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lunedì 31 maggio 2010

da una mail di Sergio Di Vita (sdivita@neomedia.it)

Date: 30 maggio 2010 22.08
Oggetto: tagliamo la guerra: contro-manovra da 24 miliardi

fonte:

http://www.uomoplanetario.org/wordpress/2010/05/tagliamo-la-guerra-contro-manovra-da-24-miliardi/

Tagliamo la guerra: contro-manovra da 24 miliardi

Giorgio Cattaneo

Sacrifici duri? Facciamoli pagare alla guerra, non alle fasce deboli.

Mentre la Cgil annuncia lo sciopero generale contro la manovra di salvataggio proposta da Giulio Tremonti per mettere l'Italia al riparo dal dissesto finanziario innescato dalla crisi globale e in particolare dal crack della Grecia, dalla provincia di Venezia arriva una singolare contro-proposta: «La mia manovra? Semplice: tagliare la guerra».

Ermes Drigo, protagonista della riconversione ecologica di Portogruaro, fa i conti in tasca alla difesa:

ritirando le truppe dall'Afghanistan e limando qualche voce dagli armamenti, si risparmiano giusto 24 miliardi di euro, quelli che il governo si appresta a spremere dagli italiani.

Per semplificare, Drigo ricorre a un calcolo elementare:

«Non sono mai stato un esperto di bilanci - premette - ma sono preoccupato che questa crisi sia pagata come sempre dai meno potenti».

Pallottoliere alla mano, Drigo ha condotto «una ricerca semplice e veloce sulle spese militari dell'Italia».

La sua "manovra" è semplicissima: si basa sulla somma di alcune voci di costo. Secondo Sipri Yearbook di Stoccolma, per le spese militari, nel 2008 l'Italia ha speso 40,6 miliardi di euro, tra Afghanistan, bombardieri, sommergibili e navi.

In particolare: secondo il blog "Sbilanciamoci" (www.sbilanciamoci.org), la difesa italiana impegna mezzo miliardo di euro all'anno per la campagna in Afghanistan, ha ipotizzato di spendere altri 16 miliardi per acquistare 131 bombardieri invisibili F-35, aerei "stealth" di ultima generazione, mentre 2 miliardi di euro sono il costo di 4 sommergibili U-212.

Inoltre, secondo "Il Sole 24 Ore", la portaerei Cavour rappresenta un autentico salasso per le finanze statali: l'ammiraglia della marina militare, ferma o in navigazione, costa 150.000 euro al giorno.

«Con i soldi della portarei Cavour potremmo finanziare la scuola pubblica», dice Drigo, esponente del Movimento per la Decrescita Felice, presentando la sua contro-manovra finanziaria:

mezzo miliardo risparmiato col ritiro dall'Afghanistan, più 16 miliardi che resterebbero in cassa rinunciando ai bombardieri F-35 e altri 2 miliardi risparmiati lasciando perdere i nuovi sommergibili.

Se poi si tolgono 5,5 miliardi dal bilancio 2010 della difesa, si ottiene in un solo anno la cifra esatta della manovra biennale di Tremonti: 24 miliardi di euro.

Fonte originale: www.libreidee.org

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fonte: Ansa

Assalto israeliano a flotta pro Palestina, 15 morti

Hamas invoca intifada contro ambasciate. Italiani a bordo non coinvolti nella sparatoria

31 maggio, 09:09

GAZA - Almeno quindici persone della flotta internazionale formata da sei imbarcazioni di attivisti pro-palestinesi che si dirigeva verso Gaza sono rimasti uccisi durante l'assalto di un commando israeliano. Lo ha annunciato la catena televisiva privata israeliana '10'. La radio pubblica ha riferito che alcuni militari israeliani sono stati feriti.
Secondo i media israeliani tra le vittime ci sarebbero nove cittadini turchi.

La 'flottiglia' organizzata da diverse Ong internazionali per portare aiuti umanitari nella striscia di Gaza, sfidando l'embargo imposto da Israele, era partita ieri pomeriggio da Cipro. A bordo delle sei navi con circa 700 attivisti, secondo gli organizzatori, ci sono 10.000 tonnellate di aiuti, tra cui 100 case prefabbricate e attrezzature mediche.

Alcune navi della flottiglia battono bandiera turca e una Ong turca sarebbe uno dei principali organizzatori dell'intera operazione di invio di una flottiglia di aiuti a Gaza sotto assedio. Israele, che nega che a Gaza sia in atto una crisi umanitaria, aveva ripetutamente avvertito che avrebbe impedito alla flottiglia di arrivare a Gaza ma si era offerto di far pervenire a destinazione gli aiuti, dopo ispezione, tramite un valico terrestre. Per Israele, perciò, l'intera operazione è una "provocazione" studiata con l'intento di diffamare la sua immagine agli occhi del mondo.

"Le immagini non sono certo piacevoli. Posso solo esprimere rammarico per tutte le vittime" ha detto il ministro israeliano per il Commercio e l'Industria, Binyamin Ben-Eliezer, alla radio dell'esercito.

ITALIANI A BORDO, NON COINVOLTI IN SPARATORIA - Ci sono anche alcuni italiani, almeno cinque, fra gli attivisti della flottiglia che stamani cercava di recarsi a Gaza e che e' stata bloccata dalle forze israeliane. E' quanto riferisce la Farnesina interpellata sulla vicenda.
Le fonti del ministero degli Esteri italiano riferiscono anche che non risultano italiani coinvolti nella sparatoria che ha provocato morti e feriti. L'ambasciata italiana in Israele ha comunque inviato alcuni funzionari ad Haifa, dove la flottiglia verra' scortata dalle
forze israeliane, per verificare la situazione sul posto.

ABU MAZEN CONDANNA 'MASSACRO' - Il presidente dell'Autorità palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) ha condannato stamane il "massacro" degli attivisti filopalestinesi nel corso dell' abbordaggio delle loro navi da parte della marina militare israeliana e ha decretato tre giorni di lutto nei territori palestinesi. In Israele intanto forze armate e polizia sono state poste in stato di massima allerta.

ISRAELE CONFERMA MORTI, FUOCO CONTRO DI NOI - Un portavoce militare israeliano ha confermato stamane che un numero non precisato di passeggeri della navi di attivisti filo-palestinesi sono stati uccisi e che altri sono stati feriti nel corso dell' operazione di abbordaggio delle navi. Ha detto che viaggiatori hanno fatto uso di armi da fuoco e da taglio e opposto resistenza violenta ai soldati. Più di quattro militari sono stati feriti, alcuni in modo grave.

TURCHIA, A RISCHIO RELAZIONI CON ISRAELE - La Turchia ha duramente condannato oggi l'assalto armato da parte della marina militare israeliana contro la flottiglia di attivisti filo-palestinesi che si recavano a Gaza con aiuti umanitari ed ha sottolineato che "questo sfortunato evento, avvenuto in mare aperto in violazione della legge internazionale, può condurre a irreparabili conseguenze nelle nostre relazioni bilaterali" con Israele. La condanna è contenuta in un comunicato diffuso ad Ankara dal ministero degli Esteri turco, in cui si sottolinea inoltre che "i militari israeliani hanno usato la forza contro civili, tra cui donne, bambini e vecchi di vari Paesi che volevano portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza". "Israele - prosegue il comunicato - colpendo civili innocenti, ha ancora una volta dimostrato di ignorare del tutto la vita umana e le iniziative di pace e noi condanniamo con forza tale inumano trattamento da parte di Israele". "A parte le iniziative intraprese dall'ambasciata di Turchia a Tel Aviv, l'ambasciatore d'Israele ad Ankara è stato convocato al ministero per spiegazioni urgenti. Qualunque siano le ragioni di Israele - conclude il documento - è impossibile accettare tale azione contro civili che conducono attività pacifiche. Israele dovrà sopportare le conseguenze di questa violazione della legge internazionale".

FLOTTIGLIA, PER HAMAS ARREMBAGGIO E' TERRORISMO DI STATO - Hamas ha denunciato stamane a Gaza l'arrembaggio della flottiglia di aiuti umanitari e di attivisti filopalestinesi da parte della marina israeliana, affermando che si tratta di "terrorismo organizzato di stato".

Hamas ha invocato oggi "una intifada (rivolta) dinanzi alle ambasciate israeliane. A parlarne è stato Ahmad Yusef, uno degli esponenti della fazione islamico radicale palestinese a Gaza. Altri portavoce del movimento hanno definito l'accaduto "un crimine internazionale", invitando l'Onu e la comunità mondiale a reagire e ad avviare una inchiesta affinché "i colpevoli siano puniti". A Gaza City, intanto, la gente si sta radunando in strada per una dimostrazione di protesta convocata sia da Hamas sia da altri gruppi radicali come la Jihad Islamica. Fonti locali non escludono un'immediata recrudescenza di attacchi o lanci di razzi verso Israele.

