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mercoledì 30 aprile 2008

A CHI DAI IL 5 PER 1000? IO L'HO DATO AL MOVIMENTO NONVIOLENTO...


Nonviolenza, Gandhi, Capitini, obiezione di coscienza, disarmo ...... nelle pagine del sito del Movimento Nonviolento
via Spagna,8 37123 Verona tel. 0458009803 fax. 0458009212
e-mail: an@nonviolenti.org
"Si sa che cosa significa, specialmente oggi, la guerra e la sua preparazione: la sottrazione di enormi mezzi allo sviluppo civile,la strage di innocenti e di estranei, l'involuzione dell'educazione democratica e aperta, la riduzione della libertàe il soffocamento di ogni proposta di miglioramento della società e delle abitudini civili, la sostituzione totale dell'efficienza distruttiva al controllo dal basso"
Aldo Capitini
il 5 per 1000 al MOVIMENTO NONVIOLENTO:
codice fiscale 93100500235

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sarà possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale).
Non si tratta di versare soldi in più, ma solo di utilizzare diversamente soldi già destinati allo Stato. Destinare il 5 per 1000 delle proprie tasse al Movimento Nonviolento, è facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere è: 93100500235Sono moltissime le associazioni cui è possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in più o in meno non farà nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sarà determinante perché ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuità, le donazioni.
I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attività del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, ecc...). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie
Movimento Nonviolento Via Spagna, 8 – Verona
P.S. : se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un CAF, consegna il numero di Condice Fiscale e dì chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
Nel 2007 le opzioni a favore del MN sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall’Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.

BAMBINI VITTIME SILENZIOSE DELLA GUERRA IN IRAQ

Bambini “vittime silenziose” della violenza in Iraq, dicono le Nazioni Unite

Ornella Sangiovanni - Osservatorio Iraq

La Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'Onu per i bambini e i conflitti armati ha fatto un quadro drammatico delle condizioni in cui vive l'infanzia oggi in Iraq.

di Ornella Sangiovanni
Osservatorio Iraq, 26 aprile 2008
Sono i bambini le vittime silenziose della violenza che continua ad affliggere l’Iraq.La denuncia arriva dalle Nazioni Unite, e in particolare dalla Rappresentante Speciale del Segretario Generale per i bambini e i conflitti armati, Radhika Coomaraswamy, che lancia un appello affinché i diritti dell’infanzia vengano rispettati, anche in una situazione di conflitto.“Molti di loro non vanno più a scuola, molti vengono reclutati per attività violente oppure detenuti, non hanno accesso ai servizi più essenziali, e manifestano una vasta gamma di sintomi psicologici causati dalla violenza nella loro vita quotidiana”, ha detto ieri la Coomaraswamy, di ritorno da una visita di sei giorni in Iraq.I dati parlano chiaro. Solo la metà dei bambini in età scolare oggi va a scuola - un calo dell’80% rispetto al 2005, che pure era un anno violento. Solo il 40% ha accesso all’acqua pulita, e ci sono rischi di epidemie di colera. E, dato che gli operatori umanitari sono impossibilitati ad andare in molte parti del Paese, a causa della situazione della sicurezza, i bambini vengono privati di qualunque assistenza.Dal 2004, un numero crescente di bambini è stato reclutato dalle milizie e dai gruppi di insorti, e alcuni di loro utilizzati come kamikaze, ha detto la Coomaraswamy. Inoltre, si sa che 1.500 minorenni sono attualmente detenuti nelle varie strutture carcerarie in Iraq.Oltre alla situazione drammatica dei bambini, la Rappresentante Speciale dell’Onu ha riferito che, secondo le informazioni che arrivano, nel Paese sta aumentando la violenza di genere – un fatto che ha definito “intollerabile”.La funzionaria delle Nazioni Unite ha esortato i leader politici, religiosi, militari, e di comunità iracheni perché incoraggino i bambini a stare lontani dalla violenza, e a tornare ai loro studi.Ha chiesto inoltre a tutte le parti di consentire l’accesso libero e indipendente agli operatori umanitari, rivolgendo un appello particolare al governo iracheno, a quello statunitense, e a quelli di altri Paesi affinché permettano alle agenzie dell’Onu come l’UNICEF, l’Alto Commissariato per i rifugiati (UNHCR), e il World Food Programme di raggiungere i bambini in tutte le zone del Paese, senza impedimenti.Un altro appello è stato rivolto alla comunità internazionale perché aiuti i Paesi vicini, nei quali si sono rifugiati circa due milioni di iracheni, innanzitutto Siria e Giordania, a garantire la protezione dei bambini e il loro accesso ai servizi essenziali, compresa l’istruzione e l’assistenza sanitaria.La rappresentante Onu ha chiesto a tutte le parti coinvolte nel conflitto iracheno di rispettare gli standard umanitari internazionali per la protezione dell’infanzia, e di rilasciare immediatamente tutti i minori di 18 anni attualmente detenuti, nonché di aderire agli standard umanitari internazionali relativi al sistema giudiziario che riguarda i minorenni.”Che la pace in Iraq cominci con la protezione dei bambini”, ha concluso la Coomaraswamy.
Fonte: UN News Service

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Breve commento:
quando ce ne andiamo dall'Iraq?
Quando ceseremo di essere complici di un massacro?

lunedì 28 aprile 2008

Un libro: Bonhoeffer, i suoi familiari e la lotta contro Hitler

Ultime lettere dalla resistenza. Dietrich Bonhoeffer e i suoi familiari nella lotta contro Hitler.
A cura di Eberhard e Renate Betohe
Edizione italiana a cura di F. Ferrario e T. Franzosi
€ 14.16

Il libro
“Ma è vero che i pesci hanno freddo nell’acqua, d’inverno, se non gli si accende il riscaldamento? E che stanno lì in acqua per la gran sete che hanno?”. Il padre che scrive queste parole serene ai suoi bambini è Klaus Bonhoeffer, la lettera porta la data 19 luglio 1944: il giorno prima dell’attentato a Hitler che Klaus Bonhoeffer aveva contribuito a organizzare insieme al fratello Dietrich e ai cognati Rüdiger Schleicher, Hans von Dohnanyi e Justus Delbrück.
Di loro - tutti uccisi dai nazisti dopo anni di detenzione, interrogatori, torture - questo libro riunisce le ultime lettere dal carcere, quasi tutte inedite in Italia, e i più toccanti ricordi dei familiari. Ricostruisce la straordinaria comunione di una famiglia che seppe opporsi alla barbarie nazista, ispirata, ancor prima che da motivi politici, da un’intensa spiritualità e dai più alti valori della civiltà mitteleuropea.
Un’importante testimonianza storica di grande impatto emotivo; un piccolo, prezioso manuale di etica, in cui cinque amici brutalmente divisi proseguono, agli occhi del lettore, un dialogo di affinità elettive, senza mai perdere, anche nell’estrema tensione morale, il dono della tenerezza, il senso dell’umorismo, l’amore per la cultura, la natura e il bello, nel quadro di una profonda fede cristiana.

Gli autori
Renate Bethge,
nata Schleicher nel 1925 a Stoccarda, è figlia della sorella di Dietrich Bonhoeffer, Ursula, e di Rüdiger Schleicher. È cresciuta a Berlino. Sposatasi nel 1943 con Eberhard Bethge, è madre di tre figli. Ha studiato musica e psicologia. Autrice di saggi sulla famiglia Bonhoeffer e sulla storia del terzo Reich. Laurea ad honorem (in filosofia) del Lynchburg College, Virginia.
Eberhard Bethge,
nato a Warchau (Magdeburgo) nel 1909, è stato allievo e collaboratore di Dietrich Bonhoeffer al seminario clandestino di Finkenwalde e suo grande amico personale. Pastore e teologo, ha consacrato la sua vita a far conoscere le opere e il pensiero di Bonhoeffer. È autore della più grande e completa biografia dell'amico: Dietrich Bonhoeffer. Teologo cristiano contemporaneo. Una biografia (trad. it. Brescia, Queriniana, 1991).

nota
Dietrich Bonhoeffer era una dei maggiori teologi protestanti del '900. E' stato impiccato dai nazisti.

La scheda è stata tratta dal sito
www.claudiana.it

NON E' UNA BUONA NOTIZIA...

Tratto da adista notizie (http://www.adistaonline.it/) del 28 aprile 2008

MONDO ECCLESIALE SULLA SCONFITTA DELLA SINISTRA: "NON È UNA BUONA NOTIZIA"


34397. MILANO-ADISTA. La scomparsa della sinistra cosiddetta ‘radicale’ dal Parlamento ha raccolto il plauso pressoché unanime da parte della stampa cattolica istituzionale (Avvenire, Famiglia Cristiana, stampa diocesana). Eppure, all’interno di alcuni settori del mondo cattolico, si comincia a riflettere sul fatto che la débâcle della Sinistra Arcobaleno significhi anche la sostanziale scomparsa dal dibattito parlamentare di temi come l’esclusione sociale, l’integrazione degli immigrati, la pace, la solidarietà. Fronti sui quali ampi settori della Chiesa avevano spesso collaborato e trovato una ‘sponda’ nella sinistra, e che si trovano invece raramente rappresentati dai politici e dai partiti ‘cattolici’. Il tutto in un momento in cui entrambi gli schieramenti mettono l’accento sulla sicurezza e ignorano temi come la povertà e l’emarginazione, limitandosi a riassumerli nella categoria del "degrado". Erano preoccupazioni già ampiamente emerse dal nostro ‘sondaggio’ pre-elettorale "Su questa scheda", ma che sembrano adesso coinvolgere settori più ampi.

Il volantinaggio contro l’arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi, ‘colpevole’ di aver difeso dei Rom sgomberati (v. Adista n. 31/08) è stato il preludio di un’affermazione larghissima della Lega. Ma è da tempo che la Lega ha preso di mira in tutto il Nord la Chiesa impegnata nel sociale: dal caso del parroco di Opera (Mi) don Renato Rebuzzini, costretto anche lui ad andarsene per il suo sostegno ai Rom (v. Adista n. 61/07) a quello della chiesa di Trento che aveva aiutato a raccogliere soldi per la costruzione di una moschea (v. Adista n. 29/08), dagli attacchi contro don Luciano Scaccaglia (v. Adista n. 1/04) a quelli contro il prete di un paesino vicino Treviso che aveva concesso ai musulmani una sala parrocchiale per la preghiera del venerdì. È forse per questo che proprio dal Nord sono arrivate le prime riflessioni critiche all’indomani del voto. Interpellato dal Redattore Sociale, don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità di Milano, sulla vittoria della Lega commentava: “La gente ha paura, i problemi sociali però restano e vanno affrontati, cercando di abbassare la conflittualità. Andiamo avanti con un progetto che è soprattutto di tipo culturale. È necessario immettere nella vita politica e sociale una riflessione e uno scambio di idee che porti a ragionare senza contrapposizioni preconcette sui problemi. Noi lavoriamo a favore degli emarginati, al di là di chi governa. L'unica cosa che non facciamo è speculare sulla paura”.
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Esprimendo tutta la mia solidarietà all'arcivescovo di Milano che si è espresso contro la barbarie leghista, vorrei precisare quanto segue.
Le recenti elezioni hanno dato vita a camere che, per la prima volta nella storia repubblicana, non vedono un esponente comunista (ma nenanche uno verde, uno socialista, ecc.). E' vero che tra costoro, soovente settori avanzati della chiesa avevano trovato interlocutori e che, anzi, molti cattolici impegnati erano divenuti personalità di spicco della sinistra, sia a livello nazionale che locale. Però...è anche vero che la sinistra tradizionale, istituzionale, ha pagato il suo non essere più sinistra, ma coacervo confuso di tutto un po', bene espresso dal 'ma anche' veltroniano. Spesso, e soprattutto a livello locale, si faceva, e si fa a fatica, a distinguere un politico di forza italia da uno dei ds. Non parliamo poi dei migranti per i quali ho sentito esponenti della sinistra esprimere giudizi da far invidia a un leghista...

