sabato 31 marzo 2012
UN PARTITO PER LA SINISTRA
dall'amico Franco Astengo ricevo e pubblico:
Autorevoli e illustri firme della sinistra italiana hanno pubblicato, giovedì 29 Marzo, sulle colonne del “Manifesto” (la cui redazione pare averne accolto le istanze, intenzionata a portarle avanti), un documento sulla base del quale reclamare la formazione di un nuovo soggetto politico, capace di raccogliere la realtà dei più importanti movimenti sociali sviluppatisi, nel corso di questi anni, nel nostro Paese attorno ai temi della democrazia partecipata e dei cosiddetti “beni comuni” (da cui il neologismo “benecomunismo”, che pare rappresentare la sintesi più efficace per indicare il retroterra teorico di questo futuribile nuovo soggetto).
I firmatari sono stati, in buona parte, nel passato protagonisti di quella che fu la stagione dei cosiddetti “girotondi” e, successivamente, in tempi più recenti, della vittoriosa campagna referendaria avverso la privatizzazione dell’acqua e dell’elezione dei sindaci definiti “arancioni” in alcune importanti città, come Napoli e Milano.
Il documento si sofferma, con particolare attenzione, alla ricerca di nuove forme dell’agire politico indicando la necessità di “rompere una visione ristretta della politica, tutta concentrata sul parlamento e i partiti”. L’idea è quella di lavorare “per un nuovo spazio pubblico allargato, dove la democrazia rappresentativa e quella partecipata lavorano insieme, dove la società civile e i bisogni dei cittadini sono accolti e rispettati”.
Inoltre “si riconosce l’importanza della sfera dei comportamenti e delle passioni”.
Non sfugge, a un osservatore sufficientemente aduso al linguaggio della politica, una visione tutto sommato figlia di forme di tipo individualistico, fortemente soggettive, nella concezione dell’agire politico, un tentativo di sistematizzazione di quella che definiamo per convenzione “antipolitica” all’interno di un nuovo recinto “blandamente” organizzativo, di collegamento – nel complesso- di sostanziale continuità con quel meccanismo di personalizzazione che appare ancora, il tratto dominante, della scena politica attuale in Italia, introdotto dalla spettacolare mutazione del 1994, poi imitata su più versanti e sulla quale si è concentrato tutto un “per” o un “anti” che ha caratterizzato questa lunghissima fase di transizione, fino all’esito, assolutamente mortificante per i soggetti politici ancora attivi nel nostro Paese, della formazione dell’attuale governo, definibile, senza alcuna difficoltà o tema di smentite di “destra tecnocratica”, una destra dura, chiaramente antipopolare.
Risulta evidente, tuttavia, che da altri settori della sinistra (in realtà il termine “storico” della collocazione tradizionale dei partiti del movimento operaio non viene mai utilizzato nel documento) risulti necessaria una forte interlocuzione con quanto, sul piano della proposta politica concreta, potrà emergere dall’azione conseguente ai contenuti di questo documento.
Potrebbe essere possibile, infatti, sviluppare un forte confronto a tutto campo nel Paese, a diversi livelli, tentando così di ricoinvolgere migliaia di quadri militanti in una discussione pubblica ben finalizzata all’idea di una ricerca comune di soggettività collettiva.
Una discussione pubblica che potrebbe consentire anche di affrontare in campo aperto i limiti delle attuali formazioni politiche e, in particolare, l’obliquo personalismo sul quale si regge SeL che rappresenta, a mio giudizio (espresso da tempo) un vero e proprio “tappo” per lo sviluppo di un’adeguata presenza della sinistra sulla scena politica italiana.
Uso appositamente il termine sinistra, perché è su questa base che si può rivolgere il primo quesito, del tutto propedeutico alla successiva discussione, agli estensori del documento di cui si sta scrivendo: è possibile, dal vostro punto di vista mantenere questo tipo collocazione politica? Oppure, il documento colloca già il possibile nuovo soggetto in un ambito, per così dire, di “trasversalità”?
Non basta, a mio giudizio, affermare che i contenuti sulla base dei quali si pensa di affrontare determinate tematiche risultano già oggettivamente “collocati”: serve, anche e soprattutto, una definizione di “spazio” che tutto deve significare meno che una “recinzione”.
Serve un partito di “sinistra”: uso volutamente i due termini messi così chiaramente in discussione, in questo caso; “partito” e “sinistra”.
Un partito di sinistra che faccia i conti con alcune questioni:
1) La storia del movimento operaio italiano, le sue radici, le sue contraddizioni, ricercando -appunto – sul terreno delle diversità accumulate nel tempo una sintesi superiore adeguata all’oggi, in tempo di complessità delle contraddizioni;
2) L’idea dell’Europa politica. Un’idea fortemente in crisi che deve, invece, essere rilanciata con forza a partire dalla necessità di combattere, proprio al livello della dimensione europea, la battaglia avverso il soggiacere dell’economia rispetto alla finanza e della politica rispetto alla stessa economia (ho semplificato al massimo, ma credo di essermi fatto intendere). Terreni principali di questa battaglia la programmazione economica e l’idea universalista del “welfare state”;
3) La fedeltà alla Costituzione formale, ingaggiando un duro scontro contro i fautori di una Costituzione materiale neo-presidenzialista e includendo, in questo scontro, anche l’idea del sistema elettorale proporzionale come elemento fondativo di un necessario ritorno al concetto di “rappresentatività” in luogo di quello di “governabilità”;
4) La centralità di quella che un tempo avevamo definito “contraddizione principale” tra capitale e lavoro. Accennavo già alla complessità delle contraddizioni dell’oggi (incluso uno spostamento nella relazione classica tra struttura e sovrastruttura sulla quale non mi soffermo per ragioni di economia del discorso): esse però vanno intrecciate strettamente al tema della condizione di classe, ponendo il tema del lavoro al centro dell’azione politica del nuovo soggetto;
5) La “forma-partito” certamente da adeguare alle grandi novità che sul piano comunicativo e delle possibilità relazionali sono venute avanti negli anni ma, al riguardo della quale, non possono essere sviluppate concessioni verso improbabili leaderismi da un lato, e assemblearismi dall’altro. Si tratta di aprire, anche in questo caso, una riflessione sulla forma classica del partito di massa, abbandonata precipitosamente senza che si fosse sviluppata un’analisi sufficientemente approfondita.
Da qualche parte era stata avanzata l’idea di utilizzare la scadenza dei 120 anni ricorrenti dalla fondazione del Partito dei Lavoratori Italiani (nel 1993 trasformato poi in Partito Socialista) per sviluppare un’idea di “ricominciamo da capo”.
Penso che quell’ipotesi vada perseguita, concretizzata in una riflessione sicuramente molto più compiuta di quella assolutamente abborracciata che ho tentato di sviluppare in questa sede e sviluppata in un apposito documento da porre attraverso una serie di assemblee comuni organizzate, prima di tutto in sede periferica (sfuggendo al concetto di “passerella”) a confronto con il documento di cui ho cercato malamente di occuparmi in questa sede (sciolti ovviamente in nodi di fondo circa la collocazione politica).
Una proposta che mi permetto di sottoporre all’attenzione di alcuni qualificati interlocutori auspicandone un rilancio a tutti i livelli.
Grazie per l’attenzione
Savona, li 31 marzo 2012 Franco Astengo
RISPOSTA ALLA PROPOSTA: GESU', UN UOMO DA EVITARE...
da don Aldo ricevo e pubblico (con un leggero ritardo...)
E’ un bestemmiatore (sentenza di condanna del capo del sinedrio (il parlamento).
E’ un mangione (accettava volentieri gli inviti a pranzo).
Si è fatto amico di un finanziere (aguzzino:Matteo).
Si è fatto amico di un terrorista (zelota).
Voleva sovvertire il sistema religioso (il tempio, per farne uno nuovo).
Si arrogava il diritto di perdonare i peccati (solo Dio poteva farlo).
Non osservava le norme religiose del sabato (era punibile con la morte).
Non voleva digiunare come comandava la legge.
Non si purificava prima dei pasti come facevano tutte le pie persone religiose.
Si lasciava accarezzare le donne di malaffare.
Considerava il tempio di Dio una spelonca di ladri.
Si faceva invitare a un pranzo di lavoro (!) dal capo dei dazieri: Zaccheo (orrore).
I segni che operava erano i segni del demonio (beelzebub).
Contestava i teologi del tempo: gli scribi (figurarsi!).
Sobillava la gente con la sua dottrina (era un predicatore).
Parlava volentieri con le donne (era un cattivo comportamento per un buon religioso israelita).
Anche Dio lo aveva abbandonato: morì maledetto fuori dalla religione di Israele per mano dei pagani.
E’ stato tradito da un amico cui offrì a cena il boccone preferito.
Peggio di così.
Ma si potrebbe continuare.
Quest’uomo meritava fiducia e rispetto? No.
…”perché essendo uomo di fai Dio”…e stavano per lapidarlo.
Ma noi sappiamo che è risorto (che ora è più vivo di prima) perché:
- Lui ci ha assicurato che il Padre ama tutti gli uomini che sono suoi figli.
- Che non vuole essere servito e adorato con sacrifici perché è lui che si mette al nostro servizio.
- Non è un dio giustiziere ma un padre innamorato dell’umanità oltremodo benevolo.
- È un padre che dona vita a chi vuole libertà e felicità.
- Non vuole che ci consideriamo dei servi, ci chiama ad essere amici.
- Ha preferito essere accusato e giustiziato pur di non sconfessare quanto ha fatto e ha detto.
- Ha segnato la strada per oltrepassare la morte che tutti incontreremo.
Nota: lo scritto di sopra è oggetto di disputa di riflessione e di amicizia intensa.
E’ un bestemmiatore (sentenza di condanna del capo del sinedrio (il parlamento).
E’ un mangione (accettava volentieri gli inviti a pranzo).
Si è fatto amico di un finanziere (aguzzino:Matteo).
Si è fatto amico di un terrorista (zelota).
Voleva sovvertire il sistema religioso (il tempio, per farne uno nuovo).
Si arrogava il diritto di perdonare i peccati (solo Dio poteva farlo).
Non osservava le norme religiose del sabato (era punibile con la morte).
Non voleva digiunare come comandava la legge.
Non si purificava prima dei pasti come facevano tutte le pie persone religiose.
Si lasciava accarezzare le donne di malaffare.
Considerava il tempio di Dio una spelonca di ladri.
Si faceva invitare a un pranzo di lavoro (!) dal capo dei dazieri: Zaccheo (orrore).
I segni che operava erano i segni del demonio (beelzebub).
Contestava i teologi del tempo: gli scribi (figurarsi!).
Sobillava la gente con la sua dottrina (era un predicatore).
Parlava volentieri con le donne (era un cattivo comportamento per un buon religioso israelita).
Anche Dio lo aveva abbandonato: morì maledetto fuori dalla religione di Israele per mano dei pagani.
E’ stato tradito da un amico cui offrì a cena il boccone preferito.
Peggio di così.
Ma si potrebbe continuare.
Quest’uomo meritava fiducia e rispetto? No.
…”perché essendo uomo di fai Dio”…e stavano per lapidarlo.
