Mentre Veltroni candida generali e industriali, continuiamo la riflessione sulla presentazione delle liste nonviolente, femministe ed ecologiste…
Pubblico integralmente questo numero de
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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo,
tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 153 del 2 marzo 2008In questo numero: 1. Alcuni materiali di riflessione 2. Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana: Crisi politica, abissotra palazzo e popolazione: cosa possiamo fare come donne e uomini ecologistie amici della nonviolenza? 3. Maria G. Di Rienzo: Le liste che vorremmo 4. Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana: Crisi politica. Cosapossiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?Discutiamone il 2 marzo a Bologna 5. "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo: Un contributo all'assembleadel 2 marzo a Bologna 6. Una glossa 7. Centro studi "Sereno Regis" di Torino e Mir-Mn del Piemonte: Uncontributo all'assemblea del 2 marzo a Bologna8. Una glossa9. "Fucina per la nonviolenza" di Firenze: Un contributo all'assemblea del 2marzo a Bologna10. Una glossa11. Giobbe Santabarbara: In guisa di postilla
1. EDITORIALE. ALCUNI MATERIALI DI RIFLESSIONEQuesto supplemento viene diffuso mentre e' in corso l'assemblea di Bologna,e reca alcuni materiali relativi ad essa; alcuni gia' pubblicati su questofoglio, altri solo ora. Molti altri contributi abbiamo ricevuto in redazionein queste settimane, tutte le persone che ce li hanno inviati quiringraziamo. Ci scusiamo per non aver avuto la possibilita' di risponderesingolarmente alle molte lettere, che tutte tuttavia abbiamo letto eapprezzato, ed ancora una volta dal profondo del cuore grazie.
2. DOCUMENTI . MICHELE BOATO, MARIA G. DI RIENZO, MAO VALPIANA: CRISIPOLITICA, ABISSO TRA PALAZZO E POPOLAZIONE: COSA POSSIAMO FARE COME DONNE EUOMINI ECOLOGISTI E AMICI DELLA NONVIOLENZA?
[Riproponiamo il seguente documento]A noi, che pure in gran parte abbiamo votato e apprezzato per talune sceltela coalizione di Prodi, appare evidente che:- in Afghanistan il governo di centrosinistra ha proseguito e finanziato unamissione militare che ha coinvolto il nostro paese in una vera e propriaguerra, in violazione della Costituzione;- a Vicenza e' stato il sostenitore accanito della base Usa Dal Molin alpari del centrodestra;- a Venezia, con Di Pietro, Berlusconi, Galan e l'ex sindaco Costa, Prodi e'il padrino del Mose, costosissima e dannosa opera pubblica;- a Viterbo il governo di centrosinistra ha sottoscritto un accordo con laRegione per un nuovo devastante mega-aeroporto per voli low cost;- in Campania, a Brescia, Modena, Toscana, ecc. il centrosinistra e' labanda degli inceneritori;- in Piemonte Prodi, Fassino, Di Pietro, Bresso sostengono spudoratamente ilfolle progetto Tav, contro ogni logica ambientale, economica,trasportistica;- dobbiamo a Di Pietro & C. se e' ancora vivo il demenziale e criminaleprogetto del Ponte di Messina;- per i pericolosissimi, inutili e "fossili" rigassificatori possiamorivolgerci a Bersani e Realacci;- per gli Ogm e il nucleare a Veronesi, Letta e gli altri spacciatori difalsita' "scientifiche" che pullulano nei due schieramenti.Ecco perche' moltissimi sono tentati di non votare alle elezioni politichedel 13 aprile: non c'e' alcun "voto utile" da dare, non c'e' alcuna "digademocratica" da sostenere, con un Berlusconi che vede il proprio programmacopiato dal suo avversario.Cosi' come troppe speranze riposte nei partiti ora riuniti nella SinistraArcobaleno sono state deluse, tanto da non esercitare piu' alcun fascino ne'seria aspettativa, e da non suscitare nessuna emozione.*Ma l'Italia pullula di movimenti, iniziative, comitati, associazioni esingoli gruppi e persone che non si sono stancati di lottare contro lemostruosita' e le ingiustizie, la guerra e le violenze, il razzismo, lemafie e, soprattutto, si sforzano di realizzare in concreto una societa' euna vita piu' amichevole, piu' sana, piu' aperta.Puo' questo arcipelago di donne e uomini, amanti dell'ambiente e dellanonviolenza, scrollarsi di dosso un po' di fatalismo e di strisciantequalunquismo, e riprendere un cammino iniziato con la nonviolenza di AldoCapitini e Maria Montessori, il socialismo libertario di Lelio Basso,l'antiautoritarismo del '68, il femminismo degli anni '70-'80, l'ecologismodi Laura Conti ed Alex Langer e del primo arcipelago verde? E puo' talearcipelago parlare anche a chi, e con chi, ha votato diversamente da noialle ultime elezioni o non ha votato affatto?Noi crediamo di si', a partire da:- una rete che rafforzi le moltissime, spesso sconosciute, esperienzelocali;- un condiviso programma comune;- un metodo basato su nonviolenza, inclusione, comunicazione, concretezza,democrazia dal basso.