Del resto, se non vado errato, dalla campagna elettorale della 'sinistra' certe tematiche, che non esito a definire nostre sono state molto poco presenti: quanti hanno parlato di pace, di diritti umani e via dicendo?
Non sono mai stato un teorico del 'tanto peggio, tanto meglio' però, oggi bisogna dire che non sono poi tanto dispiaciuto. Intanto a certi personaggi di sinistra farebbe bene lasciare i salotti, i telegiornali e i talk show per tornare nelle piazze, nelle fabbriche e nelle manifestazioni...e poi, diciamolo fino in fondo, è finito un equivoco: la sinistra deve fare la sinistra, non inseguire la destra, amoreggiare con il centro e via dicendo. Se guarderai a lungo nel'abisso, scriveva da qualche parte Nietzsche, finirà che l'abisso entrerà dentro te...
...ora almeno sarà chiaro, che bisogna ricominciare da zero, dalla nonviolenza, dalla lotta per la pace, dalla difesa di ciò che resta del pubblico (scuola, sanità, pensioni) e dalla difesa del creato (come dicono i miei amici credenti). Certo, tutto ciò non si può fare se, come ha fatto Rifondazione Comunista, ci si proclama nonviolenti e si parte (si fa partire) militari per il fronte o come d'Alema, così bravo a parlare di pace ma lascia bombardare la ex Jugoslavia...

Giuliano



CONTRO TUTTE LE MAFIE. UN COMUNICATO STAMPA DI LIBERA E UNO DELL'ASS. AMICI DI MAURO

Da Giorgio Zacco giorgio@zacco.it ricevo e pubblico

Ebbene si. Quest’anno sono trenta gli anni che ci separano dall’omicidio di Peppino Impastato.
Sono anche venti gli anni che ci separano dall’omicidio di Mauro e quaranta quelli che ci separano dal movimento del ’68. Quello che accumuna Peppino, Mauro e alcuni di noi un po’ più avanti negli anni. Ma anche tanti altri di qualsiasi età, che pensano -con gioia- che un altro mondo è possibile. Basta volerlo, qui e subito.

I Compagni di Peppino anche quest’anno organizzano il “Forum Sociale Antimafia” dall’8 all’11 maggio. In allegato il programma.
Gli amici di Libera, inoltre, organizzano per domani 28 aprile un’incontro con Giovanni Impastato, il fratello di Peppino. In allegato l’invito.

Noi di “Ciao Mauro” parteciperemo ad entrambe le iniziative perché le sentiamo “nostre”.
Perché condividiamo con i compagni di Peppino e gli amici di Libera un percorso di assoluto rigore sulle questioni legate alla battaglia contro la mafia.
Questione, peraltro, che sembra svanita nel nulla in quest’ultima campagna elettorale, e che speriamo torni di attualità nella prossima compagna amministrativa provinciale.
Nella provincia che custodisce l’ultimo “grande” latitante mafioso e dove si custodiscono tanti misteri su delitti politico-mafiosi, sarebbe disdicevole annoiare lor signori con simili quisquilie.
Nella provincia degli affari, dell’accaparramento dei contributi pubblici e comunitari (488, Patti Territoriali, Por e quant’altro), sarebbe poco elegante disturbare il manovratore, che non è –badate bene- un sol uomo, ma un mostro con tante teste e tante mani (non solo mani destre).
Ma questa potrebbe essere un’altra storia.

Noi di “Ciao Mauro” parteciperemo a queste iniziative, mentre ci prepariamo al nostro ventennale (il 26 settembre prossimo), contando le firme “dell’Appello alle istituzioni per la verità sull’omicidio Rostagno”. Abbiamo quasi finito la sistemazione e la conta, e a giorni potremo comunicare il numero esatto e decidere “come” portarle al Presidente della Repubblica. Ma di questo parleremo la prossimo volta che ci sentiremo.

Grazie a tutti. Arrisentirci.

Giorgio Zacco (Associazione Ciao Mauro).


LIBERA
Associazioni nomi e numeri
Contro le mafie


Via Dalmazia 1- 91100 Trapani
www.liberatp.it

Trapani, 26/04/20008

INCONTRO CON GIOVANNI IMPASTATO

Il coordinamento di Trapani di “Libera Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” comunica che lunedì 28 aprile c.a. alle ore 17,30 presso la Chiesa Valdese di Trapani, sita in via Orlandini 42, Giovanni Impastato presenterà la Manifestazione nazionale contro la mafia, che si terrà a Cinisi a trent’anni della morte di Peppino Impastato, in occasione del forum sociale antimafia 2008. La Manifestazione nazionale contro la mafia sarà l’occasione non soltanto per ricordare Peppino, ma per riflettere su tutte le problematiche che affliggono la nostra società: la necessità di uno Stato che garantisca il rispetto e l’uguaglianza di tutti i cittadini, le morti sul lavoro, le devastazioni ambientali; e poi ancora criminalità, riciclaggio, lavoro nero, immigrazione clandestina, sfruttamento minorile, violenza sulle donne e violenza razziale, e tanto altro.
Dobbiamo “raccogliere quanto ci ha lasciato Peppino e continuare; dare nuova vita al suo pensiero e alla sua azione di uomo libero, ma soprattutto di siciliano libero”.
Per le adesioni alla Manifestazione nazionale contro la mafia contattare il coordinamento provinciale di Libera
(
www.liberatp.it o margheritaasta@virgilio.it )
Per Libera
Margherita Asta

sabato 26 aprile 2008

Oggi su www.redattoresociale.it

Oggi su www.redattoresociale.it - DiRE n. 120
(Sintesi notizie principali del 23 aprile 2008)

PROSTITUZIONE - "Il cliente? Non ha problemi: li crea alla società
"Il cliente delle prostitute è di solito una persona normale che però, con il suo comportamento, crea due grossi problemi alla società: "non si rende conto che la sua domanda favorisce e incrementa uno sfruttamento che ha stretti legami con la criminalità. E chiede spesso rapporti non protetti, contribuendo ad aumentare il rischio di malattie e gravidanze indesiderate. I risultati di un'indagine delle Caritas di Concordia-Pordenone, Udine e Vittorio Veneto, attraverso domande a prostitute, operatori sociosanitari e sacerdoti.- Aumentano i giovani. Tra chi chiede sesso a pagamento ci sono ''consumatori'', ''insicuri'', ''romantici'' e chi preferisce il ''tour'' in compagnia di amici, alcool e droga.

SICUREZZA - I City Angels: "Le ronde non servono""L'emergenza sicurezza non esiste e le ronde sono inutili", dicono i volontari dell'associazione City Angels, che presidiano stazioni ferroviarie e luoghi poco sicuri di Milano, Roma, Torino, Bologna, Varese e Terni. Il presidente Furlan: ''Dal 1994 sedate 600 risse, sventato 300 furti, 250 borseggi e 120 scippi''.

IMMIGRAZIONE - "Badanti", una vita senza affetti
Vivono lontane dalla famiglia 4 "badanti" su 5, anche se coniugate. Studio della Caritas vicentina sulle testimonianze di alcune decine di assistenti familiari: sono prevalentemente dell’Est Europa di età media sui 41 anni e un elevato livello di scolarizzazione. La spinta a emigrare è sempre la stessa: lo stipendio italiano più alto rispetto al Paese d'origine e un alloggio sicuro e senza spese, con la possibilità di mettere da parte dei risparmi. Per la maggior parte l'esperienza di lavoratrice in Italia è temporanea.

DROGHE - Arriva il "drogometro". Sostituirà il test delle urine?Parte anche a Bologna la sperimentazione sul Cozart Dds, una specie di etilometro per la droga, l'apparecchio portatile che dalla saliva rivela in pochi minuti se la persona che guida è sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. I primi test già effettuati su 12 ragazzi "assuntori" che volontariamente hanno deciso di sottoporsi al "drogometro". Il progetto, curato dal Laboratorio di tossicologia forense dell'Università, vuole legittimare il sistema a livello nazionale evitando così il test delle urine.

DROGHE - Ferrero: la legge Fini-Giovanardi fu difesa da Mastella "Non siamo riusciti a modificare la legge sulle droghe perché il ministro dela Giustizia non si è mai mostrato disponibile", dice il ministro Ferrero alla giornata di studio sul tema tra Italia e Olanda. "In questo campo la repressione è inefficace. Ma in Italia prevalgono paura e ideologia". - Coffe-shops lontani dalle scuole. In Olanda la cannabis è tollerata, ma è severamente punita la vendita delle droghe pesanti. Entro il 2010 un programma per i 10 mila senza tetto del paese, come misura di prevenzione della tossicodipendenza. E il governo di impegna ad allontanare i coffe-shops dalle scuole.

DISABILITA' - La scritta sulla maglietta è... in braille
Una maglietta con la scritta "Love is possible" in braille: disegnata da Elio Fiorucci, è il gadget per i cento anni di Cbm, la onlus che combatte la cecità nel mondo.

5 PER MILLE - Prima di donare, informarsi in tvArriva lo spot televisivo per informarsi prima di devolvere il proprio 5 per mille al volontariato. E' la campagna dell'Istituto italiano della donazione per promuovere la sottoscrizione e guidare i cittadini nella scelta.

SANITA' - Arrivano i nuovi Livelli essenziali di assistenzaApprovati dal governo i nuovi Lea. Per la Fish è "un provvedimento storico, ora la parola passa al territorio. Per la prima volta i disabili sapranno con certezza quali sono le prestazioni realmente esigibili senza differenze nel paese. L'associazione Coscioni: "Finalmente i comunicatori ai grandi disabili".

CULTURA - L'audiolibro prende piede anche in Italia?
L'audiolibro è per tutti, non ci sono barriere né limiti di età. Per promuovere il mercato di questo strumento tre editori italiani hanno dato vita all'Associazione editori audiolibri. La rivalità con il libro di carta? "Le novità sono sempre percepite come un pericolo in Italia, ma altri Paesi dimostrano che l'editoria tradizionale non ne è danneggiata ma anzi incrementata". In Germania ci sono 20 mila titoli, in Francia 2 500, in Italia per ora solo 250.

MINORI - "Psicofarmaci ai bambini, per risolvere i problemi degli adulti"Nasce in Puglia un osservatorio sull'Adhd, la sindrome da iperattività. Resoconto del convegno di Lecce sull'uso e l'abuso degli psicofarmaci per i bambini. Tra le iniziative anche un tavolo tecnico regionale per l'adozione delle linee guida ministeriali. Poma (Giù le mani dai bambini): "Psicofarmaci,un utile strumento per i problemi degli adulti. È stata fatta una bella operazione di marketing nel creare una nuova malattia".

