Caro Antonello,
mi rendo conto che amministrare una città come la nostra non sia semplice, ma leggo ancora oggi, su Il Secolo XIX, che per rilanciare Albenga non bastano le torri e il Centro Storico ma occorrono altre strutture come il costruendo porto.L'affermazione mi trova concorde fino a un certo punto: non vorrei che si realizzassero strutture e iniziative solo per ricchi, trascurando tutti gli altri. A mio parere, occorre lanciare Albenga su tre direttive:
1) "sfruttamento" del patrimonio storico archeologico e ambientale in maniera intelligente, che sappia andare incontro al turista fai da te (mordi e fuggi) che sia solo di passaggio come al turista più esigente che voglia conoscere a fondo la città e il suo entroterra, la sua storia e la sua cucina;
2) sviluppo di una agricoltura che punti sul biologico e sulla biodiversità, sulla qualità specifiche della nostra agricoltura;
3) creazione di una società interculturale, che sappia accogliere tutti i nuovi cittadini, cogliendo anche le loro capacità organizzative e lavorative (saprai meglio di me che ci sono imprenditori albanesi che danno lavoro a operai italiani o persone dello Sri Lanka che producono software per aziende). Ma di questo avevo già parlato in un articolo apparso, a suo tempo, sul quotidiano telematico ivg.it.
Oggi ti scrivo per un'altra proposta che si collega a quanto affermo nel punto 1.Certamente saprai che la moderna concezione dell'archeologia in Italia nasce proprio ad Albenga, con gli scavi dell'Ospedale condotti dal compianto professore Lamboglia così come la moderna archeologia sottomarina nasce, in concomitanza con altre analoghe operazioni, sempre con il professor Lamboglia e il recupero delle anfore romane…ora è pur vero che la maggior parte del patrimonio storico archeologico italiano è sepolto nei vari magazzini dei Musei e delle Soprintendenza (per motivi diversi, ma non è questa la sede per indagare). Però, e vengo al nocciolo della questione, vorrei riprendere una vecchia idea delle Amministrazioni passate (che, se non ricordo male, era stata proposta da Gerri Delfino), che poi, evidentemente, l'hanno persa per strada: perché non si può proporre all'Università di Genova di creare un Master in Archeologia (la denominazione ufficiale la lascio a chi è più bravo di me) che, da un lato potrebbe lanciare la città nel turismo colto e dall'altro potrebbe dare l'occasione di conoscere e "sfruttare" (anche da un punto di vista occupazionale) il patrimonio archeologico cittadino, al momento un po', come dire, surgelato e misconosciuto.Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi…
Con affetto
Giuliano Falco Albenga, 7 luglio 2008
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