppe pistole e coltelli, e ci sono ragazzi che sparano con il fucile dal balcone di casa, altri ancora che massacrano i loro coetanei. Insomma sempre più si diffonde, anche in Italia, l’uso delle armi da gioco e da difesa, armi da caccia e armi contro l’insicurezza, armi di paura, armi per diventare eroi, armi per diventare delinquenti. Sembra dunque incredibile che la ministra Gelmini pensi davvero che imparare a sparare permetta "di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alle forze armate, alla protezione civile, alla Croce rossa e ai gruppi volontari di soccorso". E’ vero il contrario: per educare e per allenare alla vita, la scuola dovrebbe, fra le altre cose, smontare la cultura delle armi e insegnare a vivere con compostezza, perché i fucili, le pistole e le pallottole prima o poi trovano un nemico da abbattere: "Se al primo atto il fucile è appeso al muro, al terzo sicuramente sparerà".
Perché non insegnare allora la speciale camminata del protettore di strada, l’uso della mezza parola e dei baffoni a cespuglio o magari la loro variante padana, vale a dire il dito medio di Bossi che è come il ciuffo manzoniano, quello dei bravi? Le armi a scuola sono roba da Antistato, da picciotti appunto. La Gelmini è la loro nuova eroina se non altro perché in questo modo dimostra ai picciotti che tutto è professionale e tutto si può insegnare, anche l’accattonaggio. Esistono già le scuole, non certo comunali né regionali, nelle quali si insegna a sparare e a maneggiare bastoni e coltelli, ma anche a fingersi storpi o ciechi per impietosire la gente. E come tutti capiscono, ci vuole professionalità e tecnica anche per rubare motorini.
Come dicevamo all’inizio, facendo la caricatura dell’uomo delle caverne, Fiorello offrì a La Russa un passaporto per la simpatia. Ed è probabile che davvero a La Russa riuscì di prendere le distanze da quel se stesso che Fiorello così bene strapazzava. Ma desso che il potere ce lo ha restituito al naturale, il brutto anatroccolo è ridiventato brutto anatroccolo. Ha perso la dignità umoristica ed è ritornato ad incarnare lo stereotipo, ridicolo ma non più simpatico, del fascista violento fuori dal tempo e fuori dal mondo. E gli si affianca la Gelmini che con cinica crudezza e con indecenza getta nella scuola – spazzatura tutte le ossessioni dei ministri del governo Berlusconi: i tagli di Tremonti, i fannulloni di Brunetta, i razzismi della Lega, il rancore verso i sindacati e il sessantotto, e ora l’arditismo del ministro della Difesa. Come ultima scelleratezza la Gelmini "addottora" infatti le armi e i miti primordiali di La Russa: appalta la scuola al selvaggio di destra con il totem della virilità.

Fonte: La Repubblica

24 settembre 2010



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Luca Magosso
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mercoledì 22 settembre 2010

Invito tutti i lettori, ovunque si trovino, a firmare la petizione presente sul sito www.savonaeponente.com (giornale telematico di Savona e Riviera di Ponente) contro l'ampliamento della Centrale elettrica Tirreno Power di Vado Ligure

martedì 21 settembre 2010

da una mail di Alessio Di Florio a paxchristi@yahoogroups.com :

http://www.terranews.it/news/2010/08/brescia-il-pdl-insulta-alex-langer

Gianpaolo Silvestri
POLEMICHE. Nell’aspra polemica locale, infatti, l’assessore comunale Labolani non si è peritato di definire il mite ecopacifista altoatesino "terrorista", pur di difendere il politologo Miglio.

Nella querelle bresciana tra la camicia verde Gianfranco Miglio e quella rossa Giuseppe Garibaldi, è stata pesantemente calunniata la figura di Alexander Langer. Nell’aspra polemica locale, infatti, l’assessore comunale Labolani non si è peritato di definire il mite ecopacifista altoatesino "terrorista", pur di difendere il politologo Miglio.

Il casus belli è esploso martedì 10 agosto alle 18, quando nel piccolo prato fra via Milano e via Ugoni, è stato tolto il velo al busto del senatore ideologo del federalismo/separatismo, leghista ante litteram e per lungo tempo (negli anni 80 e 90), osannato vate ispiratore "lumbard". L’opera commemorativa, di Remo Bombardieri e collocata provocatoriamente proprio nello spazio cittadino dedicato all’eroe dei due mondi, è stata inaugurata alla presenza del presidente della Provincia Daniele Molgora, del vice sindaco Fabio Rolfi e di numerosi politici della Lega Lombarda.

Nel colorito assembramento era presente anche l’assessore ai Lavori pubblici e al Centro storico di Brescia, Mario Labolani (Pdl), che si è assunto l’onere di rispondere alle numerose critiche delle opposizioni che hanno parlato di un sindaco ostaggio del Carroccio definendo la scelta del busto alla memoria una provocazione, dati i tempi (l’anniversario dell’Unità d’Italia) e il luogo dedicato al massimo e più popolare eroe risorgimentale (piazza Giuseppe Garibaldi).

Ecco quanto affermato da Mario Laboliani: «Miglio è stato uno studioso che merita rispetto certamente più di un cantante come John Lennon o di un terrorista come Alexander Langer a cui sono state intitolate vie dalla precedente amministrazione».

Da non credere, affermazioni gratuite, irresponsabili e criminali. Certamente nel 150simo anniversario della Repubblica italiana, far coesistere il busto di Gianfranco Miglio e la stata equestre del mito del Risorgimento nonché principale artefice dell’unità d’Italia, Giuseppe Garibaldi, pare alquanto opinabile. Non è, invece, opinabile e rimane di una gravità assoluta indicare in Langer (l’uomo dei ponti tra i popoli e le culture, per due legislature capogruppo dei Verdi europei a Strasburgo, facitore di pace, diritti e giustizia) un "terrorista".

