Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento,
perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto,
perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali, e
fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente,
perché non ero comunista. Un giorno
vennero a prendere me, e non c´era rimasto nessuno a protestare
Bertolt Brecht, 1931
domenica 29 giugno 2008
venerdì 27 giugno 2008
LE IMPRONTE DI MARONI
Pubblico la seguente mail dell'amico Arturo Ghinelli:
Le impronte di Maroni
“Non è una schedatura etnica,bensì un censimento che servirà a garantire a chi ha il diritto di restare nei campi,di farlo in condizioni dignitose”ha dichiarato Maroni“
Verrebbe da proporgli,per rispettare il diritto all’uguaglianza di tutti i bambini, di schedare allo stesso modo tutti i bambini italiani, anche perché il 37% dei rom sono italiani” ha replicato Unicef Italia.
E se all’inizio del nuovo anno scolastico facessimo trovare nelle scuole tutti i bambini con indosso una maglietta che riproduce una impronta digitale,cosa succederebbe? Interverrebbe l’esercito per passare al vaglio un polpastrello alla volta di ogni bambino ? E Sara ,che si ciuccia il pollice da sei anni,sarebbe considerata resistente alla legge,visto che il suo comportamento potrebbe essere giudicato un tentativo “infantile” di sottrarsi ai controlli?
“C’è un razzismo latente nella cultura italiana,dovuto purtroppo ad un’insufficienza culturale”ha detto Amoz Luzzatto che ha provato,da bambino, cosa vuol dire essere segnato a dito.
Ma adesso che il razzismo non è più tanto latente sarebbe ora di rendere palese anche l’antirazzismo che c’è nella cultura italiana. Passare dalle parole ai fatti. Dimostrare in modo plateale e di massa che non si è d’accordo. Gesti semplici fatti dalla gente semplice (i capi politici o gli intellettuali famosi sono tutti al mare o tacciono).
Penso,ad esempio, a tante mamme e papà che in una pubblica piazza prendono le impronte ai loro bambini e le mandano ai prefetti smaniosi di esercitare la carica di commissario straordinario all’emergenza nomadi.
Per le leggi speciali del ’38 abbiamo dato la colpa ai tedeschi,questa volta a chi daremo la colpa a Sarkozy? O alla direttiva UE sull’immigrazione?
Ai bambini rom, come a tutti i bambini, basterebbe garantirgli le migliori condizioni per frequentare con successo la scuola. L’attuale governo sta prendendo impegni a questo proposito per il prossimo triennio;nelle 80 pagine del DPEF promette di eliminare 150.000 insegnanti dalle scuole pubbliche,con un risparmio di 8 miliardi di euro.
Allora sì che sarà facile, in classi o sezioni da 28/30 bambini,costringere i genitori rom ad aggiungere i loro figli per non perdere la patria potestà! Chi non è d’accordo si faccia avanti,lo faccia sapere nel modo più clamoroso che la dignità di cittadino gli suggerisce.
Altrimenti è inutile ripetere “giù le mani dalla Costituzione!” non passa giorno che qualcuno dei suoi principi venga messo sotto i piedi,se davvero ci teniamo ancora a questa carta vecchia di 60 anni,dobbiamo farci sentire.
Altrimenti come dice il poeta:”Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto più nessuno a protestare.”
Arturo Ghinellighinelliarturo@libero.it
Le impronte di Maroni
“Non è una schedatura etnica,bensì un censimento che servirà a garantire a chi ha il diritto di restare nei campi,di farlo in condizioni dignitose”ha dichiarato Maroni“
Verrebbe da proporgli,per rispettare il diritto all’uguaglianza di tutti i bambini, di schedare allo stesso modo tutti i bambini italiani, anche perché il 37% dei rom sono italiani” ha replicato Unicef Italia.
E se all’inizio del nuovo anno scolastico facessimo trovare nelle scuole tutti i bambini con indosso una maglietta che riproduce una impronta digitale,cosa succederebbe? Interverrebbe l’esercito per passare al vaglio un polpastrello alla volta di ogni bambino ? E Sara ,che si ciuccia il pollice da sei anni,sarebbe considerata resistente alla legge,visto che il suo comportamento potrebbe essere giudicato un tentativo “infantile” di sottrarsi ai controlli?
“C’è un razzismo latente nella cultura italiana,dovuto purtroppo ad un’insufficienza culturale”ha detto Amoz Luzzatto che ha provato,da bambino, cosa vuol dire essere segnato a dito.
Ma adesso che il razzismo non è più tanto latente sarebbe ora di rendere palese anche l’antirazzismo che c’è nella cultura italiana. Passare dalle parole ai fatti. Dimostrare in modo plateale e di massa che non si è d’accordo. Gesti semplici fatti dalla gente semplice (i capi politici o gli intellettuali famosi sono tutti al mare o tacciono).
Penso,ad esempio, a tante mamme e papà che in una pubblica piazza prendono le impronte ai loro bambini e le mandano ai prefetti smaniosi di esercitare la carica di commissario straordinario all’emergenza nomadi.
Per le leggi speciali del ’38 abbiamo dato la colpa ai tedeschi,questa volta a chi daremo la colpa a Sarkozy? O alla direttiva UE sull’immigrazione?
Ai bambini rom, come a tutti i bambini, basterebbe garantirgli le migliori condizioni per frequentare con successo la scuola. L’attuale governo sta prendendo impegni a questo proposito per il prossimo triennio;nelle 80 pagine del DPEF promette di eliminare 150.000 insegnanti dalle scuole pubbliche,con un risparmio di 8 miliardi di euro.
Allora sì che sarà facile, in classi o sezioni da 28/30 bambini,costringere i genitori rom ad aggiungere i loro figli per non perdere la patria potestà! Chi non è d’accordo si faccia avanti,lo faccia sapere nel modo più clamoroso che la dignità di cittadino gli suggerisce.
Altrimenti è inutile ripetere “giù le mani dalla Costituzione!” non passa giorno che qualcuno dei suoi principi venga messo sotto i piedi,se davvero ci teniamo ancora a questa carta vecchia di 60 anni,dobbiamo farci sentire.
Altrimenti come dice il poeta:”Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto più nessuno a protestare.”
Arturo Ghinellighinelliarturo@libero.it
proposta al ministro Gelmini
Caro Ministro,
perchè continuare a perpetuare l'agonia? si tratta per caso di accanimento terapeutico?
chiuda la scuola pubblica, la prego! non la faccia più soffrire!
non faccia più soffrire noi insegnanti che abbiamo sempre meno mezzi; cessi la sofferenza degli alunni che hanno un servizio pubblico sempre più indecente; sciolga i genitori dal loro dolore di vedere i propri figli in questa situazione...
e, al contrario, devolva quanto lo stato spende per la scuola
al Ministero della Difesa, che poverini sono sempre senza soldi e non hanno neanche un missile...meno male che gli americani, nel loro infinito buon senso, hanno farcito il nostro territorio di ben 90 atomiche, CHE NON SONO IN SICUREZZA, come gli stessi americani hanno gentilmente comunicato
oppure, con una partita di giro, storni la cifra al Ministro Maroni, che possa combattere in modo adeguato rom, zingari, ladri, ciclisti, filatelici, comunisti, testimoni, pedoni (si noti che non ho stilato unelenco di categorie a rischio ma volutamente casuali) e chissà quale altra categoria pericolosa per la sicurezza e l'italica (o padanica) razza...
...ma i padani che razza di esseri umani sono? Non lo so.
Stavo andando fuori tema. E' grave per un maestro, vero Ministro?
Lei continui pure così, che ci farà rimpiangere Fioroni...
perchè continuare a perpetuare l'agonia? si tratta per caso di accanimento terapeutico?
chiuda la scuola pubblica, la prego! non la faccia più soffrire!
non faccia più soffrire noi insegnanti che abbiamo sempre meno mezzi; cessi la sofferenza degli alunni che hanno un servizio pubblico sempre più indecente; sciolga i genitori dal loro dolore di vedere i propri figli in questa situazione...
e, al contrario, devolva quanto lo stato spende per la scuola
al Ministero della Difesa, che poverini sono sempre senza soldi e non hanno neanche un missile...meno male che gli americani, nel loro infinito buon senso, hanno farcito il nostro territorio di ben 90 atomiche, CHE NON SONO IN SICUREZZA, come gli stessi americani hanno gentilmente comunicato
oppure, con una partita di giro, storni la cifra al Ministro Maroni, che possa combattere in modo adeguato rom, zingari, ladri, ciclisti, filatelici, comunisti, testimoni, pedoni (si noti che non ho stilato unelenco di categorie a rischio ma volutamente casuali) e chissà quale altra categoria pericolosa per la sicurezza e l'italica (o padanica) razza...
...ma i padani che razza di esseri umani sono? Non lo so.
Stavo andando fuori tema. E' grave per un maestro, vero Ministro?
Lei continui pure così, che ci farà rimpiangere Fioroni...
NON DISTOGLIETE LO SGUARDO: SIAMO IN GUERRA!
AFGHANISTAN. "PEACEREPORTER": CANI SCAGLIATI CONTRO CIVILI DURANTE
RASTRELLAMENTI
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
breve articolo del 26 giugno 2008 dal titolo "Afghanistan, cani scagliati
contro i civili durante rastrellamenti"]
Continuano le denunce, da parte della popolazione civile del sud
dell'Afghanistan, di gravi abusi e violenze subite per mano delle truppe
governative afgane che accompagnano le forze della Nato nel corso delle
operazioni anti-talebane.
Testimonianze raccolte da fonti locali di "Peacereporter" riferiscono che
alcune notti fa, nel villaggio di Khanishin, distretto di Grishk, provincia
meridionale di Helmand, soldati afgani sbarcati da alcuni elicotteri Nato
hanno fatto irruzione nelle abitazioni liberando dei cani che si sono
scagliati contro gli abitanti che dormivano. Almeno due persone sono morte
per le gravi ferite causate dai morsi. Successivamente, sono entrate in
azione le truppe Nato, con perquisizioni e interrogatori.
AFGHANISTAN. LA GUERRA TERRORISTA E STRAGISTA CUI L'ITALIA STA PARTECIPANDO IN VIOLAZIONE DELLA LEGALITÀ COSTITUZIONALE E DEL DIRITTO
INTERNAZIONALE
Quella che da decenni continua in Afghanistan e' una guerra terrorista e
stragista, razzista e imperialista, alla quale da anni anche l'Italia sta
militarmente partecipando in flagrante violazione della legalità
costituzionale e del diritto internazionale.
Generazioni di afgani non hanno mai conosciuto un giorno di pace.
Quando qui in Itala sorgerà un movimento per l'umanità, per la legalità,
per il diritto alla vita di ogni umana persona, per la pace? Quando qui in
Italia sorgerà un movimento contro la guerra e le stragi, contro il
terrorismo e la dittatura dei poteri criminali?
Quando qui in Italia sorgerà un movimento che faccia la scelta necessaria e
urgente, la scelta indispensabile per tornare al rispetto della legalità
costituzionale, al rispetto della dignità umana?
Quando si capirà che solo la scelta della nonviolenza può salvare
l'umanità?
tratto da:
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 499 del 27 giugno 2008
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
RASTRELLAMENTI
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
breve articolo del 26 giugno 2008 dal titolo "Afghanistan, cani scagliati
contro i civili durante rastrellamenti"]
Continuano le denunce, da parte della popolazione civile del sud
dell'Afghanistan, di gravi abusi e violenze subite per mano delle truppe
governative afgane che accompagnano le forze della Nato nel corso delle
operazioni anti-talebane.
Testimonianze raccolte da fonti locali di "Peacereporter" riferiscono che
alcune notti fa, nel villaggio di Khanishin, distretto di Grishk, provincia
meridionale di Helmand, soldati afgani sbarcati da alcuni elicotteri Nato
hanno fatto irruzione nelle abitazioni liberando dei cani che si sono
scagliati contro gli abitanti che dormivano. Almeno due persone sono morte
per le gravi ferite causate dai morsi. Successivamente, sono entrate in
azione le truppe Nato, con perquisizioni e interrogatori.
AFGHANISTAN. LA GUERRA TERRORISTA E STRAGISTA CUI L'ITALIA STA PARTECIPANDO IN VIOLAZIONE DELLA LEGALITÀ COSTITUZIONALE E DEL DIRITTO
INTERNAZIONALE
Quella che da decenni continua in Afghanistan e' una guerra terrorista e
stragista, razzista e imperialista, alla quale da anni anche l'Italia sta
militarmente partecipando in flagrante violazione della legalità
costituzionale e del diritto internazionale.
Generazioni di afgani non hanno mai conosciuto un giorno di pace.
Quando qui in Itala sorgerà un movimento per l'umanità, per la legalità,
per il diritto alla vita di ogni umana persona, per la pace? Quando qui in
Italia sorgerà un movimento contro la guerra e le stragi, contro il
terrorismo e la dittatura dei poteri criminali?
Quando qui in Italia sorgerà un movimento che faccia la scelta necessaria e
urgente, la scelta indispensabile per tornare al rispetto della legalità
costituzionale, al rispetto della dignità umana?
Quando si capirà che solo la scelta della nonviolenza può salvare
l'umanità?
tratto da:
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 499 del 27 giugno 2008
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
martedì 24 giugno 2008
SIAMO ALLE SOLITE: UNO STATO CHE NON INVESTE SULLA SCUOLA, NON INVESTE SUL FUTURO...
SCUOLA & GIOVANI
I sindacati hanno ottenuto la prima bozza dei tagliprevisti all'interno del decreto fiscale
150 mila posti in meno in 3 anni
"Un colpo alla scuola pubblica"
Il governo vuole recuperare otto miliardi, cura shock
"Vogliono tornare al maestro unico nella primaria"
di SALVO INTRAVAIA
ROMA –"Attacco alla scuola pubblica", "Scuola statale a rischio smantellamento" e "scelte pesantissime sulla scuola". Sono i commenti dei leader sindacali della scuola sul cosiddetto decreto fiscale di cui si conosce una prima bozza attendibile. Per tagliare gli sprechi nella pubblica amministrazione e avviare il meccanismo virtuoso del merito il governo Berlusconi avrebbe previsto per la scuola una cura da cavallo. Nei prossimi tre anni dovrebbero saltare qualcosa come 150 mila posti di lavoro (100 mila cattedre e 47 mila posti di personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) per recuperare la cifra record di 8 miliardi di euro. Il decreto. I tagli andrebbero sotto la voce "Disposizioni in materia di organizzazione scolastica" e sono espressi rigorosamente in percentuali o rapporti che devono essere tradotti per emergere in tutta la loro dimensione. "Ai fini di una migliore qualificazione dei servizi scolastici e di una piena valorizzazione professionale del personale docente", recita il testo provvisorio del decreto, dall'anno scolastico 2009/2010 occorrerà aumentare il rapporto alunni/docenti di un punto. Attualmente siamo attorno a 9,1 alunni per ogni insegnante. L'obiettivo è quello di arrivare entro l'anno 2011/2012 a 10,1. Il costo in termini di cattedre è stimato dai sindacati attorno alle 62 mila unità, cui occorre aggiungere le 33 mila cattedre previste dalla Finanziaria 2008 del governo Prodi incrementate di altre 6 mila unità per una "interpretazione" dell'attuale governo sulla manovra 2008. In tutto 101 mila cattedre che andranno in fumo.
C'è poi la partita del personale Ata. Entro l'anno scolastico 2011/2012 è prevista una riduzione pari al 17 per cento della dotazione organica di bidelli, personale di segreteria e tecnici di laboratorio. I sindacati hanno contabilizzato 47 mila posti che spariranno attraverso la "revisione dei criteri e dei parametri per la definizione delle dotazioni organiche del personale Ata". Secondo questa ipotesi, le scuole avranno meno bidelli per vigilare gli alunni, meno addetti elle segreterie e meno tecnici presenti nei laboratori. Le reazioni. Francesco Scrima della Cisl scuola parla di governo che "decide all'ingrosso pesantissimi tagli del personale senza considerare le conseguenze sul piano della qualità dei servizi erogati". Parla si esecutivo che "non si interessa degli obiettivi che oggi la scuola deve ottenere, ma attacca semplicemente un pezzo di welfare". E continua: "Si taglia il futuro, si tagliano le radici su cui il Paese può crescere". "Tagliare altri 100 mila cattedre nel prossimo triennio - dichiara Rino Di Meglio, della Gilda degli insegnanti - significherebbe smantellare la scuola statale". Il perché è presto detto. "Sbaglia chi attribuisce alla scuola sprechi di denaro pubblico - spiega Di Meglio - basta vedere, per esempio, lo stato di fatiscenza in cui versa la maggior parte degli edifici scolastici, sovraffollati, a rischio sicurezza e carenti persino di banchi, sedie e gessi, e il rapporto docenti-alunni sempre più sproporzionato. Risultato: per investimenti nell'istruzione, l'Italia si trova agli ultimi posti nella classifica dei paesi sviluppati". Enrico Panini, leader della Flc Cgil sostiene: "Nella scuola si spremono oltre 8 miliardi di tagli, compresi quelli contabilizzati per il 2012". E paventa conseguenze disastrose. "Per realizzare questa perversa scelta, alla devastazione della rete scolastica (ottenuta peggiorando le attuali regole per formare le classi e per determinare i posti dei lavoratori ATA) - continua Panini - si aggiunge la devastazione degli ordinamenti che per la prima volta nella storia del nostro Paese saranno più poveri di quelli precedenti. Si ipotizza, infatti, il ritorno al maestro unico nella scuola primaria e, nella secondaria, meno ore e meno materie per tutti, a partire dalle scuole tradizionalmente destinate ai ceti più popolari". Gli scenari. Ma come è possibile tagliare 150 mila posti se il governo precedente ha faticato a tagliarne 10 mila? "Se la manovra venisse confermata - dichiara l'ex viceministro alla Pubblica istruzione, Mariangela Bastico - Non si tratta di azioni volte alla razionalizzazione e all'efficienza del sistema, come quelli messi in atto dal governo precedente. Si tratta di interventi volti allo scardinamento della scuola pubblica. I tagli in questione possono essere realizzati - continua - sono smantellando pezzi del sistema scuola". In che modo? "Utilizzare il rapporto alunni/docenti - spiega la Bastico - è improprio perché in Italia le anomalie cui fa cenno il governo attuale sono dovute, per esempio, alle politiche per l'integrazione dei disabili". "In Italia i posti determinati dalla integrazione dei disabili sono circa 150 mila, negli altri pesi o ci sono le scuole speciali o questi posti sono a carico delle Politiche sociali". E quali altri settori rischiano? "Il tempo pieno e il tempo prolungato alla scuola elementare - risponde l'ex inquilino di viale Trastevere - ma anche l'intera scuola dell'infanzia pubblica e l'istruzione degli adulti". Si potrebbe ritornare al maestro unico alla scuola elementare e si potrebbero ritoccare gli orari della scuola superiore. "Su quest'ultimo punto - continua la Bastico - siamo disponibili al dialogo. È possibile ridurre da 40 a 34 le ore nei tecnici e professionali ma questa manovra non consente di tagliare 100 mila posti. La cosa che mi meraviglia maggiormente è che il ministro Gelmini, nelle sue relazioni in Commissione, non ha accennato minimamente a politiche di riduzione così drastiche". E ancora, "la scuola non può reggere con un'assunzione ogni dieci pensionamenti", conclude. E per i 300 mila precari in attesa delle immissioni in ruolo il futuro si tinge di nero. (24 giugno 2008)
Tratto dal sito del quotidiano La Repubblica di oggi…
http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/scuola_e_universita/servizi/finanziaria-tremonti-scuola/finanziaria-tremonti-scuola/finanziaria-tremonti-scuola.html
aggiungo io: diranno, anche questa volta, di essere stati fraintesi, che non li abbiamo capiti bene, che è colpa dei comunisti o dei giudici ‘rossi’?
I sindacati hanno ottenuto la prima bozza dei tagliprevisti all'interno del decreto fiscale
150 mila posti in meno in 3 anni
"Un colpo alla scuola pubblica"
Il governo vuole recuperare otto miliardi, cura shock
"Vogliono tornare al maestro unico nella primaria"
di SALVO INTRAVAIA
ROMA –"Attacco alla scuola pubblica", "Scuola statale a rischio smantellamento" e "scelte pesantissime sulla scuola". Sono i commenti dei leader sindacali della scuola sul cosiddetto decreto fiscale di cui si conosce una prima bozza attendibile. Per tagliare gli sprechi nella pubblica amministrazione e avviare il meccanismo virtuoso del merito il governo Berlusconi avrebbe previsto per la scuola una cura da cavallo. Nei prossimi tre anni dovrebbero saltare qualcosa come 150 mila posti di lavoro (100 mila cattedre e 47 mila posti di personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) per recuperare la cifra record di 8 miliardi di euro. Il decreto. I tagli andrebbero sotto la voce "Disposizioni in materia di organizzazione scolastica" e sono espressi rigorosamente in percentuali o rapporti che devono essere tradotti per emergere in tutta la loro dimensione. "Ai fini di una migliore qualificazione dei servizi scolastici e di una piena valorizzazione professionale del personale docente", recita il testo provvisorio del decreto, dall'anno scolastico 2009/2010 occorrerà aumentare il rapporto alunni/docenti di un punto. Attualmente siamo attorno a 9,1 alunni per ogni insegnante. L'obiettivo è quello di arrivare entro l'anno 2011/2012 a 10,1. Il costo in termini di cattedre è stimato dai sindacati attorno alle 62 mila unità, cui occorre aggiungere le 33 mila cattedre previste dalla Finanziaria 2008 del governo Prodi incrementate di altre 6 mila unità per una "interpretazione" dell'attuale governo sulla manovra 2008. In tutto 101 mila cattedre che andranno in fumo.
C'è poi la partita del personale Ata. Entro l'anno scolastico 2011/2012 è prevista una riduzione pari al 17 per cento della dotazione organica di bidelli, personale di segreteria e tecnici di laboratorio. I sindacati hanno contabilizzato 47 mila posti che spariranno attraverso la "revisione dei criteri e dei parametri per la definizione delle dotazioni organiche del personale Ata". Secondo questa ipotesi, le scuole avranno meno bidelli per vigilare gli alunni, meno addetti elle segreterie e meno tecnici presenti nei laboratori. Le reazioni. Francesco Scrima della Cisl scuola parla di governo che "decide all'ingrosso pesantissimi tagli del personale senza considerare le conseguenze sul piano della qualità dei servizi erogati". Parla si esecutivo che "non si interessa degli obiettivi che oggi la scuola deve ottenere, ma attacca semplicemente un pezzo di welfare". E continua: "Si taglia il futuro, si tagliano le radici su cui il Paese può crescere". "Tagliare altri 100 mila cattedre nel prossimo triennio - dichiara Rino Di Meglio, della Gilda degli insegnanti - significherebbe smantellare la scuola statale". Il perché è presto detto. "Sbaglia chi attribuisce alla scuola sprechi di denaro pubblico - spiega Di Meglio - basta vedere, per esempio, lo stato di fatiscenza in cui versa la maggior parte degli edifici scolastici, sovraffollati, a rischio sicurezza e carenti persino di banchi, sedie e gessi, e il rapporto docenti-alunni sempre più sproporzionato. Risultato: per investimenti nell'istruzione, l'Italia si trova agli ultimi posti nella classifica dei paesi sviluppati". Enrico Panini, leader della Flc Cgil sostiene: "Nella scuola si spremono oltre 8 miliardi di tagli, compresi quelli contabilizzati per il 2012". E paventa conseguenze disastrose. "Per realizzare questa perversa scelta, alla devastazione della rete scolastica (ottenuta peggiorando le attuali regole per formare le classi e per determinare i posti dei lavoratori ATA) - continua Panini - si aggiunge la devastazione degli ordinamenti che per la prima volta nella storia del nostro Paese saranno più poveri di quelli precedenti. Si ipotizza, infatti, il ritorno al maestro unico nella scuola primaria e, nella secondaria, meno ore e meno materie per tutti, a partire dalle scuole tradizionalmente destinate ai ceti più popolari". Gli scenari. Ma come è possibile tagliare 150 mila posti se il governo precedente ha faticato a tagliarne 10 mila? "Se la manovra venisse confermata - dichiara l'ex viceministro alla Pubblica istruzione, Mariangela Bastico - Non si tratta di azioni volte alla razionalizzazione e all'efficienza del sistema, come quelli messi in atto dal governo precedente. Si tratta di interventi volti allo scardinamento della scuola pubblica. I tagli in questione possono essere realizzati - continua - sono smantellando pezzi del sistema scuola". In che modo? "Utilizzare il rapporto alunni/docenti - spiega la Bastico - è improprio perché in Italia le anomalie cui fa cenno il governo attuale sono dovute, per esempio, alle politiche per l'integrazione dei disabili". "In Italia i posti determinati dalla integrazione dei disabili sono circa 150 mila, negli altri pesi o ci sono le scuole speciali o questi posti sono a carico delle Politiche sociali". E quali altri settori rischiano? "Il tempo pieno e il tempo prolungato alla scuola elementare - risponde l'ex inquilino di viale Trastevere - ma anche l'intera scuola dell'infanzia pubblica e l'istruzione degli adulti". Si potrebbe ritornare al maestro unico alla scuola elementare e si potrebbero ritoccare gli orari della scuola superiore. "Su quest'ultimo punto - continua la Bastico - siamo disponibili al dialogo. È possibile ridurre da 40 a 34 le ore nei tecnici e professionali ma questa manovra non consente di tagliare 100 mila posti. La cosa che mi meraviglia maggiormente è che il ministro Gelmini, nelle sue relazioni in Commissione, non ha accennato minimamente a politiche di riduzione così drastiche". E ancora, "la scuola non può reggere con un'assunzione ogni dieci pensionamenti", conclude. E per i 300 mila precari in attesa delle immissioni in ruolo il futuro si tinge di nero. (24 giugno 2008)
Tratto dal sito del quotidiano La Repubblica di oggi…
http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/scuola_e_universita/servizi/finanziaria-tremonti-scuola/finanziaria-tremonti-scuola/finanziaria-tremonti-scuola.html
aggiungo io: diranno, anche questa volta, di essere stati fraintesi, che non li abbiamo capiti bene, che è colpa dei comunisti o dei giudici ‘rossi’?
lunedì 23 giugno 2008
LA COSTITUZIONE, QUESTA SCONOSCIUTA...E UNA PROPOSTA INDECENTE
PROPOSTE. PEPPE SINI: UNA LETTERA APERTA AI SIGNORI LEGISLATORI A SOSTEGNO DELLA RAGIONEVOLE PROPOSTA DI APPLICARE IN ITALIA L'ARTICOLO 10 COMMA TERZO DELLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
[Da "La nonviolenza e' in cammino" n. 438 del 7 dicembre 2002. La seguente lettera aperta e' stata inviata il 6 dicembre 2002 a senatori e deputati della Repubblica Italiana, e per opportuna conoscenza al capo dello Stato]
Egregi signori legislatori,
il comma terzo dell'articolo 10 della legge su cui si fonda lo Stato italiano in quanto ordinamento giuridico, la Costituzione della Repubblica Italiana, testualmente recita: "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla
Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge".
