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venerdì 30 luglio 2010

L'articolo allegato di Sergio Paronetto, "Il cristianesimo antievangelico della Lega" (Adista n. 62) è perfetto nel giudizio morale e politico profondo sulla tragedia italiana in corso.

Così dovrebbero parlare tutti i vescovi, se avessero a cuore il vangelo più della defunta cristianità.

Ma non importa: noi possiamo farlo come loro, e alcune voci come questa di Paronetto lo stanno facendo meglio di loro. Diciamolo, senza false modestie, e ringraziando Dio, che ha voce in tutta la chiesa più che nelle curie.

Chiedo a chi legge e condivide di diffondere in rete il più possibile questo articolo.

Grazie, Enrico Peyretti, Torino

Il CRISTIANESIMO ANTIEVANGELICO DELLA LEGA

di Sergio Paronetto Vicepresidente nazionale di Pax Christi

da Adista n. 62, 24 luglio 2010 ( www.adista.it )

Guardiamo in profondità. Si sta sgretolando lo stato di diritto. Stiamo vivendo una fase di rottura costituzionale. Accanto al populismo aziendalista berlusconiano, sta fiorendo un populismo etnocentrico tradizionalista cattolico in prospettiva europea. Da tempo la Lega parla di "superamento della forma di Stato" dichiarando che "i futuri soggetti territoriali costitutivi sono le comunità di popolo", espressione tipicamente nazista (volksgenosse, il vero cittadino, membro del popolo-comunità). Si sta consolidando una nuova xenofobia. Rinasce un "cristianesimo senza Cristo" basato sul binomio sangue-suolo.

Con il leghismo trionfa una logica tribale basata sulla gestione del mercato della paura e sull’ossessione della sicurezza armata. In regioni ricche di risorse democratiche ma incattivite dalla globalizzazione, la proposta populista sembra capitalizzare molte proteste esibendosi come religione civile settaria e guerriera ("comunalista"). A supportarla, sta il cemento di una rete finanziaria che vede la Lega mescolarsi all’Opus Dei e alla Compagnia delle Opere. Ciò che spinge alcuni parroci e cattolici padani a "tollerare" una religione simile non sono solo interessi di bottega ma alcune "idee forti": la difesa di un’identità cattolica già formata, l’esibizione ideologica del diritto naturale, l’esaltazione della "nostra gente" contraria ai vizi della modernità, la funzione di coesione sociale della Chiesa che può sentire omogenee le "comunità organiche".

Ossessiva è la polemica contro il Concilio Vaticano II, ritenuto origine di ogni male. Presentandosi come il partito dei "valori non negoziabili", la Lega sta diventando il soggetto emergente di un nuovo patto costantiniano. Devoti e ringhiosi, i soldati celtici frequentano i salotti vaticani. Tra tutte le spese elettorali, osserva Giancarlo Zizola, i cosiddetti valori non negoziabili sono quelli che costano meno e rendono di più. A volte, sembra che costino così poco da essere buttati nella spazzatura. Un patto simile sarebbe il trionfo del relativismo-nichilismo. Se la religione diventa preda di forze politiche che la sfruttano a proprio favore, il rischio per la novità del Vangelo è immenso. Bossi gioca col linguaggio armato, Borghezio rilancia lo spirito di Lepanto, Calderoli attacca Tettamanzi, Zaia e Cota sembrano ‘gentiluomini di sua santità’, Tremonti evoca un "nuovo risorgimento" tutto "Dio, Patria e Famiglia".

Il leghismo vuole conquistare l’anima popolare. In realtà è la fede cristiana a rischiare di perdere l’anima. Sta sorgendo un nuovo anticristianesimo. Credenti e uomini di Chiesa devono valutare bene discorsi-provvedimenti contrari all’umanità e alla fede. Alcune dichiarazioni ecclesiastiche (tra l’ingenuo e il complice) non sono all’altezza dei gravi problemi sollevati dal leghismo, pronto a mobilitarsi contro il cardinale di Milano o ad offendere il Pontificio Consiglio dei Migranti. La rottura costituzionale in atto, sposandosi al rifiuto della Dottrina Sociale della Chiesa, ci porterebbe non solo al totalitarismo ma all’idolatria o all’eresia più radicale. La Settimana Sociale dei Cattolici parlerà anche di questo?

lunedì 26 luglio 2010

Ricordiamo i prossimi appuntamenti del Centro Culturale Valdese:


Martedì 27 luglio 2010
- ore 21,00 - Villar Pellice - Museo Crumière, piazza Jervis 1, Profils paysans, chapitre 2: le quotidien.

Durata: 01h25min. Anno di produzione: 2004. Trilogie Profils paysans: l'approche; le quotidien; la vie moderne
Raymond Depardon ha seguito per dieci anni la vita dei contadini di media montagna, entrando nelle loro case per raccontare le loro fatiche quotidiane, le loro speranze e le loro disillusioni. Profil paysans è un lavoro organizzato attorno all’osservazione nel tempo e attraverso diverse regioni francesi dell’evolversi delle condizioni esistenziali e sociali di popolazioni rurali di montagna, per parlare " avec une grande sérénité, de nos racines et du devenir des gens de la terre ".

Venerdì 30 luglio 2010- ore 21,00 - Luserna San Giovanni (fraz. San Giacomo) - Loggia dei Mercanti - Concerto per violino e musica da Camera nell'ambito del XXI Seminario di tecnica ed interpretazione musicale.

Domenica 31 luglio 2010- ore 9,00 - Prali - Passeggiata storica: Pra da Val: il Sinodo del 1533. Appuntamento ore 9,00 davanti al museo valdese di Prali. Itinerario: Ghigo, Pra da val, Indiritti, Ghigo. Dislivello 150 mt. Pranzo al sacco.
Le passeggiate storiche sono organizzate dal Coordinamento Musei e Luoghi Storici Valdesi. Un/una responsabile del Coordinamento accompagnerà i presenti nel corso della giornata, intrecciando il racconto di eventi storici alla visita del territorio. La partecipazione è gratuita, gradita la prenotazione. Sono raccomandate calzature da montagna, giacca impermeabile e pranzo al sacco.
Per informazioni: Fondazione CCV - ufficio "il barba" tel 0121 95 02 03.

Fondazione Centro Culturale Valdese
Via Beckwith 3
10066 Torre Pellice (To)
tel. +39 (0) 121 93 21 79
www.fondazionevaldese.org

sabato 24 luglio 2010

LEGA: CIAPPA LI'

"Sanità gratis anche ai clandestini"


La Consulta boccia il ricorso. La legge regionale consente agli
immigrati il trattamento sanitario gratuito. Rossi: fatta
giustizia. La Lega: vergogna. Il governatore rilancia: ora al
lavoro per i diritti di cittadinanza e quelli politici

/MICHELE BOCCI/
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/07/24/news/immigrati_consulta_toscana-5789495/?ref=HRER2-1

*FIRENZE* - Berlusconi lo annunciò in tv da Vespa: il Governo farà
ricorso contro la legge toscana sull'immigrazione. Era il 3 giugno e il
testo che prevede uguali diritti per immigrati regolari e cittadini
italiani oltre all'assistenza sociale e sanitaria urgente e
indifferibile per i clandestini stava per essere approvato dal consiglio
regionale. Poco più di un anno dopo la Corte Costituzionale boccia su
tutta la linea la presa di posizione dell'esecutivo, dichiarando
inammissibile e non fondato il ricorso. "La nostra è una legge
all'avanguardia - esulta il presidente toscano Enrico Rossi - La
sentenza è una vittoria della ragione e della civiltà, giustizia è fatta".

Attorno al testo, fortemente voluto dall'allora governatore Claudio
Martini, si sono consumati violenti scontri tra centrodestra e
centrosinistra in Toscana e non solo, con prese di posizione a tutti i
livelli politici e istituzionali. La parte più criticata è quella che
assicura trattamento sanitario e in certi casi sociale dei clandestini.
"Cureremo e soccorreremo tutti gli stranieri - spiegano dalla Regione -
anche se privi del permesso di soggiorno". Per gli irregolari sono
previsti anche, in caso di estrema gravità e di emergenza, l'accesso a
dormitori e mense in via temporanea: "Non garantiamo diritti aggiuntivi,
ma quelli previsti, e troppo spesso disattesi, dalle Convenzioni e dai
principi del diritto internazionale e dalla nostra Costituzione". Il
tutto, viene assicurato, senza maggior costi per i cittadini. Nella
legge si parla molto di immigrati regolari, dei loro diritti in fatto di
accesso ai servizi come asili nido e alloggi di edilizia pubblica. Si
vogliono promuovere tra l'altro lo sviluppo di associazioni di
stranieri, l'avvio di attività di formazione professionale degli
immigrati e la creazione di una rete regionale di sportelli informativi.
Mentre un pezzo del Pdl toscano minaccia una legge di iniziativa
popolare per contrastare il testo su cui si è espressa la Consulta, la
Lega attacca: "Non sarà certo la sentenza della Corte Costituzionale a
legittimare una norma ingiusta e razzista verso i cittadini toscani.
Questa legge è vergognosa".

Incassata la vittoria, il governatore Rossi rilancia, vuole il voto per
gli immigrati regolari. "Il Governo farebbe bene, anziché ricorrere su
una legge così saldamente ancorata ai diritti costituzionali, ad
operarsi per garantire i diritti di cittadinanza e i diritti politici
degli immigrati. Non è possibile che chi nasce nel nostro paese debba
aspettare 18 anni prima di iniziare la procedura per diventare italiano,
non è possibile che all'immigrato residente da tanti anni qui, che
lavora regolarmente, non sia garantito anche l'esercizio del diritto
politico di voto, in particolare a quello amministrativo. Sul primo
punto ci auguriamo che il Parlamento approvi quanto prima un disegno di
legge perché i figli di immigrati nati da noi, un quinto di tutti i
nostri bambini, possano sentirsi presto fratelli d'Italia, cittadini a
pieno titolo del nostro paese. Sul secondo punto promuoveremo un disegno
di legge regionale che consenta intanto la partecipazione al voto
amministrativo a chi è regolare".

