Il Comitato Italia 150 ha il piacere di segnalarvi una serie di iniziative
legate alla figura del maestro Alberto Manzi, protagonista della trasmissione Rai Non è mai troppo tardi che, dal 1959 al 1968, insegnò a scrivere e a leggere a circa un milione di italiani.
In particolare desideriamo invitarvi al convegno di approfondimento Storia e storie dell’analfabetismo che si terrà a Torino nei giorni 8 e 9 settembre 2011 (vedi programma allegato). La partecipazione al convegno è gratuita e riconosciuta dal MIUR ai fini dell'aggiornamento professionale. Per iscriversi è sufficiente inviare la scheda in allegato, debitamente compilata, al seguente indirizzo di posta elettronica: c.pecchenino@italia150.it
Vi segnaliamo inoltre che, accanto al convegno, fino al 30 novembre 2011 avranno luogo numerose attività culturali legate alla figura del maestro Manzi: mostre presso la Biblioteca Nazionale Universitaria e presso la Biblioteca Civica Villa Amoretti, presentazioni di libri, laboratori didattici gratuiti. Per ulteriori informazioni rimandiamo, oltre a quanto qui allegato, al sito del Centro Alberto Manzi: www.centroalbertomanzi.it
Infine, un’opportunità in più è stata pensata per le scuole e per tutti i partecipanti agli eventi ora richiamati. Consapevole dell'importanza di tali iniziative, il Comitato Italia 150 offrirà a tutte le classi che parteciperanno al convegno o ai laboratori presso le Biblioteche Civiche o che visiteranno le due mostre legate al maestro Manzi la possibilità di fruire di una visita guidata gratuita ad una delle mostre delle Officine Grandi Riparazioni, previo acquisto dei biglietti di ingresso (ridotto scuole: 5 euro a persona).
Anche gli insegnanti e il pubblico generico che parteciperanno al convegno o che visiteranno le mostre potranno beneficiare di una promozione speciale: visita a prezzo ridotto ad una delle mostre delle Officine Grandi Riparazioni (7 euro a persona).
COME USUFRUIRE DELLE PROMOZIONI ALLE MOSTRE DELLE OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI.
Usufruire di queste promozioni è semplice: tutti coloro che si iscriveranno come partecipanti ai lavori del convegno Storia e storie dell'analfabetismo o che visiteranno le mostre dedicate ad Alberto Manzi presso la Biblioteca Nazionale Universitaria e la Biblioteca Civica Villa Amoretti o che parteciperanno ai laboratori attivi presso le Biblioteche Civiche Torinesi riceveranno un
coupon “Promozione Manzi” che dovrà essere debitamente conservato e poi usato secondo le seguenti modalità:
> I partecipanti singoli che intendono usufruire del biglietto d’ingresso a prezzo ridotto devono presentare il coupon alla biglietteria mostre delle Officine Grandi Riparazioni (c.so Castelfidardo 22).
> Le classi intenzionate a usufruire della visita guidata gratuita devono obbligatoriamente prenotare (con almeno 8 giorni di anticipo) biglietti e visita telefonando al Servizio Prenotazioni - 011.4992355 - segnalando all’operatore di essere in possesso del coupon “Promozione Manzi”. Il coupon dovrà infine essere presentato in biglietteria il giorno convenuto per la visita guidata.
Si specifica che le promozioni sopra descritte saranno attive dall’8 settembre al 20 novembre 2011.
Vi ringraziamo
mercoledì 31 agosto 2011
martedì 30 agosto 2011
APPELLO DI PADRE ZANOTELLI CONTRO LA MANOVRA FINANZIARIA
Comunicato stampa
Oltre 3100 in 5 giorni le adesioni all'appello di padre Alex Zanotelli contro la manovra finanziaria
La redazione del sito www.ildialogo.org
In 5 giorni e senza alcun supporto mediatico sono oltre 3100 (tremila e cento) le adesioni, che continuano a ritmo incessante, all'appello di Padre Alex Zanotelli contro la manovra finanziaria che chiede di tagliare drasticamente le enormi spese militari italiane e non i servizi sociali.
Fra le manovre "tonde", quelle "quadre", o quelle non si sa di chi ma che si scaricano unicamente sulla povera gente, sosteniamo l'appello di padre Alex Zanotelli che è l'unica in grado di riportare l'Italia ed il mondo sulla retta via della pace e della giustizia sociale.
Per sostenere l'appello di Alex Zanotelli, per leggere le adesioni, vai al link:
http://www.ildialogo.org/appelli/indice_1314206334.htm
Invitiamo i giornali a diffondere l'appello che sta avendo una vasta eco all'interno del mondo cattolico, e non solo, con centinaia di preti, religiosi e religiose che hanno aderito
La redazione del sito www.ildialogo.org
Oltre 3100 in 5 giorni le adesioni all'appello di padre Alex Zanotelli contro la manovra finanziaria
La redazione del sito www.ildialogo.org
In 5 giorni e senza alcun supporto mediatico sono oltre 3100 (tremila e cento) le adesioni, che continuano a ritmo incessante, all'appello di Padre Alex Zanotelli contro la manovra finanziaria che chiede di tagliare drasticamente le enormi spese militari italiane e non i servizi sociali.
Fra le manovre "tonde", quelle "quadre", o quelle non si sa di chi ma che si scaricano unicamente sulla povera gente, sosteniamo l'appello di padre Alex Zanotelli che è l'unica in grado di riportare l'Italia ed il mondo sulla retta via della pace e della giustizia sociale.
Per sostenere l'appello di Alex Zanotelli, per leggere le adesioni, vai al link:
http://www.ildialogo.org/appelli/indice_1314206334.htm
Invitiamo i giornali a diffondere l'appello che sta avendo una vasta eco all'interno del mondo cattolico, e non solo, con centinaia di preti, religiosi e religiose che hanno aderito
La redazione del sito www.ildialogo.org
lunedì 29 agosto 2011
A PROPOSITO DELLA LETTERA DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO ALLA CGIL SULLO SCIOPERO CONTRO LA MANOVRA
Ovviamente condivido lo spirito del documento del Movimento Nonviolento (pubblicato nel precedente post). Solo che, come avevo già scritto al Movimento stesso e alla CGIL, sono perplesso sullo sciopero. Forse lo sciopero funziona per le altre categorie ma per gli statali (impiegati, insegnanti ecc.) no. Perchè? Facciamo due conti. Più o meno gli insegnanti in Italia sono 700.000; le trattenute per lo sciopero facciamo in media 50 euro (sono numeri per approssimazione, ma anche per dare l'idea). Se tutti gli insegnanti facessero sciopero, lo stato risparmierebbe 700.000 x 50 = 35.000.000 di euro. Insomma, Tremonti potrebbe anche sorridere, forse solo per qualche nanosecondo. Ma perchè farlo contento?
Avevo proposto alla CGIL e al Movimento Nonviolento, di non far sciopero ma di destinare una giornata di lavoro all'uno o all'altro, dando al gesto il massimo della visibilità mediatica e inviando fotocopia del bollettino di versamento al Ministero; comunicando l'inziativa al proprio Dirigente, ai Colleghi, ai Genitori ecc. ecc. così che, per un giorno, il Ministero finanzia la CGIL o il Movimento Nonviolento.
Io farò così.
Sono ancora in attesa della risposta della CGIL...
Avevo proposto alla CGIL e al Movimento Nonviolento, di non far sciopero ma di destinare una giornata di lavoro all'uno o all'altro, dando al gesto il massimo della visibilità mediatica e inviando fotocopia del bollettino di versamento al Ministero; comunicando l'inziativa al proprio Dirigente, ai Colleghi, ai Genitori ecc. ecc. così che, per un giorno, il Ministero finanzia la CGIL o il Movimento Nonviolento.
Io farò così.
Sono ancora in attesa della risposta della CGIL...
IL MOVIMENTO NONVIOLENTO ALLA CGIL SU SCIOPERO, SPESE MILITARI, GUERRA
Gentile Susanna Camusso,
mentre prepariamo la “Marcia per la pace e la fratellanza dei popoli”, il 25 settembre da Perugia ad Assisi nel cinquantesimo anniversario della prima del 1961, noi che ci diciamo "amici della nonviolenza", secondo la definizione che volle dare Aldo Capitini, fondatore del nostro Movimento Nonviolento, saremo nelle piazze d'Italia anche il 6 settembre insieme ai lavoratori italiani.