Non si potrebbe essere più chiari. Non applicare le leggi da parte di pubblici ufficiali costituirebbe un venir meno ai propri doveri.
Disprezzare e disattendere le leggi da parte di chi ha il compito di fare le leggi, costituirebbe una flagrante contraddizione.
Violare la Costituzione da parte di persone che ad essa hanno giurato fedeltà costituirebbe un gravissimo reato.
Oggi, purtroppo, questa norma e' largamente disattesa, disapplicata, tradita ed irrisa.
Con tragiche, orribili conseguenze.
Tragiche, orribili conseguenze: come le frequenti stragi nel mar Mediterraneo di esseri umani disperati che dai loro paesi cercano di venire in Italia proprio per sfuggire alla fame, alle guerre, alle persecuzioni e alla morte, e che la nostra Costituzione ci impone di aiutare ed accogliere;
queste stragi devono cessare.
Tragiche, orribili conseguenze: come l'arricchimento dei poteri mafiosi che lucrano profitti enormi gestendo il traffico clandestino di esseri umani che sono di essi poteri criminali le prime vittime, esseri umani che avrebbero pieno diritto ad entrare nel nostro paese in tutta legalità; questo
arricchimento dei poteri mafiosi deve cessare.
Tragiche, orribili conseguenze: come la presenza in Italia di molte persone in condizioni di clandestinità e quindi espone ad essere vittima di ogni pericolo, e la loro mancanza di sicurezza implica altresì una crescita dell'insicurezza per tutti; c'e' un solo modo per far trionfare la legalità
e garantire sicurezza a tutti: togliere tutti dalla clandestinità, a tutti riconoscere diritti e doveri.
C'e' un modo semplice, limpido, ragionevole, pratico, per applicare il dettato costituzionale, per salvare innumerevoli vite umane, per far cessare le stragi di migranti nel mare, per smetterla di far arricchire i trafficanti mafiosi, per garantire a tutti dignità, diritti e sicurezza: ed il modo e' il seguente: permettere a tutti coloro che vogliono entrare nel nostro paese di farlo in modo legale; garantire a tutti coloro che, in fuga dalla fame e dalla morte, vogliono entrare nel nostro paese, un servizio di trasporto pubblico e gratuito.
Questa ragionevole proposta sottoponiamo ancora una volta alla vostra attenzione: lo facemmo anni addietro, senza esito. Vorremmo confidare in una maggior attenzione oggi.
*
Sappiamo quali sono le principali obiezioni, e ad esse sappiamo rispondere:
- che altri paesi europei avrebbero da obiettare: ebbene, si rinegozino gli accordi europei;
- che questa proposta contraddice la vigente legge sull'immigrazione: ma quella legge e' attualmente all'attenzione della Corte Costituzionale (su opportuna e doverosa iniziativa del Tribunale di Viterbo) proprio per i suoi evidenti profili di flagrante incostituzionalità: che il parlamento la
abrogasse ancor prima dell'inevitabile pronunciamento abrogativo della Corte Costituzionale sarebbe un atto di mera ragionevolezza.
- che vi sarebbero notevoli problemi organizzativi per applicare la ragionevole proposta che formuliamo: e' una buona ragione per cominciare a studiarli subito.
- che vi sarebbero dei costi consistenti: e' vero il contrario. In verità oggi si sperperano risorse umane, logistiche, materiali e finanziarie enormi per ottenere esiti peggio che miserevoli, criminogeni e sciagurati: oggi persone che non hanno commesso alcun reato vengono ingiustamente detenute; oggi centinaia di migliaia di esseri umani innocenti sono costretti a una vita clandestina di paura e solitudine ed esposti alle violenze della criminalità organizzata; oggi vi e' una insicurezza generalizzata; oggi vi e' l'arricchimento delle mafie italiane ed estere; oggi tantissimi esseri
umani perdono la vita nel tentativo di approdare in un paese la cui legge fondamentale riconosce il loro diritto a vivere con noi. Se consideriamo questa, che e' la situazione attuale, e quante risorse pubbliche si sprecano per ottenere questi scandalosi risultati, crediamo sia evidentissimo a tutti
che la nostra proposta e' di gran lunga vantaggiosa anche sotto il profilo economico, sociale e della pubblica amministrazione.
- che si rischierebbe una "invasione incontrollabile": in verità l'immigrazione incontrollata vi e' oggi attraverso il sistema del traffico clandestino gestito dai poteri criminali. Creare modalità di ingresso
legale, un servizio pubblico di trasporto, un rapporto con i migranti basato sui diritti e sui doveri, sul rispetto reciproco, sul principio di legalità, sarà sempre di gran lunga preferibile alla situazione attuale in cui di fatto a gestire la mobilità umana dal sud verso l'Italia e' la criminalità organizzata più feroce. Certo, anche l'Italia ha una "capacità di carico" limitata, ma questo sarà piuttosto un incentivo a politiche di cooperazione internazionale adeguate a migliorare le condizioni di vita nel sud del mondo, e non un alibi per rifiutare soccorso ad esseri umani che a quel soccorso hanno diritto non solo per ovvi motivi morali, ma per cogente disposizione di legge, della legge fondamentale del nostro Stato.
*
Un'ultima considerazione: vogliate tener a mente che ciò di cui si sta parlando sono le vite di innumerevoli persone. Proseguire nella politica attuale significa condannare molte di loro alla morte; applicare la norma costituzionale e sperimentare la ragionevole proposta di garantire
l'ingresso in forma legale in Italia a tutti gli aventi diritto ed approntare a tal fine un servizio di trasporto pubblico e gratuito significa salvare quelle vite, soccorrere quelle persone, adempiere a quel principio che tutte le grandi tradizioni culturali dell'umanità' indicano come dovere
fondamentale di ogni essere umano, massime di chi e' investito di funzioni pubbliche e legislative: non uccidere.
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione, auspicando un positivo riscontro
alla presente, vogliate gradire distinti saluti.
Tratto dal numero odierno de La nonviolenza è in cammino
[Da "La nonviolenza e' in cammino" n. 438 del 7 dicembre 2002. La seguente lettera aperta e' stata inviata il 6 dicembre 2002 a senatori e deputati della Repubblica Italiana, e per opportuna conoscenza al capo dello Stato]
Egregi signori legislatori,
il comma terzo dell'articolo 10 della legge su cui si fonda lo Stato italiano in quanto ordinamento giuridico, la Costituzione della Repubblica Italiana, testualmente recita: "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla
Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge".
Non si potrebbe essere più chiari. Non applicare le leggi da parte di pubblici ufficiali costituirebbe un venir meno ai propri doveri.
Disprezzare e disattendere le leggi da parte di chi ha il compito di fare le leggi, costituirebbe una flagrante contraddizione.
Violare la Costituzione da parte di persone che ad essa hanno giurato fedeltà costituirebbe un gravissimo reato.
Oggi, purtroppo, questa norma e' largamente disattesa, disapplicata, tradita ed irrisa.
Con tragiche, orribili conseguenze.
Tragiche, orribili conseguenze: come le frequenti stragi nel mar Mediterraneo di esseri umani disperati che dai loro paesi cercano di venire in Italia proprio per sfuggire alla fame, alle guerre, alle persecuzioni e alla morte, e che la nostra Costituzione ci impone di aiutare ed accogliere;
queste stragi devono cessare.
Tragiche, orribili conseguenze: come l'arricchimento dei poteri mafiosi che lucrano profitti enormi gestendo il traffico clandestino di esseri umani che sono di essi poteri criminali le prime vittime, esseri umani che avrebbero pieno diritto ad entrare nel nostro paese in tutta legalità; questo
arricchimento dei poteri mafiosi deve cessare.
Tragiche, orribili conseguenze: come la presenza in Italia di molte persone in condizioni di clandestinità e quindi espone ad essere vittima di ogni pericolo, e la loro mancanza di sicurezza implica altresì una crescita dell'insicurezza per tutti; c'e' un solo modo per far trionfare la legalità
e garantire sicurezza a tutti: togliere tutti dalla clandestinità, a tutti riconoscere diritti e doveri.
C'e' un modo semplice, limpido, ragionevole, pratico, per applicare il dettato costituzionale, per salvare innumerevoli vite umane, per far cessare le stragi di migranti nel mare, per smetterla di far arricchire i trafficanti mafiosi, per garantire a tutti dignità, diritti e sicurezza: ed il modo e' il seguente: permettere a tutti coloro che vogliono entrare nel nostro paese di farlo in modo legale; garantire a tutti coloro che, in fuga dalla fame e dalla morte, vogliono entrare nel nostro paese, un servizio di trasporto pubblico e gratuito.
Questa ragionevole proposta sottoponiamo ancora una volta alla vostra attenzione: lo facemmo anni addietro, senza esito. Vorremmo confidare in una maggior attenzione oggi.
*
Sappiamo quali sono le principali obiezioni, e ad esse sappiamo rispondere:
- che altri paesi europei avrebbero da obiettare: ebbene, si rinegozino gli accordi europei;
- che questa proposta contraddice la vigente legge sull'immigrazione: ma quella legge e' attualmente all'attenzione della Corte Costituzionale (su opportuna e doverosa iniziativa del Tribunale di Viterbo) proprio per i suoi evidenti profili di flagrante incostituzionalità: che il parlamento la
abrogasse ancor prima dell'inevitabile pronunciamento abrogativo della Corte Costituzionale sarebbe un atto di mera ragionevolezza.
- che vi sarebbero notevoli problemi organizzativi per applicare la ragionevole proposta che formuliamo: e' una buona ragione per cominciare a studiarli subito.
- che vi sarebbero dei costi consistenti: e' vero il contrario. In verità oggi si sperperano risorse umane, logistiche, materiali e finanziarie enormi per ottenere esiti peggio che miserevoli, criminogeni e sciagurati: oggi persone che non hanno commesso alcun reato vengono ingiustamente detenute; oggi centinaia di migliaia di esseri umani innocenti sono costretti a una vita clandestina di paura e solitudine ed esposti alle violenze della criminalità organizzata; oggi vi e' una insicurezza generalizzata; oggi vi e' l'arricchimento delle mafie italiane ed estere; oggi tantissimi esseri
umani perdono la vita nel tentativo di approdare in un paese la cui legge fondamentale riconosce il loro diritto a vivere con noi. Se consideriamo questa, che e' la situazione attuale, e quante risorse pubbliche si sprecano per ottenere questi scandalosi risultati, crediamo sia evidentissimo a tutti
che la nostra proposta e' di gran lunga vantaggiosa anche sotto il profilo economico, sociale e della pubblica amministrazione.
- che si rischierebbe una "invasione incontrollabile": in verità l'immigrazione incontrollata vi e' oggi attraverso il sistema del traffico clandestino gestito dai poteri criminali. Creare modalità di ingresso
legale, un servizio pubblico di trasporto, un rapporto con i migranti basato sui diritti e sui doveri, sul rispetto reciproco, sul principio di legalità, sarà sempre di gran lunga preferibile alla situazione attuale in cui di fatto a gestire la mobilità umana dal sud verso l'Italia e' la criminalità organizzata più feroce. Certo, anche l'Italia ha una "capacità di carico" limitata, ma questo sarà piuttosto un incentivo a politiche di cooperazione internazionale adeguate a migliorare le condizioni di vita nel sud del mondo, e non un alibi per rifiutare soccorso ad esseri umani che a quel soccorso hanno diritto non solo per ovvi motivi morali, ma per cogente disposizione di legge, della legge fondamentale del nostro Stato.
*
Un'ultima considerazione: vogliate tener a mente che ciò di cui si sta parlando sono le vite di innumerevoli persone. Proseguire nella politica attuale significa condannare molte di loro alla morte; applicare la norma costituzionale e sperimentare la ragionevole proposta di garantire
l'ingresso in forma legale in Italia a tutti gli aventi diritto ed approntare a tal fine un servizio di trasporto pubblico e gratuito significa salvare quelle vite, soccorrere quelle persone, adempiere a quel principio che tutte le grandi tradizioni culturali dell'umanità' indicano come dovere
fondamentale di ogni essere umano, massime di chi e' investito di funzioni pubbliche e legislative: non uccidere.
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione, auspicando un positivo riscontro
alla presente, vogliate gradire distinti saluti.
Tratto dal numero odierno de La nonviolenza è in cammino
sabato 21 giugno 2008
CONTRO L'AMPLIAMENTO DELLA BASE USA DI VICENZA. SENTENZA DEL TAR VENETO
REPUBBLICA ITALIANA
Visto il ricorso n. 1587/2007, proposto da
CODACONS, in persona del legale rappresentante pro tempore, ECOISTITUTO del VENETO “ALEX LANGER”, in persona del legale rappresentante pro tempore,
CODACONS VENETO, in persona del legale rappresentante pro tempore, ANTONIO CASELLA, DINO VERLATO,VITTORIO RIZZOLI, BENEDETTO ZACCARIA, ANNA XAUSA e ANTONIO STUPIGGIA,rappresentati e difesi dagli avv.ti Carlo Rienzi, Mariacristina Tabano,Gino Giuliano e Francesco Acerboni, con elezione di domicilio presso lo studio di quest’ultimo in Venezia, S. Croce 312/A,
CONTRO
il COMUNE di VICENZA, in persona del Sindaco pro tempore, non costituito in giudizio;
la PROVINCIA di VICENZA, in persona del Presidente pro tempore della Giunta provinciale, non costituita in giudizio;
la REGIONE VENETO, in persona del Presidente pro tempore della Giunta Regionale, rappresentata e difesa dagli avv.ti Ezio Zanon, Francesco Zanlucchi, Cecilia Ligabue ed Enrico Specchio, con domicilio presso l’Avvocatura regionale del Veneto in Venezia, Palazzo Balbi, 3901;
il MINISTERO della DIFESA, in persona del Ministro pro tempore, rappresentato e difeso dall'Avvocatura distrettuale dello Stato di Venezia, domiciliataria per legge;
la REPUBBLICA ITALIANA, in persona del Presidente del Consiglio dei Ministri, non costituita in giudizio;
il CONSIGLIO dei MINISTRI, in persona del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore, rappresentato e difeso dall'Avvocatura distrettuale dello Stato diVenezia, domiciliataria per legge;
l’AGENZIA MILITARE ITALIANA, in persona del legale rappresentante protempore, non costituita in giudizio;
il MINISTERO degli INTERNI, in persona del Ministro pro tempore, e nei confronti degli STATI UNITI D’AMERICA, in persona del legale rappresentante pro tempore, non costituiti in giudizio;
del COMMISSARIO STRAORDINARIO del GOVERNO, non costituito in giudizio;
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Veneto, prima sezione costituito da: Bruno Amoroso Presidente Elvio Antonelli Consigliere, Italo Franco Consigliere, relatore ha pronunciato la seguente ORDINANZA nella camera di consiglio del 18 giugno 2008.
il Tribunale Amministrativo Regionale per il Veneto, prima sezione, ACCOGLIE la domanda di sospensione nei sensi di cui in motivazione
leggi integrale http://download.repubblica.it/pdf/2008/sentenza_base_usa.pdf
#°*'°+.,_ ,,;:#°'*°+.,,_,,;:#°''*°+.,_
«E' ora quindi che parliate tutti voi che amate la libertà, tutti voi che amate il diritto alla felicità, tutti voi che amate dormire immersi nel vostro privato sogno, è ora che parliate o maggioranza muta! Prima che arrivino per voi»
Primo Levi
da una mail di dw-intercultura@yahoogroups.com
Visto il ricorso n. 1587/2007, proposto da
CODACONS, in persona del legale rappresentante pro tempore, ECOISTITUTO del VENETO “ALEX LANGER”, in persona del legale rappresentante pro tempore,
CODACONS VENETO, in persona del legale rappresentante pro tempore, ANTONIO CASELLA, DINO VERLATO,VITTORIO RIZZOLI, BENEDETTO ZACCARIA, ANNA XAUSA e ANTONIO STUPIGGIA,rappresentati e difesi dagli avv.ti Carlo Rienzi, Mariacristina Tabano,Gino Giuliano e Francesco Acerboni, con elezione di domicilio presso lo studio di quest’ultimo in Venezia, S. Croce 312/A,
CONTRO
il COMUNE di VICENZA, in persona del Sindaco pro tempore, non costituito in giudizio;
la PROVINCIA di VICENZA, in persona del Presidente pro tempore della Giunta provinciale, non costituita in giudizio;
la REGIONE VENETO, in persona del Presidente pro tempore della Giunta Regionale, rappresentata e difesa dagli avv.ti Ezio Zanon, Francesco Zanlucchi, Cecilia Ligabue ed Enrico Specchio, con domicilio presso l’Avvocatura regionale del Veneto in Venezia, Palazzo Balbi, 3901;
il MINISTERO della DIFESA, in persona del Ministro pro tempore, rappresentato e difeso dall'Avvocatura distrettuale dello Stato di Venezia, domiciliataria per legge;
la REPUBBLICA ITALIANA, in persona del Presidente del Consiglio dei Ministri, non costituita in giudizio;
il CONSIGLIO dei MINISTRI, in persona del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore, rappresentato e difeso dall'Avvocatura distrettuale dello Stato diVenezia, domiciliataria per legge;
l’AGENZIA MILITARE ITALIANA, in persona del legale rappresentante protempore, non costituita in giudizio;
il MINISTERO degli INTERNI, in persona del Ministro pro tempore, e nei confronti degli STATI UNITI D’AMERICA, in persona del legale rappresentante pro tempore, non costituiti in giudizio;
del COMMISSARIO STRAORDINARIO del GOVERNO, non costituito in giudizio;
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Veneto, prima sezione costituito da: Bruno Amoroso Presidente Elvio Antonelli Consigliere, Italo Franco Consigliere, relatore ha pronunciato la seguente ORDINANZA nella camera di consiglio del 18 giugno 2008.
il Tribunale Amministrativo Regionale per il Veneto, prima sezione, ACCOGLIE la domanda di sospensione nei sensi di cui in motivazione
leggi integrale http://download.repubblica.it/pdf/2008/sentenza_base_usa.pdf
#°*'°+.,_ ,,;:#°'*°+.,,_,,;:#°''*°+.,_
«E' ora quindi che parliate tutti voi che amate la libertà, tutti voi che amate il diritto alla felicità, tutti voi che amate dormire immersi nel vostro privato sogno, è ora che parliate o maggioranza muta! Prima che arrivino per voi»
Primo Levi
da una mail di dw-intercultura@yahoogroups.com
venerdì 20 giugno 2008
IMMIGRATI, RIFUGIATI E EUROPA VIRTUALE
PER RIFLETTERE INSIEME (Con il cardinale Martino, su immigrati, rifugiati ed Europa ‘virtuale')
“L’esigenza di futuro non è mai ‘clandestina’ e non è mai reato, ma si deve e si può coniugare e incontrare con l’altro, non avendo paura della fatica di costruire nella pace, nella giustizia e nella corresponsabilità, un futuro per tutti. E chi entra nel nostro Paese rimane un uomo, una donna, un giovane, anche quando non è in grado di regolarizzare il suo ingresso, spesso a motivo di difficoltà insuperabili per chiunque...Non c’è sdegno, senza solidarietà. Non c’è sicurezza, senza accoglienza e integrazione. Certo faticosa, ma è più faticoso vivere di paura e lasciare che questa modelli la cultura, i comportamenti e le scelte. Il Male, quando c’è, non appartiene a un popolo, a un’etnia: è invece la minaccia reale che colpisce chi fugge, e che induce noi a vivere senza guardare al futuro...Lungo le rotte disperate della ricerca di futuro, quante sono le donne e gli uomini in fuga che muoiono prima di raggiungere la meta, falciati dalla violenza, esposti al pericolo? Quante le moderne stragi degli innocenti?... Senza la memoria di questo dolore e della speranza spezzata, si edifica un’Europa virtuale, che si vorrebbe senza drammi e senza scosse, avulsa dal mondo globale e carico di tensioni nel quale viviamo, origine di tanti e ponderosi flussi migratori”.
[Estratti da quel che ieri sera ha detto il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti, presiedendo una veglia ecumenica di preghiera ‘in memoria delle vittime dei viaggi verso l’Europa’, promossa a Roma da Fondazione Migrantes, Centro Astalli, Caritas Italiana, Acli, Comunità di Sant’Egidio e Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia: seguirà notizia.]
[CO]
dal sito www.misna.org
“L’esigenza di futuro non è mai ‘clandestina’ e non è mai reato, ma si deve e si può coniugare e incontrare con l’altro, non avendo paura della fatica di costruire nella pace, nella giustizia e nella corresponsabilità, un futuro per tutti. E chi entra nel nostro Paese rimane un uomo, una donna, un giovane, anche quando non è in grado di regolarizzare il suo ingresso, spesso a motivo di difficoltà insuperabili per chiunque...Non c’è sdegno, senza solidarietà. Non c’è sicurezza, senza accoglienza e integrazione. Certo faticosa, ma è più faticoso vivere di paura e lasciare che questa modelli la cultura, i comportamenti e le scelte. Il Male, quando c’è, non appartiene a un popolo, a un’etnia: è invece la minaccia reale che colpisce chi fugge, e che induce noi a vivere senza guardare al futuro...Lungo le rotte disperate della ricerca di futuro, quante sono le donne e gli uomini in fuga che muoiono prima di raggiungere la meta, falciati dalla violenza, esposti al pericolo? Quante le moderne stragi degli innocenti?... Senza la memoria di questo dolore e della speranza spezzata, si edifica un’Europa virtuale, che si vorrebbe senza drammi e senza scosse, avulsa dal mondo globale e carico di tensioni nel quale viviamo, origine di tanti e ponderosi flussi migratori”.
[Estratti da quel che ieri sera ha detto il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti, presiedendo una veglia ecumenica di preghiera ‘in memoria delle vittime dei viaggi verso l’Europa’, promossa a Roma da Fondazione Migrantes, Centro Astalli, Caritas Italiana, Acli, Comunità di Sant’Egidio e Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia: seguirà notizia.]