WELFARE - Il sindacato giudica otto anni di "328"
I risultati di una ricerca della Fnp-Cisl sull'applicazione nel lazio della legge 328/2000. Tra i nodi critici, il ruolo del sindacato nella programmazione delle politiche sociali, il rapporto con il terzo settore, le scelte delle amministrazioni comunali, la mancanza del coinvolgimento di Ipab e fondazioni bancarie. Problema emergente: il mercato totalmente deregolamentato delle assistenti familiari.- Il Lazio lancia il Piano socio-sanitario. "Una sanità slegata dai problemi sociali non può funzionare", dice l'assessore regionale Battaglia. Parte la sperimentazione del nuovo piano regolatore socio-sanitario: sportello unico per l’accesso ai servizi, équipe multidisciplinari, integrazione.- Attenti allo scambio tra servizi e bonus. L’assessore capitolina Milano: "Senza una rete integrata di servizi, nessuno potrà essere garantito dal sistema dei bonus".

VIOLENZA - L'Umbria dice basta, in nome di Barbara e Meredith Maltrattamenti e abusi sulle donne, la Regione Umbria con 36 partner promuove la campagna "Mai più violenze". Il 6,4% delle donne ha subito violenze nell'ultimo anno. Il progetto co-finanziato dal ministero per le Pari opportunità, ricordando Barbara Cicioni e Meredith Kercher.

MAFIE - Gli studenti siciliani: "Mafia forte, Stato inadeguato
"Indagine del centro Pio La Torre su 2.368 studenti. L'88,6% considera la politica siciliana fortemente compromessa da interscambi; l'89% dice che ''non ha bisogno della mafia'', il 41,8% vede il suo futuro ostacolato.

TITOLI- Una federazione per i musulmani d'Italia: l'annuncio di Amato.- Lavoro: Bollino rosa, conclusa la fase sperimentale del progetto.- Reggio Emilia consegna alle cooperative della Locride il primo tricolore italiano.- Msf: ''L'invio di cibo per adulti non salva i bambini dalla malnutrizione''.- Psicologi precari in carcere esclusi dal Ssn: la preoccupazione della Cnvg.- Accessibilità, bilancio positivo per il progetto sperimentale "Sta".- Veneto, da Opera Nomadi soluzioni alternative alla proposta di legge di An.- Caro-mutui? A bologna la ''mutuability'' aiuterà le famiglie.- De Corato: ''Aprire al nord nuovi Cpt''.- Imprimatur di Fini sull’uso di spray e manganelli a Bologna. - Etc. etc.

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Un libro su don Milani

Dall'istituzione 'Gianfranco Minguzzi' ricevo e pubblico:

Appuntamento con il libro
La contraddizione virtuosa Il problema educativo, Don Milani e il Forteto a cura di Giuseppe Fornari e Nicola Casanova
Lunedì 19 maggio 2008 - ore 17-19 Sala dello Zodiaco - via Zamboni, 13 - Bologna
Intervengono Luigi Goffredi, presidente Fondazione Il Forteto onlus Nicola Casanova, giornalista, curatore del libro Don Stefano Benuzzi, docente Liceo Scientifico Copernico - Bologna Rodolfo Fiesoli, consigliere Istituzione Don Lorenzo Milani - Vicchio Rosanna Facchini, Coordinatrice GLIP di Bologna Danilo Rasia, Presidente Associazione Passo Passo - Bologna
Coordina Silvana Contento, Presidente Istituzione G. F. Minguzzi di Bologna
L’educazione è diventata una delle questioni più urgenti del nostro tempo. Le istituzioni ad essa tradizionalmente preposte, la famiglia e la scuola, subiscono sollecitazioni che ne mettono in forse la tenuta e il valore, ma sono i modelli culturali e identitari di un’intera società a mostrarsi sempre meno capaci di dare un orientamento ai singoli individui, soprattutto ai più giovani. In questa emergenza, l’alternativa concreta non è respingere le contraddizioni che stringono da ogni lato l’educazione in nome di qualche teorema o di qualche ricomposizione illusoria, bensì viverle e capirle nelle loro ragioni, cercando di trarne risorse impreviste e nascoste. Questa è stata l’esperienza educativa di don Lorenzo Milani, e questa è stata ed è tuttora l’esperienza di solidarietà e di accoglienza della comunità del Forteto: in entrambi i casi l’attenzione per i dimenticati, per gli ultimi, si è rivelata la più grande forza in grado di conferire dignità e significato all’essere umano, stimolandone la creatività e la volontà di riscatto.

Provincia di Bologna Istituzione "Gian Franco Minguzzi" Via S.Isaia, 90 40123 Bologna BO Tel 051 52 88 511- Fax 051 521 268
www.minguzzi.provincia.bologna.it

Il dubbio di Morin

Riporto per intero la mail di Marino Bocchi:

Segnalo quest'intervista a Edgar Morin pubblicata ieri su Repubblica.
Il testo completo puo' essere letto all'indirizzo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/04/25/247la.htmlUn caro saluto.
Marino.
«Occorre occuparsi dell' insegnamento. La riforma della conoscenza e del pensiero potrà concretizzarsi solo attraverso una riforma dell'insegnamento, una problematica a cui ho dedicato La testa ben fatta e I sette saperi necessari all' educazione del futuro. Il nostro sistema d' insegnamento separa le discipline e spezzetta la realtà, rendendodi fatto impossibile la comprensione del mondo e impedendoci di cogliere quei problemi fondamentali che sono sempre globali. L'eccesso di specializzazione è diventato un problema. Esperti molto competenti nel loro settore, non appena il loro ambito specifico è traversato da altre problematiche, non sanno più come reagire. Avrebbero bisogno di affrontare globalmente i problemi, ma non ne sono capaci». Occorre un' ottica interdisciplinare? «Certo, purtroppo però l' interdisciplinarietà avanza molto lentamente. Nel mondo della ricerca francese i baroni delle singole discipline non sono assolutamente sensibili a tale prospettiva. C' è però un movimento in corso, che io cerco d' incoraggiare. L' interdisciplinarietà è positiva perché permette a persone che lavorano in campi diversi di dialogare, ma occorrerebbe fare un ulteriore passo in avanti indirezione della transdisciplinarietà, la sola capace di costruire un pensiero globale in grado di articolare i diversi saperi. In fondo, esiste già una scienza che si muove in questo modo e che ci può servire da modello». Quale sarebbe? «L' ecologia, che poggia sull' idea di ecosistema. Vale a dire, un'organizzazione complessa, fondata al contempo sul conflitto e la cooperazione, che nasce dalla eco-organizzazione e dall' implicazione reciproca delle diverse componenti del sistema. Facendo interagire molti parametri diversi, l' ecologia è un esempio molto utile, anche se resta una scienza con una dimensione aleatoria, dato che non siamo ancora capaci di rispondere a tutti i grandi interrogativi che essa solleva. Tuttavia, anche le cosiddette scienze esatte sono sempre più spesso costrette ad integrare la dimensione del dubbio e dell'incertezza. Nessuna scienza può vantare esclusivamente certezze. Sipensi alle difficoltà dell' economia di fronte al marasma dei mercati. Insomma, non bisogna mai eliminare il dubbio».

lunedì 21 aprile 2008

IL 'VUOTO' UTILE

Dal sito www.adistaonline.it riprendo questo articolo, chiedendo agli amici di Adista se hanno avuto sentore dell'esistenza di liste come Per il bene comune…e cosa si aspettassero dalla sinistra ‘ufficiale’...


IL "VUOTO" UTILE di Valerio Gigante e Claudia Fanti


Siamo all'anno zero.

Berlusconi non ha solo vinto. Ha trionfato. Per la terza volta. Solo che nelle prime due occasioni (1994 e 2001) aveva avuto diverse difficoltà a tenere in piedi la sua maggioranza, e i numeri parlamentari erano traballanti. Questa volta invece - riprendendo la celebre frase pronunciata da Previti nel ‘94 - la destra non farà prigionieri. Perché ha i numeri, perché gode di un consenso popolare molto più ampio di quello che tutte le più infauste previsioni potevano ipotizzare. E perché ha costretto la sinistra all'angolo. Anzi, l'ha letteralmente fatta uscire dal ring. Attaccata dall'esterno, la sinistra si è però anche logorata dall'interno, con la litania del voto utile. Perché - nonostante le rassicurazioni alla borghesia industriale, mercantile e clericale, rappresentata dalle facce di Binetti, Calearo, Del Vecchio, Colaninno, ecc. - nonostante un programma moderato sul versante sociale e monetarista come su quello del contenimento della spesa, il Partito Democratico non ha sfondato né a destra né al centro. Ha solo dissanguato la sinistra.

Ci aspetta così un Parlamento bipartito, in perfetto stile Usa. Ma senza quel diritto di "tribuna" che i sistemi anglosassoni "magnanimamente" concedono - all’interno del bipartitismo - alle minoranze. Così, tutta una fetta della società italiana, anche quella che - paradossalmente - ha sacrificato le proprie convinzioni sull'altare del voto utile, non sarà rappresentata. E il "vuoto utile" che la sinistra ha lasciato nelle aule parlamentari non potrà che rendere ancora più facile l'approvazione di una dolorosa litania di provvedimenti sul mercato del lavoro, gli sgravi alle imprese, l'immigrazione, i servizi sociali, la scuola, la pace, i diritti. Ma nei peggiori incubi di questi giorni torna anche lo spettro della riforma costituzionale, magari stavolta concordata con l'opposizione perché - la retorica politica degli ultimi anni ce lo ha insegnato - le "grandi scelte strategiche" del Paese vanno fatte insieme.

Qui però finisce il necessario - e magari liberatorio - lamento.

Perché la sinistra, questo è forse l'unico utile insegnamento che questa débâcle può aiutarci a ricordare, non può e non deve essere solo quella istituzionale e parlamentare. Senza nemmeno il bisogno di ricordare il rischio del "cretinismo parlamentare" paventato da Marx ed Engels, è necessario riconoscere che le cause del disastro non stanno tanto e solo nell'aver perso seggi (anche in virtù di una legge elettorale contrabbandata come proporzionale ma che, oltre che essere assurda, è soprattutto anticostituzionale ed antidemocratica, perché vanifica l'espressione di milioni di elettori); la questione è che la sinistra ha perso credibilità, radicamento sul territorio, capacità di leggere, interpretare e farsi carico delle esigenze profonde di quella parte della società italiana che dovrebbe rappresentare. E se la classe operaia - e non da oggi - vota Berlusconi Fini e Bossi, oppure non vota e basta, una riflessione toccherà farla. E toccherà anche riflettere sull’opportunità di tornare a considerare necessaria quella scelta di classe, della rappresentanza cioè degli interessi degli esclusi e degli oppressi, che è evangelica ancor prima che operaista. E ci toccherà, di conseguenza, interrogarci sul perché una gran parte del mondo cattolico, invece di avvertire l'urgenza di costruire opposizione a sinistra, invece di credere al progetto veltroniano della grande alleanza tra laici e credenti, si sia sentito invece irresistibilmente attratto dalle derive autoritarie e identitarie della destra, in tutte le sue componenti: quella vandeana, particolaristica e xenofoba della Lega, quella populista e spregiudicata del Popolo della Libertà, quella cattolica vetero-democristiana e reazionaria dell'Unione di Centro.

E la gerarchia cattolica come reagirà? Passerà all'ennesimo incasso in termini di nuovi finanziamenti delle scuole private, di 8 per mille, di ulteriori sgravi fiscali, aborto, fecondazione assistita, di una rinnovata ingerenza legislativa dello Stato laico.