Saremo in piazza con voi per sottolineare con forza che, mentre con il pretesto della crisi internazionale si taglia tutto ciò che ancora rimanda ad un'idea di Stato come patto solidale tra i cittadini voluto dalla Costituzione, non si opera nessun taglio alle spese militari che sono invece già di per sè una rottura in atto e permanente della stessa Costituzione, in quanto preparano lo “strumento guerra” che essa ripudia, sottraendo preziose e ingenti risorse al bilancio dello Stato. Mentre l’economia del nostro Paese scivola sempre più in basso, è
invece stabilmente all'ottavo posto tra i paesi che spendono di più per spesa pubblica militare, come ci ricorda tutti gli anni l'autorevole osservatorio del Sipri di Stoccolma. E mantiene questa posizione non solo non operando tagli in questo settore, ma aumentando – anno dopo anno – l'investimento pubblico nelle spese per la guerra. La cifra astronomica di 25 miliardi di euro, ormai raggiunta dalla spesa bellica, è il valore di un'intera finanziaria di lacrime e sangue per i cittadini e i ceti popolari!
Il Parlamento ha recentemente confermato l'acquisto di 131 cacciabombardieri nucleari F35, per un costo complessivo di ulteriori 16 miliardi di euro, senza considerare le successive spese di manutenzione. Con il costo di uno solo di questi orrendi mostri, portatori di morte, si possono aprire 300 asili nido o pagare l'indennità di disoccupazione per 15.000 cassintegrati.
Se poi si vanno a vedere gli impegni per i programmi pluriennali dei sistemi d’arma, si scopre che dal 2011 al 2019, per nuovi bombardieri, elicotteri, portaerei, fregate, sommergibili e veicoli blindati, il Governo ha impegnato una spesa di 46 miliardi e mezzo, ossia l'equivalente di un’altra enorme finanziaria!
Noi del Movimento Nonviolento saremo a fianco della CGIL nello sciopero generale ed invitiamo Lei ad essere al nostro fianco alla Marcia Perugia-Assisi, ma chiediamo anche che il più grande sindacato italiano, faccia suo l'appello del Presidente Pertini: "si svuotino gli arsenali, strumenti di morte, e si colmino i granai, strumenti di vita".
Chiediamo che nelle piazze dei lavoratori si dica, chiaro e forte, che il primo principio di equità, di civiltà e di costituzionalità è il taglio drastico delle spese militari e la loro riconversione in spese civili e sociali.
Come insegnava don Lorenzo Milani ai ragazzi di Barbiana, due sono le leve per cambiare le leggi ingiuste degli uomini, il voto e lo sciopero. E poiché in questo momento ci è impedito lo strumento democratico del voto, condividiamo la scelta del più grande sindacato italiano di usare il più importante strumento di lotta nonviolenta di cui il movimento sindacale è custode: lo sciopero generale.
MOVIMENTO NONVIOLENTO
Mao Valpiana, presidente
Raffaella Mendolia, segretaria
Pasquale Pugliese, segretario
Verona, 29 agosto 2011
--
_____________________
Movimento Nonviolento
via Spagna, 8
37123 Verona
tel. 045 8009803
Fax 045 8009212
sito: www.nonviolenti.org
War is over (John Lennon)
--
Mailing list Pace dell'associazione PeaceLink.
Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html
Archivio messaggi: http://lists.peacelink.it/pace
Area tematica collegata: http://italy.peacelink.org/pace
Si sottintende l'accettazione della Policy Generale:
http://web.peacelink.it/policy.html
mentre prepariamo la “Marcia per la pace e la fratellanza dei popoli”, il 25 settembre da Perugia ad Assisi nel cinquantesimo anniversario della prima del 1961, noi che ci diciamo "amici della nonviolenza", secondo la definizione che volle dare Aldo Capitini, fondatore del nostro Movimento Nonviolento, saremo nelle piazze d'Italia anche il 6 settembre insieme ai lavoratori italiani.
Saremo in piazza con voi per sottolineare con forza che, mentre con il pretesto della crisi internazionale si taglia tutto ciò che ancora rimanda ad un'idea di Stato come patto solidale tra i cittadini voluto dalla Costituzione, non si opera nessun taglio alle spese militari che sono invece già di per sè una rottura in atto e permanente della stessa Costituzione, in quanto preparano lo “strumento guerra” che essa ripudia, sottraendo preziose e ingenti risorse al bilancio dello Stato. Mentre l’economia del nostro Paese scivola sempre più in basso, è
invece stabilmente all'ottavo posto tra i paesi che spendono di più per spesa pubblica militare, come ci ricorda tutti gli anni l'autorevole osservatorio del Sipri di Stoccolma. E mantiene questa posizione non solo non operando tagli in questo settore, ma aumentando – anno dopo anno – l'investimento pubblico nelle spese per la guerra. La cifra astronomica di 25 miliardi di euro, ormai raggiunta dalla spesa bellica, è il valore di un'intera finanziaria di lacrime e sangue per i cittadini e i ceti popolari!
Il Parlamento ha recentemente confermato l'acquisto di 131 cacciabombardieri nucleari F35, per un costo complessivo di ulteriori 16 miliardi di euro, senza considerare le successive spese di manutenzione. Con il costo di uno solo di questi orrendi mostri, portatori di morte, si possono aprire 300 asili nido o pagare l'indennità di disoccupazione per 15.000 cassintegrati.
Se poi si vanno a vedere gli impegni per i programmi pluriennali dei sistemi d’arma, si scopre che dal 2011 al 2019, per nuovi bombardieri, elicotteri, portaerei, fregate, sommergibili e veicoli blindati, il Governo ha impegnato una spesa di 46 miliardi e mezzo, ossia l'equivalente di un’altra enorme finanziaria!
Noi del Movimento Nonviolento saremo a fianco della CGIL nello sciopero generale ed invitiamo Lei ad essere al nostro fianco alla Marcia Perugia-Assisi, ma chiediamo anche che il più grande sindacato italiano, faccia suo l'appello del Presidente Pertini: "si svuotino gli arsenali, strumenti di morte, e si colmino i granai, strumenti di vita".
Chiediamo che nelle piazze dei lavoratori si dica, chiaro e forte, che il primo principio di equità, di civiltà e di costituzionalità è il taglio drastico delle spese militari e la loro riconversione in spese civili e sociali.
Come insegnava don Lorenzo Milani ai ragazzi di Barbiana, due sono le leve per cambiare le leggi ingiuste degli uomini, il voto e lo sciopero. E poiché in questo momento ci è impedito lo strumento democratico del voto, condividiamo la scelta del più grande sindacato italiano di usare il più importante strumento di lotta nonviolenta di cui il movimento sindacale è custode: lo sciopero generale.
MOVIMENTO NONVIOLENTO
Mao Valpiana, presidente
Raffaella Mendolia, segretaria
Pasquale Pugliese, segretario
Verona, 29 agosto 2011
--
_____________________
Movimento Nonviolento
via Spagna, 8
37123 Verona
tel. 045 8009803
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domenica 28 agosto 2011
LA FAVOLOSA GUERRA DEI MEDIA. E QUELLA VERA
di Alessandro Dal Lago (il manifesto del 25/08/2011)
Il figlio di Gheddafi che viene catturato e poi ricompare baldanzoso nella notte. Tripoli che insorge, mentre invece la città è assalita da combattenti venuti da fuori. Festeggiamenti a Bengasi fatti passare per l'esultanza dei tripolini. Un regime dato per finito che dopo tre giorni continua a bombardare il centro della città. Inviati in elmetto che mettono in posa i combattenti per riprenderli. Dirette dalla battaglia in cui si vedono solo tetti e il fumo in lontananza...
Più che di «nebbia della guerra» si dovrebbe parlare di una guerra televisiva che ha ben poco a che fare con quello che succede, ma rientra in una strategia mediale mirata a confondere le acque sia agli occhi dell'opinione pubblica occidentale, sia a quelli del regime di Tripoli. D'altronde si sa che al Jazeera è la voce dei regimi arabi moderati, a partire dal Quatar, molto attivo sul campo nell'assistenza (anche militare) ai ribelli libici, e che i conservatori inglesi hanno strettissimi rapporti con Murdoch, il padrone di Sky. Fatti i conti, è chiaro che gran parte dei media racconta una guerra immaginaria, mentre i loro sponsor, Cameron, Sarkozy e Obama incrociano le dita sperando che la guerra vera vada proprio come sperano.