[CO]
dal sito www.misna.org
VERGOGNA! AI ROM SARA' VIETATA LA FREQUENZA A SCUOLA...GRAZIE A UN PROCLAMA DEL PREFETTO DI MILANO
Questo accade nella civilissima Italia, nell'anno europeo del dialogo interculturale e nella giornata mondiale del rifugiato...
...continuiamo così...a marciare verso un paese sempre più tetro, ma ordinato e pulito...Milano si conferma un vero e proprio laboratorio (di eugenetica?)
E il tutto nell'assordante silenzio della società civile, della coasidetta sinistra e di quel che resta del PD...
MILANO - Il proclama del prefetto
"Via 4 romeni su 10 entro luglio"
I campi diventeranno luoghi di transito in cui non si potrà restare più di
tre mesi
di Oriana Liso
«Con l´approvazione del pacchetto sicurezza, a luglio, dovremmo riuscire
a rimpatriare il quaranta per cento dei romeni presenti a Milano, che
sono irregolari o perché hanno commesso reati, oppure perché non
dimostreranno di avere lavoro. Bisogna essere chiari su un punto: è
un´anomalia che si parli di nomadi quando molti di loro sono stanziali da
anni. E in molti casi creano problemi non solo di ordine pubblico, ma
soprattutto di sicurezza». A pochi giorni dalla visita del ministro
Maroni a Milano, il prefetto Gian Valerio Lombardi, neo commissario
straordinario all´emergenza rom, detta le priorità e le speranze di un
piano che riguarda dodici campi nomadi autorizzati e una miriade di
piccoli insediamenti abusivi.
Prefetto Lombardi, a che punto è il censimento delle presenze dei nomadi?
«Contiamo di finire entro l´anno. Con la polizia locale, le forze
dell´ordine e gli operatori sociali stiamo andando a controllare tutte le
presenze nei campi. A tutti i nomadi regolari stiamo dando una tessera di
riconoscimento personale per poter accedere nel proprio campo: d´ora in
poi, senza di quella, non potranno entrare. E quando ci troviamo di fronte
a dubbi su documenti falsi o alias, procediamo alla schedatura con le
impronte digitali».
E dopo, che succederà?
«Intanto stiamo procedendo con i rimpatri - finora sono una cinquantina -
di chi non ha titoli per stare in Italia: e parlo non solo di
extracomunitari, ma anche di romeni che hanno commesso reati. In più so
che circa duecentocinquanta persone si stanno allontanando spontaneamente
dal nostro territorio - alcuni tornando in Romania - , ancor prima di
essere stati toccati dal censimento. Contiamo, entro l´anno previsto come
periodo di emergenza, di aver definito il numero e la destinazione di
tutti quelli che hanno titolo a restare».
Il ministro Maroni ha annunciato la chiusura, in prospettiva, dei campi
nomadi.
«I campi non verranno chiusi, ma diventeranno luoghi di transito in cui si
potrà restare non più di tre mesi. Perché non è accettabile che campi
comunali, pagati dai cittadini, diventino fortini dove la legge non può
entrare. Ogni giorno l´elenco dei reati commessi da stranieri è
lunghissimo, ogni giorno le ferrovie hanno problemi per i furti di rame,
fatti soprattutto da romeni. Quindi il progetto corre su due linee:
gestire l´emergenza con regole chiare e evitare che in futuro si
ripropongano situazioni come questa».
Queste regole saranno messe come condizione per restare nei campi?
«Stiamo preparando un regolamento provvisorio da far rispettare in tutti i
campi, con un comitato di gestione, una sorta di "amministratore di
condominio" e pensiamo anche di far pagare le bollette a chi ci vive. Sarà
un tentativo concreto di responsabilizzare chi sta nei campi: perché il
radicamento eccessivo, la logica dei campi chiusi è una delle maggiori
fonti di insicurezza. Diciamo che il modello potrebbe diventare uno dei
primi campi milanesi, quello di via Impastato, piccolo e gestibile. Devono
diventare così anche via Triboniano, via Idro: campi dove sovraffollamento
e totale mancanza di controllo non possono essere tollerati».
(19 giugno 2008)
http://milano.repubblica.it/dettaglio/Il-proclama-del-prefetto-Via-4-romeni-su-10-entro-luglio/1478335
...continuiamo così...a marciare verso un paese sempre più tetro, ma ordinato e pulito...Milano si conferma un vero e proprio laboratorio (di eugenetica?)
E il tutto nell'assordante silenzio della società civile, della coasidetta sinistra e di quel che resta del PD...
MILANO - Il proclama del prefetto
"Via 4 romeni su 10 entro luglio"
I campi diventeranno luoghi di transito in cui non si potrà restare più di
tre mesi
di Oriana Liso
«Con l´approvazione del pacchetto sicurezza, a luglio, dovremmo riuscire
a rimpatriare il quaranta per cento dei romeni presenti a Milano, che
sono irregolari o perché hanno commesso reati, oppure perché non
dimostreranno di avere lavoro. Bisogna essere chiari su un punto: è
un´anomalia che si parli di nomadi quando molti di loro sono stanziali da
anni. E in molti casi creano problemi non solo di ordine pubblico, ma
soprattutto di sicurezza». A pochi giorni dalla visita del ministro
Maroni a Milano, il prefetto Gian Valerio Lombardi, neo commissario
straordinario all´emergenza rom, detta le priorità e le speranze di un
piano che riguarda dodici campi nomadi autorizzati e una miriade di
piccoli insediamenti abusivi.
Prefetto Lombardi, a che punto è il censimento delle presenze dei nomadi?
«Contiamo di finire entro l´anno. Con la polizia locale, le forze
dell´ordine e gli operatori sociali stiamo andando a controllare tutte le
presenze nei campi. A tutti i nomadi regolari stiamo dando una tessera di
riconoscimento personale per poter accedere nel proprio campo: d´ora in
poi, senza di quella, non potranno entrare. E quando ci troviamo di fronte
a dubbi su documenti falsi o alias, procediamo alla schedatura con le
impronte digitali».
E dopo, che succederà?
«Intanto stiamo procedendo con i rimpatri - finora sono una cinquantina -
di chi non ha titoli per stare in Italia: e parlo non solo di
extracomunitari, ma anche di romeni che hanno commesso reati. In più so
che circa duecentocinquanta persone si stanno allontanando spontaneamente
dal nostro territorio - alcuni tornando in Romania - , ancor prima di
essere stati toccati dal censimento. Contiamo, entro l´anno previsto come
periodo di emergenza, di aver definito il numero e la destinazione di
tutti quelli che hanno titolo a restare».
Il ministro Maroni ha annunciato la chiusura, in prospettiva, dei campi
nomadi.
«I campi non verranno chiusi, ma diventeranno luoghi di transito in cui si
potrà restare non più di tre mesi. Perché non è accettabile che campi
comunali, pagati dai cittadini, diventino fortini dove la legge non può
entrare. Ogni giorno l´elenco dei reati commessi da stranieri è
lunghissimo, ogni giorno le ferrovie hanno problemi per i furti di rame,
fatti soprattutto da romeni. Quindi il progetto corre su due linee:
gestire l´emergenza con regole chiare e evitare che in futuro si
ripropongano situazioni come questa».
Queste regole saranno messe come condizione per restare nei campi?
«Stiamo preparando un regolamento provvisorio da far rispettare in tutti i
campi, con un comitato di gestione, una sorta di "amministratore di
condominio" e pensiamo anche di far pagare le bollette a chi ci vive. Sarà
un tentativo concreto di responsabilizzare chi sta nei campi: perché il
radicamento eccessivo, la logica dei campi chiusi è una delle maggiori
fonti di insicurezza. Diciamo che il modello potrebbe diventare uno dei
primi campi milanesi, quello di via Impastato, piccolo e gestibile. Devono
diventare così anche via Triboniano, via Idro: campi dove sovraffollamento
e totale mancanza di controllo non possono essere tollerati».
(19 giugno 2008)
http://milano.repubblica.it/dettaglio/Il-proclama-del-prefetto-Via-4-romeni-su-10-entro-luglio/1478335
giovedì 19 giugno 2008
SAVE THE CHILDREN CONTRO LA DIRETTIVA UE SUI RIMPATRI
Direttiva Rimpatri:
Save the Children, negate le tutele ai minori
Save the Children è profondamente amareggiata dall’odierna approvazione della direttiva del Parlamento Europeo sugli standard e le procedure comuni per i rimpatri.
Il testo della direttiva, non include garanzie sufficienti per i minori non accompagnati e quelli che fanno parte di un nucleo familiare.Inoltre, non vengono stabilite procedure adeguate per il rimpatrio dei minori stranieri non accompagnati che ne tutelino il superiore interesse, come sancito dalla Convenzione Onu dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Nei confronti di minori non accompagnati, la direttiva non indica alcuna procedura per stabilire quale sia il loro superiore interesse prima del rimpatrio e non prevede che venga effettuata alcuna valutazione del rischio che il rientro comporta per il minore.
La direttiva stabilisce addirittura che i minori non accompagnati possano essere rimpatriati nei paesi terzi, che non sono necessariamente i loro paesi di provenienza, anche qualora non vi siano genitori o tutori presenti, se in tali paesi vi sono strutture per accoglierli. Purtuttavia,il testo non chiarisce il significato di “struttura di accoglienza” né indica le caratteristiche che tali strutture debbano avere.
Inoltre, secondo la direttiva, sia le famiglie con bambini che i minori non accompagnati irregolari possono essere trattenuti in custodia temporanea in attesa di essere rimpatriati. Secondo Save the Children, unminore non può essere detenuto per ragioni amministrative.
L’organizzazione condanna inoltre la mancata previsione all’interno del testo licenziato dal Parlamento Europeo della possibilità per i nuclei familiari con minori o anche per i minori non accompagnati di avere accesso all’assistenza legale, per la revisione del loro stato di detenzione. Infine, considera eccessivo un periodo di trattenimento fino a 18 mesi, previsto dalla direttiva in circostanze eccezionali.
Pertanto Save the Children chiede:
- a tutti gli Stati membri nel rendere esecutiva la direttiva di tenere in debita considerazione la Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’Adolescenza, in particolare per quanto concerne l’obbligo di fornire protezione e assistenza ai minori non accompagnati presenti nell’UnioneEuropea;
- alla Commissione di garantire un’implementazione adeguata della direttiva attraverso un attento monitoraggio delle misure adottate alivello nazionale per la sua implementazione;
- a tutti gli Stati membri e alle istituzioni europee di prendere in considerazione l’adozione di ulteriori misure volte a garantire la protezione e l’assistenza nell’unione europea dei minori non accompagnati, al di fuori del loro paese di origine.
http://www.savethechildren.it/2003/comunicati.asp?id=524
Per ulteriori InformazioniUfficio stampa save the children Italia
Tel 06 48070071-23
press@savethechildren.it
http://www.savethechildren.it/
#°*'°+.,_ ,,;:#°'*°+.,,_,,;:#°''*°+.,_
«E' ora quindi che parliate tutti voi che amate la libertà, tutti voi che amate il diritto alla felicità, tutti voi che amate dormire immersi nel vostro privato sogno, è ora che parliate o maggioranza muta! Prima che arrivino per voi»
Primo Levi
Save the Children, negate le tutele ai minori
Save the Children è profondamente amareggiata dall’odierna approvazione della direttiva del Parlamento Europeo sugli standard e le procedure comuni per i rimpatri.
Il testo della direttiva, non include garanzie sufficienti per i minori non accompagnati e quelli che fanno parte di un nucleo familiare.Inoltre, non vengono stabilite procedure adeguate per il rimpatrio dei minori stranieri non accompagnati che ne tutelino il superiore interesse, come sancito dalla Convenzione Onu dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Nei confronti di minori non accompagnati, la direttiva non indica alcuna procedura per stabilire quale sia il loro superiore interesse prima del rimpatrio e non prevede che venga effettuata alcuna valutazione del rischio che il rientro comporta per il minore.
La direttiva stabilisce addirittura che i minori non accompagnati possano essere rimpatriati nei paesi terzi, che non sono necessariamente i loro paesi di provenienza, anche qualora non vi siano genitori o tutori presenti, se in tali paesi vi sono strutture per accoglierli. Purtuttavia,il testo non chiarisce il significato di “struttura di accoglienza” né indica le caratteristiche che tali strutture debbano avere.
Inoltre, secondo la direttiva, sia le famiglie con bambini che i minori non accompagnati irregolari possono essere trattenuti in custodia temporanea in attesa di essere rimpatriati. Secondo Save the Children, unminore non può essere detenuto per ragioni amministrative.
L’organizzazione condanna inoltre la mancata previsione all’interno del testo licenziato dal Parlamento Europeo della possibilità per i nuclei familiari con minori o anche per i minori non accompagnati di avere accesso all’assistenza legale, per la revisione del loro stato di detenzione. Infine, considera eccessivo un periodo di trattenimento fino a 18 mesi, previsto dalla direttiva in circostanze eccezionali.
Pertanto Save the Children chiede:
- a tutti gli Stati membri nel rendere esecutiva la direttiva di tenere in debita considerazione la Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’Adolescenza, in particolare per quanto concerne l’obbligo di fornire protezione e assistenza ai minori non accompagnati presenti nell’UnioneEuropea;
- alla Commissione di garantire un’implementazione adeguata della direttiva attraverso un attento monitoraggio delle misure adottate alivello nazionale per la sua implementazione;
- a tutti gli Stati membri e alle istituzioni europee di prendere in considerazione l’adozione di ulteriori misure volte a garantire la protezione e l’assistenza nell’unione europea dei minori non accompagnati, al di fuori del loro paese di origine.
http://www.savethechildren.it/2003/comunicati.asp?id=524
Per ulteriori InformazioniUfficio stampa save the children Italia
Tel 06 48070071-23
press@savethechildren.it
http://www.savethechildren.it/
#°*'°+.,_ ,,;:#°'*°+.,,_,,;:#°''*°+.,_
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Primo Levi
mercoledì 18 giugno 2008
SICUREZZA E POLITICA
UNA POLITICA PER LA SICUREZZA
Una politica per la sicurezza cercherebbe di togliere piu' persone possibile dalla miseria e dalla precarieta'; cercherebbe di contrastare i poteri criminali; cercherebbe di combattere gli schiavisti e i loro complici; cercherebbe di proporre a tutte le persone l'inclusione nel patto sociale.
Una politica della sicurezza non puo' essere solo locale, deve essere internazionale: contrastare le guerre e la fame, far cessare la rapina del sud del mondo: anche perche' e' a tutti evidente che l'emigrazione come fuga dai paesi delle guerre e della fame e' una conseguenza delle guerre e dellaf ame, che a loro volto sono una conseguenza di cinquecento anni di rapina che tuttora continua. La nostra rapina.
Una politica per la sicurezza puo' fondarsi solo sul riconoscimento della dignita' umana di ogni essere umano, e consistere delle azioni che ad ogni essere umano rechino appunto sicurezza, ovvero solidarieta' concreta e operante.
*La politica del governo attuale in materia di sicurezza e' l'esatto contrario di cio' che occorre fare. La politica del governo attuale in materia di sicurezza promuove l'illegalita', il crimine, la violenza.
La politica del governo attuale in materia di sicurezza non e' una politica: e'una follia e un delitto.
Giobbe Santabarbara
tratto da:
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 490 del 18 giugno 2008
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricercaper la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Una politica per la sicurezza cercherebbe di togliere piu' persone possibile dalla miseria e dalla precarieta'; cercherebbe di contrastare i poteri criminali; cercherebbe di combattere gli schiavisti e i loro complici; cercherebbe di proporre a tutte le persone l'inclusione nel patto sociale.
Una politica della sicurezza non puo' essere solo locale, deve essere internazionale: contrastare le guerre e la fame, far cessare la rapina del sud del mondo: anche perche' e' a tutti evidente che l'emigrazione come fuga dai paesi delle guerre e della fame e' una conseguenza delle guerre e dellaf ame, che a loro volto sono una conseguenza di cinquecento anni di rapina che tuttora continua. La nostra rapina.
Una politica per la sicurezza puo' fondarsi solo sul riconoscimento della dignita' umana di ogni essere umano, e consistere delle azioni che ad ogni essere umano rechino appunto sicurezza, ovvero solidarieta' concreta e operante.
*La politica del governo attuale in materia di sicurezza e' l'esatto contrario di cio' che occorre fare. La politica del governo attuale in materia di sicurezza promuove l'illegalita', il crimine, la violenza.
La politica del governo attuale in materia di sicurezza non e' una politica: e'una follia e un delitto.
Giobbe Santabarbara
tratto da:
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 490 del 18 giugno 2008
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricercaper la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
martedì 17 giugno 2008
Oggi, su redattoresociale.it
Oggi su www.redattoresociale.it - DiRE n. 154
(Sintesi notizie principali del 17 giugno 2008)
IMMIGRAZIONE - Direttiva rimpatri: al PE maggioranza con "fratture"
Domani alle 11 il voto del Parlamento Europeo sulla contestata direttiva sul "rimpatrio dei cittadini di paesi terzi residenti illegalmente". Al momento sembra esistere la maggioranza, ma non mancano le fratture: la prima politica, tra gli oppositori (soprattutto ong e sinistra Gue/Ngl, Verdi e Pse) e i sostenitori del testo: favorevoli popolari, liberali e destre, ma potrebbe essere un'incognita la posizione dei cattolici del Ppe. La seconda frattura è istituzionale, tra Parlamento e Consiglio dell'Unione.- Le ong. Il coordinamento Cipsi: "Votare contro. Il testo viola la Dichiarazione dei diritti umani". TdH: "Il PE garantisca la protezione dei minori non accompagnati.
IMMIGRAZIONE - L'Europa punta alla migrazione economica legale
Il nuovo pacchetto della Commissione Ue su immigrazione e asilo. Il neo commissario Barrot propone agli Stati membri la promozione della migrazione economica legale, legandola a un maggior controllo delle frontiere e a una spartizione degli oneri. Ogni paese comunicherà le esigenze del proprio mercato del lavoro, e ci sarà coordinamento coi paesi di origine e transito. Sull’asilo, si propone un sistema unico di trattamento delle richieste per evitare l’asylum shopping.
RAZZISMO - Un appello per chi "la pensa diversamente"
"Il razzismo ci rende insicuri". E' lo slogan con cui oltre 20 associazioni hanno chiamato all'appello "tutti coloro che non la pensano come quella che, secondo i giornali, è la maggioranza degli italiani". Resoconto della manifestazione con gli interventi di rappresentanti delle istituzioni, del terzo settore e della comunicazione, tra cui Miraglia, Isoke Rose, Marietti, Zevi, Lerner, Eusebi, Vendola. Boldrini: "In 10 anni Italia irriconoscibile".- Cpt, la direttiva "abusata". "L'Italia sta usando strumentalmente la direttiva europea sui Cpt", denuncia Mauro Palma (Comitato europeo prevenzione tortura). "Quel testo si rivolge ai paesi in cui il periodo di detenzione è illimitato. L'italia la sta impropriamente utilizzando per prolungare il periodo fino a 18 mesi".
IMMIGRAZIONE - "Persone, non clandestini"
Lampedusa, confermato per il terzo anno consecutivo il progetto Praesidium della Croce Rossa, per l'assistenza dei migranti sbarcati sull'isola, il monitoraggio delle loro condizioni di salute, l'identificazione dei minori.- L'infermiera. La testimonianza di Laura Rizzello, infermiera volontaria della Cri: "Ho incontrato persone: uomini e donne, ragazzi e bambini e poco m'importa se erano clandestini. C'erano persone straordinarie e altre meno; chi soffriva veramente e chi fingeva. Ho incontrato nelle giovani donne l'onta, lo schifo e l'umiliazione di violenze sessuali, il loro pudore e il loro bisogno di raccontarmi di momenti terribili".
DISCRIMINAZIONI - Non solo disabili: la Ue ci ripensa
Direttiva antidiscriminazioni: la Commissione Ue torna di nuovo sui suoi passi. Dopo l’annuncio di aprile che la nuova direttiva orizzontale avrebbe limitato la protezione dalle discriminazioni nella fornitura di servizi e beni alla sola disabilità, Barrot annuncia invece che verrà fatta una proposta che includerà anche l’età, l’orientamento sessuale, l’origine etnica o il credo religioso. Esultano liberali, sinistra e ong.
VOLONTARIATO - Riparte il notiziario gratuito dai Csv
Ogni giorno su redattoresociale.it/volontariato notizie gratuite sulle iniziative promosse e sostenute dai Centri di Servizio, con attenzione anche all'Europa. Il presidente di Csv.Net Granelli: "L'obiettivo è far conoscere la forza del volontariato".- Un centro circense contro il disagio giovanile. Percorsi di Innovazione in Toscana. 3 milioni di euro per 102 associazioni vincitrici del bando di Cesvot e Coge. Tanti i progetti originali.
NOMADI - Milano, un osservatorio sui diritti dei rom
Dopo l'annuncio del censimento dei nomadi da parte del comune, nasce a Milano l'osservatorio sul rispetto dei loro diritti fondamentali. Iniziativa del Coordinamento rom, del quale fanno parte Caritas Ambrosiana, Acli, Arci, Camera del Lavoro e Casa della Carità. Pagani (Opera Nomadi): "Oltre che sbagliati da un punto di vista sociale, i provvedimenti del pacchetto sicurezza sono iniqui, discriminatori e in alcuni passaggi ricordano una sorta di pulizia etnica".
CASA - Torino, nuove politiche dell'abitare
Co-housing, autocostruzione, prestiti d’onore ai precari... Torino si prepara all'approvazione del Piano casa 2009-10 prevista per oggi: un pacchetto innovativo pensato per giovani, stranieri, rifugiati. Tra le proposte: residenze collettive sociali, edilizia a canone calmierato.
DISABILITA' - Ascensore rotto, 14 disabili bloccati in casa
Palermo: da un mese, da quando l'ascensore dello stabile è guasto, i 14 disabili che lo abitano hanno perso la libertà. La palazzina di otto piani fa parte degli alloggi popolari di piazza della Pace, vicino al carcere Ucciardone.
DISABILITA' - "Falsi invalidi? Un falso problema"
L'Anmic prende posizione sul ''giro di vite'' alle pensioni annunciato dal governo. Pagano: ''Il sistema funziona e sono 100 mila le verifiche in corso da parte dell'Inps. In passato qualcuno è sfuggito ai controlli, ma non serve generalizzare''.
CARCERE - Detenuti e disabili "Amici speciali"
Progetto di integrazione nella casa circondariale di Montorio a Verona. Protagonisti un gruppo di 15 detenuti e di 10 disabili, insieme nell'addestramento e la toelettatura per cani.
PERIFERIE - "Occupano" luoghi degradati e li trasformano
Napoli, il Coordinamento cittadino per lo spazio pubblico fino al 4 luglio propone ''Oplà, riprendiamoci la città'': un mese di iniziative tra teatro, cinema, mostre mercato, concerti, assemblee, conferenze, raccolta differenziata.
TITOLI- Detenuto di Regina Coeli sposa detenuta di Rebibbia.- Colmegna: “Disagio psichico emergenza nazionale più grave della questione sicurezza”.-
Atenei, Gelmini: doppio filtro per il reclutamento dei docenti.-
Esame Invalsi, i commenti degli alunni delle medie.-
Vandana Shiva: “Il biologico è l'unica soluzione per sfamare il mondo”.- “La famiglia nel cuore”: 110 progetti innovativi finanziati dalla Provincia di Milano.-
Sardegna, 10 incidenti mortali dall'inizio dell'anno. Ma il trend è in calo.- Etc. etc. _______________
REDATTORE SOCIALE
Agenzia giornalistica quotidiana in abbonamento - www.redattoresociale.ittel. 0734 681001 -
e-mail: redazione@redattoresociale.it
DiRE - Welfare
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(Sintesi notizie principali del 17 giugno 2008)
IMMIGRAZIONE - Direttiva rimpatri: al PE maggioranza con "fratture"
Domani alle 11 il voto del Parlamento Europeo sulla contestata direttiva sul "rimpatrio dei cittadini di paesi terzi residenti illegalmente". Al momento sembra esistere la maggioranza, ma non mancano le fratture: la prima politica, tra gli oppositori (soprattutto ong e sinistra Gue/Ngl, Verdi e Pse) e i sostenitori del testo: favorevoli popolari, liberali e destre, ma potrebbe essere un'incognita la posizione dei cattolici del Ppe. La seconda frattura è istituzionale, tra Parlamento e Consiglio dell'Unione.- Le ong. Il coordinamento Cipsi: "Votare contro. Il testo viola la Dichiarazione dei diritti umani". TdH: "Il PE garantisca la protezione dei minori non accompagnati.
