da NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 522 del 20 luglio 2008
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Sommario di questo numero:
1. Daniele Aronne: Cinque motivi per essere contrari al "pacchetto
sicurezza" del Ministro dell'Interno
2. Rete delle donne umbre: Il femminicidio continua
3. Per i beni comuni e i diritti di tutti contro il devastante
mega-aeroporto
4. A ottobre un nuovo libro di Patrizia Caporossi
5. Enzo Bianchi presenta "Per un'ecologia cristiana" di Helene e Jean
Bastaire
6. Armando Torno presenta "Il principio di non-contraddizione in Aristotele" di Gianluigi Pasquale
7. Edizioni Qualevita: Disponibile il diario scolastico 2008-2009 "A scuola di pace"
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
1. RIFLESSIONE. DANIELE ARONNE: CINQUE MOTIVI PER ESSERE CONTRARI AL "PACCHETTO SICUREZZA" DEL MINISTRO DELL'INTERNO
[Ringraziamo Daniele Aronne (per contatti: daniele.aronne@libero.it) per questo intervento.
Daniele Aronne, amico della nonviolenza, gia' obiettore di coscienza, ha
preso parte a missioni di pace e di intervento nonviolento in varie aree in
conflitto, dal Chiapas al Kosovo; e' impegnato nella rilevantissima
esperienza nonviolenta dell'"Operazione Colomba", promossa dall'Associazione Comunita' Papa Giovanni XXIII]
Cinque motivi (almeno) per essere contrari al "pacchetto sicurezza" del
Ministro dell'Interno che prevede, tra le altre cose, la schedatura con
dichiarazione di etnia e religione per i rom e l'introduzione del reato di
immigrazione clandestina:
1. Come cristiano: non Lo abbiamo riconosciuto duemila anni fa e ho paura che non Lo riconosceremo nemmeno questa volta.
Forse Lo stiamo nuovamente aspettando nel posto e nel modo sbagliato.
E se non arrivasse con un volo intercontinentale, tra i viaggiatori di
"prima", vestito firmato da capo a piedi, bello, profumato, con il
passaporto in regola, visti, timbri e scadenze, tutto perfetto e,
soprattutto, con un lavoro che lo aspetta? (a proposito, che lavoro faceva
Gesu'?).
E se anche questa volta arrivasse come un clandestino, disoccupato e
perseguitato sulla schiena di un asino, proprio come duemila anni fa? Magari un asino d'oggi, tipo una "carretta del mare"?
Forse con le impronte digitali possiamo conoscere l'identita' di una
persona, ma non riconoscerne l'essenza... e c'e' differenza, molta...
perche' "ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero forestiero e non mi avete ospitato..." e "ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli piu' piccoli, non l'avete fatto a me" (Mt 25, 42).
Ho paura che non lo riconosceremo nemmeno questa volta e che, come allora, lo crocifiggeremo... o forse lo stiamo gia' crocifiggendo tutti i giorni, in quel tratto di mare.
Ma questa volta siamo ancora piu' bravi, non lo facciamo nemmeno entrare a Gerusalemme, ci togliamo prima il problema di dover scegliere tra Gesu' e Barabba, noi abbiamo gia' scelto.
Eppure ci aveva detto Estote parati, "state pronti, perche' nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verra'" (Mt 24, 44); e soprattutto ci aveva lasciato il comandamento piu' importante: "amerai il prossimo tuo come te stesso" (Mt 19, 19); e, almeno nel mio Vangelo, non ci sono asterischi che riportano a qualche nota scritta piccola a fondo pagina, non c'e' scritto niente del tipo "che abbia pero' il passaporto in regola e un lavoro" oppure "solo se profuma ed e' ben educato" o ancora "solo se ha il tuo stesso colore della pelle e soprattutto la tua stessa religione": no, non c'e' scritto niente di tutto questo.
La differenza? l'amore di Dio e' universale, il nostro e' nazionale... e su
questo verremo giudicati.
E poi, se e' vero, come credo, che siamo tutti figli di un unico Padre, che
e' Caritas, e' amore, e' altrettanto vero che siamo tutti fratelli: come si
puo' dunque essere favorevoli a norme che discriminano in questo modo un proprio fratello?