*Le domande (urgenti) che attendono risposte (meditate)Con queste premesse discutiamo se presentare alle elezioni (politiche e/oamministrative nelle localita' in cui viviamo ed operiamo) liste di personeche si ispirino ai valori di nonviolenza, ecologia, femminismo e giustiziasociale.Possiamo avere, come donne ed uomini ecologisti e amici della nonviolenza,una sponda (se non addirittura un'espressione) credibile e coerente nelleistituzioni (dai Comuni al Parlamento)? Oppure dobbiamo privilegiare illavoro di movimento, dal basso, prepolitico, e poi affidare ad altri larappresentanza istituzionale? Come progettiamo la costruzione di questoprocesso?Bisogna verificare le reali forze che abbiamo, le opportunita' che ci sono.Bisogna capire bene quali sono gli obiettivi che ci poniamo, a breve e lungascadenza, e quali mezzi vogliamo utilizzare per raggiungerli. Sappiamo beneche mezzi e fini sono la stessa cosa.Soluzioni facili non ce ne sono, ma da subito possiamo mettere in campo lanostra visione che e' quella di un ampio movimento attivo dentro e fuori leistituzioni, un movimento culturale e politico. Per introdurre unarappresentanza nelle istituzioni (senza la mediazione di partiti che spessosono la negazione stessa dell'idea nonviolenta) e' urgente che il movimentosi doti degli strumenti necessari?Vogliamo che questa voce si faccia sentire anche nei consigli comunali,provinciali, regionali, nella Camera e nel Senato della Repubblica? Dobbiamolavorare oggi per creare le condizioni affinche' cio' possa avvenire domani?Se verifichiamo che non possiamo farlo subito, avviamo un serio lavoro, apartire dalle realta' locali, per costruire una rete (anche) politicaindipendente, radicata, coordinata, costante, informata, autosufficiente.Smettiamola di lamentarci che la politica va male, ed iniziamo a prenderesul serio il nostro movimento. Senza questo rinascimento il futuro e' gia'segnato: dalla guerra permanente alla crisi ecologica del pianeta. Questa e'la priorita' per l'oggi.Bisogna ripartire da luoghi aperti, critici, disinteressati, dove si ascoltae si parla, dove si costruisce la competenza politica dei cittadini, giovanie anziani, con iniziative e azioni che crescono localmente ispirate allanonviolenza, al femminismo, all'ecologia, alla solidarieta'.Michele Boato, Maria Giusi Di Rienzo, Mao Valpiana*Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato@tin.itPer contattare individualmente i promotori: Michele Boato:micheleboato@tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59@libero.it, Mao Valpiana:mao@nonviolenti.org
3. DOCUMENTI. MARIA G. DI RIENZO: LE LISTE CHE VORREMMO[Riproponiamo il seguente documento]Inclusive rispetto al genere: un luogo ove donne ed uomini sono partner allapari nel lavorare per raggiungere scopi di cui tutti beneficiano. Percio'lavorano per l'integrazione fra diritti civili e politici(autodeterminazione, diritti riproduttivi, partecipazione politica) ediritti socioeconomici (casa, salute, lavoro): spesso le donne non godonoabbastanza di questi ultimi per essere in grado di esercitare i primi.*Comunicative: gli individui si parlano l'un l'altro di cio' che consideranoimportante. Ognuno ha un contributo da dare in questo senso, e le listerestano luoghi aperti in cui si discute non solo di cio' che accade inParlamento, muovendosi dalla socializzazione informale e dallacontrapposizione di opinioni ad un'attitudine ricettiva in cui si parli dopoaver riflettuto e si ascolti con molta attenzione.*Concrete: una delle funzioni principali di un gruppo inclusivo ecomunicativo che voglia fare politica e' la definizione degli scopi daraggiungere. Per fare questo, e' necessario impegnarsi in processi diapprendimento e, allo stesso tempo, in nuovi modi di condividere il potere.Le situazioni di rischio ambientale e degrado ecologico vanno affrontate conurgenza assoluta: sempre che vogliamo continuare a vivere su questo pianeta,beninteso.*Democratiche ed egualitarie: in una societa' politica comunicativa,partecipata, le persone si rispettano e valutano quali interi esseri umani.A livello internazionale, mi aspetto che questo si rifletta nel premere perl'organizzazione di conferenze di pace ovunque sia in corso un conflitto,conferenze che includano esplicitamente le donne oltre che tutte le ong e lestrutture della societa' civile.*Coerenti: "il fine non giustifica i mezzi" e' un principio di comportamentoetico ben conosciuto in tutto il mondo. Semplicemente, come ricorderete,"non si usano gli attrezzi del padrone per smantellare la casa del padrone"(Audre Lorde), ma non perche' noi ci riteniamo piu' belli e piu' buoni dilui: non vogliamo assomigliargli, ripetere cio' che lui ha fatto, sbagliareanche noi. Useremo altri attrezzi, costruiremo edifici differenti. Vi e' unastrettissima relazione tra fini e mezzi come chiunque abbia solo annusato laparola "nonviolenza" sa benissimo. Inoltre, scopi raggiungibili non possonoessere definiti senza la disamina onesta delle risorse umane e materiali adisposizione.
