L'articolo che segue è stato pubblicato da ivg-il vostro giornale (sito: www.ivg.it). Ringraziando ivg per la pubblicazione, devo far presente ai lettori del blog che il titolo (riportato di seguito) non è stato scelto dallo scrivente.
Articolo n° 19877 del 14 Gennaio 2008 ore 15:30
Albenga, riflessioni di Giuliano Falco
su immigrazione e integrazione razziale
Ho letto, con colpevole ritardo, l’articolo (n. 19154) di Fabrizio Pinna apparso su Ivg del 22 dicembre scorso a proposito delle polemiche occorse in seguito alla richiesta da parte del Comitato donne e mamme musulmane di avere un’aula scolastica, fuori dall’orario di lezione per poter insegnare la lingua madre ai bambini arabofoni; contestualmente, la polemica è nata anche in seguito a un’altra richiesta, partita dal Centro Culturale Islamico di Albenga di avere un’area a loro dedicata nel cimitero cittadino. Chi scrive è parte in causa, sia per gli ottimi rapporti che conduce con le due Associazioni citate sia per il duplice ruolo che riveste: quello di essere insegnante elementare presso il II° Circolo (insegnante che si dà da fare per far sì che tutti i bambini, italiani o stranieri che siano,riescano a dare il meglio di loro stessi) e quello di Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale Centro Scuola Territorio che, ormai da anni, lavora, con le sue volontarie, nelle scuole per facilitare l’inserimento e l’integrazione dei bambini stranieri.Vorrei offrire al lettore alcune riflessioni sorte leggendo l’articolo di Pinna e le affermazioni di Carlo Tonarelli in esso riportate. Innanzitutto, la destra, in evidente crisi di trasformazione e ristrutturazione degli equilibri è riuscita, anche nella nostra città, a far passare almeno tre pensieri ‘forti’:1. che l’emigrazione sia un problema di ordine pubblico, di sicurezza (in questo inseguita da molta ’sinistra’);2. che l’emigrazione sia solo musulmana (confondendo religione e nazionalità: e allora che fare con i sempre più numerosi italiani convertiti?);3. che i problemi vengano solo dai migranti.Mi spiego meglio: l’immigrazione non è solo un problema di sicurezza, ma un problema di dignità, di condizioni di vita umane, di lavoro per tutti, di accesso all’istruzione e alla sanità, di diritto ad avere una famiglia e, in ultimo ma non meno importante, quello di avere un punto di ritrovo e un luogo di culto degno di questo nome. Se noi non marginaliziamo i migranti, togliamo terreno ai malviventi: in genere, le persone, siano esse straniere o italiane, chiedono solo di poter vivere in pace, di avere una casa degna di questo nome e un lavoro retribuito come si deve.L’emigrazione non è solo musulmana: non è questione di religione. Coloro che vengono qui, in genere vengono per lavorare, non per far proseliti, vengono per vivere, non per sopravvivere. Il musulmano, evidentemente, fa ancora paura, e il Mamma li Turchi! è sempre un ottimo portar l’acqua al proprio mulino elettorale.Personalmente, e vengo al terzo punto, non mi sembra che i problemi vengano solo dai migranti. Vogliamo parlare dei lavoratori rumeni pagati due tre euro l’ora? Vogliamo accennare al fatto delle centinaia di persone che lavorano in nero (e sottopagati) nell’agricoltura? Spesso si ha l’impressione che i migranti debbano esistere solo quando lavorano (e vengono sfruttati) per poi dover sparire e non aver diritti di alcun genere. Sia ben chiaro, tanto per prevenire una facile obiezione: questi sono diritti che devono essere goduti da tutti?tempo fa, sulle pagine di una rivista telematica savonese ho avuto una polemica con un (allora) leghista, Roberto Nicolick: ebbene, questo signore mi ricorda quella parabola biblica della pagliuzza che si vede nell’occhio altrui e non si vede la trave che c’è nel proprio. Mi citava il caso di quel ragazzo marocchino che, qualche anno fa ha ucciso, proprio ad Albenga, due ragazze italiane. È stato un criminale e va punito, senza ombra di dubbio. Ma non è che per le