Alla vigilia del 4 novembre ("anniversario della vittoria e giornata
delle forze armate e dell'unità nazionale")
e in memoria dei tanti morti iracheni,
vi invitiamo a leggere un articolo pubblicato ne
L'opinione di Renato Sacco, nel sito internet di Mosaico di pace:
Elogio del dissenso
http://www.peacelink.it/mosaico/a/32684.html
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Mosaico di pace
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Elogio del dissenso
3 novembre 2010 - Renato Sacco
L’assemblea applaude un uomo di mezza età che – imbarazzato o
intimorito dalla vicinanza del potente – non riesce o non vuole
prendere le distanze dalla richiesta formulata a mo’ di battuta
"avrei una ragazza da sistemare… tra questi stands...". E la risposta
è "ci penso io". Chi è quell’uomo? E chi sono quelli che applaudono?
Credo che possono essere la nostra fotografia. Di ognuno di noi
quando, per paura, sudditanza, comodità o interesse, preferiamo
assecondare, dare il consenso invece che esprimere il dissenso.
I potenti hanno sempre bisogno di consenso. Altrimenti il loro potere
crolla. Questo vale a ogni livello, politico, economico, militare.
C’è il rischio di dare un consenso, anche se apparentemente molto
lontano, a quanto sta succedendo in Iraq: la strage di cristiani
nella chiesa siro-cattolica di domenica 31 ottobre, e poi tutte le
altre violenze e uccisioni di questi giorni.
Un consenso fatto forse di silenzio, perché le notizie sui mass media
sono altre.
Un consenso dato alla guerra per esportare la democrazia. Un consenso
più o meno velato al grande affare della lobby delle armi made in
Italy che è riuscita a vendere in Iraq, solo nel 2009, per oltre 3
miliardi di euro. Tutte per la sicurezza e la polizia?
Alcuni anni fa in un luogo in mano ai terroristi sono state trovate
migliaia di armi leggere italiane, con il numero di matricola
contraffatto, quasi una conferma che non erano state ‘rubate’ alla
polizia locale, ma era una grossa fornitura... finita chissà come
nelle mani dei terroristi. Ma il consenso alle armi è forte, anche
perché porta molto denaro.
Proprio gli amici iracheni mi chiedevano in questi giorni: "Perché
tante armi? Quali armi hanno in mano i terroristi? Chi le procura?".
Forse c’è un consenso tacito al progetto di dividere l’Iraq in tre
parti, Kurdi, Sunniti e Sciiti, eliminando così le minoranze.
Il consenso a volte è silenzioso, al limite dell’indifferenza.
E consenso ci viene chiesto anche nell’oratoria di guerra in questi
giorni, vicini al 4 novembre, anniversario della vittoria e giornata
delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale. Quanta retorica! A Milano
hanno pure collocato, come l’anno scorso, 2 aerei da guerra
nientemeno che in piazza Duomo! Chi ha dato il consenso?
Quale consenso si chiede con gesti del genere?
Il consenso alle guerre di oggi, chiamate missioni di pace,
utilizzando la memoria della prima guerra mondiale, degli oltre
650.000 mila morti ammazzati in quella che il Papa di allora definì
"Un’inutile strage".
Sì, ha usato proprio la parola ‘strage’, la stessa usata per
descrivere e condannare quanto è successo in quella chiesa a Baghdad
domenica scorsa.
È tragico che il potere usi anche i morti della prima guerra
mondiale, magari chiamandoli eroi, quando invece erano semplicemente
dei poveracci costretti a fare la guerra contro la loro voglia. E non
si ricorda invece che l’opposizione popolare alla guerra era molto
ampia e con la dichiarazione di guerra, crebbe anche nell’esercito.
Su 5 milioni e 500 mila mobilitati per la prima Guerra Mondiale,
870.000 furono denunciati per insubordinazione. Oltre il 15%.
E sappiamo che chi non ubbidiva agli ordini di attacco al grido
‘avanti Savoia!’ veniva fucilato anche sul posto. Il potere, men che
meno quello militare, non ammette dissenso...
Attenti allora a ogni forma di consenso data al potere, per non
essere complici. Ce lo ricorda anche la campagna promozionale di
Mosaico di pace.
E per finire, proprio pensando al 4 novembre: c’è una cosa molto
diversa tra noi e chi è stato obbligato a far la prima guerra mondiale.
Loro non potevano opporsi. Cadorna aveva ordinato rappresaglie e
fucilazioni immediate.
Loro non potevano negare il consenso. Noi si.
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