IMMIGRAZIONE - L'Europa punta alla migrazione economica legale
Il nuovo pacchetto della Commissione Ue su immigrazione e asilo. Il neo commissario Barrot propone agli Stati membri la promozione della migrazione economica legale, legandola a un maggior controllo delle frontiere e a una spartizione degli oneri. Ogni paese comunicherà le esigenze del proprio mercato del lavoro, e ci sarà coordinamento coi paesi di origine e transito. Sull’asilo, si propone un sistema unico di trattamento delle richieste per evitare l’asylum shopping.
RAZZISMO - Un appello per chi "la pensa diversamente"
"Il razzismo ci rende insicuri". E' lo slogan con cui oltre 20 associazioni hanno chiamato all'appello "tutti coloro che non la pensano come quella che, secondo i giornali, è la maggioranza degli italiani". Resoconto della manifestazione con gli interventi di rappresentanti delle istituzioni, del terzo settore e della comunicazione, tra cui Miraglia, Isoke Rose, Marietti, Zevi, Lerner, Eusebi, Vendola. Boldrini: "In 10 anni Italia irriconoscibile".- Cpt, la direttiva "abusata". "L'Italia sta usando strumentalmente la direttiva europea sui Cpt", denuncia Mauro Palma (Comitato europeo prevenzione tortura). "Quel testo si rivolge ai paesi in cui il periodo di detenzione è illimitato. L'italia la sta impropriamente utilizzando per prolungare il periodo fino a 18 mesi".
IMMIGRAZIONE - "Persone, non clandestini"
Lampedusa, confermato per il terzo anno consecutivo il progetto Praesidium della Croce Rossa, per l'assistenza dei migranti sbarcati sull'isola, il monitoraggio delle loro condizioni di salute, l'identificazione dei minori.- L'infermiera. La testimonianza di Laura Rizzello, infermiera volontaria della Cri: "Ho incontrato persone: uomini e donne, ragazzi e bambini e poco m'importa se erano clandestini. C'erano persone straordinarie e altre meno; chi soffriva veramente e chi fingeva. Ho incontrato nelle giovani donne l'onta, lo schifo e l'umiliazione di violenze sessuali, il loro pudore e il loro bisogno di raccontarmi di momenti terribili".
DISCRIMINAZIONI - Non solo disabili: la Ue ci ripensa
Direttiva antidiscriminazioni: la Commissione Ue torna di nuovo sui suoi passi. Dopo l’annuncio di aprile che la nuova direttiva orizzontale avrebbe limitato la protezione dalle discriminazioni nella fornitura di servizi e beni alla sola disabilità, Barrot annuncia invece che verrà fatta una proposta che includerà anche l’età, l’orientamento sessuale, l’origine etnica o il credo religioso. Esultano liberali, sinistra e ong.
VOLONTARIATO - Riparte il notiziario gratuito dai Csv
Ogni giorno su redattoresociale.it/volontariato notizie gratuite sulle iniziative promosse e sostenute dai Centri di Servizio, con attenzione anche all'Europa. Il presidente di Csv.Net Granelli: "L'obiettivo è far conoscere la forza del volontariato".- Un centro circense contro il disagio giovanile. Percorsi di Innovazione in Toscana. 3 milioni di euro per 102 associazioni vincitrici del bando di Cesvot e Coge. Tanti i progetti originali.
NOMADI - Milano, un osservatorio sui diritti dei rom
Dopo l'annuncio del censimento dei nomadi da parte del comune, nasce a Milano l'osservatorio sul rispetto dei loro diritti fondamentali. Iniziativa del Coordinamento rom, del quale fanno parte Caritas Ambrosiana, Acli, Arci, Camera del Lavoro e Casa della Carità. Pagani (Opera Nomadi): "Oltre che sbagliati da un punto di vista sociale, i provvedimenti del pacchetto sicurezza sono iniqui, discriminatori e in alcuni passaggi ricordano una sorta di pulizia etnica".
CASA - Torino, nuove politiche dell'abitare
Co-housing, autocostruzione, prestiti d’onore ai precari... Torino si prepara all'approvazione del Piano casa 2009-10 prevista per oggi: un pacchetto innovativo pensato per giovani, stranieri, rifugiati. Tra le proposte: residenze collettive sociali, edilizia a canone calmierato.
DISABILITA' - Ascensore rotto, 14 disabili bloccati in casa
Palermo: da un mese, da quando l'ascensore dello stabile è guasto, i 14 disabili che lo abitano hanno perso la libertà. La palazzina di otto piani fa parte degli alloggi popolari di piazza della Pace, vicino al carcere Ucciardone.
DISABILITA' - "Falsi invalidi? Un falso problema"
L'Anmic prende posizione sul ''giro di vite'' alle pensioni annunciato dal governo. Pagano: ''Il sistema funziona e sono 100 mila le verifiche in corso da parte dell'Inps. In passato qualcuno è sfuggito ai controlli, ma non serve generalizzare''.
CARCERE - Detenuti e disabili "Amici speciali"
Progetto di integrazione nella casa circondariale di Montorio a Verona. Protagonisti un gruppo di 15 detenuti e di 10 disabili, insieme nell'addestramento e la toelettatura per cani.
PERIFERIE - "Occupano" luoghi degradati e li trasformano
Napoli, il Coordinamento cittadino per lo spazio pubblico fino al 4 luglio propone ''Oplà, riprendiamoci la città'': un mese di iniziative tra teatro, cinema, mostre mercato, concerti, assemblee, conferenze, raccolta differenziata.
TITOLI- Detenuto di Regina Coeli sposa detenuta di Rebibbia.- Colmegna: “Disagio psichico emergenza nazionale più grave della questione sicurezza”.-
Atenei, Gelmini: doppio filtro per il reclutamento dei docenti.-
Esame Invalsi, i commenti degli alunni delle medie.-
Vandana Shiva: “Il biologico è l'unica soluzione per sfamare il mondo”.- “La famiglia nel cuore”: 110 progetti innovativi finanziati dalla Provincia di Milano.-
Sardegna, 10 incidenti mortali dall'inizio dell'anno. Ma il trend è in calo.- Etc. etc. _______________
REDATTORE SOCIALE
Agenzia giornalistica quotidiana in abbonamento - www.redattoresociale.ittel. 0734 681001 -
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SENZA PAROLE...
ricevo e pubblico questa mail dell'amico Marino:
All'avvio della seduta odierna del Senato della Repubblica, 5 minuti fa, il Presidente Schifani ha chiesto un minuto di silenzio in memoria delle "decine, forse centinaia" di donne, uomini e bambini, che in questi giorni muoiono tentando di attraversare il mare, vittime del fenomeno della "immigrazione clandestina" ha specificato. Poi ha aggiunto al cordoglio e alla solidarietà le altrettante decine di morti, forse centinaia, per infortuni sul lavoro. Dopo il minuto di silenzio, e' intervenuto il senatore Zanda del PD per associarsi alle parole del presidente. Di seguito Schifani ha dato lettura dell'ordine dei lavori che prevede la conversione in legge del decreto legge
ecc. ecc. sulle misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, vale a dire su come trattare i sopravissuti.
Neppure Karl Kraus, che era uno che di ironia feroce, sarcasmo e gusto macabro se ne intendeva, avrebbe mai saputo attingere a tali altezze.
Un caro saluto. Marino.
All'avvio della seduta odierna del Senato della Repubblica, 5 minuti fa, il Presidente Schifani ha chiesto un minuto di silenzio in memoria delle "decine, forse centinaia" di donne, uomini e bambini, che in questi giorni muoiono tentando di attraversare il mare, vittime del fenomeno della "immigrazione clandestina" ha specificato. Poi ha aggiunto al cordoglio e alla solidarietà le altrettante decine di morti, forse centinaia, per infortuni sul lavoro. Dopo il minuto di silenzio, e' intervenuto il senatore Zanda del PD per associarsi alle parole del presidente. Di seguito Schifani ha dato lettura dell'ordine dei lavori che prevede la conversione in legge del decreto legge
ecc. ecc. sulle misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, vale a dire su come trattare i sopravissuti.
Neppure Karl Kraus, che era uno che di ironia feroce, sarcasmo e gusto macabro se ne intendeva, avrebbe mai saputo attingere a tali altezze.
Un caro saluto. Marino.
LA TAVOLA PER LA PACE INDICE UNA MANIFESTAZIONE PER UN'INFORMAZIONE E UNA CULTURA DI PACE
Manifestazione nazionale
per un’informazione e una cultura di pace
Roma, sede RAI, viale Mazzini
Appunti per la convocazione
La Tavola della pace, riunita ad Assisi il 1 marzo 2008, ha deciso di promuovere una “manifestazione nazionale per un’informazione e una cultura di pace” da tenersi davanti alla sede della Rai di Roma. Non bastano più gli appelli e i convegni. Bisogna che tutti i cittadini consapevoli, i giornalisti, le organizzazioni della società civile responsabile, gli insegnanti, le scuole e gli Enti Locali si uniscano per dare voce alla domanda di cambiamento. Non vogliamo fare una manifestazione contro ma per il servizio pubblico. Non vogliamo puntare il dito solo sulla Rai ma sull’intero mondo dell’informazione. La vogliamo organizzare, in occasione del 60° Anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti umani e della Costituzione italiana, nell’anno europeo del dialogo interculturale, insieme a tutti coloro che reclamano il rispetto dei diritti umani, per sé e per gli altri, a casa nostra e nel mondo e non sono mai rappresentati. La vogliamo fare non solo e non tanto per noi ma per le persone e i problemi di cui ci occupiamo. La vogliamo organizzare insieme ai giornalisti che vogliono dare voce alla pace. La vogliamo organizzare insieme a tutti i cittadini che vogliono un servizio pubblico libero ed efficace. La vogliamo organizzare insieme ai giornalisti che ancora oggi sono privati del loro contratto e spesso sono sottoposti al ricatto del precariato. La manifestazione di Roma non sarà il punto di arrivo ma di partenza di un rinnovato impegno comune per un’informazione e una cultura di pace. Tutti gli interessati sono invitati a far parte del comitato organizzatore che terrà la sua prima riunione nelle prossime settimane.
Hanno già dichiarato il proprio sostegno: il Coordinamento Nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani, la Federazione Nazionale Stampa Italiana, l’UsigRai – Sindacato Giornalisti Rai, Articolo 21, l’Associazione Ilaria Alpi e il Comitato per la libertà d’informazione.
* * *
Non c’è pace senza un’informazione e una cultura di pace. La pace si nutre di una comunicazione e di un’informazione libera, plurale, attenta ai diritti umani e al bene comune, vicina ai bisogni vitali della persona, rispettosa della sua dignità. Eppure, nel nostro paese, spesso i grandi mezzi d’informazione –e purtroppo la stessa Rai- diffondono una falsa idea della pace che viene associata a inerzia, rinuncia, resa, rassegnazione, impotenza. Programmi, immagini, linguaggi e comportamenti irresponsabili trasmettono valori e modelli che compromettono le radici della cultura della pace e dei diritti umani, della responsabilità e della giustizia. Mentre si enfatizzano in modo ossessionante alcuni episodi di cronaca nera e si alimentano atteggiamenti di paura, di chiusura e di intolleranza, i veri grandi problemi delle persone e dei popoli, di casa nostra e del mondo, della guerra e della pace vengono per lo più ignorati sino a quando esplodono nelle forme peggiori. La narrazione della guerra e delle guerre è troppo spesso lontana dalla realtà, frutto di superficialità e palesi manipolazioni. In questo contesto, la parola viene sistematicamente negata agli operatori di pace: i loro appelli, le loro proposte e iniziative vengono sottaciute, nascoste, minimizzate, avvolte in un innocuo buonismo o deformate al punto da essere descritte come un attentato alla libertà e alla sicurezza.
Per questo abbiamo deciso di promuovere una “manifestazione nazionale per un’informazione e la cultura di pace” da tenersi davanti la sede della Rai di Roma e invitiamo tutti ad organizzarla insieme.
La Rai è un servizio pubblico. Un grande servizio pubblico che va cambiato, difeso e rafforzato. Un bene pubblico indispensabile per la nostra libertà, la nostra democrazia e per il nostro benessere. Noi la vogliamo più utile, bella e divertente. Per questo dobbiamo liberare la Rai dal controllo e dai condizionamenti del governo, dei partiti e dei poteri forti. Così come dobbiamo liberare l’informazione da tutti i conflitti d’interesse, dallo sfruttamento del lavoro precario dei giornalisti, dall’illegalità e dalle mafie.
La Rai innanzitutto e l’intero mondo dell’informazione devono mettersi al servizio della diffusione della cultura pace e dei diritti umani. Serve un forte investimento culturale corale per costruire un’Italia migliore in un mondo migliore, per promuovere una nuova scala di valori, per rafforzare i valori della nonviolenza, del rispetto degli altri, della solidarietà, della giustizia sociale, dell’equità, della partecipazione. Serve dare valore alle cose e ai comportamenti che contano. Alla Rai non basta l’apertura della sede a Nairobi. Serve una vera apertura al mondo e a quanti, tutti i giorni, s’impegnano per la pace e i diritti umani. Servono spazi reali quotidiani ed efficaci nei palinsesti. La Rai deve diventare il modello da seguire. Un esempio per tutto il mondo dell’informazione che deve essere chiamato ad assumersi le proprie responsabilità sociali.
Con questa manifestazione noi vogliamo denunciare la gravità della situazione e avanzare alcune proposte concrete. Alla vigilia del 60° anniversario della Dichiarazione Universale del Diritti Umani, nel 60° anniversario della Costituzione italiana, nell’Anno europeo del dialogo interculturale, in attuazione dei compiti che spettano al servizio pubblico radiotelevisivo e del suo contratto di servizio, noi chiediamo alla Rai di:
portare la vita delle persone e la realtà del mondo in primo piano e in prima serata;
definire una linea e una struttura editoriale denominata “La RAI per i diritti umani”, da sperimentare per almeno un anno, a partire dal momento in cui si svolgeranno le Olimpiadi di Pechino, per la promozione della cultura della pace, dei diritti umani e della nonviolenza;
promuovere 10 prime serate-evento (tra queste il 10 dicembre 2008) dedicate ai grandi temi del nostro tempo;
dedicare almeno 5 minuti, tutti i giorni, in prima serata, dopo il TG della sera, per far sì che ogni giorno la gente apra il cuore e la mente al mondo e alle persone che lo abitano imparando ogni sera una cosa speciale che può rendere migliore la nostra vita;
realizzare una trasmissione settimanale, in prima serata, di alta qualità e di grande approfondimento sui diritti umani e sui temi più scottanti del mondo, della pace e della giustizia: una trasmissione per conoscere le sfide che ci coinvolgono e discutere le possibili soluzioni;
abolire la pubblicità nelle fasce di programmazione dedicate ai bambini;
garantire il pluralismo aprendo le porte ai costruttori di pace, alle organizzazioni della società civile e agli Enti Locali impegnati per la pace, la giustizia e la democrazia internazionale;
attuare e rispettare il contratto di servizio garantendo massima trasparenza nella gestione dei soldi del canone.
Diamo voce alla pace e ai diritti umani. Invitiamo tutti i cittadini, i giornalisti, gli organi d’informazione, le organizzazioni della società civile, gli insegnanti, le scuole e gli Enti Locali a sostenere queste proposte e questi obiettivi. E’ urgente un cambio di mentalità e una più ampia assunzione di responsabilità.
Diamo voce alla pace e ai diritti umani. Non c’è bene più grande da promuovere e da difendere insieme. In Italia e nel mondo. Ora.
Prime adesioni: Tavola della pace, Coordinamento Nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani, Federazione Nazionale Stampa Italiana, UsigRai – Sindacato Giornalisti Rai, Articolo 21, Associazione Ilaria Alpi, Comitato per la libertà d’informazione, Missione Oggi, Mosaico di Pace, Nigrizia, Redattore sociale, Fesmi-Federazione Stampa Missionaria Italiana, Fish-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, Arci, Libera - Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Beati i costruttori di pace, Arci Servizio Civile, Cipsi, Cnca, Associazione delle Ong italiane, Consiglio nazionale sulla disabilità, Lunaria, Associazione Voglio Vivere onlus, Asal, Auser, Campagna Sdebitarsi, Centro Internazionale Helder Camara, Cipax-Centro Interconfessionale per la Pace, Centro per la pace di Forlì-Cesena, Cocis, Comitato di solidarietà con il popolo eritreo, DPI Italia, Fondazione Lelio Basso-sezione internazionale, Gruppo Abele onlus, GVC-Gruppo Volontariato Civile, Emmaus, Intersos-Organizzazione umanitaria per l’emergenza, Isde-Associazione Medici per l’ambiente, La Gabbianella-Coordinamento per il sostegno a distanza, Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli, Legambiente, Movimento Federalista Europeo, Mondo e Missione, Movimento Nonviolento, Volontari nel mondo-Focsiv, Prosvil-Progetto Sviluppo-Cgil, Peace Games Uisp, Peacelink, PeaceWaves, Proutist Universal Italia, Sci-Servizio Civile Internazionale, Tribunale permanente dei popoli, Associazione Vegetariana animalista-Movimento dell’amore universale, Agenda 2002-Bottega l’altro mercato (Massa Carrara), A.N.P.I. "Elio Mauro" Udine, Arci Musica- associazione Immagine Torino, Arci Solidarietà Modena, Arci Uisp Montefalcone, Associazione Prometeo ricerca, Associazione Popoli Minacciati-Sud Tirolo, Auser Taranto, Comitato BoBi-Boicotta Biscione, Comitato Intercomunale per la Pace del Magentino, Consulta faentina del volontariato, FederHand Campania, Granello di senape (Cuneo), Laboratorio per la pace (Galliate), Legambiente Circolo Verdeacqua (Ancona), Per un sorriso-Associazione Monica De Carlo (Terni), Semi di pace Rende (CS), Testimone di Pace Ovada (AL), Tavola della Pace Monza e Brianza, Tavola della pace e della cooperazione di Pontedera, Unicef Isernia (17 giugno 2008)
per un’informazione e una cultura di pace
Roma, sede RAI, viale Mazzini
Appunti per la convocazione
La Tavola della pace, riunita ad Assisi il 1 marzo 2008, ha deciso di promuovere una “manifestazione nazionale per un’informazione e una cultura di pace” da tenersi davanti alla sede della Rai di Roma. Non bastano più gli appelli e i convegni. Bisogna che tutti i cittadini consapevoli, i giornalisti, le organizzazioni della società civile responsabile, gli insegnanti, le scuole e gli Enti Locali si uniscano per dare voce alla domanda di cambiamento. Non vogliamo fare una manifestazione contro ma per il servizio pubblico. Non vogliamo puntare il dito solo sulla Rai ma sull’intero mondo dell’informazione. La vogliamo organizzare, in occasione del 60° Anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti umani e della Costituzione italiana, nell’anno europeo del dialogo interculturale, insieme a tutti coloro che reclamano il rispetto dei diritti umani, per sé e per gli altri, a casa nostra e nel mondo e non sono mai rappresentati. La vogliamo fare non solo e non tanto per noi ma per le persone e i problemi di cui ci occupiamo. La vogliamo organizzare insieme ai giornalisti che vogliono dare voce alla pace. La vogliamo organizzare insieme a tutti i cittadini che vogliono un servizio pubblico libero ed efficace. La vogliamo organizzare insieme ai giornalisti che ancora oggi sono privati del loro contratto e spesso sono sottoposti al ricatto del precariato. La manifestazione di Roma non sarà il punto di arrivo ma di partenza di un rinnovato impegno comune per un’informazione e una cultura di pace. Tutti gli interessati sono invitati a far parte del comitato organizzatore che terrà la sua prima riunione nelle prossime settimane.
Hanno già dichiarato il proprio sostegno: il Coordinamento Nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani, la Federazione Nazionale Stampa Italiana, l’UsigRai – Sindacato Giornalisti Rai, Articolo 21, l’Associazione Ilaria Alpi e il Comitato per la libertà d’informazione.
* * *
Non c’è pace senza un’informazione e una cultura di pace. La pace si nutre di una comunicazione e di un’informazione libera, plurale, attenta ai diritti umani e al bene comune, vicina ai bisogni vitali della persona, rispettosa della sua dignità. Eppure, nel nostro paese, spesso i grandi mezzi d’informazione –e purtroppo la stessa Rai- diffondono una falsa idea della pace che viene associata a inerzia, rinuncia, resa, rassegnazione, impotenza. Programmi, immagini, linguaggi e comportamenti irresponsabili trasmettono valori e modelli che compromettono le radici della cultura della pace e dei diritti umani, della responsabilità e della giustizia. Mentre si enfatizzano in modo ossessionante alcuni episodi di cronaca nera e si alimentano atteggiamenti di paura, di chiusura e di intolleranza, i veri grandi problemi delle persone e dei popoli, di casa nostra e del mondo, della guerra e della pace vengono per lo più ignorati sino a quando esplodono nelle forme peggiori. La narrazione della guerra e delle guerre è troppo spesso lontana dalla realtà, frutto di superficialità e palesi manipolazioni. In questo contesto, la parola viene sistematicamente negata agli operatori di pace: i loro appelli, le loro proposte e iniziative vengono sottaciute, nascoste, minimizzate, avvolte in un innocuo buonismo o deformate al punto da essere descritte come un attentato alla libertà e alla sicurezza.
Per questo abbiamo deciso di promuovere una “manifestazione nazionale per un’informazione e la cultura di pace” da tenersi davanti la sede della Rai di Roma e invitiamo tutti ad organizzarla insieme.
La Rai è un servizio pubblico. Un grande servizio pubblico che va cambiato, difeso e rafforzato. Un bene pubblico indispensabile per la nostra libertà, la nostra democrazia e per il nostro benessere. Noi la vogliamo più utile, bella e divertente. Per questo dobbiamo liberare la Rai dal controllo e dai condizionamenti del governo, dei partiti e dei poteri forti. Così come dobbiamo liberare l’informazione da tutti i conflitti d’interesse, dallo sfruttamento del lavoro precario dei giornalisti, dall’illegalità e dalle mafie.
La Rai innanzitutto e l’intero mondo dell’informazione devono mettersi al servizio della diffusione della cultura pace e dei diritti umani. Serve un forte investimento culturale corale per costruire un’Italia migliore in un mondo migliore, per promuovere una nuova scala di valori, per rafforzare i valori della nonviolenza, del rispetto degli altri, della solidarietà, della giustizia sociale, dell’equità, della partecipazione. Serve dare valore alle cose e ai comportamenti che contano. Alla Rai non basta l’apertura della sede a Nairobi. Serve una vera apertura al mondo e a quanti, tutti i giorni, s’impegnano per la pace e i diritti umani. Servono spazi reali quotidiani ed efficaci nei palinsesti. La Rai deve diventare il modello da seguire. Un esempio per tutto il mondo dell’informazione che deve essere chiamato ad assumersi le proprie responsabilità sociali.
Con questa manifestazione noi vogliamo denunciare la gravità della situazione e avanzare alcune proposte concrete. Alla vigilia del 60° anniversario della Dichiarazione Universale del Diritti Umani, nel 60° anniversario della Costituzione italiana, nell’Anno europeo del dialogo interculturale, in attuazione dei compiti che spettano al servizio pubblico radiotelevisivo e del suo contratto di servizio, noi chiediamo alla Rai di:
portare la vita delle persone e la realtà del mondo in primo piano e in prima serata;
definire una linea e una struttura editoriale denominata “La RAI per i diritti umani”, da sperimentare per almeno un anno, a partire dal momento in cui si svolgeranno le Olimpiadi di Pechino, per la promozione della cultura della pace, dei diritti umani e della nonviolenza;
promuovere 10 prime serate-evento (tra queste il 10 dicembre 2008) dedicate ai grandi temi del nostro tempo;
dedicare almeno 5 minuti, tutti i giorni, in prima serata, dopo il TG della sera, per far sì che ogni giorno la gente apra il cuore e la mente al mondo e alle persone che lo abitano imparando ogni sera una cosa speciale che può rendere migliore la nostra vita;
realizzare una trasmissione settimanale, in prima serata, di alta qualità e di grande approfondimento sui diritti umani e sui temi più scottanti del mondo, della pace e della giustizia: una trasmissione per conoscere le sfide che ci coinvolgono e discutere le possibili soluzioni;
abolire la pubblicità nelle fasce di programmazione dedicate ai bambini;
garantire il pluralismo aprendo le porte ai costruttori di pace, alle organizzazioni della società civile e agli Enti Locali impegnati per la pace, la giustizia e la democrazia internazionale;
attuare e rispettare il contratto di servizio garantendo massima trasparenza nella gestione dei soldi del canone.