Alla fine del viaggio fatto da Adista tra gli umori, i desideri, le speranze di questa campagna elettorale, formulavamo l'auspicio che la "sinistra che sarà" anzitutto "fosse", cioè continuasse ad esistere. Invece, passato il temporale del voto, è ormai chiaro che non spunterà l'arcobaleno. Ma qualcosa è necessario che nasca. E nel travaglio del difficile parto sarà importante per ciascuno non chiamarsi fuori e impegnarsi a fare la propria parte. Quella di Adista sarà di mettere a disposizione le sue pagine per continuare a far ragionare, riflettere, discutere le tante anime del mondo cattolico progressista e della sinistra. Non è molto. Ma è quello che ad una testata come la nostra spetta di fare. Ed è quello che prioritariamente serve per ricostituire quel bacino di analisi, idee, progetti e passioni senza il quale il termine "sinistra", oltre ai seggi, perde anche totalmente senso.



* della redazione di Adista

sabato 19 aprile 2008

DUE NOTIZIE MINIME

Da NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 430 del 19 aprile 2008
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Riprendo il sommario e due testi. Il primo sulla sinistra della nonviolenza, per evidenti motivi; il secondo, intitolato ‘Bambine’, perché riporta una notizia sconvolgente. E’ proprio vero che al peggio non c’è mai fine!
Buona lettura.


Sommario di questo numero:
1. Stanislao Arditi e Oliviero Lorelli: Per la sinistra della nonviolenza
2. Il 19 aprile a Bologna
3. A Rimini il 20 aprile
4. Maria G. Di Rienzo: Bambine
5. Ottavio Ragone intervista Gaetano Arfé (2007)
6. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
7. Valentina Parisi presenta "L'indagine del tenente Gregory" di StanislawLem8.
La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di più

1. EDITORIALE. STANISLAO ARDITI E OLIVIERO LORELLI: PER LA SINISTRA DELLANONVIOLENZA1. Non come sommatoria dei delusi e degli scontenti, ma come illimpidimento ed approfondimento delle ragioni delle oppresse e degli oppressi, delle ragioni della giustizia e della libertà, della responsabilità che riconosce e libera. Non come cartello intergruppi o fuga in avanti o come presunzione avanguardistica, ma come consapevolezza sincera dei compiti dell'ora, e del valore e insieme delle insufficienze delle esperienze passate. Come rottura e come eredità. Rottura delle subalternità e fuoriuscita dalle ambiguità. Eredità delle lotte e delle riflessioni delle correnti calde del movimento socialista e libertario, femminista, ecologista, antirazzista e antimafia.
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2. Il femminismo é il centro e il cuore della sinistra che si schiude alla nonviolenza e fa della nonviolenza la scelta e il criterio che costituiscono la "conditio sine qua non" della politica necessaria. Il femminismo é la scelta decisiva su cui la sinistra della nonviolenza nasce. O sarà consapevole delle parzialità e del limite, della cura e dell'alterità, o non vi sarà la sinistra della nonviolenza. O sarà plurale e complessa perché riconosce che l'umanità é di due generi, o non vi sarà la sinistra della nonviolenza. O sarà antipatriarcale, e quindi antimilitarista, antiautoritaria, antitotalitaria, o non vi sarà la sinistra della nonviolenza. Il femminismo é il centro e il cuore della sinistra della nonviolenza.
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3. Fermare la guerra é la prima urgenza. Ma per contrastare la guerra é necessaria la scelta del disarmo, dell'antimilitarismo, la scelta della nonviolenza. La sinistra della nonviolenza nasce per opporsi alla guerra, alle sue radici, alle sue logiche, alle sue strutture. La sinistra della nonviolenza o chiama ad opporsi alla guerra che sempre consiste dell'uccisione di esseri umani, o non esiste. La sinistra della nonviolenza é l'antitesi della barbarie della guerra.E così come la guerra porta l'autoritarismo, la sinistra della nonviolenza é radicalmente democratica ed egualitaria; così come la guerra porta la distruzione delle relazioni e della natura, la sinistra della nonviolenza costruisce relazioni e difende la natura; così come la guerra uccide e umilia, la sinistra della nonviolenza salva e degnifica. L'opposizione alla guerra e a tutte le strutture ad essa connesse (e tra esse: le dittature, i terrorismi, le organizzazioni criminali, ciò che é inteso a opprimere, ricattare, assassinare) é il primo impegno della sinistra della nonviolenza.
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4. Ma oltre l'impegno contro la guerra urgente e decisivo é l'impegno contro la devastazione della biosfera. E poiché la devastazione della biosfera é in corso a ritmi sempre più accelerati e con esiti sempre più catastrofici, é indispensabile che la sinistra della nonviolenza faccia dell'impegno ecologista il terreno decisivo del suo agire quotidiano. La sinistra della nonviolenza o é ecologista o non é.
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5. Ma la sinistra della nonviolenza é innanzitutto sinistra, la sinistra adeguata alla sfida di questo inizio di millennio. É quindi erede e inveratrice delle lotte delle oppresse e degli oppressi per il riconoscimento dell'eguaglianza di dignità e diritti di ogni essere umano. Non scrive i menu per i ristoranti dell'avvenire, ma é il movimento reale che contrasta l'orrore presente, difende l'umanità e la casa comune, si sforza di preservare la civiltà dalla barbarie, ha a cuore la vita, la dignità e i diritti di ogni essere umano. Chiama per questo le oppresse e gli oppressi alla lotta, chiama alla lotta ogni persona di volontà buona.

4. RIFLESSIONE. MARIA G. DI RIENZO: BAMBINE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo é una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Università di Sydney (Australia); é impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarietà e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Con Michele Boato e MaoValpiana ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui é scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza".
Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti,Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senzavelo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli2005. Un più ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista é in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81]
Allegria. Presto arriverà anche da noi. Lo ha prodotto il "gigante" dei supermercati Tesco e in Gran Bretagna costa solo quattro sterline. Si trattadi un reggiseno imbottito per bambine a partire dai sette anni. Avete letto bene, ma lo riscrivo: bambine di sette anni. Alcuni stilisti lo hanno definito "salace" poiché ha uno scollo basso fatto per mostrare "la pelle del seno". Un portavoce della Tesco ha difeso il prodotto asserendo che praticamente lo hanno fatto per il bene delle bambine: "che sono molto sensibili al loro aspetto, a quell'età". Consola, nevvero, tanta comprensione. Potrebbero compiere un passo in più e distribuire i loro regginiente gratis, poiché io sono certissima che le bimbe sono sensibili, ma sono altrettanto certa che a sette anni non hanno seni di cui occuparsi, non ancora. E che dovrebbero spendere le quattro steriline, o l'equivalente in euro, in caramelle e pastelli, se non in libri come facevo io alla loro età. La pressione sociale operata sulle piccole affinché appaiano "adulte", e adulte significa appetibili sessualmente per gli uomini, non laureate o autonome tanto per dire, sta diventando insopportabile. Ad età sempre più basse le bambine si giudicano, e giudicano le altre bambine, basandosi sulle apparenze. La maggior parte dei giocattoli, e cartoni animati e programmi e libri per l'infanzia, a loro disposizione, le stanno spingendo pesantemente sulla strada della "principessa rosa" (fata, ballerina, modella), i cui scopi nella vita sono sognare, attendere e infine compiacere il "principe azzurro". Per il quale sono disponibili solo gli attrezzi del supereroemacho (guerriero, cowboy, pilota, mostriciattolo corazzato).
*
Comincia qui, lo sapete. E sapete anche cosa diventa dopo. Diventa salari ineguali per le donne a parità di mansioni. Diventa il non trovare più la tua scrivania quando torni dalla maternità. Diventa il misero 24% dei seggi parlamentari europei occupati da donne (con la felice eccezione della Spagna) e il 90% maschile dei consigli d'amministrazione di tutta Europa. Diventa traffico di donne e bambine, violenza sessuale, prostituzione forzata. Diventa la proposta di un modello, per femmine e maschi, impossibile da raggiungere ai più, e quindi generatore di frustrazione, insicurezza, infelicità, rabbia. Dovremmo cominciare a rigettarlo, se abbiamo a cuore i nostri bambini e le nostre bambine, se davvero speriamo e vogliamo il meglio per loro. Le pesanti penalità poste sull'essere donna in termini economici tiene le donne "al loro posto", e così fanno il mutarne i corpi in pezzi di ricambio da consumo sessuale, il trasformare le bambine in donne con i reggiseni imbottiti, e incitare le adulte a buttare la loro vita nell'inutile tentativo di restare "ragazzine attraenti" con trucco, giarrettiere e chirurgia plastica. Inevitabilmente, ciò contribuisce a deprivarle di quel rispetto che meritano come esseri umani, e rende molto più semplice aggredire una bambina in pieno giorno nella metropolitana e tentare distuprarla, perché di quella bambina e a quella bambina si continua a dire che non serve a nient'altro.
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Io trovo molto interessante la stampa estera, soprattutto quando scrived ell'Italia. É sempre utile considerare come gli altri ti vedono dal di fuori. Per cui vi regalo in finale questo commento britannico sulla televisione nostrana: "É impossibile guardare la tv in Italia e farsil'idea che nel paese ci siano donne intelligenti".

9. PER SAPERNE DI PIÙ
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Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org ; per contatti: azionenonviolenta@sis.it
*
Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale dellaRiconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org ; per contatti: mir@peacelink.it , luciano.benini@tin.it , sudest@iol.it , paolocand@libero.it
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Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifistaPeacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnatiper la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it ; per contatti: info@peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 430 del 19 aprile 2008
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532,
e-mail: nbawac@tin.it
Per ricevere questo foglio é sufficiente cliccare su: nonviolenza-request@peacelink.it?subject=subscribe

venerdì 18 aprile 2008

CORRI CON L'ESERCITO!

Dall’amico Andrea Agostini ricevo questa mail, che pubblico


Domenica 20 aprile si svolgerà a Genova “Corri con l’esercito”, una delle tante competizioni sportive sponsorizzate o organizzate dalle forze armate.
Poiché non possiamo né vogliamo dimenticare che le forze armate italiane sono oggi in guerra in Afghanistan, invitiamo tutti e tutte ad unirsi a noi per distribuire questo testo, ed esporre striscioni pacifisti.
Appuntamento alle ore 8.45 al Porto Antico sotto la statua di Gandhi. ( sono gradite tuta e scarpe da ginnastica alla pettorina pensiamo noi )

Corri con l’esercito?
Le forze armate italiane costeranno nel 2008 ben 23 miliardi e 352 milioni di euro, l’11% in più rispetto allo scorso anno. Sono soldi che sarebbero stati meglio impegnati se destinati alla scuola, alla sanità, alle pensioni.

Le forze armate italiane sono impegnate in Afghanistan al fianco degli Stati Uniti in una guerra
illegale, perché esplicitamente vietata dall’articolo 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra....”)
Inutile, perché intrapresa con il pretesto di dare la caccia a Bin Laden (delle due l’una: o il pretesto era falso, o i generali della NATO non sono poi così abili)
criminale, perché moltiplica lutti, distruzioni ed odio; ed è condotta, come tutte le guerre “moderne” soprattutto contro i civili.