GRECIA ATTIVA UNITA' DI CRISI
- Il ministero degli Esteri greco ha attivato l'Unità di crisi in seguito all'assalto israeliano contro la 'Flottiglia per Gaza', della quale facevano parte due unità battenti bandiera ellenica, il cargo 'Liberta' del Mediterraneò e la passeggeri 'Sfendoni', a bordo delle quali si trovavano cittadini greci e palestinesi. Atene ha indicato di non avere finora notizie ufficiali su quanto accaduto e sulla sorte dei propri concittadini. Secondo attivisti greci a bordo delle unità, citati dalla radio Skai, gli israeliani avrebbero dato l'arrembaggio con elicotteri e gommoni ed avrebbero fatto uso di "proiettili veri".
Atene, riferiscono fonti del ministero degli Esteri, ha chiesto al governo israeliano chiarimenti e spiegazioni sull'assalto alla 'Flottiglia', attraverso l'ambasciata greca. Il ministero degli Esteri ha inoltre contattato l'ambasciatore israeliano ad Atene per chiedergli informazioni dettagliate e assicurazioni sulla salute e la sicurezza dei cittadini greci che si trovavano a bordo della 'Flottiglia'.

TENSIONE FRA ARABI IN ISRAELE - La polizia israeliana ha elevato lo stato di allerta nelle zona del Wadi Ara (60 chilometri a nord di Tel Aviv), dopo che nella città di Um el-Fahem si è sparsa la voce - finora non confermata - che nell'attacco della marina israeliana alla flotta di attivisti filo-palestinesi diretti a Gaza sia stato ferito dai militari lo sceicco Raed Sallah, leader del Movimento islamico nel Nord di Israele, che vive a Um el-Fahem. La radio militare aggiunge che i vertici della polizia israeliana hanno condotto stamane una seduta di emergenza e che continuano a seguire da vicino l'evolversi della situazione nella popolazione araba.
La polizia israeliana ha deciso di chiudere al traffico, per motivi prudenziali, alcune arterie in Israele che passano attraverso zone popolate da arabi, fra cui nel Wadi Ara. In questa zona la tensione è molto elevata dopo che si è diffusa la notizia che un leader islamico locale, sceicco Raed Sallah, sarebbe rimasto ferito in modo grave negli incidenti verificatisi nella 'Flottiglia Ong'. La polizia israeliana ha inoltre deciso di isolare la zona della Spianata delle Moschee a Gerusalemme.

Terrorismo di Stato!

La Marina israeliana attacca la Freedom Flotilla:
almeno dieci morti e vari feriti tra i partecipanti

All'alba di quest'oggi, 31 maggio, nelle acqua internazionali Israele ha aggredito con navi da guerra della Marina militare appoggiata da elicotteri la Freedom Flotilla, che trasporta tonnellate di aiuti per la popolazione della Striscia di Gaza, sotto embargo da circa quattro anni.

Vi sarebbero almeno dieci morti (ma probabilmente sono di più) e vari feriti soprattutto sulla nave turca della Flotilla contro cui si sono accanite le truppe speciali israeliane.

L'aggressione - che è ancora in corso - è avvenuta in acque internazionali, pertanto si tratta a tutti gli effetti di pirateria.

I partecipanti alla Freedom Flotilla sono attivisti pacifisti internazionli e disarmati, il cui unico scopo dichiarata è quello di portare gli aiuti alla popolazione di Gaza.


***

http://www.rainews24.rai.it/it/canale-tv.php?id=19497

Segui la flotta online su: www.witnessgaza.com/it ; http://shiptogazase.blogspot.com ; www.livestream.com/insaniyardim

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sabato 29 maggio 2010

Cari amici,

gentili signori,

ritenendovi interessati vi segnalo la seconda ristampa del volume di Anselmo Palini

"Testimoni della coscienza. Da Socrate ai nostri giorni"

editrice Ave di Roma, prefazione di Franco Cardini.

Anselmo Palini è autore anche dei seguenti altri volumi

sui testimoni di pace e di

nonviolenza:

"Voci di pace e di libertà. Nel secolo delle guerre e dei genocidi"

editrice Ave, Roma 2007, prefazione di Paolo Giuntella

"Primo Mazzolari. Un uomo libero"

editrice Ave, Roma 2009, postfazione di mons. Loris Francesco Capovilla

"Le carte dei diritti"

editrice La Scuola, Brescia 2003

In allegato una presentazione di tre volumi del prof. Palini.

Vi chiedo la cortesia di farli conoscere nel modo che

ritenete più opportuno.

Cordiali saluti.

Alessandra Bertoni

Anselmo Palini

TESTIMONI DELLA COSCIENZA

Da Socrate ai nostri giorni

Editrice Ave, Roma 2005 (seconda ristampa 2009), pp. 304

Prefazione di Franco Cardini

Premio Capri San Michele 2006 sezione Giovani

I personaggi di cui si parla nel libro di Anselmo Palini "Testimoni della coscienza. Da Socrate ai nostri giorni" con prefazione di Franco Cardini, sono Socrate e Antigone, Massimiliano di Tebessa, un giovane cristiano del III secolo che si rifiutò di entrare nell’esercito romano, e Tommaso Moro, Pavel Florenskij e Franz Jägerstätter, un contadino austriaco che pagò con la vita il suo rifiuto di vestire la divisa nazista, gli studenti della Rosa Bianca e il loro professore Kurt Huber.

Si tratta di figure esemplari che, in circostanze spesso drammatiche, hanno saputo dire no alle pretese del potere, anteponendo le ragioni della coscienza perfino a quelle della sopravvivenza.

Ciò che unisce tutti i personaggi qui presentati è proprio la fedeltà a dei principi morali assoluti, non negoziabili, che in un certo momento storico sono stati ritenuti superiori alle leggi dello Stato.

Questo libro ci parla dunque, come ha scritto nella prefazione il prof. Franco Cardini, "dell’esemplarità delle scelte di chi persegue una coerenza assoluta rispetto a se stesso: di chi non si arresta a quel ‘necessario e sufficiente’ che ordinariamente ci viene richiesto e sul quale fondiamo di solito la nostra etica comportamentale di persone oneste e, quando si è credenti, di bravi cristiani".

Tutti i personaggi di cui tratta Anselmo Palini in questo suo libro hanno pagato con la vita le proprie scelte e la fedeltà a delle "leggi eterne e immutabili", quelle che per noi oggi risiedono in quel luogo sacro che è la coscienza individuale.

Il presente testo intende essere preciso e rigoroso, ma non specialistico, ossia non per i soli addetti ai lavori. Ha dunque un carattere divulgativo, in quanto l’obiettivo è quello di permettere a tutti gli interessati di avvicinarsi alle tematiche e ai personaggi qui presentati. Le numerose note che vengono riportate hanno proprio questo scopo: fare in modo che le ricostruzioni biografiche, la contestualizzazione storica e i brani antologici possano essere comprensibili ed accessibili a tutti.

Per questo suo libro Anselmo Palini ha ricevuto, dalle mani del prof. Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica, e del prof. Franco Casavola, già presidente della Corte Costituzionale, il premio "Capri san Michele 2006" per la sezione riguardante i libri particolarmente indicati per i giovani.

Tra le numerose recensioni di questo testo, si ricorda quella pubblicata su "L’Osservatore Romano" del 14 aprile 2007.

 

Anselmo Palini

Voci di pace e di libertà.

Nel secolo delle guerre e dei genocidi

Prefazione di Paolo Giuntella

Editrice Ave, Roma 2007, pp. 336

Il Novecento ha il volto inumano e violento dei Gulag e della Shoah, ma ha anche il volto di chi in tali contesti ha cercato di resistere e di affermare il proprio diritto alla libertà, di chi ha condannato la sopraffazione e ha manifestato un desiderio di pace.

Nel libro si parla di Anna Achmatova, la poetessa russa che con il poema lirico Requiem ha dato voce al dramma delle madri e delle mogli di quanti in Russia erano stati ingiustamente incarcerati dal potere comunista;

si narra la vicenda dei tredici docenti universitari che nel 1931 si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo, perdendo così la propria cattedra e rimanendo senza lavoro;

si racconta di Josef Mayr-Nusser, il giovane altoatesino, dirigente di Azione Cattolica e presidente di una Conferenza di san Vincenzo, che si rifiutò di giurare fedeltà a Hitler e che per questa scelta pagò con la vita;

infine, con emozione, si illustra la vicenda umana e spirituale di Etty Hillesum, la giovane donna ebrea che nell’inferno della Shoah seppe riscoprire Dio e affermare la bellezza della vita.

