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venerdì 23 ottobre 2009

AMNESTY: FERMATE GLI SGOMBERI IN AFRICA

A migliaia cacciati dalle proprie case
Amnesty: fermate gli sgomberi in Africa

Laura Richelli

Costretti ad abbandonare le proprie abitazioni senza preavviso, senza poter salvare i propri beni personali dalla distruzione delle ruspe. È il destino di centinaia di migliaia di persone, che vivono nelle periferie delle grandi città del continente africano. Contro la pratica degli sgomberi forzati, si batte Amnesty International attraverso la campagna "Io pretendo dignità".
La dignità umana passa anche attraverso un alloggio adeguato. Disporre di un'abitazione, della sicurezza di un riparo che è anche sicurezza di accesso all'acqua potabile, al cibo, a servizi igienici è un diritto inalienabile dell'individuo, come stabilisce la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Eppure, come spesso accade in Africa, ciò che per l'Occidente appare banale e scontato, nel continente deve essere trattato al condizionale. Così quello che dovrebbe poter essere considerato un diritto umano garantito a ciascun individuo, il diritto di vivere nella propria abitazione , diventa un miraggio per centinaia di persone costrette ad una realtà ben diversa, una realtà che le costringe ad essere vittime di sgomberi forzati.C'è chi, con continui appelli alla comunità internazionale, cerca tuttavia di restituire dignità a chi l'ha perduta sotto le macerie della propria casa abbattuta, lottando affinché anche queste forme di violazione dei diritti abbiano fine. Tra questi Amnesty International. L'organizzazione, attraverso la campagna "Io pretendo dignità", rivendica l'applicazione delle linee guida internazionali e regionali in materia di sgomberi, di quelle norme, cioè, che già esistono sulla carta, precisamente nel protocollo aggiuntivo al Patto internazionale sui diritti economici, sociale e culturali o nella stessa Carta africana sui diritti umani e dei popoli, ma che, in mancanza di organismi adeguati, che ne garantiscano il rispetto, non vengono osservate.La mobilitazione della società civile insieme ad un auspicato rinnovamento, anche a livello istituzionale, del diritto internazionale è dunque la strada individuata da Amnesty per arrestare il fenomeno degli sgomberi forzati. Un tassello in più all'interno del più vasto progetto che rivendica per qualsiasi individuo la possibilità di godere di tutti i suoi diritti, compreso quello di chiamare un luogo "casa". A rendere ancora più drammatici gli sgomberi, atti già di per sé violenti, è l'uso della forza in modo indiscriminato. A volte basta trovarsi nella parte sbagliata della città, quella che i governi dichiarano di voler sanare, spostare, migliorare con nuove infrastrutture, più spesso è invece l'avidità del profitto o gli interessi politici che si celano dietro le dichiarazioni ufficiali, a costringere le persone a rinunciare alla propria casa.Ad essere prese di mira sono infatti le periferie delle grandi città, insediamenti informali, spesso rifugio di sfollati o profughi di guerra, che vengono considerati dalla politica come fucine di tensioni e rivendicazioni, e, proprio per questo, temuti.Che si tratti di far posto ad una multisala cinematografica, come è accaduto in Nigeria, nell'agosto scorso, o di attuare un piano politico di "pulizia" di roccaforti dell'opposizione, come è accaduto a febbraio 2008, a N'Djamena, capitale del Ciad, poco importa.Nella maggior parte dei casi, avviene tutto in assenza di procedure corrette, di consultazione, di adeguato preavviso, di risarcimento e facendo ricorso a un uso eccessivo della forzaCosì gli sgomberi forzati per centinaia di migliaia di persone dal Ciad al Kenya, dal Ghana all'Egitto, dallo Zimbabwe al Sudafrica, rappresentano l'inizio di un percorso all'indietro, verso condizioni di povertà ancora peggiori di quelle preesistenti.(L'intervista a Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International, è stata estratta dal programma radiofonico, Focus)
Nigrizia - 22/10/2009
www.nigrizia.com

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