4. DOCUMENTI. MICHELE BOATO, MARIA G. DI RIENZO, MAO VALPIANA: CRISIPOLITICA. COSA POSSIAMO FARE COME DONNE E UOMINI ECOLOGISTI E AMICI DELLANONVIOLENZA? DISCUTIAMONE IL 2 MARZO A BOLOGNA
[Riproponiamo il seguente appello (gia' piu' volte apparso nel nostronotiziario) che ha dato avvio al percorso che avra' una rilevante verificail 2 marzo a Bologna.Michele Boato e' nato nel 1947, docente di economia, impegnato contro lanocivita' dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, e' impegnato dasempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore dinumerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storicarivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "AlexanderLanger", animatore del bellissimo periodico "Gaia" e del foglio locale "Terae Aqua". Ha promosso la prima Universita' Verde in Italia. Parlamentare nel1987 (e dimessosi per rotazione un anno dopo), ha promosso e fatto votareimportanti leggi contro l'inquinamento. Con significative campagnenonviolente ottiene la pedonalizzazione del centro storico di Mestre,contrasta i fanghi industriali di Marghera. E' impegnato nella campagna"Meno rifiuti". E' stato anche presidente della FederConsumatori. E' unadelle figure piu' significative dell'impegno ecopacifista e nonviolento, cheha saputo unire ampiezza di analisi e concretezza di risultati, ed uncostante atteggiamento di attenzione alle persone rispettandone evalorizzandone dignita' e sensibilita'. Tra le opere di Michele Boato: hacurato diverse pubblicazioni soprattutto in forma di strumenti di lavoro;cfr. ad esempio: Conserva la carta, puoi salvare un albero (con MarioBreda); Ecologia a scuola; Dopo Chernobyl (con Angelo Fodde); Adriatico, unacatastrofe annunciata; tutti nei "libri verdi", Mestre; nella collana "tamtam libri" ha curato: Invece della tv rinverdire la scuola (con MarcoScacchetti); Erre magica: riparare riusare riciclare (con Angelo Favalli);In laguna (con Marina Stevenato); Verdi tra governo e opposizione (conGiovanna Ricoveri).Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerchestoriche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economicadell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delledonne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa deidiritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. DiRienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni IntraMoenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donnenell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Unpiu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in"Notizie minime della nonviolenza" n. 81.Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli dellanonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera comeassistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nelMovimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza comemetodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato dicoordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casadella nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "AzioneNonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza alservizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 allacampagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazionedella Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretarionazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azionediretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per"blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consigliodirettivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consigliodella War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezionedi Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitatodi sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia perla pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso ildigiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italianarapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scrittocon grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e'nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007]Nessuno, o quasi, si aspettava cosi' presto la caduta del governo Prodi e leelezioni politiche fissate al 13-14 aprile. Poco importa se la causa sia diVeltroni ("Il Partito Democratico, comunque, andra' alle elezioni da solo"),di Mastella, o Dini (Di Pietro, Turigliatto ecc.).A noi, che pure abbiamo votato e apprezzato per talune scelte la coalizionedi Prodi, ci appare evidente che:in Afghanistan il governo di centrosinistra ha confermato, proseguito,finanziato, una missione militare che ha coinvolto il nostro paese in unavera e propria guerra, in violazione della Costituzione.A Venezia Prodi e' il padrino del Mose, assieme a Berlusconi, Galan e l'exsindaco prodiano P. Costa.A Vicenza e' il sostenitore accanito della base Usa "Dal Molin" (con glistessi di sopra, piu' D'Alema e Rutelli).A Viterbo il governo di centrosinistra ha sottoscritto un accordo diprogramma con la Regione Lazio per la costruzione di un nuovo devastantemega-aeroporto per voli low cost.In Campania il centrosinistra e' la banda degli inceneritori; cosi' aBrescia, Modena, in Toscana ecc.E su questi, come su troppi altri esempi (la Tav di Mercedes Bresso, DiPietro e Chiamparino, il Ponte di Messina del solito Di Pietro e P. Costa, irigassificatori di Bersani e Realacci, gli Ogm e il nucleare di Veronesi,Bersani, Letta ecc.), va a braccetto col peggior centrodestra.Non si capisce piu' niente: "Cos'e' la destra, cos'e' la sinistra?" cantavaGaber e nessuno sa piu' rispondergli.