Pagine

giovedì 17 febbraio 2011

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 469 del 17 febbraio 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Sommario di questo numero:
1. La caduta
2. Annamaria Rivera: Qualcosa e' cambiato. Nel Paese
3. Il nucleare e' un crimine contro l'umanita'
4. Associazione "Respirare": Una lettera aperta al Presidente della Repubblica
5. Si e' svolto a Blera il 16 febbraio un incontro di formazione alla comunicazione nonviolenta
6. Per sostenere il Movimento Nonviolento
7. "Azione nonviolenta"
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. LA CADUTA

Tutto fa ritenere prossima - probabilmente entro pochi mesi - la caduta del governo presieduto da Silvio Berlusconi. E che questa caduta sara' definitiva. Ma proprio per questo sara' bene non farsi illusioni ne' sui tempi ne' sui modi ne' sugli esiti della transizione. Ed in primo luogo sara' bene intensificare l'impegno perche' questo governo cada subito, perche' cada subito il governo del colpo di stato razzista e della guerra assassina, perche' cada sotto la spinta di un movimento di massa per la democrazia, per la dignita' e i diritti umani di tutti gli esseri umani, un movimento di massa guidato dalle donne, dal pensiero e dalla prassi delle donne: dal femminismo che e' la corrente calda della nonviolenza in cammino.
Luminosa e travolgente, la manifestazione del 13 febbraio ha costituito un vero punto di svolta.
*
La caduta del governo presieduto da Berlusconi ovviamente non sara' la fine del berlusconismo. Ed il berlusconismo non e' soltanto un'ideologia e un costume che hanno profondamente inquinato il vivere e il sentire del popolo italiano lungo almeno quattro decenni; il berlusconismo e' ormai la koine' del ceto politico, e la weltanschauung (e il meccanismo di selezione) dei gruppi sociali dominanti in Italia. Il berlusconismo e' piu' che il regime, e' il sistema. Il sistema totale reale. Dal ceto dirigente, dalla classe dominante, in toto prostituitisi al berlusconismo, nulla di buono potra' piu' venire.
*
Ma non vi e' solo questo in Italia: non vi sono solo le classi dominanti, ma anche quelle dominate che della loro condizione di oppressione coscienza prendere possono e devono e sanno; non vi sono solo i soggetti che hanno compiuto in questi decenni le loro ascese, le loro carriere, che hanno trovato una loro ragione e collocazione - un ubi consistam e un hic manebimus optime - nell'universo surdeterminato dal berlusconismo, nell'acquario della societa' dello spettacolo; ci sono anche i soggetti che hanno resistito.
Non c'e' stato solo questo cupio dissolvi eretto a torre di Babele, vi e' stato anche altro.
Questo altro sono le sorelle e i fratelli immigrati.
Questo altro e' il femminismo.
Questo altro sono le lotte politiche e sociali delle oppresse e degli oppressi, delle sfruttate e degli sfruttati, che in questi decenni pur non avendo praticamente alcuna rappresentanza reale nelle istituzioni (cio' che furono in ampia misura i partiti politici del movimento operaio nel Novecento) hanno condotto lotte decisive in difesa dell'ambiente, della pace, dei diritti umani di tutti gli esseri umani, contro un modo di produzione e un sistema di potere la cui insostenibilita', illegalita' ed immoralita' sono sotto gli occhi di tutti.
Ancora una volta solo il movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta rechera' verita' e giustizia, giustizia e liberta', legalita' e democrazia.
*
Cada il governo berlusconiano, e non per la congiura di palazzo dei topi che scappano quando la nave affonda, dei complici che rivolgono la sica contro il loro maestro e donno; cada sotto l'urto di un movimento di liberazione che chieda ad un tempo: stop al femminicidio e al maschilismo e al patriarcato che ogni ulteriore oppressione fondano e nel femminicidio trovano il loro esito ultimo; cessi la guerra afgana e cessi il militarismo e il riarmo fascisti e assassini; siano abrogate subito tutte le misure hitleriane in cui si e' concretizzato il colpo di stato razzista; cessi l'apartheid e sia riconosciuto subito il diritto di voto a tutti i residenti in Italia; cessi la devastazione della biosfera; cessi il regime dell'impunita' e la complicita' con le mafie; cessi il regime dell'eversione dall'alto.
Cada il governo berlusconiano, e ne siano processati i componenti e i fiancheggiatori per i crimini commessi e avallati.
Cada il governo berlusconiano. Vinca la civilta' umana.
La nonviolenza e' in cammino.

2. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA. QUALCOSA E' CAMBIATO. NEL PAESE
[Ringraziamo Annamaria Rivera (per contatti: annamariarivera@libero.it) per averci messo a disposizione il seguente intervento apparso sul quotidiano "Liberazione" del 16 febbraio 2011.
Annamaria Rivera, antropologa, vive a Roma e insegna etnologia all'Universita' di Bari. Fortemente impegnata nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ha sempre cercato di coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno sociale e politico. Attiva nei movimenti femminista, antirazzista e per la pace, si occupa, anche professionalmente, di temi attinenti. Al centro della sua ricerca, infatti, sono l'analisi delle molteplici forme di razzismo, l'indagine sui nodi e i problemi della societa' pluriculturale, la ricerca di modelli, strategie e pratiche di concittadinanza e convivenza fra eguali e diversi. Fra le opere di Annamaria Rivera piu' recenti: (con Gallissot e Kilani), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave, Dedalo, Bari 2001; (a cura di), L'inquietudine dell'Islam, Dedalo, Bari 2002; Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, DeriveApprodi, Roma 2003; La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterita', Dedalo, Bari 2005; Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Dedalo, Bari 2009]