(24 luglio 2010)

da una mail di Rolando A. Borzetti

venerdì 23 luglio 2010

Hanno 'scoperto' infiltrazioni mafiose (dove ci sono soldi, molti soldi) anche al Nord.
Ora la lega dovrà modificare lo slogan: padroni a cosa nostra...


Ricordando Abu Zayd

Un grave lutto colpisce il mondo della cultura. È morto il filosofo Nasr Hamid Abu Zayd, uno dei più grandi intellettuali del mondo islamico e membro del comitato scientifico di Reset Doc. Lo ricordiamo con un numero speciale, riproponendo anche alcuni degli ultimi suoi interventi pubblicati dalla nostra rivista (Clicca qui per vedere la sua ultima video-intervista, in inglese, con Resetdoc).

Ci mancherà, ma i suoi principi rimarranno con noi
Giuliano Amato

Caro Nasr, questo ho imparato da te
Amara Lakhous

«I problemi del mondo islamico non sono solo colpa dell'Islam»
Nasr Abu Zayd intervistato da Nina zu Fürstenberg

Addio a Zayd, teologo islamico e liberale
Giancarlo Bosetti

«Io, perseguitato per il mio Corano»
Nasr Abu Zayd intervistato da Giancarlo Bosetti

«Io, filosofo liberale, respinto dal Kuwait»
Nasr Abu Zayd intervistato da Ernesto Pagano

La legge talebana non è quella del Corano
Nasr Abu-Zayd


Dal sito www.resetdoc.org/story/00000001347 riporto l'ultimo articolo citato

lunedì, 25 maggio 2009

La legge talebana non è quella del Corano

Nasr Abu-Zayd

A paragone del dibattito giuridico dei pionieri del diritto islamico, questa rivendicazione della sharia è assolutamente lontana dal palese significato delle fonti fondamentali dell’islam. Il Maometto delle sure non ha mai alzato la voce contro alcuna delle sue mogli: il Corano testimonia, anzi, il contrario. Egli fu un marito affettuoso e un padre amorevole per le sue figlie. Nel Corano, il matrimonio è presentato in termini di serenità e di amore reciproco; marito e moglie si completano. Sono una cosa sola. La sharia, dopo tutto, non è che l’interpretazione storica del Corano espressa secondo norme medievali a cui il Corano stesso si oppone.

La regressiva decisione assunta dal governo afghano sotto la pressione dei gruppi integralisti, non importa quali essi siano, segna un ritorno al Medioevo. La sharia rivendicata da quei gruppi radicali, e persino da altri gruppi che amano definirsi moderati, non è che la formulazione giuridica di gruppi simili operanti nell’islam medievale, fondata su una certa loro visione e interpretazione del Corano e della tradizione profetica. Se confrontata con il dibattito giuridico dei pionieri del diritto islamico, questa sharia è assolutamente lontana dal palese significato delle fonti fondamentali dell’islam. Prima di presentare la posizione del Corano circa i temi concernenti le donne, lasciate che illustri ciò che il profeta ci ha tramandato al riguardo; intendo riferirmi al comportamento di Maometto nei confronti delle sue mogli, delle figlie e degli elementi femminili della sua famiglia. Più che i detti a lui attribuiti e successivamente raccolti e canonizzati, vorrei assumere come punto di riferimento la persona stessa di Maometto.

Quei detti sono infatti pieni di affermazioni che contraddicono il suo comportamento e il suo modo di fare così come ci vengono descritti nella sua biografia (Sira). Il Maometto delle sure non ha mai alzato la voce contro alcuna delle sue mogli: il Corano testimonia, anzi, il contrario. A causa dei conflitti sorti tra loro, le mogli di Maometto gli crearono difficoltà a tal punto che Maometto stesso intervenne con la minaccia del ripudio se avessero continuato ad angustiarlo. Egli fu un marito affettuoso ed un padre amorevole per le sue figlie. Tutte le donne che sposò, compresa la più amata, Aisha, non riuscirono a fargli dimenticare la prima moglie morta, Khadija. Una volta, Maometto si adirò con Aisha perché questa non riusciva a frenare la propria gelosia nei confronti di Khadija, che Maometto continuava a rimpiangere. Parlando di lei, egli disse: "Ebbe fiducia in me quando nessuno della mia tribù l’aveva, mi ha dato quando ho avuto bisogno". E’ risaputo che Maometto non ebbe altre mogli durante la vita di Khadija.

Quando Alì, suo cugino e genero, voleva prendere oltre a Fatima, figlia di Maometto, una seconda moglie, come del resto era consentito dal Corano, egli si oppose dicendo: "No, non Fatima; lei è parte di me ed io sono parte di lei". Questi integralisti devono dirci se, vietando a suo genero ciò a cui aveva diritto, Maometto agì in contrasto con il Corano. Oppure devono capire che la poligamia è soltanto tollerata, non è un diritto giuridico. Bisogna mettere bene in luce la differenza tra ciò che è permesso e ciò che costituisce un diritto. Aisha, madre dei credenti, la più amata tra coloro che hanno raccontato la vita di Maometto, fu coinvolta nella guerra civile che scoppiò tra Alì, il quarto califfo, e alcuni dei compagni del profeta che non erano soddisfatti del suo comportamento in occasione dell’assassinio del terzo califfo. Quegli integralisti ritengono che Aisha abbia disobbedito al Corano laddove prescrive alle mogli del profeta di starsene nelle loro case? In questo caso, essi dovrebbero condannare il comportamento di Aisha oppure mettere in dubbio la loro interpretazione di ogni cosa: del Corano, della sunna e della storia. Aisha comprese esattamente il contesto di quello specifico passaggio del Corano e pertanto si impegnò nella vita pubblica.

Oggi, il discorso del Corano circa le donne può essere classificato in due modi, ciascuno dei quali è collegato ad uno spazio specifico. L’assoluta uguaglianza dei diritti e dei doveri è esplicitamente sottolineata, sia nella pratica religiosa che in relazione al premio e alla punizione dopo la morte. La stessa assoluta uguaglianza è espressa nel campo della riproduzione cosmologica e naturale: la vita nasce da questo contatto tra maschio e femmina. Nel processo creativo della riproduzione, uomo e donna sono partner uguali. E’ nel campo della vita sociale che il Corano riconosce le differenze e cerca di modificare l’attuale società maschilista. Il Corano ha modificato la tradizione araba, praticata per lungo tempo, secondo cui il figlio maggiore era l’unico erede del patrimonio paterno, ed ha fatto sì che l’eredità venisse distribuita tra tutti i figli, le figlie e la moglie. Ironicamente, riguardo all’eredità, il Corano parla soltanto della "moglie", e non delle mogli del deceduto. Le donne, dunque, sono incluse nella divisione. Nel Corano, il matrimonio è presentato in termini di serenità e di amore reciproco; moglie e marito si completano. Sono una cosa sola. Rispetto alla definizione di matrimonio presente nella sharia, dove il contratto matrimoniale è un contratto di compravendita e la donna è mercificata, il Corano pone il matrimonio in una posizione molto elevata.

Nel Corano, le differenze in campo sociale sono soltanto riconosciute, ma non completamente legittimate. Esse furono invece legittimate ed ulteriormente sviluppate nel senso opposto a quello del Corano dai giuristi che formularono quella che oggi è conosciuta come sharia. La sharia, in definitiva, non è che un’interpretazione storica del Corano espressa secondo norme medievali a cui il Corano stesso si oppone. Il problema e la sfida che si pone oggi ai musulmani è di riconoscere, rispettare e attuare, in una società quale è quella moderna in cui l’uguaglianza, la libertà e i diritti umani sono la regola, l’assoluta parità così come è stabilita nel Corano al più alto livello. Riusciremo a promuovere i contenuti sociali del Corano ad una sfera cosmologica, etica e spirituale o continueremo il declassamento medievale dei valori coranici sotto la spinta delle rivendicazioni della sharia?

Nasr Hamid Abu Zayd è docente universitario di letteratura e linguistica presso l’Università di Leiden ed è il titolare della cattedra Ibn Rushd per l’Islam e le Scienze Umane presso la University of Humanistics di Utrecht in Olanda.

(Traduzione di Antonella Cesarini)

il mio viaggio in Palestina su blog

Ciao vi segnalo la pubblicazione del mio racconto sul viaggio in Palestina in aprile sul blog

www.viteintransito.wordpress.com

col titolo"Candele nelle tenebre" ( da un verso di Mahmud Darwish).

Il blog pubblica racconti autobiografici di donne migranti, piuttosto belli e interessanti, vale la pena leggerli.

Naturalmente chi vuole può scaricare, far circolare o pubblicare il mio racconto, previa comunicazione . Sono interessata a farlo pubblicare su una rivista cartacea, e accetto volentieri suggerimenti in proposito.

Ancora, ho partecipato all'incontro di Supino che è stato piacevole e interessante; non c'è stato tempo di scambiare informazioni, materiale, programmi; forse si può cominciare usando la rete; io vorrei avere il video in power point di Gabriele. A proposito di programmi, a Rimini con la Casa della pace abbiamo in programma una mostra sulla cultura e la storia palestinese con proiezione di documentari e film. Ne ho visto uno molto bello al Premio Ilaria Alpi "Shooting Mohammad". Chi ha materiale me lo comunichi, per favore.

Un saluto affettuoso.

Mariolina

(da una mail)
Dopo vari problemi informatici (non ancora risolti...): in questa repubblica delle banane, ho una connessione a 56 k...e l'ADSL non può arrivare...

Pubblico questo post perchè ho ricevuto un sms da Renzo Briano. Renzo è una persona da anni impegnata nella difesa della salute dei cittadini (per esempio, ha fatto chiudere l'inceneritore di Savona...).