*A luglio 2007 abbiamo aperto un dibattito su "Come contare di piu' nellescelte politiche locali e nazionali, come ecologisti". Dopo una cinquantinadi interventi telematici, ci siamo incontrati il 6 ottobre a Firenze,eravamo una quarantina di persone, con alle spalle molte esperienzepositive, ma anche pesanti delusioni.Emergeva:1. la necessita' di una svolta che renda piu' efficace l'ecologismo, apartire da una rete che rafforzi le moltissime, spesso sconosciute,esperienze locali;2. l'estrema difficolta' a creare, in tempi brevi, qualcosa di piu' solidonegli obiettivi, nei metodi, nell'organizzazione;3. pero', forse, una possibilita' di costruire un "programma comune" (alcunidi noi si sono presi l'incarico di farne girare dei spezzoni, una bozza) eun metodo condiviso per non ricadere nei meccanismi deipartiti/carriere/verticismi ecc. (una prima proposta l'ha fatta girare LinoBalza, finora senza "ritorni", ne' positivi ne' critici);4. l'idea di avere un confronto diretto sia con gli "amici di Grillo" checon i proponenti la "Lista civica nazionale" (ma questi incontri non si sonopiu' fatti);5. comunque contribuire alla nascita, crescita, miglioramento di listeciviche (anche) ecologiste nelle citta' dove quest'anno si andra' alleelezioni amministrative. Sappiamo che sta succedendo in molte citta', ma lenotizie faticano a circolare.*Nel frattempo, nell'area nonviolenta e pacifista (Movimento Nonviolento,Tavola della Pace) prosegue la riflessione sul tema "nonviolenza epolitica", mentre il giornale quotidiano telematico "Notizie minime dellanonviolenza in cammino" sostiene la necessita' che alle prossime elezionipolitiche vi sia una presenza di "liste elettorali della sinistra dellanonviolenza".*Ora ci sono le nuove elezioni, che si svolgeranno con una legge elettoralepessima e una campagna peggiore: in molti ci chiediamo cosapossiamo/dobbiamo fare.La sensazione che finora abbiamo e' di una situazione compromessa e nonrecuperabile nell'immediato, da un punto di vista di un serio movimentoecologista e nonviolento, che voglia avere una sponda (se non addiritturaun'espressione) altrettanto seria in Parlamento. Bisogna verificare le realiforze che abbiamo, e se non possiamo farlo subito, almeno avviare un seriolavoro a partire dalle realta' locali (comuni, province, regioni) percostruire in prospettiva un movimento politico nazionale indipendente,autonomo, che cammini da solo sulle gambe della nonviolenza, dell'ecologiae del femminismo (l'assenza di rispetto e di riconoscimento di valore e' ilterreno su cui la violenza e l'esclusione crescono).Ma, per non stare a lamentarsi/piangere/imprecare/diventareindividualisti-qualunquisti, forse e' il caso di riaprire con urgenza ladiscussione interrotta ad ottobre, e coinvolgere altre realta' del piu'vasto movimento per la nonviolenza e l'ecologia, sia rispondendo a questamail, sia incontrandoci a Bologna domenica 2 marzo (nella sala sindacale deiferrovieri, appena usciti dalla porta principale della Stazione, latopiazzale, a sinistra si vede il parcheggio delle biciclette, dove c'e'un'entrata con una sbarra per andare alla mensa e alla sede dei carabinieri:poco avanti, sulla destra, c'e' la sala con la scritta Cub), per verificarese possiamo stringere i tempi della rete, fare proposte di un qualche peso(anche) sul piano nazionale, o altro che qualcuno puo' suggerire a strettogiro di mail.A presto,Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana
*Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato@tin.it
*Per contattare individualmente i promotori:
Michele Boato: micheleboato@tin.it
Maria G. Di Rienzo: sheela59@libero.it
Mao Valpiana: mao@nonviolenti.org
5. RIFLESSIONE. "CENTRO DI RICERCA PER LA PACE" DI VITERBO: UN CONTRIBUTOALL'ASSEMBLEA DEL 2 MARZO A BOLOGNA1. Le persone che si incontreranno il 2 marzo a Bologna certo proverranno daesperienze diverse e saranno portatrici di punti di vista diversi, e questae' la seconda grande ricchezza di quell'appuntamento.La prima e maggiore ricchezza sara' che queste persone saranno animate dauna sincera volonta' di ascolto reciproco, di interlocuzione, senzapregiudizi e senza complessi, senza rassegnazioni e senza subalternita'. Equesto e' il merito essenziale dell'appello di Michele Boato, Mara G. DiRienzo e Mao Valpiana che quell'incontro convoca.*2. A quell'incontro vorremmo recare anche il contributo della nostraesperienza e riflessione. E questo contributo consiste nell'esporresuccintamente ancora una volta la proposta della presentazione alle elezionipolitiche di aprile di liste della sinistra della nonviolenza, femministe eambientaliste, socialiste e libertarie, antirazziste e antimafia,antimilitariste e antiautoritarie, della solidarieta' e dellaresponsabilita', del principio "Tu non uccidere" preso sul serio; laproposta che da mesi veniamo formulando come ineludibile compito dell'ora.*3. Vorremmo che non vi fossero equivoci sul senso e sul fine di questaproposta:- non pensiamo che queste liste rappresenterebbero una sorta di arca diNoe', ma pensiamo che sarebbe opportuno poter votare alle elezioni politichecon scienza e coscienza.- non pensiamo che queste liste potrebbero ottenere un significativorisultato in termini di seggi parlamentari, ma pensiamo che potrebberopersuadere a votare persone che altrimenti non avrebbero la possibilita' divotare.- non pensiamo che queste liste sarebbero una panacea, ma almeno porrebberoall'attenzione dell'elettorato tutto le questioni per noi decisivedell'impegno contro la guerra e il razzismo, dell'impegno contro ilpatriarcato e il femminicidio, dell'impegno contro l'ecocidio, dell'impegnoper la legalita costituzionale, per la democrazia, e contro l'autoritarismo,il regime della corruzione, i poteri criminali.*4. Femminismo, ecologia, nonviolenza: per noi queste tre definizionidesignano una stessa sostanza. E si estrinsecano nell'impegno per ilriconoscimento, la difesa e la promozione di tutti i diritti umani per tuttigli esseri umani. Nell'impegno per la difesa della biosfera. Nell'impegnocontro ogni oppressione, contro ogni barbarie.