 

Una breve nota mia per ricordare chi fosse Alexander Langer, tratta dal sito della fondazione che porta il suo nome www.alexanderlanger.org

Alexander Langer

Nato a Sterzing/Vipiteno in Alto Adige/Südtirol il 22.2.1946. Giornalista, traduttore, insegnante, collabora fin da giovanissimo con diverse riviste, associazioni, iniziative civiche. Dal 1978 viene eletto per tre legislature in Consiglio provinciale di Bolzano nella lista Neue Linke/Nuova sinistra prima e in quella Verde Alternativa dal 1988.
Negli anni '80 è tra i promotori del movimento politico dei Verdi in Italia e in Europa, come forza innovativa e trasversale. Partecipa ad un intenso dialogo di ricerca con la cultura della sinistra, dell'area radicale, dell'impegno cristiano e religioso, delle nuove spiritualità, di aree non conformiste ed originali che emergono anche tra conservatori e a destra, o da movimenti non compresi nell'arco canonico della politica.
Eletto deputato al Parlamento europeo nel 1989 diventa primo presidente del neo-costituito Gruppo Verde. S’impegna soprattutto per una politica estera di pace, per relazioni più giuste Nord-Sud ed Est/Ovest, per la conversione ecologica della società, dell’economia e degli stili di vita. Compie viaggi e missioni ufficiali in Israele, Brasile, Russia e Argentina, Albania ed Egitto.
Dopo la caduta del muro di Berlino aumenta via via il suo impegno per contrastare i contrapposti nazionalismi, sostenendo le forze di conciliazione interetnica nei territori dell’ex-Jugoslavia. Con il "Verona Forum" offre un tavolo di dialogo a centinaia di militanti della convivenza che si riuniscono a Verona, Strasburgo, Vienna, Bruxelles, Parigi, Tuzla, Skopje e Zagabria. Il 26 giugno si reca a Cannes, con altri parlamentari, per portare ai capi di stato e di governo un drammatico appello: "L'Europa muore o rinasce a Sarajevo".
Al censimento del 1981 e 1991 Alexander Langer, che si era sempre dichiarato di madre lingua tedesca, rifiuta di aderire al censimento nominativo che rafforza la politica di divisione etnica. Con questo pretesto, nel maggio '95, viene escluso senza troppo scandalo dalla candidatura a Sindaco di Bolzano, la sua città.Decide di interrompere la vita il 3 luglio 1995, all'età di 49 anni. Riposa nel piccolo cimitero di Telves/Telfes (BZ), accanto ai suoi genitori.

lunedì 20 settembre 2010

libreria ubik - Corso Italia 116r - Savona

-venerdì 24 settembre Ore 18:

Incontro con

don NANDINO CAPOVILLA e MAJED ABUSALAMA

e presentazione del libro

"UN PARROCO ALL’INFERNO"

Abuna Manuel tra le macerie di Gaza.

Introduce l’incontro SUSANNA BERNOLDI,

Portavoce dell’Associazione AIFO.

In collaborazione con centro di documentazione "LIBROMONDO", Associazione "Donne in nero contro la guerra" ed Comitato "Stop Agrexcom"

La grande truffa dei Global Hawk di Sigonella

di Antonio Mazzeo

Il ministro La Russa non vede, non sente, non parla. Un Global Hawk, il micidiale aereo senza pilota di nuovissima generazione dell’US Air Force, fa bella mostra di sé nella base aereonavale di Sigonella, ma governo e forze armate italiane preferiscono trincerarsi dietro il "no comment", glissando gli interrogativi di piloti civili e associazioni No War preoccupati per le ripercussioni delle future operazioni del velivolo sulla sicurezza del traffico aereo nei cieli della Sicilia. Mentre nell’isola di Guam, Oceano Pacifico, l’atterraggio dell’imponente aereo-spia è stato ripreso da cameraman e giornalisti, per il contemporaneo battesimo di guerra a Sigonella si è scelto il basso profilo. Il Global Hawk è giunto segretamente la notte del 16 settembre, dopo la sospensione di tutte le operazioni aeree sulla base USA e sul vicino scalo civile di Catania-Fontanarossa.

Per saperne di più bisogna informarsi aldilà dell’Atlantico. Jim Stratford, portavoce della Northrop Grumman, società leader del complesso militare industriale statunitense e produttrice dei Global Hawk, annuncia che altri tre aerei giungeranno in Sicilia entro la fine di quest’anno. «I velivoli senza pilota UAV destinati a Sigonella sono tutti nella versione più recente RQ-4B "Block 30" Multi Sigint», dichiara Stratford. «Si tratta di un mezzo in grado di intercettare le comunicazioni terrestri. L’Aeronautica militare statunitense ha ordinato 42 unità di questo modello che ha a bordo un nuovo potentissimo sensore integrato della Raytheon. Gli UAV di Sigonella e Guam si aggiungono ai due velivoli "Block 10" dell’Air Combat Command che supportano le operazioni militari in Afghanistan ed Iraq e ad altri due nella versione "Block 20" che diverranno pienamente operativi molto presto nell’US Air Force».