Ma noi sappiamo che è risorto (che ora è più vivo di prima) perché:
- Lui ci ha assicurato che il Padre ama tutti gli uomini che sono suoi figli.
- Che non vuole essere servito e adorato con sacrifici perché è lui che si mette al nostro servizio.
- Non è un dio giustiziere ma un padre innamorato dell’umanità oltremodo benevolo.
- È un padre che dona vita a chi vuole libertà e felicità.
- Non vuole che ci consideriamo dei servi, ci chiama ad essere amici.
- Ha preferito essere accusato e giustiziato pur di non sconfessare quanto ha fatto e ha detto.
- Ha segnato la strada per oltrepassare la morte che tutti incontreremo.
Nota: lo scritto di sopra è oggetto di disputa di riflessione e di amicizia intensa.
giovedì 29 marzo 2012
LA CAMERA RIDUCE (SI FA PER DIRE) IL NUMERO DEI CACCIABOMBARDIERI DA ACQUISTARE
28 Marzo 2012 - 20:25
Col parere favorevole del governo la commessa dagli inziali 131 velivoli sara' contenuta a 90+++.
(ASCA) - Roma, 28 mar - La questione degli F35, i nuovi caccia bombardieri che dovranno sostituire gli F16 multiruolo, e' stata presa in esame dall'aula della Camera che in serata ha approvato alcune mozioni che impegnano il governo a ridurre e razionalizzare le spese militari. In merito agli F35 le mozioni impegnano il governo a ridurre il numero degli aerei da acquistare. Riduzione che peraltro ricalca il programma di contenimento gia' annunciato dalla Difesa.
E' quanto prevede la mozione dove si afferma che si impegna il governo a ''confermare la riduzione della commessa per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri, secondo quanto annunciato dal Ministro della difesa, e cioe' procedere all'acquisto di 90 F-35 in luogo dei 131 inizialmente previsti dal programma''.
In proposito e' stata boccita la mozione dell'Idv che prevedeva il blocco totale degli acquisi.
Approvazione anche per la risoluzione a prima firma del deputato Savino Pezzotta (Udc) su cui il governo ha dato parere favorevole perche' ispirata ad un contenuimento il cui principio e' stato accolto dall'esecutivo.
Le mozioni approvate oltre a prevedere una razionalizzazione degli organici della Difesa (prevedendo che eventuali esuberi possano essere trasferiti ad altre amministrazioni) raccomandano la ''partecipazione nazionale a tutti i piu' importanti programmi multinazionali di progettazione, sviluppo e produzione di mezzi strumentali, suscettibili di avere ripercussioni occupazionali e sviluppi scientifici e tecnologici nel nostro Paese, oltre che nell'operativita' dello strumento militare italiano''.
Nota mia: Che bella schifezza: a tutto il paese chiedono sacrifici, tagliano le pensioni e 'restringono' gli stipendi. Ai militari non tagliano niente
e riducono di una ventina i cacciabombardieri. E' una presa in giro.
Fino a quando lo permetteremo?
Col parere favorevole del governo la commessa dagli inziali 131 velivoli sara' contenuta a 90+++.
(ASCA) - Roma, 28 mar - La questione degli F35, i nuovi caccia bombardieri che dovranno sostituire gli F16 multiruolo, e' stata presa in esame dall'aula della Camera che in serata ha approvato alcune mozioni che impegnano il governo a ridurre e razionalizzare le spese militari. In merito agli F35 le mozioni impegnano il governo a ridurre il numero degli aerei da acquistare. Riduzione che peraltro ricalca il programma di contenimento gia' annunciato dalla Difesa.
E' quanto prevede la mozione dove si afferma che si impegna il governo a ''confermare la riduzione della commessa per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri, secondo quanto annunciato dal Ministro della difesa, e cioe' procedere all'acquisto di 90 F-35 in luogo dei 131 inizialmente previsti dal programma''.
In proposito e' stata boccita la mozione dell'Idv che prevedeva il blocco totale degli acquisi.
Approvazione anche per la risoluzione a prima firma del deputato Savino Pezzotta (Udc) su cui il governo ha dato parere favorevole perche' ispirata ad un contenuimento il cui principio e' stato accolto dall'esecutivo.
Le mozioni approvate oltre a prevedere una razionalizzazione degli organici della Difesa (prevedendo che eventuali esuberi possano essere trasferiti ad altre amministrazioni) raccomandano la ''partecipazione nazionale a tutti i piu' importanti programmi multinazionali di progettazione, sviluppo e produzione di mezzi strumentali, suscettibili di avere ripercussioni occupazionali e sviluppi scientifici e tecnologici nel nostro Paese, oltre che nell'operativita' dello strumento militare italiano''.
Nota mia: Che bella schifezza: a tutto il paese chiedono sacrifici, tagliano le pensioni e 'restringono' gli stipendi. Ai militari non tagliano niente
e riducono di una ventina i cacciabombardieri. E' una presa in giro.
Fino a quando lo permetteremo?
mercoledì 28 marzo 2012
RISPOSTA ALLA PROPOSTA: GIUSEPPE CERQUINI
Il senso della vita.
Pochi fortunati esseri umani possono dare un senso alla vita. La stragrande maggioranza, invece, non ha la possibilità o la voglia di pensarci perché colpita da innumerevoli sofferenze, causate dalla natura o dagli uomini stessi. Molto frequentemente la sofferenza colpisce anche quei pochi che un senso alla vita l' avevano già dato.
La SOFFERENZA imperversa su tutto!
Spontanea questa considerazione:
La divina commedia.
Immaginare, ipotizzare, pensare, credere, che possa esistere un essere tanto malefico, malvagio, tragico, che, oltre a tutte le altre malefatte ( infinite sofferenze per gli esseri viventi, umani ed animali ) abbia creato anche la tortura eterna, è una idiozia colossale.
Dante che l’ ha scritta e Benigni che la decanta, sono due inconsapevoli terroristi idioti. ( iddioti e credini, detto alla maniera di Odifreddi )
Purtroppo anche alcune persone geniali, essendo inculcati di religione sin dall’infanzia, non si rendono conto delle stupidaggini che gli hanno propinato.
La scuola deve essere assolutamente liberata da insegnamenti religiosi. Ai nostri figli si deve insegnare l’ uso della ragione, e tanto, tantissimo allenamento al tale uso. Oltre, ovviamente, all' apprendimento della storia delle religioni e dell' ateismo. Amen.
https://sites.google.com/site/cerquinigiuseppe/home
Nota mia: non condivido il linguaggio e il giudizio su Dante. Ognuno è responsabile di ciò che scrive e di come lo scrive.
Condivido invece la chiusura dello scritto. Ricordo che da anni, teologi cattolici come Brunetto Salvarani chiedono l'ora delle religioni...
Pochi fortunati esseri umani possono dare un senso alla vita. La stragrande maggioranza, invece, non ha la possibilità o la voglia di pensarci perché colpita da innumerevoli sofferenze, causate dalla natura o dagli uomini stessi. Molto frequentemente la sofferenza colpisce anche quei pochi che un senso alla vita l' avevano già dato.
La SOFFERENZA imperversa su tutto!
Spontanea questa considerazione:
La divina commedia.
Immaginare, ipotizzare, pensare, credere, che possa esistere un essere tanto malefico, malvagio, tragico, che, oltre a tutte le altre malefatte ( infinite sofferenze per gli esseri viventi, umani ed animali ) abbia creato anche la tortura eterna, è una idiozia colossale.
Dante che l’ ha scritta e Benigni che la decanta, sono due inconsapevoli terroristi idioti. ( iddioti e credini, detto alla maniera di Odifreddi )
Purtroppo anche alcune persone geniali, essendo inculcati di religione sin dall’infanzia, non si rendono conto delle stupidaggini che gli hanno propinato.
La scuola deve essere assolutamente liberata da insegnamenti religiosi. Ai nostri figli si deve insegnare l’ uso della ragione, e tanto, tantissimo allenamento al tale uso. Oltre, ovviamente, all' apprendimento della storia delle religioni e dell' ateismo. Amen.
https://sites.google.com/site/cerquinigiuseppe/home
Nota mia: non condivido il linguaggio e il giudizio su Dante. Ognuno è responsabile di ciò che scrive e di come lo scrive.
Condivido invece la chiusura dello scritto. Ricordo che da anni, teologi cattolici come Brunetto Salvarani chiedono l'ora delle religioni...
martedì 27 marzo 2012
APPELLO AL PD: USCIRE DALLA TRAPPOLA
Appare assolutamente necessario e urgente, per la salute già malferma della democrazia italiana, che il PD trovi la forza di uscire dalla trappola in cui si è volontariamente e incautamente (com’è capitato tante altre volte nei tempi più o meno recenti) cacciato.
E’ evidente che il tipo di manovra in atto e che potremmo intitolare “Il Paese non è pronto” è tesa a distruggere definitivamente quel poco che rimane a disposizione dei ceti più deboli, degli operai, delle donne, dei pensionati per difendersi dal gigantesco attacco di natura ideologica in pieno svolgimento per abbattere le loro condizioni materiali di vita, i loro residui diritti, le residue prospettive per il futuro.
Un governo mai eletto da alcuno che si permette di insultare nel profondo la dignità di milioni di persone che cercano di campare dignitosamente e onestamente appare come il punto di saldatura di questo davvero drammatico stato di cose.
Milioni di persone oneste e laboriose stanno pagando un’enormità di debiti provocati da ben altri che continuano allegramente a detenere il potere: occorre essere consapevoli che siamo dentro ad un inganno gigantesco.
Deve essere compiuta un’operazione di verità, prima di tutto al riguardo del debito (rispetto alla formazione e al mantenimento del quale emergono, ancora una volta, giganteschi conflitti d’interesse: vedi la vicenda dei derivati). Servirebbe una commissione indipendente (l’ho già proposta e fatti i nomi dei “tecnici” adatti: Paul Krugman presidente, Lucrezia Reichlin e Loretta Napoleoni componenti) che indichi modi, forme, responsabilità anche soggettive nella costruzione di questo debito.
Servono, prima di tutto, uno squarcio di verità, dopo tanti inganni, e, successivamente, nel giro di pochissimo tempo le elezioni, con un sistema rigorosamente proporzionale, non personalizzato, proprio per misurare sul serio, come nel 1946, la forza reale dei partiti nel Paese.
Successivamente si penserà al governo dopo, appunto, presentato all’elettorato programmi precisi e, soprattutto, valutazioni precise rispetto alle reali responsabilità al riguardo di questa situazione.
Propedeutico a tutto ciò una mossa decisiva da parte del PD, l’unico partito presente in Parlamento in grado di disporre della forza per attuare un avvio di soluzione in positivo: uscire dal pantano e chiedere, appunto, con grande forza la verità delle cose.
