E' uscito il numero 181 di "Una città" di cui riportiamo, di seguito, il sommario.
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LA GENERAZIONE DI BEN ALI. In un paese ingessato da anni, dove i democratici, anche a causa del silenzio dell'Europa, sono stati isolati e repressi, le donne e i giovani impossibilitati a esprimersi, il drammatico suicidio del giovane Mohamed Bouaziz ha innescato una tanto inattesa quanto inarrestabile sollevazione popolare che ha portato alla fuga del dittatore Ben Ali; la speranza e la gioia per un possibile nuovo inizio. Intervista a Latifa Lakhdar (da pag. 3 a pag. 5).
LETTERA DALLA TUNISIA, di Micol Briziobello (pag. 5).
UNIONIZED, NOT UNIONIZED. L'espulsione della Fiom dalla Fiat, peraltro ottenuta paradossalmente grazie a un articolo dello Statuto dei lavoratori, è una novità dirompente non solo in Italia, ma in tutta Europa; nel sistema di rappresentanza sindacale americano, di cui tanto si parla, non esistono contratti di categoria, ma solo aziendali, e per legge il sindacato entra solo se votato dal 50% più uno; il rischio che la Fiom, negando l'asimmetria lavoro-capitale e pretendendo di discutere tutto con l'azienda, si riduca a essere un sindacato "poco sindacato", restio cioè a firmare accordi; la macro flessibilità, di cui la Fiat si è fatta paladina, non può che comportare un'immane perdita di peso dei lavoratori. Intervista ad Aris Accornero (da pag. 6 a pag. 9).
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IL FATTORE RIPOSO. Vittorio Rieser e Gianni Marchetto discutono di modelli di organizzazione del lavoro e partecipazione a partire dall'intervista a Luciano Pero comparsa nel n. 178; la convinzione che il toyotismo non sia più umano e sostenibile del taylorismo, perché il dispotismo del mercato è più pesante di quello del vecchio piano di fabbrica fordista; il rischio che i lavoratori possano partecipare in realtà solo al loro autosfruttamento; l'importanza di raccontare le esperienze positive, ma anche la delusione per un sindacato incapace di fare proposte concrete e di sollevare lo sguardo sull'Europa (da pag. 10 a pag. 13).
IL CONFLITTO CHE NON C'E'. Un appunto di Alessandro Cavalli sull'errore di considerare contribuenti ed evasori due categorie con interessi opposti e antagonisti (pag. 13).
LA SOCIALITA’ CHE LEGA TUTTO. L'incredibile esperienza di Varese News, giornale online della provincia di Varese, nato nel 1997, quando in Italia c'erano solo 256 domini "punto it" e che oggi conta 604.000 visitatori unici al mese; il rapporto con la Lega, che va improntato a un confronto, anche critico, e non stigmatizzata come un partito xenofobo; l'ambizione di usare la rete per ricostruire una comunità, per tornare a mettere insieme le persone. Intervista a Marco Giovannelli (da pag. 14 a pag. 16).
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CINESI VERSO L'AFRICA. Un appunto di Massimo Livi Bacci su un fenomeno, quello dei cinesi in Africa, che al di là delle "sparate giornalistiche", resta ancora tutto da indagare (pag. 17).
QUEI QUATTRO ETTARI. Quattro ettari di terra acquistati da un sindaco ex-bracciante perché operai specializzati licenziati per motivi politici potessero mettersi in proprio; inizia così l'epopea del Villaggio artigiano di Modena che tanto ha contribuito all'eccellenza nel mondo del distretto della meccanica modenese. Intervista a Beppe Manni (da pag. 18 a pag. 21).
EREDITA' IMBARAZZANTI. Stephen Bronner traccia una breve storia della violenza politica in America (pag. 22).
CENTRALI. Per "luoghi": l'area industriale di Giugliano, Napoli, dove da oltre vent'anni convivono, faticosamente, una cinquantina di imprese, alcune d'eccellenza, e 600 rom.
IL VISO DI PAKAL. I ricordi del fratello diversi dai propri, ognuno che rivive il passato per giustificare se stesso: quello che succede nella vita personale succede all'archeologo e allo storico per la vita di un popolo; la cerimonia, il glutine di una comunità; il turismo di massa sarà pure una piaga ma è pacifico. Intervista a Alberto Ruz Buenfil (da pag. 27 a pag. 29).