Le forze armate italiane devono “reclutare” e far dimenticare che la loro vera funzione è la guerra: ecco perché sono presenti sempre più spesso all’interno delle scuole, ed in occasioni culturali e sportive.
Come dimostrano gli ospedali di Emergency in zone di guerra non sono necessari gradi ed armi per distribuire aiuti umanitari; così come non c’è bisogno di portare le stellette per organizzare competizioni sportive

giovedì 17 aprile 2008

IVAN ILLICH E I PERICOLI DELLA MODERNITA'

IVAN ILICH: I PERICOLI DELLA MODERNITÀ IL PROFETA DELLA CONVIVIALITÀ RACCONTA OSPITALITÀ E DOLORE
di Franco La Cecla

Oakland, la città dei docks e degli operai neri, che si affaccia sulla Baia dall'altra parte di San Francisco è diventata oggi il rifugio di coloro, artisti, musicisti, ma anche middle class, che sono stati espulsi dal processo di vertiginosa "gentrification" della cara vecchia San Francisco degli hippy e degli esperimenti sociali di beat, gay ed ecologisti. Anche Oakland, sede, negli anni Settanta della rivolta nera e delle Black Panthers, oggi è molto cambiata. I docks ci sono ancora ma ospitano migliaia di cointainer per microchip e apparecchiature elettroniche. Il vento di Silicon Valley è arrivato anche qui cambiando le regole del gioco tra le stesse classi nere e sopratutto rivelando una nuova America di giovani arricchiti in maniera spropositata e di folle di nuovi poveri, operai generici e immigrati più o meno clandestini. Oakland ha un sindaco, Jerry Brown, famoso per coloro che lo ricordano negli anni Settanta governatore della California dei Grateful Dead, di Allen Ginsberg e dei figli dei fiori. Oggi Jerry Brown è un uomo massiccio che veste come un boss dei film di Francis Ford Coppola e fuma nella sua limousine costosi sigari cubani. Per ingraziarsi le middle class nere di Oakland ha ottenuto che si apra qui una enorme scuola militare per insegnare alle nuove generazioni un po' di disciplina e un Casinò perché i ricchi possano avere qualcosa da fare la sera. Vive in un edificio costruito dal suo vice, uno strano personaggio tatuato nato a Montecarlo e lì condivide le sue giornate con un insieme di personaggi che ricordano le comuni degli anni Settanta, con uno scivolamento tutto post-moderno verso il vino, le mescolanze razziali e i think tank. In questo luogo (battezzato "We the people") organizza conferenze e seminari sul senso del "bene comune" e degli "spazi pubblici". È questo il motivo dell'invito a un suo vecchio amico, il filosofo e pensatore radicale Ivan Illich a tenere qui per sei settimane, due volte all'anno dei seminari di cultura politica. Illich ha accettato con entusiasmo portando alcuni dei suoi amici e collaboratori, storici, economisti, antropologi, esperti di sviluppo, ma anche musicisti e studiosi dell'Islam. Sei mesi fa il tema del suo seminario è stato La perdita degli spazi pubblici nella città. In queste settimane l'oggetto è invece Ospitalità e dolore. Per capire come questi due temi siano collegati Libertaria lo ha incontrato nelle due settimane conclusive del seminario. Ivan Illich è un uomo forte, ma indebolito in maniera quasi ingiusta da un male che ne sfigura il bellissimo volto da vecchio dalmata, un misto tra il ritratto di Geronimo e quello di un grande staretz alla Dostojevskij. La malattia lo affatica, gli rende la vita difficile, ma non gli impedisce di continuare a viaggiare tra il resto del mondo e la sua "base" a Cuernavaca, in Messico, dove ha vissuto dagli anni Settanta e dove aveva costituito un magnifico centro, il Cidoc, di critica alle istituzioni totalizzanti, scuola, medicina , sistema automobilistico, corporazioni professionali e sistemi di controllo e creazione di cittadini dipendenti. Oggi Illich insegna per una parte dell'anno a Brema, in Germania, e continua a essere presente in altri centri di ricerca, come Penn State in Pennsylvania, ma anche Bologna e altri luoghi dove ha amici e seguaci. Il suo metodo di lavoro è più simile a una stoà dell'antica Atene che a una vita accademica: un gruppo di fedeli giovani ricercatori, di adulti studiosi e di vecchi amici lo circondano e lo seguono. Illich chiede alle università o in questo caso a Jerry Brown, un luogo dove vivere insieme ai suoi e dove svolgere dei seminari pubblici. Così i momenti esterni si intrecciano ai momenti interni di riflessione, dialogo, ricerca. Da anni Illich persegue con i suoi amici e allievi una ricerca sulla "proporzionalità" intesa come una specie di "senso comune", di maniera di sentire e di pensare che consentiva non soltanto la convivenza ricca e interessante delle comunità umane, ma lo sviluppo delle arti liberali e delle arti vere e proprie. Accanto a lui un giovane tedesco, Thomas, spiega la perdita del senso della proporzione in musica, un geniale indiano, Samuel Sayay, si occupa della perdita del momento proporzionale in economia e della sostituzione della teoria delle probabilità al libero arbitrio. A questi si aggiungono, tra gli altri, una giovane studiosa tedesca, Silja Samerski che si occupa della trasformazione delle partorienti, in decision maker rispetto alla possibilità di dare alla luce mostri, e una storica libanese, Samara Farage, studiosa della medicina aristotelica e dei suoi lasciti alla medicina araba. Illich mantiene il suo ruolo di grande vecchio. Nella stanza dove riposa e scrive riceve amici e ricercatori e dà dritte, indirizza ad altri ricercatori nel mondo, suggerisce bibliografie e campi da esplorare. Lo fa nelle lingue che parla, che sono circa tredici, essendo lui, da buon dalmata, un uomo di frontiera, nato in una famiglia che viveva tra l'isola di Braç, di fronte a Spalato, la grande Vienna, Mosca e l'Italia. La madre gli parlava in inglese, tedesco e russo e il nonno era un rabbino. Il giovane Illich durante la guerra si nasconde in Italia (i suoi parenti italiani producevano il liquore "Maraschino") e partecipa alla Resistenza, mentre è seminarista. Alla fine della guerra ha seguito una formazione solidissima in teologia alla Gregoriana a Roma ed è ordinato prete. Lo inviano a New York a seguire la comunità portoricana del Lower East Side di New York. Si impadronisce della lingua e del mondo portoricano in pochi mesi e organizza la prima grande sfilata di strada dell'orgoglio portoricano. I suoi metodi e la sua intelligenza lo rendono da un lato molto ricercato e stimato e dall'altro osteggiato e diffidato. Erich Fromm lo ha tra i suoi amici migliori. Jacques Maritain gli chiede di sostituirlo a Princeton mentre è malato. Infine è nominato pro-rettore della università di Portorico. Siamo negli anni Sessanta. John Kennedy e Giovanni XXIII lanciano negli stessi anni una "crociata per lo sviluppo", spingendo developpers, missionari e peace corps in America Latina. Illich capisce che questo è un nuovo tipo, molto più perverso, di colonialismo che vuole distruggere dall'interno i sistemi culturali dei paesi del "terzo mondo" e omogeneizzarli all'idea roosveltiana "e tutta nordamericana recentissima" di sviluppo e progresso. Decide di lasciare l'università di Portorico. Dopo un lungo giro a piedi per il continente latino-americano sceglie Cuernavaca come luogo da cui organizzare la resistenza ai "missionari dello sviluppo". Inventa una scuola di spagnolo che accoglie i "volontari della pace" per spiegare loro i danni di cui si fanno portatori. A Cuernavaca, insieme a Valentina Borremans, inventa il Cidoc un centro di interdocumentazione dove vengono raccolti da un lato enormi quantità di lavori sulle tradizioni popolari latino-americane e dall'altro dati e materiali sullo sviluppo delle grandi istituzioni mondiali nel campo dell'educazione, salute, economia. Una serie di seminari insieme ai massimi esperti di queste cose dà vita a una critica radicale alle istituzioni: da qui nascerà il libro Descolarizzare la società e poi la critica feroce alla medicina ufficiale Nemesi medica. Illich a questo punto è divenuto molto scomodo e la Chiesa lo manda a chiamare per sottoporlo al giudizio del santo uffizio. Da cui Illich uscirà indenne, ma con la decisione (bilaterale) di separare il suo lavoro intellettuale dalla funzione ecclesiastica. Pubblicamente non sarà mai più identificabile come "uomo di chiesa" anche se in privato la sua tensione morale e religiosa resterà fortissima. Non si potrebbe oggi capire il cammino che quest'uomo ha fatto non tenendo conto della complessità della sua formazione: teologo, storico, sociologo, linguista, economista e dell'orizzonte morale che sottende tutto il suo lavoro. Alla fine degli anni Settanta si occupa sempre di più di "sistemi" che creano dipendenza e diventano controproduttivi: pubblica su Le Monde un famoso articolo Energie et Equité che apre la questione della crisi energetica legandola strettamente all'ipotesi perdente di una società che è schiava della velocità dei pochi. Illich diventa uno dei guru dei movimenti ecologisti e della critica alla società industriale. Negli anni che seguiranno si occuperà di "Diritto alla disoccupazione creativa", di analisi del sistema e dell'ideologia del lavoro. In Francia uscirà agli inizi degli anni Ottanta Le travail phantome (Seuil) che è un'analisi acuta e preveggente del settore informale come sistema che regge e consente l'economia formale, sfruttando e invadendo zone della vita che prima erano ambiti privati, parte delle relazioni primarie, comunitarie e vernacolari dell'esistenza. È il primo grande abbozzo del lavoro che svilupperà negli anni Ottanta: la critica all'invadenza dei sistemi di mercato retti da esperti e professionisti nelle sfere più intime della vita sociale. Fino a scrivere nel 1985 Gender and sex, un libro scandaloso, in cui da storico ricostruirà il modo con cui il capitalismo ha distrutto la differenza (culturale e radicale) tra uomini e donne per inventare il mito del lavoratore e consumatore neutro. Il libro desterà la reazione violentissima del femminismo americano e sarà in tutto il mondo accolto con censura e sospetto. Negli ultimi anni il lavoro di Illich si arricchirà e approfondirà, pescando nel dodicesimo secolo evidenze di un mondo in cui era ancora presente la "proporzionalità" che le stesse istituzioni create dalla Chiesa cattolica e poi prese in prestito dallo Stato e dalla società civile contribuiranno a distruggere. Il lavoro su Ugo di San Vittore, Nella vigna del testo, ne sarà un prezioso tassello. Da qui si riaprirà per Illich una nuova stagione di critica alla istituzionalizzazione della vita sociale e quotidiana, che nei seminari di Oakland trova applicazioni e spunti di domanda.
Alle radici dell'asocialità
