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sabato 15 marzo 2008

PER IL BENE COMUNE: DUE TESTI

Sono andato sul sito http://www.perilbenecomune.net/ e ho 'razzolato' un pochino. Dall'alto dei miei (quasi) 50 anni di cui almeno 35 trascorsi a fare (bene o male) poltica, senza guadagnarci altro che due processi subiti da ragazzo (sempre assolto comunque) e tanti problemi (con i miei genitori soprattutto), PER IL BENE COMUNE mi sembra un'ottima iniziativa. E dico questo con una buona dose di disincanto...




Manifesto Etico
LA LISTA CIVICA “PER IL BENE COMUNE” S’IMPEGNA:
1. •Ad assumere come valori fondanti la trasparenza e l’imparzialità. Tali principi saranno garantiti attraverso la piena accessibilità dell’informazione per tutti i cittadini, la promozione di strumenti di democrazia partecipata e di cittadinanza attiva, con particolare riferimento alle scelte di carattere strategico per il Paese.
2. •Ad avviare una stagione politica incentrata sul riconoscimento, per tutti i Cittadini, dei propri diritti e doveri affinché a tutti sia consentito di sentirsi parte di un processo di cambiamento capace di promuovere il benessere delle persone contestualmente al soddisfacimento del Bene Comune e dell'interesse generale.
3. •A definire in ossequio al principio di collegialità e buon governo, relativamente ai processi decisionali, luoghi, regole e procedure di confronto e partecipazione attiva dei cittadini.
4. •A rispettare in ogni sua parte il programma politico presentato alle Elezioni e a lavorare per la sua piena attuazione.
5. •A non candidare nelle proprie liste elettorali coloro i quali abbiano subito condanne o abbiano procedimenti penali pendenti a proprio carico, che amministrino imprese od organizzazioni che, anche in modo indiretto, ostacolano lo sviluppo umano o contribuiscono a violare i diritti fondamentali dell'uomo.
6. •A non candidare cittadini iscritti ad associazioni, congregazioni o gruppi che si fondino su di un vincolo di segretezza tale da porre in pericolo il rispetto dei principi di uguaglianza di fronte alla legge.
7. •Ad applicare il principio delle pari opportunità valorizzando le differenze di genere nella definizione delle candidature, nella individuazione dei ruoli di amministrazione, nella realizzazione di politiche di inclusione sociale.
8. •A non inserire nelle proprie liste elettorali, titolari di beni patrimoniali o di attività imprenditoriali che possano trarre beneficio dall'amministrazione della Cosa Pubblica.
9. •A candidare cittadine/i che si riconoscano nei valori enunciati nel presente Codice Etico e nel programma di Governo, privilegiando competenze e intelligenze in un quadro di coerenza con i principi espressi dalla lista civica.

IL CANDIDATO S’IMPEGNA:
1. •Ad astenersi dall'ottenere qualsiasi suffragio con mezzi che non siano la persuasione o il convincimento. In particolare, si astiene dal cercare di ottenere suffragi con la diffamazione degli altri candidati, con la violenza e/o con le minacce, con la manipolazione delle liste elettorali e/o dei risultati della votazione, nonché con la concessione di vantaggi o di promesse di vantaggi.
2. •Ad attuare tutti i provvedimenti imposti dalla regolamentazione in vigore volti a render pubblica l'origine e l'importo degli introiti utilizzati durante la campagna elettorale, nonché la natura e l'importo delle sue spese.