Domani su Linea Blu (Rai uno alle ore 14) ci dovrebbe essere qualcosa di suo: non perdetevelo!!! Sempre che la trasmissione non venga censurata...

domenica 18 luglio 2010


Inaugurazione - Centro per documentare la storia e la letteratura palestinese


Martedì 13 Luglio 2010 18:50 Rosario Citriniti


via Garibaldi 2 - Pentone (CZ)


sabato 7 e domenica 8 agosto


con Wasim Dahmash, Marco Ramazzotti e Pati Luceri


tratto da http://rete-eco.it/it/home/incontri/14767-inaugurazione-centro-di-documentazione-sulla-storia-e-letteratura-palestinese.html




PS: rete-eco è il sito degli Ebrei Contro l'Occupazione: visitatelo...

mercoledì 14 luglio 2010

Iniziative promosse dalla Fondazione Valdese

e dall'Editrice Claudiana

Care lettrici, cari lettori,
proseguono gli appuntamenti di «Una Torre di Libri» e questa settimana il week-end inizia in anticipo! Già da giovedì infatti Torre Pellice si anima
ospitando il Festival Itinerante delle Province, promosso dalla Provincia
di Torino, a cura della Rete Italiana di Cultura Popolare. Gli eventi
proseguiranno poi venerdì, sabato e domenica, tra musica, letture e
incontri con scrittori del calibro di Simonetta Agnello Hornby.
Passiamo quindi al programma vero e proprio:

- giovedì 15 luglio
17.30, Liceo valdese - Torre Pellice, via Beckwith 1
L'Ecomuseo dell'Alta Valle Maira di Celle di Macra (Cn) presenta: Il sale
nelle vene, storie di acciugai della Val Maira, di Diego Crestani e
Riccardo Abello.
19.00, Liceo valdese - Torre Pellice, via Beckwith 1
Don Piero Gallo e Giorgio Tourn guidano gli ascoltatori in un viaggio
attraverso la lettura della Bibbia. Tema dell'incontro: l'acqua.
Per saperne di più:
http://www.unatorredilibri.it/il-programma/giovedi-15-luglio/

- venerdì 16 luglio
17.30, Torre Pellice, piazza del Municipio
Le donne dicono Dio: a cinquant'anni dall'articolo che diede il via alla
"seconda ondata" di teologie femministe, Elizabeth E. Green, Cristina
Arcidiacono, Daniela Di Carlo e Gianluigi Gugliermetto esplorano il vasto
panorama della teologia al femminile e il suo impatto sul mondo
contemporaneo. Modera: Manuel Kromer.
19.30, Ristorante Centro - Torre Pellice, via Caduti per la Libertà 7
Cena con i relatori presso il Ristorante Centro, a cura di Ermanno Pontet.
Per prenotazioni: 0121 91422 o 0121 932006.
21.15, Sala della Società Generale Operaia di Mutuo Soccorso - Torre
Pellice, via Roma 7
Proiezione del film documentario La vita è un lavoro, di Andrea Fenoglio e
Diego Mometti. La pellicola fa parte del progetto «Paesaggi del mondo» e
si configura come una riflessione sui mutamenti avvenuti nel mondo del
lavoro rurale, sull'ambiente e sulla condizione della donna in questo
contesto.
Per vedere il trailer del film: http://www.youtube.com/watch?v=D_bd0sWuRhE
Per saperne di più:
http://www.unatorredilibri.it/il-programma/venerdi-16-luglio/


- sabato 17 luglio
15.00, Torre Pellice, piazza del Municipio
Doppio appuntamento con:
Passeggiata ecoletteraria - L'Associazione «Glis il Ghiro» propone due ore
di passeggiata nei dintorni di Torre Pellice, per scoprire i confini,
geografici e letterari, del territorio. Il numero massimo dei partecipanti
è di 30 persone, pertanto è necessario prenotare presso l'Associazione
telefonando al numero 347 8741004.
Libriribelli - QuattroquArti, in collaborazione con la Biblioteca Civica
«Carlo Levi» di Torre Pellice, tiene un laboratorio in piazza di
serigrafia e produzione artigianale di libri. I bambini e le loro famiglie
potranno creare il proprio volume personale, che verrà poi esposto per
tutta la durata della manifestazione. Un'opportunità unica per imparare
una tecnica antica, divertendosi.
17.30, Torre Pellice - piazza del Municipio
Simonetta Agnello Hornby, grande scrittrice "oltre i confini" - a metà tra
Italia e Regno Unito, tra avvocatura e letteratura - fa visita a Torre
Pellice, pronta a un incontro con i suoi lettori. Agnello Hornby, dopo
quattro romanzi uno più coinvolgente dell'altro, ha dimostrato di essere
una scrittrice sempre attenta alle esigenze sociali e determinata a
smascherare gli abusi che vengono perpetrati ogni giorno nella nostra
società. Modera l'incontro: Erica Scroppo Newbury. Partecipa l'attrice
Gisella Bein.
19.30, Giardino del Ristorante Flipot - Torre Pellice, corso Gramsci 17
Cena con la scrittrice Simonetta Agnello Hornby, a cura di Gisella e
Walter Eynard. Per prenotazioni: 0121 91422 oppure 0121 91236.
21.15, Torre Pellice, piazza del Municipio
Kasko (Corrado Cedrone), musicista rock, educatore e musicoterapeuta,
presenta la sua prima raccolta di poesie dal suggestivo titolo Saluto il
pazzo lui sa dove si trova. Lo accompagna alla chitarra Nicola Frecci.
Per saperne di più:
http://www.unatorredilibri.it/il-programma/sabato-17-luglio/

- domenica 18 luglio
17.30, Torre Pellice, piazza della Libertà
Suoni e parole della montagna: lo scrittore Alessandro Perissinotto e
Sergio Berardo si esibiscono in un inedito spettacolo di letture e musiche
ambientate in Piemonte. Berardo si cimenterà con la ghironda, la cornamusa
e altri strumenti tradizionali.
o 20.00, Luserna San Giovanni, Campi sportivi
Cena occitana.
21.30, Luserna San Giovann, Campi sportivi
I Lou Dalfin si esibiscono in concerto nell'ambito dell'ArtsOnAir
festival. Ingresso 5 euro, più 5 euro di tessera Associazione SPAD, valida
per tutta la durata del festival.
Per saperne di più:
http://www.unatorredilibri.it/il-programma/domenica-18-luglio/

Come avete potuto vedere, il programma è davvero ricco e pieno di ospiti e
attività interessanti: speriamo quindi di aver suscitato il vostro
interesse e di incontrarvi nell'ambito delle manifestazioni.

A presto,
Maria Lia Malandrino

martedì 13 luglio 2010

Dopo il precedente post, mi sembra giusto pubblicare quest'altro. Non oso immaginare l'argomento del prossimo...

Mariavittoria Orsolato: Scuola di guerra, offre lo Stato

Scuola di guerra, offre lo Stato

di Mariavittoria Orsolato

Mentre la scuola pubblica letteralmente affoga nei tagli imposti dalla riforma Gelmini e dalle manovre economiche di Tremonti, il Governo pensa a potenziare le "istituzioni alternative" deputate alla formazione dei giovani. Se da un lato si continua a rimpinzare di finanziamenti le scuole cattoliche - la sola città di Verona ha appena stanziato 300.000 euro per i suoi istituti paritari - dall’altro una legge a firma congiunta mira ad istituire un fondo per organizzare corsi di formazione delle Forze Armate per i giovani.

Le firme su quella che è già stata ribattezzata la "legge balilla" sono del ministro della Difesa La Russa, della giovane ministra dei Giovani Giorgia Meloni e del ministro del Tesoro Tremonti che, nonostante pianga miseria in sede di bilancio, ha dato il via libera a 20 milioni di Euro, necessari alle attività per i primi tre anni di sperimentazione.

L’idea alla base del provvedimento è quella di invogliare i ragazzi e le ragazze a preferire una sicura carriera militare all’inevitabile precariato post-laurea o post-diploma: i ragazzi verrebbero invitati per un soggiorno di tre settimane all’interno delle caserme dell’Arma, dove seguirebbero la routine e i costumi del reggimento e verrebbero di conseguenza edotti sulle meraviglie dell’essere soldato nell’era delle guerre globali. Che sì sono guerre, ma almeno ti fanno vedere il mondo.

In questo modo la Difesa spera di assicurarsi sufficiente carne fresca in barba all’avvenuto decadimento della coscrizione obbligatoria e, velatamente, spinge a promuovere una professione che, grazie alle continue cronache di sopraffazione, ha perso quell’aura di sacralità da sempre celebrata nel folklore nazionalista.

All’interno del provvedimento - che paradossalmente si colloca nell’ambito delle iniziative per la diffusione dei valori e della cultura della pace e della solidarietà internazionale tra le giovani generazioni - sono stanziati poi 4 milioni di Euro per la ristrutturazione delle caserme destinate a diventare delle vere e proprie "scuole di guerra", mentre ne serviranno altri 850.000 per le attività di addestramento che, tra le altre, comprendono lezioni di "tiro con arma individuale".

I nostri ragazzi potranno dunque maneggiare armi pur non avendone la licenza e seguire attività sulla scorta di quelle create per i soldati di professione; stando al testo, i compiti istituzionali delle Forze Armate si riferiscono alla preparazione per "missioni internazionali di pace a salvaguardia degli interessi nazionali, di contrasto del terrorismo internazionale, di soccorso alle popolazioni locali e di concorso alla salvaguardia delle libere istituzioni, in circostanze di pubblica calamità e in altri casi di straordinaria necessità e urgenza". Sì, avete letto bene.

Con uno stravolgimento del vocabolario degno del miglior Grande Fratello (quello di Orwell), i ragazzi e le ragazze che verranno irretiti da questa non inedita propaganda, impareranno che la guerra è pace, che il valore si dimostra con la forza e che la solidarietà è cosa che si può portare col fucile.