Questo libro intende dunque fare memoria del bene, togliere dall’oblio o dalla dimenticanza alcuni personaggi che hanno avuto la forza di dire no alla tirannide e di resistere al male, mantenendo acceso un piccolo lume nel buio della notte.

Questo libro rappresenta una sorta di proseguimento del cammino intrapreso dall’autore con il precedente volume Testimoni della coscienza. Da Socrate ai nostri giorni (editrice Ave, Roma 2006, prefazione di Franco Cardini). Il filo rosso che collega i personaggi presentati nei due libri è proprio il tema della testimonianza, ossia della fedeltà a valori e princìpi che si ritengono assoluti, non negoziabili.

Tra le numerose recensioni, si ricorda quella su "Jesus" di dicembre 2007.

 

 

 

 

 

 

 

Anselmo Palini,

Primo Mazzolari, un uomo libero,

editrice Ave, Roma gennaio 2009 (prima ristampa giugno 2009),

postfazione di mons. Loris Francesco Capovilla

Nel 2009 ricorre il 50° anniversario della morte di don Primo Mazzolari, il parroco di Cicognara e di Bozzolo, definito "tromba dello Spirito Santo in val Padana" da Giovanni XXIII. Paolo VI parlò di lui come di un profeta che camminava avanti con un passo troppo lungo e spesso non si riusciva a stargli dietro.

Mons. Loris Francesco Capovilla, nella postfazione a questo nuovo libro di Anselmo Palini, citando il profeta Giobbe, descrive don Mazzolari come un "uomo integro e retto, timorato di Dio e alieno dal male, un uomo umile e dotto, pastore d’anime saggio e misericordioso, chinato sui solchi dei poveri e proteso verso le lontane frontiere della civiltà dell’amore".

A cinquant’anni dalla morte, il presente volume ("Primo Mazzolari. Un uomo libero", editrice Ave, Roma gennaio 2009, postfazione di mons. Loris Francesco Capovilla) ricostruisce la vicenda biografica di don Primo Mazzolari, prestando particolare attenzione alle sue scelte rispetto ai grandi eventi storici di cui fu testimone: le guerre mondiali, il fascismo, il Concordato, l’avventura coloniale italiana, le leggi razziali, la Resistenza, le ‘rese dei conti’ nel secondo dopoguerra, il comunismo, le dittature dell’Est europeo, la corsa agli armamenti, la guerra fredda, l’annuncio del Concilio.

Vengono anche evidenziati i temi al centro della riflessione del parroco di Bozzolo: i lontani, i poveri, la pace, l’ecumenismo, la libertà di coscienza, la necessità di un laicato più autonomo, maturo e corresponsabile, il rinnovamento della vita religiosa e della Chiesa.

Siamo di fronte ad un testo preciso e rigoroso, ma non specialistico. Ha dunque un carattere divulgativo. Con le numerose note, con la contestualizzazione storica di testi e di vicende, si intende offrire a tutti la possibilità di accostarsi alla originale e sempre più attuale testimonianza che don Primo Mazzolari ha offerto con la propria vita e con le proprie scelte.

Con questo testo l’autore prosegue nel cammino intrapreso con Testimoni della coscienza (editrice Ave, Roma 2005, prefazione di Franco Cardini) e Voci di pace e di libertà (editrice Ave, Roma 2007, prefazione di Paolo Giuntella): don Mazzolari e i personaggi presentati negli altri due libri, in contesti storici difficili e pagando prezzi molto alti, non si sono piegati al potere tirannico che avevano di fronte, ma hanno affermato il diritto alla libertà, alla giustizia e alla pace.

Questo libro di Anselmo Palini, come pure i precedenti, ci parla dell’esemplarità delle scelte di chi persegue una coerenza assoluta rispetto a se stesso: di chi non si arresta a quel ‘necessario e sufficiente’ che ordinariamente ci viene richiesto e sul quale fondiamo di solito la nostra etica comportamentale di persone oneste e, quando si è credenti, di bravi cristiani.

Un libro prezioso per approfondire la conoscenza di uno dei profeti del XX secolo. Un libro che si fregia della postfazione di mons. Loris Francesco Capovilla, che fu segretario di Giovanni XXIII e grande amico di don Primo Mazzolari.

Tra le numerose recensioni, si ricorda quella su "La Civiltà Cattolica" del 21 novembre 2009.

 

L’autore

Anselmo Palini, coniugato, tre figli, vive e lavora in provincia di Brescia.

È docente di Materie Letterarie nella Scuola Superiore.

Nei suoi studi ha approfondito in particolare i temi della pace, dell’obiezione di coscienza, dei diritti umani e, più recentemente, le problematiche connesse con i totalitarismi nel XX secolo.

Fra i suoi scritti, ricordiamo:

un approfondito studio, pubblicato nel 1983, con il titolo I primi cristiani, la guerra, il servizio militare riportato in Pax Christi (a cura di), Comunità cristiane per una cultura di pace, Queriniana, Brescia;

i libri Aborto dibattito sempre aperto Città Nuova, Roma 1992 (con la prefazione del prof. Adriano Bausola, già rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore);

Bambini e ragazzi nel mondo. I diritti affermati, i diritti negati Libreria Editrice Vaticana, Roma 2000 (con la prefazione del dott. Piergiorgio Liverani, già direttore del quotidiano "Avvenire");

Le carte dei diritti editrice La Scuola, Brescia 2003;

Testimoni della coscienza. Da Socrate ai nostri giorni, prefazione del prof. Franco Cardini, editrice Ave, Roma ottobre 2005 (seconda ristampa aprile 2009), premio Capri San Michele 2006 sezione Giovani;

Voci di Pace e di libertà. Nel secolo delle guerre e dei genocidi, prefazione di Paolo Giuntella, editrice Ave, Roma settembre 2007;

Primo Mazzolari. Un uomo libero, editrice Ave, Roma gennaio 2009 (prima ristampa giugno 2009), postfazione di mons. Loris Francesco Capovilla.

Ha pubblicato inoltre articoli, saggi e inserti su varie riviste, come Humanitas, Vita e pensiero, Scuola Italiana Moderna, Nuova Umanità, Scuola e Didattica, Mosaico di Pace, Azione Nonviolenta, Nuova Secondaria, Dialoghi, Nigrizia, Civiltà Bresciana, Formazione e Lavoro.

 

 

 

 

giovedì 27 maggio 2010

Lettera aperta a Berlusconi della scrittrice albanese Elvira Dones

La scrittrice albanese Elvira Dones ha scritto questa lettera aperta al premier Silvio Berlusconi in merito alla battuta del Cavaliere sulle "belle ragazze albanesi".
In visita a Tirana, durante l'incontro con Berisha, il premier ha attaccato gli scafisti e ha chiesto più vigilanza all'Albania.


Poi ha aggiunto:

"Faremo eccezioni solo per chi porta belle ragazze".

NATA FEMMINA

"Egregio Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi".

Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione."
Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate.

A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana.

Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.
Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna.
Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero.

Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo "Sole bruciato".

Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei.
Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi.
Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato.
E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo.

E' una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei.
Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.
In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo.


In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite.
Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.

Questa "battuta" mi sembra sia passata sottotono in questi giorni in cui infuria la polemica Bertolaso , ma si lega profondamente al pensiero e alle azioni di uomini come Berlusconi e company, pensieri e azioni in cui il rispetto per le donne é messo sotto i piedi ogni giorno, azioni che non sono meno criminali di quelli che sfruttano le ragazze albanesi, sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali costosi.
Mi vergogno profondamente e chiedo scusa anch'io a tutte le donne albanesi

Merid Elvira Dones

"PS.: Tutte le persone che ricevono la presente comunicazione spero sentano l'obbligo civile e morale di trasmetterla ad altre persone.
grazie Elvira

ringrazio l'amica Grazia per la segnalazione

mercoledì 26 maggio 2010

per un punto di vista interessante e alternativo che inizia con un
taglio alle spese militari

http://www.altracitta.org/2010/05/25/30-miliardi-contro-la-crisi-ecco-la-finanziaria-di-sbilanciamoci-dalla-parte-delle-persone-e-dellambiente/

bepi tattara

Mosaico dei giorni
Manovra: niente tagli alla difesa
26 maggio 2010 - Tonio Dell'Olio