La Northrop Grumman punta a trasformare lo scalo di Sigonella in una vera e propria centrale mondiale dei Global Hawk, concentrandovi buona parte delle unità di volo e i maggiori centri di manutenzione e riparazione. «Considerati gli UAV nella disponibilità dell’aeronautica USA, quelli che giungeranno con il nuovo programma NATO di sorveglianza terrestre AGS e quelli che l’US Navy sta pianificando di trasferire in Sicilia, è possibile stimare che più di 20 Global Hawk potranno essere installati nella Naval Air Station di Sigonella», ha rivelato il vice presidente di HALE-Northrop Grumman, George Guerra. «In quest’ottica, l’aeronautica militare italiana sta pianificando la creazione di un corridoio aereo per permettere agli UAV di volare da Sigonella». A chiarire quelle che saranno le rotte e le missioni prioritarie dei Global Hawk, il direttore della sezione business development della società, Ed Walby. «Da Sigonella – ha dichiarato - gli aerei saranno in grado di volare sino a Johannesburg e tornare indietro senza la necessità di rifornimenti supplementari di carburante». Global Hawk per le operazioni delle forze armate USA nel continente africano, dunque, pianificate dal nuovo comando, AFRICOM, che il Pentagono ha attivato in Germania ma che presto potrebbe essere trasferito in Sud Italia o in Spagna. Ed Walby preannuncia pure l’insediamento di un centro Northrop Grumman tra gli hangar della grande base militare siciliana: «La possibilità di aggiornare i sistemi a bordo dei Global Hawk potrà significare una forte presenza della nostra società a Sigonella. Ci sarà la necessità di trasferire nuove professionalità e ciò significa tecnici esperti nella base».

A raffreddare i sin troppo facili entusiasmi di supergenerali e manager industriali, da Washington giungono però timori e denunce sui pesanti ritardi e l’espansione dei costi del programma UAV. Nonostante dal 2001 sia uno dei principali mezzi di spionaggio e di conduzione delle operazioni di guerra USA, il Global Hawk non ha ancora formalmente superato i principali test di valutazione operativi (initial operational test and evaluation back - IOT&E). Secondo il vicepresidente dell’industria produttrice, George Guerra, i test generali saranno intensificati nei prossimi mesi, ma un rapporto finale IOT&E potrà giungere non prima del febbraio 2011. Pesanti critiche sui costi del sistema sono stati sollevati il 14 settembre scorso nel corso della conferenza annuale dell’Air Force. Il sottosegretario per le acquisizioni del Pentagono, Ashton Carter, ha denunciato che i Global Hawk stanno costando al contribuente statunitense «molto più» di quanto era stato previsto all’avvio del piano industriale. «I suoi costi sono cresciuti in modo inaccettabile e dobbiamo fare in tutti i modi per metterli sotto controllo», ha dichiarato Carter. «Noi non siamo assolutamente contenti con la produttività che è stato raggiunta. Stiamo rimettendo in discussione il programma in ogni suo dettaglio con il management di Northrop Grumman».

Per i soli UAV dell’US Air Force, il Pentagono ha previsto una spesa di 11,1 miliardi di dollari. Secondo una stima dell’aeronautica militare, i costi del Global Hawk sono però già cresciuti dell’11% circa dall’anno 2000, 100,8 milioni di dollari in più. Da qui la possibilità che si possa arrivare ad un sostanziale taglio agli ordini (77 le unità previste, 38 delle quali già realizzate o in avanzata fase di realizzazione). Nel giugno 2006, proprio l’aumento dei costi del Global Hawk aveva costretto il Pentagono a ridurre il primo lotto di produzione a soli 5 esemplari contro i 20 previsti inizialmente. Nell’aprile 2005, il Government Accountability Office (GAO), il ramo del congresso che svolge funzioni assimilabili alla Corte dei conti italiana, aveva segnalato al Congresso una serie di anomalie finanziarie del piano UAV. Oltre a denunciare il non giustificato aumento delle spese di 1,2 miliardi di dollari in soli 5 anni, il GAO aveva criticato l’US Air Force per aver occultato i rincari sostenuti per lo sviluppo del sistema per 400,6 milioni di dollari. «Diverse importanti tecnologie necessarie per le funzioni prioritarie non sono ancora pronte e saranno testate sul nuovo velivolo aereo in ritardo rispetto al programma, dopo che molti dei Global Hawk saranno stati già comprati», concludeva il rapporto del GOA.

Perplessità sulla sostenibilità finanziaria degli UAV giungono pure dall’Alleanza Atlantica che ha deciso l’acquisizione di otto Global Hawk nella versione "Block 40", nell’ambito del programma AGS che sarà operativo tra il 2013 e il 2014. Il generale dell’US Air Force, Steve Schmidt, comandante della forza AWACS NATO a cui sarà assegnata la direzione dell’AGS, ha spiegato che si tratta di una «commessa assai costosa, per più di un miliardo di euro», lamentando tuttavia che «per motivi di budget, non tutte le nazioni hanno deciso di contribuirvi finanziariamente». Alla firma del Programme Memorandum of Understanding (PMOU) che segna i confini legali, organizzativi e finanziari del sistema d’intelligence, si sono presentati infatti solo 15 dei paesi membri dell’organizzazione nord-atlantica. Oltre a Canada, Danimarca, Germania, Italia, Norvegia e Stati Uniti d’America, si tratta del piccolissimo Lussemburgo e di paesi dell’Est Europa (Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia), dalle limitatissime risorse economiche.