L’ELETTO S’IMPEGNA:
1. •Ad agire conformemente alla legge e nell'esercizio delle sue funzioni a perseguire l'interesse generale e non il proprio interesse personale diretto o indiretto, o l'interesse particolare di persone o di gruppi di persone allo scopo di ottenere un interesse personale diretto o indiretto.
2. •A rispettare, per l’intera legislatura, il mandato ricevuto dagli elettori. Coloro i quali, nel corso del mandato, non condividano più il percorso politico si impegnano a dimettersi dalla carica elettiva.
3. •A garantire un esercizio diligente, trasparente e motivato delle proprie funzioni, rispettando le competenze e le prerogative di qualsiasi altro dipendente pubblico.
4. •A non esercitare le proprie funzioni o ad utilizzare le prerogative legate alla sua carica nell'interesse particolare di individui o di gruppi di individui allo scopo di ottenere un interesse personale diretto o indiretto.
5. •A non prendere parte a qualsiasi delibera o votazione che abbia come oggetto un interesse personale diretto o indiretto.
6. •A non esercitare altri incarichi politici che gli impediscano di ottemperare al proprio mandato.
7. •Nell'esercizio delle sue competenze discrezionali, a desistere dal concedersi un vantaggio personale diretto o indiretto, o dal concedere un vantaggio a una persona o a un gruppo di persone, allo scopo di ottenere un vantaggio personale diretto o indiretto. Integra alla sua decisione una motivazione circostanziata che riprenda l'insieme degli elementi che hanno determinato la sua decisione.
8. •Nell'esercizio delle sue funzioni, ad astenersi da qualsiasi tipo di comportamento di corruzione attiva o passiva quale definito nella regolamentazione penale nazionale o internazionale vigente.
9. •Nell'esercizio delle sue funzioni, ad astenersi da qualsiasi azione il cui obiettivo consista nell'utilizzare a scopi personali diretti o indiretti fondi e/o sovvenzioni pubbliche.
10. •Ad impedire ogni reclutamento di personale amministrativo basato su principi che non siano il riconoscimento dei meriti e delle competenze professionali.
La lista “Per il bene comune” si impegna a versare, tramite il proprio legale rappresentante, il 50% dell’eventuale rimborso pubblico elettorale alla ricerca, alla divulgazione e ad iniziative per la difesa della salute.
Ogni Candidato nelle liste elettorali della Lista Civica “Per il bene Comune” incoraggia qualsiasi provvedimento volto a favorire la diffusione del presente Codice e la sensibilizzazione ai principi in esso enunciati, dichiara altresì di aver compreso l'insieme delle disposizioni e sottoscrive in ogni sua parte il Codice stesso.



