Il Primo marzo è stato indetto, per il terzo anno consecutivo, lo sciopero dei migranti, per denunciare le inumane condizioni di vita e di lavoro che li colpiscono. La Fondazione Leone Moressa (www.fondazioneleonemoressa.org ) ha pubblicato un testo interessante (si ringrazia il docente di Sociologia delle Migrazioni Salvatore Palidda dell’Università di Genova per la segnalazione).
Non si vuole entrare nel merito dell’iniziativa anche se si ritiene che ogni manifestazione che si proponga di far conoscere, al di là degli stereotipi, dei luoghi comuni e dalle chiacchiere da bar -che spesso ‘invadono’ anche i dibattiti della politica, incontra il favore di chi scrive. Solo una critica: bisogna accettare chiunque venga nel nostro paese, a meno che non abbia cattive intenzioni: ogni persona ha diritto a cercare condizioni di vita migliori di quelle che si lascia alle spalle. Nessuno è straniero e gli unici stranieri sono i razzisti. Per cui, quando si sente parlare di dati statistici che illustrano le ricchezze che i migranti apportano al nostro paese, viene da storcere un po’ il naso, anche se ci si rende conto che si tratta di un discorso molto importante.
Ma veniamo ai dati: gli stranieri che lavorano in Italia sono oltre 2 milioni, di cui 420.000 imprenditori. Con il loro lavoro producono più del 12% del valore aggiunto nazionale. Nelle loro dichiarazioni dei redditi dichiarano al fisco 40 miliardi di euro (12.507 € medi a testa) e pagano quasi 6 miliardi di euro di Irpef (2.810 a testa): “rappresentano la parte di popolazione che maggiormente ha subito gli effetti negativi della crisi dal momento che tutti i nuovi disoccupati creati dal 2008 al 2011, il 40% è di origine straniera”. Vale la pena ricordare, a questo proposito che la normativa vigente lega il permesso di soggiorno al posto di lavoro, per cui, chi perde il lavoro (per una crisi internazionale) rischia di non poter rinnovare il permesso, divenendo ‘clandestino’ e entrando così in una spirale negativa che, spesso ha come soluzione il carcere, il ritorno al paese d’origine o l’emigrazione in un altro paese (senza documenti, ovviamente). Ma quello che raramente attira l’attenzione dei mass media è che gli immigrati contribuiscono a formare più del 12% del PIL, il prodotto interno lordo (la ricchezza che ogni anno si produce nel ‘nostro’ paese). Già che parliamo di soldi, ricordiamo che i 3,2 milioni di contribuenti nati all’estero dichiarano oltre 40 milioni di euro pari al 7,9 % di tutti i contribuenti e del 5,1 % dei redditi complessivamente dichiarati in Italia. “Gli stranieri dichiarano mediamente 12.507 € e si tratta quasi esclusivamente di redditi da lavoro dipendente. I nati all’estero nel 2009 hanno pagato di Irpef quasi 6 miliardi di €, che equivale a 2.810 € a testa”.
Non solo: la presenza di persone non italiane, oltre a contribuire allo sviluppo economico, concorre ad abbassare l’età media della popolazione italiana. Riprendendo ancora quanto scrivono i ricercatori della Fondazione Moressa, “non solo i 4,5 milioni di stranieri residenti sono mediamente giovani, ma di tutte le nascite quasi il 14% è nato da genitori stranieri. Si stima che in Italia vi siano più di 650 mila giovani di seconda generazione, ossia minori che per la nostra giurisdizione sono considerati cittadini stranieri pur essendo nati nel territorio italiano”. E, a questo proposito, ecco due fatti:
1. chi vi scrive è insegnante elementare ad Albenga (SV). In questa città sono presenti due Circoli Didattici. Nel I° Circolo oltre il 62 % e nel II° Circolo oltre il 52% degli alunni è nato da famiglie straniere ma ha frequentato scuole italiane, hanno amici italiani, parlano l’italiano (e, purtroppo, spesso non più la lingua dei loro genitori), guardano la tv italiana (!) ecc. ecc. ma ci ostiniamo a considerarli ‘stranieri’;
2. come sovente accade, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Così c’è chi è sempre pronto a stigmatizzare uno straniero che commette un reato che gli altri 99 che compiono un’azione umana (com’è stato nel caso di Astorre Vecchiati: un nome che ai più non dirà nulla, ma protagonista involontario di una storia bella. Astorre era un bancario di Treviso che a un certo punto decide di diventare clochard e diviene conosciuto con il nome di John Cassonetto. A dicembre muore, nella civilissima (?) Treviso per il freddo e viene dimenticato all’obitorio. Dopo un po’ di tempo un gruppo di cittadini decide di autotassarsi e di dargli quella sepoltura che amici, parenti e autorità non gli avevano dato. Chi sono questi cittadini esemplari? Un gruppo di maghrebini)…
Infine, ecco le conclusioni degli studiosi della Fondazione più volte citata: “La raccolta e l’analisi di dati sull’impatto economico dell’immigrazione permette di delineare un profilo il più possibile oggettivo del fenomeno migratorio, affinché questo non faccia parte esclusivamente delle agende politiche sulla sicurezza, ma che sia riconosciuto come vero e proprio strumento di sviluppo economico, prosperità e competitività: in sostanza un valore economico. Questo rende ancor più urgente una seria riflessione sul diritto di cittadinanza: un bambino che nasce in Italia da genitori stranieri acquisisce la loro cittadinanza e non quella italiana, cioè del Paese nel quale molto probabilmente costruirà il proprio futuro”
Giuliano Falco
tratto da http://giornalismo2012.wordpress.com
Nessun commento:
Posta un commento