Il programma di sorveglianza terrestre AGS che sarà basato a Sigonella sotto il Comando alleato centrale di Mons (Belgio), prevede oltre ai Global Hawk "Block 40" su cui sarà montato il sistema radar MP-RTIP (Multi-Platform Radar Technology Insertion Program), quattro stazioni terrestri trasportabili e undici stazioni di terra mobili. La diserzione dei maggiori partner occidentali NATO, ha già comportato l’aumento dell’onere finanziario a carico dell’Italia, oggi stimato in circa 150 milioni di euro, il 10% dell’intero piano finanziario del programma AGS. Per il funzionamento degli aerei senza pilota e della nuova supercentrale di spionaggio, è stato inoltre annunciato l’arrivo in Sicilia di un «NATO Force Command di 800 uomini, con le rispettive famiglie», che richiederà risorse finanziarie aggiuntive per la realizzazione di alloggi ed infrastrutture di supporto.

 

da una mail inviata a

semprecontrolaguerra@googlegroups.com

domenica 19 settembre 2010

«Un disordine narcisistico»

Luigi De Paoli e la sua "Psicanalisi del Cristianesimo" (Di Girolamo Editore)

Recensione di Simone Jacca

Frequentemente ci si domanda come mai dal "ceppo" cristiano sorgano correnti inneggianti sia alla libertà-uguaglianza-fraternità che al suo contrario, sia la dipendenza che la coercizione. Storici e sociologi hanno difficoltà a spiegare la presenza di movimenti violenti come le Crociate accanto a raggruppamenti nonviolenti come i seguaci di Francesco, i preti-martiri per la liberazione e i preti-pedofili. In questi casi non sono in gioco le diversità, proprie di ogni religione, ma vere e proprie contrapposizioni, come tra Riforma (protestante) e Controriforma (cattolica), che hanno dato luogo a guerre fratricide, o come quelle che si sono snodate tra Chiese orientali (ortodosse) e Chiese occidentali (cattoliche).

Questa inveterata e accanita lotta tra fazioni cristiane, che si contendono una superiorità etica e che gareggiano per il monopolio della verità, appare tanto più insensata se si pensa che tutte si rifanno allo stesso fondatore storico, il cui messaggio e la cui crocefissione escludono qualsiasi sentimento di inimicizia verso i "diversi", siano essi pagani, donne o stranieri. Per tentare di comprendere le radici delle perduranti inconciliabilità che segnano il Cristianesimo occorre imboccare una strada che scenda dal livello "razionale", tipico della cultura occidentale, a quello "non-razionale", che non obbedisce alle regole del tempo-spazio né al principio di non-contraddizione. Tale transizione è analoga a quella che la scienza ha dovuto compiere nel corso dei secoli riconoscendo che non c’è ordine senza caos e che, ad esempio, l’andamento della fisica quantistica non va di pari passo con quello della meccanica newtoniana. Similmente i processi coscienti della mente non sono omogenei a quelli "inconsci", per cui le regole che presiedono al sogno e alle fantasie non valgono per quelle che consentono di adattarci alla realtà quotidiana.


Nel libro Psicoanalisi del Cristianesimo (pp. 224, € 18,00, Di Girolamo Editore) Luigi De Paoli intende dimostrare che la divaricazione tra le correnti cristiane diventa sempre più macroscopica man mano che ci si allontana dalla vita di Gesù di Nazareth. Va tenuto presente che egli non fonda alcuna chiesa, non lascia alcun messaggio scritto, non istituisce gerarchie sacerdotali, non consacra liturgie né dogmi. Si limita a sottolineare che, a differenza dei capi religiosi, il buon Padre non predilige i devoti frequentatori del tempio, ma chi pratica le Beatitudini e un amore disinteressato verso affamati, assetati, prigionieri e malati. La sua breve predicazione è affidata non al libro ma alla semplice comunicazione personale, non alla lettera ma allo spirito. Le cose diventano problematiche quando discepoli ed evangelisti cominciano a mettere nero su bianco e a definire il Nazareno come "l’uomo che viene a togliere i peccati del mondo", "esaltato da Dio al di sopra di tutti gli esseri", "l’Alfa e l’Omega", "Figlio di Dio", "Redentore", e "Messia". Allo stesso tempo nelle prime comunità cristiane si fa largo una credenza opposta, incorporata nei Vangeli, che lo degrada a "figlio obbediente", "Agnello di Dio", "inviato del Padre", "che a lui si immola".


In sostanza, i discepoli dell’ebreo-falegname iniziano un doppio movimento che deforma la sua identità psico-storica, dato che per un verso lo idealizzano fino a divinizzarlo, mentre dall’altro lo degradano a "servo di Dio" e a vittima sacrificale, "il cui sangue purifica la nostra coscienza". Pur contrastando il culto dell’imperatore, fino a rischiare esclusioni e persecuzioni, i cristiani non riescono a evitare di catalogare Gesù secondo l’assetto ideologico dell’Impero romano, che prevede da un lato una realtà divina e dall’altra una sub-umana. A fronte di un Sommo Pontefice, Filius Dei (Figlio di Dio) c’è il popolo disumanizzato e privo di diritti.


Quando, tre secoli dopo Gesù, Costantino concede la libertà di culto ai cristiani con l’editto di Milano (313), la condizione di quest’ultimi muta progressivamente fino a capovolgersi: la religione cristiana, ad opera dell’imperatore Teodosio (380), diventa religione di Stato, la disobbedienza al dogma è considerata "delitto di Stato" e la Chiesa diventa imperiale, suddivisa in due settori. Uno è rappresentato dalla Sacra Gerarchia, che parla ed agisce come se fosse Dio, continuazione del Cristo trionfante, onnisciente e dotato del potere di giudicare e amministrare anche le realtà terrene. L’altro è costituito dal popolo, ignorante, obbediente e muto, in parole povere, vittima sacrificale.


