Riporto per intero la mail di Marino Bocchi:
Segnalo quest'intervista a Edgar Morin pubblicata ieri su Repubblica.
Il testo completo puo' essere letto all'indirizzo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/04/25/247la.htmlUn caro saluto.
Marino.
«Occorre occuparsi dell' insegnamento. La riforma della conoscenza e del pensiero potrà concretizzarsi solo attraverso una riforma dell'insegnamento, una problematica a cui ho dedicato La testa ben fatta e I sette saperi necessari all' educazione del futuro. Il nostro sistema d' insegnamento separa le discipline e spezzetta la realtà, rendendodi fatto impossibile la comprensione del mondo e impedendoci di cogliere quei problemi fondamentali che sono sempre globali. L'eccesso di specializzazione è diventato un problema. Esperti molto competenti nel loro settore, non appena il loro ambito specifico è traversato da altre problematiche, non sanno più come reagire. Avrebbero bisogno di affrontare globalmente i problemi, ma non ne sono capaci». Occorre un' ottica interdisciplinare? «Certo, purtroppo però l' interdisciplinarietà avanza molto lentamente. Nel mondo della ricerca francese i baroni delle singole discipline non sono assolutamente sensibili a tale prospettiva. C' è però un movimento in corso, che io cerco d' incoraggiare. L' interdisciplinarietà è positiva perché permette a persone che lavorano in campi diversi di dialogare, ma occorrerebbe fare un ulteriore passo in avanti indirezione della transdisciplinarietà, la sola capace di costruire un pensiero globale in grado di articolare i diversi saperi. In fondo, esiste già una scienza che si muove in questo modo e che ci può servire da modello». Quale sarebbe? «L' ecologia, che poggia sull' idea di ecosistema. Vale a dire, un'organizzazione complessa, fondata al contempo sul conflitto e la cooperazione, che nasce dalla eco-organizzazione e dall' implicazione reciproca delle diverse componenti del sistema. Facendo interagire molti parametri diversi, l' ecologia è un esempio molto utile, anche se resta una scienza con una dimensione aleatoria, dato che non siamo ancora capaci di rispondere a tutti i grandi interrogativi che essa solleva. Tuttavia, anche le cosiddette scienze esatte sono sempre più spesso costrette ad integrare la dimensione del dubbio e dell'incertezza. Nessuna scienza può vantare esclusivamente certezze. Sipensi alle difficoltà dell' economia di fronte al marasma dei mercati. Insomma, non bisogna mai eliminare il dubbio».
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