Nella sala di "We the people" Illich spiega: "La prima parte dei nostri seminari si occuperà della storia dell'ospitalità, nella Grecia antica e nel mondo ebraico e cristiano. Descriverò in questa sezione l'istituzionalizzazione della povertà alla metà del quarto secolo dopo Cristo. È in questo momento, che sotto l'influenza cristiana, i primi veri ospizi per i senzatetto finanziati da una comunità vengono costruiti. Mi concentrerò sugli effetti dell'istituzionalizzazione dell'ospitalità come distruzione della pratica spontanea e personale dell'ospitalità. Trovo che la prima sia una inversione radicale della seconda. La seconda parte del nostro lavoro si occuperà dell'emergenza successiva della pietà, della misericordia e della compassione, quest'ultima compresa nel suo senso forte originale. Per raccontare questa storia dovrò concentrarmi sulla storia del "corpo in pena". La compassione come esperienza vissuta, diventa possibile soltanto nel momento in cui il dolore è separato dalla grande e variegata costellazione della sofferenza come era concepita nell'antichità. Il mutamento storico del senso del dolore fisico durante il tardo Medio Evo è condizione dell'apparire della compassione come è incarnata nelle stimmate di Francesco d'Assisi. È qui che sta l'origine di ciò che negli ambienti medici viene chiamato "la gestione del dolore". La terza parte descriverà i primi ospedali in cui una misericordia compassionevole troverà la sua forma istituzionalizzata nel tardo undicesimo secolo. Per la prima volta nella storia, ai malati viene dato uno statuto e un posto all'interno della città, invece che esserne espulsi, e questa incorporazione avviene grazie all'istituzione dell'ospedale. Nell'atmosfera di una misericordia spontanea e compassionevole, la malattia e il dolore potevano essere interpretati come vocazione da quelli che ne erano affetti e da quelli che se ne prendevano cura. L'ospedalizzazione è invece la nuova espressione sociale di un modo di concepire e percepire il corpo umano che rappresenta una profonda rottura con il passato. Questo nuovo corpo nato con lo spirito della compassione sarà trasformato nell'epoca di Leibnitz e di Descartes nell'oggetto fisico che domanda un trattamento umano". Il pubblico di Oakland, abbastanza variegato e composito, fa un po' di fatica a seguire l'enorme escursus di Illich. Gli domandano di chiarire che cosa fosse l'ospitalità prima della sua istituzione: "Un'esperienza raccontata dal vecchio cardinale Jean Danielou cattura questa complessa verità storica. Un amico cinese del cardinale, dopo essere divenuto cristiano, decide di fare un pellegrinaggio a piedi da Pechino a Roma. In Asia centrale trova ospitalità dappertutto; nei paesi di lingua slava comincia ad avere qualche difficoltà, anche se trova ancora gente disposta ad ospitarlo per una notte in casa. Ma quando arriva in Europa, nei paesi delle chiese occidentali, deve cercare alloggio e riparo negli ospizi e nei rifugi per i poveri, perché le porte delle case private sono chiuse a stranieri e pellegrini". Gli chiedono ancora: "Ma allora come andavano le cose per i primi cristiani e quand'è che essi hanno perso la capacità diretta e spontanea di accoglienza?". Ivan risponde: "L'ospitalità è qualcosa che la gente faceva istintivamente, un'accoglienza informale, una maniera di dare una mano allo straniero o al passante in difficoltà. Era l'appello al faccia a faccia, la decisione personale di incontrare l'altro nei suoi problemi contingenti, senza volerlo definire a partire da questi . Fin quando nel terzo secolo dopo Cristo al tempo di Costantino la chiesa non pensa bene di istituire degli ospizi, degli xenodocheion dal greco xenia che sta per ospitalità. Da quel momento l'accoglienza passa dalla decisione di ciascuno nei confronti del prossimo alla istituzione di un luogo che definisce i criteri e i requisiti per essere considerati poveri e bisognosi". Continua Illich: "La nuova istituzione dello xenodocheion si diffonde in mezzo secolo a tutto l'impero romano. Al tempo di Giuliano l'Apostata, è già arrivata alle aree urbane dell'Asia. Quando Giuliano l'Apostata cerca di ristabilire, contro la diffusione del cristianesimo, gli antichi dèi pagani dell'Impero, chiede però ai suoi governatori di mantenere la pratica degli ospizi. Così dice l'Imperatore: "Se l'ellenismo non fa i progressi che dovrebbe la colpa è nostra... non vedete che ciò che ha contribuito al successo dell'ateismo (cioè del cristianesimo) è la carità verso gli stranieri". È a quel punto che lo stato imperiale fa sua l'istituzione dell'ospitalità". In questo, Illich vede la fine di un'epoca in cui la carità era ancora responsabilità di tutti. L'asocialità di cui il mondo contemporaneo fa prova, la paura e il disinteresse per i vicini che anche qui a San Francisco ha ormai decretato la fine di ogni forma spontanea di aggregazione, sarebbe dunque un male originato in quei secoli lontani.
La figura del povero
Il vecchio Illich non ha dubbi : "La povertà istituzionalizzata è una invenzione che la chiesa ha passato allo stato e alle istituzioni e che ha condotto a una trasformazione della compassione in qualcosa che è oggi nelle mani degli assicuratori e delle corporazioni professionali della salute e dell'assistenza". Aggiunge: "La compassione è una parola ebraica, rahum, che viene dall'Esodo e che è stata tradotta come misericordia, ma che si riferisce più precisamente al grembo femminile e a ciò che in esso accade quando è eccitato dall'amore. Gli ellenisti traducono questo atteggiamento con la parola eleós o anche eleomosyne da cui viene la nostra elemosina, levando alla parola il suo connotato carnale, appassionato. Così la rahum diventa pietà, qualcosa che Platone e Aristotele consideravano un difetto morale". Illich sostiene che la modernità occidentale è figlia della compassione istituzionalizzata che crea un nuovo statuto della sofferenza e della povertà: "Già il Cristianesimo aveva scoperto un tipo di dolore diverso da quello che l'antica Grecia definiva con le parole algos, o lype, o nosos che si riferivano piuttosto a uno stato dell'anima. La poena cristiana si riferisce anzitutto al corpo e alle sofferenze inflitte al Cristo". Illich spiega al suo pubblico che la compassione è un tipo nuovo di sentire: "Quello che viene chiamato il manifestarsi del sé occidentale, dell'individuo, nasce dall'esperienza fisica del sé. La separazione tra il noi antico e l'io moderno procura una nuova pelle che può essere sperimentata, sofferta. Nell'esercizio fisico del sentire le sofferenze del prossimo, il dolore della malattia e della stessa tortura diventano un'esperienza peculiare della sensibilità sottratta all'insieme delle miserie della vita". La compassione si concentra su un dolore fisico che trasforma il senso stesso che un individuo ha di sé. Illich sostiene che per questo motivo la compassione, come nuova sensibilità al corpo, è anche alla base dei più sofisticati mezzi di tortura. "Ci sono mezzi di tortura capaci di alienare a tal punto il torturato che non può più separare il proprio io da ciò che gli fa male. Il torturato viene devastato psichicamente dal dolore perché non può più vivere con questo se stesso alterato". Illich sostiene che ospitalità e senso del dolore vanno di pari passo e la loro gestione può creare nuove mostruosità. Lo dice un po' da profeta, un po' da uomo di altri tempi che vuole mettere in guardia il suo pubblico di contemporanei. Nella cornice post-moderna dell'America suburbana ciò suona particolarmente disorientante. Illich si definisce come un "alienato" che si è abituato a guardare il presente dal passato, per acquisire la distanza necessaria per coglierne l'allarmante e disumana attualità.
Questa lugubre modernità
Cerco di farmi spiegare da lui questa forma di alienazione. Vengo ogni mattina a fare colazione qui, con i suoi amici e seguo quello che loro hanno da dire sull'argomento. Ivan sfugge però alle domande, mi dà da leggere articoli scritti dai suoi amici e sopratutto un'intervista molto lunga che David Cayley, un giornalista canadese e autore tra l'altro di Conversazioni con Ivan Illich (Elèuthera, 1994), gli ha fatto su un tema che sta molto caro a Ivan e che spiega la natura della sua alienazione: Corruptio optimi quae est pessima (The corruption of Christianity, Ivan illich, on Gospel, Church and Society, Canadian Broadcasting Corporation, 2000), l'idea che la corruzione del discorso cristiano ha creato gran parte del male che oggi travaglia il nostro mondo. Illich lo dice con una chiarezza non registrata, però, da gran parte dei suoi allievi. Non si tratta oggi di tornare a un tipo di società comunitaria, pre-moderna, vernacolare, più giusta e con un senso delle proporzioni. L'esperienza cristiana, nel suo universalismo ha spazzato via il mondo locale, indigeno, tradizionale. Ma il suo messaggio, di una forza straordinaria e rivolto alla responsabilità individuale (il buon samaritano che sceglie chi è il suo prossimo liberandosi da determinazioni etniche e geografiche), viene stravolto da una istituzionalizzazione che diventa una macchina spaventosa di dipendenze e controlli. La chiesa è il primo modello di stato e poi di istituzione totalizzante. "Con il cristianesimo una dimensione completamente nuova diventa possibile. Con tutta l'ambiguità del caso perché siamo di fronte all'esplosione di assunti universali che mettono in crisi l'idea di un rapporto preferenziale con quelli in mezzo a cui si è nati. Ciò rende possibile per me scegliere chi amare e quindi distrugge le basi di un'etica che è sempre stata etnica dove il noi precede l'io. Con il Nuovo Testamento, lo sguardo, l'amore e la conoscenza sono possibili in un orizzonte completamente nuovo. Con un pericolo nuovo: il tentativo di gestire, assicurare e garantire questo amore istituzionalizzandolo, sottomettendolo a una legislazione e rendendolo legge, proteggendolo attraverso la criminalizzazione di ciò che gli si oppone". È questo che Illich chiama "misterium iniquitatis", il fatto che da una prospettiva universalista possa discendere la lugubre modernità di sistemi di controllo diffusi a tutto il corpo sociale e a tutto il mondo. "Sto, come storico, di fronte a una entità storica, a un'epoca che più la studio e più mi appare confusa, incomprensibile e incredibile. Non ha paragoni con nessuna altra epoca, e si basa su assiomi che io non trovo in nessuna società del passato. Mostra un aspetto dell'inumano, della degradazione (vorrei evitare la parola "male") che non ha paralleli nella storia. Per essere superficiali basta pensare alla polarizzazione della ricchezza mondiale negli ultimi vent'anni. Recentemente ho visto un dato: 350 persone guadagnano quanto il 65 per cento della restante umanità. Non mi preoccupa questo, quanto il fatto che questo 65 per cento dei meno abbienti trent'anni fa era capace di sopravvivere senza ricorrere al denaro. Molte cose non erano ancora monetizzate. La sussistenza ancora reggeva. Oggi non ci si può spostare senza pagare un biglietto. Non si può avere fuoco in cucina, semplicemente raccogliendo legna, ma bisogna pagare per qualche tipo di combustibile. Come spiegare questo male sociale che è accaduto solo quando il modello occidentale è stato importato? Ed è qui che il "mysterium iniquitatis" mi dà una chiave per capire il male sociale di oggi per cui non ho altre parole. Come uomo di fede, almeno devo pensare a un misterioso tradimento o a una perversione della libertà che i vangeli hanno apportato. Quanto più si cerca di capire il male che ci circonda, di un tipo nuovo, misterioso e più intensa diventa la tentazione di (non posso evitare di dirlo) di cercarne l'origine nello stravolgimento di un'idea di un dio incarnato nel mondo". Nel volto sofferente di Illich si può leggere la storia di qualcuno che per tutta la vita ha cercato di spiegare la società attuale partendo davvero dalla sua archeologia, e soffrendola solo come un uomo sospeso tra teologia, storia, antropologia e filosofia può fare. Illich incarna in sé la storia della corruzione della carità e la sua trasformazione in sistema totalizzante e disumanizzante. Al contrario di molti altri studiosi la radice delle sue analisi riposa nel suo travaglio di uomo di fede che cerca di capire come si è potuto creare tanto orrore a partire da tanta bellezza. Pochi tra i suoi amici e studenti afferrano quanto quest'uomo affondi in un passato remoto e debba confrontarsi in maniera agghiacciante con la modernità di cui egli è lucido lettore. Da qui l'inevitabile sofferenza che i suoi discorsi producono anche oggi in chi li vuole seguire fino in fondo.
Tratto dal sito http://www.libertaria.it/