Savona, li 27 marzo 2012 Franco Astengo
Nota mia:
di solito concordo con quanto scrive l'amico Franco. Questa volta mi sento in dovere di dissentire, almeno in parte. Soprattutto sul ruolo del PD. Franco è ottimista. Di solito lo sono anch'io (com'era? L'ottimismo della volontà e il pessimismo dell'intelligenza, di gramsciana memoria -o era il contrario...). Però, come mai il PD non si impegna ad attuare quello che Franco scrive? Come mail il PD sostiene questo governo affamatore di banchieri e di ricchi, autoritario e freddo: sono gli "specialisti senza cuore" di cui parlava Weber? D'accordo, ogni tanto qualche ministro versa una lacrima, ma non è che milioni di italiani -e di stranieri- se la ridano...Mi sembra che il PD cerchi di sostenere questo governo impopolare, perchè ormai di alternativo non ha nulla. Con un sospetto grave, anzi gravissimo: più dura il governo Monti, più il PDL ha tempo per riorganizzarsi...anche se è vero che i movimenti politico/tettonici non hanno certo esaurito la loro potenza: mi sa che ne vedremo delle belle...con sempre meno soldi in tasca (e la benzina alle stelle). Si potrebbe proudhonianamente abolire il denaro?
"LAND GRABBING": LA NUOVA FRONTIERA DEL COLONIALISMO
36602. ROMA-ADISTA. «È l’ultima invenzione dei Paesi ricchi e di chi, comunque, ha i mezzi per depredare ancora di più – dopo lo schiavismo e l’accaparramento delle risorse minerarie – i nostri fratelli africani»: così un editoriale del numero di marzo-aprile della rivista dei padri bianchi, africa missione e cultura, descrive il fenomeno del land grabbing che, letteralmente, significa “accaparramento di terra”. L’acquisizione su larga scala di terreni da parte degli Stati e delle multinazionali non è un fenomeno nuovo, ma ha subìto un’impennata vorticosa negli ultimi dieci anni, durante i quali, secondo l’International Land Coalition (www.landcoalition.org), sono stati venduti – o dati in concessione per periodi da 40 fino a 99 anni – terreni per una superficie equivalente a circa sette volte l’Italia. Il picco si è registrato dopo il biennio 2007-2008, in seguito all’aumento esponenziale dei prezzi dei prodotti agricoli e all’esplosione demografica, che riduce progressivamente la quantità procapite di terra coltivabile. Molti Paesi si sono così trovati nella condizione di dover scegliere tra l’acquisto di prodotti sui mercati esteri a prezzi sempre meno vantaggiosi o l’accaparramento di terreni fertili in aree economicamente depresse del pianeta per sopperire alla sicurezza alimentare interna. Questo, per lo meno, è il motivo ufficiale che sta alla base del land grabbing. Ma poi bisogna aggiungere le altre mire, meno esplicite, degli investitori: la corsa alle risorse minerarie o alle fonti d’acqua potabile e l’espansione del mercato dei biocarburanti (a questo scopo sarà destinato il 37% delle terre, contro l’11,3% degli investimenti per scopi alimentari). Ciliegina sulla torta, l’espansione sui mercati di nuove e aggressive potenze economiche, come Cina e India, seguite a distanza da Arabia Saudita, Emirati Arabi, Corea del Sud, e altri. Nuovi e vecchi competitor le cui necessità speculative richiedono la “conquista” di vaste aree fertili del pianeta. E così, Paesi dal capitale facile, ma sprovvisti di terra, si sono rivolti a quelli economicamente poveri, ma ricchi di terra “vergine”, abitata da piccoli agricoltori locali e attraversata da carovane di pastori nomadi, e mai soggiogata ad una logica industriale imprenditoriale.
Si dice “investire”, si legge “rapinare”
Un fenomeno dunque di grandissima portata – fortemente incoraggiato dalle istituzioni internazionali (Fmi, Banca Mondiale, Fao, ecc.) che lo ritengono una panacea per i problemi alimentari, imprenditoriali, occupazionali e di “modernizzazione” dei Paesi poveri – e dalle conseguenze disastrose per le popolazioni agricole locali che, generalmente, non possono vantare alcun titolo di proprietà sulle terre. Espropriate e sfrattate forzosamente dai governi, senza aver partecipato alle trattative condotte spesso in modo poco trasparente dalle istituzioni, subiscono violente repressioni quando tentano di opporsi. Sono molte, infatti, le testimonianze di imprigionamenti, torture, pestaggi, anche omicidi. Il più delle volte, poi, le imprese straniere (tipica prassi di quelle cinesi e indiane) preferiscono lavorare con manodopera importata dai Paesi d’origine, senza creare nuova occupazione o “riconvertire” la manodopera contadina deprivata della terra. Inoltre, le nuove imprese inquinano appezzamenti e corsi d’acqua; modificano la destinazione delle aree agricole indebolendole con le monocolture; costringono le popolazioni locali a trasformare la propria dieta e ad acquistare i prodotti sul mercato a prezzi sempre più elevati; disgregano il tessuto economico e il mercato locale, al quale era rivolta l’agricoltura familiare e comunitaria. Infine, l’ombra lunga del land grabbing si estende minacciosamente anche sulle popolazioni urbane, destinate a crescere a ritmi ancora più sostenuti per l’afflusso delle nuove popolazioni “senza terra”.
Le aree rurali più colpite dal fenomeno, secondo un dossier di Oxfam (confederazione internazionale di associazioni contro la povertà), Land and Power. The growing scandal surrounding the new wave of investments in land (pubblicato il 22 settembre scorso e relativo all’anno 2011; documento completo su www.oxfam.org), sono senza dubbio quelle dell’Africa subsahariana e vedono in cima alla lista Mali, Tanzania, Ghana, Mozambico, Senegal, Liberia e Sud Sudan. In Africa si sarebbe venduta o data in concessione una porzione di terra grande quanto la Germania.
Appello di Dakar contro il land grab
Nato in seno all’ultimo World Social Forum (Senegal, febbraio 2011), l’Appello di Dakar contro il land grab (www.dakarappeal.org) ha raccolto nel tempo l’adesione di circa 700 organizzazioni di tutto il mondo, religiose e laiche, tra le quali anche le italiane Arci Cultura e Sviluppo, Crbm (Campagna per la Riforma della Banca Mondiale), Mani Tese, Cospe (Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti) e Lvia. L’appello prende le mosse da alcune considerazioni generali. Innanzitutto sottolinea il primato della piccola agricoltura familiare – che raccoglie «la maggior parte degli agricoltori del mondo» – capace di garantire la sicurezza e la sovranità alimentare, l’impiego delle popolazioni locali, lo «sviluppo territoriale equilibrato», «il rispetto dell’ambiente e la conservazione delle risorse naturali per le generazioni future». L’appello ricorda poi che il land grabbing tutela esclusivamente gli interessi delle multinazionali o degli Stati terzi che, con l’acquisto o l’affitto di terra accedono a inesauribili fonti di cibo, energia, risorse minerarie, siti turistici e siti strategici. E lo fa sulla pelle delle comunità locali. Di fronte a questo stato di cose, denuncia l’appello, le responsabilità dei «governi complici», che dovrebbero essere i primi difensori dei diritti dei popoli,
sono enormi.
A partire da queste considerazioni, l’appello invita «i parlamenti e i governi nazionali a fermare immediatamente l’accaparramento attuale o futuro di ingenti terre e restituire la terra saccheggiata». Reclama inoltre la fine dell’oppressione e della «criminalizzazione» dei movimenti di lotta per la terra. Chiede infine «un quadro efficace per il riconoscimento e la regolamentazione dei diritti fondiari per i contadini attraverso la consultazione con tutte le parti interessate. Ciò impone di porre fine a corruzione e clientelismo, che invalidano qualsiasi tentativo di gestione condivisa del territorio».
L’appello esprime scarsa fiducia anche nei confronti delle grandi istituzioni internazionali, come la Banca Mondiale, che tutelano esclusivamente gli interessi del grande capitale finanziario internazionale, promuovendo politiche capitalistiche neocoloniali e incuranti dei diritti dei popoli oppressi. «Noi tutti – conclude l’appello – abbiamo il dovere di resistere e di sostenere le persone che lottano per la loro dignità!».
Alleanza internazionale contro il land grabbing
Si pone esplicitamente in continuità con l’Appello di Dakar la mobilitazione lanciata a Nyeleni (Mali, 17-21 novembre scorso) durante la conferenza “Stop the land grab”, promossa dal maliano Cnop-Coordinamento nazionale delle organizzazioni contadine (www.cnop-mali.org) e dal movimento internazionale di contadini “Via Campesina” (http://viacampesina.org). Un’alleanza tra comunità di contadini e contadine, popoli indigeni, associazioni e sostenitori, per ricordare che il land grab è una questione di diritti umani: «Constatiamo con grande inquietudine – si legge nella Dichiarazione della conferenza in Mali – che gli Stati non stanno adempiendo ai loro obblighi e stanno mettendo gli interessi economici e finanziari pericolosamente davanti ai diritti», tra i quali «l’autodeterminazione dei popoli, il diritto ad una vita adeguata, all’alimentazione, all’abitazione, alla cultura, alla proprietà, alla salute e alla partecipazione». L’accaparramento di terra attesta ancora una volta il dominio di una «struttura imperialista Nord-Sud» che si accanisce su comunità locali e popoli indigeni, mettendo a rischio la loro esistenza. Pertanto Via Capesina e Cnop affermano che «la lotta contro il land grabbing è una lotta contro il capitalismo, il neoliberismo e il modello economico distruttivo». La sfida è grande e l’unione fa la differenza: per questo, i due organismi invitano tutte le organizzazioni di contadini del mondo a darsi una struttura a partire dall’Appello di Dakar e lanciano l’idea di un’«alleanza internazionale contro l’accaparramento di terre», dotata di una banca dati capace di raccontare nei dettagli il fenomeno; di un gruppo di legali esperti nel diritto internazionale e nei diritto umani; competenze per avviare una serie di attività di comunicazione e sensibilizzazione nella società civile, lobbying e advocacy sulle classi dirigenti e sui media, per lo più schiacciati sulle posizioni del modello economico dominante. (giampaolo petrucci)
http://www.adistaonline.it/index.php?op=articolo&id=51433
Si dice “investire”, si legge “rapinare”
Un fenomeno dunque di grandissima portata – fortemente incoraggiato dalle istituzioni internazionali (Fmi, Banca Mondiale, Fao, ecc.) che lo ritengono una panacea per i problemi alimentari, imprenditoriali, occupazionali e di “modernizzazione” dei Paesi poveri – e dalle conseguenze disastrose per le popolazioni agricole locali che, generalmente, non possono vantare alcun titolo di proprietà sulle terre. Espropriate e sfrattate forzosamente dai governi, senza aver partecipato alle trattative condotte spesso in modo poco trasparente dalle istituzioni, subiscono violente repressioni quando tentano di opporsi. Sono molte, infatti, le testimonianze di imprigionamenti, torture, pestaggi, anche omicidi. Il più delle volte, poi, le imprese straniere (tipica prassi di quelle cinesi e indiane) preferiscono lavorare con manodopera importata dai Paesi d’origine, senza creare nuova occupazione o “riconvertire” la manodopera contadina deprivata della terra. Inoltre, le nuove imprese inquinano appezzamenti e corsi d’acqua; modificano la destinazione delle aree agricole indebolendole con le monocolture; costringono le popolazioni locali a trasformare la propria dieta e ad acquistare i prodotti sul mercato a prezzi sempre più elevati; disgregano il tessuto economico e il mercato locale, al quale era rivolta l’agricoltura familiare e comunitaria. Infine, l’ombra lunga del land grabbing si estende minacciosamente anche sulle popolazioni urbane, destinate a crescere a ritmi ancora più sostenuti per l’afflusso delle nuove popolazioni “senza terra”.