colpe di uno, ci debbano rimettere tutti: è il classico caso in cui fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce.Passiamo oltre. Nell’articolo di Pinna ci sono anche alcune affermazioni di Carlo Tonarelli, il noto portavoce dei Verdi, che riporta dati secondo i quali, gli immigrati contribuiscono per il 5,1% al Prodotto Interno Lordo. È giusto citare questa realtà, ma personalmente, vorrei andare oltre al discorso dell’immigrato come risorsa perché non vorrei che si riducesse tutta l’articolata e complessa problematica dell’immigrazione alla sola sfera economica. Ricalcando, fra l’altro, ancora una volta, la destra che vede l’ingresso nel nostro paese vincolato al lavoro. Ma non possiamo erigere muri verso il sud del mondo: ci sarà sempre qualche falla, qualche mezzo per aggirarli, qualche sistema per oltrepassarli. Non ci sono riusciti gli Stati Uniti con le loro frontiere meridionali segnate da un muro (di cemento o elettronico) e da corpi di guardia che vigilano a bloccare l’immigrazione clandestina, figuriamoci noi?Non solo. Il vero problema è, come ricorda Tonarelli, che non esiste una vera politica dell’immigrazione, e se è vero che bisogna superare l’ottica del volontariato è anche vero che questo supplisce una vacanza, una grave carenza istituzionale, nella scuola come altrove (ma di questo ne parleremo più avanti). Occorre superare la mentalità dell’emergenza, anche perché nella nostra città abbiamo migranti residenti da quasi vent’ anni, che parlano italiano, che pagano le tasse, i cui figli sono nati qui (e quando tornano in Marocco non comunicano più con i nonni: da questa semplice constatazione è nata la richiesta di un corso di arabo ?sia chiaro una volta per tutte: aperto a chiunque voglia iscriversi, italiano o di origine araba che sia). Occorre costituire (e noi come Associazione di Promozione Sociale Centro Scuola Territorio lo stiamo facendo) gruppi composti da persone straniere e italiane che lavorino insieme su tematiche comuni (ovviamente, il nostro terreno privilegiato è la scuola), per aiutarci l’un ‘altro, conoscerci e comprenderci, ognuno restando nella propria diversità. Un’altra proposta, che personalmente porto avanti da anni, è quella di costituire una Consulta dei migranti, composta dalle associazioni, dai centri culturali e da individualità cittadine (ma questa Consulta deve nascere dagli stranieri stessi, noi operatori possiamo collaborare da esterni). Questo organismo deve nascere e darsi una forma giuridica: solo così potrà avere un potere contrattuale con le istituzioni, cosa che del resto accade già da anni altrove.Il buon Tonarelli parla degli alunni stranieri, precisando che “ad Albenga più del 10 % della popolazione è extracomunitaria e in certe scuole quasi il 20 % dei bambini è extracomunitario. *Non si può pensare di lasciare fare al volontariato*” (sottolineatura mia). E bravo! Le forze, pur minime del volontariato, soprattutto nella scuola, suppliscono a una mancanza istituzionale gravissima. Nella nostra provincia, ma si potrebbe fare la stessa affermazione a livello regionale, mancano le risorse, gli aggiornamenti, gli aiuti per attrezzare la scuola a far fronte alle nuove problematiche. E non si tratta solo di problemi linguistici, ma più generali, culturali e inter culturali. Manca una visione d’insieme e nello stesso tempo una progettualità: quelli che frequentano ora le aule delle scuole elementari, un domani non lontano saranno cittadini?Se non ci fosse quel manipolo di volontari che aiuta gli insegnanti, che comunica con i genitori (stranieri e non), che cerca di fare il possibile con scarsi mezzi e risorse, la situazione sarebbe sicuramente peggiore. Certo anche noi vorremmo che lo stato si facesse carico di queste problematiche e, invece di sperperare il denaro pubblico finanziando missioni militari o pagando, più che a peso d’oro, i manager dell’Alitalia o della Tirrenia, investisse nel proprio futuro?ma si sa: l’Italia