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domenica 23 gennaio 2011


LUTTO
Addio a Tullia Zevi
voce dell'ebraismo italiano

La giornalista e scrittrice è morta a Roma, fra poco avrebbe compiuto 92 anni. La gioventù in esilio dopo le leggi razziali, l'esperienza americana e il ritorno in Italia con l'impegno politico e il giornalismo militante. Nel 2007 aveva pubblicato l'autobiografia "Ti racconto la mia storia". Napolitano: "Grande personalità antifascista e democratica"

ROMA
E' morta a Roma la giornalista e scrittrice Tullia Zevi, già presidente dell'Ucei, l'Unione delle comunità ebraiche italiane. Era ricoverata in ospedale da qualche giorno. Avrebbe compiuto 92 anni il prossimo febbraio. Esule con la famiglia dopo le leggi razziali del 1938, aveva partecipato attivamente alla lotta antifascista. Dopo la guerra, l'impegno nel giornalismo militante e nell'Unione delle comunità ebraiche italiane. Nel 2007 aveva pubblicato un libro, Ti racconto la mia storia. Dialogo tra nonna e nipote sull'ebraismo,in cui ha tracciato un bilancio della sua vita e delle sue battaglie di libertà e tolleranza. "Una donna di grande personalità antifascista e democratica - ha detto in un messaggio il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - di limpida e ferma consapevolezza storica e posizione ideale, di alto impegno civile e di squisita umanità e cultura". Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi la ricorda come "personalità di grande spessore umano e intellettuale".
Da liceale, durante una vacanza in Svizzera, viene a sapere dal padre che non farà ritorno a Milano. E' il 1938, anno della promulgazione delle leggi razziali. "Quel giorno abbiamo scoperto la diversità - dirà in un'intervista del 2008 a Il Manifesto - che cosa volesse dire essere considerati e apparire come 'diversi'. E direi che abbiamo misurato sulle nostre vite, quasi sui nostri corpi, questa sensazione: ci è entrata nella pelle". Inizia così il periodo dell'esilio, che la vedrà prima in Francia, a Parigi - dove prosegue gli studi alla Sorbona - e poi negli Stati Uniti. Lì frequenta la Juillard School of Music di New York e il Radcliff College di Cambridge, in Massachussetts, suona l'arpa in diverse formazioni, anche nella New York City Simphony Orchestra, con Leonard Bernstein. Frequenta i circoli antifascisti di New York e si avvicina alla professione giornalistica. Conosce e frequenta gli esuli italiani come Gaetano Salvemini e Amalia Rosselli. Partecipa alla pubblicazione dei Quaderni di giustizia e libertà e del bollettino Italy against Fascism. Per la Nbc cura una rubrica che parla ai partigiani per un programma a onde corte destinato all'Italia. E incontra Bruno Zevi, architetto e critico d'arte, che sposa nella sinagoga spagnola di New York il 26 dicembre del 1940.

Il ritorno in Italia è dopo la fine della guerra, nel 1946. Suo marito era già rientrato per partecipare alla Resistenza. Tullia Zevi si dedica completamente al mestiere che lei stessa definirà "cotto e mangiato", il giornalismo. Ma si impegna, al tempo stesso, all'interno della comunità ebraica dalla quale proveniva, devastata dalla guerra e dagli orrori del nazifascismo. Documenterà la tragedia della Shoah al processo di Norimberga e sarà anche in aula a Gerusalemme, nel tribunale allestito nel Beit Haam, con Adolf Heichmann alla sbarra. Per oltre trent'anni, dal 1960 al 1993, lavora come corrispondente del quotidiano israeliano Ma'ariv e per il londinese The Jewish Chronicle, dal '48 al '63 è corrispondente della Jewish Tepegraphic Agency e, dal '46 al '76, del Religious News Service di New York.

Dal '78, per cinque anni, è vicepresidente della Comunità ebraica italiana, della quale diventa presidente nell'83, unica donna ad aver mai ricevuto l'incarico. Sarà anche eletta presidente dello European Jewish Congress e membro dell'esecutivo dello European Congress of Jewish Communities; nell'88 è incaricata della presidenza della Commission for Intercultural and Interfaith Relations dello European Jewish Congress. E nel '92 è la candidata italiana al premio "Donna europea dell'anno". Alla fine dello stesso anno riceverà, dall'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il titolo di Cavaliere di Gran Croce, massima onorificenza italiana. Ma numerosi sono i riconoscimenti che le sono stati tributati. Dal "Premio 8 marzo. La donna nella scuola, nella cultura e nella società" al premio "Donna coraggio" alla medaglia d'oro assegnatale del ministero dei Beni culturali nel '94 per "il suo contributo all'educazione, all'arte, alla cultura".

Tullia Zevi è stata anche membro della Commissione per l'interculturalismo del ministero dell'Istruzione, della Commissione parlamentare d'inchiesta sula missione italiana in Somalia, della commissione italiana dell'Unesco, della commissione nazionale per la bioetica, del comitato promotore del Partito democratico. Una vita in prima linea, raccontata nell'autobiografia Ti racconto la mia storia, dialogo con la nipote Nathania in cui si riassumono le sue lunghe e spesso travagliate esperienze, fra storia personale e storia universale - tante le foto, all'interno del libro, che la ritraggono durante i suoi incontri con i grandi personaggi della storia contemporanea, Golda Meir e re Hussein di Giordania, Papa Paolo VI e Ferruccio Parri, Yitzhak Rabin e Arafat, Hillary Clinton e Rita Levi Montalcini. L'avventura umana e l'impegno politico di una donna che per decenni ha rappresentato un punto di riferimento per l'ebraismo e per la cultura laica.

Esprime "profondo dolore, mio e di tutto il Consiglio dell'Unione per la scomparsa di una cara amica e di una figura di alto livello umano e culturale" il presidente dell'Ucei, Renzo Gattegna. "Una delle più grandi figure dell'ebraismo italiano, persona di grande onestà e intelligenza" la definisce il rabbino capo emerito di Roma, Elio Toaff. Una "grande donna, una figura storica che lascia un vuoto difficile da colmare", la ricorda il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici. Al messaggio di cordoglio del presidente del Senato, Renato Schifani ("un'alta figura intellettuale, testimone in Italia e nel mondo dei valori più nobili e condivisi della cultura ebraica di cui è stata apprezzata e indiscussa protagonista") si aggiungono quelli del vicepresidente del Senato Vannino Chiti, del presidente della Camera Gianfranco Fini, del presidente della Regione Lazio Renata Polverini, del sindaco di Roma Gianni Alemanno e di numerosi altri esponenti della politica e della cultura.
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