6. RIFLESSIONE. UNA GLOSSA
Solo ora pubblichiamo questo intervento, e del ritardo ci scusiamo con chi legge.
7. RIFLESSIONE. CENTRO STUDI "SERENO REGIS" DI TORINO E MIN-MN DEL PIEMONTE: UN CONTRIBUTO ALL'ASSEMBLEA DEL 2 MARZO A BOLOGNA
[Attraverso Enrico Peyretti (per contatti: e.pey@libero.it) riceviamo ilseguente contributo del Centro studi "Sereno Regis" di Torino e del Mir -Movimento Nonviolento del Piemonte all'assemblea del 2 marzo a Bologna]Riflessione sul momento elettorale e la nonviolenzaGiovedi' 21 febbraio 2008 a Torino, 8-10 persone del Centro studi "SerenoRegis" e del Mir - Movimento Nonviolento, ci siamo riuniti a rifletteresulle nostre responsabilita' di cercatori della nonviolenza nel momentoelettorale. Stendo qui, su mia responsabilita', un riassunto di cio' cheabbiamo detto nell'insieme e che ho riferito schematicamente agli altri inconclusione dell'incontro, e lo comunico ai tre moderatori dell'incontro diBologna del 2 marzo, dirigendolo a tutti i presenti.*1. Bisogna sempre votare, contro la tentazione della insoddisfazione o deldisgusto. Perche' non votare e' sempre votare per chi vince, che puo' essereil peggiore. Perche' bisogna tenere in funzione le regole democratiche,anche quando la democrazia e' difettosa.*2. E bisogna dare un voto ben calcolato. Il voto non e' una dichiarazione difede ideale, ma una scelta pratica risultante dall'incrocio tra il massimodi valore desiderato e possibile e il minimo di danno temibile. Comecittadini attivi si deve immettere nel risultato democratico, col votopersonale, l'idea di societa' che ci ispira e, nello stesso tempo, si devestudiare l'effetto d'insieme prevedibile, perche' sia il migliore tra quellipossibili. Il voto per la perfezione impossibile favorisce il risultatoquale che sara'.*3. Se avessimo saputo costituire una Federazione Politica Nonviolenta, comecoordinamento di tutti i movimenti e associazioni ispirati alla nonviolenza,oggi potremmo avere una voce unitaria per esprimere e proporre agli elettoriil nostro orientamento. Riflettiamo che e' molto probabile, purtroppo, lanecessita' di una lunga resistenza culturale, morale, politica nonviolenta.*4. Sembra invece praticamente impossibile, per la brevita' dei tempi el'assenza di adeguata organizzazione remota, la presentazione di listenonviolente, anche se tra noi Renato Solmi ritiene necessaria una presenzapolitica dei nonviolenti.*5. Notiamo che i diversi partiti e gruppi politici fanno manovre dischieramento e di posizione, in cerca di consenso e di potere, molto piu'che enunciazione chiara di obiettivi e di programmi. Riteniamo che sianostro dovere premere nel dibattito politico elettorale proponendo alcuniobiettivi di valore, quali:- la pace coi mezzi della pace;- la giustizia sociale, che e' misura e realizzazione della liberta';- la custodia dell'ambiente, con la critica culturale del mito dellacrescita infinita (c'e' tra noi chi giudica il disastro ambientale piu'grave e precipitante dei disastri bellici);- l'universalita' dei diritti e dei doveri umani, contro le ossessioniidentitarie ed etnicistiche e le discriminazioni;- la difesa strenua del principio costituzionale, cioe' delle regole elimiti del potere.Pensiamo che alla luce di questi criteri ognuno debba fare le sue scelte,anche in considerazione dei candidati localmente imposti dai partiti.