*
2. Prima di fare la deduzione "non c'e' lavoro dunque rubano" giustificata
dal commento "quando hai fame sei disposto a far di tutto pur di
sopravvivere, allora e' meglio che se ne ritornino a casa loro..." ci
dovremmo chiedere "da cosa scappano? e perche'?".
Potremmo finire per scoprire che ci sono delle responsabilita' nostre
abbastanza dirette e per niente secondarie all'origine della loro fuga, e il
rischio e' che quel "non c'e' lavoro dunque rubano", diventi un "noi rubiamo a loro tutti i giorni e ora vengono a richiederci cio' che e' loro".
Regole di commercio internazionale, dettate da organismi internazionali e messe in atto dalle grandi multinazionali e da chi il commercio lo gestisce, sono la causa della stragrande maggioranza delle guerre e della poverta' in molti paesi del cosiddetto sud del mondo.
E poi dittature, mafie, gruppi ribelli, interessi geopolitici... su tutto o
quasi, ci sono gli interessi del ricco occidente che, come un sapiente
burattinaio, tira i fili dei nostri beceri interessi.
E' per mantenere i nostri standard di vita (basati su lussi e sprechi) che
abbiamo bisogno che molte materie ci arrivino a costi bassi
indipendentemente da tutto e da tutti: creiamo cosi' sacche di estrema
poverta', crisi alimentari insostenibili e situazioni di violenza in molti
paesi, a partire dall'Africa, paesi ricchi... nel sottosuolo.
Prima di tutto credo che dovremmo restituire a queste persone tutto cio' che quotidianamente gli rubiamo senza pagarlo equamente e sfruttando la popolazione locale. Materie prime, minerali, legname, diamanti,
combustibili...
Queste persone, perche' persone sono, anche se a volte ce lo dimentichiamo, con un nome, una storia, una famiglia, dei figli, non vengono da noi per rubare e nemmeno per chiedere l'elemosina, ma vengono a riprendersi cio' che gli dobbiamo, e se glielo ridessimo spontaneamente noi, non verrebbero fino a qua, rischiando la vita per migliaia di chilometri di viaggio nel deserto tra mercanti di uomini senza scrupoli e banditi, ma se ne starebbero felicemente nelle proprie terre con le proprie famiglie a lavorare e a godersi le ricchezze del proprio territorio. Tutti abbiamo diritto ad un futuro migliore, ma fin quando la qualita' del "loro" futuro sara' subordinata alla qualita' del "nostro" futuro migliore, creeremo solo iniquita', ingiustizia e violenza.
*
3. Avete mai visto un cartone animato dal titolo "Koda fratello orso"? Aiuta a capire come una stessa storia risulti molto differente a seconda del punto di vista dal quale la si guarda.
In guerra viene chiamata "propaganda" quando si "martella" con una sola versione dei fatti. Da noi, oggi...
Non molto tempo fa per le vie della mia citta' ho visto una locandina di un
quotidiano di rilievo intitolare "Rumeno aggredisce poliziotto", perche'? Ma non tanto perche' l'abbia fatto, cosa gravissima, ma perche' quel titolo? La prima persona e' stata identificata con la nazionalita' di provenienza, in questo momento particolarmente nell'occhio del ciclone, la seconda per il lavoro, un mestiere percepito, sempre in questo particolare momento di "emergenza sicurezza" con una particolare sensibilita' (un po' come per i vigili del fuoco dopo l'11 settembre). E allora un titolo del genere, cosa puo' creare se non aumentare la tensione e basta? E' un titolo giusto? Quanto sarebbe state diverso, per esempio, "muratore aggredisce poliziotto"? il problema tra quei due non era di nazionalita'... Non voglio dire che il problema della sicurezza sia solo un fatto di percezione, anche se sicuramente molti dati ci dicono che la violenza non si sta manifestando solo ed esattamente come ci viene presentata dai mezzi di comunicazione, che spesso soffiano sul fuoco per interessi piu' o meno terzi, ma sicuramente che avere una visione del fenomeno piu' ampia e imparziale aiuterebbe a non fare equazioni pressappochiste e generalizzanti tipo "clandestino = stupratore" che portano solo ad ulteriori episodi di violenza e razzismo, come abbiamo tristemente visto in questi ultimi tempi.