Con Agostino tale dissociazione è teologizzata, diventando ancora più profonda. A seguito del (presunto) "peccato originale", commesso dai progenitori e trasmesso sessualmente a tutte le generazioni, solo i battezzati hanno la fortuna di accedere ai piaceri del Paradiso, mente i miliardi di non battezzati sono condannati al fuoco eterno. Il solco agostiniano tra fedeli e infedeli divide anche l’uomo (padrone) dalla donna (serva), la verginità dal matrimonio, l’anima dal corpo, la Città di Dio da quella Terrena, la Religione vera da quelle false.


A partire da Costantino e da Agostino la scissione verticale tra il Gesù-Messia-Figlio-di-Dio e il Servo-Agnello-di-Dio si riproduce inconsciamente all’interno dell’organizzazione cristiana. Compare la spaccatura tra una Chiesa di serie A (cattolico-romana) e una di serie B (protestante-ortodossa), tra l’Unico vero redentore (Gesù Cristo) e quelli non affidabili, tra le persone rivestite di potere sacro e quelle (profane) che ne sono completamente prive. La separazione non è dovuta a ragioni teologiche, meno ancora a quelle dell’amore fraterno, ma a quella oscillazione psico-dinamica tra i due eccessi, l’idealizzazione e la denigrazione, che vengono clandestinamente attribuiti a Gesù dopo la sua morte.


Tale vertiginoso squilibrio genera due conseguenze. Avendo perso le proprie caratteristiche psichiche al Nazareno non viene riconosciuto il duro lavoro della propria evoluzione umana e spirituale, essendo dotato di una presunta natura magico-divina, che gli consente di conoscere eventi e di operare miracoli che vanno al là di ogni capacità umana. Al tempo stesso egli non può assurgere a modello significativo per quanti si battono per la giustizia e la riabilitazione dei poveri e degli oppressi, dal momento che gli viene attribuita una personalità degradata, completamente telecomandata dal Padre, di cui è un puro messaggero e servo.


La distorsione di Gesù, e qui siamo alla seconda conseguenza, non può far altro che generare cristiani affetti da un "disordine narcisistico", al cui interno l’idealizzazione coesiste con la denigrazione, tanto di se stessi che dell’altro. Il nucleo pericoloso del "disordine narcisistico" sta proprio in quel mix di auto-svalutazione e di auto-divinizzazione che sono i motori fondamentali della violenza, tanto più minacciosi in quanto sottraggono energie all’IO e a quell’esame di realtà che consente di accedere alla fase adulta, abbandonando entrambi i residui di una mente infantile.


Un esame delle dinamiche inconsce del Cristianesimo è indispensabile per capire perché anche l’Occidente si trovi diviso e incapace di avviare una conciliazione al proprio interno e con le altre civiltà. Si rifletta su due creature partorite in terre che si vantano di avere "radici cristiane": il capitalismo e la democrazia. Entrambi si pavoneggiano di essere i migliori sistemi del mondo e di avere un mandato pressoché divino ad imporre la loro Buona Novella. Si dà il caso che essi abbiano generato non solo guerre mondiali e rivalità fratricide sconosciute a qualsiasi altro sistema sociale, ma anche una spoliazione della terra e una perversione della biosfera che minacciano tutte le future generazioni. Non appare, quindi, fantomatica l’ipotesi che Cristianesimo e Occidente abbiano in comune il fatto di aver ereditato e trasmesso il peccato originale del "disordine narcisistico".

(LM MAGAZINE n. 13, 15 settembre 2010, supplemento a LucidaMente, anno V, n. 57, settembre 2010)

da una mail di Enrico Peyretti a sullasoglia@yahoogroups.com

sabato 18 settembre 2010

PRIMA DELLA PADANIA



Il Ministro Gelmini ha emanato una circolare che informa che i simboli leghisti posti un po' ovunque nella scuola elementare statale di Adro (Brescia) devono essere tolti. Bene. Però ho visto alla tv che il polo scolastico è intitolato a Gianfranco Miglio. Quando si parla di 'cattivi maestri'...


Vediamo un po' chi era Miglio (che, per onestà, devo ricordare che era tra i fondatori della rivista Limes -come dire, uno dei pochi, se non l'unico, intellettuale della Lega)...


Ho prelevato questo scritto dal sito della lega nord (come si fa a disinfettare un computer?):


 


Gianfranco Miglio

Gianfranco Miglio è nato a Como nel 1918, da una famiglia presente sul Lario da più di settecento anni. Professore ordinario di Scienza della politica all’Università Cattolica di Milano, è stato per trent’anni Preside della facoltà di Scienze politiche. Dopo essersi dedicato alla Storia del diritto internazionale, e alla teoria dell’amministrazione pubblica, dal 1964 si è occupato dei problemi dello stato moderno in generale, e del sistema politica italiano in particolare, nonché delle questioni più rilevanti dell’ordinamento internazionale attuale. Dal 1980 al 1983 ha diretto i lavori del "Gruppo di Milano", che studiò e propose un organico progetto di riforma della Costituzione italiana. Eletto senatore nel 1992 e nel 1994 come indipendente nelle file della Lega Nord è poi stato riconfermato nel 1996. Il 10 agosto del 2001 il professore si è spento nella sua casa in provincia di Como.


 


Il pensiero di Miglio
Gli scritti del "Professore",qui sotto riportati come documenti, interventi, lettere e articoli, sono di una attualità straordinaria proprio per la lucidità e la forte aderenza alla realtà dei fatti politici ed istituzionali.