8. RIFLESSIONE. UNA GLOSSA
Oggi la nonviolenza in Italia vive molto piu' fuori dai movimentinonviolenti organizzati che non dentro di essi.Basti pensare a come centri e movimenti che si dicono nonviolenti nonabbiamo promosso la benche' minima resistenza alla guerra e al razzismo chesono stati il cuore della politica internazionale e della politica internadel governo Prodi, in questo del tutto arreso e quindi pienamente complicenei confronti dell'eversione dall'alto berlusconiana, neofascista eleghista.Se in Sudafrica e in India Gandhi avesse accettato il razzismo el'imperialismo britannico con lo stesso aplomb con cui certi sedicentigandhiani italiani hanno accettato la guerra afgana e il razzismo neiconfronti dei migranti, e singole autorevoli personalita'che si dichiaranononviolente hanno continuato a sostenere un governo e delle forze politicheche da due anni conducono una politica di guerra e razzista, spingendosifino a svolgere una propaganda infame a vantaggio del regime guerriero erazzista, ebbene, il satyagraha non sarebbe mai nato.Se negli Stati Uniti d'America Martin Luther King avesse accettato ilrazzismo e la segregazione con lo stesso aplomb con cui certi sedicentigandhiani italiani hanno accettato la guerra afgana e il razzismo neiconfronti dei migranti, e singole autorevoli personalita'che si dichiaranononviolente hanno continuato a sostenere un governo e delle forze politicheche da due anni conducono una politica di guerra e razzista, spingendosifino a svolgere un propaganda infame a vantaggio del regime guerriero erazzista, ebbene, la segegazione razziale sarebbe ancora in vigore negliUsa.Se in Sicilia Danilo Dolci avesse accettato il sistema di potere mafioso conlo stesso aplomb con cui certi sedicenti gandhiani italiani hanno accettatola guerra afgana e il razzismo nei confronti dei migranti, e singoleautorevoli personalita'che si dichiarano nonviolente hanno continuato asostenere un governo e delle forze politiche che da due anni conducono unapolitica di guerra e razzista, spingendosi fino a svolgere un propagandainfame a vantaggio del regime guerriero e razzista, ebbene, una dellemaggiori esperienze nonviolente (in Italia e nel mondo) non si sarebbe maidata.Ma perche' continuare?La nonviolenza e' lotta contro tutte le violenze e le oppressioni. Se non e'lotta, non e' nulla.La nonviolenza e' azione politica, proposta politica, movimento politico. Senon e' politica, non e' nulla.Chiunque lo sa. Chiunque non voglia mentire a se stesso.*Per questo vediamo oggi la nonviolenza vivere nelle lotte delle donne, nellelotte antimafia ed antirazziste, nelle lotte delle classi e dei popolioppressi che si levano contro l'oppressione per affermare l'internazionalefutura umanita', nelle lotte per la difesa della biosfera che il modo diproduzione dello sfruttamento onnicida sta distruggendo irreversibilmente,nelle lotte di chi afferma il riconoscimento di tutti i diritti umani pertutti gli esseri umani, nelle lotte che affermano il principio "Tu nonuccidere", nelle lotte che coerentemente e concretamente salvano le vite econtrastano la violenza assassina.Non la vediamo vivere in certi gruppi che si dichiarano nonviolenti e cheinvece si sono arresi al compromesso col regime della corruzione, chedisertano la lotta per dedicarsi all'accademia, che della nonviolenzapropongono una visione museale e narcotica, che dalla violenza dei potentisi sono lasciati insignorire.*Per questo troviamo oggi - non otto anni fa, non due anni fa, ma oggi si' -peggio che equivoca la proposta di una "Federazione Politica Nonviolenta"(che sperpero di maiuscole, ahinoi) che non passi attraverso un confrontodelle posizioni e che non si qualifichi alla luce dei criteri affermatinella carta del Movimento Nonviolento e dei principi fondamentali dellaCostituzione della Repubblica Italiana, che non sia intransigentementecontro la guerra, che non sia esplicitamente femminista ed ecologista.