Manovra finanziaria anticrisi. I titoli si sprecano e i commenti
anche. Manovra sulle pensioni e sul numero delle province, sugli
stipendi degli statali e sulle regioni, persino sull'invalidità e sui
politici che guadagnano più di 80.000 euro, sulla sanità, sulle case
fantasma e sull'evasione fiscale. Mi sforzo di cercare i tagli alla
difesa ma niente. Non posso crederci. Non hanno tagliato nemmeno le
parate militari! Non hanno fatto nemmeno un passo indietro
sull'acquisto dei 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighter
(JSF-F35) che impegnerà il nostro paese fino al 2026 con una spesa di
13,5 miliardi di euro, più della metà della manovra varata ieri dal
governo. La spesa militare non si tocca! Eppure sono convinto che se
chiedessimo alla gente se preferisce i tagli sugli stipendi e sulla
spesa della propria regione, sulle pensioni e sui servizi della
sanità, rispetto a quelli per la "difesa", non avrebbe incertezze a
dire che, in tempo di recessione, la sicurezza di cui abbiamo bisogno
con maggiore urgenza è quella sociale. Messa in crisi dalla manovra
finanziaria.

http://www.peacelink.it/mosaico/a/31862.html
________________________________________
Mosaico di pace
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70052 Bisceglie (BA)
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lunedì 24 maggio 2010

Articolo 21, ItaliaRadioWeb e l'Osservatorio sui Tg come il funzionamento dell'Associazione Articolo21.Lieri di, sono ikniziative che si leggono sul VOLONTARIATO e sui CONTRIBUTI DEI LETTORI.
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A volte mi chiedo come Falcone avrebbe reagito oggi al dilagare della corruzione che avvelena l’Italia

 

di Roberto Morrione (23/05/2010)
Da 18 anni, il 23 maggio, il grande albero davanti a casa Falcone a Palermo si riempie di messaggi rivolti all’uomo che, insieme con Paolo Borsellino, più rappresenta nell’immaginario degli italiani il sacrificio di chi è morto in nome dello Stato per difendere la democrazia dal potere criminale. La strage di Capaci, come due mesi dopo quella di Via D’Amelio, sono al centro di cerimonie, testimonianze, manifestazioni sincere e commosse di tanti giovani e giovanissimi, chiamati a conoscere e a non dimenticare da associazioni civili, magistrati, forze di polizia, amministratori pubblici, artisti, operatori dell’informazione.

Michele Prestipino ed il codice linguistico mafioso tra i pizzini dei boss - di Giulia Fresca

 

"La notizia prima di tutto, fermiamo la legge bavaglio".
Lunedì alle 15 alla FNSI a Roma

 

di redazione (23/05/2010)

Contro le nuove norme critiche a tutto campo. Lunedì prossimo, la Federazione Nazionale della Stampa, che con il presidente Roberto Natale ha partecipato alla maratona, chiama in campo nella protesta le prime firme del giornalismo: alle 15 nella sede della Fnsi a Roma, e in collegamento con il Circolo della stampa di Milano, si confronteranno, tra gli altri, su questo tema: Ferruccio De Bortoli, Vittorio Feltri, Mario Calabresi e Gianni Riotta da Milano; Ezio Mauro, Concita De Gregorio e Norma Rangeri, da Roma. ’’La notizia prima di tutto, fermiamo la legge bavaglio’’, è lo slogan dell’iniziativa riassunto nello striscione che darà il titolo al confronto.
PER LA LIBERTÀ D'INFORMAZIONE, PER LE LIBERTÀ COSTITUZIONALI NO ALLA LEGGE BAVAGLIO. TEATRO DELL'ANGELO, LUNEDI' 24 MAGGIO ORE 10.00 - ROMA
/ INTERCETTAZIONI: IL GIURAMENTO DI ARTICOLO 21 / "Il ministro (bip) ha comprato casa con assegni intestati a (bip). Ci scusiamo ma non possiamo dire altro..." - di Stefano Corradino e Giuseppe Giulietti / Intercettazioni, l'Europa ci tirerà dal tritacarne- di Federico Orlando

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"GIURA" anche tu contro ogni bavaglio

 

INTERCETTAZIONI: Casson, "con questa legge il branco di stupratori di Guidonia sarebbe ancora libero di colpire"

 

di Ugo Dinello (22/05/2010)

"Abbiamo guadagnato un anno in più di democrazia per il nostro Paese e la nostra gente". Felice Casson è in aula, nel Senato della Repubblica, dopo l'ennesima nottata passata in commissione Giustizia a discutere di quel disegno di legge bugiardo anche nel nome: si chiama disegno di legge "sulle intercettazioni e la tutela della privacy". Un disegno di legge - diciamolo finché si può dire - voluto dal governo solo per impedire alla magistratura di scoprire il marcio nell'Italia della cricca, per impedire ai giornalisti di raccontarlo e quindi, in ultima analisi, per impedire ai cittadini di saperlo, di essere informati. In una parola: di essere elettori consapevoli.

Antonio Ingroia: non riportiamo indietro l'orologio della storia della lotta alla criminalità - di Marialaura Carcano
/ "Più ancora che come giornalista mi sento offesa come cittadina - di Bice Biagi / "Introducono l'omertà di stato. Intervista al giornalista di Repubblica Attilio Bolzoni - di Nello Trocchia

 

RICORDIAMO A TUTTI I COLLEGHI GIORNALISTI CHE VI SONO LE ELEZIONI PER IL RINNOVO DELL'ORDINE NAZIONALE E REGIONALE DEI GIORNALISTI. A ROMA SI VOTA ANCHE OGGI, LUNEDI' DALLE 16.00 ALLE 21.30 LUNEDI’ 24 MAGGIO, CONI - Centro Acqua Acetosa 00197 - Roma - Largo Giulio Onesti 1

Sono previste delle navette di collegamento per il voto
Ore 15.30: Navetta n.1 CENTRO RAI SAXA RUBRA INGRESSO N.2 , Ore 15.30: Navetta n.2 ANSA VIA DELLA DATARIA , Ore 17.00: Navetta n.1 CENTRO RAI SAXA RUBRA INGRESSO N.2 , Ore 17.00: Navetta n.2 PIAZZA DEL PARLAMENTO , Ore 18.30: Navetta n.1 CENTRO RAI SAXA RUBRA INGRESSO N.2
Ore 18.30: Navetta n.2 ANSA VIA DELLA DATARIA , Ore 20.00: Navetta n.1 CENTRO RAI SAXA RUBRA INGRESSO N.2, Ore 20.00: Navetta n.2 CENTRO RAI SAXA RUBRA INGRESSO N.2

 

Fare Futuro e Articolo21: "regaliamo la Costituzione italiana per proteggerla nei suoi fondamenti!"

di Redazione (22/05/2010)
"Il 23 maggio regaliamo a un amico la Costituzione italiana". Con questo appello Stefano Corradino direttore di Articolo21 e Filippo Rossi (nella foto), direttore del webmagazine di Fare Futuro aderiscono congiuntamente alla giornata dedicata alla promozione della lettura organizzata dall’Aie e dal Centro per il libro e la lettura". "Regaliamo e facciamo leggere la Costituzione per proteggerla nei suoi fondamenti - scrivono Rossi e Corradino, promotori di questa iniziativa "bipartisan". "A partire dall'articolo1 minacciato da coloro che subordinano il lavoro al profitto a tutti i costi. Per difendere i principi e "i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale" (art.2) da spinte secessioniste ed egoistiche.

 

L’ammaina bandiera della Rai

di Ottavio Olita (22/05/2010)
Michele Santoro che spiega per 20 minuti le ragioni del suo disagio, della sua difficoltà di lavorare al meglio delle possibilità, sentendosi ‘tollerato’ e sorvegliato in una Rai che dovrebbe invece esaltarlo per la qualità e l’originalità del lavoro che svolge e per la ricca fetta di mercato conquistata, doppia rispetto a quella consueta della rete che lo ospita; Maria Luisa Busi che sceglie un profilo più basso ma non meno serio, autorevole, di forte impatto, con una lettera interna, rivolta ai colleghi di redazione...

