Umberto Bossi si è dimesso, travolto dalla scandalo
dei conti"Dal Senatur soldi in nero al partito".
Renzo "portò via documenti su ristrutturazione". Soldi ai figli,
Calderoli e Rosi Mauro
Roma, 5 apr.
(TMNews) - Umberto Bossi si è dimesso da segretario della Lega Nord. La notizia
è arrivata mentre emergeva l'ipotesi che il Senatur avesse "dato dei soldi
in nero al partito", e che il figlio Renzo "portò via alcuni
documenti da via Bellerio, probabilmente relativi ai lavori di ristrutturazione
di un'abitazione" e che alcune somme del partito siano state elargite
"alla famiglia di Bossi e ad altri soggetti, come Roberto Calderoli e il
Sindacato Padano". In alcune telefonate intercettate tra l'ex tesoriere
del Carroccio, Francesco Belsito, indagato per truffa ai danni dello Stato,
riciclaggio e appropriazione indebita, e Nadia Dagrada, segretaria
amministrativa di via Bellerio, i due hanno espresso preoccupazione per la
volontà dell'esponente leghista, Roberto Castelli, di controllare le spese, e
la necessità di trovare nuove soluzioni per continuare con quelle modalità.
Denaro contante non tracciabile, infatti, sarebbe poi stato elargito senza
lasciare traccia, "a favore di: Bossi Umberto, Manuela Marrone (moglie),
Bossi Riccardo, Bossi Renzo, Bossi Roberto, Mauro Rosy, Calderoli Roberto,
Stiffoni, alla scuola Bosina, con sede a Varese riconducibile a Manuela Marrone e al SinPa
(Sindacato Padano) riconducibile a Mauro Rosy, e ad altri soggetti e strutture
citate nelle telefonate ed in corso di identificazione". Per gli
investigatori "l'irregolarità della gestione dei fondi della Lega, si
rileva anche sotto il profilo dell'appropriazione indebita in relazione ai
fondi derivanti dal finanziamento pubblico". "Però tu al capo (Bossi)
- diceva Degrada a Belsito in una telefonata - precisi la cosa del discorso
soldi. Castelli vuole andare a vedere la 'cassa' e quelli che sono i
problemi, perché comunque tu non è che puoi nascondere quelli che sono i 'costi
della famiglia', cioé da qualche parte vengono fuori". "Anche perché
- continuava la segretaria - o lui, (Umberto Bossi, scrivono gli investigatori)
ti passa come c'era una volta tutto in nero, o altrimenti come cazzo fai
tu". In un'altra telefonata tra Belsito e Dagrada si evince poi che i revisori
dei bilanci della Lega, tre esterni e tre interni, si limitano a firmare i
bilanci che vengono redatti da Dagrada. "Adesso io gli preparavo tutta la
relazione - spiegava Dagrada - gliela inviavo e loro non facevano altro che
firmarmela... non guardavano un cazzo". E anche qui torna la
preoccupazione per l'insistenza a vederci chiaro di Castelli. "(...) Se
questo insiste e se poi va a prendere questi qua, questi qua vogliono iniziare
a vedere le cose e tutte, che cosa fai?". L'attenzione degli inquirenti è
concentrata su una cartella, chiamata "The Family", rinvenuta nella
cassaforte di Belsito, insieme a documenti e fatture, "materiale
utile", insieme a una parte della documentazione contabile sequestrata,
per verificare il sospetto che alcune somme distratte da Belsito siano state
destinate a pagare spese dei familiari del leader del Carroccio. L'inchiesta
napoletana è coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e affidata ai
Pm Henry John Woodcock, Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli.
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