9. RIFLESSIONE. "FUCINA PER LA NONVIOLENZA" DI FIRENZE: UN CONTRIBUTOALL'ASSEMBLEA DEL 2 MARZO A BOLOGNA[Attraverso Marco Sodi (per contatti: anatole2003@libero.it) e varie altrepersone amiche riceviamo il seguente contributo della "Fucina per lanonviolenza" di Firenze all'assemblea del 2 marzo a Bologna]Obiettivi programmatici per una politica nonviolenta1. La riconversione delle industrie militari. E' sicuramente un obbrobrioche il nostro paese sia un venditore di morte, e che anche con il governo dicentrosinistra le nostre industrie militari si siano impinguate con grossecommesse sia con l'India che con la Cina e con altri paesi del mondo.Secondo noi percio' uno degli obbiettivi prioritari da portare avanti da ungoverno che si dichiari realmente nuovo ed amante della pace dovrebbe esserequella di una seria riconversione delle industrie militari. Riconversioneche non vada a danno dell'occupazione degli operai che ci lavorano, ma che,anche con l'aiuto di ricercatori universitari o meno, e di tecnici espertidi questi settori, porti alla trasformazione di queste industrie versoattivita' civili che portino realmente un progresso sociale, e non sfruttinole guerre per fare affari.*2. La chiusura di tutte le basi militari. Annullare la decisione diallargare la base militare Usa di Vicenza e prendere l'impegno di eliminaretutte le basi militari attualmente in atto nel nostro paese, con o senzaarmi nucleari (tra l'altro in aperto contrasto con l'art. 11 della nostraCostituzione che riconosce la difesa ma non l'attacco), annullando anchel'accordo per l'acquisto di altri aerei, gli F35, che vanno ad aggiungersi aquelli gia' ordinati, gli "Eurofighter", costosissimi, ed utilizzabili soloper conflitti armati di tipo aggressivo, e percio', anche questi, contrarialla nostra Costituzione.*3. Eliminare il ricorso alla guerra per essere attivi nella descalata deiconflitti. Invece che per interventi armati, solo raramente giustificabilicome interventi di pace, chiediamo che il nostro paese si faccia attivonella ricerca della previsione dei conflitti armati, della loro prevenzione,e nella mitigazione e nella trasformazione degli attuali conflitti armati inconflitti nonviolenti, disarmati, e questo anche con l'uso di corpi civilidi pace a questo formati (per la prevenzione, per l'interposizione e per lariconciliazione), da attivare sia all'interno del nostro paese (contro lamafia e la camorra), sia a livello dell'Europa intera, sia all'esterno, persuperare l'attuale scalata di conflittualita' a livello mondiale. Ildirettivo Ipri-Ccp del 24 febbraio 2008, a proposito di questo argomento, hadeciso di invitare tutti i partiti, ed i raggruppamenti degli stessi, adinserire nel loro programma il riconoscimento istituzionale dei Corpi civilidi pace, a partire dal contenuto della proposta di legge sull'aspettativa"Disposizioni per il riconoscimento dei congedi per la partecipazione amissioni organizzate nell'ambito dei Corpi Civili di Pace", n. 5812 del 25maggio 2005, e dei documenti elaborati nell'ambito del lavoro del Tavolo deiservizi civili di pace istituito presso il Ministero degli Affari Esteridurante l'ultima legislatura (documento Papisca).*4. Attuare l'art. 11 della Costituzione. Sottoporre al vaglio di conformita'costituzionale ex art. 11 Cost. la politica estera e di difesa nella suainterezza subordinandone gli atti al dettato costituzionale e quindi aldiritto internazionale, incluse la cooperazione militare e la politicacommerciale, onde evitare accordi economici e non, potenzialmentesostenitori di violenze come il sostegno a Stati oppressori di minoranze odi altri popoli in spregio alla legalita' internazionale, sostegno a opereinfrastrutturali la cui realizzazione fattizia e' lesiva di diritti umani oforiera di forte impatto ambientale, collaborazione o cooperazione ad alcunaattivita' atta alla repressione in contesti di conflittualita' dispiegata olatente.*5. Ridurre progressivamente il numero di forze armate o dipendenti delMinistero della Difesa, ad esempio approvando una legge che permetta ai edalle dipendenti del Ministero della Difesa di chiedere di "servire lo stato"alle dipendenze di altri ministeri, ad esempio: quello dell'Interno; nelleforze di polizia; nei vigili del fuoco; nel Corpo forestale dello stato.*6. Darsi da fare per superare l'attuale modello di sviluppo che staaumentando gli squilibri tra ricchi e poveri - sia nel nostro paese che alivello mondiale - e sta incrementando le ingiustizie, per dar vita ad unmodello di sviluppo alternativo, che punti ai quattro obbiettivi politiciindicati da John Friedmann (nel suo Empowerment. Verso il potere di tutti):1) una economia integrata che valorizzi le economie non di mercato: quellainformale, quella solidale e quella di uso. Economie, queste ultime, chesono gran parte dell'attuale economia ma che sono escluse dai calcoli deglieconomisti, spesso anche da quelli fautori della decrescita; 2) unademocrazia partecipativa che non si limiti al voto ma che integri il votocon forme di partecipazione dal basso, il "potere di tutti" capitiniano, conun controllo dal basso ben organizzato su chi e' al potere, di qualunquepartito questo sia; 3) una economia, ed una vita pubblica, in cui le donneabbiano lo stesso peso degli uomini, e non siano emarginate a ruoli spessosecondari, con salari ridotti; 4) una economia che rispetti la natura esalvi il nostro pianeta per le generazioni future. Il nostro patrimonioambientale deve essere "amministrato" con senso etico anziche' "depredato",come avviene attualmente, senza alcun riguardo per le future generazioni. Daquesto punto di vista sembra necessario, ad esempio, investire risorseeconomiche per energia alternativa: acqua, vento, sole, e lavorare per lavalorizzazione della nostra agricoltura, delle foreste e della pesca. E'noto che spendiamo per l'acquisto di cibo all'estero piu' di quantoguadagniamo vendendo all'estero le nostre armi.*NotaQuesto testo e' stato redatto e sotoscritto da Alberto L'Abate, GigiOntanetti, Marco Sodi, Matteo Bortolon, Isabella Horn, della Fucina per lanonviolenza di Firenze. E' stato anche discusso ed approvato dal Consigliodirettivo dell'Ipri - Rete corpi civili di pace il 24 febbraio 2008.