Diamo voce alla pace e ai diritti umani. Invitiamo tutti i cittadini, i giornalisti, gli organi d’informazione, le organizzazioni della società civile, gli insegnanti, le scuole e gli Enti Locali a sostenere queste proposte e questi obiettivi. E’ urgente un cambio di mentalità e una più ampia assunzione di responsabilità.
Diamo voce alla pace e ai diritti umani. Non c’è bene più grande da promuovere e da difendere insieme. In Italia e nel mondo. Ora.
Prime adesioni: Tavola della pace, Coordinamento Nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani, Federazione Nazionale Stampa Italiana, UsigRai – Sindacato Giornalisti Rai, Articolo 21, Associazione Ilaria Alpi, Comitato per la libertà d’informazione, Missione Oggi, Mosaico di Pace, Nigrizia, Redattore sociale, Fesmi-Federazione Stampa Missionaria Italiana, Fish-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, Arci, Libera - Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Beati i costruttori di pace, Arci Servizio Civile, Cipsi, Cnca, Associazione delle Ong italiane, Consiglio nazionale sulla disabilità, Lunaria, Associazione Voglio Vivere onlus, Asal, Auser, Campagna Sdebitarsi, Centro Internazionale Helder Camara, Cipax-Centro Interconfessionale per la Pace, Centro per la pace di Forlì-Cesena, Cocis, Comitato di solidarietà con il popolo eritreo, DPI Italia, Fondazione Lelio Basso-sezione internazionale, Gruppo Abele onlus, GVC-Gruppo Volontariato Civile, Emmaus, Intersos-Organizzazione umanitaria per l’emergenza, Isde-Associazione Medici per l’ambiente, La Gabbianella-Coordinamento per il sostegno a distanza, Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli, Legambiente, Movimento Federalista Europeo, Mondo e Missione, Movimento Nonviolento, Volontari nel mondo-Focsiv, Prosvil-Progetto Sviluppo-Cgil, Peace Games Uisp, Peacelink, PeaceWaves, Proutist Universal Italia, Sci-Servizio Civile Internazionale, Tribunale permanente dei popoli, Associazione Vegetariana animalista-Movimento dell’amore universale, Agenda 2002-Bottega l’altro mercato (Massa Carrara), A.N.P.I. "Elio Mauro" Udine, Arci Musica- associazione Immagine Torino, Arci Solidarietà Modena, Arci Uisp Montefalcone, Associazione Prometeo ricerca, Associazione Popoli Minacciati-Sud Tirolo, Auser Taranto, Comitato BoBi-Boicotta Biscione, Comitato Intercomunale per la Pace del Magentino, Consulta faentina del volontariato, FederHand Campania, Granello di senape (Cuneo), Laboratorio per la pace (Galliate), Legambiente Circolo Verdeacqua (Ancona), Per un sorriso-Associazione Monica De Carlo (Terni), Semi di pace Rende (CS), Testimone di Pace Ovada (AL), Tavola della Pace Monza e Brianza, Tavola della pace e della cooperazione di Pontedera, Unicef Isernia (17 giugno 2008)
venerdì 13 giugno 2008
COMUNICATO STAMPA DI NOISIAMOCHIESA SULL'INCONTRO TRA IL PONTEFICE E BUSH
NOI SIAMO CHIESA
Via N. Benino 3 00122 Roma
Via Bagutta 12 20121 Milano
Tel. 3331309765 --+39-022664753
E-mail vi.bel@iol.it
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Via Bagutta 12 20121 Milano
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COMUNICATO STAMPA
www.noisiamochiesa.org
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L’incontro “amichevole” tra Benedetto XVI e Bush è uno scandalo per i cristiani
Il portavoce di “Noi Siamo Chiesa” Vittorio Bellavite ha rilasciato la seguente dichiarazione :
“Le caratteristiche dell’incontro di oggi di Benedetto XVI con il Presidente Bush, dopo quello altrettanto fuori da ogni stile diplomatico sui prati della Casa Bianca di aprile, indicano una svolta radicale nei confronti delle posizioni di Giovanni Paolo II. Papa Wojtyla aveva sempre tenuto una linea di riserva nei confronti della guida della nazione americana e, in particolare, aveva denunciato la guerra in Iraq, che adesso viene invece riconosciuta e, nei fatti, accettata. E’ un accordo con un leader che è contestato in gran parte del mondo, ormai dal basso consenso in patria e al termine del suo mandato. Non si capisce questa posizione di Benedetto XVI se non con la volontà di premiare le posizioni antiabortiste del Presidente e contemporaneamente di lanciare un messaggio di simpatia preferenziale verso l’Occidente e, al suo interno, verso la sua nazione guida.
Questo messaggio viene diffuso in tutto il mondo dal programmato e straordinario impatto mediatico dell’incontro di questa mattina. I danni di questa decisione sono enormi se si tiene presente che centinaia di milioni di persone nel mondo, e non solo nell’islam, ritengono il Presidente Bush un criminale di guerra e il leader di una grande potenza militare che vuole dominare un mondo pieno di disuguaglianze e di ingiustizie delle quali essa è la principale responsabile.
Molti cattolici e cristiani sono disorientati e molti sono scandalizzati ritenendo che questa posizione di oggi di Benedetto XVI è in diretta contraddizione con la missione universale della Chiesa e con il Vangelo della liberazione e della pace fondata sulla giustizia.”
Roma, 13 giugno 2008
Vittorio Bellavite
Via Vallazze 95
20131 Milano (Italy)
Tel. 0039-022664753-0039-0270602370
PRETI CLANDESTINI
I parroci a Caffarra: "Clandestini? Se passa la legge facciamo obiezione"
La protesta capitanata da un sacerdote di Crevalcore, che ha scritto unalettera al cardinal Caffarra. "Il reato di immigrazione ci trasformerebbe tutti in criminali - spiega - le persone che aiutiamo sono in alcuni casi clandestini"
Bologna, 10 giugno 2008 - Le parrocchie non possono scegliere chi aiutare e a chi fare beneficenza sulla base di un timbro sul permesso di soggiorno. Così alcuni parroci di Bologna annunciano, in una lettera inviata al cardinal Carlo Caffarra, di essere pronti a fare obiezione di coscienza se il reato di clandestinità verrà approvato dal Parlamento.
"Il reato di immigrazione ci trasformerebbe tutti in criminali - spiega a un quotidiano locale don Francesco Scimé, parroco di Crevalcore - le persone che aiutiamo ogni giorno, che ospitiamo e sfamiamo, sono in alcuni casi clandestini. Ma noi entro certi limiti non riusciamo a starci, i poveri per un uomo di chiesa sono sempre poveri, non possiamo rispettare gli stessi paletti che evidentemente servono allo stato per far rispettare l'ordine pubblico".
"Non ho nessun astio per gli attuali governanti - precisa il parroco - ma chiedo di poter esercitare obiezione di coscienza rispetto a una eventuale legge di questo genere. Non posso lasciare fuori dalla porta della chiesa una persona bisognosa perché non ha i documenti in regola".
Già tanti sacerdoti hanno sottoscritto la missiva di don Scimè. Ma dalla Curia si chiede prudenza. "Le leggi fondamentali delle comunità cristiane sono l'amore e l'accoglienza, me ne tengo conto - dice il vescovo ausiliare, Ernesto Vecchi - ma non contro le leggi dello stato e contro il rispetto dell'ordine pubblico. E' prematuro commentare un disegno di legge che non è ancora passato dal vaglio del Parlamento anche se capisco che le comunità cristiane hanno come fine l'assistenza".
http://qn.quotidiano.net/2008/06/10/95859-parroci_bologna_clandestini.shtml
#°*'°+.,_ ,,;:#°'*°+.,,_,,;:#°''*°+.,_
«E' ora quindi che parliate tutti voi che amate la libertà, tutti voi cheamate il diritto alla felicità, tutti voi che amate dormire immersi nelvostro privato sogno, è ora che parliate o maggioranza muta! Prima chearrivino per voi»
Primo Levi
purtroppo, aggiungo io, anche alcune scuole, al momento dell'iscrizione chiedono il permesso di soggiorno, in barba alla normativa italiana e internazionale...
In quanto insegnante, operatore interculturale e persona impegnata nell'incontro inter religioso, mi associo alla proposta avanzata dai sacedoti.
Giuliano
La protesta capitanata da un sacerdote di Crevalcore, che ha scritto unalettera al cardinal Caffarra. "Il reato di immigrazione ci trasformerebbe tutti in criminali - spiega - le persone che aiutiamo sono in alcuni casi clandestini"
Bologna, 10 giugno 2008 - Le parrocchie non possono scegliere chi aiutare e a chi fare beneficenza sulla base di un timbro sul permesso di soggiorno. Così alcuni parroci di Bologna annunciano, in una lettera inviata al cardinal Carlo Caffarra, di essere pronti a fare obiezione di coscienza se il reato di clandestinità verrà approvato dal Parlamento.
"Il reato di immigrazione ci trasformerebbe tutti in criminali - spiega a un quotidiano locale don Francesco Scimé, parroco di Crevalcore - le persone che aiutiamo ogni giorno, che ospitiamo e sfamiamo, sono in alcuni casi clandestini. Ma noi entro certi limiti non riusciamo a starci, i poveri per un uomo di chiesa sono sempre poveri, non possiamo rispettare gli stessi paletti che evidentemente servono allo stato per far rispettare l'ordine pubblico".
"Non ho nessun astio per gli attuali governanti - precisa il parroco - ma chiedo di poter esercitare obiezione di coscienza rispetto a una eventuale legge di questo genere. Non posso lasciare fuori dalla porta della chiesa una persona bisognosa perché non ha i documenti in regola".
Già tanti sacerdoti hanno sottoscritto la missiva di don Scimè. Ma dalla Curia si chiede prudenza. "Le leggi fondamentali delle comunità cristiane sono l'amore e l'accoglienza, me ne tengo conto - dice il vescovo ausiliare, Ernesto Vecchi - ma non contro le leggi dello stato e contro il rispetto dell'ordine pubblico. E' prematuro commentare un disegno di legge che non è ancora passato dal vaglio del Parlamento anche se capisco che le comunità cristiane hanno come fine l'assistenza".
http://qn.quotidiano.net/2008/06/10/95859-parroci_bologna_clandestini.shtml
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«E' ora quindi che parliate tutti voi che amate la libertà, tutti voi cheamate il diritto alla felicità, tutti voi che amate dormire immersi nelvostro privato sogno, è ora che parliate o maggioranza muta! Prima chearrivino per voi»
Primo Levi
purtroppo, aggiungo io, anche alcune scuole, al momento dell'iscrizione chiedono il permesso di soggiorno, in barba alla normativa italiana e internazionale...
In quanto insegnante, operatore interculturale e persona impegnata nell'incontro inter religioso, mi associo alla proposta avanzata dai sacedoti.
Giuliano
giovedì 12 giugno 2008
PARTIAMO DALL'ASILO
VISITA GUIDATA ALLA ''CITTA' NASCOSTA''DEI RICHIEDENTI ASILO
A ROMA IL 21 GIUGNO ORE 18.00
(partenza da piazzale dei Partigiani stazione Ostiense)
In occasione della Giornata mondiale ONU del rifugiato -20giugno- Insieme nelle terre di mezzo e Senzaconfine propongono una visita guidata alla scoperta della Roma di chi, in fuga da guerre e persecuzioni, spesso si ritrova in strada senza dimora. Accompagnati da un rifugiato afgano e un'operatrice del settore, i partecipanti visiteranno le piazze e i luoghi di riferimento dei richiedenti asilo, per ripercorrere idealmente il cammino verso l'ottenimento dello status di rifugiato.
Partenza da Piazzale dei Partigiani, luogo di approdo e "dimora" degli stranieri provenienti dall'Afghanistan, tappa alla sede dell'Associazione Senzaconfine (impegnata nell'assistenza ai migranti) e arrivo al Centrosocio-culturale Ararat (via di Monte Testaccio) gestito dalla comunita' del Kurdistan, dove sara' possibile cenare con un piatto tipico.
*Prenotazione obbligatoria fino a esaurimento posti:tel. 06.273177 cell. 334-8262612 mail volontariroma@terre.it
*Partecipazione gratuita.
*A chi desidera cenare si chiede un contributo minimo di 5,00 euroa sostegno delle attivita' del Centro socioculturale Ararat.La prenotazione e' obbligatoria.
NOTE: La stazione Ostiense oggi rappresenta il piu' grande ''accampamento'' di Afghani della capitale nonche' un punto di riferimento per molti che approdano in Italia. Sono per lo piu' di giovani, spesso minori (circa 100) -richiedenti asilo o comunque titolari di permesso di soggiorno - in fuga dalla guerra e dalla violenza del loro paese che, dopo aver affrontato viaggi lunghi e pericolosi, si trovano a vivere e dormire in un parcheggio dimesso. Avrebbero diritto ad usufruire del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Legge 189/2002), purtroppo sono spesso costretti a pernottare in situazioni di estrema precarieta' . Non si tratta di una questione di ordine pubblico o di decoro urbano bensi' di un problema umanitario e di rispetto dei diritti fondamentali della persona.
L'iniziativa rientra nel progetto "Insieme per la Notte": un percorso annuale di formazione, informazione, denuncia in merito alla tematica dei senza fissa dimora, rivolto alla citta' . Il progetto nasce in collaborazione con le associazioni che si attivano ogni 17 ottobre (Giornata ONU contro la poverta' ) per organizzare la ''Notte dei senzadimora'' serata di festa in piazzale dei Partigiani, che si conclude col gesto della dormita in piazza, nei sacchi a pelo.
Fanno parte della rete: Insieme nelle Terre di Mezzo, Mensa S. Antonio delle Opere Antoniane, Casa dei Diritti Sociali, City Angels, A.i.li.co.s.
Info:www.terre.it/eventi/index.html
Ufficio stampa - Insieme nelle terre di mezzo:
Maria Fusca - tel 329-7470858
mail volontariroma@terre.it
Insieme nelle Terre di Mezzo onlus www.terre.it/associazione
Senzaconfine www.senzaconfine.org
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«E' ora quindi che parliate tutti voi che amate la libertà, tutti voi che amate il diritto alla felicità, tutti voi che amate dormire immersi nel vostro privato sogno, è ora che parliate o maggioranza muta! Prima che arrivino per voi»
Primo Levi
A ROMA IL 21 GIUGNO ORE 18.00
(partenza da piazzale dei Partigiani stazione Ostiense)
In occasione della Giornata mondiale ONU del rifugiato -20giugno- Insieme nelle terre di mezzo e Senzaconfine propongono una visita guidata alla scoperta della Roma di chi, in fuga da guerre e persecuzioni, spesso si ritrova in strada senza dimora. Accompagnati da un rifugiato afgano e un'operatrice del settore, i partecipanti visiteranno le piazze e i luoghi di riferimento dei richiedenti asilo, per ripercorrere idealmente il cammino verso l'ottenimento dello status di rifugiato.
Partenza da Piazzale dei Partigiani, luogo di approdo e "dimora" degli stranieri provenienti dall'Afghanistan, tappa alla sede dell'Associazione Senzaconfine (impegnata nell'assistenza ai migranti) e arrivo al Centrosocio-culturale Ararat (via di Monte Testaccio) gestito dalla comunita' del Kurdistan, dove sara' possibile cenare con un piatto tipico.
*Prenotazione obbligatoria fino a esaurimento posti:tel. 06.273177 cell. 334-8262612 mail volontariroma@terre.it
*Partecipazione gratuita.
*A chi desidera cenare si chiede un contributo minimo di 5,00 euroa sostegno delle attivita' del Centro socioculturale Ararat.La prenotazione e' obbligatoria.
NOTE: La stazione Ostiense oggi rappresenta il piu' grande ''accampamento'' di Afghani della capitale nonche' un punto di riferimento per molti che approdano in Italia. Sono per lo piu' di giovani, spesso minori (circa 100) -richiedenti asilo o comunque titolari di permesso di soggiorno - in fuga dalla guerra e dalla violenza del loro paese che, dopo aver affrontato viaggi lunghi e pericolosi, si trovano a vivere e dormire in un parcheggio dimesso. Avrebbero diritto ad usufruire del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Legge 189/2002), purtroppo sono spesso costretti a pernottare in situazioni di estrema precarieta' . Non si tratta di una questione di ordine pubblico o di decoro urbano bensi' di un problema umanitario e di rispetto dei diritti fondamentali della persona.
L'iniziativa rientra nel progetto "Insieme per la Notte": un percorso annuale di formazione, informazione, denuncia in merito alla tematica dei senza fissa dimora, rivolto alla citta' . Il progetto nasce in collaborazione con le associazioni che si attivano ogni 17 ottobre (Giornata ONU contro la poverta' ) per organizzare la ''Notte dei senzadimora'' serata di festa in piazzale dei Partigiani, che si conclude col gesto della dormita in piazza, nei sacchi a pelo.
Fanno parte della rete: Insieme nelle Terre di Mezzo, Mensa S. Antonio delle Opere Antoniane, Casa dei Diritti Sociali, City Angels, A.i.li.co.s.
Info:www.terre.it/eventi/index.html
Ufficio stampa - Insieme nelle terre di mezzo:
Maria Fusca - tel 329-7470858
mail volontariroma@terre.it
Insieme nelle Terre di Mezzo onlus www.terre.it/associazione
Senzaconfine www.senzaconfine.org
#°*'°+.,_ ,,;:#°'*°+.,,_,,;:#°''*°+.,_
«E' ora quindi che parliate tutti voi che amate la libertà, tutti voi che amate il diritto alla felicità, tutti voi che amate dormire immersi nel vostro privato sogno, è ora che parliate o maggioranza muta! Prima che arrivino per voi»
Primo Levi
mercoledì 11 giugno 2008
FIGLI DEL DIO DENARO
Quei seni straziati
Di CHIARA BERIA DI ARGENTINE (la stampa, 11 giugno)
A una ragazzina di 18 anni, Domenica De Siena, che aveva un semplice fibroadenoma al seno - patologia benigna per la quale è sufficiente un piccolo intervento in anestesia locale -, è stata fatta un’ampia resezione mammaria.E’ stata eseguita una quadrantectomia come se avesse avuto un tumore maligno. Anche Simona Zito, 28 anni, aveva una fibrosi al seno destro: anche a lei è stato asportato un quadrante della mammella. Altre diagnosi di cancro al seno, altre storie d’angoscia, altre mutilazioni. Maria Grillo, 44 anni, fu operata, senza «alcuna considerazione delle condizioni e della storia clinica della paziente», al seno pur avendo solo una «mastopatia fibrocistica»; stesso inutile e invasivo intervento ha subito Addolorata Di Nicola, 47 anni. La povera vita, il povero corpo di Giuseppina Bellini già martoriati da una gravissima forma di carcinoma al pancreas con metastasi polmonari per le quali Giuseppina, 61 anni, si era dovuta sottoporre a cicli di chemioterapia e radioterapia, sono stati ulteriormente massacrati: quadrantectomia al seno destro più radicalizzazioni, ovvero asportazione di ulteriore tessuto mammario. Milano-Sanitopoli. Nelle carte dell’inchiesta sulla clinica milanese Santa Rita, ultimo scandalo scoppiato nel mondo della sanità milanese, Domenica e le altre donne operate per inesistenti tumori maligni compaiono tra le tante vittime di una cosca di medici che avrebbero effettuato, secondo gli inquirenti, interventi «dannosi, inutili, avventati, inspiegabili». Tutto il resto è il dolore, lo sgomento di tante ignare pazienti che hanno visto tradito il più delicato dei rapporti di fiducia; un dolore che le carte giudiziarie possono solo far intuire e nessuno potrà ripagare. Molto più che diagnosi sbagliate. Definita «un oggetto misterioso» da Antonio Marchini, responsabile per la sanità della Cgil a Milano, la clinica Santa Rita - amministratore delegato il notaio Pipitone - al centro dello scandalo è l’ennesima prova che in una città un tempo famosa per i suoi grandi ospedali pubblici e per gli illustri clinici (da Angelo De Gasperis a Vittorio Staudacher a Nicola Dioguardi) il mondo della sanità è affetto da un virus micidiale. «Per troppo tempo siamo stati liquidati come fastidiose Cassandre», attacca Marchini, che fa risalire l’inizio del male alla legge 31 del 1997 della Regione Lombardia, presidente Roberto Formigoni, che ha equiparato il pubblico al privato.Modello lumbard, modello che ha visto il grande assalto dei manager con tessera di partito (44 su 47 del Pdl) ai vertici delle Asl e degli ospedali lombardi (ma Formigoni ha sempre difeso queste nomine). Sta di fatto che mentre i grandi e ormai vetusti ospedali milanesi, a cominciare dal Policlinico, si avviavano per mancanza di mezzi a un lento declino, in città negli ultimi anni è stato tutto un fiorire di cliniche e istituti privati (40) convenzionati con il sistema pubblico. Così, nella stessa Milano dove, secondo l’accusa, Domenica e le altre donne subivano tanto dolore e inutili mutilazioni pur di far entrare più denaro nella cassa della clinica e dei medici, migliaia di donne arrivano da tutta Italia per farsi curare all’Ieo di Umberto Veronesi, il prof che ha inventato tecniche meno devastanti e rispettose anche della vita sessuale delle malate. Infatti accanto a poli, pubblici o privati, di assoluta eccellenza - oltre allo Ieo, l’Istituto dei Tumori, la cardiochirurgia al Niguarda, la pediatria al San Paolo, la broncopneumologia all’Humanitas, il San Raffaele per i malati di diabete, gli ospedali San Donato e Galeazzi del nuovo re della sanità, Giuseppe Rotelli, il reparto malattie infettive al Sacco del professor Moroni - è fiorita, fuori da ogni serio controllo, una vera galassia di cliniche ad alto rendimento e gran rischio.«In altre città lombarde, da Bergamo a Brescia, funzionano ottimi ospedali pubblici. A Milano, invece, c’è un business della sanità pazzesco», sostiene Andrea Gori, 44 anni, per 15 anni con Moroni, ora direttore dell’Unità operativa delle malattie infettive all’ospedale San Gerardo di Monza. In principio finirono nel mirino dei magistrati le cliniche di Antonino Ligresti, poi fu la volta dello scandalo rimborsi di Poggi Longostrevi. L’urologo di gran famiglia di medici Edoardo Austoni impiantava protesi su raccomandazione ai suoi pazienti impotenti; persino un medico-ministro, Girolamo Sirchia, è stato condannato per aver ricevuto tangenti da aziende fornitrici del Policlinico. Dai rimborsi del centro per la cura del sonno del San Raffaele a quelli gonfiati dai preti della clinica San Carlo, le inchieste della Procura ormai si sprecano. Ma chi controlla questo mercato miliardario per evitare che si arrivi addirittura ai 90 casi della clinica Santa Rita? Le Asl verificano, a campione, solo il 5 per cento delle cartelle cliniche. E, poi, c’è chi ancora si lamenta della supplenza della magistratura.
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Cosa potrà dire il governatore Formigoni? Cos'altro si può aggiungere?