Nonostante le polemiche, alcune giustificate, che hanno accompagnato e seguito l'appello "Se non ora, quando?", il successo delle manifestazioni di domenica scorsa, strepitoso quanto inaspettato, segnala che qualcosa e' cambiato negli umori del Paese. Come spesso accade, sono state delle donne a cogliere e a dar voce a questi umori. Per meglio dire, sono, siamo le moltissime scese in piazza ad aver avuto il coraggio di sfidare lo stato depressivo in cui sembrava versare anche la parte migliore della societa' italiana. E' stato un colpo d'indignazione, d'orgoglio ma anche d'immaginazione: senza la quale nessuna politica degna di questo nome puo' realizzarsi. Abbiamo saputo intuire che c'erano ancora risorse per un sussulto vitale. E cio', malgrado la condizione di putrescenza che affligge l'Italia, il berlusconismo che la contamina nelle sue pieghe piu' profonde, le reazioni per lo piu' improntate (sul versante della comunicazione come della politica) a un voyeurismo nevrotico e compulsivo. Del tutto simmetrico alla compulsivita' malata delle performance, che solo per pieta' possono dirsi erotiche, del despota terrorizzato dagli spettri della decadenza e della morte.
Il successo innegabile delle manifestazioni non cancella, pero', un limite intrinseco allo stesso appello (per la verita', pieno di sbavature lessicali e di contenuto). Perche' mai lo scambio sesso-denaro-potere, esercitato su scala industriale dal sovrano e dalla sua corte grottesca, dovrebbe preoccupare anzitutto le donne? Perche' mai solo le donne dovrebbero sentirsene offese, colpite nella loro dignita'? Non e' forse vero che le attivita' sessuo-mercantili del capo del governo italiano sono l'esasperazione di un modello di mascolinita' del tutto corrente? Basta un indizio: se a una conversazione scandalizzata intorno alle vergogne berlusconiane partecipano degli uomini, ce n'e' sempre qualcuno che infine cede alla tentazione di commentare intorno al sex appeal di questa o quella preferita. La verita' e' che il lupanare berlusconiano mette in scena, in forma estrema e seriale, l'essenza del maschilismo al tempo del cinismo di massa, della (relativa) emancipazione femminile e della societa' dello spettacolo: cioe', per citare Guy Debord, del "momento in cui la merce e' pervenuta all'occupazione totale della vita sociale", al punto che, si puo' aggiungere, vi sono donne che partecipano della stessa propria riduzione a merce-spettacolo. In questo tempo e in questo Paese, una buona parte del genere maschile, sentendo, al pari di Berlusconi, la propria potenza indebolirsi e ammalandosi percio' di ginofobia, si affanna a esercitare potere sulle donne nella forma della loro appropriazione-mercificazione e/o umiliazione-sottrazione di parola.
Siamo, per dirne una, l'infelice Paese in cui non ci si vergogna, neppure a sinistra, di creare costantemente situazioni da caserma (d'antan) tali per cui la parola delle donne sia negata, confiscata o ridicolizzata.
Varrebbe la pena che gli uomini riflettessero su tutto questo. Altrimenti, uno dei rischi e' riprodurre il voyeurismo sotto altra forma. Tutti a dire "Che brave, le donne!" e intanto a delegare loro il versante simbolico e di piazza dell'opposizione al berlusconismo. Mentre intanto i veri uomini manovrano i fili della realpolitik. Non si era ancora spenta l'eco delle grandi manifestazioni "della dignita' femminile" quando Bersani si e' affrettato a rendere omaggio, cappello in mano, ai campioni del celodurismo. Il vecchio vizio di proporre accordi politici alla "costola della sinistra", negando apertamente la vocazione sessista e razzista della Lega Nord, questa volta e' davvero intollerabile. Intollerabile e sconfortante poiche' rivela, fra l'altro, la pretesa di confinare la protesta delle donne in un ruolo esornativo: utile quel tanto che basta per rafforzare il proprio potere contrattuale, in funzione di una concezione e di una pratica politica mediocri e manovriere.
Cio' nonostante, la domenica delle grandi manifestazioni di piazza non va ripudiata. Potrebbe essere, infatti, un'occasione per ridare slancio al movimento per la nostra liberazione dal berlusconismo e dal post-berlusconismo, comunque mascherati.

3. RIFLESSIONE. IL NUCLEARE E' UN CRIMINE CONTRO L'UMANITA'

Ogni persona ragionevole sa che la produzione nucleare militare e' un crimine contro l'umanita'.
Ed ogni persona ragionevole sa anche che il nucleare cosiddetto civile e' strettamente legato al nucleare militare.
E sa anche quali e quanto gravi siano le implicazioni ulteriori del nucleare civile: dalla necessaria militarizzazione del territorio e della societa' per prevenire attentati alle centrali, alla questione irrisolta perche' irrisolvibile delle scorie, alle conseguenze potenzialmente apocalittiche finanche del piu' banale incidente, all'inquinamento patogeno che l'utilizzo di tale tecnologia inevitabilmente provoca.
*
L'alternativa necessaria alla guerra e alle armi e' la scelta della nonviolenza.
L'alternativa necessaria alle fonti energetiche fossili altamente inquinanti ed in via di esaurimento e' la scelta delle fonti pulite e rinnovabili: il solare innanzitutto.
Il nucleare, militare e civile, e' un crimine contro l'umanita'.

[…]

6. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an@nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

7. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an@nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an@nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Andrea Cozzo (a cura di), Le orecchie e il potere. Aspetti socioantropologici dell'ascolto nel mondo antico e nel mondo contemporaneo, Carocci, Roma 2010, pp. 278, euro 26,50.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta@sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 469 del 17 febbraio 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request@peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request@peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

Nessun commento: