Bambini “vittime silenziose” della violenza in Iraq, dicono le Nazioni Unite
Ornella Sangiovanni - Osservatorio Iraq
La Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'Onu per i bambini e i conflitti armati ha fatto un quadro drammatico delle condizioni in cui vive l'infanzia oggi in Iraq.
di Ornella Sangiovanni
Osservatorio Iraq, 26 aprile 2008
Sono i bambini le vittime silenziose della violenza che continua ad affliggere l’Iraq.La denuncia arriva dalle Nazioni Unite, e in particolare dalla Rappresentante Speciale del Segretario Generale per i bambini e i conflitti armati, Radhika Coomaraswamy, che lancia un appello affinché i diritti dell’infanzia vengano rispettati, anche in una situazione di conflitto.“Molti di loro non vanno più a scuola, molti vengono reclutati per attività violente oppure detenuti, non hanno accesso ai servizi più essenziali, e manifestano una vasta gamma di sintomi psicologici causati dalla violenza nella loro vita quotidiana”, ha detto ieri la Coomaraswamy, di ritorno da una visita di sei giorni in Iraq.I dati parlano chiaro. Solo la metà dei bambini in età scolare oggi va a scuola - un calo dell’80% rispetto al 2005, che pure era un anno violento. Solo il 40% ha accesso all’acqua pulita, e ci sono rischi di epidemie di colera. E, dato che gli operatori umanitari sono impossibilitati ad andare in molte parti del Paese, a causa della situazione della sicurezza, i bambini vengono privati di qualunque assistenza.Dal 2004, un numero crescente di bambini è stato reclutato dalle milizie e dai gruppi di insorti, e alcuni di loro utilizzati come kamikaze, ha detto la Coomaraswamy. Inoltre, si sa che 1.500 minorenni sono attualmente detenuti nelle varie strutture carcerarie in Iraq.Oltre alla situazione drammatica dei bambini, la Rappresentante Speciale dell’Onu ha riferito che, secondo le informazioni che arrivano, nel Paese sta aumentando la violenza di genere – un fatto che ha definito “intollerabile”.La funzionaria delle Nazioni Unite ha esortato i leader politici, religiosi, militari, e di comunità iracheni perché incoraggino i bambini a stare lontani dalla violenza, e a tornare ai loro studi.Ha chiesto inoltre a tutte le parti di consentire l’accesso libero e indipendente agli operatori umanitari, rivolgendo un appello particolare al governo iracheno, a quello statunitense, e a quelli di altri Paesi affinché permettano alle agenzie dell’Onu come l’UNICEF, l’Alto Commissariato per i rifugiati (UNHCR), e il World Food Programme di raggiungere i bambini in tutte le zone del Paese, senza impedimenti.Un altro appello è stato rivolto alla comunità internazionale perché aiuti i Paesi vicini, nei quali si sono rifugiati circa due milioni di iracheni, innanzitutto Siria e Giordania, a garantire la protezione dei bambini e il loro accesso ai servizi essenziali, compresa l’istruzione e l’assistenza sanitaria.La rappresentante Onu ha chiesto a tutte le parti coinvolte nel conflitto iracheno di rispettare gli standard umanitari internazionali per la protezione dell’infanzia, e di rilasciare immediatamente tutti i minori di 18 anni attualmente detenuti, nonché di aderire agli standard umanitari internazionali relativi al sistema giudiziario che riguarda i minorenni.”Che la pace in Iraq cominci con la protezione dei bambini”, ha concluso la Coomaraswamy.
Fonte: UN News Service
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Breve commento:
quando ce ne andiamo dall'Iraq?
Quando ceseremo di essere complici di un massacro?
1 commento:
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
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