Giuliano
Di CHIARA BERIA DI ARGENTINE (la stampa, 11 giugno)
A una ragazzina di 18 anni, Domenica De Siena, che aveva un semplice fibroadenoma al seno - patologia benigna per la quale è sufficiente un piccolo intervento in anestesia locale -, è stata fatta un’ampia resezione mammaria.E’ stata eseguita una quadrantectomia come se avesse avuto un tumore maligno. Anche Simona Zito, 28 anni, aveva una fibrosi al seno destro: anche a lei è stato asportato un quadrante della mammella. Altre diagnosi di cancro al seno, altre storie d’angoscia, altre mutilazioni. Maria Grillo, 44 anni, fu operata, senza «alcuna considerazione delle condizioni e della storia clinica della paziente», al seno pur avendo solo una «mastopatia fibrocistica»; stesso inutile e invasivo intervento ha subito Addolorata Di Nicola, 47 anni. La povera vita, il povero corpo di Giuseppina Bellini già martoriati da una gravissima forma di carcinoma al pancreas con metastasi polmonari per le quali Giuseppina, 61 anni, si era dovuta sottoporre a cicli di chemioterapia e radioterapia, sono stati ulteriormente massacrati: quadrantectomia al seno destro più radicalizzazioni, ovvero asportazione di ulteriore tessuto mammario. Milano-Sanitopoli. Nelle carte dell’inchiesta sulla clinica milanese Santa Rita, ultimo scandalo scoppiato nel mondo della sanità milanese, Domenica e le altre donne operate per inesistenti tumori maligni compaiono tra le tante vittime di una cosca di medici che avrebbero effettuato, secondo gli inquirenti, interventi «dannosi, inutili, avventati, inspiegabili». Tutto il resto è il dolore, lo sgomento di tante ignare pazienti che hanno visto tradito il più delicato dei rapporti di fiducia; un dolore che le carte giudiziarie possono solo far intuire e nessuno potrà ripagare. Molto più che diagnosi sbagliate. Definita «un oggetto misterioso» da Antonio Marchini, responsabile per la sanità della Cgil a Milano, la clinica Santa Rita - amministratore delegato il notaio Pipitone - al centro dello scandalo è l’ennesima prova che in una città un tempo famosa per i suoi grandi ospedali pubblici e per gli illustri clinici (da Angelo De Gasperis a Vittorio Staudacher a Nicola Dioguardi) il mondo della sanità è affetto da un virus micidiale. «Per troppo tempo siamo stati liquidati come fastidiose Cassandre», attacca Marchini, che fa risalire l’inizio del male alla legge 31 del 1997 della Regione Lombardia, presidente Roberto Formigoni, che ha equiparato il pubblico al privato.Modello lumbard, modello che ha visto il grande assalto dei manager con tessera di partito (44 su 47 del Pdl) ai vertici delle Asl e degli ospedali lombardi (ma Formigoni ha sempre difeso queste nomine). Sta di fatto che mentre i grandi e ormai vetusti ospedali milanesi, a cominciare dal Policlinico, si avviavano per mancanza di mezzi a un lento declino, in città negli ultimi anni è stato tutto un fiorire di cliniche e istituti privati (40) convenzionati con il sistema pubblico. Così, nella stessa Milano dove, secondo l’accusa, Domenica e le altre donne subivano tanto dolore e inutili mutilazioni pur di far entrare più denaro nella cassa della clinica e dei medici, migliaia di donne arrivano da tutta Italia per farsi curare all’Ieo di Umberto Veronesi, il prof che ha inventato tecniche meno devastanti e rispettose anche della vita sessuale delle malate. Infatti accanto a poli, pubblici o privati, di assoluta eccellenza - oltre allo Ieo, l’Istituto dei Tumori, la cardiochirurgia al Niguarda, la pediatria al San Paolo, la broncopneumologia all’Humanitas, il San Raffaele per i malati di diabete, gli ospedali San Donato e Galeazzi del nuovo re della sanità, Giuseppe Rotelli, il reparto malattie infettive al Sacco del professor Moroni - è fiorita, fuori da ogni serio controllo, una vera galassia di cliniche ad alto rendimento e gran rischio.«In altre città lombarde, da Bergamo a Brescia, funzionano ottimi ospedali pubblici. A Milano, invece, c’è un business della sanità pazzesco», sostiene Andrea Gori, 44 anni, per 15 anni con Moroni, ora direttore dell’Unità operativa delle malattie infettive all’ospedale San Gerardo di Monza. In principio finirono nel mirino dei magistrati le cliniche di Antonino Ligresti, poi fu la volta dello scandalo rimborsi di Poggi Longostrevi. L’urologo di gran famiglia di medici Edoardo Austoni impiantava protesi su raccomandazione ai suoi pazienti impotenti; persino un medico-ministro, Girolamo Sirchia, è stato condannato per aver ricevuto tangenti da aziende fornitrici del Policlinico. Dai rimborsi del centro per la cura del sonno del San Raffaele a quelli gonfiati dai preti della clinica San Carlo, le inchieste della Procura ormai si sprecano. Ma chi controlla questo mercato miliardario per evitare che si arrivi addirittura ai 90 casi della clinica Santa Rita? Le Asl verificano, a campione, solo il 5 per cento delle cartelle cliniche. E, poi, c’è chi ancora si lamenta della supplenza della magistratura.
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Cosa potrà dire il governatore Formigoni? Cos'altro si può aggiungere?
Giuliano
martedì 10 giugno 2008
CONTRO LO SCUDO SPAZIALE
Presentato come un sistema di difesa contro i possibili attacchi dei missili iraniani, il progetto statunitense dello “Scudo spaziale” è in realtà un’arma di offesa che mira al controllo globale, alla militarizzazione ed al controllo dello spazio. Il progetto è avvolto in un alone di mistero, con accordi segreti tra gli Stati Uniti e vari paesi europei, tagliando fuori l’opinione pubblica e gli stessi Parlamenti.
L’Europa non è riuscita a dare una risposta unitaria, coerente e nonviolenta alla politica aggressiva degli Stati Uniti e questa sua inerzia ha contribuito a spingere la Russia e la Cina, che si sentono direttamente minacciate dal progetto americano, sulla strada del riarmo, ricreando un’atmosfera da “guerra fredda” e aumentando le tensioni internazionali.
La campagna “L’Europa dice no allo Scudo Spaziale” è iniziata nell’aprile 2008 proprio per opporsi a questo pericolosissimo piano, con una petizione on line per chiedere che l’installazione della base radar in Repubblica Ceca (parte del progetto USA ), avversata dal 70% dellapopolazione, venisse decisa tramite un referendum. La petizione internazionale su www.nonviolenza.net ha già superato le 114.000 firme.
La campagna si è rapidamente allargata da Praga a tutta l’Europa, agli Stati Uniti, all’Australia e al Sudamerica, coinvolgendo associazioni e personalità in iniziative di denuncia e protesta e in scioperi della fame ad oltranza e a catena tuttora in corso. In occasione dell’Agorà sul clima, a Bruxelles, sono previsti incontri tra rappresentanti della campagna e vari europarlamentari, con l’obiettivo di coinvolgere il Parlamento Europeo. Nel sito in varie lingue www.nonviolenza.net si trovano informazioni, foto e video aggiornati sulle attività e imessaggi di solidarietà e appoggio giunti da tutto il mondo da parte dipolitici, artisti, giornalisti, attivisti e intellettuali.
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Mao Valpiana
verona
mao@nonviolenti.org
L’Europa non è riuscita a dare una risposta unitaria, coerente e nonviolenta alla politica aggressiva degli Stati Uniti e questa sua inerzia ha contribuito a spingere la Russia e la Cina, che si sentono direttamente minacciate dal progetto americano, sulla strada del riarmo, ricreando un’atmosfera da “guerra fredda” e aumentando le tensioni internazionali.
La campagna “L’Europa dice no allo Scudo Spaziale” è iniziata nell’aprile 2008 proprio per opporsi a questo pericolosissimo piano, con una petizione on line per chiedere che l’installazione della base radar in Repubblica Ceca (parte del progetto USA ), avversata dal 70% dellapopolazione, venisse decisa tramite un referendum. La petizione internazionale su www.nonviolenza.net ha già superato le 114.000 firme.
La campagna si è rapidamente allargata da Praga a tutta l’Europa, agli Stati Uniti, all’Australia e al Sudamerica, coinvolgendo associazioni e personalità in iniziative di denuncia e protesta e in scioperi della fame ad oltranza e a catena tuttora in corso. In occasione dell’Agorà sul clima, a Bruxelles, sono previsti incontri tra rappresentanti della campagna e vari europarlamentari, con l’obiettivo di coinvolgere il Parlamento Europeo. Nel sito in varie lingue www.nonviolenza.net si trovano informazioni, foto e video aggiornati sulle attività e imessaggi di solidarietà e appoggio giunti da tutto il mondo da parte dipolitici, artisti, giornalisti, attivisti e intellettuali.
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Mao Valpiana
verona
mao@nonviolenti.org
lunedì 9 giugno 2008
COMUNICATO STAMPA GRUPPO ABELE
COMUNICATO STAMPA
Foglio di via per le donne prostitute e prostituite?
Ø No perché così non si potrà che peggiorare la condizione per le donne che si prostituiscono, italiane e straniere. Si affosserà la lotta alla tratta degli esseri umani e si riempiranno i Cpt di persone che con la delinquenza non hanno niente a che fare.
Ma no anche perché
1 - Il Ministero dell'Interno, nella precedente legislatura, attraverso un'apposita Commissione istituita proprio sul tema della prostituzione (con la partecipazione di altri ministeri, tra cui quello della Giustizia, enti e associazioni) ha sottolineato che:
- la prostituzione non è un problema di ordine pubblico, non ci sono reati commessi da prostitute ai danni di terzi;
- i reati connessi alla prostituzione riguardano lo sfruttamento della stessa e in particolare la tratta di esseri umani e in questo caso le prostitute sono vittime e non ree.
- le leggi per contrastare la prostituzione forzata e lo sfruttamento ci sono e sono BUONE leggi anche se, ha rilevato la commissione, non sempre sono applicate al meglio e in modo uniforme sul territorio nazionale.
2 - I grandi numeri della prostituzione su strada e al chiuso riguardano per lo più (oltre il 70%) la prostituzione forzata di donne, in particolare migranti, legate a forme di tratta.
3 - I risultati dei rimpatri obbligatori (in seguito a retate, inserimento in CPT e altro) hanno avuto come conseguenza i ritorni delle donne "rimpatriate" oberate da un maggiore debito verso le organizzazioni criminali. In altre parole, le donne ritornano con un debito aumentato per far fronte al "doppio" viaggio.
4 - Il foglio di via, come altri interventi già attuati in forma estemporanea, si limita a spostare il "problema" da un luogo all'altro (dalla città alla periferia, dalla strada ai condomini) senza risolverlo. Col risultato di rendere più arduo il contatto con le donne trafficate per informarle delle opportunità dell'articolo 18, per fare prevenzione sanitaria ecc.
Cosa fare allora?
1 - Applicare le BUONE leggi che abbiamo. La legge Merlin, l'art.18 TU immigrazione, e la legge sulla tratta (228/2003) e aumentare il contrasto alle varie forme di sfruttamento e traffico di esseri umani. La tratta oggi coinvolge donne, uomini e bambini. E' collegata a traffico di droga e di armi. E' collegata a corruzione e traffici illegali di ogni tipo. Deve essere chiaro che le donne sono solo vittime. Vittime da aiutare, ma anche persone che possono fornire elementi preziosi - come precisa dalla Direzione Nazionale Antimafia - per contrastare il fenomeno.
Su questo campo oggi c'è ancora poco investimento, nonostante alcune lodevoli eccezioni. Lo sforzo deve essere contro lo sfruttamento e la tratta e non contro le vittime.
2 - Evitare la prostituzione in alcuni luoghi. Si può prevedere (come era stato già ipotizzato in sede di ministero dell'Interno) di vietare l'esercizio della prostituzione nei pressi di luoghi di culto e di scuole.
3 - Gestire le situazione problematiche con interventi di mediazione dei conflitti, coinvolgendo chi già opera sul tema. Dove ciò è avvenuto il "problema è stato gestito ed è rientrato.
4 - Fornire strumenti di inserimento lavorativo per le donne, italiane e migranti. E' stato lo strumento messo in campo dalla legge Merlin assieme all'eliminazione della schedatura. Strumento che ha permesso a migliaia di donne di cambiare vita. Di fronte a possibilità di altri lavori la maggior parte delle donne sceglie di non prostituirsi.
Alcune considerazioni rispetto alla "questione morale".
Ø Il problema del "decoro" può essere affrontato attraverso interventi di mediazione dei conflitti. Senza dimenticare però che l'esibizione volgare e mercantile del corpo femminile viene proposta costantemente in altri ambiti (televisione, pubblicità) senza suscitare uguale sdegno.
Ø La vera questione morale relativa alla prostituzione è lo scandaloso divario economico tra nord e sud del mondo, tra paesi ricchi e paesi poveri.
Un divario che pone in evidenza il valore/disvalore del denaro. Da un lato c'è chi "si vende" per dare un futuro a se stesso e alla propria famiglia, dall'altro chi usa il proprio denaro per comprare persone come fossero una merce qualsiasi.
Ø E' ipocrita fermarci all'offerta, in termini numerici minoritaria, trascurando la domanda. I clienti delle prostitute sono uomini di tutte le età e di tutti gli strati sociali. Le ricerche e le rilevazioni sul campo concordano su due dati: il 70% sono uomini sposati, la percentuale maggiore ha un livello scolastico medio alto.
Anche per loro crediamo non sia opportuno criminalizzare (arrivando a schedature, sanzioni amministrative). Ma è necessaria una seria e profonda riflessione sulle ragioni di questa forte domanda mercenaria di sessualità.
Luigi Ciotti,
presidente del "Gruppo Abele" e di "Libera - associazioni, nomi e numeri contro le mafie"
Ufficio Comunicazione e Stampa del Gruppo Abele
Mirta Da Pra Pocchiesa
tel. 011 3841072
fax 011 3841091
www.gruppoabele.org
Foglio di via per le donne prostitute e prostituite?
Ø No perché così non si potrà che peggiorare la condizione per le donne che si prostituiscono, italiane e straniere. Si affosserà la lotta alla tratta degli esseri umani e si riempiranno i Cpt di persone che con la delinquenza non hanno niente a che fare.
Ma no anche perché
1 - Il Ministero dell'Interno, nella precedente legislatura, attraverso un'apposita Commissione istituita proprio sul tema della prostituzione (con la partecipazione di altri ministeri, tra cui quello della Giustizia, enti e associazioni) ha sottolineato che:
- la prostituzione non è un problema di ordine pubblico, non ci sono reati commessi da prostitute ai danni di terzi;
- i reati connessi alla prostituzione riguardano lo sfruttamento della stessa e in particolare la tratta di esseri umani e in questo caso le prostitute sono vittime e non ree.
- le leggi per contrastare la prostituzione forzata e lo sfruttamento ci sono e sono BUONE leggi anche se, ha rilevato la commissione, non sempre sono applicate al meglio e in modo uniforme sul territorio nazionale.
2 - I grandi numeri della prostituzione su strada e al chiuso riguardano per lo più (oltre il 70%) la prostituzione forzata di donne, in particolare migranti, legate a forme di tratta.
3 - I risultati dei rimpatri obbligatori (in seguito a retate, inserimento in CPT e altro) hanno avuto come conseguenza i ritorni delle donne "rimpatriate" oberate da un maggiore debito verso le organizzazioni criminali. In altre parole, le donne ritornano con un debito aumentato per far fronte al "doppio" viaggio.
4 - Il foglio di via, come altri interventi già attuati in forma estemporanea, si limita a spostare il "problema" da un luogo all'altro (dalla città alla periferia, dalla strada ai condomini) senza risolverlo. Col risultato di rendere più arduo il contatto con le donne trafficate per informarle delle opportunità dell'articolo 18, per fare prevenzione sanitaria ecc.
Cosa fare allora?
1 - Applicare le BUONE leggi che abbiamo. La legge Merlin, l'art.18 TU immigrazione, e la legge sulla tratta (228/2003) e aumentare il contrasto alle varie forme di sfruttamento e traffico di esseri umani. La tratta oggi coinvolge donne, uomini e bambini. E' collegata a traffico di droga e di armi. E' collegata a corruzione e traffici illegali di ogni tipo. Deve essere chiaro che le donne sono solo vittime. Vittime da aiutare, ma anche persone che possono fornire elementi preziosi - come precisa dalla Direzione Nazionale Antimafia - per contrastare il fenomeno.
Su questo campo oggi c'è ancora poco investimento, nonostante alcune lodevoli eccezioni. Lo sforzo deve essere contro lo sfruttamento e la tratta e non contro le vittime.
2 - Evitare la prostituzione in alcuni luoghi. Si può prevedere (come era stato già ipotizzato in sede di ministero dell'Interno) di vietare l'esercizio della prostituzione nei pressi di luoghi di culto e di scuole.
3 - Gestire le situazione problematiche con interventi di mediazione dei conflitti, coinvolgendo chi già opera sul tema. Dove ciò è avvenuto il "problema è stato gestito ed è rientrato.
4 - Fornire strumenti di inserimento lavorativo per le donne, italiane e migranti. E' stato lo strumento messo in campo dalla legge Merlin assieme all'eliminazione della schedatura. Strumento che ha permesso a migliaia di donne di cambiare vita. Di fronte a possibilità di altri lavori la maggior parte delle donne sceglie di non prostituirsi.
Alcune considerazioni rispetto alla "questione morale".
Ø Il problema del "decoro" può essere affrontato attraverso interventi di mediazione dei conflitti. Senza dimenticare però che l'esibizione volgare e mercantile del corpo femminile viene proposta costantemente in altri ambiti (televisione, pubblicità) senza suscitare uguale sdegno.
Ø La vera questione morale relativa alla prostituzione è lo scandaloso divario economico tra nord e sud del mondo, tra paesi ricchi e paesi poveri.
Un divario che pone in evidenza il valore/disvalore del denaro. Da un lato c'è chi "si vende" per dare un futuro a se stesso e alla propria famiglia, dall'altro chi usa il proprio denaro per comprare persone come fossero una merce qualsiasi.
Ø E' ipocrita fermarci all'offerta, in termini numerici minoritaria, trascurando la domanda. I clienti delle prostitute sono uomini di tutte le età e di tutti gli strati sociali. Le ricerche e le rilevazioni sul campo concordano su due dati: il 70% sono uomini sposati, la percentuale maggiore ha un livello scolastico medio alto.
Anche per loro crediamo non sia opportuno criminalizzare (arrivando a schedature, sanzioni amministrative). Ma è necessaria una seria e profonda riflessione sulle ragioni di questa forte domanda mercenaria di sessualità.
Luigi Ciotti,
presidente del "Gruppo Abele" e di "Libera - associazioni, nomi e numeri contro le mafie"
Ufficio Comunicazione e Stampa del Gruppo Abele
Mirta Da Pra Pocchiesa
tel. 011 3841072
fax 011 3841091
www.gruppoabele.org
NUCLEARE: UNA SCELTA SUICIDA
Rifkin, l'energia fai-da-tecosì ci salveremo dal nucleare
di RICCARDO STAGLIANÒ
Jeremy Rifkin
UNA fatica inutile. Perché se anche rimpiazzassimo nei prossimi annitutte le centrali nucleari esistenti nel mondo, il risparmio diemissioni sarebbe comunque un'inezia. Un quarto di quel che serve per cominciare a rimettere le briglie a un clima impazzito. Jeremy Rifkin non ha dubbi: quella atomica è una strada sbagliata, di retroguardia. Come curare malattie nuovissime con la penicillina. E non c'è neppure bisogno dei campanelli di allarme tipo Krsko per capirlo.
Basta guardare i numeri senza le lenti dell'ideologia. Proprio l'attitudine che, in Italia, scarseggia di più per il guru dell'economia all'idrogeno. Si vedrebbe così che l'uranio, come il petrolio, presto imboccherà la sua parabola discendente: ce ne sarà di meno e costerà di più. E che il problema dello smaltimento delle scorie è drammaticamente aperto anche negli Stati Uniti dove lo studiano da anni. "Vi immaginate uno scenario tipo Napoli, ma dove i rifiuti fossero radioattivi?" è il suo inquietante memento. Meglio puntare su quella che lui chiama la "terza rivoluzione industriale".
L'incidente all'impianto sloveno arroventa il dibattito italiano, a pochi giorni dall'annuncio del ritorno al nucleare. Cosa ne pensa?"Ho parlato con persone che hanno conoscenza di prima mano dell'incidente, e mi hanno tranquillizzato. Non ci sono state fughe radioattive e il governo ha gestito bene tutta la vicenda. Ho lavorato con l'amministrazione Janu e posso dire che hanno sempre dimostrato una leadership illuminata nel traghettare la Slovenia verso le energie rinnovabili. Non posso dire lo stesso di tutti i paesi europei, ma posso lodare le politiche energetiche di Ljubljana".
Superata questa crisi, in generale possiamo sentirci sicuri?"Il problema col nucleare è che si tratta di un'energia con basse probabilità di incidente, ma ad alto rischio. Ovvero: non succede quasi mai niente di brutto, ma se qualcosa va storto può essere una catastrofe. Come Chernobyl".
Il governo italiano ha confermato l'inizio della costruzione delle nuove centrali entro il 2013. Coerenza o azzardo?"Non capisco i termini della discussione in corso in Italia. Amo il vostro paese, lo seguo da anni ma questa volta mi sento davvero perso. I sostenitori dicono: il nucleare è pulito, non produce diossido dicarbonio, quindi contribuirà a risolvere il cambiamento climatico. Un ragionamento che non torna se solo si guarda allo scenario globale. Oggi sono in funzione nel mondo 439 centrali nucleari e producono circa il 5% dell'energia totale. Nei prossimi 20 anni molte di queste centrali andranno rimpiazzate. E nessuno dei top manager del settore energetico crede che lo saranno in una misura maggiore della metà. Ma anche se lo fossero tutte si tratterebbe di un risparmio del 5%. Ora, per avere un qualche impatto nel ridurre il riscaldamento del pianeta, si dovrebbe ridurre del 20% il Co2, un risultato che certo non può venire da qui".
Un finto argomento quindi quello del nucleare "verde"?"Non in assoluto, ma relativamente alla realtà, sì. Perché il passaggio al nucleare avesse un impatto sull'ambiente bisognerebbe costruire 3 centrali ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni. Così facendo fornirebbe il 20% di energia totale, la soglia critica che comincia a fare una differenza. C'è qualcuno sano di mente che pensa che si potrebbe procedere a questo ritmo? La Cina ha ordinato 44 nuove centrali nei prossimi 40 anni per raddoppiare la sua potenza produttiva. Ma si avvia ad essere il principale consumatore di energia...".
Ci sono altri ostacoli lungo questa strada?"Io ne conto cinque, e adesso vi dico il secondo. Non sappiamo ancora come trasportare e stoccare le scorie. Gli Stati Uniti hanno straordinari scienziati e hanno investito 8 miliardi di dollari in 18 anni per stoccare i residui all'interno delle montagne Yucca dove avrebbero dovuto restare al sicuro per quasi 10 mila anni. Bene, hanno già cominciato a contaminare l'area nonostante i calcoli, i fondi e i super-ingegneri. Davvero l'Italia crede di poter far meglio di noi? L'esperienza di Napoli non autorizza troppo ottimismo. E questa voltai rifiuti sarebbero nucleari, con conseguenze inimmaginabili".
Ecoballe all'uranio, un pensiero da brividi. E il terzo ostacolo?"Stando agli studi dell'agenzia internazionale per l'energia atomica l'uranio comincerà a scarseggiare dal 2025-2035. Come il petrolio sta per raggiungere il suo peak. I prezzi, quindi, andranno presto su. Ciò si ripercuoterà sui costi per produrre energia togliendo ulteriori argomenti a questo malpensato progetto. Aggiungo il quarto punto. Si potrebbe puntare sul plutonio. Ma con quello è più facile costruire bombe. La Casa Bianca e molti altri governi fanno un gran parlare dei rischi dell'atomica in mani nemiche. Ma i governi buoni di oggi diventano le canaglie di domani".
Siamo arrivati così all'ultima considerazione. Qual è?"Che non c'è abbastanza acqua nel mondo per gestire impianti nucleari. Temo che non sia noto a tutti che circa il 40% dell'acqua potabile francese serve a raffreddare i reattori. L'estate di cinque anni fa,quando molti anziani morirono per il caldo, uno dei danni collaterali che passarono sotto silenzio fu che scarseggiò l'acqua per raffreddare gli impianti. Come conseguenza fu ridotta l'erogazione di energia elettrica. E morirono ancora più anziani per mancanza di aria condizionata".
Se questi sono i dati che uso ne fa la politica?"Posso sostenere un dibattito con qualsiasi statista sulla base di questi numeri e dimostrargli che sono giusti, inoppugnabili. Ma la politica a volte segue altre strade rispetto alla razionalità. E questo discorso, anche in Italia, è inquinato da considerazioni ideologiche".
In che senso? C'è un'energia di destra e una di sinistra?"Direi modelli energetici élitari e altri democratici. Il nucleare è centralizzato, dall'alto in basso, appartiene al XX secolo, all'epoca del carbone. Servono grossi investimenti iniziali e altrettanti di tipo geopolitico per difenderlo".
E il modello democratico, invece?"È quello che io chiamo la "terza rivoluzione industriale". Un sistema distribuito, dal basso verso l'alto, in cui ognuno si produce la propria energia rinnovabile e la scambia con gli altri attraverso"reti intelligenti" come oggi produce e condivide l'informazione, tramite internet".
Immagina che sia possibile applicarlo anche in Italia?"Sta scherzando? Voi siete messi meglio di tutti: avete il sole dappertutto, il vento in molte località, in Toscana c'è anche il geotermico, in Trentino si possono sfruttare le biomasse. Eppure, con tutto questo ben di dio, siete indietro rispetto a Germania, Scandinavia e Spagna per quel che riguarda le rinnovabili".