Le aree rurali più colpite dal fenomeno, secondo un dossier di Oxfam (confederazione internazionale di associazioni contro la povertà), Land and Power. The growing scandal surrounding the new wave of investments in land (pubblicato il 22 settembre scorso e relativo all’anno 2011; documento completo su www.oxfam.org), sono senza dubbio quelle dell’Africa subsahariana e vedono in cima alla lista Mali, Tanzania, Ghana, Mozambico, Senegal, Liberia e Sud Sudan. In Africa si sarebbe venduta o data in concessione una porzione di terra grande quanto la Germania.
Appello di Dakar contro il land grab
Nato in seno all’ultimo World Social Forum (Senegal, febbraio 2011), l’Appello di Dakar contro il land grab (www.dakarappeal.org) ha raccolto nel tempo l’adesione di circa 700 organizzazioni di tutto il mondo, religiose e laiche, tra le quali anche le italiane Arci Cultura e Sviluppo, Crbm (Campagna per la Riforma della Banca Mondiale), Mani Tese, Cospe (Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti) e Lvia. L’appello prende le mosse da alcune considerazioni generali. Innanzitutto sottolinea il primato della piccola agricoltura familiare – che raccoglie «la maggior parte degli agricoltori del mondo» – capace di garantire la sicurezza e la sovranità alimentare, l’impiego delle popolazioni locali, lo «sviluppo territoriale equilibrato», «il rispetto dell’ambiente e la conservazione delle risorse naturali per le generazioni future». L’appello ricorda poi che il land grabbing tutela esclusivamente gli interessi delle multinazionali o degli Stati terzi che, con l’acquisto o l’affitto di terra accedono a inesauribili fonti di cibo, energia, risorse minerarie, siti turistici e siti strategici. E lo fa sulla pelle delle comunità locali. Di fronte a questo stato di cose, denuncia l’appello, le responsabilità dei «governi complici», che dovrebbero essere i primi difensori dei diritti dei popoli,
sono enormi.
A partire da queste considerazioni, l’appello invita «i parlamenti e i governi nazionali a fermare immediatamente l’accaparramento attuale o futuro di ingenti terre e restituire la terra saccheggiata». Reclama inoltre la fine dell’oppressione e della «criminalizzazione» dei movimenti di lotta per la terra. Chiede infine «un quadro efficace per il riconoscimento e la regolamentazione dei diritti fondiari per i contadini attraverso la consultazione con tutte le parti interessate. Ciò impone di porre fine a corruzione e clientelismo, che invalidano qualsiasi tentativo di gestione condivisa del territorio».
L’appello esprime scarsa fiducia anche nei confronti delle grandi istituzioni internazionali, come la Banca Mondiale, che tutelano esclusivamente gli interessi del grande capitale finanziario internazionale, promuovendo politiche capitalistiche neocoloniali e incuranti dei diritti dei popoli oppressi. «Noi tutti – conclude l’appello – abbiamo il dovere di resistere e di sostenere le persone che lottano per la loro dignità!».
Alleanza internazionale contro il land grabbing
Si pone esplicitamente in continuità con l’Appello di Dakar la mobilitazione lanciata a Nyeleni (Mali, 17-21 novembre scorso) durante la conferenza “Stop the land grab”, promossa dal maliano Cnop-Coordinamento nazionale delle organizzazioni contadine (www.cnop-mali.org) e dal movimento internazionale di contadini “Via Campesina” (http://viacampesina.org). Un’alleanza tra comunità di contadini e contadine, popoli indigeni, associazioni e sostenitori, per ricordare che il land grab è una questione di diritti umani: «Constatiamo con grande inquietudine – si legge nella Dichiarazione della conferenza in Mali – che gli Stati non stanno adempiendo ai loro obblighi e stanno mettendo gli interessi economici e finanziari pericolosamente davanti ai diritti», tra i quali «l’autodeterminazione dei popoli, il diritto ad una vita adeguata, all’alimentazione, all’abitazione, alla cultura, alla proprietà, alla salute e alla partecipazione». L’accaparramento di terra attesta ancora una volta il dominio di una «struttura imperialista Nord-Sud» che si accanisce su comunità locali e popoli indigeni, mettendo a rischio la loro esistenza. Pertanto Via Capesina e Cnop affermano che «la lotta contro il land grabbing è una lotta contro il capitalismo, il neoliberismo e il modello economico distruttivo». La sfida è grande e l’unione fa la differenza: per questo, i due organismi invitano tutte le organizzazioni di contadini del mondo a darsi una struttura a partire dall’Appello di Dakar e lanciano l’idea di un’«alleanza internazionale contro l’accaparramento di terre», dotata di una banca dati capace di raccontare nei dettagli il fenomeno; di un gruppo di legali esperti nel diritto internazionale e nei diritto umani; competenze per avviare una serie di attività di comunicazione e sensibilizzazione nella società civile, lobbying e advocacy sulle classi dirigenti e sui media, per lo più schiacciati sulle posizioni del modello economico dominante. (giampaolo petrucci)
http://www.adistaonline.it/index.php?op=articolo&id=51433
lunedì 26 marzo 2012
PROPOSTA AGLI AMICI CREDENTI, NON CREDENTI, AGNOSTICI, ATEI, DUBBIOSI, INCERTI
Ripubblico il testo della proposta che ho inviato a conoscenti e mailing list, rinnovando l'invito a chiunque sia interessato, a scrivermi, anche solo poche note...
Mi piacerebbe che gli amici credenti (di qualsiasi fede), gli amici non credenti, gli agnostici, i dubbiosi, gli incerti scrivessero per
il blog anche solo una paginetta su cosa significhi per loro essere credenti, non credenti, agnostici, dubbiosi e/o incerti oggi.
Non si vincerebbe nulla, ma sarebbe un'occasione per socializzare materiale interessante...
Scrivetemi
Grazie e ciao
Risposte alla Proposta: Ugo Tombesi
Caro Giuliano,
vorrei saper rispondere con solide argomentazione al Tuo semplice quesito, ma in fatto di scelte religiose, non posso che trasmettere i miei forti dubbi e tutto sommato anche una certa confusione.
Intanto, diciamo, io non rinnego la mia formazione cristiana per quanto, nel bene e nel male, può aver influito sulla mia personalità di base. Oggi, tuttavia mi sento profondamente lontano dalla Chiesa, in particolare dalle sue istituzioni e dal suo potere materiale e morale. Mi sforzo di non rompere con la cultura cristiana e, sotto questo profilo, considero di grande interesse le riflessioni di Carlo Maria Martini e di Vito Mancuso. Non sò fino a che punto quanto affermano sia condiviso dai cattolici militanti.
Per quanto concerne la pratica, da circa 5 anni, abbiamo dato vita ad un gruppo di meditazione seduta, seguendo gli insegnamenti del monaco vietnamita Thich Nhat Hanh. Il gruppo è aperto, si riunisce settimanalmente a casa mia, ma non persegue alcuna forma di proselitismo. Una parte di questi praticanti, se dovesse autoclassificarsi non si dichiarerebbe buddista ed io sono tra questi.
La meditazione seduta e silenziosa mi è di grande aiuto anche sotto il profilo esistenziale.
Da un punto di vista teorico, in questo campo, il libro che ho letto di recente e che più mi ha colpito è "Confessione di un ateo buddhista" di Stephen Batchelor che è l'autobiografia di uno studioso scozzese che si è misurato con le varie scuole del buddhismo.
Come avrai capito grande è il disordine sotto il cielo e probabilmennte anche nella mia testa. A presto
Ugo Tombesi
vorrei saper rispondere con solide argomentazione al Tuo semplice quesito, ma in fatto di scelte religiose, non posso che trasmettere i miei forti dubbi e tutto sommato anche una certa confusione.
Intanto, diciamo, io non rinnego la mia formazione cristiana per quanto, nel bene e nel male, può aver influito sulla mia personalità di base. Oggi, tuttavia mi sento profondamente lontano dalla Chiesa, in particolare dalle sue istituzioni e dal suo potere materiale e morale. Mi sforzo di non rompere con la cultura cristiana e, sotto questo profilo, considero di grande interesse le riflessioni di Carlo Maria Martini e di Vito Mancuso. Non sò fino a che punto quanto affermano sia condiviso dai cattolici militanti.
Per quanto concerne la pratica, da circa 5 anni, abbiamo dato vita ad un gruppo di meditazione seduta, seguendo gli insegnamenti del monaco vietnamita Thich Nhat Hanh. Il gruppo è aperto, si riunisce settimanalmente a casa mia, ma non persegue alcuna forma di proselitismo. Una parte di questi praticanti, se dovesse autoclassificarsi non si dichiarerebbe buddista ed io sono tra questi.
La meditazione seduta e silenziosa mi è di grande aiuto anche sotto il profilo esistenziale.
Da un punto di vista teorico, in questo campo, il libro che ho letto di recente e che più mi ha colpito è "Confessione di un ateo buddhista" di Stephen Batchelor che è l'autobiografia di uno studioso scozzese che si è misurato con le varie scuole del buddhismo.
Come avrai capito grande è il disordine sotto il cielo e probabilmennte anche nella mia testa. A presto
Ugo Tombesi
IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Nonviolenza, Gandhi, Capitini, obiezione di coscienza, disarmo ...
... nelle pagine del sito
del Movimento Nonviolento
marzo-dicembre 2012
Campagna per il disarmo
e riduzione spese militari
Sostieni il Movimento Nonviolento,
con l'opzione del 5 x 100
codice fiscale 93100500235
LA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE
La decisione del governo Monti di presentare, sulla spinosissima materia della legislazione riguardante il lavoro, un disegno di legge non può che essere accolta favorevolmente come un timido segnale di rispetto verso la democrazia parlamentare.
Una democrazia parlamentare che, in questi anni, è stata vilipesa e maltrattata da tutti i governi, di destra come di sinistra, in nome dell'avanzarsi di una strana “costituzione materiale” fondata sul progressivo affermarsi di una sorta di “presidenzialismo”, di cui il primo Presidente proveniente dal PCI si sta dimostrando, paradossalmente (ma non troppo) l'epigono più diligente (riassumiamo così tutto il complesso fenomeno evidenziatosi nel corso di questi anni, tra trasformazione del sistema dei partiti, maggioritario, personalizzazione, affermazione della governabilità quale unico scopo dell'agire politico, populismo).
L'occasione è dunque buona per ricordare come l'idea di Repubblica Parlamentare affondi le sue radici nella realtà della Costituzione nata dalla Resistenza e mai tale formula, usata in questo preciso contesto non può essere considerata, come molti sostengono, una pura annotazione retorica.
La scelta della Repubblica Parlamentare che la nostra Carta Fondamentale racchiude mirabilmente nel suo articolato, dall'articolo 55 all'articolo 69 della Parte Seconda Titolo I (non a caso il Titolo II parla del Presidente della Repubblica ed il III del Governo), non fu una scelta semplice all'interno della battaglia politica condotta, in precedenza e durante i lavori dell'Assemblea Costituente: fu sconfitta, infatti, la linea portata avanti da Benedetto Croce del “fascismo come parentesi” e di un ritorno, sostanzialmente, all'Italia del notabilato liberale protagonista dall'Unità fino alla prima guerra mondiale.