Quello che era un disegno di legge depositato lo scorso primo aprile, rischia ora di essere approvato (senza ovviamente alcuna discussione previa) all’interno della maxi-manovra finanziaria con il paradossale risultato che lo stesso testo che taglia i fondi per l’addestramento delle Forze Armate professioniste, regala 20 milioni di euro per l’indottrinamento delle possibili nuove reclute.

A riprova che l’operazione voluta da La Russa e soci é diretta all’acquisizione di nuovi soggetti abili al combattimento, il testo specifica che la partecipazione ai corsi è riservata solo ai giovani più meritevoli ed atletici, che hanno un titolo di studio elevato e che risiedono nelle aree tipiche di reclutamento.

Una risposta alla disoccupazione nel Mezzogiorno o un semplice infondere "amor di Patria"? Nelle intenzioni dei ministri questa sperimentazione sarà "un’esperienza di vita unica che contribuirà ad avvicinare i giovani ai valori delle Forze Armate, con una formazione specifica al rispetto e alla difesa dei valori costituzionali".

Siamo però sicuri che tra questi valori costituzionali, quelli chiaramente esplicati all’articolo 11 non verranno presi in considerazione: come si fa a spiegare a dei diciottenni imberbi che l’Italia che "ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" è la stessa Italia di stanza in Afghanistan?

Ultimo aggiornamento Mercoledì 07 Luglio 2010 09:09

da una mail alla ml profins@professioneinsegnante.it

ecco chi paga il conto della Libera Scuola dei Popoli Padani


http://www.facebook.com/pages/Scuolainformare-per-resistere/131406220214727#!/notes/scuolainformare-per-resistere/roma-ladrona-800mila-euro-alla-lega-per-la-scuola-della-moglie-di-bossi/128645193844089


Le ristrutturazioni costano, e se arriva un aiutino dal Tesoro è meglio: ecco chi paga il conto della Libera Scuola dei Popoli Padani, fondata da Manuela Morrone

800mila euro alla Lega per la scuola della moglie di Bossi
Lo scrive il Giornale in un articolo firmato da Gian Marco Chiocci e Paolo Bracalini: lo scorso 9 giugno, con un decreto del ministero del Tesoro, la Libera scuola dei popoli padani, fondata da Manuela Morrone, moglie di Bossi, e oggi presieduta dall’ex senatore leghista Dario Galli, si è portata a casa un totale di 800 mila euro (300mila per il 2009, 500mila per il 2010).

ROMA LADRONA – I proventi vengono dal "Fondo per la tutela dell’ambiente e la promozione e lo sviluppo del territorio" del ministero dell’Economia, e prendono la via della Scuola Bosina di Varese, retta da una delle tante cooperative che ruotano attorno alla galassia della Lega, e di cui la Morrone è ancora socia. Il provvedimento si trova nella cosiddetta Legge Mancia, che ogni anno il parlamento licenzia a beneficio di enti e fondazioni; la Scuola Bosina, recita il suo sito internet, "è nata per dare ai propri alunni una formazione educativo-didattica in un ambiente attento ai bisogni di ognuno e nel quale famiglia e scuola interagiscono per il bene comune. Infatti, per favorire la continuità educativa tra l’opera della famiglia e quella della scuola, la nostra istituzione coinvolge, mediante una comunicazione frequente, le famiglie nelle decisioni di carattere comunitario e nelle iniziative di supporto alle attività didattiche. Attraverso la collaborazione e la presenza propositiva dei genitori nella vita scolastica dei figli, infatti, la scuola diventa il naturale proseguo della famiglia. Parificata in tutti e tre gli ordini (Infanzia, Primaria e Secondaria di I° grado), la Scuola Bosina segue i programmi ministeriali, pur partendo dallo studio del territorio circostante e dal principio che l’ambiente influenza il grado di crescita del bambino, poiché esso investe tutte le sue capacità sensoriali".

UN’IDENTITA’ LOCALE – Attraverso lo studio del dialetto locale, degli usi e dei costumi della zona, la scuola si propone quindi l’obiettivo di educare il popolo alle tradizioni del territorio. E riscuote un grande successo, visto che gli 800mila euro servono per lavori di ampliamento e ristrutturazione degli edifici interni. A carico di tutti, non solo di chi la frequenta. Ma questo, evidentemente, per gli alfieri del federalismo fiscale è soltanto un dettaglio.

http://www.giornalettismo.com/archives/72045/roma-ladrona-800mila-euro-lega/


manuel

http://docentiprecari.forumattivo.com/discussioni-comuni-sul-precariato-scolastico-f1/ecco-chi-paga-il-conto-della-libera-scuola-dei-popoli-padani-t3726.htm#35934

E poi i leghisti parlano di Roma ladrona...Vergogna!

sabato 10 luglio 2010

Maledetta sia la vostra violenza. Ma l'Aquila tornerà a volare

Sia maledetta la vostra violenza, la violenza dei vostri manganelli. Mercoledì siamo scesi a Roma in migliaia, con la nostra voglia di vivere, la nostra determinazione, l'amore per la nostra terra, l'amore per il futuro della nostra terra. E abbiamo trovato i vostri maledetti manganelli, l'oscena violenza del vostro potere. Manganelli maledetti, che sull'asfalto della Città Eterna hanno lasciato il nostro sangue, hanno ferito i nostri corpi per uccidere il nostro futuro. Ma noi non taceremo. La vostra maledetta violenza non ci impedirà di gridare ancora, sempre, fin quando non sarà fatta giustizia e non saremo nuovamente liberi. Torneremo alle vostre porte e grideremo ancora più forte, perché anche se vi credete assolti sarete per sempre coinvolti. Per sempre sarete colpevoli dello scempio e del tentato assassinio della terra d'Abruzzo.

Maledetta sia la vostra violenza, la violenza della vostra propaganda. Che ieri esaltava la menzogna e una ricostruzione che ha definitivamente tentato di assassinare la nostra città. E che oggi tenta di dividerci, di separare i "buoni" dai "cattivi", chi s'inchina al potere e chi lo denuncia.

Maledetta sia la vostra violenza, la violenza che prima dei manganelli si è chiamata affarismo, militarizzazione, autoritarismo. Quella violenza che ha imprigionato la nostra città e le sue strade, le nostre vite e le nostre case. Maledetta sia la vostra violenza. Una violenza che grida giustizia davanti agli uomini e al cielo. Quel cielo che l'inverno scorso ha pianto con noi, quel cielo da cui è calato il freddo che ha gelato le nostre speranze e ha svelato l'assurdità del vostro potere.

Maledetta sia la vostra violenza. Tutta. Fin in fondo. Il 6 aprile 2009 alle 3 e 32 l'Abruzzo è stato ferito dal terremoto della terra. Ma noi eravamo lì, pronti a rinascere e ricostruire. Con la fierezza, l'entusiasmo, la forza e la determinazione delle nostre genti. Ma poi siete arrivati voi. Ci avete rinchiuso nei campi, ci avete disperso a migliaia di chilometri di distanza. Da oltre un anno siamo prigionieri di un presente che non ci appartiene e di un futuro che viene costantemente assassinato. E' il terremoto delle anime e del potere, immensamente più devastante di quell'istante maledetto. Maledetta sia la vostra violenza. Quella violenza che prosegue tutt'ora, che ci perseguita. La violenza degli affari, delle mafie, della speculazione, della menzogna. Ma noi non la subiamo e non la subiremo. Ci ribelliamo e ci ribelleremo, grideremo ancora e torneremo nelle piazze, nelle strade. Indignati, arrabbiati, fieri e mai domi. Maledetta sia la vostra
violenza. Che non ci fermerà e non assassinerà la nostra terra.

L'Aquila siamo noi. L'Aquila risorgerà. La vostra maledetta violenza non ci impedirà la speranza e il sogno. Perché noi rivogliamo il nostro sacrosanto diritto ad avere una città libera, ad avere giustizia, alla socialità. Non aspetteremo che prosegua l'opera di annientamento della nostra L'Aquila. Stiamo organizzando la speranza, stiamo impastando il sogno. E non abbiamo paura dei vostri manganelli e della vostra violenza. Torneremo ancora alle vostre porte. E grideremo ancora più forte. L'Aquila tornerà a volare...

Alessio Di Florio
http://www.peacelink.it/abruzzo

venerdì 9 luglio 2010

Anche questo blog aderisce allo sciopero contro la legge bavaglio: si tratta dell'ennesima 'porcata', tanto per citare un ministro, di questo governo ingiusto, forte con i deboli e debole con i forti (ultimo esempio le violenze contro i terremotati de L'Aquila -anche ammesso che ci siano state infiltrazioni di elementi anarcoidi, come li ha definiti alla tv un esponente della digos romana, aderenti ai centri sociali, è una scusante per attaccare gente inerme?).

Aderisce ma con qualche perplessità: con regimi come questi, di democrazia autoritaria, bisogna implementare l'informazione, moltiplicare i canali informativi, diffondere tra la 'gente' le notizie che, con leggi come questa (e la concentrazione della proprietà di mezzi di informazione nelle mani di uno solo), vogliono far passare sotto silenzio...

mercoledì 7 luglio 2010

altre cose sulla coalizione donne per la pace

luisa morgantini


traduzione di Marianita De Ambrogio, donne in nero di Padova

Aggiornamento della CFP: delle proposte di legge alla Knesset minacciano di limitare le ONG israeliane - Yoana Gonen
24 giugno 2010
Care amiche e supporter della Coalizione delle Donne per la Pace, (CFP)
qui sotto troverete un aggiornamento sugli sviluppi legislativi recenti che tentano di limitare il lavoro delle ONG israeliane in particolare quello della CFP, ed anche il testo da quest’ultima indirizzato al Parlamento europeo e dei link ad articoli sul lavoro della CFP. Apprezzeremmo ogni vostra riflessione e come produrre un sostegno internazionale contro queste 3 proposte di legge pericolose che attendono l’approvazione della Knesset.
Best regards,

Yoana Gonen
Coordinatrice delle relazioni internazionali della CFP.