UN POMERIGGIO A JAFFA. Il casuale incontro con Rifaat Tourq, "il più grande calciatore palestinese della storia di tutti i tempi" in un bar di Jaffa, diventa l'occasione per ascoltare la sua storia di impegno, ma anche quella dello sfortunato quartiere Ajami di Tel Aviv, dove, in nome della riqualificazione dell'area, è in atto una progressiva espulsione dei palestinesi; di Mariangela Gasparotto (pag. 30-31).
IL SECONDO E’ FRANCESE. Giovanna Vandoni e Vittorio Parma discutono di cosa significhi essere italiani all'estero, di come la scelta di lasciare l'Italia sia stata dolorosa, ma anche foriera di gratificazioni forse impossibili in patria; il complicato rapporto con i figli che dismettono l'italiano con l'arrivo di un fratello e a cui pure si vorrebbe trasmettere qualcosa della propria cultura; la speranza che presto l'Europa diventi una dimensione identitaria (da pag. 32 a pag. 34).
LO SPECCHIO DEL PAESE. La crisi fiscale italiana è sempre stata imputata al malfunzionamento dell'Irpef, quando invece è l'Iva che, debitamente monitorata, potrebbe diventare il punto di forza del fisco, come già avviene in altri paesi; gli effetti perversi del sistema delle compensazioni dei crediti Iva, che di fatto ha prodotto una nuova forma di evasione; il dubbio funzionamento degli studi settore e l'uso di Gerico come fosse un videogioco, da parte dei commercialisti; il problema, endemico, dell'evasione, che però è sbagliato affrontare come fosse una questione morale; la convinzione che la battaglia oggi è innanzitutto culturale. Intervista a Roberto Convenevole (da pag. 35 a pag. 38).
LETTERA DALL'INGHILTERRA, di Belona Greenwood (pag. 39).
L'ESSENZA DEL PATRIARCATO. La memoria della Guerra in Algeria resta in un limbo, tra ricordi personali e storia pubblica; all'epoca gli algerini erano sedotti non dalla Francia coloniale, ma da ciò che la Francia offriva in patria; l'errore di non aver fatto proprio il "capitale", soprattutto linguistico, della colonizzazione; l'emancipazione femminile, al cui centro c’è la questione dell'eredità, condizione imprescindibile affinché le cose cambino; la nostalgia per gli anni in cui l'Algeria sembrò vicina all'imboccare la strada della modernità. Intervista a Mohammed Harbi (pag. 40-41).
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FOTORICORDO. Immagini di uno sciopero di cinquant’anni fa al Cotonificio Valle Susa (pag. 42-43).
LETTERA DALLA CINA, di Ilaria Maria Sala (pag. 45).
APPUNTI DI UN MESE. Si parla dell'economia che ruota attorno alla carne halal in Francia, del piccolo Egitto di New York, della vecchiaia e degli anni di invalidità che aumentano, di suicidi in carcere, di come internet stia diventando la "seconda opinione" medica, di come il matrimonio omosessuale sia entrato nelle presidenziali in Perù, di come i sistemi di sorveglianza vengano ormai usati più per controllare i dipendenti che contro i furti, della catastrofica siccità che ha colpito l'Amazzonia nel 2010, di madri cinesi, di un'applicazione Ipad per confessarsi, eccetera eccetera (da pag. 44 a pag. 47).
HO RIVISTO MUSSIA. “Maria era senza fiato: ‘Se verrete a sapere che sono stata mandata a Vorkuta saprete che cosa significa...’”; per il "reprint" dell'ultima pubblichiamo un testo di Suzanne Leonhard, attivista clandestina e spartachista, che fuggì dalla Germania nel 1935 per riparare in Urss dove fu arrestata nel 1936 e condannata a cinque anni di campo. Inviata a Vorkuta vi rimase anche dopo il termine della pena sino al 1945.
COPERTINA. Dedichiamo la copertina a tutti i giovani, le donne, i democratici, che dal Marocco alla Giordania, allo Yemen, stanno guardando con speranza alla lotta del popolo egiziano per la democrazia.
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