Maria Luisa Busi lascia la conduzione del Tg1. La lettera integrale al direttore Minzolini

 

Tutti i tg annusano il vento e "scoprono" le leggi bavaglio. La FNSI : "Non passeranno!"

di DENTRO LE NOTIZIE (22/05/2010)
I TITOLI DEI TG DEL 21 MAGGIO 2010 - Per la quarta sera di seguito dobbiamo occuparci dei temi dell’informazione, o del bavaglio alla medesima, così come vengono trattati o maltrattati dai tg. Ma questa pervicacia è stata al fine premiata. Dopo esitazioni, latitanze, sottovalutazioni e autocensure che abbiamo dovuto riscontrare da parte del tg 1 e del tg 5, (senza considerare, perché scontato, il disimpegno di Studio Aperto), questa sera tutti i tg – proprio tutti, parlano dei provvedimenti della maggioranza sulle intercettazioni e, chi più chi meno, delle contestazioni agli stessi, delle proteste, dei distinguo. (ALL'INTERNO L'OSSERVATORIO IN AUDIO, L'ANALISI E IL COMMENTO OGGI AFFIDATO A ATTILIO BOLZONI GIORNALISTA DE LA REPUBBLICA E ROBERTO NATALE, PRESIDENTE FNSI. L'OSSERVATORIO ANCHE IN PDF)

 

Undici anni fa l'uccisione di Massimo D'Antona

di Paola Venanzi (20/05/2010)
Il 20 maggio 1999 i brigatisti rossi Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce uccidono, in via Salaria a Roma, Massimo D’Antona. Gli scaricano addosso 9 colpi, il colpo di grazia direttamente al cuore. Galesi muore nel 2003 durante un conflitto a fuoco, la sua compagna Lioce viene catturata e condannata all’ergastolo nel 2005. Perché nel mirino delle nuove BR finisce Massimo D’Antona? D’Antona era un giurista, un docente di diritto del lavoro all’università "La Sapienza" di Roma...

Ascolta l’intervista all’onorevole Olga D’Antona

 

Un intervento urgente per salvare l'editoria italiana

di Mediacoop, Articolo21, FNSI, Comitato per la libertà dell'informazione (20/05/2010)
Il Sottosegretario Bonaiuti continua ad annunciare risolutori Stati Generali, che già posticipa all’autunno, ma ribadisce che, comunque, non ci sono risorse. La proposta di legge di riforma, che secondo la richiesta della Camera e del Senato doveva essere presentata entro giugno, è di là da venire. Per il Governo sembra rappresentare sempre più un semplice artificio dialettico...

 

Salviamo il regista Jafar Panahi dalla morte

di Ahmad Rafat * (19/05/2010)
Jafar Panahi, Leone d'Oro con "Il Cerchio, è in carcere dal primo marzo. Jafar Panahi è "accusato" di aver iniziato le riprese di un film senza aver ottenuto le necessarie autorizzazioni. Panahi, membro assente della giuria del Festival di Cannes, ha iniziato domenica, nel carcere di Evin dove è detenuto, uno sciopero della fame totale a tempo illimitato. Dal carcere Jafar ha fatto pervenire una lettera.

 

Thailandia: ucciso il fotoreporter Fabio Polenghi. Si faccia immediata luce

di Redazione (19/05/2010)
Articolo21 esprime la sua totale vicinanza alla famiglia e ai colleghi di Fabio Polenghi (nella foto), il fotoreporter milanese ucciso a Bangkok. E' uno dei tanti professionisti dell'informazione morto sul campo, 12 dall'inizio dell'anno come ricorda il sito di Reporters sans Frontieres. Per questo chiediamo che si faccia immediatamente luce su quanto successo affinchè la sua vicenda non cada nel dimenticatoio e non sia avvolta dal mistero e dagli insabbiamenti come già avvenuto in moltissimi casi, dalla russa Anna Politoskavja agli italiani Ilaria Alpi ed Enzo Baldoni. Sul caso Polenghi il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti è intervenuto alla Camera.

Thailandia: " Tensione ancora molto alta". Parla l'ambsaciatore italiano Michlengelo Pipan- di Elisabetta Viozzi

 

G8 di Genova. Dopo 9 anni un barlume di giustizia

di Alessandro Danese (19/05/2010)
La Corte d'appello di Genova ha praticamente ribaltato la sentenza di primo grado per i poliziotti responsabili dell'irruzione alla scuola Diaz del 2001. "Non si possono dimenticare le terribili ferite inferte a persone inermi, la premeditazione, i volti coperti, la falsificazione del verbale di arresto dei 93 no-global, e le bugie sulla loro presunta resistenza." E’ la requisitoria finale del procuratore generale Pio Machiavello...

sabato 22 maggio 2010

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 198 del 22 maggio 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:

nbawac@tin.it

Sommario di questo numero:

1. Ripudia la guerra, difendi i diritti umani di tutti gli esseri umani

2. Martin Luther King: Io ho un sogno

3. Hannah Arendt: La Resistenza nonviolenta in Danimarca

4. Associazione "Respirare": Firmare per il referendum in difesa dell'acqua bene comune e diritto umano

5. Una lettera aperta al Ministro dell'Economia e delle Finanze

6. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento

7. "Azione nonviolenta"

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. RIPUDIA LA GUERRA, DIFENDI I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Il colpo di stato razzista, la partecipazione italiana alla guerra afgana: due crimini contro l'umanita'.

E' diritto e dovere di ogni essere umano ripudiare la guerra e difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.

E' diritto e dovere sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana ripudiare la guerra e difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Occorre un'insurrezione nonviolenta per la legalita', per la democrazia, per la civilta', per l'umanita'.

Occorre un'insurrezione nonviolenta per salvare le vite umane minacciate dalla guerra e dal razzismo.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

2. MAESTRI. MARTIN LUTHER KING: IO HO UN SOGNO

[Riproponiamo ancora una volta il seguente discorso estratto dall'antologia di scritti e discorsi di Martin Luther King curata da Fulvio Cesare Manara, Memoria di un volto: Martin Luther King, Dipartimento per l'educazione alla nonviolenza delle Acli di Bergamo, Bergamo 2002, che reca traduzioni di discorsi e scritti del grande maestro della nonviolenza. Il testo seguente e' quello dell'indimenticabile discorso tenuto alla marcia a Washington per l'occupazione e la liberta', Washington, 28 agosto 1963; la traduzione (di Tania Gargiulo) e' ripresa da Martin Luther King, "I have a dream", Mondadori, Milano 2000, 2001, pp. 226-230. Cosi' Martin Luther King descrisse la circostanza: "Cominciai a parlare leggendo il mio discorso, e fino a un certo punto continuai a leggere. Quel giorno sentivo nell'uditorio una rispondenza straordinaria, e tutt'a un tratto mi venne in mente questa cosa. Nel giugno precedente, dopo essermi unito a un tranquillo raduno di migliaia di persone nelle strade del centro di Detroit, nel Michigan, avevo tenuto un discorso nella Cobo Hall, in cui mi ero servito dell'espressione 'io ho un sogno'. L'avevo gia' usata piu' volte nel passato, e semplicemente mi venne fatto di usarla anche a Washington. Non so perche': prima di pronunciare il discorso non ci avevo pensato affatto. Dissi la frase, e da quel momento in poi lasciai del tutto da parte il manoscritto e non lo ripresi piu'".

Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994 (edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; Il sogno della nonviolenza. Pensieri, Feltrinelli, Milano 2006; cfr. anche: Marcia verso la liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza 1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press, e' in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono usciti sinora sei volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve (January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 - November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4. Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New Decade (January 1959 - December 1960); 6. Advocate of the Social Gospel (September 1948 - March 1963); ulteriori informazioni nel sito:

www.stanford.edu/group/King/

Opere su Martin Luther King: Lerone Bennett, Martin Luter King. L'uomo di Atlanta, Claudiana, Torino 1969, 1998, Nuova iniziativa editoriale, Roma 2008; Gabriella Lavina, Serpente e colomba. La ricerca religiosa di Martin Luther King, Edizioni Citta' del Sole, Napoli 1994; Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996; Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004; Paolo Naso (a cura di), Il sogno e la storia. Il pensiero e l'attualita' di Martin Luther King (1929-1968), Claudiana, Torino 2008; cfr. anche Paolo Naso, Come una citta' sulla collina. La tradizione puritana e il movimento per i diritti civili negli Usa, Claudiana, Torino 2008. Esistono altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King, Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di non particolare valore. Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp. 3-9), con una bibliografia essenziale]

Oggi sono felice di essere con voi in quella che nella storia sara' ricordata come la piu' grande manifestazione per la liberta' nella storia del nostro paese.

Un secolo fa, un grande americano, che oggi getta su di noi la sua ombra simbolica, firmo' il Proclama dell'emancipazione. Si trattava di una legge epocale, che accese un grande faro di speranza per milioni di schiavi neri, marchiati dal fuoco di una bruciante ingiustizia. Il proclama giunse come un'aurora di gioia, che metteva fine alla lunga notte della loro cattivita'.

Ma oggi, e sono passati cento anni, i neri non sono ancora liberi. Sono passati cento anni, e la vita dei neri e' ancora paralizzata dalle pastoie della segregazione e dalle catene della discriminazione. Sono passati cento anni, e i neri vivono in un'isola solitaria di poverta', in mezzo a un immenso oceano di benessere materiale. Sono passati cento anni, e i neri ancora languiscono negli angoli della societa' americana, si ritrovano esuli nella propria terra.