1. Seduta del parlamento europeo sulla situazione delle ONG e della società civile in Israele
Il 23 giugno 2010 il Parlamento europeo ha tenuto una seduta sulla situazione delle ONG e della società civile in Israele. La Coalizione delle Donne per la Pace ha reso pubblica la sua posizione con un articolo distribuito in quella seduta. Vi preghiamo di osservare la sezione seguente su 3 proposte di legge depositate alla Knesset che si prefiggono di limitare il lavoro internazionale delle ONG israeliane e in particolare quello della CFP.
I 3 progetti di legge sono:
a. "Gli obblighi di divulgazione per i beneficiari di sostegno da parte di entità politiche straniere, 2010" (una proposta sostenuta dal governo, presentata l’8.2.2010, ha avuto un voto preliminare il 17.2.2010): Con il pretesto di aumentare la trasparenza dei sussidi stranieri alle ONG, questa proposta specifica che delle organizzazioni "che cercano di influenzare l’opinione pubblica israeliana" dovrebbero essere considerate come organizzazioni politiche e dovrebbero quindi registrarsi nel Registro dei Partiti politici e perdere il loro status di esenti d’imposte. Ogni portavoce di tali organizzazioni dovrà dichiarare in ogni sua apparizione pubblica e pubblicazione di rappresentare un’organizzazione che riceve fondi da una "entità politica straniera". Questa proposta di legge ha lo scopo di ridurre il finanziamento straniero su cui si sostengono le ONG per la pace e i diritti umani, e di delegittimare e intimidire queste organizzazioni.
b. "La legge sulle associazioni (emendamento - Eccezioni per la registrazione e l’attività di un’associazione) – 2010" (una proposta di legge privata, introdotta da 19 MKs il 28.4.2010, una versione rivista da 25 MKs il 14.6.2010) - Questa proposta si prefigge di proibire la registrazione o la chiusura di ogni ONG esistente, se "l’associazione sia implicata in, o abbia fornito informazioni a entità straniere su azioni legali all’estero contro autorità del governo israeliano o ufficiali dell’esercito per crimini di guerra". La competenza universale, il diritto di tribunali nazionali a perseguire criminali di guerra stranieri per atrocità commesse all’estero, è un meccanismo in vigore nel diritto internazionale. In quanto tale, questa proposta mina la legge internazionale dei diritti umani e l’atteggiamento delle ONG israeliane di reclamare la responsabilizzazione di autorità israeliane che abbiano commesso violazioni di diritti umani. In alcune interviste ai media israeliani i MKs hanno indicato specificamente la Coalizione delle donne per la pace e Adalah, il Centro legale per i diritti delle minoranze arabe, i medici per i diritti umani e il Comitato contro la tortura.
c. "La proibizione di istituire un boicottaggio, 2010" (introdotta da 25 MKs della coalizione e del’opposizione il 9.6.2010, ma non ancora esaminata). Secondo questa proposta, i cittadini israeliani non devono iniziare, incoraggiare o dare il loro sostegno o informazione per un boicottaggio contro lo stato d’Israele; agli internazionali che lo fanno sarà proibito entrare in Israele per almeno 10 anni, e le entità governative straniere impegnate in un’attività di boicottaggio contro Israele saranno scartate da ogni attività nei conti bancari israeliani, negli stocks israeliani o nelle terre e beni israeliani. Questa proposta è una violazione della libertà d’espressione e della libertà di associazione ed ha lo scopo di intimidire le ONG e le persone affinché non si impegnino in una forma di attività politica nonviolenta, democratica e legittima. Questa proposta si rivolge anche direttamente contro la CDP, a causa del nostro progetto di ricerca "Who profits?" che fornisce informazioni sul coinvolgimento di imprese israeliane e internazionali nell’occupazione.

In allegato il documento sulla posizione integrale della CDP. La CDP vuole ringraziare in particolare la nostra organizzazione partner svedese Kvinna till Kvinna, che ci ha aiutato a contattare il Parlamento europeo.

2. La CFP sui media
Alcuni links per articoli sul lavoro della CDP:
- Ilana Hammerman, traduttrice, editrice e militante di una delle organizzazioni membre della CDP potrebbe dover affrontare un processo per aver portato 3 ragazze palestinesi a Tel Aviv per una giornata di svago: http://theonlydemocracy.org/2010/06/civil-disobedience-is-a-fun-day-out-in-tel-aviv/
- "Dalit Baum e Merav Amir hanno iniziato una lotta economica decisa contro il business che opera al di là della Linea verde. I loro studi dettagliati hanno smascherato tutte le compagnie e sono servite da base per il boicottaggio che è in espansione in tutto il mondo. In un’intervista nel Supplemento Calcaliste, spiegano di non essere estremiste – sono semplicemente Dankner, Levayev, Arison e migliaia di altre compagnie che violano il diritto internazionale". Ari Libsker, Calcalist: http://coteret.com/2010/06/21/maariv-targeted-boycott-and-divestment-pushing-companies-out-of-the-settlements/
- «La CDP dichiara il suo sostegno alla catena italiana di supermercati COOP e alla decisione di Nordiconad di sospendere i loro acquisti di prodotti Agrexco nei loro supermercati, e spera che altre catene di supermercati seguano i loro passi». Così inizia la dichiarazione dell’importante coalizione israeliana di 11 organizzazioni femministe, pubblicata a sostegno della Campagne italiana "Stop Agrexco". Elena Hogan, Near East News Agency:
- Una nuova proposta tenta di dichiarare illegale un boicottaggio delle colonie o di Israele:
http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3902932,00.html .
La traduzione completa (in inglese) della proposta di legge è disponibile sul sito Internet "Who profits": http://www.whoprofits.org/articlefiles/BDS%20LAW_Eng.htm
- Dichiarazione di sostegno della CFP per la campagna "Bellezza rubata: http://www.codepinkalert.org/article.php?id=5456. In Francia, la campagna Ahava arriva in tribunale. Adri Nieuwhof, The Electronic Intifada: http://electronicintifada.net/v2/article11341.shtml
- "Yoana Gonen, della CDP, ha espresso il suo sostegno alle decisioni di musicisti internazionali di annullare la loro venuta in Israele nella situazione politica attuale. Spero che il movimento BDS abbia successo (…) Se questo dinamismo internazionale si perde, forse saremo tutto condannati a più decenni di occupazione, assedio, povertà, bombardamenti e separazione". Alison Avigayil Ramer e Ronnie Gross, Jewlicious: http://www.jewlicious.com/2010/06/cultural-boycott-recent-cancellations-by-international-musicians-spur-debate-in-israeli-public/

In solidarietà,
La Coalizione delle Donne per la Pace

http://coalitionofwomen.org/home/english

martedì 6 luglio 2010

Cari amici lettori,

vi invito a sottoscrivere l'appello del post precedente (che mi ha inviato l'amico Giovanni Falcetta che qui ringrazio -questa mattina me ne sono dimenticato:) ) e vi chiedo di andare a fare un giro sulla pagina facebook del blog:

http://www.facebook.com/pages/manage/#!/pages/Nessuno-Escluso-httpgiulianofalcoblogspotcom/121515257864700

a presto

Giuliano

GRAZIE ALLA LEGGE SUI RESPINGIMENTI E AGLI ACCORDI CON LA LIBIA, DECINE DI PERSONE DI NAZIONALITA' ERITREA STANNO MORENDO NEL DESERTO LIBICO
SOTTOSCRIVIAMO L'APPELLO IN FAVORE DELLA LORO LIBERAZIONE:
Scrivi a info@interno.it questo messaggio :
io, nome e cognome, sono convinto/a che un paese democratico non possa essere complice
di un crimine contro l'Umanità.
Fermate il massacro dei prigionieri eritrei in Libia.

domenica 4 luglio 2010



Anche il Papa è andato a Sulmona per l'anniversario celestiniano. E mi chiedo:


Ma che c'azzecca?

Giuliano


CELESTINO V FU DAVVERO UN VILE?


Perché Dante considerò papa Celestino V un "vile" (Inferno, III, 60)?


Dopo aver accettato il pontificato nel 1294, all'età di 79 anni, Celestino V - pressato dalle forze integraliste della curia romana - abdicò dopo solo cinque mesi e morì assassinato nel 1296. Era un benedettino, ma di tipo eremitico. Le sue origini sociali erano contadine.


Perché dunque accettò l'incarico? Probabilmente per "spirito di obbedienza", o forse perché s'illudeva di poter dare un contributo alla risoluzione della crisi generale della chiesa, o forse perché non aveva capito le strumentalizzazioni che si stavano operando dietro la sua nomina…


Fatto sta che anche il Petrarca lo considerò un "vile" (De vita solitaria, III, 27). Tuttavia -a differenza di Dante, che vedeva le cose in maniera alquanto idealistica-, il Petrarca ritenne che quella rinuncia fosse stata "utile a lui e al mondo per l'inesperienza degli affari, perché era uomo di assidua contemplazione, per l'amore alla solitudine".


Il Petrarca, in un certo senso, mostrava più pragmatismo di Dante, per quanto nessuno dei due mise mai in discussione il fatto che il papato dovesse avere un ruolo politico.


Dante infatti voleva un pontefice disposto a collaborare, alla pari, coll'imperatore: quale delusione dovette subire quando vide che dopo Celestino salì al soglio Bonifacio VIII, la quintessenza del conservatorismo! Proprio Bonifacio VIII sarà causa del suo esilio da Firenze e -a suo giudizio- causa ultima della rovina della stessa città.