Quella linea fu sconfitta soprattutto perché era entrato in scena un nuovo soggetto: il partito di massa.
I partiti di massa, già ricostituitisi nella fase declinante del fascismo ed organizzati stabilmente fra il 25 Luglio e l'8 Settembre 1943, erano stati in grado di formare immediatamente il CLN assumendo di fatto e di diritto (come sarà anche a livello governativo subito dopo la Liberazione di Roma) la direzione della Lotta di Liberazione.
Ed è stato sulla natura e la realtà del partiti di massa che si è affermata la Repubblica e si è costruito il grande passaggio della ricostruzione del dopoguerra.
Fin da subito si registrò la piena affermazione di questo indispensabile soggetto: si pensi che già alle elezioni per l'Assemblea Costituente i tre grandi partiti di massa (DC,PCI,PSIUP) avevano raccolto oltre il 70% dei voti validi (con una partecipazione elettorale poco al di sotto del 90%).
Vale la pena di ricordare a tutti ciò che sul piano teorico i partiti dovrebbero rappresentare rispetto alla società (leggendo questo elenco sarà facile per tutti distinguere tra la teoria e la drammatica prassi attuale...).
I partiti dovrebbero avere il compito della strutturazione della domanda politica: i partiti trasmettono la domanda politica della società, semplificando la complessità degli interessi individuali. Un partito riunisce persone che condividono valori simili e, rappresenta, a differenza di un gruppo di pressione, un interesse generale.
I partiti dovrebbero avere il compito della strutturazione del voto, facendo sentire la voce degli elettori e dando stabilità ed unidirezionalità al comportamento dei votanti ( è evidente, in questo passaggio, una critica radicale al meccanismo delle “primarie all'italiana” che a tutto servono meno che a contribuire ad un concreto orientamento dell'elettore).
I partiti dovrebbero avere il compito della socializzazione politica. I partiti fanno dell'uomo un animale politico, lo integrano in un gruppo e, focalizzando l'attenzione su tematiche rilevanti per la società, permettono ai cittadini di esprimere la loro opinione in merito.
I partiti dovrebbero realizzare il reclutamento e la selezione dei governanti: nella maggior parte delle democrazia moderne i governi sono formati da statisti che hanno iniziato la loro carriera come membri di un partito.
I partiti dovrebbero consentire ai governati di controllare i governanti. In una democrazia rappresentativa (come quella italiana così come disegnata dalla Costituzione) i partiti sono strumenti di controllo sul governo e canali di collegamento fra quest'ultimo e i cittadini.
I partiti dovrebbero concorrere alla formazione delle politiche pubbliche. Un partito quando si presenta alle elezioni porta con sé un programma, sulla base del quale raccoglie voti e, in caso di vittoria, l'obiettivo primo è quello di darvi attuazione.
Il tutto riassunto dalla classica definizione del prof. Sartori: “ un partito è qualsiasi gruppo politico identificato da un'etichetta ufficiale che si presenta alle elezioni, ed è capace di collocare, attraverso le elezioni i suoi candidati alle cariche pubbliche”.
Insomma, da queste definizioni teoriche alla realtà italiana corrono anni-luce e, siccome, su queste definizioni è fondata la realtà concreta della Costituzione, ci troviamo, nei fatti, in un regime di eccezionalità il cui superamento va reclamato con grande forza chiedendo, davvero, il ritorno pieno alla Repubblica Parlamentare.
Non dimentichiamo, infine, due elementi:
1) Il Parlamento Italiano è frutto della peggiore legge elettorale della storia delle democrazie moderne: un parlamento di nominati che non dovrebbe avere alcuna facoltà di intervento sulle grandi questioni del Paese. In questo è apertamente violato anche, il del resto sempre poco applicato, articolo 49 della Costituzione.Il mutamento della legge elettorale in senso proporzionale dovrebbe essere l'unico atto serio da compiere immediatamente dando voce all'elettorato, assieme ad una drastica modifica dei sistemi di finanziamento della politica, trasformatasi oggi (vedi caso Lusi) nel soggetto agente dell'eterno intreccio tra “questione morale e questione politica”;
2) Va mantenuto altissimo il livello della mobilitazione sociale, in particolare da parte del mondo del lavoro, i cui componenti sono stati anch'essi, in questi vent'anni, tartassati e vilipesi come la Repubblica Parlamentare.
Savona, li 24 Marzo 2012
Franco Astengo
domenica 25 marzo 2012
RISPOSTA ALLA PROPOSTA: Francesca Mannozzi
Rispondo volentieri alla proposta di Giuliano Falco soprattutto perchè si rivolge a tutti, non discrimina tra credenti e non e fa posto anche alle motivazioni dei dubbiosi e a quelle degli incerti. Tra l'altro a me succede di trovarmi anche tra i dubbiosi, anche tra gli incerti, e forse sarebbero stati quelli i miei luoghi se ...se non avessi vissuto le esperienze dolorose che ho vissuto, nella solitudine totale, nello sconforto assoluto. Queste esperienze hanno preparato il terreno della mia anima ad accogliere parole, lette e ascoltate, incontri, con persone e idee, che mi sono quasi venuti incontro e mi hanno aperto orizzonti nuovi e offerto consolazioni inaspettate e la certezza dell'esistenza di un Bene soprannaturale che opera costantemente in noi e intorno a noi. Tra le parole lette, un posto privilegiato lo occupa il salmo n.°8: "...che cosa è l'uomo perchè te ne ricordi/ il figlio dell'uomo perchè te ne curi?/ Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli...", ma anche la luminosa prospettiva provvidenziale con la quale il Manzoni spiega gli accadimenti della storia. Ho avuto la fortuna di incontrare persone semplici ma illuminate che mi hanno aiutato a comprendere in cosa consiste la povertà dello spirito. E tanti giovani preparati, fiduciosi, consapevoli, aperti al desiderio di una conoscenza e di una vita autentica. Potrei arricchire ancora questo elenco, ma, appunto, non vorrei ridurre a elenco questi momenti di luce, questi attimi di splendore che mi mantengono ferma su un cammino che diventa impervio quando mi distraggo e credo di procedere con le mie sole forze. Francesca
RISPOSTA ALLA PROPOSTA: dottor MAURIZIO BENAZZI
Caro Giuliano,
spero di non deluderti se non ti scrivo il pensiero di base (più che dottrina) di chi, come me, si ritiene semplicemente vicino (ma non iscritto) alla Società degli Amici. Per fare bella figura ovviamente cerchiamo di presentare un ordinamento sistematico delle nostre convinzioni come nel caso recente di un intervento propostomi da inserire in una tesi di Laurea di un valdese critico sulla sua chiesa evangelica. Tu hai fatto una domanda strettamente personale e in termini personali ti rispondo.
Non posso farne a meno di non aver fiducia in Dio. In qualche modo mi tiene
avvinghiato a sé ed è come se non potessi fare altrimenti; se nei primi anni
dopo la morte di mio padre - avvenuta nel 1991 -riscoprii la necessità di avere
una roccia sulla quale poggiare dopo i trent'anni di età, come ricerca di senso
della vita dopo una giovinezza all'insegna dell'evasione da qualsiasi
preoccupazione, la situazione oggi non è più la stessa. La paura del vuoto è
scomparsa, allora invece era predominante. Forse verosimilmente è la roccia
che non può fare più a meno di me?
Ci ho provato più volte ad allontanarmi ma non ci sono proprio riuscito ed
ho cercato di fare di tutto per raggiungere almeno una distanza.
Se in una fase iniziale cercavo come "credente" nel sacramentalismo (e forse
anche nell'aspetto miracolistico) del cattolicesimo popolare una via per
inserirmi in una comunità parrocchiale, anche come persona impegnata nel
sociale, non riuscii proprio ad aprirmi con gli altri frequentatori delle Acli. Sull'omosessualità non ne feci cenno a nessuno, salvo al confessore. Proprio l'aspetto della mia omosessualità mi portò poi a cercare delle risposte sui libri, che i culti non riuscivano a darmi. Sapevo, anzi ne avevo la certezza, che non potevo modificare il mio orientamento sessuale così come era indicato nella dottrina e dai preti nelle omelie domenicali. Un po' meno dai frati, ma non più di tanto. C'era sempre qualche un "genio" bizzarro da indagare nel DNA.
Dunque sperimentavo un'esperienza di impotenza spirituale di relazione col
divino, che mi ha creato non pochi periodi di astinenza sessuale nonsenso e
soprattutto di impaccio col mio corpo fisico. Ad esempio la ricerca del buio
era una costante durante i rapporti sessuali. Come un voler nascondersi.
Quando mi sono avvicinato al luteranesimo, ove rimasi per circa 5 anni con
difficoltà significative a livello linguistico, cercavo in buona sostanza una risposta alla mia incapacità di cambiare per come ero in realtà e affidare a Dio soltanto la mia limitatezza umana. Oggi non penso che sia un limite. Anzi.
Incontrai la prima volta che varcai il tempio in zona Turati a Milano una
transessuale che in sacrestia mi accolse, forse intuendo la mia ricerca. Io non sospettavo assolutamente della sua situazione e che stava per realizzare nel diventare una donna. Non so se per mia ingenuità maquando altri amici e amiche italiane mi raccontarono della sua operazione, rimasi sorpreso. Nemmeno il suo stare in sacrestia durante il passaggio (funzione liturgica simile alla confermazione) mi aveva fatto sorgere il dubbio. Diceva che non voleva creare curiosità.Era anche un ragazzo comunista con qualche impegno pubblico e ho al momento pensato che la sua dimensione sociale poteva temere una conflittualità ideologica. Cosa non desueta negli ambienti del Partito della Rifondazione Comunista. Lui, divenuta poi lei, non aveva evidentemente in gioco delle ricerche di risposte nella propria sorte ultraterrena. Gli piaceva la pomposità delle liturgie luterane, il gran effetto scenico della tradizione sostanzialmente cattolica. Il partito di Lutero a mio avviso era ed è cattolico, soprattutto nelle (ex) chiese di stato del nord Europa. Il pronunciamento della Chiesa di Danimarca a favore dei matrimoni religiosi
non è affatto uno strappo dalla tradizione: l'etica non appartiene alla materia dell' ortodossia liturgica. Semmai può essere un'opportunità per adeguarsi ai tempi e resistere storicamente, laddove i cattolici non sono più riusciti con la loro evangelizzazione a recuperare il consenso popolare. Nemmeno con ingenti campagne finanziare per il sostegno dell'obiettivo.
