--- SE PROPRIO SI VUOL CELEBRARE ---
Se proprio si vuole celebrare, e' giorno di lutto il quattro novembre.
Se proprio qualcosa si vuol ricordare, si tenda bene le orecchie a cogliere l'eco del grido tremendo del milite, ignoto tuttora, sepolto nel fango delle trincee fra i monti del Carso. Se proprio si vuol rammemorare, giusto quel giorno, si evochino nomi come Adamello, Isonzo, Gorizia, Caporetto... Poi si faccia uno sforzo d'immaginazione: si provi a intravedere la turba immensa dei soldati ancora ragazzi - affamati,
assetati, malati di trincea - mandati al massacro e decimati dai plotoni di esecuzione.
Se proprio quel giorno si vuol meditare, si pensi dunque alla Grande guerra: grande per questo, perche' dieci milioni di giovani furono mandati a morire, un'intera generazione fu cancellata per sempre.
Se proprio si vuol citare l'esercito italiano, si pensi anche alle feroci imprese coloniali, alle deportazioni, ai campi di concentramento, agli stermini di massa, compiuti con l'uso di fosgene, iprite, arsina: un primato assoluto del nostro paese. E non si ometta la "naturale
alleanza" (Giorgio Rochat) fra i generali e il fascismo, la carneficina della seconda guerra mondiale, i quasi centomila soldati italiani mandati a morire sul fronte russo.
Se proprio non si puo' fare a meno di menzionare le forze armate, si citi anche la Folgore e con essa Restore Hope, Somalia, 1993: cioe' le sevizie inflitte dai militari italiani ai civili somali, la donna stuprata con un razzo illuminante, il prigioniero torturato con elettrodi applicati ai genitali...
E per parlare di fatti recenti, si pensi agli interventi e alle
invasioni militari in altri Stati, che si chiamino pudicamente "missioni" o, con un orrendo ossimoro d'origine hitleriana, "guerre umanitarie": in Kosovo, in Afghanistan, in Iraq, in Libia... Guerre fallimentari che esasperano e cronicizzano i conflitti; guerre cruentissime che uccidono moltitudini di civili e non risparmiano gli stessi militari.
Questa violenza feroce, che le fiere non conoscono, non puo' celebrarsi con una festa, nazionale perfino. L'anniversario della vana carneficina della prima guerra mondiale sia spunto per riflettere e ribadire il ripudio del militarismo e della guerra, comunque si chiami, e per
ricordarne sobriamente le vittime: compresi i non umani, partecipi involontari degli orrori della nostra storia, anch'essi sacrificati nel mattatoio smisurato e indifferenziato che si chiama guerra.
Annamaria Rivera
www.peacelink.it
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