Quindi oggi siamo venuti qui per tratteggiare a tinte forti una situazione vergognosa. In un certo senso, siamo venuti nella capitale del nostro paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della nostra repubblica hanno scritto le magnifiche parole della Costituzione e della Dichiarazione d'indipendenza, hanno firmato un "paghero'" di cui ciascun americano era destinato a ereditare la titolarita'. Il "paghero'" conteneva la promessa che a tutti gli uomini, si', ai neri come ai bianchi, sarebbero stati garantiti questi diritti inalienabili: "vita, liberta' e ricerca della felicita'".

Oggi appare evidente che per quanto riguarda i cittadini americani di colore, l'America ha mancato di onorare il suo impegno debitorio. Invece di adempiere a questo sacro dovere, l'America ha dato al popolo nero un assegno a vuoto, un assegno che e' tornato indietro, con la scritta "copertura insufficiente". Ma noi ci rifiutiamo di credere che la banca della giustizia sia in fallimento. Ci rifiutiamo di credere che nei grandi caveau di opportunita' di questo paese non vi siano fondi sufficienti. E quindi siamo venuti a incassarlo, questo assegno, l'assegno che offre, a chi le richiede, la ricchezza della liberta' e la garanzia della giustizia.

Siamo venuti in questo luogo consacrato anche per ricordare all'America l'infuocata urgenza dell'oggi. Quest'ora non e' fatta per abbandonarsi al lusso di prendersela calma o di assumere la droga tranquillante del gradualismo. Adesso ' il momento di tradurre in realta' le promesse della democrazia. Adesso e' il momento di risollevarci dalla valle buia e desolata della segregazione fino al sentiero soleggiato della giustizia razziale. Adesso e' il momento di sollevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell'ingiustizia razziale per collocarla sulla roccia compatta della fraternita'. Adesso e' il momento di tradurre la giustizia in una realta' per tutti i figli di Dio.

Se la nazione non cogliesse l'urgenza del presente, le conseguenze sarebbero funeste. L'afosa estate della legittima insoddisfazione dei negri non finira' finche' non saremo entrati nel frizzante autunno della liberta' e dell'uguaglianza. Il 1963 non e' una fine, e' un principio. Se la nazione tornera' all'ordinaria amministrazione come se niente fosse accaduto, chi sperava che i neri avessero solo bisogno di sfogarsi un po' e poi se ne sarebbero rimasti tranquilli rischia di avere una brutta sorpresa.

In America non ci sara' ne' riposo ne' pace finche' i neri non vedranno garantiti i loro diritti di cittadinanza. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione finche' non spuntera' il giorno luminoso della giustizia.

*

Ma c'e' qualcosa che devo dire al mio popolo, fermo su una soglia rischiosa, alle porte del palazzo della giustizia: durante il processo che ci portera' a ottenere il posto che ci spetta di diritto, non dobbiamo commettere torti. Non cerchiamo di placare la sete di liberta' bevendo alla coppa del rancore e dell'odio. Dobbiamo sempre condurre la nostra lotta su un piano elevato di dignita' e disciplina. Non dobbiamo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Sempre, e ancora e ancora, dobbiamo innalzarci fino alle vette maestose in cui la forza fisica s'incontra con la forza dell'anima.

Il nuovo e meraviglioso clima di combattivita' di cui oggi e' impregnata l'intera comunita' nera non deve indurci a diffidare di tutti i bianchi, perche' molti nostri fratelli bianchi, come attesta oggi la loro presenza qui, hanno capito che il loro destino e' legato al nostro. Hanno capito che la loro liberta' si lega con un nodo inestricabile alla nostra. Non possiamo camminare da soli. E mentre camminiamo, dobbiamo impegnarci con un giuramento: di proseguire sempre avanti. Non possiamo voltarci indietro.

C'e' chi domanda ai seguaci dei diritti civili: "Quando sarete soddisfatti?". Non potremo mai essere soddisfatti, finche' i neri continueranno a subire gli indescrivibili orrori della brutalita' poliziesca. Non potremo mai essere soddisfatti, finche' non riusciremo a trovare alloggio nei motel delle autostrade e negli alberghi delle citta', per dare riposo al nostro corpo affaticato dal viaggio. Non potremo mai essere soddisfatti, finche' tutta la facolta' di movimento dei neri restera' limitata alla possibilita' di trasferirsi da un piccolo ghetto a uno piu' grande. Non potremo mai essere soddisfatti, finche' i nostri figli continueranno a essere spogliati dell'identita' e derubati della dignita' dai cartelli su cui sta scritto "Riservato ai bianchi". Non potremo mai essere soddisfatti, finche' i neri del Mississippi non potranno votare e i neri di New York crederanno di non avere niente per cui votare. No, no, non siamo soddisfatti e non saremo mai soddisfatti, finche' la giustizia non scorrera' come l'acqua, e la rettitudine come un fiume in piena.

Io non dimentico che alcuni fra voi sono venuti qui dopo grandi prove e tribolazioni. Alcuni di voi hanno lasciato da poco anguste celle di prigione. Alcuni di voi sono venuti da zone dove ricercando la liberta' sono stati colpiti dalle tempeste della persecuzione e travolti dai venti della brutalita' poliziesca. Siete i reduci della sofferenza creativa. Continuate il vostro lavoro, nella fede che la sofferenza immeritata ha per frutto la redenzione.

Tornate nel Mississippi, tornate nell'Alabama, tornate nella Carolina del Sud, tornate in Georgia, tornate in Louisiana, tornate alle baraccopoli e ai ghetti delle nostre citta' del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione puo' cambiare e cambiera'.

*

Non indugiamo nella valle della disperazione. Oggi, amici miei, vi dico: anche se dobbiamo affrontare le difficolta' di oggi e di domani, io continuo ad avere un sogno. E un sogno che ha radici profonde nel sogno americano.

Ho un sogno, che un giorno questa nazione sorgera' e vivra' il significato vero del suo credo: noi riteniamo queste verita' evidenti di per se', che tutti gli uomini sono creati uguali.

Ho un sogno, che un giorno sulle rosse montagne della Georgia i figli degli ex schiavi e i figli degli ex padroni di schiavi potranno sedersi insieme alla tavola della fraternita'.

Ho un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, dove si patisce il caldo afoso dell'ingiustizia, il caldo afoso dell'oppressione, si trasformera' in un'oasi di liberta' e di giustizia.

Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per l'essenza della loro personalita'.

Oggi ho un sogno.

Ho un sogno, che un giorno, laggiu' nell'Alabama, dove i razzisti sono piu' che mai accaniti, dove il governatore non parla d'altro che di potere di compromesso interlocutorio e di nullification delle leggi federali, un giorno, proprio la' nell'Alabama, i bambini neri e le bambine nere potranno prendere per mano bambini bianchi e bambine bianche, come fratelli e sorelle.

Oggi ho un sogno.

Ho un sogno, che un giorno ogni valle sara' innalzata, ogni monte e ogni collina saranno abbassati, i luoghi scoscesi diventeranno piani, e i luoghi tortuosi diventeranno diritti, e la gloria del Signore sara' rivelata, e tutte le creature la vedranno insieme.

Questa e' la nostra speranza. Questa e' la fede che portero' con me tornando nel Sud. Con questa fede potremo cavare dalla montagna della disperazione una pietra di speranza.

Con questa fede potremo trasformare le stridenti discordanze della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fraternita'.

Con questa fede potremo lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, andare in prigione insieme, schierarci insieme per la liberta', sapendo che un giorno saremo liberi.

Quel giorno verra', quel giorno verra' quando tutti i figli di Dio potranno cantare con un significato nuovo: "Patria mia, e' di te, dolce terra di liberta', e' di te che io canto. Terra dove sono morti i miei padri, terra dell'orgoglio dei Pellegrini, da ogni vetta riecheggi liberta'". E se l'America vuol essere una grande nazione, bisogna che questo diventi vero.

E dunque, che la liberta' riecheggi dalle straordinarie colline del New Hampshire.

Che la liberta' riecheggi dalle possenti montagne di New York.

Che la liberta' riecheggi dagli elevati Allegheny della Pennsylvania.

Che la liberta' riecheggi dalle innevate Montagne Rocciose del Colorado.

Che la liberta' riecheggi dai pendii sinuosi della California.

Ma non soltanto.

Che la liberta' riecheggi dalla Stone Mountain della Georgia.

Che la liberta' riecheggi dalla Lookout Mountain del Tennessee.

Che la liberta' riecheggi da ogni collina e da ogni formicaio del Mississippi, da ogni vetta, che riecheggi la liberta'.