Presentazione di Stefano Montanari, candidato premier:
“Chi ci guarda con la superficialità del consumatore d’informazione in pillole può senz’altro definirci come un partito, un “partitino” al negativo: partitino perché oggettivamente non è conosciuto dalla massa delle persone; al negativo perché dice tanti no.
Il fatto che poco se ne sappia non è certo per volontà nostra. Tutt’altro.
Ai media hanno tradizionalmente accesso i gruppi che gestiscono il potere, un potere di cui anche i media fanno parte in maggiore o minor misura. E le persone guardano la TV, anzi, la assorbono, quasi involontariamente, come è ben noto ai tecnici della pubblicità. I giornali vengono al secondo posto, ma ben distanziati, e per le radio la cosa non va troppo diversamente.
Se le tre coalizioni che intendono spartirsi ancora una volta l’Italia imperversano in tutti i mezzi di comunicazione, noi non abbiamo nemmeno uno straccio di “passaggio”, arrivando addirittura all’incredibile. Ben pochi hanno saputo che il senatore Fernando Rossi è stato incatenato due giorni e due notti ad una statua in Senato, facendo lo sciopero della fame per protestare contro un decreto espresso per non farci partecipare alle prossime consultazioni elettorali. Ad altre latitudini, l’aver calpestato il diritto fondamentale della partecipazione democratica, articolo 21 della Costituzione compreso, avrebbe significato riempire le prime pagine dei giornali e costituito il servizio d’apertura di ogni TG e GR. Da noi, silenzio di tomba.
Da un certo punto di vista, questo imbavagliamento è un segno clinico importante: saremo sì piccoli, ma siamo considerati pericolosi. Un virus potenzialmente letale.
E siamo pericolosi perché siamo al negativo.
Etichettarci come “antipolitici” è a dir poco avvilente. Un’etichetta del genere significa che ormai ci siamo assuefatti a considerare la politica, vale a dire il governo della casa comune, non come un bene ma come una malattia mandata dal cielo da cui è inutile tentare di sottrarsi. Come se fossimo su un autobus guidato da un autista ubriaco o pazzo o cieco e nessuno, pur avendo la patente, potesse alzarsi e prendere il volante.
A questo proposito, mi si permetta di dilungarmi un attimo a citare me stesso con uno stralcio di un mio vecchio articolo: Parecchi anni fa fu eseguito da Kurt Seelmann un esperimento la cui crudeltà è almeno pari al suo interesse. Si presero dei cani e li si mise in una scatola aperta il cui fondo era costituito da una griglia metallica attraverso la quale, improvvisamente, si faceva passare una corrente elettrica. Ovviamente i cani, percependo il dolore, balzavano fuori. L’esperimento veniva ripetuto più volte e poi si cambiava protocollo: stessa scatola, stessa situazione, ma stavolta con i cani immobilizzati e, dunque, costretti a subire la scossa elettrica ogni volta che si mandava corrente, guaendo per il dolore ma senza possibilità di fuga. Terzo atto: gli stessi cani erano sistemati nella situazione primitiva, vale a dire nella scatola senza alcuna costrizione. Però, questa volta, al passaggio della corrente i due terzi dei cani non tentavano nemmeno di scappare: se ne stavano lì a guaire, convinti che questo fosse un destino ineluttabile.
Uno studioso di sociologia non potrebbe altro che informarci sulla similitudine che ci lega a quei cani, visto che anche noi, o almeno la maggioranza di noi, si è lasciata convincere che dalla scatola non si esce.
Per essere ancora più didascalico, se un medico somministra una medicina ad un malato e il malato non solo non guarisce, ma peggiora, e se, a maggior ragione, si scopre che è proprio la medicina a fare guai, si cambia medicina. Se il medico insiste con quel farmaco, si cambia il medico. Ovvio? Noi non solo non lo facciamo, ma il medico ci ha convinto che la laurea ce l’ha solo lui e che il nostro aggravamento è tutta un’invenzione.
Adesso noi vogliamo uscire dalla scatola o, cambiando esempio, cambiare medico.
Da qui la nostra immagine negativa e bollata come “antipolitica”. In realtà, negativi siamo, nel senso che rifiutiamo un concetto di “politica” - e qui sono d’obbligo le virgolette - che nei fatti è solo gestione del potere dove i beneficiari preferenziali sono i gestori e non i loro datori di lavoro. Credo non ci siano dubbi sul fatto che in questo Paese avere la conduzione della casa comune di cui dicevo non rappresenti un servizio o, men che meno, un onere, ma sia uno dei mestieri più redditizi cui si possa pensare. E non solo in termini economici. Del resto, l’aforisma andreottiano secondo cui “il potere logora chi non ce l’ha” è beffardamente ed italianamente vero.
Noi vogliamo riprenderci le chiavi di casa e fare della politica non un mestiere ma un servizio e basta. Antipolitica? Fate voi.
E poi, i nostri no. Sì, noi diciamo diversi no: no a ciò che aggredisce la nostra salute, no a ciò che saccheggia i nostri borsellini, no a ciò che mina il futuro nostro e dei nostri figli. Qui l’elenco sarebbe discretamente lungo e avrebbe bisogno di spiegazioni dettagliate punto per punto. Non perché i punti siano complicati, ma perché decenni di logica distorta somministrataci da una classe dominante abilissima a farsi gli affari suoi hanno condizionato il modo di ragionare.
Se diciamo che la gestione dei rifiuti va fatta in modo diverso e, tra l’altro, non solo più sano ma anche incomparabilmente più efficace ed economico, credo che qualche minuto d’attenzione ci possa essere dedicato.
Lo spettatore TV, nei fatti, non ha mai avuto la minima informazione al proposito e gli altri media non si sono comportati troppo diversamente.
Se diciamo che i concorsi pubblici sono ampiamente truccati, se diciamo che i pochi denari per la ricerca finiscono dove non dovrebbero finire e la nostra classe dirigente, università in primis, sta precipitando a livelli infimi che hanno condotto l’Italia a posizioni internazionali di retroguardia nella competitività culturale e tecnologica, non riveliamo una novità. Tutti lo sanno, nessuno si muove. Noi vogliamo muoverci.
Se diciamo che cambiare nome alla guerra e chiamarla grottescamente “missione di pace” ci porta a farci beffe dell’articolo 21 della Costituzione, e se diciamo che i soldati che tornano malati dalla guerra (ci scuserete se noi la chiamiamo con il suo nome) sono vigliaccamente abbandonati dallo Stato, diciamo verità ben difficili da confutare senza cadere nel ridicolo. E anche qui noi vogliamo che ci si svegli.
E la salute? L’articolo 32 della Costituzione ci garantisce che ne abbiamo diritto, ma se andiamo a spulciare migliaia di situazioni, dobbiamo ammettere che anche quel povero pezzo di Costituzione è stato messo ai ferri.
Non diversamente si è fatto con il 56 e il 58, gli articoli che stabiliscono che il parlamento sia eletto dai cittadini e non dai segretari di partito.
Insomma, i nostri presunti no altro non sono se non un unico sì alla logica, al buon senso e alla legalità e al nostro diritto alla vita. Eppure, l’anestesia ai cervelli di decenni di mala politica hanno fatto ruotare di centoottanta gradi i significati delle parole più elementari.
È così che è nato PER IL BENE COMUNE, ed è dovuto nascere: non come l’italico partito per godere di un potere distorto, ma come strumento di servizio e nient’altro. In realtà, in un paese che possa chiamarsi civile, di un partito come il nostro non ci sarebbe nemmeno bisogno, tanto sono ovvie le nostre istanze e tanto fanno parte del DNA di chi alla democrazia è talmente abituato da non dover perdere un attimo del suo tempo per meditarci sopra.
Un voto sprecato? Ancora una volta, fate voi.”
Stefano Montanari – Candidato premier PER IL BENE COMUNE.

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