Ci dica come si affronta questa transizione."Bisogna cominciare a costruire abitazioni che abbiano al loro interno le tecnologie per produrre energie rinnovabili, come il fotovoltaico. Non è un'opzione, ma un obbligo comunitario quello di arrivare al 20%: voi da dove avete cominciato? Oggi il settore delle costruzioni è il primo fattore di riscaldamento del pianeta, domani potrebbe diventare parte della soluzione. Poi serviranno batterie a idrogeno per immagazzinare questa energia. E una rete intelligente perdistribuirla".
Oltre che motivi etici, sembrano essercene anche di economici molto convincenti. È così?"In Spagna, che sta procedendo molto rapidamente verso le rinnovabili,alcune nuove compagnie hanno fatto un sacco di soldi proprio realizzando soluzioni "verdi". Il nucleare, invece, è una tecnologia matura e non creerà nessun posto di lavoro. Le energie alternative potrebbero produrne migliaia".
A questo punto solo un pazzo potrebbe scegliere un'altra strada. Eppure non è solo Roma ad aver riconsiderato il nucleare. Perché?"Credo che abbia molto a che fare con un gap generazionale. E ve lo dice uno che ha 63 anni. I vecchi politici, cresciuti con la sindrome del controllo, si sentono più a loro agio in un mondo in cui anchel'energia è somministrata da un'entità superiore".
(7 giugno 2008)
di RICCARDO STAGLIANÒ
Jeremy Rifkin
UNA fatica inutile. Perché se anche rimpiazzassimo nei prossimi annitutte le centrali nucleari esistenti nel mondo, il risparmio diemissioni sarebbe comunque un'inezia. Un quarto di quel che serve per cominciare a rimettere le briglie a un clima impazzito. Jeremy Rifkin non ha dubbi: quella atomica è una strada sbagliata, di retroguardia. Come curare malattie nuovissime con la penicillina. E non c'è neppure bisogno dei campanelli di allarme tipo Krsko per capirlo.
Basta guardare i numeri senza le lenti dell'ideologia. Proprio l'attitudine che, in Italia, scarseggia di più per il guru dell'economia all'idrogeno. Si vedrebbe così che l'uranio, come il petrolio, presto imboccherà la sua parabola discendente: ce ne sarà di meno e costerà di più. E che il problema dello smaltimento delle scorie è drammaticamente aperto anche negli Stati Uniti dove lo studiano da anni. "Vi immaginate uno scenario tipo Napoli, ma dove i rifiuti fossero radioattivi?" è il suo inquietante memento. Meglio puntare su quella che lui chiama la "terza rivoluzione industriale".
L'incidente all'impianto sloveno arroventa il dibattito italiano, a pochi giorni dall'annuncio del ritorno al nucleare. Cosa ne pensa?"Ho parlato con persone che hanno conoscenza di prima mano dell'incidente, e mi hanno tranquillizzato. Non ci sono state fughe radioattive e il governo ha gestito bene tutta la vicenda. Ho lavorato con l'amministrazione Janu e posso dire che hanno sempre dimostrato una leadership illuminata nel traghettare la Slovenia verso le energie rinnovabili. Non posso dire lo stesso di tutti i paesi europei, ma posso lodare le politiche energetiche di Ljubljana".
Superata questa crisi, in generale possiamo sentirci sicuri?"Il problema col nucleare è che si tratta di un'energia con basse probabilità di incidente, ma ad alto rischio. Ovvero: non succede quasi mai niente di brutto, ma se qualcosa va storto può essere una catastrofe. Come Chernobyl".
Il governo italiano ha confermato l'inizio della costruzione delle nuove centrali entro il 2013. Coerenza o azzardo?"Non capisco i termini della discussione in corso in Italia. Amo il vostro paese, lo seguo da anni ma questa volta mi sento davvero perso. I sostenitori dicono: il nucleare è pulito, non produce diossido dicarbonio, quindi contribuirà a risolvere il cambiamento climatico. Un ragionamento che non torna se solo si guarda allo scenario globale. Oggi sono in funzione nel mondo 439 centrali nucleari e producono circa il 5% dell'energia totale. Nei prossimi 20 anni molte di queste centrali andranno rimpiazzate. E nessuno dei top manager del settore energetico crede che lo saranno in una misura maggiore della metà. Ma anche se lo fossero tutte si tratterebbe di un risparmio del 5%. Ora, per avere un qualche impatto nel ridurre il riscaldamento del pianeta, si dovrebbe ridurre del 20% il Co2, un risultato che certo non può venire da qui".
Un finto argomento quindi quello del nucleare "verde"?"Non in assoluto, ma relativamente alla realtà, sì. Perché il passaggio al nucleare avesse un impatto sull'ambiente bisognerebbe costruire 3 centrali ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni. Così facendo fornirebbe il 20% di energia totale, la soglia critica che comincia a fare una differenza. C'è qualcuno sano di mente che pensa che si potrebbe procedere a questo ritmo? La Cina ha ordinato 44 nuove centrali nei prossimi 40 anni per raddoppiare la sua potenza produttiva. Ma si avvia ad essere il principale consumatore di energia...".
Ci sono altri ostacoli lungo questa strada?"Io ne conto cinque, e adesso vi dico il secondo. Non sappiamo ancora come trasportare e stoccare le scorie. Gli Stati Uniti hanno straordinari scienziati e hanno investito 8 miliardi di dollari in 18 anni per stoccare i residui all'interno delle montagne Yucca dove avrebbero dovuto restare al sicuro per quasi 10 mila anni. Bene, hanno già cominciato a contaminare l'area nonostante i calcoli, i fondi e i super-ingegneri. Davvero l'Italia crede di poter far meglio di noi? L'esperienza di Napoli non autorizza troppo ottimismo. E questa voltai rifiuti sarebbero nucleari, con conseguenze inimmaginabili".
Ecoballe all'uranio, un pensiero da brividi. E il terzo ostacolo?"Stando agli studi dell'agenzia internazionale per l'energia atomica l'uranio comincerà a scarseggiare dal 2025-2035. Come il petrolio sta per raggiungere il suo peak. I prezzi, quindi, andranno presto su. Ciò si ripercuoterà sui costi per produrre energia togliendo ulteriori argomenti a questo malpensato progetto. Aggiungo il quarto punto. Si potrebbe puntare sul plutonio. Ma con quello è più facile costruire bombe. La Casa Bianca e molti altri governi fanno un gran parlare dei rischi dell'atomica in mani nemiche. Ma i governi buoni di oggi diventano le canaglie di domani".
Siamo arrivati così all'ultima considerazione. Qual è?"Che non c'è abbastanza acqua nel mondo per gestire impianti nucleari. Temo che non sia noto a tutti che circa il 40% dell'acqua potabile francese serve a raffreddare i reattori. L'estate di cinque anni fa,quando molti anziani morirono per il caldo, uno dei danni collaterali che passarono sotto silenzio fu che scarseggiò l'acqua per raffreddare gli impianti. Come conseguenza fu ridotta l'erogazione di energia elettrica. E morirono ancora più anziani per mancanza di aria condizionata".
Se questi sono i dati che uso ne fa la politica?"Posso sostenere un dibattito con qualsiasi statista sulla base di questi numeri e dimostrargli che sono giusti, inoppugnabili. Ma la politica a volte segue altre strade rispetto alla razionalità. E questo discorso, anche in Italia, è inquinato da considerazioni ideologiche".
In che senso? C'è un'energia di destra e una di sinistra?"Direi modelli energetici élitari e altri democratici. Il nucleare è centralizzato, dall'alto in basso, appartiene al XX secolo, all'epoca del carbone. Servono grossi investimenti iniziali e altrettanti di tipo geopolitico per difenderlo".
E il modello democratico, invece?"È quello che io chiamo la "terza rivoluzione industriale". Un sistema distribuito, dal basso verso l'alto, in cui ognuno si produce la propria energia rinnovabile e la scambia con gli altri attraverso"reti intelligenti" come oggi produce e condivide l'informazione, tramite internet".
Immagina che sia possibile applicarlo anche in Italia?"Sta scherzando? Voi siete messi meglio di tutti: avete il sole dappertutto, il vento in molte località, in Toscana c'è anche il geotermico, in Trentino si possono sfruttare le biomasse. Eppure, con tutto questo ben di dio, siete indietro rispetto a Germania, Scandinavia e Spagna per quel che riguarda le rinnovabili".
Ci dica come si affronta questa transizione."Bisogna cominciare a costruire abitazioni che abbiano al loro interno le tecnologie per produrre energie rinnovabili, come il fotovoltaico. Non è un'opzione, ma un obbligo comunitario quello di arrivare al 20%: voi da dove avete cominciato? Oggi il settore delle costruzioni è il primo fattore di riscaldamento del pianeta, domani potrebbe diventare parte della soluzione. Poi serviranno batterie a idrogeno per immagazzinare questa energia. E una rete intelligente perdistribuirla".
Oltre che motivi etici, sembrano essercene anche di economici molto convincenti. È così?"In Spagna, che sta procedendo molto rapidamente verso le rinnovabili,alcune nuove compagnie hanno fatto un sacco di soldi proprio realizzando soluzioni "verdi". Il nucleare, invece, è una tecnologia matura e non creerà nessun posto di lavoro. Le energie alternative potrebbero produrne migliaia".
A questo punto solo un pazzo potrebbe scegliere un'altra strada. Eppure non è solo Roma ad aver riconsiderato il nucleare. Perché?"Credo che abbia molto a che fare con un gap generazionale. E ve lo dice uno che ha 63 anni. I vecchi politici, cresciuti con la sindrome del controllo, si sentono più a loro agio in un mondo in cui anchel'energia è somministrata da un'entità superiore".
(7 giugno 2008)
UNO SCRITTO DI PAOLO FARINELLA, PRETE GENOVESE
Care Amiche e Amici,
Invio di seguito e in allegato per chi non legge di seguito, questa "fuori busta" sull'apparizione di Berlusconi al papa che si è convertito al berlusconismo con sistema tedesco. Sono confortato dalle parole del cardinale Martini che con una forza inusistata, tipica di chi è prossimo alla morte, si scaglia contro i vizi del clero, tra i quali eccelle il peccato di carrierismo, sul cui altare oggi molti, troppi sacrificano la loro libertà di pensiero e di parola, la loro stessa dignità e spesso anche la morale e di solito la fede. Da anni dico le stesse cose e oggi per me è un conforto sentirle da un cardinale come lui, contento anche di pagare i prezzi che il mercato ecclesiastico impone.
Paolo Farinella, prete - Genova
Finestra politica-8
Berlusconi sale al Vaticano e il papa scende a palazzo Chigi
Genova, 06 giungo 2008 - Il sogno berlusconiano si è compiuto: sulla via del monte Quirinale, il governo peggiore della storia italiana ha ricevuto la Cresima, officiante papa Benedetto XVI. Che clima primaverile e bucolico! Solo Virgilio avrebbe potuto celebrare l'idillio amoroso aggiungendo una undicesima bucolica alle dieci già esistenti. Che aria distesa! Se si chiudeva l'audio della tv (di Stato) era facile immaginare Melibeo e Titiro che descrivono il dolce tramonto romano, mentre umile e gaio si eleva nel terso cielo dell'Urbe il fumo dei camini! Che « clima cioioso» e festante per la nuova èra italo-vaticana. Il Tevere è ora biologico e le sue acque si possono bere tranquillamente senza più pericolo. La consacrazione e l'incoronazione hanno avuto successo e tutti vissero felici e contenti per la perfetta sintonia di vedute tra Governo e Vaticano. Firmate le transazioni economiche ancora sospese, come le scuole private, rimosso ogni sospetto di autonomia dello Stato, seppellita la nozione stessa di laicità, non ci resta che farci tutti preti e suore e finire gli ultimi giorni in convento o in sacrestia.
Berlusconi, dunque, è apparso al papa in tutta la lunghezza della sua piccola statura (dicono le cronache che per l'occasione abbia rinforzato i tacchi), fiato trattenuto per esprimere i pettorali, segno deciso di un governo decisionista. Come in tutti gli idilli, c'è un «però»: nessuno, però, si fidava del capo Narciso per lasciarlo solo col papa. Per la prima volta nella storia bimillenaria della diplomazia vaticano, il presidente italiano del consiglio dei ministri è accompagnato e assistito, anche durante l'udienza privata, da Gianni Letta, il cardinale Richelieu del caso. Tutti avevano paura del Narciso e delle sue solite gaffes. Il papa temeva che lo abbracciasse e dichiarasse di essere suo convivente di fatto. La curia aveva paura che si sedesse al posto del papa e si auto-proclamasse «Dio che manda in missione i suoi apostoli di partito». La casa pontificia che si travestisse da papa e presentasse il Benedetto come suo autista, oppure che scambiasse qualche prelato effeminato per una donna e la «distendesse» lì nei sacri palazzotti. Era necessario che l'uomo fosse guardato a vista con un cane da guardia accanto. Dicono le indiscrezioni che Gianni la Guardia avesse uno spillone per prevenire e, extrema ratio, una pistola da tasca per farlo fuori in caso di irreparabile necessità. Tutto però è andato bene: per il papa che ha ricevuto le chiavi del governo d'Italia, per Berlusconi che ha visto pompare il suo «super-ego» insaziabile, per tutti tranne che per l'Italia che ora dovrà pagare i conti a saldo.
Apprendiamo con compunto interesse che il cane da guardia, Mons. Gianni (per gli amici e la Segreteria di Sato), è stato insignito delle infule di «Gentiluomo di Sua Santità». Ora sappiamo che non vi sono solo atei devoti, ma anche atei gentiluomini di là e di qua dal Tevere. Questa nomina è significativa perché esprime una duplice fedeltà: il Gentiluomo del papa è anche sottosegretario del presidente del consiglio. A molti è sfuggita la mossa: ora a Palazzo Chigi governa Berlusconi che è governato dal Gianni-Richelieu, che è nominato Gentiluomo dal papa per conto del quale governa il governo delle banane. La sua prossima nomina sarà: cardinale di Santa Ratzingheriana Chiesa.
Ci sentiamo completamente estranei a questa euforia e a questa, almeno per noi, invereconda sceneggiata: un papa che consacra un uomo come Berlusconi sarà certamente un capo di Stato che fa i suoi interessi, ma cessa di essere un Pastore (anche tedesco) in difesa del bene comune del suo popolo. Avrebbe dovuto dirgli: Non licet che tu ti arricchisca sulle debolezze della gente; non licet che tu vada in guerra; non licet che tu abbia fatto eleggere inquisiti e condannati anche per reati di mafia; non licet che un papa che è padre dei poveri e degli immigrati si presenti alle tv con te accanto: prima vai, vendi quello che hai, dàllo ai poveri, poi vieni e seguimi. Avrebbe dovuto, ma non lo ha fatto. Nonostante ciò, a noi non interessa la diplomazia, o il protocollo o la ragion di Stato, a noi interessa la simbologia dei gesti che parlano più di ogni discorso. Papa Giovanni, nel giorno dell'inizio del suo pontificato (28 ottobre 1958) disse: «Le altre qualità umane, la scienza, l'accorgimento, il tatto diplomatico, le qualità organizzative, possono riuscire di completamento per un governo pontificale, ma in nessun modo possono sostituire il compito di pastore».
Note a làtere:
1. Il cardinale Bagnasco all'assemblea generale della Cei ha fatto la sua prolusione di circa 50 mila parole (dodici pagine). Ci siamo presi la libertà di spulciare. Gesù Cristo è citato solo una volta e in una citazione scritturistica (quindi come se non ci fosse). Anche la parola vangelo non è mai menzionato. Dio è nominato 13 volte di cui 3 in citazioni. Il papa complessivamente è citato 11 volte (+ 5 volte Giovanni Paolo II) e Chiesa ricorre 25 volte.
2. Il capo dei lefebvriani, il vescovo scismatico Fallay, ha dichiarato che non è in vista alcun accordo con il Vaticano perché il motu proprio sul ritorno alla messa preconciliare non è sufficiente: l'accordo si farà solo quando verranno abrogate tutte le riforme del Vaticano II. Con buona pace di chi pensava che la «restaurazione benedettina» fosse in vista del rientro dei lefebvriani. Anzi, questa risposta dimostra che il papa ha agito perché convinto da sé e per sé che il concilio è una sciagura per la Chiesa e si sta impegnando lentamente, pantofola dopo pantofola, paramento dopo paramento, a riportare la gerarchia ai tempi del merletto (peccato che manchi l'arsenico).
3. Intanto il cardinale Martini, con la libertà di chi sta per morire, accusa preti e vescovi di essere carrieristi invidiosi e maldicenti, che, pur di avere le mutande a strisce rosso-cardinalizio, vendono Gesù Cristo con Madonna e Apostoli incorporati. Non si chiama più «gerarchia cattolica», ma Associazione «Et cum spiritu tuo». Amen.
Invio di seguito e in allegato per chi non legge di seguito, questa "fuori busta" sull'apparizione di Berlusconi al papa che si è convertito al berlusconismo con sistema tedesco. Sono confortato dalle parole del cardinale Martini che con una forza inusistata, tipica di chi è prossimo alla morte, si scaglia contro i vizi del clero, tra i quali eccelle il peccato di carrierismo, sul cui altare oggi molti, troppi sacrificano la loro libertà di pensiero e di parola, la loro stessa dignità e spesso anche la morale e di solito la fede. Da anni dico le stesse cose e oggi per me è un conforto sentirle da un cardinale come lui, contento anche di pagare i prezzi che il mercato ecclesiastico impone.
Paolo Farinella, prete - Genova
Finestra politica-8
Berlusconi sale al Vaticano e il papa scende a palazzo Chigi
Genova, 06 giungo 2008 - Il sogno berlusconiano si è compiuto: sulla via del monte Quirinale, il governo peggiore della storia italiana ha ricevuto la Cresima, officiante papa Benedetto XVI. Che clima primaverile e bucolico! Solo Virgilio avrebbe potuto celebrare l'idillio amoroso aggiungendo una undicesima bucolica alle dieci già esistenti. Che aria distesa! Se si chiudeva l'audio della tv (di Stato) era facile immaginare Melibeo e Titiro che descrivono il dolce tramonto romano, mentre umile e gaio si eleva nel terso cielo dell'Urbe il fumo dei camini! Che « clima cioioso» e festante per la nuova èra italo-vaticana. Il Tevere è ora biologico e le sue acque si possono bere tranquillamente senza più pericolo. La consacrazione e l'incoronazione hanno avuto successo e tutti vissero felici e contenti per la perfetta sintonia di vedute tra Governo e Vaticano. Firmate le transazioni economiche ancora sospese, come le scuole private, rimosso ogni sospetto di autonomia dello Stato, seppellita la nozione stessa di laicità, non ci resta che farci tutti preti e suore e finire gli ultimi giorni in convento o in sacrestia.
Berlusconi, dunque, è apparso al papa in tutta la lunghezza della sua piccola statura (dicono le cronache che per l'occasione abbia rinforzato i tacchi), fiato trattenuto per esprimere i pettorali, segno deciso di un governo decisionista. Come in tutti gli idilli, c'è un «però»: nessuno, però, si fidava del capo Narciso per lasciarlo solo col papa. Per la prima volta nella storia bimillenaria della diplomazia vaticano, il presidente italiano del consiglio dei ministri è accompagnato e assistito, anche durante l'udienza privata, da Gianni Letta, il cardinale Richelieu del caso. Tutti avevano paura del Narciso e delle sue solite gaffes. Il papa temeva che lo abbracciasse e dichiarasse di essere suo convivente di fatto. La curia aveva paura che si sedesse al posto del papa e si auto-proclamasse «Dio che manda in missione i suoi apostoli di partito». La casa pontificia che si travestisse da papa e presentasse il Benedetto come suo autista, oppure che scambiasse qualche prelato effeminato per una donna e la «distendesse» lì nei sacri palazzotti. Era necessario che l'uomo fosse guardato a vista con un cane da guardia accanto. Dicono le indiscrezioni che Gianni la Guardia avesse uno spillone per prevenire e, extrema ratio, una pistola da tasca per farlo fuori in caso di irreparabile necessità. Tutto però è andato bene: per il papa che ha ricevuto le chiavi del governo d'Italia, per Berlusconi che ha visto pompare il suo «super-ego» insaziabile, per tutti tranne che per l'Italia che ora dovrà pagare i conti a saldo.
Apprendiamo con compunto interesse che il cane da guardia, Mons. Gianni (per gli amici e la Segreteria di Sato), è stato insignito delle infule di «Gentiluomo di Sua Santità». Ora sappiamo che non vi sono solo atei devoti, ma anche atei gentiluomini di là e di qua dal Tevere. Questa nomina è significativa perché esprime una duplice fedeltà: il Gentiluomo del papa è anche sottosegretario del presidente del consiglio. A molti è sfuggita la mossa: ora a Palazzo Chigi governa Berlusconi che è governato dal Gianni-Richelieu, che è nominato Gentiluomo dal papa per conto del quale governa il governo delle banane. La sua prossima nomina sarà: cardinale di Santa Ratzingheriana Chiesa.
Ci sentiamo completamente estranei a questa euforia e a questa, almeno per noi, invereconda sceneggiata: un papa che consacra un uomo come Berlusconi sarà certamente un capo di Stato che fa i suoi interessi, ma cessa di essere un Pastore (anche tedesco) in difesa del bene comune del suo popolo. Avrebbe dovuto dirgli: Non licet che tu ti arricchisca sulle debolezze della gente; non licet che tu vada in guerra; non licet che tu abbia fatto eleggere inquisiti e condannati anche per reati di mafia; non licet che un papa che è padre dei poveri e degli immigrati si presenti alle tv con te accanto: prima vai, vendi quello che hai, dàllo ai poveri, poi vieni e seguimi. Avrebbe dovuto, ma non lo ha fatto. Nonostante ciò, a noi non interessa la diplomazia, o il protocollo o la ragion di Stato, a noi interessa la simbologia dei gesti che parlano più di ogni discorso. Papa Giovanni, nel giorno dell'inizio del suo pontificato (28 ottobre 1958) disse: «Le altre qualità umane, la scienza, l'accorgimento, il tatto diplomatico, le qualità organizzative, possono riuscire di completamento per un governo pontificale, ma in nessun modo possono sostituire il compito di pastore».
Note a làtere:
1. Il cardinale Bagnasco all'assemblea generale della Cei ha fatto la sua prolusione di circa 50 mila parole (dodici pagine). Ci siamo presi la libertà di spulciare. Gesù Cristo è citato solo una volta e in una citazione scritturistica (quindi come se non ci fosse). Anche la parola vangelo non è mai menzionato. Dio è nominato 13 volte di cui 3 in citazioni. Il papa complessivamente è citato 11 volte (+ 5 volte Giovanni Paolo II) e Chiesa ricorre 25 volte.
2. Il capo dei lefebvriani, il vescovo scismatico Fallay, ha dichiarato che non è in vista alcun accordo con il Vaticano perché il motu proprio sul ritorno alla messa preconciliare non è sufficiente: l'accordo si farà solo quando verranno abrogate tutte le riforme del Vaticano II. Con buona pace di chi pensava che la «restaurazione benedettina» fosse in vista del rientro dei lefebvriani. Anzi, questa risposta dimostra che il papa ha agito perché convinto da sé e per sé che il concilio è una sciagura per la Chiesa e si sta impegnando lentamente, pantofola dopo pantofola, paramento dopo paramento, a riportare la gerarchia ai tempi del merletto (peccato che manchi l'arsenico).
3. Intanto il cardinale Martini, con la libertà di chi sta per morire, accusa preti e vescovi di essere carrieristi invidiosi e maldicenti, che, pur di avere le mutande a strisce rosso-cardinalizio, vendono Gesù Cristo con Madonna e Apostoli incorporati. Non si chiama più «gerarchia cattolica», ma Associazione «Et cum spiritu tuo». Amen.
venerdì 6 giugno 2008
IMMIGRATI, CAPRI ESPIATORI
Il manifesto 06-06-08
L'EUROPA DELL'APARTHEID
ÉTIENNE BALIBAR: «GLI IMMIGRATI CAPRI ESPIATORI»
«Si è cittadini europei per diritto genealogico. Gli immigrati, ventottesima nazione fantasma, sono degli esclusi. Il razzismo è specchio dell'ostilità tra europei. Le colpe del nazionalismo di sinistra»
Teresa Pullano È pessimista sull'avanzata delle destre, anche estreme, in Europa.E sul fatto che i cittadini dell'Unione desiderino realmente la democrazia. Ma si affida a Gramsci per dire che in questo momento bisogna avere l'ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione. Confessa che oggi non direbbe no ad un referendum sulla Costituzione europea. E pensa che nei confronti degli immigrati, il «ventottesimo stato dell'Ue», esista una vera e propria «apartheid europea», in cui il razzismo rispecchia i conflitti interni tra gli stessi cittadini comunitari. Conflitti dei quali i migranti rappresentano solo il capro espiatorio. Incontriamo Étienne Balibar, filosofo della politica e intellettuale critico della costruzione europea, di passaggio a Roma per alcune conferenze proprio mentre divampa in Italia un clima xenofobo e razzista.