investe nella formazione lo zero virgola per cento del proprio PIL.E a livello locale? Giro la domanda agli amministratori interessati?Infine, ancora due osservazioni:a) nell’articolo citato, Tonarelli fa un’altra affermazione interessante; ed è quando dice, giustamente, che “Albenga potrebbe diventare una sorta di ‘laboratorio sperimentale’”. Caro amico nel suo piccolo lo è già: a partire dal Gruppo Wissal (formato su sollecitazione dell’Associazione Centro d’Ascolto della Caritas diocesana), che è stato attivo per qualche anno nella nostra città, ed era formato da operatori dei servizi (sociali, sanitari e educativi) e da persone straniere (serbe, albanesi e marocchine) per arrivare allo scorso Natale dove in una scuola elementare donne musulmane (volontarie dell’Associazione di Promozione Sociale Centro Scuola Territorio) e un’insegnante di religione cattolica hanno festeggiato insieme le prime la Festa del Montone (celebrazione musulmana del Sacrificio d’Isacco) il Natale la seconda?e anche il fatto che donne straniere chiedano di fare le volontarie per la medesima associazione, al di là della fede musulmana, mi sembra un buon esempio di cittadinanza attiva;b) in chiusura dell’articolo citato, Pinna riporta alcune domande che Tonarelli si pone. Sono diverse e articolate e i destinatari sono altri; rispondo, per quanto di mia competenza solo ad alcune. Tonarelli si chiede se i musulmani possono essere integrati. Mi sembra di sì, anche perché la comunità islamica ingauna è aperta al confronto e al dialogo; ovviamente possono (e debbono) essere coinvolti nella vita sociale, politica e civile della città a meno che non si voglia costruire una società segregazionista e razzista. Se questo comporta la costruzione di una Moschea, non mi sembra la mote di nessuno, anzi sarebbe un gesto di civiltà (quella che ora viene impropriamente definita Moschea è, con tutto il rispetto, un magazzino freddo (d’inverno) e caldo (d’estate) sempre umido e soprattutto inadatto alle esigenze della numerosa comunità islamica (almeno nominalmente i musulmani di Albenga superano le cinque centinaia). La presenza di una forte comunità implica il fatto che le strutture amministrative devono essere in grado di rispondere alle nuove esigenze ?che vanno anche ad aiutare i cittadini italiani. Ad esempio: se venisse pubblicato un opuscolo plurilingue (italiano, arabo, albanese, ecc.) dove vengono indicati gli uffici che rilasciano i principali documenti, dove si trovano questi uffici, il loro orario, cosa serve per ottenere questi documenti (marche da bollo, fotografie, ecc.) sarebbe di grande aiuto e non solo, lo ripeto, per gli stranieri?Giustamente, anche Tonarelli parla di corsi di aggiornamento per i dipendenti pubblici: è un’iniziativa a mio parere indispensabile ma non dovrebbe essere organizzata in chiave multi culturale ma inter culturale (e non è solo una questione linguistica: il multiculturalismo è stato attuato nei paesi anglosassoni nei quali non c’è stata una reale integrazione (perché di integrazione si tratta ma l’integrazione è un processo a doppio senso, non a senso unico. Dobbiamo integrarci, reciprocamente). Ovviamente, la presenza sempre più massiccia di persone straniere implica anche una modifica dei programmi scolastici. Rischierebbe di essere un discorso molto complicato e che richiederebbe troppo e tempo e spazio. A livello locale si può ricordare che la normativa sull’autonomia scolastica lascia la gestione di una parte del curriculum alle singole istituzioni.Infine vorrei rivolgere un appello ai lettori dell’ ivg: l’Associazione di Promozione Sociale Centro Scuola Territorio di Albenga è alla costante ricerca di volontari. Non viene richiesta una preparazione specifica e l’impegno minimo richiesto è di due ore settimanali.
Per contattare l’Associazione scrive a giulianofalco@gmail.com.
Giuliano Falco
1 commento:
necessita di verificare:)
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