CONGRESSI




Il "Decalogo di Assago" redatto da Miglio al Congresso Lega Lombarda - Assago dicembre 1993


Intervento di Miglio al Congresso Lega Nord - Bologna, febbraio 1994


ARTICOLI




La Padania e le grandi regioni - dal "Il Corriere della Sera" - dicembre 1975


LETTERE




Lettera di Miglio a Massimo Cacciari - 1993


DAI SUOI LIBRI




Perchè servono tre macroregioni dal libro "Una Costituzione per i prossimi trent'anni"


Miglio e le tre macroregioni dal libro "L’asino di Buridano"


Le macroregioni proposte da Miglio

LE MACROREGIONI PROPOSTE DA MIGLIO (vedi cartina sopra)
Il progetto redatto dal professor Miglio nel "Decalogo di Assago" (dicembre 1993) prevede la creazione di tre macroregioni: Repubblica del Nord (3), Repubblica dell'Etruria (4), Repubblica del Sud (6) e la conservazione delle cinque regioni a statuto speciale esistenti Valle d'Aosta (1), Trentino Alto Adige SudTirolo (2), Friuli Venezia Giualia (5), Sicilia (7) e Sardegna (8). Il progetto riconosce le autonomie "storiche" più forti; per la prima volta, poi, si dà all'Italia centrale la denominazione (e la connotazione) di Etruria, ricominciando a formulare un distinguo storico e linguistico tra la Toscana e il resto della parte centrale della Penisola.


http://www.leganord.org/elezioni/2008/bossi_miglio/default2.asp


Nota mia:


PS: anche su questo sito campeggia l'anticostituzionale dicitura Lega nord per l'indipendenza della padania


PPS1: Gianfranco Miglio è colui che aveva dichiarato che già in Toscana si sentiva a disagio...

PPS2: la cartina pubblicata non parla di padania. si vede che bossi non l'aveva ancora pensata...ahi ahi ahi

Non so quanti abbiano letto il mio post sull'assessore romano (straniera sarà lei). due amici l'hanno fatto di sicuro, sui rispettivi blog Giorgio Amico su Vento Largo e Floriana su Traguardi.

Lo dicevo l'altro giorno a mia figlia: quello che manca, e se ne sente la mancanza, è l'indignazione. Chi scrive ha ormai una certa età (i prossimi sono 52...). Sono sceso in piazza per il Viet Nam, per il Cile, per la Bosnia, ecc. per manifestare solidarietà agli operai, ai palestinesi, per difendere il tempo pieno e via dicendo. Fossi Gaber, potrei dire che forse, un volta ce ne era fin troppo di impegno, di indignazione, di rabbia. Ora è tutto anestetizzato, sublimato. Mezza Italia protesta, l'altra mezza se ne strafrega. Lo sapete che ho la mania delle citazioni, ma ce ne è una bellissima di Nuto Revelli. Nell'introduzione a Il mondo dei vinti (Einaudi) riporta un quanto gli ha detto un sindaco della montagna piemontese: "Oggi le cose in Italia vannocome vanno perchè la razza dei rompicoglioni è in via d'estinzione". Ora, in linea coi genetisti progressisti (e di fama mondiale come i Cavalli Sforza) ritengo che le razze umane non esistono (ne esiste una sola). Però quella dei rompicoglioni (non è una parolaccia ma una citazione) deve esistere (e deve resistere).
Tornando all'indignazione, non possiamo nè dobbiamo rassegnarci. Certo, con i nostri piccoli blog non possiamo sfidare i titani dell'informazione, però ricordiamoci di Davide (contro Golia qualcosa ha combinato)...

venerdì 17 settembre 2010



CHE COS’E’ IL M.I.R.


Il M.I.R. (Movimento Internazionale della Riconciliazione) è un movimento internazionale, a base spirituale, composto da persone che, sulla base della convinzione profonda che il potere dell’amore e della verità possa creare giustizia e restaurare comunità, si impegnano a praticare la nonviolenza attiva come stile di vita e mezzo di trasformazione personale, sociale, economica e politica. Dal 1919 è stato attivo nel promuovere programmi e attività per la riconciliazione, la costruzione della pace, la nonviolenza attiva e la soluzione dei conflitti.


In Italia il M.I.R. nasce nel 1952 per iniziativa di Tullio Vinay e Carlo Lupo (valdesi), Ruth e Mario Tassoni (quaccheri). Si impegna sin dall’inizio per la diffusione della teoria e della prassi della nonviolenza e presto raccoglie adesioni anche tra i cattolici. Dagli anni '60 a oggi è stato attivo a livello nazionale per un ecumenismo di base e per approfondire i fondamenti religiosi della nonviolenza. Ha svolto azione di sensibilizzazione per la Prima Assemblea Ecumenica Europea ("Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato", Basilea 1989), per l'incontro preliminare Assisi 1988, per le altre due assemblee ecumeniche europee (Graz 1997 e Sibiu 2007).


OBIEZIONE DI COSCIENZA E SERVIZIO CIVILE


Il M.I.R. ha sostenuto Giuseppe Gozzini e Fabrizio Fabbrini, primi obiettori cattolici al servizio militare, e si è impegnato per il riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza. Dall'approvazione della legge è convenzionato con il Ministero della Difesa per far espletare agli obiettori il servizio civile nell'attuazione di programmi di formazione alla pace e alla nonviolenza attiva. È stato il Movimento che ha avviato per primo in Italia la Campagna di Obiezione di coscienza alle spese Militari (OSM), nata negli anni '80 e tuttora in atto, e si adopera per far conoscere la Difesa Popolate Nonviolenta (DPN) come alternativa alla difesa armata.


Dopo la fine del servizio militare obbligatorio il M.I.R. ha sostenuto il Servizio Civile Volontario la sede di Torino, ha elaborato progetti sui quali possono impegnarsi dei giovani interessati all'educazione alla pace che scelgono di fare questo tipo di servizio.