mercoledì 16 aprile 2008

DOPO LE ELEZIONI: REPETITA JUVANT...

RETE di donne e uomini per l'ECOLOGIA,
il FEMMINISMO, la NONVIOLENZA


Come deciso il 2 marzo scorso, CI INCONTRIAMO sabato 19 aprile 2008 dalle ore 10 alle 17 a Bologna, nella saletta sindacale della stazione ferroviaria (di fronte alla mensa dei ferrovieri, sulla sinistra del piazzale esterno) * DEDICHEREMO solo una prima parte della giornata (dalle 10 alle 12) all'analisi del terremoto elettorale, delle sue cause e conseguenze per noi ecologisti, femministe, amici della nonviolenza, a partire dal fatto che, nella scorsa assemblea, non era stata definita una linea comune da tenere in questa tornata elettorale. * DISCUTEREMO soprattutto della costruzione di una Rete di donne e uomini, associazioni e comitati che abbia come fine principale sostenere iniziative e lotte locali, mettendo in comune conoscenze, esperienze, strumenti di informazione e creando anche eventi nazionali sui temi affrontati. * DISCUTEREMO anche sulle possibilità per la Rete di presentare direttamente (dove riusciremo a creare le condizioni necessarie) liste elettorali con propri contenuti e candidati (senza la mediazione di alcun partito) per i vari livelli istituzionali, a partire da quello territoriale (quartieri, comuni), fino alla dimensione europea. * CI CONFRONTEREMO - sulle caratteristiche della Rete e sul metodo nonviolento da adottare (chi partecipa, minime regole interne, come agisce, come comunica, un suo nome, divisione dei compiti, ecc.) - sul censimento delle iniziative (locali o non) da sostenere come Rete - sulla scelta delle iniziative comuni da mettere in cantiere per i prossimi mesi (prime proposte: iniziative ecologiste in molte città sabato 4 ottobre, San Francesco, festa degli alberi; iniziative regionali antimilitariste per il 4 novembre (Giornata delle forze armate, "Non festa ma lutto", domenica 2 novembre) contro le basi a Vicenza, Aviano, Ghedi Bs, Camp Derby Pi, Taranto, Napoli) * PROPONIAMO di confermare il metodo di lavoro basato su: interventi brevi (massimo 5 minuti a testa), linguaggio nonviolento, decisioni prese con il massimo consenso possibile , riconvocazione pubblica (non troppo ravvicinata) e indirizzario pubblico dei partecipanti alla Rete; * PROPONIAMO inoltre piccoli gruppi di lavoro per censire e preparare le iniziative, precisare contenuti e metodi, curare la comunicazione, ecc. in modo da chiudere questa fase costituente prima dell'estate (sabato 14 giugno?), cercando di non creare un recinto (se non per quanto riguarda i fondamentali principi nonviolenti), ma un terreno di collaborazione con tutte le persone di buona volontà.
Michele Boato micheleboato@tin.it,
Maria G. Di Rienzo sheela59@libero.it
Mao Valpiana mao@nonviolenti.org




Per chi non l'avesse letto, ecco il "Manifesto di Bologna" del 2 marzo 2008, che dà l'avvio alla rete:

dall'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 nasce la
RETE DI DONNE E UOMINI PER L'ECOLOGIA , IL FEMMINISMO E LA NONVIOLENZA

Ci siamo incontrati in molti, da tutta Italia, per dare assieme una risposta all'abisso che divide il Palazzo dalla popolazione, per uscire dalla subalternità e dal fatalismo del “non si può fare nulla” contro le continue guerre, le devastazioni ambientali, il maschilismo e i fondamentalismi che negano la dignità di tutti gli esseri umani, le mafie e il razzismo, le sopraffazioni e le ingiustizie
Ci siamo detti che, sulle questioni più importanti, come
- la partecipazione anti-Costituzionale dell'Italia alla guerra in Afghanistan,
- lo scandalo della Tav, del Mose, dei rigassificatori e degli inceneritori, dell’incremento dissennato del trasporto aereo e delle autostrade
- la provocazione della nuova base militare usa a Vicenza e delle testate nucleari a Ghedi ed Aviano
- il razzismo, l’informazione negata, la corruzione e le complicità con i poteri criminali
i governi di destra e di centrosinistra non hanno mostrato grandi differenze

Perciò noi, che facciamo parte dell'arcipelago di comitati, associazioni, movimenti e persone che non si sono stancate di lottare contro le ingiustizie, le guerre e le violenze (anche contro gli amici animali), il razzismo e le mafie, il maschilismo e la devastazione delle relazioni umane e della biosfera, e ci sforziamo di realizzare una società e una vita più amichevole e più sana, fuori dall’ossessione consumistica e dall’invasione dei rifiuti, in armonia con la natura e nella difesa dei beni comuni, come nostra sorella acqua,
abbiamo deciso
di riprendere il cammino iniziato con la nonviolenza di Aldo Capitini e Maria Montessori, il socialismo libertario di Rosa Luxemburg e Lelio Basso, l'anti-autoritarismo del '68, il femminismo che dagli anni 70 illumina le nostre vite , l'ecologismo di Laura Conti e Alex Langer e del primo Arcipelago verde.
per costruire,
con un metodo basato su comunicazione, concretezza, inclusione, democrazia dal basso e rispetto reciproco:

- una rete che colleghi e rafforzi le moltissime esperienze locali, e, partendo da esse, prepari anche una presenza diretta del movimento in politica, attraverso la costruzione di liste pulitissime, fatte da uomini e donne coraggiose, disinteressate, nonviolente e competenti

- un programma che, uscendo dal “pensiero unico” di sviluppo e crescita, si basi su:
1. decrescita e ricerca del benessere nella sobrietà,
2. energia solare, risparmio e bioarchitettura per diventare indipendenti dai combustibili fossili, dal ricatto nucleare e dalle emissioni di gas serra e di polveri cancerogene
3. difesa della democrazia e suo ampliamento verso i referendum locali e il potere dal basso,
4. smilitarizzazione del territorio, con riduzione delle spese militari, abbandono di armamenti offensivi e basi usa, nucleari e non, creazione di un corpo civile di pace europeo
5. società accogliente, solidale e aperta alle diversità, nel rispetto delle regole di convivenza e solidarietà, con un forte impegno per i diritti delle donne e contro la violenza su di esse; con un particolare impegno all'educazione al genere ed al rispetto tra i generi; un impegno alla lotta contro la violenza di genere e all'analisi di genere di ogni progetto; apertura alle varie culture, ma né tradizioni né ideologie possono essere usate per negare alle donne i loro diritti umani.

- regole di comportamento comuni che:
1. impediscano la politica come professione e come strumento di arricchimento,
2. instaurino un confronto diretto sistematico tra elettori ed eletti,
3. pratichino il principio del 50% di presenza femminile in ogni sede istituzionale
4. applichino la scelta della nonviolenza anche nel linguaggio

Constatando che la precipitazione della crisi di governo impedisce materialmente la presentazione di queste liste alle prossime elezioni (con la conseguenza di diverse scelte, dal voto per “il meno peggio” di quello che i partiti di centro e di sinistra propongono, alla disponibilità di candidarsi nella lista civica “Per il bene comune”, fino all'astensionismo attivo)
l'assemblea ha deciso di mettere le basi per la rete
- utilizzando anche a questo scopo il quotidiano telematico “La nonviolenza in cammino”
- aprendo la lista di discussione “Donne e uomini per ecologia e nonviolenza” con l'aiuto tecnico della rete di Lilliput
- riconvocandosi subito dopo le elezioni, sabato 19 aprile dalle ore 10 alle 17, ancora a Bologna, nella stessa sala sindacale della stazione ferroviaria, per decidere un programma,
iniziative e ulteriori strumenti di lavoro comuni.

martedì 15 aprile 2008

CONVEGNO DELLA FONDAZIONE BALDUCCI

La multiculturalità nella scuola
Badia Fiesolana
San Domenico - Fiesole
17-18-19 Aprile 2008

Programma :


- Giovedì 17 Aprile
Sala degli Affreschi – ore 21.15 Ingresso libero

Il cinema come linguaggio universale
Proiezione del film: Occidente



- Venerdì 18 Aprile
Sala Capitolare della Badia Fiesolana – ore 15.00


La multiculturalità e i problemi dell’inserimento scolastico


Saluti delle Autorità:

Giuseppe Buonsanti - Presidente Fondazione Balducci
Massimo Toschi - Assessore alla Cooperazione internazionale e al dialogo fra i popoli
della Regione Toscana
Matteo Renzi - Presidente della Provincia di Firenze
Fabio Incatasciato - Sindaco di Fiesole


Introduzione

Dalla multiculturalità all’interculturalità
Andrea Cecconi - Direttore Fondazione Balducci


Interventi

Scuola italiana, multiculturalità ed inserimento scolastico: problemi e
prospettive
Vinicio Ongini - Esperto di educazione interculturale presso il Ministero dell’Istruzione

Un modello di educazione interculturale e un’esperienza d’inserimento
scolastico
Daniela Lastri - Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Firenze

Verso l’educazione del cittadino globale
Aluisi Tosolini - Docente di tecnologie per l’integrazione formativa presso
l’Università Cattolica di Piacenza


Chiostro della Badia Fiesolana – ore 19.30
Buffet per il pubblico e i partecipanti




Chiesa della Badia Fiesolana – ore 21.15 Ingresso libero


La musica come professione di pace


Spettacolo musicale:

Danza delle origini. Dalla Terra al Cielo
L' America Latina danza la sua identità, mescolando le sue radici, precolombiana,
europea e africana. Dalla terra al cielo è un' ode all'unione di queste tre culture.

Araceli Barcenas – coreografa Iacopo Orlando - percussioni sciamaniche


Encuentros
un mosaico di sonorità eterogenee, partendo da melodie tradizionali andine, esplora
nuovi arrangiamenti

Markahuasi – gruppo musicale



- Sabato 19 Aprile
Sala Capitolare della Badia Fiesolana – ore 9.30


Quale identità del futuro cittadino europeo?


Multiculturalità e integrazione al tempo della globalizzazione
Mauro Ceruti - Antropologo (Università di Bergamo)

L’integrazione scolastica e culturale nell’Unione Europea
Lapo Pistelli - Parlamentare Europeo


L’identità europea e l’ “alternativa mediterranea”
Franco Cassano - Sociologo (Università di Bari)


Dibattito



Con il contributo di:
Fondazione Monte dei Paschi di Siena




Con il patrocinio di:

Regione Toscana
Provincia di Firenze



In collaborazione con:

Comune di Fiesole






Su richiesta degli interessati potrà essere rilasciato un Attestato di frequenza















Fondazione Ernesto Balducci


Via Badia dei Roccettini, 9
Badia Fiesolana
50016 San Domenico – Fiesole
Tel. 055 599147 – Fax. 055 599240
E.mail. fondazionebalducci@virgilio.it
www.fondazionebalducci.it

ELEZIONI: CHI SEMINA VENTO...RACCOGLIE TEMPESTA...

