UNA POLITICA PER LA SICUREZZA
Una politica per la sicurezza cercherebbe di togliere piu' persone possibile dalla miseria e dalla precarieta'; cercherebbe di contrastare i poteri criminali; cercherebbe di combattere gli schiavisti e i loro complici; cercherebbe di proporre a tutte le persone l'inclusione nel patto sociale.
Una politica della sicurezza non puo' essere solo locale, deve essere internazionale: contrastare le guerre e la fame, far cessare la rapina del sud del mondo: anche perche' e' a tutti evidente che l'emigrazione come fuga dai paesi delle guerre e della fame e' una conseguenza delle guerre e dellaf ame, che a loro volto sono una conseguenza di cinquecento anni di rapina che tuttora continua. La nostra rapina.
Una politica per la sicurezza puo' fondarsi solo sul riconoscimento della dignita' umana di ogni essere umano, e consistere delle azioni che ad ogni essere umano rechino appunto sicurezza, ovvero solidarieta' concreta e operante.
*La politica del governo attuale in materia di sicurezza e' l'esatto contrario di cio' che occorre fare. La politica del governo attuale in materia di sicurezza promuove l'illegalita', il crimine, la violenza.
La politica del governo attuale in materia di sicurezza non e' una politica: e'una follia e un delitto.
Giobbe Santabarbara
tratto da:
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 490 del 18 giugno 2008
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricercaper la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
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