ANTINUCLEARE


Già contrario alle armi nucleari, all’inizio degli anni '70 il M.I.R. è stato il primo movimento in Italia a schierarsi contro il nucleare civile. Grazie a numerose iniziative e lotte nonviolente contro le centrali nucleari e a favore dell'uso delle energie alternative, si è giunti al referendum del 1987 nel quale l’Italia ha deciso la definitiva uscita dal nucleare.


Il M.I.R. sostiene la campagna "Fermiamo chi scherza col fuoco atomico".


EDUCAZIONE ALLA PACE E ALLA LEGALITÀ


Dagli anni '70 il M.I.R. ha organizzato in varie città scuole popolari, scuole di pace e manifestazioni in favore dei baraccati e dei terremotati. Oggi le sedi sono impegnate, in collaborazione con le istituzioni locali e regionali, nella realizzazione di incontri e convegni di formazione e di informazione sulla pace, la nonviolenza, un diverso modello di sviluppo. Agli inizi degli anni '90 ha promosso nel Sud, in collaborazione con la Commissione Francescana Giustizia e Pace, seminari sul tema "nonviolenza e criminalità organizzata" guidati da Jean e Hildegard Goss-Mayr, presidenti onorari internazionali del MIR/IFOR. È tra i movimenti che aderiscono all'associazione nazionale antimafia LIBERA.


IL DECENNIO PER L'EDUCAZIONE ALLA PACE ED ALLA NONVIOLENZA


La branca italiana del M.I.R. ha contribuito a fondare il Comitato Italiano per il Decennio che si propone di dare attuazione alle deliberazioni dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha proclamato il periodo 2001-2010 Decennio internazionale per l'educazione alla nonviolenza ed alla pace per i bambini del mondo. Per maggiori informazioni vedi il sito del Comitato Italiano www.decennio.org


CAMPI ESTIVI


E’ dal 1987 che il M.I.R., in collaborazione con altri gruppi e comunità, organizza campi estivi rivolti a giovani e adulti con lo scopo di condividere una esperienza comunitaria di approfondimento della nonviolenza. Il programma completo dei campi 2009 è disponibile on line


INIZIATIVE INTERNAZIONALI


Il M.I.R. ha coordinato a livello nazionale la Campagna per una soluzione nonviolenta in Kossovo e rappresenta l’IFOR presso l’UNESCO. Sostiene il procedo di difesa non violenta ed autodeterminazione delle Comunità di Pace Colombiane all’intermo della Rete di solidarietà "Colombia vive!", della quale è membro fondatore. Sostiene anche le campagne nonviolente per la soluzione pacifica del conflitto israelo/palestinese.


COLLABORAZIONE CON ALTRI MOVIMENTI


Il M.I.R. ritiene indispensabile la collaborazione e la convergenza con altre associazioni nonviolente. Per questo aderisce alla rete Lilliput, una delle più significative esperienze nonviolente degli ultimi anni e all’associazione IPRI – Rete CCP, che si propone di avviare ed istituzionalizzare esperienze di Corpi Civili di Pace. Mantiene sempre viva la collaborazione con i Beati i Costruttori di Pace, Movimento Nonviolento, Pax Christi e aderisce ad organismi internazionali quali Church and Peace.


ISCRIZIONE


Tessera comprensiva di abbonamento a QUALEVITA € 40 (autoriducibili)


Tessera senza abbonamento a QUALEVITA € 20


Tessera Socio Sostenitore € 60


Tessera Socio simpatizzante € 20


Versare la quota di adesione sul c/c n. 118458 intestato al MIR presso la Banca Etica


IBAN IT47 Y050 1801 0000 0000 0118 458


e compilare la scheda di iscrizione


INFORMAZIONE


Bimestrale QUALEVITA, via Buon Consiglio 2 - 67030 TORRE DEI NOLFI (AQ)


Abbonamento annuo € 10.000 su ccp n. 10750677- e-mail: qualevita3@tele2.it


PRESIDENTE NAZIONALE


Ilaria Ciriaci


e-mail: paoloeilaria@aliceposta.it


SEGRETERIA NAZIONALE


via Garibaldi 13 – 10122 TORINO


tel.: +39.011.532824 – fax: +39.011.5158000


e-mail: segreteria@miritalia.org


sito web: http://www.miritalia.org

STRANIERO SARA' LEI!
Un assessore comunale romano ha ricordato a tutti che i bambini nati da famiglie straniere non possono essere considerati italiani. Premesso che spesso neanch'io mi sento italiano (e tanto meno rappresentato da chi in questo governo racconta barzelette imbeccilli su Hitler o loda i respingimenti -ricordo che l'Italia spende 5.000.000.000 di euro l'anno per condannare a morte -pardon, respingere- dei poveracci che cercano la salvezza nel nostro paese e poi mancano soldi per le scuole -l'80% degli edifici scolastici è fuori norma, tanto per fare un piccolo esempio).
Dicevo che i bimbi nati da famiglie non italiane sono da considerarsi stranieri. Perchè? Porto un dato concreto: metà dei bimbi stranieri del Circolo Didattico dove lavoro è nata in Italia, frequenta e ha frequentato scuole italiane, guardano ahimè la tv italiana; non parla una solo parola della lingua di origine mentre parla bene la lingua italiana. Se va bene non è mai stata nel paese da cui proviene la sua famiglia. Eppure per la normativa italiana, sono stranieri. Perchè? Se qualche lettore ha capito il motivo, per favore, mi scriva!

giovedì 16 settembre 2010

IL COMUNE DI ROMA VUOL CHIUDERE IL PROGETTO CITTA' DELL'ALTRA ECONOMIA. IMPEDIAMOLO!

