Dal gruppo sullasoglia@yahoogroups.com ricevo la seguente mail a proposito della lettera di Julian Carron (Comunione e Liberazione) pubblicata su la Repubblica 1/5/12
Dott. Corrado Augias
Rubrica Lettere, Commenti e Idee
Quotidiano la Repubblica - Roma
e p.c.
Rivista Rocca - Assisi
Agenzia Adista - Roma
Gentile Dott. Augias,
ho letto, con un misto di imbarazzo e crescente irritazione, la lettera di Don Julian Carròn - Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione - pubblicata su la Repubblica di oggi, 1 maggio 2012. Imbarazzo di fronte alla pubblica esternazione di sentimenti riguardanti la fede in Cristo e la devozione a don Giussani - che sarebbe preferibile restassero nascosti nell'intimo della propria coscienza di credenti - e irritazione crescente per la malcelata intenzione di separare le responsabilità del movimento di CL da quelle di alcuni suoi esponenti attualmente inquisiti dalla magistratura.
Ritorna l'eco di atteggiamenti già osservati a ben altro livello, quando Giovanni Paolo II fece pubblica richiesta di perdono per tanti spiacevoli episodi nella storia della Chiesa Cattolica, facendone tuttavia ricadere la colpa su singoli individui peccatori, piuttosto che sull'istituzione come tale. C'è in questi atteggiamenti una tipica ipocrisia che trova più comodo attribuire ai peccati individuali, ritualmente riscattabili, la responsabilità, ignorando quella collettiva che richiederebbe ben altri approfondimenti e risarcimenti.
Nel caso di CL, infatti, è sotto gli occhi di tutti come questo movimento sia diventato una autentica struttura di potere che ha egemonizzato le istituzioni pubbliche lombarde, a partire dalla Sanità - gestita, pare, con pratiche discutibili - e che, a livello nazionale, è stata sostegno determinante dei più screditati governi della Repubblica.
Il "dolore indicibile" sofferto da Carròn e il "perdono", richiesto per l'eventuale danno alla memoria di don Giussani, andrebbero meglio indirizzati al danno arrecato al bene comune, continuamente aggredito dagli interessi particolari di cricche, lobbies, o movimenti.
E, per finire, vorrei sommessamente suggerire un uso più discreto del nome di Cristo - che nella lettera di Carròn è citato quasi quanto quello di don Giussani - visto che, per i credenti in Lui, è scritto di non nominare il nome di Dio invano.
Cordiali saluti.
Domenico Basile
Via A.Baslini, 9
23807 Merate (Lc)
bsldnc42@libero.it
1 Maggio 2012
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