Ma la guerra vera è tutt'altra cosa da quella raccontata in prima pagina.
Basta analizzare i servizi più meditati sulle pagine interne dei grandi quotidiani internazionali.
L'avanzata dei ribelli è stata resa possibile (al 70 per cento, dice il Corriere della sera) dalla Nato, con tanto di istruttori e forze speciali in prima linea (francesi, inglesi, americani, quatarioti: la conferma è venuta ieri da «fonti» dell'Alleanza atlantica citate dalla Cnn). Quelli dell'ovest hanno ben poco a che fare con i bengasini, guidati da gente come Jalil e Jibril (e forse Jalloud), che se mai Gheddafi fosse processato, si troverebbero al suo fianco sul banco degli imputati (ed ecco spiegata la taglia sul Colonnello). E poi, anche se i gheddafiani smettessero domani di combattere, nessuno ha un'idea di quelle che succederebbe dopodomani, con un paese diviso in fazioni armate, inferocito, pullulante d'armi, con una quantità di conti da regolare con i perdenti e tra i vincitori (l'eliminazione dell'ex-comandante Younes insegna).
Come tutto questo sia fatto passare, anche a sinistra, per una mera lotta di liberazione o un risultato della primavera araba si spiega solo, anche da noi, con la confusione che regna in un'Europa preoccupata da un'economia traballante e guidata da un paio di leader ossessionati dalla rielezione (Sarkozy) o che hanno le loro gatte da pelare (Cameron).
Saranno bastati i bombardamenti «mirati» o umanitari, come straparlano gli Henry-Levy o i giustizialisti da prima pagina di casa nostra, a gettare le premesse di una società civile o democratica in Libia?
Non c'è da crederci molto.
Ci rallegriamo quando cade un dittatore, certamente. Qualsiasi cosa è meglio di Gheddafi, forse. Ma, come ha scritto ieri un commentatore sul Guardian, se i mezzi sono sbagliati, questo alla fine influisce sul risultato. Inglesi e americani hanno creato un'instabilità senza fine in Iraq. La Nato si è impantanata in Afghanistan. In attesa che qualche anima bella proponga di intervenire in Siria, ecco che si suggerisce a mezza bocca la permanenza di forze Nato in Libia per «stabilizzare» il paese.
Tutto questo ha a che fare con la «rivoluzione»?
Ma non è solo una questione di parole. Quello che semmai stupisce è che, a parte qualche conservatore d'esperienza come Sergio Romano, ben pochi in Italia, e soprattutto a sinistra, si interroghi sulle prospettive di questa crisi libica. E cominci a interrogarsi sull'incredibile distonia tra una guerra magnificata dai media e quella vera, in cui gli uomini muoiono, anche se non ne sapremo mai il numero.
venerdì 26 agosto 2011
FEMMINISTA, ECOLOGISTA, NONVIOLENTA. NOVE TESI APERTE SULLA MARCIA PERUGIA-ASSISI DEL 25 SETTEMBRE 2011 E PER IL PROGRAMMA DELLA RIVOLUZIONE DISARMISTA NECESSARIA
La marcia Perugia-Assisi del 25 settembre 2011 dovra' esprimere alcuni chiari concetti e un semplice, nitido ed intransigente programma di alternativa di governo per l'Italia.
I. Il femminismo e' la corrente calda della lotta di liberazione dell'umanita' dalle violenze che tuttora la opprimono.
Se non vince la lotta del movimento delle donne contro la violenza maschilista e l'oppressione patriarcale, non vi e' alcuna possibilita' di impedire la regressione dell'umanita' nella barbarie, barbarie in cui la stanno palesemente precipitando le politiche belliche e desertificatrici dei poteri politici, economici, ideologici, mediali e militari dominanti.
II. La biosfera e' in enorme, immediato pericolo: il modello di sviluppo dominante ha forzato i limiti della natura e sta provocando distruzioni irreversibili e disastri ambientali e sociali apocalittici.
O la politica del XXI secolo sara' ecologica, o non vi sara' piu' alcuna politica, alcuna civilta', alcuna organizzazione sociale dell'umanita' degna di questo nome.
III. L'organizzazione sociale, economica e politica fondata sull'esercizio della violenza ha portato l'umanita' sull'orlo di un abisso: oltre questo limite vi e' solo l'annichilimento della civilta' umana.
Occorre fermarsi e cambiare radicalmente strada: erede del costituzionalismo moderno, cosi' come erede delle piu' antiche e luminose tradizioni di pensiero e convivenza, solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
La conversione alla nonviolenza della politica e dell'economia, dell'amministrazione e della formazione, della riproduzione sociale, delle relazioni tra le persone e tra i popoli, della morale e del diritto ad ogni livello giurisdizionale, e' l'imperativa, primaria esigenza dell'ora attuale per l'umanita' intera presente e futura.
IV. La marcia Perugia-Assisi del 25 settembre 2011 deve raccogliere, unificare e rendere pienamente autocoscienti e reciprocamente responsabili ed interdipendenti le esperienze piu' vive di lotta per la democrazia, la legalita' e i diritti nel nostro paese in questi ultimi mesi: dalla manifestazione "Se non ora quando" alla vittoria referendaria, dalla difesa del diritto allo studio e alla salute, alla difesa del diritto al lavoro, alla difesa dell'ambiente.
V. La marcia in quanto "assemblea itinerante" deve dibattere, recare a sintesi e formulare il programma politico su cui coalizzare il plurale ed aperto comitato di liberazione nazionale inclusivo di tutte le forze democratiche del nostro paese per mettere fine al governo della guerra e del razzismo, al regime dell'illegalita' e della corruzione, all'eversione dall'alto da parte dei poteri dominanti; ovvero per tornare alla legalita' costituzionale, allo stato di diritto, alla democrazia progressiva.
VI. Premesse indispensabili di questo programma di liberazione nazionale devono essere:
1. l'immediata cessazione della partecipazione italiana a tutte le guerre, ovvero l'immediato ritorno al rispetto dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana;
2. l'abrogazione di tutte le misure in cui si e' concretizzato il colpo di stato razzista in Italia dal 1998 ad oggi, e quindi il ritorno al rispetto della Dichiarazione universale dei diritti umani, ergo ad una politica rispettosa ed inveratrice della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, fondata sull'accoglienza e l'assistenza atte a salvare la vita ed a promuovere l'esistenza di tutti gli esseri umani.
VII. Decisioni fondamentali di questo programma di liberazione nazionale devono essere:
1. una politica economica e finanziaria che attui come prima e ineludibile misura d'emergenza il taglio di tutte le spese militari;
2. una politica internazionale rigorosamente antimilitarista e disarmista; non solo antimperialista, anticolonialista e antirazzista, ma anche esplicitamente e concretamente attiva per l'abolizione di tutti gli eserciti e le armi, cominciando con la smilitarizzazione e il disarmo unilaterale del nostro paese.
VIII. Che ogni decisione sia presa con la specifica tecnica nonviolenta del metodo del consenso.
IX. Che ogni decisione ed azione politica sia orientata dal principio: non uccidere; ovvero: salvare le vite.
Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 25 agosto 2011
"Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
e-mail: nbawac@tin.it
web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
* * *
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, gia' consigliere comunale e provinciale, e' stato dagli anni '70 uno dei principali animatori del movimento che si oppone alle servitu' energetiche e militari nell'Alto Lazio; nel 1979 ha fondato il "Comitato democratico contro l'emarginazione" che ha condotto rilevanti campagne di solidarieta'; ha promosso e presieduto il primo convegno nazionale di studi sulla figura e l'opera di Primo Levi; nel 1987 ha coordinato per l'Italia la campagna di solidarieta' con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano; nel 1999 ha ideato, promosso e realizzato l'esperienza delle "mongolfiere della pace" con cui ostacolare i decolli dei bombardieri che dalla base di Aviano recavano strage in Jugoslavia; nel 2001 e' stato l'animatore dell'iniziativa che - dopo la tragedia di Genova - ha portato alla presentazione in parlamento di una proposta di legge per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza; e' stato dagli anni '80 il principale animatore dell'attivita' di denuncia e opposizione alla penetrazione dei poteri criminali nell'Alto Lazio - e negli anni '90 ha presieduto la Commissione d'inchiesta ad hoc istituita dal Consiglio Provinciale di Viterbo -; dal 2000 e' direttore del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", che ogni giorno diffonde materiali di studio e di riflessione e sostiene e promuove iniziative nonviolente per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani.