E' stato un contrasto di natura pastorale sul vecchio vizio degli ecclesiastici (in quella chiesa si chiama Vicario, nella tua Vescovo) di voler imporre la sua visione delle cose sulla realizzazione di un ufficio ecumenico itinerante (allora pensai a una sorta di dialogo non solo fra le confessioni cristiane ma anche con la radice ebraica) che nonostante l'approvazione del Sinodo (che è il massimo organo decisionale evangelico) mi disse a distanza di un'ora dalla delibera e alla sola presenza del vicedecano che potevo scordarmelo. Nulla poteva in sostanza passare senza il controllo delle chiese tedesche, da cui proveniva. La questione della partecipazione del pastore di Milano alle celebrazioni del ricordo nel cimitero di Costermano (ove sono seppelliti non solo soldati tedeschi ma anche criminali nazisti) fu la goccia che fece traboccare il vaso. Cercavo un Dio che non parlasse più la lingua germanica. Sebbene lo svizzero tedesco sembri molto simile, finché non conoscete il carattere di quelle terre.
Mi fu proposto da un pastore riforamto, al termine di uno studio universitario triennale presso i valdesi, un periodo trimestrale di sostituzione di un pastore di Locarno, che aveva assunto incarichi sui media svizzeri. Accettai in quanto nel tempio luterano era più il tempo che trascorrevo con la minoranza riformata svizzera che parlava solitamente la lingua italiana che la componente tedesca. Conoscevo non solo gli usi ma soprattutto la loro dottrina: mi interessava soprattutto la pneumatologia zwingliana e l'etica del prof. Leohnard Ragaz. Al mio rientro in Italia la frequentazione della comunità valdese è stata assolutamente negativa. Non mi ritrovavo quasi in niente. Avevo in qualche modo assorbito, interiorizzato il mondo che avevo frequentato. Non è quindi una sorpresa a me stesso la mia contestazione e la conseguente richiesta di disiscrizione dalla lista dei membri di chiesa milanese fatta ad un aspirante pastore, che amava parlare nei sermoni di anticomumismo, in funzione pro partito ecologista.
Il rapporto coi pastori locali non è stato dei migliori: nonostante la concordia di Leuenberg e gli studi presso i valdesi a Roma mi fecero rifare il periodo dottrinale per la con Confermazione. Loro ora sono a Roma, capitale di tutti i peccati. E' comunque una questione, come puoi intuire, di carattere strettamente personale, nel senso che riguarda la mia persona e la mia dignità spirituale, che può evidenziare solo la natura etnica di quella chiesa, che è un porto di mare per gli africani ma non per gli italiani. Sono fiero di aver un cognome bergamasco (anche se potrebbe sembrare emiliano ai più) e non me ne vergono. Anzi!
Con la morte mio padre aveva sperimentato, solo all'ultimo respiro, la
riconciliazione in una speranza eterna. Feci esattamente quello ma decisi di
farlo subito, senza aspettare la chiusura della porta dell'esistenza umana. Le altre frequentazioni assidue o sporadiche di templi (ADI, Fratelli, Avventista, Battista), della sinagoga riformata Lev Chadash (esclusivamente ai tempi della rabbina, che fu fatta poi sgomberare dai maschi ebrei), di certe forme meditazione buddista (non esiste un solo buddismo come saprai e quello che è prevalente in Italia non è affatto raccomandabile per un cristiano adulto) sono stati dei passaggi importanti per conoscere le persone in primis e scambiarsi le rispettive esperienze. Il legame di amicizia con gruppo ebraico Etz Cahol continua tutt'ora nonostante i fondatori abbiano sciolto l'associazione. Il legame di amicizia col Vicario dei sufi milanese è stato interrotto dal comune padre celeste. Non viaggio nel sud Italia per scelta anche se in Calabria continua i suoi studi su marrani e dintorni la rav Barbara Aiello. Ci vorrebbe forse un compagno della Calabria a stimolarmi verso quelle terre... per me troppo tradizionaliste e incompatibili con le mie idee.
Ritornando alla tua richiesta forse il fatto di non aver avuto un "approdo"
sicuro, certo, programmato (anche da me stesso) con una confessione
religiosa mi ha portato a sperimentare l'Amore di Dio che evidentemente è di
gran lunga percepibile nel quotidiano rispetto a una relazione diciamo
ordinaria. Forse è anche l'effetto di una idealizzazione ma sono certo di
sperimentare personalmente le continue prove della sua vicinanza nella mia
vita: dal lavoro, ai rapporti affettivi nel mondo, al mio corpo, alla
manifestazioni varie dello Spirito, ecc.
So bene che non posso contare sempre su queste e proprio per questa ragione
non amo parlarne. Non sono proprio un missionario e non saprei proprio cosa
dire come suggerimento pratico per la scelta di una confessione. Sperimento la libertà di Dio. Avverto la sua libertà nella mia vita. La Fede non è per me un'ideologia o un gruppo di dogmi a cui far riferimento. E' l'ascolto e la sperimentazione della relazione fra persona e la Misericordia. Non uso
volontariamente l'articolo indeterminativo e nemmeno un riferimento ad un
preciso testo c.d. sacro. Io leggo volentieri anche il tuo blog quando posso
e non lo ritengo un dono di Dio inferiore ad altri.
Non posso farci niente ormai se la penso così. E' Lui che non può fare a meno dei miei occhi che leggono il mondo. Anche se la vista dopo i 48 anni tenderà a diminuire. Grazie dell'accoglienza e buone cose nella tua vita. Sollevo le mani giunte al viso come segno di saluto. Peccato che lo shalom nei templi cristiani non crei delle varianti come queste per esprimere il segno di pace.
A proposito ho mantenuto il gesto di Zwingli di mangiare carne di maiale il
venerdì prima di Pasqua. Non saprei dirti ma quell'approfondimento dello
studio sullo Spirito (che oggi considero Universale e non solo cristiano) mi
ha consentito di parlare perfino con gli ortodossi, nonostante le visioni etiche che ci separano inevitabilmente.
Come è bello il mondo. Io non ho dubbi o incertezze. Così come non li aveva
mia madre morta santa, secondo le linee di Santa Romana Chiesa. Diciamo che pur non essendo montari siamo una famiglia un po' testarda che ha fiducia
nell'unico Creatore.
Dott. Maurizio Benazzi
Nota mia: ringrazio l'amico Maurizio per la sincerità dello scritto e la simpatia dimostrata.
spero di non deluderti se non ti scrivo il pensiero di base (più che dottrina) di chi, come me, si ritiene semplicemente vicino (ma non iscritto) alla Società degli Amici. Per fare bella figura ovviamente cerchiamo di presentare un ordinamento sistematico delle nostre convinzioni come nel caso recente di un intervento propostomi da inserire in una tesi di Laurea di un valdese critico sulla sua chiesa evangelica. Tu hai fatto una domanda strettamente personale e in termini personali ti rispondo.
Non posso farne a meno di non aver fiducia in Dio. In qualche modo mi tiene
avvinghiato a sé ed è come se non potessi fare altrimenti; se nei primi anni
dopo la morte di mio padre - avvenuta nel 1991 -riscoprii la necessità di avere
una roccia sulla quale poggiare dopo i trent'anni di età, come ricerca di senso
della vita dopo una giovinezza all'insegna dell'evasione da qualsiasi
preoccupazione, la situazione oggi non è più la stessa. La paura del vuoto è
scomparsa, allora invece era predominante. Forse verosimilmente è la roccia
che non può fare più a meno di me?
Ci ho provato più volte ad allontanarmi ma non ci sono proprio riuscito ed
ho cercato di fare di tutto per raggiungere almeno una distanza.
Se in una fase iniziale cercavo come "credente" nel sacramentalismo (e forse
anche nell'aspetto miracolistico) del cattolicesimo popolare una via per
inserirmi in una comunità parrocchiale, anche come persona impegnata nel
sociale, non riuscii proprio ad aprirmi con gli altri frequentatori delle Acli. Sull'omosessualità non ne feci cenno a nessuno, salvo al confessore. Proprio l'aspetto della mia omosessualità mi portò poi a cercare delle risposte sui libri, che i culti non riuscivano a darmi. Sapevo, anzi ne avevo la certezza, che non potevo modificare il mio orientamento sessuale così come era indicato nella dottrina e dai preti nelle omelie domenicali. Un po' meno dai frati, ma non più di tanto. C'era sempre qualche un "genio" bizzarro da indagare nel DNA.
Dunque sperimentavo un'esperienza di impotenza spirituale di relazione col
divino, che mi ha creato non pochi periodi di astinenza sessuale nonsenso e
soprattutto di impaccio col mio corpo fisico. Ad esempio la ricerca del buio
era una costante durante i rapporti sessuali. Come un voler nascondersi.
Quando mi sono avvicinato al luteranesimo, ove rimasi per circa 5 anni con
difficoltà significative a livello linguistico, cercavo in buona sostanza una risposta alla mia incapacità di cambiare per come ero in realtà e affidare a Dio soltanto la mia limitatezza umana. Oggi non penso che sia un limite. Anzi.
Incontrai la prima volta che varcai il tempio in zona Turati a Milano una
transessuale che in sacrestia mi accolse, forse intuendo la mia ricerca. Io non sospettavo assolutamente della sua situazione e che stava per realizzare nel diventare una donna. Non so se per mia ingenuità maquando altri amici e amiche italiane mi raccontarono della sua operazione, rimasi sorpreso. Nemmeno il suo stare in sacrestia durante il passaggio (funzione liturgica simile alla confermazione) mi aveva fatto sorgere il dubbio. Diceva che non voleva creare curiosità.Era anche un ragazzo comunista con qualche impegno pubblico e ho al momento pensato che la sua dimensione sociale poteva temere una conflittualità ideologica. Cosa non desueta negli ambienti del Partito della Rifondazione Comunista. Lui, divenuta poi lei, non aveva evidentemente in gioco delle ricerche di risposte nella propria sorte ultraterrena. Gli piaceva la pomposità delle liturgie luterane, il gran effetto scenico della tradizione sostanzialmente cattolica. Il partito di Lutero a mio avviso era ed è cattolico, soprattutto nelle (ex) chiese di stato del nord Europa. Il pronunciamento della Chiesa di Danimarca a favore dei matrimoni religiosi
non è affatto uno strappo dalla tradizione: l'etica non appartiene alla materia dell' ortodossia liturgica. Semmai può essere un'opportunità per adeguarsi ai tempi e resistere storicamente, laddove i cattolici non sono più riusciti con la loro evangelizzazione a recuperare il consenso popolare. Nemmeno con ingenti campagne finanziare per il sostegno dell'obiettivo.
E' stato un contrasto di natura pastorale sul vecchio vizio degli ecclesiastici (in quella chiesa si chiama Vicario, nella tua Vescovo) di voler imporre la sua visione delle cose sulla realizzazione di un ufficio ecumenico itinerante (allora pensai a una sorta di dialogo non solo fra le confessioni cristiane ma anche con la radice ebraica) che nonostante l'approvazione del Sinodo (che è il massimo organo decisionale evangelico) mi disse a distanza di un'ora dalla delibera e alla sola presenza del vicedecano che potevo scordarmelo. Nulla poteva in sostanza passare senza il controllo delle chiese tedesche, da cui proveniva. La questione della partecipazione del pastore di Milano alle celebrazioni del ricordo nel cimitero di Costermano (ove sono seppelliti non solo soldati tedeschi ma anche criminali nazisti) fu la goccia che fece traboccare il vaso. Cercavo un Dio che non parlasse più la lingua germanica. Sebbene lo svizzero tedesco sembri molto simile, finché non conoscete il carattere di quelle terre.