Viceversa, il Petrarca voleva soltanto un pontefice "capace", "affidabile", come avrebbe dovuto essere nella migliore tradizione della chiesa cattolica.


Nessuno dei due seppe mai valorizzare, sul piano umano e politico, il rifiuto di Celestino V.


Va però detto che Dante non nomina mai il pontefice, pur essendo l'unico ch'egli riconosca nel girone degli ignavi.


Probabilmente ciò è dovuto al fatto che, pur dovendolo condannare, come politico, alle pene eterne dell'inferno, come uomo invece non se la sente d'infierire su un personaggio la cui unica colpa fu la debolezza di non saper regnare. Ecco perché lo riconosce soltanto, senza incontrarlo.


Dante non può mettersi a parlare sul piano umano con una persona cui non riconosce neppure il titolo di "avversario politico".


Dante sta a Machiavelli come Petrarca sta a Guicciardini.



Celestino V, al secolo Pietro Angelerio da Morrone, nasce nel 1215 da contadini poveri. All'epoca il suo paese di provenienza (della oggi Piana del Fucino ed in passato teatro di vere e proprie battaglie navali) si chiamava Marruvium: oggi invece si è trasformato in San Benedetto dei Marsi. A 16 anni viene accolto dai Benedettini di Santa Maria dei Fafoli, a Benevento. Nel 1231 veste l'abito benedettino: tende a isolarsi nell'ascetismo della vita eremitica. Per tre anni vive con un confratello in una grotta da lui stesso scavata nella roccia, sperduta tra i boschi, in totale isolamento, presso il monte Palleno (oggi Porrara), dove poi sorgerà il santuario di S. Maria dell’Altare. Inizia a predicare sul monte Palleno alla Maiella. Sospinto dalla gente dei luoghi vicini a farsi consacrare sacerdote, ma anche per sottrarsi all’indesiderata frequentazione dei pellegrini, si reca a Roma. Dopo gli studi presso il Laterano, viene ordinato sacerdote da papa Gregorio IX, che gli permette di proseguire la vita eremitica. Nel 1241 lascia Roma, ma invece di tornare sul Palleno, si ferma presso Sulmona, in località Segezzano, probabilmente dopo aver appreso che in quei luoghi aveva dimorato il famoso eremita Flaviano da Fossanova.


Anche qui, alle pendici del Morrone, trova riparo in una grotta presso la chiesetta di S. Maria di Segezzano, sulla quale sarà poi edificato il monastero di S. Spirito. In questa spelonca, Pietro comincia ad essere avvicinato da quelli che saranno i futuri discepoli. Si tratta di centinaia di giovani provenienti dalle vicine casupole di Bucchianico, Caramanico, Salle, Roccamorice, Pratola, attratti dalla sua vita eremitica. Lui, che è uomo taciturno, silenzioso e riservato, li accoglie suo malgrado, perché non intende condividere con alcuno la sua solitudine. Infatti nel 1246, insofferente alla frequentazione dei fedeli, che diventano sempre più numerosi, abbandona l’eremo di Segezzano per rifugiarsi nella vicina Maiella dove, sulla parete dell’Orso, alla Ripa Rossa, trova un primo, inaccessibile rifugio.


Successivamente si sposterà in uno fra i più impervi dirupi di quelle montagne, chiamato S. Spirito di Maiella, dove poi sarà edificato il famoso monastero che fino al giugno del 1293 sarà Caput Congregationis. Resterà per lunghi anni sulla Maiella, sempre in fuga dalle turbe di fedeli che insidiavano la sua solitudine e sempre alla ricerca di nuove e più irraggiungibili caverne, perché masse di pellegrini poveri, infermi e disperati, per trovare conforto alle loro sofferenze, lo raggiungevano ovunque, persino nei proibitivi antri di S. Bartolomeo di Legio e di S. Giovanni sull’Orfento. Qui, sui monti della Maiella, negli anni che vanno dal 1246 al 1293, si consolida definitivamente la sua fama di taumaturgo.


Nel 1264, ispirandosi al movimento di Gioachino da Fiore, decide di fondare la Congregazione dei Fratelli penitenti dello Spirito Santo o Celestini. La regola fu approvata da papa Urbano IV. L'ordine sfugge, dopo il Concilio Lateranense del 1215, alla soppressione voluta da papa Gregorio X: Celestino infatti andò a piedi sino a Lione, dove stava per svolgersi il Concilio Lionese II, per chiedere al pontefice la tutela del proprio ordine e la ottenne, poiché il suo movimento non veniva considerato politicamente ostile alla chiesa. D'altra parte Celestino aveva sempre condotto una vita di penitenza, preghiera, silenzio, rigorosa astinenza, durissimi e prolungati digiuni, autofustigazione e mortificazione della carne, in contrapposizione a quella cenobitica.


Nel 1287 i celestini avviano le pratiche per la costruzione sul Colle di Maio (oggi Collemaggio) di un'abbazia: l'anno successivo viene consacrata la basilica. Nel giugno del 1293, sempre sospinto dalla sua insopprimibile brama di solitudine, Celestino convoca il quarto (e ultimo) Capitolo Generale e, tra la costernazione dei discepoli, comunica la sua irrevocabile decisione di volersi ritirare per sempre sul Morrone e qui morirvi. A tale scopo farà scavare il famoso eremo di S. Onofrio, dove vivrà per tredici mesi in assoluta segregazione, recidendo tutti i contatti col mondo esterno, salvo quelli strettamente connessi alla sopravvivenza.


Intanto a Perugia, undici cardinali, dopo la scomparsa di papa Niccolò IV, si contendevano nel conclave, da 27 mesi, il soglio pontificio, incapaci di comporre un conflitto fondato esclusivamente sulle bramosie di potere delle potenti famiglie degli Orsini e dei Colonna. Nella mischia (e quindi negli affari del conclave) si era gettato anche Carlo II d’Angiò, il quale aveva urgente bisogno di un papa che ratificasse l’accordo raggiunto con gli aragonesi per la restituzione della Sicilia. E fu proprio in quella occasione che il francese misurò la grinta del Cardinale Benedetto Caetani, il futuro Bonifacio VIII, il quale lo invitò a starsene fuori.


Il re, indignato per l’onta subita, ma anche disperato perché rischiava di veder vanificati gli effetti dell’intesa raggiunta, lasciò Perugia, ma invece di procedere per Napoli si reca a Sulmona, dove, agendo sull'ingenuità di Celestino, lo induce a scrivere una strana lettera ai cardinali riuniti in conclave. In quella missiva Celestino sollecitava l’elezione del nuovo Papa, minacciando la collera di Dio se avessero ulteriormente protratto la vedovanza della "Sposa di Cristo". E quelli, per uscire dallo stallo, individuano proprio nell'eremita morronese, l’agnello sacrificale al quale affidare, in uno dei momenti più drammatici dello scontro con il potere temporale, le sorti di una chiesa decadente. Era l'anno 1294. Celestino viene incoronato papa all'Aquila. Emana subito dopo la Bolla del Perdono, con cui anticipa il Giubileo cristiano.


Fin da subito, però, la vittima sfugge dalle mani dei cardinali elettori, perché il nuovo pontefice viene, di fatto, sequestrato dal re angioino, che ne fa un inconsapevole strumento dei suoi maneggi politici. Intorno a Celestino V, dal 29 agosto al 13 dicembre del 1294, pascolano faccendieri, maneggioni, affaristi, questuanti, trafficanti e "barattieri" d’ogni risma, che utilizzano il suo nome e le pergamene papali bollate in bianco, per concludere i loro affari.


Costretto a lasciare l’Aquila per seguire il re a Napoli, Celestino comincia a meditare, nell’angusta cella che si era fatta costruire in Castel Nuovo, di deporre le insegne papali. E’ ormai vecchio e stanco, consumato dagli acciacchi e da una vita fatta di stenti e di privazioni indicibili; trova il coraggio d'imporre agli allibiti cardinali la sua rinuncia, incurante delle minacce del popolino napoletano che, sobillato dal re e forse anche da alcuni suoi discepoli, lo aggredisce devastando e saccheggiando la sua dimora.


Dopo 107 giorni rinuncia al papato: il fatto non ha precedenti. Tra le motivazioni afferma di non voler offendere la propria coscienza, di desiderare una vita migliore e di non aver sufficiente sapere. Il 24 dicembre del 1294, a soli dodici giorni dalla sua rinunzia, con il prezioso apporto dei voti francesi pilotati da Carlo d’Angiò, viene eletto papa Benedetto Caetani che assume il nome di Bonifacio VIII. Nasce fra il nuovo pontefice e il re di Napoli l'intesa che cancellerà d’un colpo la ruggine perugina e getterà lo scompiglio fra le file dei seguaci di Celestino, degli "spirituali", dei "fraticelli".


Le polizie congiunte di Carlo d’Angiò e di Bonifacio VIII ora vogliono catturare Celestino, il quale fugge da S. Germano per raggiungere la sua cella sul Morrone e successivamente Vieste, sul Gargano, da dove tenterà l’imbarco per la Grecia. Qui viene raggiunto dai soldati, che lo rinchiudono nel castello di Fumone, presso Anagni. La detenzione, nonostante le numerose falsificazioni addotte dai partigiani di Bonifacio, fu durissima; il rigore estremo di quella cattività è stato ampiamente documentato da tutti i cronisti dell’epoca. Nel 1296 viene assassinato.