10. RIFLESSIONE. UNA GLOSSA
Le ragionevoli proposte sopra formulate richiedono forse un chiarimento suun punto essenziale: quale soggetto politico possa realmente impegnarsi peresse.Poiche' negi ultimi due anni ha governato in Italia una coalizione checomprendeva l'intera sinistra (ovvero ex-sinistra) dei partiti cheattualmente svolgono attivita' politica nelle sedi istituzionali a livellonazionale. E questo governo e' stato catastrofico precisamente sullequestioni poste nel testo che precede (ma e' stato catastofico anche sumolto altro, naturalmente).Il nocciolo della questione hic et nunc non e' dunque di scrivere i menu peri ristoranti dell'avvenire, ma di costruire il soggetto politico che rechila nonviolenza (la lotta nonviolenta, la scelta nonviolenta, il progettononviolento, le proposte nonviolente) nelle istituzioni democratiche percontrastare la barbarie, la guerra, il crimine.E' tempo che le persone amiche della nonviolenza escano dalla subalternita'.Non e' ammissibile continuare in atteggiamenti di delega, di rassegnazione,di sudditanza. La nonviolenza e' un messaggio che invita alla lotta. Chi delega gli assassini e' complice degli assassini.Chi lascia la gestione della cosa pubblica nelle mani dei corrotti anch'essoe' corrotto.Chi pensa che la politica e la pubblica amministrazione sono cose checompetono agli specialisti, consegna la pubblica amministrazione e lapolitica nelle mani dei funzionari della catastrofe.*E' tempo che le persone amiche della nonviolenza, messesi alla scuola delfemminismo, alla scuola dei movimenti antirazzisti e antimafia, alla scuoladella nuova ecologia, assumano il compito che l'ora loro impone: di essereprosecutrici ed inveratrici della lotta che da due secoli e' del movimentooperaio, delle classi sfruttate e dei popoli oppressi, della lotta per ladifesa della biosfera e la prosecuzione della civilta' umana, della lottache tutti i codici giuridici e tutte le tradizioni di pensiero ci additanocome degna e necessaria: per l'affermazione della convivenza, per ilrispetto dell'umanita', per quella liberta' che tutte e tutti raggiunge ecoincide con la giustizia, per quella giustizia il cui piu' profondo nome e'misericordia, per quella verita' che e' ad tempo solidale e responsabile,per quella cura che riconosce il diritto di esistere e di vivere una vitadegna e per quanto possibile felice ad ogni esistenza cosciente, e che ha acuore la natura intera, che e' l'unica casa comune che abbiamo.E' tempo.
11. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: IN GUISA DI POSTILLAPer taluni nonviolenza pare essere il nome che danno al loro effettualesottrarsi alla lotta per sostituirla con il vacuo astratto proclamare, conla ricerca meramente erudita, con una visione del mondo museale e filologicache ne denuncia il privilegio di ceto. Per noi nonviolenza designa unascelta di lotta, di lotta politica. Di lotta politica che rompe antichesubalternita', innominabili rassegnazioni, infami sudditanze, ambiguita' cheavviliscono. Di lotta politica che contrasta ogni oppressione ed ognimenzogna. Di lotta politica che nel suo stesso coerente e concreto farsiinvera la dignita' umana, prefigura e costruisce la liberazionedell'umanita'.*Noi ne proponiamo una nozione complessa e contestuale, aperta esperimentale, fallibilista e pluridimensionale, caratterizzata tuttavia daquesto elemento centrale, senza il quale tutto cade, svanisce nel nulla:l'elemento centrale della lotta contro la violenza. La nonviolenza e' lottaper la trasformazione dei rapporti sociali per inverare la piena dignita' edi pieni diritti di ogni essere umano, o non e' nulla.Quindi: la nonviolenza e' lotta politica, o non e' nulla.Quindi: la nonviolenza e' progetto politico, proposta politica, movimentopolitico, azione politica, o non e' nulla.Certo, una politica come quella proposta da Giacomo Leopardi nella Ginestra. Certo, una politica come quella proposta da Virginia Woolf nelle Tre ghinee.Certo, una politica come quella proposta da Albert Camus nella Peste.Certo, una politica come quella proposta da Hannah Arendt in Vita activa.Certo, una politica come quella proposta da Vandana Shiva in Il bene comunedella terra.*Tolta la lotta la nonviolenza scompare.Tolta la politica la nonviolenza scompare. Essa diventa come quel socialismo della cattedra che veniva smascherato eirriso da quei due giovinotti nel 1848.
*La nonviolenza e' oggi il nome che diamo alle pratiche e al metodo che contrastano la violenza onnicida nel modo piu' nitido e piu' intransigente.
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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 153 del 2 marzo 2008
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