E quando questo avverra', quando faremo riecheggiare la liberta', quando la lasceremo riecheggiare da ogni villaggio e da ogni paese, da ogni stato e da ogni citta', saremo riusciti ad avvicinare quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, protestanti e cattolici, potranno prendersi per mano e cantare le parole dell'antico inno: "Liberi finalmente, liberi finalmente. Grazie a Dio onnipotente, siamo liberi finalmente".

3. MEMORIA. HANNAH ARENDT: LA RESISTENZA NONVIOLENTA IN DANIMARCA

[Da Hannah Arendt, La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 1964, 1993, alle pp. 177-182. E' un brano che abbiamo gia' altre volte riprodotto su questo foglio.

Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentemente pubblicati Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005; Alois Prinz, Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000]

La storia degli ebrei danesi e' una storia sui generis, e il comportamento della popolazione e del governo danese non trova riscontro in nessun altro paese d'Europa, occupato o alleato dell'Asse o neutrale e indipendente che fosse. Su questa storia si dovrebbero tenere lezioni obbligatorie in tutte le universita' ove vi sia una facolta' di scienze politiche, per dare un'idea della potenza enorme della nonviolenza e della resistenza passiva, anche se l'avversario e' violento e dispone di mezzi infinitamente superiori. Certo, anche altri paesi d'Europa difettavano di "comprensione per la questione ebraica", e anzi si puo' dire che la maggioranza dei paesi europei fossero contrari alle soluzioni "radicali" e "finali". Come la Danimarca, anche la Svezia, l'Italia e la Bulgaria si rivelarono quasi immuni dall'antisemitismo, ma delle tre di queste nazioni che si trovavano sotto il tallone tedesco soltanto la danese oso' esprimere apertamente cio' che pensava. L'Italia e la Bulgaria sabotarono gli ordini della Germania e svolsero un complicato doppio gioco, salvando i loro ebrei con un tour de force d'ingegnosita', ma non contestarono mai la politica antisemita in quanto tale. Era esattamente l'opposto di quello che fecero i danesi. Quando i tedeschi, con una certa cautela, li invitarono a introdurre il distintivo giallo, essi risposero che il re sarebbe stato il primo a portarlo, e i ministri danesi fecero presente che qualsiasi provvedimento antisemita avrebbe provocato le loro immediate dimissioni. Decisivo fu poi il fatto che i tedeschi non riuscirono nemmeno a imporre che si facesse una distinzione tra gli ebrei di origine danese (che erano circa seimilaquattrocento) e i millequattrocento ebrei di origine tedesca che erano riparati in Danimarca prima della guerra e che ora il governo del Reich aveva dichiarato apolidi. Il rifiuto opposto dai danesi dovette stupire enormemente i tedeschi, poiche' ai loro occhi era quanto mai "illogico" che un governo proteggesse gente a cui pure aveva negato categoricamente la cittadinanza e anche il permesso di lavorare. (Dal punto di vista giuridico, prima della guerra la situazione dei profughi in Danimarca non era diversa da quella che c'era in Francia, con la sola differenza che la corruzione dilagante nella vita amministrativa della Terza Repubblica permetteva ad alcuni di farsi naturalizzare, grazie a mance o "aderenze", e a molti di lavorare anche senza un permesso; la Danimarca invece, come la Svizzera, non era un paese pour se debrouiller). I danesi spiegarono ai capi tedeschi che siccome i profughi, in quanto apolidi, non erano piu' cittadini tedeschi, i nazisti non potevano pretendere la loro consegna senza il consenso danese. Fu uno dei pochi casi in cui la condizione di apolide si rivelo' un buon pretesto, anche se naturalmente non fu per il fatto in se' di essere apolidi che gli ebrei si salvarono, ma perche' il governo danese aveva deciso di difenderli. Cosi' i nazisti non poterono compiere nessuno di quei passi preliminari che erano tanto importanti nella burocrazia dello sterminio, e le operazioni furono rinviate all'autunno del 1943.

Quello che accadde allora fu veramente stupefacente; per i tedeschi, in confronto a cio' che avveniva in altri paesi d'Europa, fu un grande scompiglio. Nell'agosto del 1943 (quando ormai l'offensiva tedesca in Russia era fallita, l'Afrika Korps si era arreso in Tunisia e gli Alleati erano sbarcati in Italia) il governo svedese annullo' l'accordo concluso con la Germania nel 1940, in base al quale le truppe tedesche avevano il diritto di attraversare la Svezia. A questo punto i danesi decisero di accelerare un po' le cose: nei cantieri della Danimarca ci furono sommosse, gli operai si rifiutarono di riparare le navi tedesche e scesero in sciopero. Il comandante militare tedesco proclamo' lo stato d'emergenza e impose la legge marziale, e Himmler penso' che fosse il momento buono per affrontare il problema ebraico, la cui "soluzione" si era fatta attendere fin troppo. Ma un fatto che Himmler trascuro' fu che (a parte la resistenza danese) i capi tedeschi che ormai da anni vivevano in Danimarca non erano piu' quelli di un tempo. Non solo il generale von Hannecken, il comandante militare, si rifiuto' di mettere truppe a disposizione del dott. Werner Best, plenipotenziario del Reich; ma anche le unita' speciali delle SS (gli Einsatzkommandos) che lavoravano in Danimarca trovarono molto da ridire sui "provvedimenti ordinati dagli uffici centrali", come disse Best nella deposizione che rese poi a Norimberga. E lo stesso Best, che veniva dalla Gestapo ed era stato consigliere di Heydrich e aveva scritto un famoso libro sulla polizia e aveva lavorato per il governo militare di Parigi con piena soddisfazione dei suoi superiori, non era piu' una persona fidata, anche se non e' certo che a Berlino se ne rendessero perfettamente conto. Comunque, fin dall'inizio era chiaro che le cose non sarebbero andate bene, e l'ufficio di Eichmann mando' allora in Danimarca uno dei suoi uomini migliori, Rolf Guenther, che sicuramente nessuno poteva accusare di non avere la necessaria "durezza". Ma Guenther non fece nessuna impressione ai suoi colleghi di Copenhagen, e von Hannecken si rifiuto' addirittura di emanare un decreto che imponesse a tutti gli ebrei di presentarsi per essere mandati a lavorare.

Best ando' a Berlino e ottenne la promessa che tutti gli ebrei danesi sarebbero stati inviati a Theresienstadt, a qualunque categoria appartenessero - una concessione molto importante, dal punto di vista dei nazisti. Come data del loro arresto e della loro immediata deportazione (le navi erano gia' pronte nei porti) fu fissata la notte del primo ottobre, e non potendosi fare affidamento ne' sui danesi ne' sugli ebrei ne' sulle truppe tedesche di stanza in Danimarca, arrivarono dalla Germania unita' della polizia tedesca, per effettuare una perquisizione casa per casa. Ma all'ultimo momento Best proibi' a queste unita' di entrare negli alloggi, perche' c'era il rischio che la polizia danese intervenisse e, se la popolazione danese si fosse scatenata, era probabile che i tedeschi avessero la peggio. Cosi' poterono essere catturati soltanto quegli ebrei che aprivano volontariamente la porta. I tedeschi trovarono esattamente 477 persone (su piu' di 7.800) in casa e disposte a lasciarli entrare. Pochi giorni prima della data fatale un agente marittimo tedesco, certo Georg F. Duckwitz, probabilmente istruito dallo stesso Best, aveva rivelato tutto il piano al governo danese, che a sua volta si era affrettato a informare i capi della comunita' ebraica. E questi, all'opposto dei capi ebraici di altri paesi, avevano comunicato apertamente la notizia ai fedeli, nelle sinagoghe, in occasione delle funzioni religiose del capodanno ebraico. Gli ebrei ebbero appena il tempo di lasciare le loro case e di nascondersi, cosa che fu molto facile perche', come si espresse la sentenza, "tutto il popolo danese, dal re al piu' umile cittadino", era pronto a ospitarli.

Probabilmente sarebbero dovuti rimanere nascosti per tutta la durata della guerra se la Danimarca non avesse avuto la fortuna di essere vicina alla Svezia. Si ritenne opportuno trasportare tutti gli ebrei in Svezia, e cosi' si fece con l'aiuto della flotta da pesca danese. Le spese di trasporto per i non abbienti (circa cento dollari a persona) furono pagate in gran parte da ricchi cittadini danesi, e questa fu forse la cosa piu' stupefacente di tutte, perche' negli altri paesi gli ebrei pagavano da se' le spese della propria deportazione, gli ebrei ricchi spendevano tesori per comprarsi permessi di uscita (in Olanda, Slovacchia e piu' tardi Ungheria), o corrompendo le autorita' locali o trattando "legalmente" con le SS, le quali accettavano soltanto valuta pregiata e, per esempio in Olanda, volevano dai cinquemila ai diecimila dollari per persona. Anche dove la popolazione simpatizzava per loro e cercava sinceramente di aiutarli, gli ebrei dovevano pagare se volevano andar via, e quindi le possibilita' di fuggire, per i poveri, erano nulle.