_______________________________________________
Nonviolenti mailing list
Nonviolenti@lists.nonviolenti.org
http://lists.nonviolenti.org/cgi-bin/mailman/listinfo/nonviolenti
I. Il femminismo e' la corrente calda della lotta di liberazione dell'umanita' dalle violenze che tuttora la opprimono.
Se non vince la lotta del movimento delle donne contro la violenza maschilista e l'oppressione patriarcale, non vi e' alcuna possibilita' di impedire la regressione dell'umanita' nella barbarie, barbarie in cui la stanno palesemente precipitando le politiche belliche e desertificatrici dei poteri politici, economici, ideologici, mediali e militari dominanti.
II. La biosfera e' in enorme, immediato pericolo: il modello di sviluppo dominante ha forzato i limiti della natura e sta provocando distruzioni irreversibili e disastri ambientali e sociali apocalittici.
O la politica del XXI secolo sara' ecologica, o non vi sara' piu' alcuna politica, alcuna civilta', alcuna organizzazione sociale dell'umanita' degna di questo nome.
III. L'organizzazione sociale, economica e politica fondata sull'esercizio della violenza ha portato l'umanita' sull'orlo di un abisso: oltre questo limite vi e' solo l'annichilimento della civilta' umana.
Occorre fermarsi e cambiare radicalmente strada: erede del costituzionalismo moderno, cosi' come erede delle piu' antiche e luminose tradizioni di pensiero e convivenza, solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
La conversione alla nonviolenza della politica e dell'economia, dell'amministrazione e della formazione, della riproduzione sociale, delle relazioni tra le persone e tra i popoli, della morale e del diritto ad ogni livello giurisdizionale, e' l'imperativa, primaria esigenza dell'ora attuale per l'umanita' intera presente e futura.
IV. La marcia Perugia-Assisi del 25 settembre 2011 deve raccogliere, unificare e rendere pienamente autocoscienti e reciprocamente responsabili ed interdipendenti le esperienze piu' vive di lotta per la democrazia, la legalita' e i diritti nel nostro paese in questi ultimi mesi: dalla manifestazione "Se non ora quando" alla vittoria referendaria, dalla difesa del diritto allo studio e alla salute, alla difesa del diritto al lavoro, alla difesa dell'ambiente.
V. La marcia in quanto "assemblea itinerante" deve dibattere, recare a sintesi e formulare il programma politico su cui coalizzare il plurale ed aperto comitato di liberazione nazionale inclusivo di tutte le forze democratiche del nostro paese per mettere fine al governo della guerra e del razzismo, al regime dell'illegalita' e della corruzione, all'eversione dall'alto da parte dei poteri dominanti; ovvero per tornare alla legalita' costituzionale, allo stato di diritto, alla democrazia progressiva.
VI. Premesse indispensabili di questo programma di liberazione nazionale devono essere:
1. l'immediata cessazione della partecipazione italiana a tutte le guerre, ovvero l'immediato ritorno al rispetto dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana;
2. l'abrogazione di tutte le misure in cui si e' concretizzato il colpo di stato razzista in Italia dal 1998 ad oggi, e quindi il ritorno al rispetto della Dichiarazione universale dei diritti umani, ergo ad una politica rispettosa ed inveratrice della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, fondata sull'accoglienza e l'assistenza atte a salvare la vita ed a promuovere l'esistenza di tutti gli esseri umani.
VII. Decisioni fondamentali di questo programma di liberazione nazionale devono essere:
1. una politica economica e finanziaria che attui come prima e ineludibile misura d'emergenza il taglio di tutte le spese militari;
2. una politica internazionale rigorosamente antimilitarista e disarmista; non solo antimperialista, anticolonialista e antirazzista, ma anche esplicitamente e concretamente attiva per l'abolizione di tutti gli eserciti e le armi, cominciando con la smilitarizzazione e il disarmo unilaterale del nostro paese.
VIII. Che ogni decisione sia presa con la specifica tecnica nonviolenta del metodo del consenso.
IX. Che ogni decisione ed azione politica sia orientata dal principio: non uccidere; ovvero: salvare le vite.
Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 25 agosto 2011
"Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
e-mail: nbawac@tin.it
web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, gia' consigliere comunale e provinciale, e' stato dagli anni '70 uno dei principali animatori del movimento che si oppone alle servitu' energetiche e militari nell'Alto Lazio; nel 1979 ha fondato il "Comitato democratico contro l'emarginazione" che ha condotto rilevanti campagne di solidarieta'; ha promosso e presieduto il primo convegno nazionale di studi sulla figura e l'opera di Primo Levi; nel 1987 ha coordinato per l'Italia la campagna di solidarieta' con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano; nel 1999 ha ideato, promosso e realizzato l'esperienza delle "mongolfiere della pace" con cui ostacolare i decolli dei bombardieri che dalla base di Aviano recavano strage in Jugoslavia; nel 2001 e' stato l'animatore dell'iniziativa che - dopo la tragedia di Genova - ha portato alla presentazione in parlamento di una proposta di legge per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza; e' stato dagli anni '80 il principale animatore dell'attivita' di denuncia e opposizione alla penetrazione dei poteri criminali nell'Alto Lazio - e negli anni '90 ha presieduto la Commissione d'inchiesta ad hoc istituita dal Consiglio Provinciale di Viterbo -; dal 2000 e' direttore del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", che ogni giorno diffonde materiali di studio e di riflessione e sostiene e promuove iniziative nonviolente per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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giovedì 25 agosto 2011
PeaceLink - Newsletter "Disarmo"
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Elenco articoli pubblicati dal 26 luglio 2011
La ragione delle armi non può essere quella dei lavoratori e la ragione delle guerre non può essere quella dei cittadini di tutto il mondo.
LA CRISI DI FINMECCANICA: UNA TURBOLENZA PROVOCATA DA FENOMENI DIVERSI.
Fra appalti e capitali pubblici spesi per attività di lobbying, il sistema legato all’industria della difesa assume una veste inquietante, sempre pronta a generare tensioni interne ed esterne.
http://www.peacelink.it/disarmo/a/34457.html
1 agosto 2011 - Rossana De Simone
Mercanti di morte
Spade e Falchi d’Italia al Pakistan in guerra
Il Pakistan si conferma uno dei clienti del complesso militare industriale italiano. Consegnati missili Spada 2000 e aerei senza pilota Falco da aziende
Finmeccanica. Gli Usa congelano invece gli aiuti ad un alleato poco affidabile
http://www.peacelink.it/disarmo/a/34431.html
25 luglio 2011 - Antonio Mazzeo
Rapporto della Task Force su un Budget Unificato per la Sicurezza negli Stati Uniti
TAGLIARE LE SPESE MILITARI PER RIDURRE IL DEFICIT USA
Con i tagli alle spese militari sul tavolo delle trattative, ecco le raccomandazioni degli esperti su come tagliare i costi senza rinunciare alla sicurezza.
http://www.peacelink.it/disarmo/a/34386.html
15 luglio 2011 - Lawrence Korb e Miriam Pemberton
Comitato Pace, disarmo e smilitarizzazione del territorio - Campania
Assemblea Pubblica: Navi nucleari nel Golfo di Napoli - Mai più
Analisi, suggerimenti, iniziative per Napoli: porto di pace
http://www.peacelink.it/disarmo/a/34331.html
9 luglio 2011 - Philip Rushton (Attivista del Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione - Campania)
Navi nucleari nel Golfo di Napoli: mai più
Analisi, suggerimenti, iniziative per Napoli: porto di pace
http://www.peacelink.it/disarmo/a/34332.html
Se la manovra economica-finanziaria del 1992 e l'accordo sindacale del luglio 1993 sono stati definiti un "golpe bianco"
LA PRIVATIZZAZIONE DI FINMECCANICA: UN NUOVO MODELLO DI DIFESA MAI DISCUSSO
Questa strada potrebbe essere decisa al fine di monetizzare le relative partecipazioni per ridurre il debito pubblico, e allentare il rapporto con lo Stato-cliente, azionista, erogatore dei finanziamenti
alla ricerca e sviluppo, responsabile delle regole del mercato, regolatore delle esportazioni.