Quattrocento anni dopo, Lelio Marini, Abate Generale della Congregazione dei Celestini, il più informato biografo del Santo (Pietro fu canonizzato il 5 maggio del 1313 da Clemente V) proverà a dimostrare, con un’accurata e puntigliosa disamina di numerosi reperti storici, che Pietro fu barbaramente ucciso per ordine di Bonifacio VIII. Le spoglie di Celestino si trovano nella basilica di Collemaggio a L'Aquila.




space.tin.it/lettura/vgrano/celestino%20v.htm


spazioinwind.libero.it/santeufemiaamaiella/Parco/testiparco/celestino_v.htm


www.foggiaweb.it/peschiciedintorni/celestino.htm


tratto da http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/celestino.htm

sabato 3 luglio 2010

Io e il crocefisso, parte seconda

Ricordo che nella mia aula (di quand'ero ragazzino) c'era il crocefisso e poco più sotto, la fotografia del Presidente della Repubblica di turno. Poi, chissà come e chissà quando, il primo è rimasto, la seconda è sparita...E ora nelle classi (di solito) c'è il crocefisso. Ricordo anche che, ad un certo punto nella mia classe è arrivato un nuovo compagno. La erre moscia, biondo: veniva dalla Valle d'Aosta. La sua 'comparsa' ha modificato il rituale: ogni volta che c'era l'ora di Religione Cattolica veniva il parroco del paese (di quelli di una volta: quando si arrabbiava, sembrava una via di mezzo tra un prete di campagna, un po' autoritario e paternalista e Giove: lanciava fulmini e saette, nonchè anatemi contro i comunisti, i preti operai e don Franzoni -una volta ho commesso l'errore di chiedergli cosa ne pensasse di quest'ultimo: anocra un po' e mi denucinava al Sant'Uffizio!). Ogni volta, dicevo che il parroco entrava, il compagno nuovo usciva dalla classe. Inutile dire che questa uscita solleticava la nostra curiosità. Un giorno l'abbiamo chiesto (al maestro, non al prete) perchè G. uscisse e lui ci ha risposto: "Poverino, è valdese!". E noi che pensavamo che l'universo intero fosse cattolico! Comuqnue, mi ha sempre colpito non tanto il fatto che G. fosse valedese, ma il 'poverino' con cui il maestro l'aveva bollato. E pensare che eravamo in tempi post conciliari...

Va be, lasciamo perdere gli amarcord. Volevo solo dire che, anche se a me, il crocefisso non da fastidio, ci tengo alla laicità della scuola: la scuola deve essere a confessionale. Deve essere la casa di tutti. Nessuno dev'essere privileggiato. Ancora oggi mi arrabbio quando le collegh portano i bambini a Messa (non tanto per la funzione in sè: ho partecipato a centinaia di messe; praticamente la so a memoria), perchè non tebngono conto (o fanno finta) dei bambini musulmani, di quelli che non credono, e degli altgri 'poverini' per usare il gergo del mio maestro.

Sarebbe bello se l'ora di religione, divenisse l'Ora delle Religioni, di tutte le Religioni o, almeno, di quelle che sono presenti sul territorio (con cenni per le altre). Scrivo questo perchè vorrei far venire a scuola a parlare della loro fede i rappresentanti delle confessioni praticate ad Albenga (dove insegno): già siamo riusciti a combinare qualcosa, con la coraggiosa complicità degli insegnanti di Religione Cattolica (abbiamo portato tutti gli alunni dal Vescovo e gli stessi nel locale dove gli Islamici praticano la loro preghiera (chiamarlo Moschea sarebbe troppo: si tratta di un magazzino riadattato, con tanti tappeti e una sorta di mihrab): E' poco, lo so ma è già qualcosa...di questi tempi, soprattutto...

venerdì 2 luglio 2010



In occasione della scomparsa di Taricone, il gruppo neofascista (fascisti di ultima generazione, pericolosi come tutti gli altri) Casapound ha esposto alcuni striscioni in diverse città italiane recanti la seguente scritta: "Muore giovane chi è caro agli dei. Ciao Pietro".


Vorrei solo far notare che, da un lato, l'iniziativa tende a commemorare Taricone, dall'altro mi sembra offensiva nei confronti di Pound (di cui devo confessarlo, mi piacciono i Cantos pisani), dal momento che è morto ultraottantenne...



Ezra Pound


Il primato della poesia


Poeta tra i più grandi del Novecento, cresciuto all'interno di una famiglia di forte estrazione religiosa, l'enigmatico Ezra Weston Loomis Pound nasce il 30 ottobre 1885 a Hailey, nello stato dell'Idaho, stabilendosi fin da piccolo nei pressi di Filadelfia. Qui ha vissuto fino al suo trasferimento in età matura a Rapallo, nel 1929.
Già nel 1898 aveva compiuto un viaggio in Europa con la famiglia, tornando folgorato ed entusiasta per le meraviglie elargite dal Bel Paese.

Iscrittosi all'Università della Pennsylvania, studia le lingue romanze e scopre i poeti provenzali cui in seguito dedicherà numerosi studi e traduzioni. Nel 1906 ottiene una borsa di studio che gli permetterà di viaggiare nuovamente in Europa dove, oltre a tornare nuovamente nell'amata Italia, visita anche la Spagna.

Tornato in America lo attende una sgradevole sorpresa: la borsa di studio non gli viene rinnovata. Dopo quattro mesi di insegnamento come docente di letteratura spagnola e francese in un'Università dell'Indiana, è invitato a dare la dimissioni perché il suo stile di vita è ritenuto troppo fuori dalle regole.
Nel 1908 s'imbarca nuovamente per l'Europa con pochi dollari in tasca, una decisione dettata non solo dalla necessità ma anche da una precisa scelta di vita. Pound era dell'opinione che per dare il meglio fosse necessaria qualche restrizione e che per viaggiare dovesse stare tutto in non più di due valigie.

Una volta giunto in Europa visita tutti i principali centri culturali: Londra, Parigi, Venezia. Finalmente pubblica anche i suoi primi libri di poesia. Ma al vulcanico Pound questo non basta.
Conosce ed aiuta in tutti i modi artisti di tutti i settori, compresi i musicisti.
Pound è anche un assimilatore innovoro. Nel 1913 la vedova del grande filologo Ernest Fenellosa gli affida i manoscritti del marito, stimolo principale per il suo approccio al cinese che lo porterà alla trasposizione di numerose liriche di quel lontano paese.

Nel 1914 diventa segretario del poeta irlandese Yeats, altro gigante del Novecento e infaticabile sostenitore di
James Joyce, e impone la pubblicazione delle prime poesie di Eliot. Intanto la sua attenzione poetica si concentra sull'elaborazione di quelli che diventeranno i leggendari "Cantos" (o "Canti pisani").

Nel 1925 si trasferisce da Parigi a Rapallo dove resterà stabilmente fino al 1945 dedicando le sue energie alla stesura dei "Cantos" e alle traduzioni di Confucio. Negli anni 1931 1932 intensifica gli studi economici e la sua polemica contro le manovre economiche internazionali.

Nel 1941 il suo rimpatrio viene ostacolato ed è dunque costretto a rimanere in Italia, dove fra l'altro tiene una celeberrima serie di discorsi alla radio, riprendendo spesso il tema di conferenze già svolte alla Bocconi di Milano nelle quali insiste sulla natura economica delle guerre.

Com'era prevedibile nel clima infuocato di quello scorcio di secolo, quei discorsi venivano apprezzati da alcuni mentre altri li osteggiavano. Il 3 maggio del 1945 due partigiani lo prelevano per condurlo al comando alleato e da lì, dopo due settimane di interrogatori, viene trasferito a Pisa nelle mani della polizia militare.

Per tre settimane è rinchiuso in una gabbia di ferro, esposto al sole di giorno e agli accecanti riflettori di notte. Trasferito poi sotto una tenda, gli viene concesso di scrivere. Finisce di comporre i "Canti Pisani".

Viene trasferito a Washington e dichiarato traditore; viene richiesta per lui la pena di morte. Al processo viene dichiarato infermo di mente e rinchiuso per dodici anni nel manicomio criminale di Saint Elizabeth.

Incominciano a circolare petizioni da parte di scrittori ed artisti da tutte le parti del mondo e si fanno sempre più insistenti le proteste contro la sua detenzione. Nel 1958 viene liberato, si rifugia presso la figlia a Merano.
In tutto il mondo si moltiplicano le edizioni dei suoi "Cantos" e partecipa invitato a numerose attività artistiche e letterarie, mostre, convegni a livello internazionale, accolto con tutti gli onori.
Il giorno 1 novembre 1972 Ezra Pound muore nell'adorata Venezia dove è tuttoggi sepolto.


tratto da http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=694&biografia=Ezra+Pound


Una 'piccola' osservazione: mi sembra che la biografia citata, trascuri eccessivamente le compromissioni con il regime fascista (anche se questo non giustifica il manicomio...)

ROMA O LOMBARDIA LADRONA?

Evasione fiscale in Italia e in Lombardia

Ufficio Studi Cgil Lombardia
24/05/2001

L’ultimo rapporto annuale della guardia di finanza ha fotografato con una certa efficacia lo stato della lealtà fiscale del sistema delle imprese italiane, così come quello delle regioni.

La stima della evasione ed elusione fiscale nazionale rimane comunque impressionante nonostante i significativi progressi fatti registrare dall’ultimo governo di centrosinistra. Infatti, grazie a un notevole sforzo legislativo teso a ridurre gli spazi di elusione ed evasione fiscale è stato possibile ampliare la base imponibile che sfuggiva alle maglie del fisco, e per questa via recuperare importanti risorse economiche da distribuire alla collettività in termini di riduzione del prelievo fiscale e di interventi a favore dei cittadini meno abbienti.

Nonostante questo importante sforzo, dalla contabilità nazionale si stima una evasione fiscale del paese di un certo rilievo di gran lunga superiore alla media europea, cioè una somma pari a quasi 300 mila miliardi.

Il rapporto della guardia di finanza ha intercettato quasi 32 mila miliardi di lire di imponibile sfuggiti al fisco, mentre gli evasori totali, cioè le figure completamente sconosciuti al fisco, sono stati quasi 5000, gli evasori paratotali sono 1.400.

La regione Lombardia è tutt’altro che estranea a questo fenomeno. In un certo senso è la regione che proporzionalmente manifesta il più alto numero di evasori totali. Infatti, gli evasori totali sono 528, cioè l’11,74% di quella nazionale, i paratotali sono 204 (12,0% del nazionale).

