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mercoledì 20 luglio 2011

LA DIFESA NONVIOLENTA NON IMPARA DAI MILITARI

Servizio civile e corsi militari, il disappunto del Comitato DCNAN

Sorpresa e disappunto. E' quanto ha suscitato tra i membri del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta, a partire dal Presidente Pierluigi Consorti, l'ultima iniziativa dell'Unsc, che ha invitato gli enti di servizio civile a partecipare ai corsi sulle tematiche del post-conflitto, organizzati dalla Scuola di Applicazione e Istituto di Studi Militari dell'Esercito di Torino.
«Io ed altri membri del Comitato siamo stati colti di sorpresa da questa iniziativa, sulla quale non siamo stati interpellati e che riteniamo sbagliata», ci dice Giovanni Grandi, membro del Comitato DCNAN ed esperto di servizio civile per il Comune di Padova. «Crediamo che occorra riconoscere il valore e la reciprocità della cultura nonviolenta, e non tornare ad una logica di subalternità rispetto a quella militare - precisa Grandi -, anche perchè negli interventi nel post-conflitto l'incisività dell'azione civile non armata è da tempo riconosciuta più efficace di quella militare dallo stesso Ministero della Difesa».«Il dialogo ed il confronto anche con i militari - ci conferma anche Mao Valpiana, membro del Comitato DCNAN e presidente del Movimento Nonviolento -, fa parte della normale prassi nonviolenta, che ricerca la verità ovunque essa si trovi, ed è aperta alle ragioni degli altri». «Tuttavia - continua Valpiana -, non è accettabile l'idea che la pratica nonviolenta nella risoluzione dei conflitti debba essere sempre considerata come subalterna o messa "sotto tutela" dalla presunta superiorità dell'esperienza militare». «Per questo - conclude - ritengo che l'UNSC debba aprirsi ugualmente alla conoscenza di esperienze e di corsi specifici post conflict del Ministero della Difesa come di altre esperienze, ma privilegiare un rapporto esclusivo con la Difesa, annullando completamente le moltissime esperienze e pratiche dei Centri Studi per la pace, è fuori dallo spirito che ha sempre animato l'esperienza del Servizio Civile in Italia e fuori dal riconoscimento paritario che la Corte Costituzionale ha voluto dare alla difesa armata e alla difesa nonviolenta. Proprio nella legittimità costituzionale della difesa nonviolenta sta la ragion d'essere del nostro Comitato».Su questa linea anche Corrado Castobello, Rappresentante nazionale dei giovani in servizio civile, che si dice «favorevole alla collaborazione con il mondo militare, ma dovrebbero essere i professionisti della DCNAN a dare lezioni al mondo militare e non il contrario».«Neanche la Consulta nazionale è stata informata - ci dice infine il Presidente Licio Palazzini -, ma a me pare che, nell'ambito di dare attuazione finalmente a passi concreti in direzione di un servizio civile che valorizzi la sua identità di promozione della pace e di difesa non armata e nonviolenta, nel mentre parte la sperimentazione nei Balcani, sia corretto che si attivino relazioni anche con esperienze che fanno i militari, senza per questo fare proprie le loro posizioni. Possiamo acquisire notizie e mettere alla prova lenostre opinioni».

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