http://www.peacelink.it/disarmo/a/34378.html
14 luglio 2011 - Rossana De Simone
Guerre globali
I COSTI UMANI DELLE GUERRE USA CONTRO IL TERRORE
Uno studio della Brown University rivela che dall'11 settembre 2001 ad oggi le guerre USA in Medio oriente hanno causato oltre 250.000 vittime e sono costate 4.400 miliardi di dollari. Restano esclusi i morti e le spese del conflitto in Libia...
http://www.peacelink.it/disarmo/a/34330.html
8 luglio 2011 - Antonio Mazzeo
MARINA MILITARE AMERICANA CHIAMATA A CONDIVIDERE UN DETTAGLIO SU UN SOTTOMARINO
Un sottomarino d'attacco americano a propulsione nucleare potrebbe aver causato l’affondamento di un peschereccio francese al largo delle coste della Cornovaglia, stando a quando dice un esperto di
sottomarini.
http://www.peacelink.it/disarmo/a/34338.html
10 luglio 2011 - BBC News
Guerre globali e permanenti
Le folli spese di guerra dell’amministrazione Obama
Bilancio della difesa record per il 2012 negli Stati Uniti: 649 miliardi di dollari andranno a finanziare l'acquisto di nuovi sistemi d'arma e le missioni di guerra in Asia e Medio oriente. Intanto Obama taglia le spese sociali e la sanità...
http://www.peacelink.it/disarmo/a/34339.html
11 luglio 2011 - Antonio Mazzeo
--
Mailing list Disarmo dell'associazione PeaceLink.
Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html
Archivio messaggi: http://lists.peacelink.it/disarmo
Area tematica collegata: http://www.peacelink.it/disarmo/index.html
Si sottintende l'accettazione della Policy Generale:
http://web.peacelink.it/policy.html
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La ragione delle armi non può essere quella dei lavoratori e la ragione delle guerre non può essere quella dei cittadini di tutto il mondo.
LA CRISI DI FINMECCANICA: UNA TURBOLENZA PROVOCATA DA FENOMENI DIVERSI.
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1 agosto 2011 - Rossana De Simone
Mercanti di morte
Spade e Falchi d’Italia al Pakistan in guerra
Il Pakistan si conferma uno dei clienti del complesso militare industriale italiano. Consegnati missili Spada 2000 e aerei senza pilota Falco da aziende
Finmeccanica. Gli Usa congelano invece gli aiuti ad un alleato poco affidabile
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25 luglio 2011 - Antonio Mazzeo
Rapporto della Task Force su un Budget Unificato per la Sicurezza negli Stati Uniti
TAGLIARE LE SPESE MILITARI PER RIDURRE IL DEFICIT USA
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15 luglio 2011 - Lawrence Korb e Miriam Pemberton
Comitato Pace, disarmo e smilitarizzazione del territorio - Campania
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LA PRIVATIZZAZIONE DI FINMECCANICA: UN NUOVO MODELLO DI DIFESA MAI DISCUSSO
Questa strada potrebbe essere decisa al fine di monetizzare le relative partecipazioni per ridurre il debito pubblico, e allentare il rapporto con lo Stato-cliente, azionista, erogatore dei finanziamenti
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I COSTI UMANI DELLE GUERRE USA CONTRO IL TERRORE
Uno studio della Brown University rivela che dall'11 settembre 2001 ad oggi le guerre USA in Medio oriente hanno causato oltre 250.000 vittime e sono costate 4.400 miliardi di dollari. Restano esclusi i morti e le spese del conflitto in Libia...
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8 luglio 2011 - Antonio Mazzeo
MARINA MILITARE AMERICANA CHIAMATA A CONDIVIDERE UN DETTAGLIO SU UN SOTTOMARINO
Un sottomarino d'attacco americano a propulsione nucleare potrebbe aver causato l’affondamento di un peschereccio francese al largo delle coste della Cornovaglia, stando a quando dice un esperto di
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Guerre globali e permanenti
Le folli spese di guerra dell’amministrazione Obama
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mercoledì 24 agosto 2011
IN MEMORIA DI SACCO E VANZETTI
Sacco & Vanzetti Memorial Day 2011. Per non dimenticare!
L’importanza della partecipazione di Mario Mattia GIORGETTI: occasione unica per il doveroso riconoscimento all’opera svolta dall’intellettuale per la riabilitazione dei due lavoratori italiani.
Nel cuore di tutti i democratici del mondo sono scolpite le parole del proclama con cui M. Dukakis, figlio di emigrati greci, allora Governatore del Massachussetts, il 20 luglio del 1977, rispondendo all’appello rivoltogli dal Comitato Internazionale per la Riabilitazione di Sacco e Vanzetti, dichiarò l’innocenza di Sacco e Vanzetti e proclamò il SACCO E VANZETTI MEMORIAL DAY a partire dal 23 agosto 1977, 50° Anniversario dell’uccisione dei due anarchici.
Pochissimi conoscono i retroscena di quello storico atto ed i passi compiuti perché fosse possibile raggiungere quel risultato.
Certe volte dietro atti di notevole rilevanza storica ci può essere l’azione anche di una singola persona che ha avuto la capacità di anticipare i tempi, di sentire il momento storico, di credere fermamente in un obiettivo, ritenuto dai più quasi irraggiungibile: nel nostro caso questa persona si chiama Mario Mattia GIORGETTI e tutti noi democratici, che abbiamo pianto per quell’incredibile (perché dopo 50 anni nessuno ormai ci sperava) proclama, abbiamo un debito da saldare nei suoi confronti.
Giorgetti, che conobbe Pinelli, Valpreda, Lanza, Bartoli e tanti altri del circolo Scaldasole di Milano, grazie allo studio dei testi di Malatesta, Gori, Proudhon, Kropotkin, Bakunin ed altri intellettuali anarchici venne a conoscenza del caso Sacco e Vanzetti e decise di approfondirlo per elaborare un famoso testo teatrale su di loro (SACCO E VANZETTI, ULTIMO ATTO).
In quel periodo, era il 1973, conobbe per caso Osvaldo Bevilacqua (quello che è poi diventato il famoso conduttore di “Sereno Variabile”), che allora era funzionario del PSI. Lo andò a trovare nel suo ufficio in via del Corso a Roma e rimase colpito da un manifesto che annunciava una manifestazione di protesta contro la condanna di Sacco e Vanzetti (allora negli uffici dei politici c’erano questi manifesti!). Ebbe quindi l’idea di parlargli del suo progetto teatrale e, discutendone, decisero d’interpellare Pietro Nenni, per proporgli la costituzione di un Comitato Internazionale che promuovesse la riabilitazione dei due anarchici ingiustamente condannati.
Avuto l’assenso di Nenni (che divenne il Presidente del Comitato), arrivarono successivamente le adesioni anche di altri politici “importanti”: Umberto Terracini (che ne divenne il vice-presidente), Bettino Craxi, Beniamino Piccoli, Enrico Berlinguer, Lelio Basso e tanti altri, anche stranieri (fra cui Soares, Mitterrand….).
Da allora programmarono tantissime attività (appello di intellettuali e politici, conferenze, spettacoli, eventi pubblici…) proprio nel mentre che veniva distribuito nelle sale cinematografiche del mondo intero il famoso film di Giuliano Montaldo.
In particolare fu organizzato un Comitato di avvocati cui fu dato il compito di riesaminare gli atti del processo e trasmetterne i risultati all’Ambasciatore Americano a Roma.
La RAI commissionò un documentario da trasmettere in prima serata (vengono i brividi solo a pensare cosa ci propina oggi la RAI!) e la stessa Antenne2, su sollecitazione dei politici francesi, mandò il onda il film di Montaldo, cui seguì un dibattito con lo stesso Giorgetti e Vincenzina Vanzetti.
Particolarmente emozionante fu un incontro pubblico con i politici italiani del figlio di Sacco, Dante, fatto venire dall’America.