Mi fu proposto da un pastore riforamto, al termine di uno studio universitario triennale presso i valdesi, un periodo trimestrale di sostituzione di un pastore di Locarno, che aveva assunto incarichi sui media svizzeri. Accettai in quanto nel tempio luterano era più il tempo che trascorrevo con la minoranza riformata svizzera che parlava solitamente la lingua italiana che la componente tedesca. Conoscevo non solo gli usi ma soprattutto la loro dottrina: mi interessava soprattutto la pneumatologia zwingliana e l'etica del prof. Leohnard Ragaz. Al mio rientro in Italia la frequentazione della comunità valdese è stata assolutamente negativa. Non mi ritrovavo quasi in niente. Avevo in qualche modo assorbito, interiorizzato il mondo che avevo frequentato. Non è quindi una sorpresa a me stesso la mia contestazione e la conseguente richiesta di disiscrizione dalla lista dei membri di chiesa milanese fatta ad un aspirante pastore, che amava parlare nei sermoni di anticomumismo, in funzione pro partito ecologista.
Il rapporto coi pastori locali non è stato dei migliori: nonostante la concordia di Leuenberg e gli studi presso i valdesi a Roma mi fecero rifare il periodo dottrinale per la con Confermazione. Loro ora sono a Roma, capitale di tutti i peccati. E' comunque una questione, come puoi intuire, di carattere strettamente personale, nel senso che riguarda la mia persona e la mia dignità spirituale, che può evidenziare solo la natura etnica di quella chiesa, che è un porto di mare per gli africani ma non per gli italiani. Sono fiero di aver un cognome bergamasco (anche se potrebbe sembrare emiliano ai più) e non me ne vergono. Anzi!
Con la morte mio padre aveva sperimentato, solo all'ultimo respiro, la
riconciliazione in una speranza eterna. Feci esattamente quello ma decisi di
farlo subito, senza aspettare la chiusura della porta dell'esistenza umana. Le altre frequentazioni assidue o sporadiche di templi (ADI, Fratelli, Avventista, Battista), della sinagoga riformata Lev Chadash (esclusivamente ai tempi della rabbina, che fu fatta poi sgomberare dai maschi ebrei), di certe forme meditazione buddista (non esiste un solo buddismo come saprai e quello che è prevalente in Italia non è affatto raccomandabile per un cristiano adulto) sono stati dei passaggi importanti per conoscere le persone in primis e scambiarsi le rispettive esperienze. Il legame di amicizia con gruppo ebraico Etz Cahol continua tutt'ora nonostante i fondatori abbiano sciolto l'associazione. Il legame di amicizia col Vicario dei sufi milanese è stato interrotto dal comune padre celeste. Non viaggio nel sud Italia per scelta anche se in Calabria continua i suoi studi su marrani e dintorni la rav Barbara Aiello. Ci vorrebbe forse un compagno della Calabria a stimolarmi verso quelle terre... per me troppo tradizionaliste e incompatibili con le mie idee.
Ritornando alla tua richiesta forse il fatto di non aver avuto un "approdo"
sicuro, certo, programmato (anche da me stesso) con una confessione
religiosa mi ha portato a sperimentare l'Amore di Dio che evidentemente è di
gran lunga percepibile nel quotidiano rispetto a una relazione diciamo
ordinaria. Forse è anche l'effetto di una idealizzazione ma sono certo di
sperimentare personalmente le continue prove della sua vicinanza nella mia
vita: dal lavoro, ai rapporti affettivi nel mondo, al mio corpo, alla
manifestazioni varie dello Spirito, ecc.
So bene che non posso contare sempre su queste e proprio per questa ragione
non amo parlarne. Non sono proprio un missionario e non saprei proprio cosa
dire come suggerimento pratico per la scelta di una confessione. Sperimento la libertà di Dio. Avverto la sua libertà nella mia vita. La Fede non è per me un'ideologia o un gruppo di dogmi a cui far riferimento. E' l'ascolto e la sperimentazione della relazione fra persona e la Misericordia. Non uso
volontariamente l'articolo indeterminativo e nemmeno un riferimento ad un
preciso testo c.d. sacro. Io leggo volentieri anche il tuo blog quando posso
e non lo ritengo un dono di Dio inferiore ad altri.
Non posso farci niente ormai se la penso così. E' Lui che non può fare a meno dei miei occhi che leggono il mondo. Anche se la vista dopo i 48 anni tenderà a diminuire. Grazie dell'accoglienza e buone cose nella tua vita. Sollevo le mani giunte al viso come segno di saluto. Peccato che lo shalom nei templi cristiani non crei delle varianti come queste per esprimere il segno di pace.
A proposito ho mantenuto il gesto di Zwingli di mangiare carne di maiale il
venerdì prima di Pasqua. Non saprei dirti ma quell'approfondimento dello
studio sullo Spirito (che oggi considero Universale e non solo cristiano) mi
ha consentito di parlare perfino con gli ortodossi, nonostante le visioni etiche che ci separano inevitabilmente.
Come è bello il mondo. Io non ho dubbi o incertezze. Così come non li aveva
mia madre morta santa, secondo le linee di Santa Romana Chiesa. Diciamo che pur non essendo montari siamo una famiglia un po' testarda che ha fiducia
nell'unico Creatore.
Dott. Maurizio Benazzi
Nota mia: ringrazio l'amico Maurizio per la sincerità dello scritto e la simpatia dimostrata.
sabato 24 marzo 2012
risposte alla proposta: le mail di Paolo Bertagnolli, Nuniza e Aldo
Da bambino ho avuto fiducia nella mamma e nel papà. Un po’ più grande ho cercato fiducia in qualche amico col quale litigavo… più grande ho avuto fiducia in qualche maestro professore ecc. da adulto ho certificato fiducia nella donna che amo… da adulto ho trovato fiducia in qualche grande maestro, professore ecc… ho avuto fiducia nei figli, in qualche parente… ho cercato, ho tentato fiducia nell’uomo dei vangeli (soprattutto dopo il concilio), tuttora ho grande fiducia (maturata) negli uomini (non tutti) della mia chiesa, quella grande (il popolo del regno), che mi riportano sempre a quell’uomo della risurrezione! A quell’uomo risorto (così fu visto da quegli uomini che col passare del tempo meritano fiducia). Ora che ho tanti lustri vissuti, mi pare di sentire ancora quell’Uomo che mi dirà:"non preoccuparti, fidati di me". E sono felice, perché mi ha toccato il cuore e la mente.
Grazie dell’attenzione
Aldo
Caro Giuliano,
hai invitato gli amici a dichiarare le ragioni perché si sentono credenti, atei, agnostici o altro.
Il tuo invito mi è giunto alcuni giorni orsono e, in un primo momento, avevo deciso di non rispondere: troppo difficile, personale, una risposta esaustiva; oggi mi sono detto che quanto chiedi ha un senso, almeno un senso per coloro che vorranno risponderti: potranno, forse, interrogarsi sul proprio essere in rapporto con il religioso, quindi cercherò, nel mio piccolo, di esporre la mia posizione.
Mi sento di definirmi "credente", credente in un Dio che, per educazione, ma anche per scelta, definisco (il vocabolo è, in sè, una bestemmia: come si può pretendere di "definire il divino?) quello Cristiano, ma mi si confà molto di più il termine usato da un amico, quello di "GESUANO".
Il Gesù dei Vangeli, molto più di quello delle lettere paoline, mi avvicina al divino: un uomo che in tutta la sua vita ha predicato e vissuto l'attenzione per l'altro, lo ha saputo amare profondamente, ha fatto una scelta radicale per gli ultimi, gli emarginati, per tutti coloro che la cultura, la "religione" dei suoi tempi escludevano dal consesso civile: ciechi, storpi, lebbrosi, ecc. E non ha mai condannato alcun uomo, ma ha condannato il male che da loro promanava, ebbene, quest'uomo ha, secondo me, una grandissima aurea di divinità.
In noi, secondo me, c'è una forte aspirazione per il perfetto, il divino, appunto, e la mia educazione, ma anche tutta la cultura di cui sono impregnato, mi fanno preferire il cristianesimo come strada per tendere al divino.
Capisci che questo non mi fa assolutamente dire che " la mia religione è quella vera": in ogni religione, in ogni scelta profonda dell'uomo, c'è il divino, anche nell'ateo. Forse mi viene da pensare, manca nell'indifferente, in colui che, per una qualche sua ragione non prende partito.
Vedi, nel cristianesimo, forse in modo più evidente, si trova l'attenzione verso l'altro, non, naturalmente, nella curia romana o nelle varie situazioni di molti, troppi, episcopati "cattolici" che scelgono di riconoscersi in quei poteri temporali che garantiscono loro ed i loro benefici, ma in tutti quelli che fanno scelte radicali a favore degli ultimi: coloro che denunciano le sperequazioni esistenti nella società umana, coloro che gridano quotidianamente contro le ingiustizie, che non si riempiono la bocca di termini quali "valori non negoziali", ma poi si dimenticano di denunciare il commercio delle armi, le spese militari sempre più alte, il mercato come unico dio e, invece, tacciono di fronte all'impoverimento dei più deboli, non si alzano per denunciare il peccato dei respingimenti, non denunciano, definendolo peccato grave, l'appropriarsi dei beni comuni, siano questi l'acqua, il disboscamento selvaggio di intere zone del pianeta: hanno sì fatto un bellissimo documento su Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato, ma, purtroppo, si sono fermati all'enuciazione di pricipio e troppo spesso, appunto, si sono dimenticati di denunciare i cento, mille comportamenti contrari, ebbene, i cristiani in cui mi riconosco sono quelli che, appunto, non si fermano ai grandi annunci, ma lavorano perché l'attenzione all'uomo divenga primaria.
Rileggendo quanto ti ho esposto, mi chiedo: son stato abbastanza chiaro? Ho risposto alla tua domanda? Non lo so, ma so che la mia posizione sul tema Fede si riconosce in queste parole. Forse potrei meglio esprimere la mia posizione, ma temo che ti annoierei.
Paolo Bertagnolli
Provo a raccogliere l'invito con le parole più semplici ed essenziali che ho trovato.
Per me credere è stato sperimentare che c'è una libertà, quella di poter amare.
Senza temere di perdere la propria identità, perchè il nostro nome è già stato pronunciato:figli di Dio.
L'ho scoperto quando mi pareva di averla persa ed ho dovuto cercarla...quella che ero stata.. quella che avrei voluto essere...quella che ero diventata.......
Ne è venuto che è passata la paura.. di vivere
Nunzia
Grazie dell’attenzione
Aldo
Caro Giuliano,
hai invitato gli amici a dichiarare le ragioni perché si sentono credenti, atei, agnostici o altro.
Il tuo invito mi è giunto alcuni giorni orsono e, in un primo momento, avevo deciso di non rispondere: troppo difficile, personale, una risposta esaustiva; oggi mi sono detto che quanto chiedi ha un senso, almeno un senso per coloro che vorranno risponderti: potranno, forse, interrogarsi sul proprio essere in rapporto con il religioso, quindi cercherò, nel mio piccolo, di esporre la mia posizione.