In Italia ha vinto la Lega sulla base della difesa del territorio, perfino i movimenti pensano di ripartire dallo stesso principio, sia pur declinato in maniera opposta. Forse che in Europa il principio del territorio si sta sostituendo a quello di nazione?
Quello del territorio è un concetto plastico che non ha un referente univoco. Leggevo qualche giorno fa un editoriale del manifesto sulle violenze al Pigneto: si faceva una critica, giustificata ma che non offre una soluzione immediata, del modo in cui tende a svilupparsi un mito del microterritorio che fa sì che gli abitanti di un quartiere o di una regione si percepiscano come difensori di uno spazio minacciato da cui espellere tutti gli stranieri. È la prova che la nozione di territorio può funzionare a vari livelli. Nelle periferie francesi le guerre tra bande di giovani proletari immigrati, disoccupati e non scolarizzati sono anch'esse dei fenomeni di difesa del territorio nel senso fantasmatico del termine. È a questo livello che bisogna proporsi non solo una critica dellanozione di territorio, ma una vera politica d'apertura o di deterritorializzazione dell'appartenenza comunitaria. La sacralizzazione dei piccoli territori può essere molto violenta ma è limitata. Ciò che preoccupa è la generalizzazione di questi fenomeni su una scala più ampia. Si è verificato con il fascismo, che era una trasformazione immaginaria del territorio nazionale in proprietà di un popolo o di una razza. Ci sarebbero delle conseguenze disastrose se questo fenomeno si sviluppasse nell'insieme dell'Europa, in particolar modo su base culturale, come sembra suggerire Benedetto XVI, quando sostiene che essa è un territorio cristiano e di conseguenza i musulmani sono dei corpi estranei.
Possiamo dunque concludere che il principio di territorialità può essere la base di una cittadinanza europea?
La costruzione europea ha una base territoriale per definizione, ma a secondase la concepiamo come fissa o evolutiva, come chiusa o aperta, si apre una direzione storica diversa. Oggi il territorio non è la base della cittadinanza europea, ma dovrebbe diventarlo. Quella che definisco come una vera e propria «apartheid europea» è data dal fatto che è cittadino europeo solo chi ha la nazionalità di uno degli Stati membri. Gli immigrati stabilitisi da una o piùgenerazioni sul suolo europeo sono la ventottesima nazione fantasma dell'Ue e costituiscono circa un ottavo della sua popolazione. Non sono semplicemente persone che in Francia non sono francesi, in Germania non sono tedeschi o in Italia non sono italiani. È a livello dell'intera Europa che gli immigrati sono degli esclusi, a maggior ragione con la libera circolazione all'interno delle frontiere europee. L'allargamento dell'Unione europea produce forme qualitativamente nuove d'esclusione. Il diritto alla cittadinanza europea non è territoriale: è genealogico. Nella maggior parte degli stati membri la nazionalità si acquisisce con lo jus soli, ma a livello dell'insieme dell'Europa la cittadinanza è genealogica nel senso dell'appartenenza originaria alla nazione. Questo evoca dei ricordi e pone problemi inevitabili. Ci sono delle analogie tra lo sviluppo di quest'esclusione e il fatto che nella storia ci sono state e ci sono sempre, almeno a livello simbolico, delle popolazioni transnazionali trattate come nemici interni o corpi estranei alla civiltà europea.È stato il caso degli ebrei; oggi non lo è più. Rimane il caso dei rom. Il fenomeno di cui parlo è tuttavia moltopiù vasto.
Oggi in Europa non si sentono istanze di partecipazione dal basso a livello comunitario, mentre nei singoli stati le istanze di partecipazione si esprimono in un linguaggio nazionalistico e identitario. Che rapporto vede fra queste due tendenze?
La domanda di partecipazione a livello locale e la domanda di controllo popolare a livello nazionale e sovranazionale non si escludono. Forse c'è bisogno di un'accelerazione delle cose perché i cittadini ne prendano coscienza. La responsabilità di questa situazione è da attribuire alle istanze intermedie, come i partiti politici, che oggisono drammaticamente assenti e ci si dovrebbe chiedere il perché. Secondo Gramsci, le istanze intermedie sono la trama statale del funzionamento della società civile e, reciprocamente, i conflitti della società civile si traspongono nella struttura dello stato. Le costituzioni nate dalla resistenza in Francia e in Italia infatti affidano ai partiti il ruolo di costituire l'opinione pubblica.
Dove sono oggi i partiti politici in Europa?
La legittimità degli Stati nazionali e quella dell'Unione europea secondo lei vanno di pari passo?
Il momento attuale è caratterizzato, in modo preoccupante, da una perdita di legittimità democratica degli Stati nazione e da una diminuzione della legittimità del progetto politico europeo. Non si tratta di assumere una posizione di difesa della sovranità nazionale, al contrario. Io adotto la definizione di legittimità di Max Weber, che mi pare vicina al concetto foucaultiano di potere: una nozione pragmatica e realista che si articola in termini di probabilità, d'obbedienza al potere pubblico e dunque d'efficacia di questo stesso potere. Da questo punto di vista, non possiamo ritornare indietro rispetto a quel poco di struttura politica che esiste su scala europea, ma siamo obbligati a progredire. Ne consegue che la legittimità delle istituzioni europee è diventata una condizione di legittimità delle istituzioni nazionali stesse. Non tarderemo a vedere concretamente gli effetti di questa relazione, che si manifesteranno con forza man mano che le difficoltà economiche e sociali legate agli choc petroliferi si ripercuoteranno in Europa. Solo delle politiche europee comuni hanno una minima possibilità di essere efficaci di fronte a questo tipo di situazione, ma devono essere approvate dai cittadini degli Stati nazionali, che rimangono la fonte ultima di legittimità.
Intanto in Europa assistiamo a una crescita delle destre, anche quelle più estreme. Perché, secondo lei?
In questo momentosono pessimista e mi riconosco nella massima di Gramsci dell'ottimismodella volontà e pessimismo della ragione. Per principio lesituazioni difficili sono quelle in cui bisogna immaginare delle soluzionie delle forme d'azione collettiva e non lasciarsi andare a seguire latendenza naturale delle cose. I sistemi politici relativamente democraticinei quali viviamo o abbiamo vissuto sono in questo momento gravementeminacciati ed indeboliti. Ai miei occhi, i problemi del nazionalismo edell'avanzamento della destra non coincidono. Tra le due correntiideologiche ci sono delle interferenze molto forti, ma esse non siriducono l'una all'altra. Il nazionalismo nei vari Paesi europei non è monopolio della destra. Faccio parte - lo devo confessare, ma i lettori del manifesto lo sanno - delle persone che tre anni fa in Francia hanno votato «no» al referendum sulla costituzione europea. Ho creduto di farlo per ragioni che non erano né di destra né nazionaliste. Sono oggi costretto a constatare che questa scommessa è stata persa e che l'aspetto transnazionale e il richiamo a un federalismo europeo sono stati completamente neutralizzati da una dominante nazionalista a sinistra, o meglio nella vecchia sinistra. Ciò che è inquietante è la convergenza del nazionalismo di destra e del nazionalismo di sinistra. I suoi effetti si fanno sentire a livello dei governi nella forma di un sabotaggio permanente delle politiche europee comuni. Ma la convergenza tra le due forme di nazionalismo a livello dell'opinione pubblica e dell'ethos delle classi popolari in Europa è ancora più preoccupante. Meno gli stati nazionali sono capaci di rispondere alle sfide economiche, sociali e culturali del mondo contemporaneo, più i discorsi populisti e nazionalisti fanno presa su una parte delle classi popolari in Europa. Bisogna interrogarsi sulle cause strutturali di questa situazione, non ci si può accontentare del discorso elitista dell'ignoranza del popolo. Di certo è una situazione molto pericolosa per il futuro della democrazia in Europa, senza parlare delle conseguenze sullo sviluppo del razzismo.
Lei parla diun nazionalismo di sinistra. Si può dire che la sinistra oggi pensi da un lato lo spazio mondiale e dall'altro quello nazionale, e sia perciò incapace di vedere quello europeo come uno spazio eterogeneo rispetto agli altri due? È forse un lascito dell'internazionalismo di Marx?
Calandoci nell'epoca in cui Marx ha scritto, potremmo dire esattamente il contrario. Il pensiero di Marx era legato a un momento rivoluzionario che investiva l'Europa intera. Rileggendo gli articoli di Marx del 1848, vediamo che il nazionalismo democratico si allea con il socialismo e le prime forme di lotta di classe. In quel momento Marx e Engels hanno probabilmente pensato che una repubblica democratica europea o un'alleanza di repubbliche democratiche europee era al contempo la forma nella quale si preparava o poteva realizzarsi il superamento del capitalismo. Oggi la situazione è diversa e il senso di parole come nazionalismo si è ribaltato.È vero che certe forme di anticapitalismo teorico, che pescano in parte nell'eredità di Marx e che io non disprezzo ma trovo un po'arcaiche ed unilaterali, trascurano il problema della politica europea. La prospettiva altermondialista ha tuttavia il vantaggio di affermare che pensare l'Europa come uno spazio chiuso è illusorio. Al contempo, le costituzioni democratiche sono radicate nella risoluzione dei conflitti storici passati. Costruire uno spazio politico europeo è importante perché dobbiamo ricomporre il nostro passato a livello continentale: una cultura politica comune deve emergere dalle differenze culturali e storiche dell'Europa. Vi è un legame profondo tra la mancata rielaborazione del nostro passato e l'immigrazione. Gli immigrati sono i capri espiatori dell'ostilità fra gli europei. E' la loro stessa incapacità di pensarsi come un'unità che impedisce agli europei di trattare il problema dell'immigrazione in termini progressisti. I francesi non vi diranno mai che detestano i tedeschi o gli inglesi che non possono sopportare l'idea di formare un popolo comune con gli spagnoli, però questa diffidenza non è stata superata, anzi si è rafforzata con l'allargamento dell'Europa ad Est.
La Costituzione europea è stata affossata, ma in parte vienerecuperata con il Trattato di Lisbona. Come giudica la strategia deileader politici europei di procedere comunque, nonostante il rifiuto deicittadini dell'Unione?
Non m'interessa, dubito che gli stessi leader europei ci credano loro stessi. Possiamo invece tornare sulla questione del rifiuto del Trattato europeo. I casi francese ed olandese, come ha scritto Helmut Schmidt su Die Zeit, non erano isolati. Il malessere era generale. Questo malessere resta da interpretare e analizzare ed è sempre d'attualità. All'epoca ho difeso la posizione un po' troppo idealista, che oggi non sosterrei più allo stesso modo, secondo la quale la Costituzione europea non era abbastanza democratica. Pensavo che essa non presentasse una prospettiva sufficientemente chiara di progresso generale della democrazia per l'insieme del continente. Tendevo dunque a considerare che la sola possibilità, molto fragile, per l'Europa di diventare uno spazio politico nuovo e superiore al vecchio sistema degli stati-nazione e delle alleanze nazionali, era di apparire come un momento di creazione democratica. Continuo a pensarlo, ma c'è qualcosa d'idealista in questo modo di vedere le cose che la realtà attuale ci obbliga a guardare in faccia. L'idealismo consiste nell'immaginare che le masse vogliano la democrazia, mentre purtroppo siamo in un periodo molto difficile e conflittuale. Ci sforziamo di aprire nuovamente delle prospettive democratiche a livello transnazionale, però allo stesso tempo dobbiamo provare a trovare i mezzi di resistere passo per passo all'avanzata del populismo e del nazionalismo nei paesi europei.
L'EUROPA DELL'APARTHEID
ÉTIENNE BALIBAR: «GLI IMMIGRATI CAPRI ESPIATORI»
«Si è cittadini europei per diritto genealogico. Gli immigrati, ventottesima nazione fantasma, sono degli esclusi. Il razzismo è specchio dell'ostilità tra europei. Le colpe del nazionalismo di sinistra»
Teresa Pullano È pessimista sull'avanzata delle destre, anche estreme, in Europa.E sul fatto che i cittadini dell'Unione desiderino realmente la democrazia. Ma si affida a Gramsci per dire che in questo momento bisogna avere l'ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione. Confessa che oggi non direbbe no ad un referendum sulla Costituzione europea. E pensa che nei confronti degli immigrati, il «ventottesimo stato dell'Ue», esista una vera e propria «apartheid europea», in cui il razzismo rispecchia i conflitti interni tra gli stessi cittadini comunitari. Conflitti dei quali i migranti rappresentano solo il capro espiatorio. Incontriamo Étienne Balibar, filosofo della politica e intellettuale critico della costruzione europea, di passaggio a Roma per alcune conferenze proprio mentre divampa in Italia un clima xenofobo e razzista.
In Italia ha vinto la Lega sulla base della difesa del territorio, perfino i movimenti pensano di ripartire dallo stesso principio, sia pur declinato in maniera opposta. Forse che in Europa il principio del territorio si sta sostituendo a quello di nazione?
Quello del territorio è un concetto plastico che non ha un referente univoco. Leggevo qualche giorno fa un editoriale del manifesto sulle violenze al Pigneto: si faceva una critica, giustificata ma che non offre una soluzione immediata, del modo in cui tende a svilupparsi un mito del microterritorio che fa sì che gli abitanti di un quartiere o di una regione si percepiscano come difensori di uno spazio minacciato da cui espellere tutti gli stranieri. È la prova che la nozione di territorio può funzionare a vari livelli. Nelle periferie francesi le guerre tra bande di giovani proletari immigrati, disoccupati e non scolarizzati sono anch'esse dei fenomeni di difesa del territorio nel senso fantasmatico del termine. È a questo livello che bisogna proporsi non solo una critica dellanozione di territorio, ma una vera politica d'apertura o di deterritorializzazione dell'appartenenza comunitaria. La sacralizzazione dei piccoli territori può essere molto violenta ma è limitata. Ciò che preoccupa è la generalizzazione di questi fenomeni su una scala più ampia. Si è verificato con il fascismo, che era una trasformazione immaginaria del territorio nazionale in proprietà di un popolo o di una razza. Ci sarebbero delle conseguenze disastrose se questo fenomeno si sviluppasse nell'insieme dell'Europa, in particolar modo su base culturale, come sembra suggerire Benedetto XVI, quando sostiene che essa è un territorio cristiano e di conseguenza i musulmani sono dei corpi estranei.
Possiamo dunque concludere che il principio di territorialità può essere la base di una cittadinanza europea?
La costruzione europea ha una base territoriale per definizione, ma a secondase la concepiamo come fissa o evolutiva, come chiusa o aperta, si apre una direzione storica diversa. Oggi il territorio non è la base della cittadinanza europea, ma dovrebbe diventarlo. Quella che definisco come una vera e propria «apartheid europea» è data dal fatto che è cittadino europeo solo chi ha la nazionalità di uno degli Stati membri. Gli immigrati stabilitisi da una o piùgenerazioni sul suolo europeo sono la ventottesima nazione fantasma dell'Ue e costituiscono circa un ottavo della sua popolazione. Non sono semplicemente persone che in Francia non sono francesi, in Germania non sono tedeschi o in Italia non sono italiani. È a livello dell'intera Europa che gli immigrati sono degli esclusi, a maggior ragione con la libera circolazione all'interno delle frontiere europee. L'allargamento dell'Unione europea produce forme qualitativamente nuove d'esclusione. Il diritto alla cittadinanza europea non è territoriale: è genealogico. Nella maggior parte degli stati membri la nazionalità si acquisisce con lo jus soli, ma a livello dell'insieme dell'Europa la cittadinanza è genealogica nel senso dell'appartenenza originaria alla nazione. Questo evoca dei ricordi e pone problemi inevitabili. Ci sono delle analogie tra lo sviluppo di quest'esclusione e il fatto che nella storia ci sono state e ci sono sempre, almeno a livello simbolico, delle popolazioni transnazionali trattate come nemici interni o corpi estranei alla civiltà europea.È stato il caso degli ebrei; oggi non lo è più. Rimane il caso dei rom. Il fenomeno di cui parlo è tuttavia moltopiù vasto.
Oggi in Europa non si sentono istanze di partecipazione dal basso a livello comunitario, mentre nei singoli stati le istanze di partecipazione si esprimono in un linguaggio nazionalistico e identitario. Che rapporto vede fra queste due tendenze?
La domanda di partecipazione a livello locale e la domanda di controllo popolare a livello nazionale e sovranazionale non si escludono. Forse c'è bisogno di un'accelerazione delle cose perché i cittadini ne prendano coscienza. La responsabilità di questa situazione è da attribuire alle istanze intermedie, come i partiti politici, che oggisono drammaticamente assenti e ci si dovrebbe chiedere il perché. Secondo Gramsci, le istanze intermedie sono la trama statale del funzionamento della società civile e, reciprocamente, i conflitti della società civile si traspongono nella struttura dello stato. Le costituzioni nate dalla resistenza in Francia e in Italia infatti affidano ai partiti il ruolo di costituire l'opinione pubblica.
Dove sono oggi i partiti politici in Europa?
La legittimità degli Stati nazionali e quella dell'Unione europea secondo lei vanno di pari passo?
Il momento attuale è caratterizzato, in modo preoccupante, da una perdita di legittimità democratica degli Stati nazione e da una diminuzione della legittimità del progetto politico europeo. Non si tratta di assumere una posizione di difesa della sovranità nazionale, al contrario. Io adotto la definizione di legittimità di Max Weber, che mi pare vicina al concetto foucaultiano di potere: una nozione pragmatica e realista che si articola in termini di probabilità, d'obbedienza al potere pubblico e dunque d'efficacia di questo stesso potere. Da questo punto di vista, non possiamo ritornare indietro rispetto a quel poco di struttura politica che esiste su scala europea, ma siamo obbligati a progredire. Ne consegue che la legittimità delle istituzioni europee è diventata una condizione di legittimità delle istituzioni nazionali stesse. Non tarderemo a vedere concretamente gli effetti di questa relazione, che si manifesteranno con forza man mano che le difficoltà economiche e sociali legate agli choc petroliferi si ripercuoteranno in Europa. Solo delle politiche europee comuni hanno una minima possibilità di essere efficaci di fronte a questo tipo di situazione, ma devono essere approvate dai cittadini degli Stati nazionali, che rimangono la fonte ultima di legittimità.
Intanto in Europa assistiamo a una crescita delle destre, anche quelle più estreme. Perché, secondo lei?
In questo momentosono pessimista e mi riconosco nella massima di Gramsci dell'ottimismodella volontà e pessimismo della ragione. Per principio lesituazioni difficili sono quelle in cui bisogna immaginare delle soluzionie delle forme d'azione collettiva e non lasciarsi andare a seguire latendenza naturale delle cose. I sistemi politici relativamente democraticinei quali viviamo o abbiamo vissuto sono in questo momento gravementeminacciati ed indeboliti. Ai miei occhi, i problemi del nazionalismo edell'avanzamento della destra non coincidono. Tra le due correntiideologiche ci sono delle interferenze molto forti, ma esse non siriducono l'una all'altra. Il nazionalismo nei vari Paesi europei non è monopolio della destra. Faccio parte - lo devo confessare, ma i lettori del manifesto lo sanno - delle persone che tre anni fa in Francia hanno votato «no» al referendum sulla costituzione europea. Ho creduto di farlo per ragioni che non erano né di destra né nazionaliste. Sono oggi costretto a constatare che questa scommessa è stata persa e che l'aspetto transnazionale e il richiamo a un federalismo europeo sono stati completamente neutralizzati da una dominante nazionalista a sinistra, o meglio nella vecchia sinistra. Ciò che è inquietante è la convergenza del nazionalismo di destra e del nazionalismo di sinistra. I suoi effetti si fanno sentire a livello dei governi nella forma di un sabotaggio permanente delle politiche europee comuni. Ma la convergenza tra le due forme di nazionalismo a livello dell'opinione pubblica e dell'ethos delle classi popolari in Europa è ancora più preoccupante. Meno gli stati nazionali sono capaci di rispondere alle sfide economiche, sociali e culturali del mondo contemporaneo, più i discorsi populisti e nazionalisti fanno presa su una parte delle classi popolari in Europa. Bisogna interrogarsi sulle cause strutturali di questa situazione, non ci si può accontentare del discorso elitista dell'ignoranza del popolo. Di certo è una situazione molto pericolosa per il futuro della democrazia in Europa, senza parlare delle conseguenze sullo sviluppo del razzismo.
Lei parla diun nazionalismo di sinistra. Si può dire che la sinistra oggi pensi da un lato lo spazio mondiale e dall'altro quello nazionale, e sia perciò incapace di vedere quello europeo come uno spazio eterogeneo rispetto agli altri due? È forse un lascito dell'internazionalismo di Marx?
Calandoci nell'epoca in cui Marx ha scritto, potremmo dire esattamente il contrario. Il pensiero di Marx era legato a un momento rivoluzionario che investiva l'Europa intera. Rileggendo gli articoli di Marx del 1848, vediamo che il nazionalismo democratico si allea con il socialismo e le prime forme di lotta di classe. In quel momento Marx e Engels hanno probabilmente pensato che una repubblica democratica europea o un'alleanza di repubbliche democratiche europee era al contempo la forma nella quale si preparava o poteva realizzarsi il superamento del capitalismo. Oggi la situazione è diversa e il senso di parole come nazionalismo si è ribaltato.È vero che certe forme di anticapitalismo teorico, che pescano in parte nell'eredità di Marx e che io non disprezzo ma trovo un po'arcaiche ed unilaterali, trascurano il problema della politica europea. La prospettiva altermondialista ha tuttavia il vantaggio di affermare che pensare l'Europa come uno spazio chiuso è illusorio. Al contempo, le costituzioni democratiche sono radicate nella risoluzione dei conflitti storici passati. Costruire uno spazio politico europeo è importante perché dobbiamo ricomporre il nostro passato a livello continentale: una cultura politica comune deve emergere dalle differenze culturali e storiche dell'Europa. Vi è un legame profondo tra la mancata rielaborazione del nostro passato e l'immigrazione. Gli immigrati sono i capri espiatori dell'ostilità fra gli europei. E' la loro stessa incapacità di pensarsi come un'unità che impedisce agli europei di trattare il problema dell'immigrazione in termini progressisti. I francesi non vi diranno mai che detestano i tedeschi o gli inglesi che non possono sopportare l'idea di formare un popolo comune con gli spagnoli, però questa diffidenza non è stata superata, anzi si è rafforzata con l'allargamento dell'Europa ad Est.
La Costituzione europea è stata affossata, ma in parte vienerecuperata con il Trattato di Lisbona. Come giudica la strategia deileader politici europei di procedere comunque, nonostante il rifiuto deicittadini dell'Unione?
Non m'interessa, dubito che gli stessi leader europei ci credano loro stessi. Possiamo invece tornare sulla questione del rifiuto del Trattato europeo. I casi francese ed olandese, come ha scritto Helmut Schmidt su Die Zeit, non erano isolati. Il malessere era generale. Questo malessere resta da interpretare e analizzare ed è sempre d'attualità. All'epoca ho difeso la posizione un po' troppo idealista, che oggi non sosterrei più allo stesso modo, secondo la quale la Costituzione europea non era abbastanza democratica. Pensavo che essa non presentasse una prospettiva sufficientemente chiara di progresso generale della democrazia per l'insieme del continente. Tendevo dunque a considerare che la sola possibilità, molto fragile, per l'Europa di diventare uno spazio politico nuovo e superiore al vecchio sistema degli stati-nazione e delle alleanze nazionali, era di apparire come un momento di creazione democratica. Continuo a pensarlo, ma c'è qualcosa d'idealista in questo modo di vedere le cose che la realtà attuale ci obbliga a guardare in faccia. L'idealismo consiste nell'immaginare che le masse vogliano la democrazia, mentre purtroppo siamo in un periodo molto difficile e conflittuale. Ci sforziamo di aprire nuovamente delle prospettive democratiche a livello transnazionale, però allo stesso tempo dobbiamo provare a trovare i mezzi di resistere passo per passo all'avanzata del populismo e del nazionalismo nei paesi europei.
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