*
4. La convivenza e' difficile, e' vero, persino tra fratelli, basti pensare
a Caino e Abele o ancor piu' semplicemente al rapporto tra marito e moglie, due che si amano e si sono scelti per la vita fanno spesso fatica a stare insieme, figuriamoci tra persone di diverse culture, abitudini, modi di fare, di essere e di pensare...
Ma il fatto e' che non ci sono alternative, e' la storia (quella che ci
ricordiamo o dimentichiamo solo quando ci fa comodo, noi figli di un
alzheimer intelligente), che ci insegna che con la forza difficilmente si
risolvono i problemi, che con la forza spesso si cambiano solo i ruoli degli
attori del dramma, ma il finale triste non cambia mai: a farne le spese,
oggi come ieri, sara' solo e sempre il piu' debole, oggi loro, ieri, quando
scappavamo verso il Canada, l'America, l'Argentina, eravamo noi: pizza,
mandolino, mafia...
In piu' oggi siamo in un mondo globalizzato, dove tutto si muove, le merci
girano, le notizie girano, come si puo' pensare che la gente non giri?
Si muove, segue flussi, vede in tv spettacoli girati nell'altra parte del
mondo e crede che quella sia la speranza di un futuro migliore: non serve
chiamarle fiction per far capire che sono delle finzioni, basta guardare i
nostri ragazzi come vanno in giro, come si vestono, che sogni hanno, quanto
non mangiano... perche' dovrebbe capirlo Mahmud, un sudanese qualsiasi, in
un villaggio qualsiasi, sperduto in una foresta qualsiasi? Non lo capira' e
inseguira' quel sogno pensando che sia la realta', proprio come la
maggioranza dei nostri ragazzi.
Ma la nostra tv spazzatura e' solo uno dei tanti problemi che la
globalizzazione ha esportato.
*
5. E' impossibile pensare di fermare fisicamente tutti coloro che vogliono
arrivare nel nostro paese (soprattutto attraverso il mare). Gli statunitensi
sparano a chi passa il confine dal Messico senza permesso, gli israeliani
hanno messo un muro alto 5 metri. Noi? vogliamo fare lo stesso? Anche fosse,
ne arriveranno sempre di piu', e di piu' ancora troveranno il modo per
stabilirsi, o solo passare, per il nostro territorio.
E' come stiamo gestendo il mondo che porta inevitabilmente a questo
fenomeno: o mettiamo seriamente mano alle regole inique che gestiscono le
ricchezze o il futuro di questo mondo sara' questo, continui flussi
migratori dei poveri verso i ricchi. E nessuno dica che noi siamo poveri
prima di aver fatto un giretto in Africa o in America Latina o in Asia, e se
non ve ne siete accorti, ho citato i 2/3 del mondo, non una parte
insignificante!
E non e' un mescolamento, che sarebbe anche bello e arricchente, no, non
stiamo andando verso un'unica nazione, un'unica grande societa' (il sogno di
papa Giovanni XXIII), no, noi non stiamo andando verso di loro, ma sono solo
loro a venire verso di noi... e questo ci fa paura!
Ma intanto, forse, converrebbe impegnare piu' energie nell'organizzare una
convivenza pacifica e rispettosa ognuno delle proprie culture e differenze,
piuttosto che tirar su muri di odio e di pregiudizi.
La legge e' uguale per tutti e tutti la devono rispettare, su questo non ci
dovrebbero essere dubbi, almeno io non ne ho (anche se poi in Italia non
capita di rado vedere che ricchezza e posizione sociale comportano
"agevolazioni" mentre luogo di provenienza e religione "diversa" spesso
"complicano la situazione"), ma vorrei vivere in un paese che non giudichi
nessuno per l'identikit, per come e' fatto, ma semmai per quello che fa, per
come si comporta; nessuno per l'identita', per chi e', ma semmai per quello
che e': un essere umano con la sua dignita', i suoi diritti e i suoi doveri.
*
Propongo un minuto di silenzio, su tutte le piazze d'Italia, in memoria di
tutti i migranti morti dispersi in chissa' quale angolo del mondo, un minuto
di silenzio in solidarieta' con tutte le persone che sono state giudicate (e
spesso condannate) per la loro etnia o religione, un minuto di silenzio per
ricordare la storia e per decidere quale sia la migliore azione da
intraprendere.
*
Post scriptum: Dissero che dovevano fare un "censimento"... cosi' comincio'
la schedatura degli ebrei e si arrivo' alla Shoah.
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