Non mancarono naturalmente le polemiche (in questo non siamo cambiati)! Lo stesso Giorgetti, da anarchico, fu contestato proprio dagli anarchici che non tolleravano il coinvolgimento dei politici di Stato in un caso i cui protagonisti erano morti, ingiustamente, gridando “Viva l’Anarchia”. Si dovette fare un lungo lavoro per convincere il movimento anarchico che “Sacco e Vanzetti erano (allora come oggi) prima di tutto esseri umani che erano stati condannati ingiustamente e meritavano la partecipazione di tutto il consorzio umano, come fu nel caso del giorno dell’uccisione, che vide insorgere i popoli di tutto il mondo”.
Tutto questo lavoro creò una forza di opinione che sensibilizzò anche i rappresentanti americani in Italia, tanto da spingere l’allora Governatore dello Stato del Massachussetts, Michael Dukakis, a dare l’incarico ad un gruppo di avvocati presieduto da Daniel A. Taylor di riesaminare il caso. Essi al termine della loro istruttoria consegnarono a Dukakis il celebre rapporto in cui conclusero: “…..Nel caso Sacco e Vanzetti abbiamo riscontrato la reale possibilità di un penoso fallimento della Giustizia che ha causato la loro morte”….”Ci sono sostanziali, anzi forti motivi per credere che il procedimento legale contro Sacco e Vanzetti era permeato di ingiustizia….” e che il processo a Sacco e Vanzetti non era valido perché conteneva un “vizio di forma” (tradotto significava che il giudice Thayer e l’allora Governatore del Massachussetts Fuller avevano agito sotto i forti condizionamenti dei conservatori, spaventati dall’avanzata del consenso politico della sinistra). Anche Paul Guzzi, Segretario dello Stato del Massachussetts, che controfirmò il proclama, ebbe ad osservare: “Cinquant’anni di ritardo per eliminare il tragico errore che ha provocato la morte di un bravo calzolaio e di un povero pescivendolo….”
Fu proprio Giorgetti a ricevere per primo la comunicazione ufficiale fatta al Comitato Internazionale del Proclama con cui Dukakis dichiarava l’innocenza di Sacco e Vanzetti: ebbe l’onore di consegnarla all’On. Pietro Nenni, che poi, in qualità di Presidente, in conferenza stampa ne rese noto il contenuto, ormai patrimonio di tutti noi.
Torremaggiore 16.08.2011
Matteo Marolla
tratto da www.saccoevanzetti.org
ALCUNE MAIL SULLA LIBIA DA PEACELINK
Sul sito Peacelink stiamo cercando di dare visibilita' alle posizioni antiguerra.
Sulla Libia rischiamo la disfatta...
Alessandro
www.peacelink.it
LIBIA. ULTIME MENZOGNE E OMISSIONI DEI MEDIA E VERITA´ DI TESTIMONI
RAGGIUNTI AL TELEFONO
Marinella Correggia
Menzogne di una notte insonne (anche sotto il fortunato cielo italiano che nessuno bombarda dal 1945). Menzogne e arroganza fino all´ultimo in una guerra cominciata e continuata con notizie false, in cui i media hanno avuto il ruolo dell´aiuto carnefice. Solo la tivù russa Rt e quella venezuelana Telesur spiegano che è una vittoria dovuta alla carneficina compiuta dalla Nato anche con droni ed elicotteri Apache soprattutto negli
ultimi giorni. Per la democrazia che il popolo libico merita, dice il
premier britannico Cameron. Peccato che in tutti i mesi scorsi proprio la Nato e i "ribelli" avessero sempre lasciato cadere le proposte di libere elezioni con controllo internazionale avanzate dal governo libico.
Cosa dicono i soliti media
La Nato fa strage a Tripoli bombardando di tutto e uccidendo 1.300 persone in poche ore come denuncia Tierry Meyssan del Réseau Voltaire; ma Repubblica on line scrive che Gheddafi bombarda la folla. Giusto un titolo, senza spiegazione, giusto un modo per non perdere l´allenamento.
La stessa Repubblica che non si è mai degnata di chiamare soldati i membri -decimati - dell´esercito di un paese sovrano (erano sempre definiti "mercenari e miliziani"), adesso chiama "soldati del Cnt" i ribelli, tacciando invece di "pretoriani di Gheddafi" i superstiti soldati libici (quelli non decimati dalla Nato). (A proposito: uno del Cnt, Jibril, ha fatto appello ai suoi armatissimi "ragazzi" affinché diano prova di moderazione e non attacchino gli stranieri e chi non li appoggia (il rischio è certo visti i precedenti).
L´Unità scrive che Tripoli "è insorta", quando in realtà è occupata dai cosiddetti ribelli con la copertura aerea della Nato e i civili cioè i disarmati se ne stanno rintanati nelle case (vedi le testimonianze ottenute al telefono).
Il Corsera con il suo embedded sceso dalle montagne insieme ai ribelli spiega enfatico che dopo la "liberazione" di Zawya, "Tripoli si è sollevata" quando in realtà è stata piuttosto atterrata dai bombardamenti.
E Rai News 24? Peacelink protesta con la redazione: "Nel vostro servizio avete nascosto il ruolo dei bmbardamenti Nato, presentando i ribelli che libravano la Libia soli e festanti, per acclamazione popolare; alterato il senso della risoluzione 1973 che non prevedeva l´appoggio militare Nato agli insorti; taciuto il massacro in corso a Tripoli; presentato prevalentemente il punto di vista Nato (e sempre ripetono la storia dei mercenari neri e dei cecchini).
Anche il Fatto ci casca: "L'avanzata del Cnt rallentata dal traffico e dal caos e da centinaia di libici che inneggiano alla fine del regime" (centinaia, su una città di milioni di abitanti!); "I tripolini sono usciti per festeggiare l´arrivo dei ribelli". Ma la foto viene da Bengasi...
Per dare l´idea di festeggiamenti che non ci sono, Cnn mette foto di festeggiamenti non datati a Bengasi. Mentre la reporter dice "vedo strade vuote, le immagini sono di folle festanti con bandiera monarchica, però evocano Tripoli. In un altro collegamento, la elmettata reporter spiega - non senza ripetere la solfa del pericolo di cecchini di Gheddafi - che assolutamente nessun civile nelle strade...allora chi sta festeggiando? Gli armati. E sempre il titolo è "la Nato teme che Gheddafi possa colpire i civili". Quindi pronti al tiro al piccione.
La cronista di Al Jazeera con elmetto dalla Piazza verde (il nome è già stato cancellato), parla di festa (e di paura per i soliti cecchini di Gheddafi...) del popolo libico, "vedete centinaia di persone" (in una città con milioni di abitanti)...alle sue spalle si pressano con la bandiera monarchica i ribelli armati, ma per lei sono i civili, il "popolo", "you can see how people are excited, now they are in control of the capital".
La confusione voluta fra civili e amati ha fato da leit motiv di questa guerra. Anche a Baghdad, il giorno della caduta della statua di Saddam a opera di due marine Usa, gli iracheni presenti si contavano in qualche decina...Un film già visto.
La mattina la Cnn parla al telefono con la solita plurintervistata ottimo inglese libica diciannovenne che dice che dopo 42 anni sono liberi di parlare al telefono (ricordo però che gli oppositori a Gheddafi più che la mancanza di libertà mi evocavano, settimane fa, "gli ospedali che non funzionano e le scuole dove non si studia bene l´inglese"!); la tivù lechiede: "ma non c´è gente in strada, solo fighters?" e lei conferma.
Allora, le folle festanti?
Anche la Reuters scrive: "I ribelli entrano in Tripoli, la folla celebra". Quale folla? Non c´è nessun video né foto!
Parlano i testimoni
Molti telefoni di persone incontrate a Tripoli poche settimane fa non rispondono più. Per esempio Rafika, tunisina, ottimo italiano, che lavorava alla mensa dell´ospedale Tebbe, chissà quanti feriti ci sono adesso là (vedi sua testimonianza nel file allegato). Ma qualcuno risponde.