Carissimi/e, l’Amministrazione comunale di Roma vuole chiudere
l’esperienza della Città dell’Altreconomia, ogni strada tentata in passato
non ha avuto esito. Per questo abbiamo deciso di lanciare in queste ultime
due settimane una forte mobilitazione , e vedremo cosa succederà . Vi
chiediamo di diffondere ovunque possiate questo appello (mail list facebook
e siti vari ) e di seguire questa vicenda come se fosse un impegno di
tutti/e, per provare a fermare questa scelta che mira ad interrompere un
esperienza che con grande fatica ha provato a costruire una proposta per la
nostra città che mettesse al centro nuovi stili di vita, per un economia
di giustizia orientata la” bene comune” . Saluti ric

La Città dell’Altra Economia, è un laboratorio, non un semplice incubatore
di progetti e di imprese di "green economy". Questo laboratorio sta per
essere chiuso. Se sei un'organizzazione, un gruppo o semplicemente un
cittadino/a che ha apprezzato gli oltre 500 eventi tra convegni, conferenze
stampa, spettacoli, mostre, incontri, dibattiti, presentazioni, seminari,
laboratori, corsi che l'hanno resa uno "luogo" pubblico, economicamente
sostenibile, importante per Roma e unico in Italia, sottoscrivi questo
appello, fallo circolare e mobilitati insieme a noi!

Appello : Non Fermate il Progetto Città dell'Altreconomia

Car* amic*,

ci rivolgiamo a tutti voi perché come persone, gruppi, organizzazioni
piccole e grandi cittadine, nazionali e non solo, ci avete incontrato,
conosciuto, sostenuto perché ci siamo impegnati nella sperimentazione di
attività, progetti, reti e realtà di economia alternativa e solidale nella
“CITTA' DELL'ALTRA ECONOMIA” di Roma, all’interno del Foro Boario di
Testaccio.

Questo spazio non è stato un semplice “centro commerciale sostenibile”, un
aggregato di uffici e luoghi di lavoro e di consumo responsabile. E’ stato,
secondo un preciso progetto avviato dalle oltre 60 realtà che hanno animato
il Tavolo dell’Altra Economia cittadino e condiviso con il Comune, uno
“luogo” pubblico importante per Roma. Sale, piazzale, spazi di mostra e di
vendita sono stati frequentati con regolarità da centinaia di migliaia di
persone nel corso dello scorso anno, hanno ospitato oltre 500 eventi tra
convegni, conferenze stampa, eventi, spettacoli, mostre, incontri,
dibattiti, presentazioni, seminari, laboratori, corsi. Centinaia di bambini
e ragazzi delle scuole romane ma non solo hanno imparato in queste occasioni
come crescere, studiare, vivere in modo più consapevole e sostenibile.

La Città dell’Altra Economia, dunque, è un processo, non un semplice
incubatore di progetti e di imprese di “green economy”, come invece pensa il
Comune. Alle richieste di chiarimenti rivolte all’amministrazione, infatti,
l’amministrazione attuale ha risposto che intende procedere con i nuovi
bandi all’insediamento “aperti ad imprese della filiera agricola e biologica
e alle nuove tecnologie per l’ambiente e l’energia”. Mentre per la gestione
degli spazi comuni ad uso pubblico (sala conferenza , spazi espositivi sale
riunioni e piazzale antistante) l’amministrazione non intende più assumersi
la responsabilità della cogestione , ma vuole affidare a terzi la loro
gestione , privatizzando di fatto questi spazi.

La realtà è che così facendo questo progetto verrebbe chiuso perché i nuovi
bandi limiterebbero a sole due aree tra quelle elencate nella Legge
regionale sull'Altra Economia la possibilità di fare attività; quindi nella
città di Roma verrebbe meno quella vetrina che fino ad oggi ha avuto il
compito di mostrare ai visitatori in un sol colpo d'occhio tutto
l'articolato sistema di attività sulle quali poggia l'Altraeconomia.

I nuovi bandi ad oggi non sono ancora usciti. Questo ha creato e continua a
creare un crescente livello di precarietà per le realtà che animano la CAE,
nonché' per i loro lavoratori e lavoratrici. Non è chiaro fino ad oggi, poi,
come il comune intenda gestire la transizione dalla vecchia alla nuova
gestione, che potrebbe facilmente durare lunghi mesi, durante i quali,
evidentemente, la CAE potrebbe rimanere chiusa o priva della maggior parte
delle attività economiche che operano al suo interno.

E ‘evidente quindi che il progetto della Città dell’Altra Economia per la
sua storia ad oggi non è riducibile a questa semplificazione. Chi ha varcato
le sue porte ha avuto la possibilità di partecipare alle oltre 30 linee di
attività - tra cui l’agricoltura biologica, il commercio equo e solidale, il
riuso e riciclo, le energie alternative, il consumo critico, la finanza
etica, il teatro, l’arte, la formazione, la comunicazione e il software
libero, il turismo responsabile - che si sono ispirate ai principi e ai
criteri di lavoro della Carta approvata nel 2004 dal Tavolo dell’Altra
economia e che hanno caratterizzato la vita della Città da quando ha aperto
i battenti il 29 settembre del 2007.

Vi chiediamo di sottoscrivere questo appello per chiedere insieme a noi che
questo laboratorio vada avanti, e che il Sindaco Alemanno chiarisca
pubblicamente le motivazioni che lo portano, nei fatti, a chiuderlo.

Per firmare l’appello vai al sito :
http://www.cittadellaltraeconomia.org

Informazioni stampa: Cesare Budoni 349 6040937