Mi sento di definirmi "credente", credente in un Dio che, per educazione, ma anche per scelta, definisco (il vocabolo è, in sè, una bestemmia: come si può pretendere di "definire il divino?) quello Cristiano, ma mi si confà molto di più il termine usato da un amico, quello di "GESUANO".
Il Gesù dei Vangeli, molto più di quello delle lettere paoline, mi avvicina al divino: un uomo che in tutta la sua vita ha predicato e vissuto l'attenzione per l'altro, lo ha saputo amare profondamente, ha fatto una scelta radicale per gli ultimi, gli emarginati, per tutti coloro che la cultura, la "religione" dei suoi tempi escludevano dal consesso civile: ciechi, storpi, lebbrosi, ecc. E non ha mai condannato alcun uomo, ma ha condannato il male che da loro promanava, ebbene, quest'uomo ha, secondo me, una grandissima aurea di divinità.
In noi, secondo me, c'è una forte aspirazione per il perfetto, il divino, appunto, e la mia educazione, ma anche tutta la cultura di cui sono impregnato, mi fanno preferire il cristianesimo come strada per tendere al divino.
Capisci che questo non mi fa assolutamente dire che " la mia religione è quella vera": in ogni religione, in ogni scelta profonda dell'uomo, c'è il divino, anche nell'ateo. Forse mi viene da pensare, manca nell'indifferente, in colui che, per una qualche sua ragione non prende partito.
Vedi, nel cristianesimo, forse in modo più evidente, si trova l'attenzione verso l'altro, non, naturalmente, nella curia romana o nelle varie situazioni di molti, troppi, episcopati "cattolici" che scelgono di riconoscersi in quei poteri temporali che garantiscono loro ed i loro benefici, ma in tutti quelli che fanno scelte radicali a favore degli ultimi: coloro che denunciano le sperequazioni esistenti nella società umana, coloro che gridano quotidianamente contro le ingiustizie, che non si riempiono la bocca di termini quali "valori non negoziali", ma poi si dimenticano di denunciare il commercio delle armi, le spese militari sempre più alte, il mercato come unico dio e, invece, tacciono di fronte all'impoverimento dei più deboli, non si alzano per denunciare il peccato dei respingimenti, non denunciano, definendolo peccato grave, l'appropriarsi dei beni comuni, siano questi l'acqua, il disboscamento selvaggio di intere zone del pianeta: hanno sì fatto un bellissimo documento su Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato, ma, purtroppo, si sono fermati all'enuciazione di pricipio e troppo spesso, appunto, si sono dimenticati di denunciare i cento, mille comportamenti contrari, ebbene, i cristiani in cui mi riconosco sono quelli che, appunto, non si fermano ai grandi annunci, ma lavorano perché l'attenzione all'uomo divenga primaria.
Rileggendo quanto ti ho esposto, mi chiedo: son stato abbastanza chiaro? Ho risposto alla tua domanda? Non lo so, ma so che la mia posizione sul tema Fede si riconosce in queste parole. Forse potrei meglio esprimere la mia posizione, ma temo che ti annoierei.
Paolo Bertagnolli
Provo a raccogliere l'invito con le parole più semplici ed essenziali che ho trovato.
Per me credere è stato sperimentare che c'è una libertà, quella di poter amare.
Senza temere di perdere la propria identità, perchè il nostro nome è già stato pronunciato:figli di Dio.
L'ho scoperto quando mi pareva di averla persa ed ho dovuto cercarla...quella che ero stata.. quella che avrei voluto essere...quella che ero diventata.......
Ne è venuto che è passata la paura.. di vivere
Nunzia
APPELLO ALLE COMUNITA’ CRISTIANE. LA DITTATURA DELLA FINANZA : ABBIAMO TRADITO IL VANGELO?
In questo periodo quaresimale sento l’urgenza di condividere con voi una riflessione sulla ‘tempesta finanziaria’ che sta scuotendo l’Europa , rimettendo tutto in discussione :diritti, democrazia, lavoro….In più arricchendo sempre di più pochi a scapito dei molti impoveriti.Una tempesta che rivela finalmente il vero volto del nostro Sistema: la dittatura della finanza.
L’Europa come l’Italia è prigioniera di banche e banchieri. E’ il trionfo della finanza o meglio del Finanzcapitalismo come Luciano Gallino lo definisce :“Il finanzcapitalismo è una mega-macchina ,che è stata sviluppata nel corso degli ultimi decenni, allo scopo di massimizzare e accumulare sotto forma di capitale e insieme di potere, il valore estraibile sia del maggior numero di esseri umani sia degli eco-sistemi.”
Estrarre valore è la parola chiave del Finanzcapitalismo che si contrappone al produrre valore del capitalismo industriale, che abbiamo conosciuto nel dopoguerra. E’ un cambiamento radicale del Sistema!
Il cuore del nuovo Sistema è il Denaro che produce Denaro e poi ancora Denaro.Un Sistema basato sull’azzardo morale, sull’irresponsabilità del capitale , sul debito che genera debito.E’ la cosidetta “Finanza creativa” , con i suoi ‘pacchetti tossici’ dai nomi più strani(sub-prime, derivati,futuri, hedge-funds…) che hanno portato a questa immensa bolla speculativa che si aggira, secondo gli esperti, sul milione di miliardi di dollari! Mentre il PIL mondiale si aggira sui sessantamila miliardi di dollari. Un abisso separa quei due mondi:il reale e lo speculativo. La finanza non corrisponde più all’economia reale. E’ la finanziarizzazione dell’economia.
Per di più le operazioni finanziarie sono ormai compiute non da esseri umani, ma da algoritmi, cioè da cervelloni elettronici che, nel giro di secondi, rispondono alle notizie dei mercati. Nel 2009 queste operazioni, che si concludono nel giro di pochi secondi, senza alcun rapporto con l’economia reale, sono aumentate del 60% del totale. L’import-export di beni e servizi nel mondo è stimato intorno ai 15.000 miliardi di dollari l’anno. Il mercato delle valute ha superato i 4.000 miliardi al giorno: circolano più soldi in quattro giorni sui mercati finanziari che in un anno nell’economia reale. E’ come dire che oltre il 90% degli scambi valutari è pura speculazione.
Penso che tutto questo cozza radicalmente con la tradizione delle scritture ebraiche radicalizzate da Gesù di Nazareth.Un insegnamento, quello di Gesù, che ,uno dei nostri migliori moralisti,don Enrico Chiavacci, nel suo volume Teologia morale e vita economica , riassume in due comandamenti, validi per ogni discepolo:” Cerca di non arricchirti “ e “Se hai, hai per condividere.”
Da questi due comandamenti , Chiavacci ricava due divieti etici: “divieto di ogni attività economica di tipo eslusivamente speculativo” come giocare in borsa con la variante della speculazione valutaria e ” divieto di contratto aleatorio”.Questo ultimo ,Chiavacci lo spiega così :” Ogni forma di azzardo e di rischio di una somma, con il solo scopo di vederla ritornare moltiplicata, senza che ciò implichi attività lavorativa, è pura ricerca di ricchezza ulteriore.” Ne consegue che la filiera del gioco, dal ‘gratta e vinci’ al casinò ,è immorale.
Tutto questo , sostiene sempre Chiavacci ,“ cozza contro tutta la cultura occidentale che è basata sull’avere di più. Nella cultura occidentale la struttura economica è tale che la ricchezza genera ricchezza”.
Noi cristiani d’Occidente dobbiamo chiederci cosa ne abbiamo fatto di questo insegnamento di Gesù in campo economico-finanziario. Forse ha ragione il gesuita p.John Haughey quando afferma :”Noi occidentali leggiamo il vangelo come se non avessimo soldi e usiamo i soldi come se non conoscessimo nulla del Vangelo.” Dobbiamo ammettere che come chiese abbiamo tradito il Vangelo , dimenticando la radicalità dell’insegnamento di Gesù :parole come ” Dio o Mammona,”o il comando al ricco:”Và, vendi quello che hai e dallo ai poveri”.
In un contesto storico come il nostro, dove Mammona è diventato il dio-mercato, le chiese, eredi di una parola forte di Gesù, devono iniziare a proclamarla senza paura e senza sconti nelle assemblee liturgiche come sulla pubblica piazza.
L’attuale crisi finanziaria “ha rivelato comportamenti di egoismo, di cupidigia collettiva e di accaparramento di beni su grande scala-così afferma il recente Documento del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace( Per una riforma del Sistema finanziario e monetario internazionale). Nessuno può rassegnarsi a vedere l’uomo vivere come ‘homo homini lupus’ ”.
Per questo è necessario passare, da parte delle comunità cristiane, dalle parole ai fatti, alle scelte concrete, alla prassi quotidiana:”Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore’ entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio”.(Matteo, 7,21)
Come Chiese,dobbiamo prima di tutto chiedere perdono per aver tradito il messaggio di Gesù in campo economico-finanziario, partecipando a questa bolla speculativa finanziaria( il grande Casinò mondiale).
Ma pentirsi non è sufficiente, dobbiamo cambiare rotta, sia a livello istituzionale che personale.
A livello istituzionale(diocesi e parrocchie):
-promuovendo commissioni etiche per vigilare sulle operazioni bancarie ;
-invitando tutti al dovere morale di pagare le tasse;
-ritirando i propri soldi da tutte le banche commerciali dedite a fare profitto sui mercati internazionali;
-investendo i propri soldi in attività di utilità sociale e ambientale, rifiutandosi di fare soldi con i soldi ;
- collocando invece i propri risparmi in cooperative locali o nelle banche di credito cooperativo;
-privilegiando la Banca Etica, le MAG (Mutue auto-gestione) o le cooperative finanziarie.
-rifiutando le donazioni che provengono da speculazioni finanziarie, soprattutto sul cibo, come ha detto recentemente Benedetto XVI nel suo discorso alla FAO.
A livello personale ogni cristiano ha il dovere morale di controllare:
-in quale banca ha depositato i propri risparmi;
-se è una” banca armata”, cioè investe soldi in armi;
-se partecipa al grande casinò della speculazione finanziaria;
-se ha filiali in qualche paradiso fiscale;
-se ottiene i profitti da ‘derivati’ o altri ‘pacchetti tossici’.
“Le banche ,che dopo aver distrutto la nostra economia, sono tornate a fare affari- scrive il pastore americano Jim Wallis- devono ricevere un chiaro messaggio che noi troviamo la loro condotta inaccettabile.Rimuovere i nostri soldi può fare loro capire quel messaggio.”
Ha ragione don Enrico Chiavacci ad affermare:”Questa logica dell’avere di più e della massimizzazione del profitto si mantiene attraverso le mille piccole scelte ,frutto di un deliberato condizionamento. Le grandi modificazioni strutturali, assolutamente necessarie, non potranno mai nascere dal nulla:occorre una rivoluzione culturale capillare. Se è vero che l’annuncio cristiano portò all’abolizione della schiavitù, non si vede perché lo stesso annuncio non possa portare a una paragonabile modificazione di mentalità e quindi di strutture. Il dovere di testimonianza, per chi è in grado di sfuggire a una presa totale del condizionamento,è urgente.”
Buona Pasqua di Risurrezione a tutti!
Alex Zanotelli
Napoli,22 marzo 2012
Iscriviti a:
Post (Atom)