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mercoledì 2 marzo 2011

BAMBINI IN CASERMA? PESSIMA INIZIATIVA...

Ai lettori,
pubblico queste mail sulla pessima iniziativa pisana che prevede i bambini in caserma...

Carissimi,
io credo che di fronte a tali iniziative non possiamo restare inattivi. Ho pensato a una possibile iniziativa per quel giorno. Discutiamone.
L'idea è quella di fare il 27 aprile un banchetto informativo vicino alla caserma con materiale fotografico, video, cartaceo su quello che sono le guerre, le missioni di "pace", quanto ci costano, l'ENI e i suoi interessi a Nassirya, i gasdotti afgani, quali conseguenze ha tutto ciò sulle popolazioni locali.
Riassumendo, il nostro compito sarebbe quello di offrire ai bambini e ai loro genitori (ricordiamo che l'iniziativa si svolge con il loro consenso) una visione più nitida e non ideologizzata della guerra, in qualunque modo la si chiami. Abbiamo la voglia, la forza e le competenze per farlo.
Attendo conferme, suggerimenti, critiche.
Una affettuoso saluto,
Roberto

Il giorno 01 marzo 2011 09:25, Rocco Altieri ha scritto:
Il 01/03/11 08.58, Rocco Altieri ha scritto: La manifestazione pisana dei "bambini in caserma" alla sua terza edizione prevista per il 27 aprile non crea scandalo e invita a intervenire con la loro autorevolezza tutti gli amici di Danilo Dolci, non solo quelli residenti a Pisa?
Il mio cuore è con voi, a contrastare queste orribili iniziative. Non mi dilungo a raccontarvi dove lavoro e perchè, ma tocco con mano quotidianamente il muro che separa una cultura di pace dal mondo militare. E' molto probabile che tra i bambini (e i genitori) che frequenteranno quell'iniziativa ci siano figli e famiglie di militari. Io credo che sarebbe un boomerang (per la costruzione di una cultura di pace) contrapporre i due mondi: adesso i militari sono solo volontari, ma moltissimi di loro provengono da situazioni economiche e soprattutto culturali deprivate. Si dovrebbe trovare il modo di far passare la consapevolezza che non sono eroi che si sacrificano per la patria ma corpi ed intelligenze usate, vittime loro stessi; e non perchè muoiono uccisi "dal nemico". Per molti il mondo militare permette loro un'identità che altrimenti non avrebbero. Sarebbe utile credo raccontare (ma non so dove si possano reperire materiali adatti) gli squilibri psichici, affettivi, relazionali che si portano appresso tutta la vita quei militari a cui rimane un pò d'umanità, che si trovano a vivere e a produrre gli orrori della guerra, su popolazioni inermi e su i loro stessi amici.
Forse ho detto un mucchio di ovvietà, voi avete sicuramente più strumenti per fare una buona controinformazione, ma mi è venuto di getto


Saluti affettuosi
Valeria Franchi, Bologna

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