Riprendo l'editoriale e una notizia (già pubblicata) da
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 426 del 15 aprile 2008
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte
dal Centro di ricercaper la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Come volevasi dimostrare
2. Il 19 aprile a Bologna
3. A Rimini il 20 aprile
4. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
5. Monica Ruocco: Letteratura saudita
6. Gabriella Gagliardo presenta "Scrivere al buio" ed "Elogio del margine"di bell hooks
7. Roberta Ronconi presenta "Speranza nel buio" di Rebecca Solnit
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: COME VOLEVASI DIMOSTRARE
1. Una ex-sinistra che nei due anni in cui ha governato ha violato laCostituzione e fatto una politica guerriera e razzista, una politica anomica e assassina, ovviamente ha portato alla vittoria la destra eversiva, razzista, mafiosa.
*
2. Lungo questi due anni occorreva opporsi alla politica guerriera e razzista del governo. Questo foglio si e' opposto. Tutti coloro che invece alla guerra e al razzismo hanno ceduto misurino ora gli esiti pratici della loro complicita'.
*
3. A queste elezioni era indispensabile che vi fosse la possibilita' di votare per liste della sinistra della nonviolenza. Questo foglio si e' lungamente battuto perche' esse vi fossero. Inascoltato. Resta a futura memoria.
*
4. Ora occorre costruire subito la sinistra della nonviolenza: ma essa puo' nascere solo da una rottura necessaria e urgente: la rottura di ogni subalternita', la fine di ogni rassegnazione e pusillanimita', la cessazione di ogni complicita' nei confronti della ex-sinistra ministeriale bombardiera e razzista come nei confronti della pseudo-sinistra (ed effettuale destra anch'essa) totalitaria degli squadristi e degli irresponsabili.

2. INCONTRI.
IL 19 APRILE A BOLOGNA
Sabato 19 aprile, dalle ore 10 alle 17, a Bologna, nella sala sindacale della stazione ferroviaria, si terra' l'assemblea "per una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza" promossa dai partecipanti al precedente incontro del 2 marzo realizzato a seguito dell'appello diffuso lo scorso febbraio da Michele Boato, Maria G. Di Rienzo e Mao Valpiana.
Per informazioni e contatti coi promotori dell'iniziativa:
Michele Boato:micheleboato@tin.it,
Maria G. Di Rienzo: sheela59@libero.it,
Mao Valpiana:mao@nonviolenti.org

lunedì 14 aprile 2008

LA LEGA. CHE VERGOGNA!

Ogni volta che leggo i risultati elettorali, mi ricordo quando ero anarchico e si definiva il popolo come ‘popolo bue’…Questo blog ha fatto propaganda per la lista Per il bene comune, pacifista e nonviolenta: in Liguria ha preso lo 0,4 % dei voti…Unica consolazione, è rappresentata dal fatto che la lista Ferrara ha preso meno voti...
Il dato che più mi preoccupa non è lo scarso risultato della lista: è che gli italiani hanno riconsegnato il paese in pessime mani. Soprattutto nella mani di un Berlusconi sempre più condizionato dalla Lega e da Bossi…La Lega, che vergogna! Un partito razzista, fascistoide (molto più di Alleanza Nazionale), oscurantista. Un partito che fa politica con la pancia dei cittadini, non con la testa. Un partito che gioca con la pelle di migliaia di immigrati, su cui si basa la nostra economia ma che non devono avere diritti ne pretese…L’ho sempre detto: non sono i colpevoli che mi spaventano, ma sono gli innocenti che mi preoccupano!!! Bossi e gli altri, hanno sfruttato tematiche (a volte anche giuste, come il federalismo, si pensi a figure come Cattaneo: c’entra qualcosa con Gentilini???) per loro fini personali. Roma è ladrona, ma lo stipendio da deputato lo prendono. D’accordo che pecunia non olet, però… ma come dicevo, sono gli innocenti che mi preoccupano quelli che pagano i lavoratori rumeni a 3 euro l’ora, che si arricchiscono sui marocchini impegnati in agricoltura pagandoli quattro lire e facendogli manipolare sostanze tossiche… Loro, gli innocenti, che votano lega e ce l’hanno con gli immigrati: che vergogna! Proprio noi liguri…noi liguri che diciamo ‘l’italia agli italiani’ e ‘padroni a casa nostra’…noi liguri che, se per disgrazia, tornassero a casa tutti i liguri immigrati, non basterebbe l’intero territorio regionale ad ospitarli tutti…

Ora avremo nuovamente ministri leghisti a delirare sulla paganità…la Padania, altra vergogna! Questa terra che non è mai esistita, che non esiste, inventata pochi anni fa da Bossi e quegli altri…Castelli, l’ingegnere prestato alla politica (non si poteva restituire?) che gongola…pensando alla vittoria elettorale di questo partito assurdo (ma che in Veneto ha raggiunto il 22 e oltre %, in Lombardia il 18 e in Liguria il 6…).

Che tristezza! Luigi Einaudi diceva che le teste è meglio contarle invece di romperle…anche se, devo confessare, qualche dubbio ogni tanto mi viene…

Ma ora, quale sarà l’attività del nuovo prossimo governo? Le leggi ad personam, se non ricordo male, le hanno già votate –e Prodi non le ha abrogate. Potranno peggiorare la Bossi Fini; delireranno sul nucleare…ma già anche gli altri su questi temi non scherzavano…ho sentito un esponente della Lega che parlava di ridare potere d’acquisto ai salari (?). Forse ho sentito male…
Che vergogna!

Taccio sull’altra vergogna, non quella di Veltroni, ma quella della così detta Sinistra Arcobaleno…spero ora che si dimettano, soprattutto i dirigenti verdi, partito di governo e di governo…Hanno lasciato la parola PACE sul loro simbolo, finchè l'hanno avuto, e hanno finanziato le missioni militari...e mentre in altri paesi, i verdi raccoglievano consensi, loro, nei loro salotti, vivacchiavano con percentuali da schedina del totocalcio (dove com'è noto, puoi scrivere 1, X o 2 al massimo...). Che vergogna.

Oggi ho sentito Bertinotti che diceva che devono tornare davanti ai cancelli delle fabbriche...eh, no! Quei cancelli dovrebbero varcarli, vedere un po' cosa vuol dire lavorare 8 ore al giorno e, a fine mese, non avere i soldi...

Torno a una mia vecchia proposta: bisogna ripartire dal basso, costituendo presidi culturali e solidali nei luoghi di lavoro e di vita…il cammino è lungo…

PARTITO UMANISTA: COSA VOGLIAMO

Dal sito del Partito Umanista di Settimo, www.umanistisettimo.org, riprendo il programma

1. DEMOCRAZIA DIRETTA E PARTECIPATA
Responsabilità politica; Decentramento e creazione delle Comunità Urbane; Partecipazione popolare ed informazione non manipolata; Ente Sociale Comunale
I quattro punti attraverso i quali vogliamo dar concretezza al concetto di democrazia diretta e partecipata, ruotano attorno alla responsabilità politica ed alla partecipazione dei cittadini alle decisioni che li riguardano direttamente. Cos’è la responsabilità politica? E’ la garanzia di un rapporto continuativo tra elettori ed eletti (non soltanto in periodo elettorale) e la possibilità, da parte dei cittadini, di richiedere verifiche periodiche sull’operato dei politici, procedendo eventualmente alla destituzione di quelli inadempienti o incoerenti con il proprio programma di governo. Per quanto riguarda la partecizione popolare, oltre all’istituzione dell’Ente Sociale Comunale, adibito alla supervisione ed alla cura delle fasce più deboli della popolazione, costantemente tagliate fuori dai processi decisionali, si attuerà attraverso un maggior potere delle Circoscrizioni, con l’introduzione delle Comunità Urbane, unità territoriali più ristrette, nonché attraverso l’apertura di mezzi d’informazione comunali (radio, tv locali, giornali, ecc.) alla cittadinanza, affinché i media non siano retti esclusivamente da interessi commerciali ma tornino ad essere strumento per informare, restituendo la possibilità di compiere scelte consapevoli e non subire continue manipolazioni.

2. DIRITTI UMANI: DAL CONCEPIMENTO ALLA REALIZZAZIONE DI UN'IDEAAssessorato dei Diritti Umani; Regolarizzazione dei residenti di fatto; Registro delle Unioni Civili; Accessibilità alla scuola e alla casa
Il Partito Umanista è stato “il Partito dei Diritti Umani”. Ed è molto di più: è il partito della nonviolenza, della non discriminazione e dell’accesso all’istruzione ed alla cultura. Ecco perché proponiamo un Assessorato dei Diritti Umani, che non si occuperà soltanto di garantire che questi vengano rispettati appieno, ma anche della regolarizzazione di tutti i residenti di fatto, cioè tutti quei cittadini stranieri che stranieri non sono più, abitando nella nostra città da anni. L’Assessorato dei Diritti Umani dovrà garantire inoltre il riconoscimento dei diritti delle minoranze etniche, linguistiche e religiose e, conseguentemente, la chiusura immediata del centro di permanenza temporanea (CPT), accompagnato dalla redazione di una legge sull’immigrazione che rispetti la carta internazionale dei diritti umani. Per una progressiva attuazione delle pari opportunità e della laicità di tutte le istituzioni, intendiamo creare il Registro delle Unioni Civili e studiare la concessione delle case popolari per tutti i cittadini in stato di emergenza abitativa (giovani single, studenti, disoccupato o temporaneamente occupati, stranieri, coppie non sposate, ragazze madri, ecc.), affinché siano concessi gli stessi diritti a tutti, indipendentemente dal conto in banca.Per ultimo, ma non in ordine di importanza, l’accesso garantito all’istruzione ed alla cultura, dai micronidi all’università.

3. SANITÀ ACCESSIBILE, LIBERTÀ DI SCELTA TERAPEUTICA E POLITICHE AMBIENTALIDecentramento di strutture socio sanitarie; Prevenzione sanitaria e libertà di scelta terapeutica; Controllo dei servizi essenziali per il cittadino e politiche ambientali (no al TAV ed all’inceneritore)
Per poter passare dal concetto di sanità a quello di salute, dobbiamo fare in modo che ciascuno sia libero di curarsi come e dove preferisce, in un ambiente che glielo consenta, perciò non possiamo far altro che dare massima priorità all’accesso, quanto più ampio possibile, alle strutture di prevenzione e cura della persona e ad una revisione delle politiche ambientali. Perciò i nostri obiettivi sono il decentramento di tutte le strutture socio-sanitarie, facendo dipendere l’organizzazione sanitaria dal Comune, dando massima importanza alla prevenzione sanitaria e libertà di scelta terapeutica: centri per la realizzazione di check-up completi e gratuiti per tutti gli abitanti.Per quanto riguarda le politiche ambientali, il controllo dei servizi essenziali (acqua, elettricità, gas, viabilità, trasporti, comunicazioni) dovrà garantire adeguate condizioni di vita ed essere comunque al servizio della cittadinanza, perciò ci batteremo affinché si blocchino le privatizzazioni di questi beni ed affinché le opere pubbliche siano realmente desiderate dalla cittadinanza, quindi ribadiamo il nostro impegno nella lotta contro l’inceneritore e contro la realizzazione del treno ad alta velocità (TAV).

4. LAVORO ED ECONOMIA: LOTTA AL PRECARIATOBanca comunale senza interessi; Incentivi alle cooperative; Sviluppo e sostegno del piccolo commercio
Il lavoro precario, la pressione fiscale e lo strapotere delle banche si pongono in netto contrasto con la nostra idea di città a misura umana: visto l’andamento del mercato del lavoro, l’unica certezza è che il precariato genera una vera e propria schiavitù dalle banche, in qualsiasi modo si manifesti (lavoratori “atipici” impossibilitati a fare progetti di vita a lungo termine, datori di lavoro costretti a non assumere e lavoratori ricattati con la medesima scusa, commercianti pressati dalle tasse, finte cooperative che sfruttano, vere cooperative costrette alla ritirata, ecc.). Il lavoro c’è e per tutti, altrimenti non esisterebbe il variegatissimo mondo del precariato. Per questa ragione prevediamo la creazione di una Banca comunale senza interessi al fine di combattere l’usura, eliminando il costo degli interessi passivi applicati sui prestiti erogati dagli istituti bancari, incentivi alle cooperative e sviluppo del piccolo commercio.