Mohamed, giovane del Niger che vive a Tripoli da 3 anni (lavorava con i cinesi) e che si arrovellava settimane fa su come spiegare al mondo la verità (vedi la sua testimonianza di allora nel file allegato), adesso è rintanato in casa: "Siamo impotenti anche noi. Chi è disarmato non può avventurarsi fuori, dove tutti sono armati e si combatte. E´ terribile ma non possiamo che aspettare. Spero che non ci sia un´altra carneficina".
Ieri diceva "hanno bombardato intensamente anche vicino a casa mia, si è levata una grande polvere, impossibile respirare. Stiamo in casa, e preghiamo, è il Ramadan". L´altro ieri, prima degli ultimi sviluppi, chiedeva: "Ma si sono viste lì le immagini della strage di 85 civili a Mejer, sotto le bombe della Nato fra l´8 e il 9 agosto? Sono sconvolto, anche perché qui i media internazionali non ne hanno parlato".
Era impaurito sabato sera il cristiano pakistano Nathaniel, che già settimane fa si chiedeva dove sarebbe andato con la famiglia dopo 21 anni in Libia se gli islamisti fossero arrivati (vedi sua testimonianza nel file allegato): "My sister qui bombardano di continuo, e sembra che i ribelli siano vicini...non so cosa fare, dove andare, chi ci proteggerà? Starò in contato con la cattedrale". Oggi il suo cellulare non sembra aver copertura.
Se Nathaniel sapesse che forse è stata saccheggiata la chiesa a Dara (e monsignor Martinelli è in Italia)...Così dice la statunitense JoAnne, da mesi a Tripoli con suo marito per documentare negli Usa i crimini di guerra della Nato e dei ribelli: "Siamo chiusi nell´hotel Corynthia, al centro di Tripoli. Nessuno si avventura fuori. Gli Apache hanno ucciso molte persone e i ribelli hanno armi pesanti...Doveva partire una nave proveniente da Malta, per evacuare gli stranieri ma i ribelli l´hanno bloccata". Chiusa in casa anche Tiziana Gamannossi, imprenditrice italiana, l´unica rimasta a Tripoli, dove vive a Tajura: "Sto in casa, non
si chiude occhio. I festeggiamenti per l´entrata dei ribelli? Ma se non c´è nessuno per strada, ho faticato a trovare un amico che mi riportasse a casa ieri. La disinformazione continua".
Anche Hana, libica che lavorava per una compagnia petrolifera, è chiusa in casa, da parenti: "Ci siamo spostati perché la nostra casa è troppo vicina a Bab El Azyzya", qui è tranquillo ma nelle strade non c´è nessuno. Mi hanno detto che volavano anche gli Apache, io non li ho visti vicino a casa. Sì, abbiamo l´acqua e la luce e cibo abbastanza. Stiamo ancora digiunando per il ramadan...fino a fine mese. Non avrei mai pensato che finisse così".
Lizzie Phelan, giovane giornalista inglese indipendente, aveva un blog che le è stato bloccato: "Poco prima avevo denunciato alla tivù russa RT il fatto che Al Qaeda sia ben presente fra i ribelli arrivati a Tripoli. Qui intorno al Rixos la situazione sembra adesso calma. Ma non si sa come evolverà. Aspettiamo di andare, noi stranieri, in un´ambasciata, forse quella russa".
Non risponde il telefono di Zinati, quarantenne libico che da mesi
"abitava" con il suo computer su un tavolo all´hotel Rixos cercando di aiutare il portavoce Mussa Ibrahim nei difficili rapporti con i giornalisti e con le delegazioni: "Ero tornato qui in febbraio per sistemare delle cose e ripartire per il Canada dove vivo da anni; invece sono rimasto, non potevo lasciarli così" diceva settimane fa.
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La guerra delle menzogne. Non erano tutti a festeggiare in piazza a Tripoli? I pretoriani di Gheddafi non avevano deposto le armi? E come mai i giornalisti sono rintanati nei sotterranei dell'Hotel Rixos a Tripoli? Ma allora chi scrive la cronaca della guerra? Gli addetti alle comunicazioni della Nato?
Tripoli, giornalisti con gli elmetti al Rixos Hotel
http://www.repubblica.it/esteri/2011/08/22/foto/rixos_hotel-20727733/1/?re f=HREA-1
LIBIA: KHAMIS GHEDDAFI GUIDA TRUPPE A CENTRO TRIPOLI ++
(ANSA-REUTERS) - TRIPOLI, 22 AGO - Khamis Gheddafi, uno dei
figli del rais, comandante della 32/a brigata, guida forze
governative verso il centro di Tripoli. Lo riferisce la tv Al Arabiya, citando fonti dei ribelli.
Secondo la tv panaraba, le truppe sono partite dal compound
di Gheddafi di Bab al-Aziziya. (ANSA-REUTERS).
KVI
22-AGO-11 12:01 NNNN
---
Alessandro Marescotti
Altri aggiornamenti su http://www.peacelink.it
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"Le voci giornalistiche indipendenti presenti a Tripoli sono soggette proprio adesso a un attacco fisico diretto e implacabile. Cecchini hanno sparato a Mahdi Nazemroaya, che sinora ha smascherato molte menzogne di guerra (da ultimo la conquista dell´aeroporto di Tripoli). I cecchini hanno tentato di assassinare anche un altro giornalista indipendente, Franklin Lamb. Non abbiamo ancora notizie di Thierry Meyssan".
PINO CABRAS (MEGACHIP) http://www.megachipdue.info/tematiche/guerra-e-verita/6656-
la-tragedia-di-tripoli-e-del-mediterraneo.html
Si conclude in un bagno di sangue l'ultima guerra umanitaria della Nato
La propaganda ha presentato questo epilogo come una marcia trionfale, con le truppe di Gheddafi che si arrendono e la popolazione che fa festa. Invece è di centinaia di morti il
bollettino di guerra, destinato a peggiorare perché in gioco non c'è la vita umana ma il petrolio libico
http://www.peacelink.it/editoriale/a/34542.html
Sulla Libia rischiamo la disfatta...
Alessandro
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LIBIA. ULTIME MENZOGNE E OMISSIONI DEI MEDIA E VERITA´ DI TESTIMONI
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Marinella Correggia
Menzogne di una notte insonne (anche sotto il fortunato cielo italiano che nessuno bombarda dal 1945). Menzogne e arroganza fino all´ultimo in una guerra cominciata e continuata con notizie false, in cui i media hanno avuto il ruolo dell´aiuto carnefice. Solo la tivù russa Rt e quella venezuelana Telesur spiegano che è una vittoria dovuta alla carneficina compiuta dalla Nato anche con droni ed elicotteri Apache soprattutto negli
ultimi giorni. Per la democrazia che il popolo libico merita, dice il
premier britannico Cameron. Peccato che in tutti i mesi scorsi proprio la Nato e i "ribelli" avessero sempre lasciato cadere le proposte di libere elezioni con controllo internazionale avanzate dal governo libico.
Cosa dicono i soliti media
La Nato fa strage a Tripoli bombardando di tutto e uccidendo 1.300 persone in poche ore come denuncia Tierry Meyssan del Réseau Voltaire; ma Repubblica on line scrive che Gheddafi bombarda la folla. Giusto un titolo, senza spiegazione, giusto un modo per non perdere l´allenamento.
La stessa Repubblica che non si è mai degnata di chiamare soldati i membri -decimati - dell´esercito di un paese sovrano (erano sempre definiti "mercenari e miliziani"), adesso chiama "soldati del Cnt" i ribelli, tacciando invece di "pretoriani di Gheddafi" i superstiti soldati libici (quelli non decimati dalla Nato). (A proposito: uno del Cnt, Jibril, ha fatto appello ai suoi armatissimi "ragazzi" affinché diano prova di moderazione e non attacchino gli stranieri e chi non li appoggia (il rischio è certo visti i precedenti).
L´Unità scrive che Tripoli "è insorta", quando in realtà è occupata dai cosiddetti ribelli con la copertura aerea della Nato e i civili cioè i disarmati se ne stanno rintanati nelle case (vedi le testimonianze ottenute al telefono).
Il Corsera con il suo embedded sceso dalle montagne insieme ai ribelli spiega enfatico che dopo la "liberazione" di Zawya, "Tripoli si è sollevata" quando in realtà è stata piuttosto atterrata dai bombardamenti.