I recuperi fiscali sono prossimi a 4.114 miliardi fra Iva e imposte dirette.

Questa particolare dimensione economica del sistema economico regionale manifesta in parte la debolezza della struttura produttiva lombarda, che per stare sul mercato ricorre alla omissione di una parte non trascurabile della propria base produttiva, nonostante la costante e non trascurabile riduzione della pressione fiscale, soprattutto per il sistema della imprese.

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Da Il Sole 24 Ore

Lombardia. La regione più ricca ha anche uno dei reparti più agguerriti sul fronte fiscale: 528 evasori totali, pari all'11,74% del totale nazionale, non sono pochi. Gli evasori paratotali sono 204 (il 12,01%). Sono state fatte 844 verifiche generali (erano state 1.100 nel 1999), pari al 12,47% del totale italiano. Le verifiche parziali e i controlli sono state 13.304 (+49% rispetto al 1999), 75 le verifiche a soggetti rilevanti (con oltre 50 miliardi di volume d'affari annuo). In lieve caso i controlli strumentali: 117.707 nel 2000, 118.600 nel 1999.
I recuperi fiscali proposti assommano a 4.114 miliardi fra Iva e imposte dirette (4.139 nel 1999). Anche sul fronte della pirateria informatica la GdF lombarda ha messo a segno buoni risultati: 744 le violazioni riscontrate e 543 le persone denunciate
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Il terrorista e la martire

http://www.savonaeponente.com/wp-content/uploads/2010/06/velo_islam.jpg

di AISHA – L’ho scritto, detto, ripetuto fino alla nausea. La stragrande maggioranza dei media Occidentali fanno passare e amplificano unicamente le notizie che fanno comodo a loro o ai governi ai quali spesso e volentieri sono asserviti.

Una donna musulmana viene picchiata dal marito musulmano.
Ecco cosa leggiamo e ascoltiamo in giro dopo gli avvenimenti:

“Terrorista, vergogna, guarda cosa ti fa diventare l’Islam, religione dell’odio!” e via di seguito.

Una donna musulmana viene uccisa da un occidentale solo per il fatto di essere tale e di indossare l’hijab, il velo islamico.
Ecco cosa leggiamo e ascoltiamo in giro dopo gli avvenimenti:

“ “

No, non è un errore di battitura. Non leggiamo e non ascoltiamo un bel niente, perché nessuno o quasi lo sa, nessuno ne scrive e nessuno ne parla.
E che schifo, aggiungo.

Ve ne parlo io oggi, quindi, di un episodio simile, ad un anno dalla scomparsa di Marwa El Sherbini, farmacista, uccisa appunto da un razzista islamofobo davanti agli occhi del suo bambino di tre anni e del marito.

Questa donna, musulmana praticante, viveva e lavorava in Germania. Aveva una trentina d’anni, era di origini egiziane. Aveva una famiglia composta da un marito, anch’esso arabo, e da un bel bambino di tre anni. Lavorava come farmacista, quindi una cosiddetta donna “perfettamente integrata nella società”, o come si dice.

Ad un certo punto della sua vita un tizio, suo vicino di casa, tedesco, ha iniziato ad insultarla reiteratamente in maniera pesante. La chiamava “Terrorista”, “Prostituta islamica” (utilizzando un termine meno pulito ma che io non voglio utilizzare, perciò lavorate di immaginazione…), continuando a tormentarla intimandole di togliersi il velo.

Questa donna, stremata dalle continue ingiurie, alla fine ha deciso di denunciare quest’uomo. Visto? Non ha detto al marito di mettergli una bomba in casa… Ha seguito la legge, contrariamente a quello che avrebbero potuto immaginare persone che ragionano come questo giovane terrorista occidentale, probabilmente di estrazione cattolica, che ha ucciso una pacifica madre di famiglia egiziana e musulmana…

Già, il terrorismo non ha paese né religione. Lo avreste mai detto?

Dunque, dicevamo che ha denunciato questo bell’esempio di crudeltà, ignoranza e stupidità umana.
Il giorno del processo lei e la sua famiglia si sono recati in tribunale. La prima testimonianza è stata quella del ragazzo tedesco, il quale, durante la sua difesa, ha ben pensato di chiedere al giudice per quale motivo ai musulmani fosse permesso di essere in Germania, perché non fossero stati deportati dopo l’ undici Settembre del 2001 esprimendo al contempo la sua opinione, ovvero che li riteneva essere dei mostri…

Successivamente ha reso testimonianza Marwa, che, al termine della sua deposizione, ha scelto di andarsene a casa senza attendere oltre assieme alla sua famiglia.

Quando stavano per uscire dalla porta, l’imputato è improvvisamente balzato addosso alla donna, ferendola mortalmente con più di 15 coltellate sulla parte superiore del torace e alle braccia. Il marito, tentando di difenderla, ha ricevuto a sua volta 16 coltellate. Non c’erano inoltre guardie presenti, quel giorno.
Quando la sicurezza è stata allertata, è sopraggiunta una guardia che, vedendo la scena senza sapere come erano andati i fatti, pensò bene di sparare al marito di Marwa, perché vedendolo straniero, e (ai suoi occhi) peggio, musulmano, ha immaginato che fosse stato lui ad aggredire la donna. Anche il bambino è stato ferito durante le varie colluttazioni.

Marwa è morta in tribunale pochi istanti dopo, il giorno 1 Luglio 2009. Il marito è rimasto in coma per due giorni, e successivamente ha dovuto curarsi per svariato tempo a causa della gravità delle ferite infertegli dall’assalitore e da chi doveva, fra l’altro, difendere lui e la sua famiglia.
Alla fine il tedesco è stato condannato per omicidio, tentato omicidio e gravi lesioni personali; inoltre il Procuratore della Repubblica ha citato fra le cause dell’accaduto la perfidia e la cattiveria basate sull’odio contro i non europei e i musulmani.

Conclusioni?
Il giovane tedesco è un terrorista, la giovane Marwa una martire dell’Islam, uccisa unicamente per il fatto di essere una musulmana praticante.
Sì, una martire. Perché per l’Islam significa essere martiri quando si viene uccisi in questa maniera, quando si combatte in guerra nella triste e consueta nonché universalmente praticata maniera per difendere il proprio paese, quando si muore per una malattia o durante un parto… Visto? Il martirio nulla a che fare con il tanto sbandierato “terrorismo suicida”, che non è tale ma soltanto, appunto, terrorismo suicida… Ma ha a che fare con un terrorismo omicida invece, in questo caso da parte di un occidentalissimo giovane.

Gente, imparate a discernere il buono dal cattivo indipendentemente dal loro paese di provenienza e dalla religione che professa. Imparate a scegliere la notizia che è da considerarsi attendibile e quella meno, spaziate fra le fonti di informazione, internet compresa, che è un grande aiuto, visto che, almeno fin’ora, è ancora libera e liberale… Non bevete tutto quello che vi dicono, pensate con la vostra testa, e andate oltre il pregiudizio. Non fate la consueta, superficiale e infondata equazione Islam=Terrorismo. Sarebbe come dire Pace=Guerra, come scrisse Orwell in “1984″…
Ma non è il nostro caso, credetemi. La nostra realtà di musulmani è davvero ben diversa da come viene dipinta.

Chissà, forse il poliziotto che ha sparato al marito di Marwa ha imparato ad andare oltre gli stereotipi, ora. Il giovane tedesco non si sa, ma di sicuro ne avrà di tempo per provare a farlo, dato che ha avuto l’ergastolo.
Sì, ha rovinato la vita di due famiglie, la sua e quella di Marwa, semplicemente perché non poteva sopportare di vedere la sua vicina di casa con il velo.

Però la morte di Marwa può servire a qualcosa, se la si osserva con gli occhi dell’intelligenza e del cuore. A capire che il male non è costituito dal “diverso”, e che “diverso” non è sinonimo di male, ma è solamente… Diverso.

Marwa El Sherbini, 7 Ottobre 1977 – 1 Luglio 2009

giovedì 1 luglio 2010

la lega e il teorema di Thomas

Esiste in sociologia un simpatico teorema, o paradosso che dir si voglia, chiamato teorema di Thomas, dallo studioso che l'ha formulato. Il testo del teorema è più o meno questo: “Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”. In uno dei più noti manuali di sociologia viene riportato il seguente esempio che cito a memoria: ai tempi dell'ultimo passaggio della Cometa di Haley, i membri di una setta americana, erano convinti che al suo seguito vi fosse un UFO che sarebbe venuto a prelevare i meritevoli (cioè i membri fedeli della setta) e li avrebbe portati sul tale pianeta. Alcuni di essi (membri, non alieni), si sono recati a comprate telescopi per vedere l'UFO che doveva essere al seguito del corpo celeste. Non avendolo visto, hanno restituito al negoziante il telescopio con la motivazione che, non potendo vedere l'UFO, questo era difettoso.
E fin qui la premessa. La conseguenza è stata che i membri stessi si sono suicidati non tanto perchè, secondo loro, il telescopio non funzionava a dovere ma perchè per accedere all'UFO, dovevano liberarsi del loro guscio corporeo.
Quindi, da una premessa assurda, ma ritenuta reale, si è pervenuti alle conclusioni reali: sono morti per davvero...

Ora, mi chiederete ma che c'entrano gli UFO e la lega? A parte che molti messaggi lanciati dalla lega sono alieni, ma mi sembra che un parallelo ci sia: da una premessa assurda e inesistente (la Padania), si passa alle conseguenze reali: il federalismo (e, speriamo di no) la balcanizzazione del nostro paese...

Al di là di Thomas, anche mio nonno affermava che "una bugia ripetuta più volte, diventa una mezza verità"...insomma: raccontate palle nel modo giusto, vedrete che prima o poi troverete chi ci crede...