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giovedì 12 aprile 2012

RIFLESSIONE INSUFFICIENTE O VOLONTA’ AUTODISTRUTTIVA?



Quale molla spinge i protagonisti della vita politica italiana ad alimentare la forza dell’”antipolitica” ormai dominante e contrassegnata dalla sfiducia di larghissima parte dei cittadini in una possibilità di cambiamento per una situazione che davvero si presenta molto difficile?


Sarà per via di un’insufficienza nella capacità di analisi e di riflessione oppure una sorta di perversa volontà autodistruttiva, nell’intento di preservare sempre e comunque l’esagerato potere di cui dispongono: esagerato, soprattutto, in relazione al consenso e alla credibilità residue?


E’ difficile rispondere, certo che le proposte che vengono avanti per cercare di “sistemare” la tragica vicenda dei rimborsi elettorali, dopo i casi Lusi e Lega Nord, mantengono aperto l’interrogativo che ho appena cercato di avanzare.


Intendiamoci bene, non si tratta soltanto di questo.


Partendo dal presupposto ineludibile e incontrovertibile che i partiti sono indispensabili al funzionamento della democrazia e che le altre forme possibili di partecipazione alla vita politica appaiono o pericolose (una sorta d’investitura dall’alto per un protettorato formalmente vincolato a un Parlamento ridotto, però, a un mero ruolo di ratifica) oppure ancora incerte e tutte da definire (come le auspicate forme di iniziativa su di un terreno di allargamento della democrazia, attraverso un ruolo inedito dei movimenti sociali) è necessario ricordare che è nostro dovere, prima di tutto difendere la Costituzione (si pensi alla discussione sull’articolo 81), la Repubblica parlamentare, le condizioni materiali di vita e di lavoro delle grandi masse, messe ormai radicalmente in discussione dall’evidente politica anti-popolare di questo governo (mentre fior di Premi Nobel, indicano, nell’assunzione della gravità della crisi, strade molto diverse, e appare possibile un’inversione di rotta sul piano europeo, a partire dalle elezioni francesi).


Di fronte alla complessità e alla gravità di queste questioni appare indispensabile, proprio per la salute della nostra vita democratica, indicare i temi che i soggetti politici operanti all’interno del nostro sistema dovrebbero prioritariamente, e nel giro, di pochissimo tempo affrontare e risolvere:


1) L’alleanza che regge l’attuale governo, come ben dimostrano i fatti, è del tutto innaturale e ogni concordanza non potrà che essere strumentale e precaria. L’anomalia di questa situazione, che tutto è meno che una situazione dovuta a un atto di “responsabilità nazionale” da parte dei contraenti, deriva, prima di tutto, dal fatto che questi signori, nel 2008, ci aveva fatto credere di partecipare a una competizione di tipo bipolare (escluso l’UDC per essere assolutamente precisi). Siamo quindi a un contrasto stridente tra l’esito complessivo (maggioranza e minoranza) del voto degli italiani. Un vero e proprio “vulnus” che potrà essere sanato soltanto attraverso libere elezioni, che legittimino (come non accade in questo momento) il governo;


2) Il sistema elettorale è la fonte primaria di questa fortissima insofferenza di massa verso i partiti. Le liste bloccate appaiono il simbolo di quell’insufficienza di riflessione cui si accennava all’inizio e non sarà la loro sostituzione con i collegi uninominali a riempire questo vero e proprio “deficit democratico”. E’ necessario che ciascheduno si presenti con la propria identità e con la propria faccia e si verifichi la possibilità di scegliere anche all’interno del partito preferito;


3) Va rimosso il vero e proprio “raggiro” rappresentato dal meccanismo dei rimborsi elettorali. Le società di consulenza esterna per la certificazione dei bilanci (quanto costeranno?) rappresentano semplici pannicelli caldi (o tiepidi). Esistono, al riguardo due problemi: il primo è quello di ricondurre il tutto al rimborso delle spese elettorali effettive a fronte di rigorose certificazioni attestati le spese, fissando un tetto a quest’ammontare; il secondo è quello dell’esagerazione delle cifre, davvero improponibili a questo punto, stante la situazione economica del Paese. Non si trovi la scusa che, altrimenti, arriva il “miliardario pifferaio”. Il “miliardario pifferaio” c’è già tranquillamente stato, e i partiti- altrettanto miliardari – non sono stati in grado di costruire un’alternativa, raccontandoci infine la favola dei “tecnici”.


Il sistema si sta avviando all’incredibilità più completa, con rischi gravissimi per la qualità della nostra democrazia, nata dalla Resistenza e affidata alla Costituzione.


Servono, al più presto, democratiche elezioni legislative generali, da svolgersi con il sistema proporzionale in modo da valutare davvero la forza delle singole forze politiche (nello spirito dell’Assemblea Costituente del 1946) cercando di far recuperare loro un minimo di rappresentatività, e affidando la formazione del governo a un confronto parlamentare sui diversi programmi che saranno stati presentati agli elettori.


Successivamente si dovrà riflettere sulle forme e i modi più opportuni perché l’articolo 49 della Costituzione ritorni a essere applicato: adesso come adesso, sicuramente, è tra i più negletti.


Savona, li 12 aprile 2012 Franco Astengo

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