E Rai News 24? Peacelink protesta con la redazione: "Nel vostro servizio avete nascosto il ruolo dei bmbardamenti Nato, presentando i ribelli che libravano la Libia soli e festanti, per acclamazione popolare; alterato il senso della risoluzione 1973 che non prevedeva l´appoggio militare Nato agli insorti; taciuto il massacro in corso a Tripoli; presentato prevalentemente il punto di vista Nato (e sempre ripetono la storia dei mercenari neri e dei cecchini).
Anche il Fatto ci casca: "L'avanzata del Cnt rallentata dal traffico e dal caos e da centinaia di libici che inneggiano alla fine del regime" (centinaia, su una città di milioni di abitanti!); "I tripolini sono usciti per festeggiare l´arrivo dei ribelli". Ma la foto viene da Bengasi...
Per dare l´idea di festeggiamenti che non ci sono, Cnn mette foto di festeggiamenti non datati a Bengasi. Mentre la reporter dice "vedo strade vuote, le immagini sono di folle festanti con bandiera monarchica, però evocano Tripoli. In un altro collegamento, la elmettata reporter spiega - non senza ripetere la solfa del pericolo di cecchini di Gheddafi - che assolutamente nessun civile nelle strade...allora chi sta festeggiando? Gli armati. E sempre il titolo è "la Nato teme che Gheddafi possa colpire i civili". Quindi pronti al tiro al piccione.
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La mattina la Cnn parla al telefono con la solita plurintervistata ottimo inglese libica diciannovenne che dice che dopo 42 anni sono liberi di parlare al telefono (ricordo però che gli oppositori a Gheddafi più che la mancanza di libertà mi evocavano, settimane fa, "gli ospedali che non funzionano e le scuole dove non si studia bene l´inglese"!); la tivù lechiede: "ma non c´è gente in strada, solo fighters?" e lei conferma.
Allora, le folle festanti?
Anche la Reuters scrive: "I ribelli entrano in Tripoli, la folla celebra". Quale folla? Non c´è nessun video né foto!
Parlano i testimoni
Molti telefoni di persone incontrate a Tripoli poche settimane fa non rispondono più. Per esempio Rafika, tunisina, ottimo italiano, che lavorava alla mensa dell´ospedale Tebbe, chissà quanti feriti ci sono adesso là (vedi sua testimonianza nel file allegato). Ma qualcuno risponde.
Mohamed, giovane del Niger che vive a Tripoli da 3 anni (lavorava con i cinesi) e che si arrovellava settimane fa su come spiegare al mondo la verità (vedi la sua testimonianza di allora nel file allegato), adesso è rintanato in casa: "Siamo impotenti anche noi. Chi è disarmato non può avventurarsi fuori, dove tutti sono armati e si combatte. E´ terribile ma non possiamo che aspettare. Spero che non ci sia un´altra carneficina".
Ieri diceva "hanno bombardato intensamente anche vicino a casa mia, si è levata una grande polvere, impossibile respirare. Stiamo in casa, e preghiamo, è il Ramadan". L´altro ieri, prima degli ultimi sviluppi, chiedeva: "Ma si sono viste lì le immagini della strage di 85 civili a Mejer, sotto le bombe della Nato fra l´8 e il 9 agosto? Sono sconvolto, anche perché qui i media internazionali non ne hanno parlato".
Era impaurito sabato sera il cristiano pakistano Nathaniel, che già settimane fa si chiedeva dove sarebbe andato con la famiglia dopo 21 anni in Libia se gli islamisti fossero arrivati (vedi sua testimonianza nel file allegato): "My sister qui bombardano di continuo, e sembra che i ribelli siano vicini...non so cosa fare, dove andare, chi ci proteggerà? Starò in contato con la cattedrale". Oggi il suo cellulare non sembra aver copertura.
Se Nathaniel sapesse che forse è stata saccheggiata la chiesa a Dara (e monsignor Martinelli è in Italia)...Così dice la statunitense JoAnne, da mesi a Tripoli con suo marito per documentare negli Usa i crimini di guerra della Nato e dei ribelli: "Siamo chiusi nell´hotel Corynthia, al centro di Tripoli. Nessuno si avventura fuori. Gli Apache hanno ucciso molte persone e i ribelli hanno armi pesanti...Doveva partire una nave proveniente da Malta, per evacuare gli stranieri ma i ribelli l´hanno bloccata". Chiusa in casa anche Tiziana Gamannossi, imprenditrice italiana, l´unica rimasta a Tripoli, dove vive a Tajura: "Sto in casa, non
si chiude occhio. I festeggiamenti per l´entrata dei ribelli? Ma se non c´è nessuno per strada, ho faticato a trovare un amico che mi riportasse a casa ieri. La disinformazione continua".
Anche Hana, libica che lavorava per una compagnia petrolifera, è chiusa in casa, da parenti: "Ci siamo spostati perché la nostra casa è troppo vicina a Bab El Azyzya", qui è tranquillo ma nelle strade non c´è nessuno. Mi hanno detto che volavano anche gli Apache, io non li ho visti vicino a casa. Sì, abbiamo l´acqua e la luce e cibo abbastanza. Stiamo ancora digiunando per il ramadan...fino a fine mese. Non avrei mai pensato che finisse così".
Lizzie Phelan, giovane giornalista inglese indipendente, aveva un blog che le è stato bloccato: "Poco prima avevo denunciato alla tivù russa RT il fatto che Al Qaeda sia ben presente fra i ribelli arrivati a Tripoli. Qui intorno al Rixos la situazione sembra adesso calma. Ma non si sa come evolverà. Aspettiamo di andare, noi stranieri, in un´ambasciata, forse quella russa".
Non risponde il telefono di Zinati, quarantenne libico che da mesi
"abitava" con il suo computer su un tavolo all´hotel Rixos cercando di aiutare il portavoce Mussa Ibrahim nei difficili rapporti con i giornalisti e con le delegazioni: "Ero tornato qui in febbraio per sistemare delle cose e ripartire per il Canada dove vivo da anni; invece sono rimasto, non potevo lasciarli così" diceva settimane fa.
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La guerra delle menzogne. Non erano tutti a festeggiare in piazza a Tripoli? I pretoriani di Gheddafi non avevano deposto le armi? E come mai i giornalisti sono rintanati nei sotterranei dell'Hotel Rixos a Tripoli? Ma allora chi scrive la cronaca della guerra? Gli addetti alle comunicazioni della Nato?
Tripoli, giornalisti con gli elmetti al Rixos Hotel
http://www.repubblica.it/esteri/2011/08/22/foto/rixos_hotel-20727733/1/?re f=HREA-1
LIBIA: KHAMIS GHEDDAFI GUIDA TRUPPE A CENTRO TRIPOLI ++
(ANSA-REUTERS) - TRIPOLI, 22 AGO - Khamis Gheddafi, uno dei
figli del rais, comandante della 32/a brigata, guida forze
governative verso il centro di Tripoli. Lo riferisce la tv Al Arabiya, citando fonti dei ribelli.
Secondo la tv panaraba, le truppe sono partite dal compound
di Gheddafi di Bab al-Aziziya. (ANSA-REUTERS).
KVI
22-AGO-11 12:01 NNNN
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Alessandro Marescotti
Altri aggiornamenti su http://www.peacelink.it
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"Le voci giornalistiche indipendenti presenti a Tripoli sono soggette proprio adesso a un attacco fisico diretto e implacabile. Cecchini hanno sparato a Mahdi Nazemroaya, che sinora ha smascherato molte menzogne di guerra (da ultimo la conquista dell´aeroporto di Tripoli). I cecchini hanno tentato di assassinare anche un altro giornalista indipendente, Franklin Lamb. Non abbiamo ancora notizie di Thierry Meyssan".
PINO CABRAS (MEGACHIP) http://www.megachipdue.info/tematiche/guerra-e-verita/6656-
la-tragedia-di-tripoli-e-del-mediterraneo.html
Si conclude in un bagno di sangue l'ultima guerra umanitaria della Nato
La propaganda ha presentato questo epilogo come una marcia trionfale, con le truppe di Gheddafi che si arrendono e la popolazione che fa festa. Invece è di centinaia di morti il
bollettino di guerra, destinato a peggiorare perché in gioco non c'è la vita umana ma il petrolio libico
http://www.peacelink.it/editoriale/a/34542.html
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