Occorse quasi tutto ottobre per traghettare gli ebrei attraverso le cinque-quindici miglia di mare che separano la Danimarca dalla Svezia. Gli svedesi accolsero 5.919 profughi, di cui almeno 1.000 erano di origine tedesca, 1.310 erano mezzi ebrei e 686 erano non ebrei sposati ad ebrei. (Quasi la meta' degli ebrei di origine danese rimase invece in Danimarca, e si salvo' tenendosi nascosta). Gli ebrei non danesi si trovarono bene come non mai, giacche' tutti ottennero il permesso di lavorare. Le poche centinaia di persone che la polizia tedesca era riuscita ad arrestare furono trasportate a Theresienstadt: erano persone anziane o povere, che o non erano state avvertite in tempo o non avevano capito la gravita' della situazione. Nel ghetto godettero di privilegi come nessun altro gruppo, grazie all'incessante campagna che in Danimarca fecero su di loro le autorita' e privati cittadini. Ne perirono quarantotto, una percentuale non molto alta, se si pensa alla loro eta' media. Quando tutto fu finito, Eichmann si senti' in dovere di riconoscere che "per varie ragioni" l'azione contro gli ebrei danesi era stata un "fallimento"; invece quel singolare individuo che era il dott. Best dichiaro': "Obiettivo dell'operazione non era arrestare un gran numero di ebrei, ma ripulire la Danimarca dagli ebrei: ed ora questo obiettivo e' stato raggiunto".

L'aspetto politicamente e psicologicamente piu' interessante di tutta questa vicenda e' forse costituito dal comportamento delle autorita' tedesche insediate in Danimarca, dal loro evidente sabotaggio degli ordini che giungevano da Berlino. A quel che si sa, fu questa l'unica volta che i nazisti incontrarono una resistenza aperta, e il risultato fu a quanto pare che quelli di loro che vi si trovarono coinvolti cambiarono mentalita'. Non vedevano piu' lo sterminio di un intero popolo come una cosa ovvia. Avevano urtato in una resistenza basata su saldi principi, e la loro "durezza" si era sciolta come ghiaccio al sole permettendo il riaffiorare, sia pur timido, di un po' di vero coraggio. Del resto, che l'ideale della "durezza", eccezion fatta forse per qualche bruto, fosse soltanto un mito creato apposta per autoingannarsi, un mito che nascondeva uno sfrenato desiderio di irreggimentarsi a qualunque prezzo, lo si vide chiaramente al processo di Norimberga, dove gli imputati si accusarono e si tradirono a vicenda giurando e spergiurando di essere sempre stati "contrari" o sostenendo, come fece piu' tardi anche Eichmann, che i loro superiori avevano abusato delle loro migliori qualita'. (A Gerusalemme Eichmann accuso' "quelli al potere" di avere abusato della sua "obbedienza": "il suddito di un governo buono e' fortunato, il suddito di un governo cattivo e' sfortunato: io non ho avuto fortuna"). Ora avevano perduto l'altezzosita' d'un tempo, e benche' i piu' di loro dovessero ben sapere che non sarebbero sfuggiti alla condanna, nessuno ebbe il fegato di difendere l'ideologia nazista.

4. APPELLI. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": FIRMARE PER IL REFERENDUM IN DIFESA DELL'ACQUA BENE COMUNE E DIRITTO UMANO

[Riceviamo e diffondiamo]

L'associazione "Respirare" rinnova l'invito a tutti i cittadini a firmare per il referendum in difesa dell'acqua bene comune e diritto umano, contro la scellerata volonta' governativa di privatizzare i servizi idrici e mercificare brutalmente l'accesso a un bene indispensabile per la vita.

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Per informazioni segnaliamo il sito

www.acquabenecomune.org

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L'associazione "Respirare"

Viterbo, 21 maggio 2010

L'associazione "Respirare" e' stata promossa a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.

5. CARTEGGI. UNA LETTERA APERTA AL MINISTRO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE

[Riceviamo e diffondiamo]

Signor Ministro dell'Economia e delle Finanze,

le scriviamo per segnalarle non solo l'assoluta illegalita' e insensataggine della realizzazione di un mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge a Viterbo, ma anche la sua catastrofica diseconomicita' e come tale opera costituirebbe uno sperpero colossale di pubblici denari e una devastazione irreversibile di beni pubblici che occorrerebbe invece tutelare e valorizzare.

E le scriviamo altresi' per chiedere anche il suo impegno in difesa dell'ambiente e della salute della popolazione di Viterbo, dei beni paesaggistici e culturali, delle autentiche vocazioni produttive del territorio, del vero diritto al lavoro (poiche' quest'opera a Viterbo devasterebbe il territorio e danneggerebbe gravemente ed irreversibilmente il termalismo, l'agricoltura, beni ambientali e culturali ed altre risorse ed opportunita', provocando cosi' in realta' un drammatico ulteriore impoverimento della comunita' locale), ed infine del diritto a politiche pubbliche adeguate e sollecite del benessere dei cittadini.

*

La realizzazione di un mega-aeroporto nella preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bulicame di dantesca memoria, un'area di immenso pregio ambientale, culturale e terapeutico, e a ridosso di popolosi quartieri della citta', avrebbe come immediate conseguenze lo scempio dell'area del Bulicame e dei beni ambientali e culturali che vi si trovano; la devastazione dell'agricoltura della zona circostante; l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse termali; un pesantissimo inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico che sara' di grave nocumento per la salute e la qualita' della vita della popolazione locale (l'area e' nei pressi di popolosi quartieri della citta'); il collasso della rete infrastrutturale dell'Alto Lazio, territorio gia' gravato da pesanti servitu'; uno sperpero colossale di soldi pubblici; una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di salvaguardia presenti nel territorio.

*

Inoltre un mega-aeroporto produce un enorme inquinamento che provoca gravi danni alla salute della popolazione che vive nei dintorni; si aggiunga che nel caso specifico del mega-aeroporto a Viterbo manca completamente la Valutazione d'impatto ambientale, obbligatoria per legge; e si consideri inoltre che la magistratura viterbese ha gia' emesso avvisi di garanzia per il reato di corruzione a carico di amministratori e dirigenti del Comune di Viterbo in relazione alla modifica del Piano regolatore nelle aree toccate dalle opere connesse alla realizzazione del mega-aeroporto.

*

Viterbo nell'ambito della mobilita' ha bisogno non di un insensato ed illegale mega-aeroporto, ma di migliorare la rete ferroviaria ed i collegamenti con Roma, con Orte e con Civitavecchia; ha bisogno di una rete infrastrutturale adeguata, sostenibile e coerente con la difesa e la valorizzazione dei beni ambientali e culturali e delle vocazioni produttive del territorio viterbese.

*

Signor Ministro dell'Economia e delle Finanze,

con la presente lettera vorremmo chiedere il suo impegno per impedire che si sperperi il pubblico denaro per realizzare un'opera folle e criminale; per impedire che si violino le leggi vigenti; per impedire che si distruggano risorse insostituibili come l'area termale del Bulicame e l'agricoltura di qualita' della zona circostante.

La realizzazione a Viterbo di un mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge e' un crimine che deve essere impedito.

*

Restando a disposizione per illustrare dettagliatamente e con dovizia di documentazione quanto sopra sommariamente esposto, auspicando un cenno di riscontro, voglia gradire distinti saluti.

*

Il Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti

Viterbo, 21 maggio 2010

Per informazioni e contatti: e-mail:

info@coipiediperterra.org
, sito: www.coipiediperterra.org

, recapito postale: c/o Centro di ricerca per la pace, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail:

antonella.litta@gmail.com

6. APPELLI. IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento.

Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato.

Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235.

*

Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:

an@nonviolenti.org
, sito: www.nonviolenti.org

7. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail:

an@nonviolenti.org
, sito: www.nonviolenti.org


Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo

an@nonviolenti.org

scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riedizioni

- Roberto Galullo, Economia criminale, Il sole 24 ore, Milano 2010, pp. 304, euro 12,90.

- Paolo Legrenzi, Psicologia e investimenti finanziari, Il sole 24 ore, Milano 2006, 2010, pp. XII + 236, euro 9,90.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento:

www.nonviolenti.org
; per contatti: azionenonviolenta@sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 198 del 22 maggio 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:

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